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Autore: PerfectConcert_    29/04/2010    4 recensioni
[Tarja/Tuomas] Oramai fra loro due si erano create erbe spinose e sparsi tanti piccoli pezzi di vetro, i quali erano pronti a ferirti non appena tentavi di oltrepassare quella insopportabile distanza. Inebetito da tali pensieri accese la sua sigaretta serale. “Già… la notte porta consiglio…”
Genere: Romantico, Malinconico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Lentamente si passò lo struccante sull’occhio destro. Sul piccolo pezzo di cotone rimase una lieve striscia scura. Vi rimise un altro po’ di struccante, e nuovamente ripassò sul medesimo occhio, stavolta imprimendo una maggiore forza. Il nero della matita svaniva poco a poco, fino a cancellarsi completamente.

“Peccato che con le persone non sia così semplice…” si disse fra se e se la donna, mentre guardava con  malinconia la propria immagine riflessa allo specchio.

Lui era li, fra quelle persone. Ne era certa. Lo sentiva. E ciò non la rasserenò. Lui la scuoteva ancora.

Lui non era mai svanito per lei.

Fece la medesima procedure con l’occhio sinistro, stavolta con quasi fin troppa forza.

Un lieve colpo alla porta fece sobbalzare la ragazza, che fece cadere il pezzo di cotone.

Possibile? Lui già qui?

Tarja si alzò dalla sedia e con sguardo carico d’agitazione guardò verso la porta. Si appoggiò al tavolino e inspirò profondamente.

Guardò nuovamente la sua immagine riflessa, e si rese conto che in quattro anni nulla era cambiato.

Un altro colpo alla porta, stavolta più deciso.

Ma forse era solo un po’ più cresciuta.

Con passo deciso si diresse verso la piccola porta in ciliegio e la aprì, dapprima lievemente, con poca convinzione.

Ma poi lo vide. La sua alta figura si ergeva a qualche centimetro da lei. Neri capelli legati in un codino, occhi chiari che la scrutavano. La sua pelle chiara ornata dall’immancabile pizzetto, ed il suo naso dritto e particolare che gli aveva sempre conferito quell’aria da intellettuale.

“Ciao Tarja”. E la sua voce. Roca, profonda. Degna del fumatore il quale era. Eppure così terribilmente seducente.

“Tuomas…” fece lei, sussultando. Lui sorrise, con quella sua espressione fra il dolce ed il malinconico. 

Erano faccia a faccia, dopo quattro anni. Tarja tentò di sostenere quello sguardo così intenso, ma dopo quel sorriso crollò. 

“Tu… qui?”

“Sorpresa?”

“Sufficientemente…”

Lui si passò la lingua sui denti, sorridendo lievemente.

Lei guardò imbarazzata a terra, ed in tono gentile invitò il ragazzo ad entrare.

Oh, come lo odiava. Quello sguardo, quegli occhi la denudavano. Scoprivano tutte le sue debolezze, una dopo l’altra. Scavano a fondo con una forza tale da farle male.

Tarja tentò di esprimere al meglio la sua completa sorpresa. Ma era ben difficile. Lei già sapeva che probabilmente lui sarebbe giunto da lei. Si era preparata psicologicamente miliardi di volte, ma a quanto pareva tutti quei lavaggi del cervello non erano minimamente serviti.

Inoltre, addirittura, era stata lei stessa a scongiurare Emmpu di invitarlo.

Come gli avrebbe detto tutto ciò? Si sarebbe infuriato una volta scoperto come erano andate realmente le cose? Conoscendolo, probabile.

Tarja doveva dirglielo ora, immediatamente.

Tuomas osservò il camerino di Tarja, notando i numerosi mazzi di fiori che le erano stati donati dai fan.

Ridacchiò.

“Sono il solito cafone.”

“Scusa?”

“Il solito cafone. Non ti ho portato neanche un misero fiore di campo.”

E lei rise. Riempì la stanza con la sua risata cristallina. Tuomas si voltò, e in quel momento il suo cuore rischiò seriamente di esplodere.

Rideva, scostandosi dal viso i corvini capelli. Rideva, dicendo che non sarebbe mai stato un gesto da “Holopainen” portare dei fiori ad una ragazza.

Rideva. E non su uno stupido schermo di una stupida televisione, ma li davanti a lui. E per di più insieme a lui.

Tarja si lasciò andare ad un ampio sorriso.

“In fondo hai sempre saputo come rompere il ghiaccio” esordì la ragazza accomodandosi sulla piccola poltrona.

“Ma se mi hai sempre dato dell’asociale” rispose quello, sedendosi sulla poltrona disposta davanti a quella della donna.

“Talvolta è tremendamente vero” fece Tarja ridacchiando.

“Ma altre proprio no. Probabilmente se ora non ci fossi tu con la tua “asocialità”, io non spiccicherei parola. E non sto scherzando, Holopainen” aggiunse vedendo il viso poco convinto del ragazzo.

“Mi stai dicendo che la grande e immensa Tarja Turunen non saprebbe come reagire in una situazione del genere?” fece il moro con una punta d’ironia.

La ragazza si limitò ad un fugace sorriso.

Come spiegarglielo? Non dirgli nulla, semplice. Fare ciò che aveva sempre fatto. Reprimere le pulsazioni del suo cuore. Soffocare tutto.

“Sono anni che non ci vediamo. Io mi presento da te, tutto incravattato e sono per giunta venuto ad un tuo concerto. Avrei giurato che mi avresti sbattuto la porta in faccia” fece Tuomas spezzando quell’imbarazzante silenzio che poco prima si era creato.

“Perché avrei dovuto farlo?”

Il ragazzo sgranò gli occhi. Si aspettava qualsiasi tipo di risposta, ma di certo non questa.

Tarja aveva un milione di ragioni, se non di più. Inutile starle ad elencare. E invece lei era li, che lo guardava con i suoi verdi occhi colmi di nostalgia. Le sue labbra fini si erano schiuse in un dolce sorriso e ancora una volta rise lievemente. Perché non lo aggrediva? Perché non lo cacciava a calci nel sedere?

Quattro anni carichi di rancore, rancore che aveva squarciato ferocemente i loro animi.

Eppure loro erano li che parlavano con spontaneità. Come se il dolore non avesse mai toccato le loro vite. 

Solo pura ed innocente spontaneità.

Lei lo aveva accolto con quel suo sorriso, e travolto con i suoi occhi puri e carichi di passione.

Era la creatura più bella che avesse mai visto, lo sapeva da anni. Di lei non aveva dimenticato la benché minima cosa, neanche la più insignificante. Nella sua mente era tutto perfettamente impresso, in modo quasi ossessivo.

Ma poterla vedere, poterle parlare. Poterla toccare. Oh, rendeva tutto così diverso.

E vedere il suo bianco viso contorcersi in quella espressione amorevole, radiosa…

“H… Hai tutte le ragioni. Tutte. E lo sai”.

Tarja alzò lo sguardo verso l’orologio bianco appeso alla parete, con aria di noncuranza.

Tuomas la guardò di traverso. Pronunciare quelle parole gli era costato uno sforzo immenso, e lei invece mostrava una totale indifferenza, come se non le avesse udite.

Tarja lanciò un’ultima occhiata all’orologio e disse: “Quattro anni che non ci vediamo né sentiamo.

Direi che è di questo che dovremmo parlare. La nostra vita come si è evoluta, i nostri progetti”.

Concluse questa con un pizzico d’ironia.

“Di ciò che ci ha… già toccato, ne parleremo. Delle nostre colpe, ne parleremo”.

Tuomas rise lievemente.

“Ed i tuoi fan?”

Tarja guardò per l’ennesima volta le lancette dell’orologio.

“Per stavolta, solo per questa volta… Aspetteranno” disse toccandosi una ciocca di capelli, mentre i suoi occhi andarono ad incontrare quelle spume d’oceano.

E ad ella parve che, per un attimo, il suo orgoglio avesse trovato un po’ di pace.

Abbandonarsi, divenire preda di quelle onde… Era questo ciò che il suo l’animo le suggeriva, quasi struggendosi.

Ma come si può essere preda di quegli oceani verdi, se lo si è sempre stati?

“E Cabuli?”

Inutile dire che Tarja notò una punta d’amarezza nella voce del ragazzo, nel pronunciare quel nome.

Un’amarezza talmente forte quasi da far sentire Tarja colpevole.

“Marcelo è partito. Tornerò fra una settimana” disse la donna, tentando di mantenere quel suo tono pacato. Con scarsi risultati.

Inutile dire che sul volto del moro era possibile intravedere una luce. Un lieve sorriso ricalcò le sue labbra fini ed i suoi occhi si riempirono di speranza.

Avrebbe potuto parlare con lei del tutto indisturbato, finalmente.

Non ci sarebbero state altre occasioni del genere, le doveva dire tutto. Tutto.

 

La lancette dell’orologio scorrevano, ed il tempo ad entrambi appariva essere sempre troppo poco.

Non bastava un’ora per raccontare quattro anni. Forse neanche una vita.

Quattro anni, fra due persone che erano solite vivere assieme giorno dopo giorno.

Giorni intensi, carichi di tensioni ed insicurezze. Ma anche di gioia.

E Tarja, in quel momento, si rese conto che nonostante tutto il dolore ed il rancore, i ricordi sono frammenti indelebili della nostra anima. Si può solo far finta di soffocarli.

Solo fare finta.

 

Due grandi occhi verdi, ridenti, si posarono su un orologio bianco.

“Oddio, ora devo proprio andare” disse la donna, alzandosi dalla poltrona con fare agitato.

“Devo ancora finire di struccarmi e prepararmi!”

Tuomas rimase per un momento a bocca aperta. La ragazza era scattata in piedi, e si stava muovendo per tutto il camerino in cerca dei vari struccanti.

Ciò poteva significare solo una cosa: lui doveva andarsene.

Tarja doveva tornare alla sua vita, dedicarsi ai suoi fan.

Quando l’avrebbe rivista?

“Tarja” fece lui, con voce tremante.

Lei si voltò.

Fu un semplice gesto. Un semplice atto della durata di pochi secondi.

Tuomas la bloccò prendendole la mano. La strinse. Forte.

“Aspetta, solo un momento”.

L’aria gli mancava, gli sembrava di riuscire a respirare a stento.

Quello non era lui. Doveva essere completamente impazzito. Esporsi così… No.

Tarja rimase pietrificata dal tocco deciso di quella presa. Gli occhi fissi a terra brillavano sempre più violentemente.

“Mi sei mancata” fece lui, inaspettatamente. Si morse la lingua, e anche forte. Ma quelle parole uscirono spontanee.

Tarja alzò lo sguardo ed incontrò i suoi amati oceani. Le sue labbra si mossero, la bocca si aprì. Ma alcun suono ne uscì.

Si sentì avvampare.

“Tanto” aggiunse quello, con un tono a stento tremante.

Tarja si sentì come trafitta. Una freccia incendiata, appena scoccata, le aveva trapassato il cuore divorando con le fiamme tutto il suo essere.

La sua mente si appannò, e adesso era veramente, totalmente inerme e fragile.

“Ci… Ci sono tante cose che vorrei dirti… Altre cose, che ho sempre tralasciato” cominciò il moro in tono notevolmente più deciso.

Tarja poté notare lo sforzo del ragazzo, poiché lo conosceva da una vita. Avrebbe potuto indicare a memoria tutte le sue espressioni facciali, e dire a cosa corrispondevano. E quella era di certo simbolo di cercare di mantenere i nervi saldi.

“Holopainen” lo interruppe lei. “Anche io devo dirti una cosa… E’ molto importante”.

“Tarja, ti prego.” La azzittì Tuomas bruscamente. “Poi potremo parlare di tutto ciò che vorrai.”

Tarja si sentì mancare il fiato. La decisione con cui Tuomas faceva filare quelle parole la lasciò scossa.

Ed il modo con cui le stringeva la mano.

La ruvida mano dell’uomo accarezzava dolcemente la sua, talvolta stringendola un poco.

Gli occhi verdi della donna cominciarono ad annebbiarsi, ed il rossore della sue gote andò aumentando.

Aveva dimenticato le sue mani così calde. Le aveva dovute dimenticare.

La ragazza riuscì semplicemente ad annuire. Nella sua testa vi era solo una fitta nebbia, ed i pensieri si erano persi in vortici confusi.

“Ora ascoltami”.

Tarja deglutì.

Doveva essere conciso. Chiaro. Esplicito. Basta girare attorno alle cose. Fuggire. Basta.

“Non ho mai smesso di pensare a noi. A ciò che abbiamo condiviso durante tutti questi anni. Non parlo solo dei Nightiwish, ma anche della nostra infanzia”.

La donna cominciò a sudare freddo. Dove voleva arrivare? Perché quelle parole?

Non era in grado di spiegare il motivo, ma una lieve fitta di dolore la colpì in pieno petto.

“Quando io ed i ragazzi abbiamo deciso… di mandarti via. Non è stato facile, mai. Mai. “

Ricalcò quest’ultima parola con un ardore tale da far tremare la ragazza.

“Non è passato un giorno, un singolo giorno, in cui non mi sia chiesto se vi era un’altra soluzione. Anche la più piccola. Un’altra scelta.”

Tarja seguiva quel discorso parola per parola.

Tuomas talvolta gesticolava, e tentava di far filare con precisione quel faticoso papiro ricco di parole.

Non voleva fermarsi. Non doveva fermarsi. 

Tarja sapeva che il ragazzo stava aprendo man mano una voragine nel suo petto, si stava costringendo a fare a pezzi il suo orgoglio ed a raccogliere quei piccoli frammenti che con enorme sforzo aveva soffocato.

Li stava raccogliendo uno ad uno, piano li mostrava, li esponeva. Li lucidava e li delicatamente li poggiava,

per poi passare a quelli successivi.

Ma Tuomas non era l’unico che stava scavando con profondità nel suo animo, Tarja si sentiva letteralmente squarciata.

“Io non voglio perdere di nuovo in contatti con te,Tarja. Non ti voglio fuori dalla mia vita”.

Parole precise, dritte al petto. Parole che non si potevano fraintendere.

Tarja, finalmente, alzò nuovamente il capo. Tuomas la fissava intensamente, stringendo più forte la sua mano.

La ragazza stava per schiudere le labbra, quando il  moro la sovrastò.

“So… perfettamente che le cose non potranno tornare come prima, subito. Ci vorrà tempo.“

Tarja sorrise dolcemente. I suoi occhi divennero più lucidi e la sua mano accolse la delicata stretta del ragazzo.

Lui la voleva ancora, dopo quattro anni. Nonostante il rancore, l’odio. Nonostante tutto.

Avrebbero potuto ricominciare a sentirsi, a chiacchierare, ridere. Essere di nuovo Tarja e Tuomas.

Essere amici, e non due completi estranei.

L’animo di Tarja avvertì per un istante come un senso di gioia, sollievo. Gli occhi si inumidirono, mentre le sue labbra si aprivano sempre di più in un ampio sorriso.

Lui non sarebbe andato via.

 

“E so… che altre invece non torneranno mai”.

Fu un battito di ciglio. Un fugace incontro di sguardi. Smeraldi contro oceani.

Il viso di Tarja si contorse in un espressione interrogativa.

Tuomas si alzò dalla poltrona, e con vigore strinse anche l’altro mano della ragazza.

Il silenzio li avvolse per un attimo.

Tarja tremava. Non riusciva più a sentire le gambe, le quali la tenevano a malapena in piedi.

Ora erano così vicini, troppo. Riusciva a sentire il suo profumo. Tabacco misto all’odore dei libri che il ragazzo tanto adorava.

Quel profumo la uccideva. Quel profumo lo adorava.

Tuomas iniziò a respirare sempre più forte. Gli occhi puntati in quelli di lei, che invano tentava di oltrepassare quello sguardo.

“Perché non mi guardi?”

Tarja sbarrò gli occhi. Quel tono, quasi supplichevole, le faceva male.

Tuomas sorrise malinconicamente. Lei aveva capito dove voleva andare a parare. Aveva capito tutto.

La sua presa si fece più dolce, lieve quasi come una carezza.

“Non ho mai smesso di pensarci. Quei ricordi hanno continuato, e continuano ad offuscarmi la mente”.

Tarja teneva gli occhi fissi a terra, sembrava non dare alcun segno di reazione.

“Ma non importa. Sono disposto ad accettarlo. Certo, continueranno a mancarmi, indubbiamente…”

Tuomas tentennò. Forse stava esagerando. Forse stava sbagliando tutto, di nuovo. Forse le stava facendo male.

Ma ora non poteva fermarsi, e non avrebbe mai potuto. Gli oceani erano in preda alla tempesta.

“I tuoi capelli al profumo di magnolia. La tua pelle candida”.

Ogni parola era un’enorme macigno che alleggeriva il cuore del ragazzo.

“I tuoi occhi… E le tue labbra. Io… Il sapore della tue labbra mi mancherà, sempre”.

Tarja chiuse le palpebre, come in segno di sconfitta. Il cuore era in tumulto, sebbene tutte quelle parole   l’avessero trapassato come abili colpi di spada.

“Baciare le tue labbra. Baciarti. Stringerti. Continuerà a mancarmi”.

E Tarja sprofondò in un mare di dolci ricordi. Ricordi dolci come il miele troppo forte. Di quel dolce che, quando meno te l’aspetti, diviene dolore.

Labbra contro labbra, si avvolgono, si mordono. Saliva contro saliva. Si uniscono.

Un bacio. Solo semplici baci carichi d’impeto. Baci dati con trepidazione prima di ogni concerto.

Le sue braccia che la stringono, portandola nell’angolo più nascosto possibile. Lontano da occhi troppo curiosi.

Stretta nella sua morsa, mentre un altro bacio veniva consumato.

Troppo giovani ed innocenti per andare oltre. Troppo giovani ed impauriti per il futuro.

Erano gli inizi della loro carriera, gli inizi dei Nightwish. E fu così fino al tour di Wishmaster.

E poi, di colpo, qualcosa cambiò. La maturità interiore giunse con tale violenza da strapparli l’uno dall’altra.

Responsabilità. Ora di crescere. Il successo cambia sempre ciò che ci circonda. E forse anche un po’ dentro.

Era difficile da ricordare, o forse per Tarja era troppo doloroso, ma lui crebbe. Divenne un uomo. E gli uomini vogliono donne, belle e forti.

E non piccole ed insignificanti cantanti in carriera, piene d’insicurezze.

Quella fu la prima volta che Tarja Turunen si frantumò. E fu Marcelo che la aiutò a ricomporla, passo dopo passo.

Ma Tarja spesso si chiese, se tutte quelle canzoni splendide di Tuomas, non fossero una mano celata che il ragazzo le stava timidamente offrendo.

Ma i suoi non erano che finti dubbi. Lei sapeva che Tuomas era sempre li a rincorrerla. Con la sua noncuranza, la sua impassibilità. Ma era sempre li, che viveva nella speranza.

Una speranza mai concessa da una Tarja troppo orgogliosa, troppo arrabbiata e ormai non più innocente.

Ed ora invece, dopo anni, dinanzi a lui vi era una Tarja con una gota rigata da una lacrima.

Lacrima contenente mare di dolci ricordi.

 

Tuomas strinse ancor di più la donna a sé, poggiando la fronte contro la sua.

Respirò a fondo, scostandole una ciocca di capelli.

“Scusami” disse con voce quasi rotta.

La ragazza strinse le spalle del moro con forza.

Tarja era immobile, come una bambola. Nonostante una lacrima avesse solcato il suo volto, ella non si muoveva.

Immobile fra le braccia di Tuomas, non osava nemmeno singhiozzare.

“Scusami”. Ancora, stavolta con una maggiore decisione.

La reazione della donna lo aveva scosso, terribilmente. Non proferiva alcuna parola, muta.

E quel silenzio lo stava facendo impazzire.

Non avrebbe mai immaginato che tornare indietro, così indietro, per Tarja potesse essere simile ad un trauma.

Delicatamente fece scorrere la mano sulla spalla scoperta della donna. Questa fremé.

“Tarja…” pronunciò il suo nome, quasi come una preghiera.

Lentamente il suo viso si avvicinò ancora di più al suo. Le fine labbra del moro andarono a scorrere lungo il profilo dei zigomi della ragazza. L’odore di magnolia lo invase.

“Tarja…”.

La donna era tutt’uno con il brivido. Gli spasmi del suo cuore si facevano sempre più potenti.

Non avrebbe retto a lungo.

“Tarja…”continuava quello, come stregato.

Dio, il modo in cui pronunciava il suo nome. Lo avvolgeva, ogni singola lettera che pronunciava sembrava prendere ardore. Fuoco.

Ogni lettera era un bacio a fior di labbra, ed unite erano l’estasi.

“Tarja”.

Ed un’altra lacrima solcò il candido viso della donna. Perle luminose si erano ormai sparse sulle diafane gote.

Alzò lo sguardo.  I suoi occhi incontrarono l’immenso oceano.

Un oceano carico di furore, un oceano che era pronta a scontrare.

 

 

 

 

 

 

Scusate il ritardo ragazze! Grazie mille per i commenti, siete fantastiche *_*

 

 

@kikka_1990: grazie mille per i complimenti! Sono contenta che ti sia piaciuto il discorso di Tarja, e soprattutto di non essere caduta in banalità. Inoltre, anche se magari ci impiego molto ad aggiornare, non lascerò mai incompleta questa storia ;) Spero che apprezzerai anche questo capitolo, fammi sapere!

 

@Cerridwen Shamrock: tranquilla, è normale lo studio assorbe un po’ tutti! Grazie davvwero per la tua recensione *_* Spero che anche questo capitolo ti abbia trasmesso qualcosa, alla prossima!

 

@PotterWatch: Grazie cara! :) Davvero con la canzone di sottofondo da un effetto così bello? Aaah me felice *.* Grazie ancora, fammi sapere riguardo questo capitolo!

 

@Angus Girl: Grazie per i complimenti! Scusami se il capitolo è arrivato con un po’ (un po’ tanto?) di ritardo, il prossimo spero di poter aggiornare prima >.< Fammi sapere cosa ne pensi, alla prossima!

 

@MoonInScorpio82: penso proprio di si^^ Secondo me OGD ha parecchi riferimenti al capitolo Nightiwish… Ma chi può saperlo con certezza? ;) Grazie per la tua recensione, al prossimo capitolo!

 

@Fede_Wanderer: tranquilla, perdonata! Ahah ;) Davvero noti miglioramenti? Grazie mille *.* Sono davvero contenta che stai rivalutando MWS, brava! Attendo un tuo parere riguardo questo capitolo, grazie!

 

  
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