Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Esther    30/04/2010    5 recensioni
Voglio uccidere l’usurpatore del mio tesoro, quel mezzo cane senza forma e razza.
- Edward. - la voce di mia sorella rivendica l’attenzione mancata - devi calmarti, Bella è tornata. - termina passandomi una mano sulla fronte, come a voler togliere tracce di sudore invisibili.
- Non riesco a controllarmi, mi sta facendo impazzire. -
- Non le farai del male, io l’ho visto fidati. -
- Fidarmi? - rispondo scettico scoppiando a riderle in faccia e come un folle mi passo la mano tra i capelli disordinandoli, per infine farla scivolare sul volto. - Tu vedi ciò che vuoi vedere, non provi, non senti il turbine di sensazioni che prendono possesso di me, non controllo più il mio corpo, desidero solo prenderla. -
- Devi stare calmo. -
- Come faccio a stare calmo, come puoi pretendere da me ciò? Tu non sai, io… mi sento strano. Sto impazzendo. -
- Sei innamorato. -
- Questo non è amore, è qualcosa che supera il comprensibile, è più simile ad una droga che ad altro, credevo d’essere un essere dannato ma solo in questo istante mi rendo conto. -
- Edward… -
- È lei la mia condanna e se non farai qualcosa, io sarò la sua. Perché l’istinto non possiede ragione. -
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il seme della speranza va contro la crudele Fatalità

 

 

 

 

 

Il tempo si è come fermato. Svuoto la mente in attesa di sentire quel dolore sordo, che i canini di Ginevra mi provocheranno appena lacereranno la mia pelle, per un attimo immagino la sensazione che potrò provare nel momento in cui il mio sangue comincerà a fluire da me verso lei. Lo scambio di fluidi, le dono il mio sangue ottenendo in cambio quel veleno, che brucerà e annienterà ogni cellula e organo trovi sul suo passaggio.

All’improvviso non percepisco più la presenza della vampira, mentre un forte boato risuona, apro gli occhi di scatto voltandomi verso la direzione dal quale viene. Ciò che vedo mi lascia senza parole, Ginevra si trova a terra, è stata scaraventata contro un albero che sotto il suo peso si è spezzato, a pochi metri da lei c’è Rosalie. Sono confusa e spaesata, non riesco a capire il perché l’abbia fatto.  

- Rosalie. - sussurro. Lei si gira verso di me e in un attimo mi compare accanto. E’ bellissima, vedo i suoi occhi saettare da un punto all’altro del mio corpo, mentre le sue dita affusolate si posano con delicatezza su di me, le appoggia con attenzione come se avesse timore di provocarmi dolore. - Rosalie. -

- Cosa pensavi di fare? - dice alzando il volto, non avrei mai immaginato di potermi trovare in una simile situazione, ma soprattutto di vedere quell’ambrato coperto da un velo di dolore.

- Io… -

- Ti rendi minimamente conto di ciò che stavi per fare? Del pericolo che hai corso? -

- Ti sbagli, non ero in pericolo. -

- Stammi a sentire, come hai potuto esporti in questo modo, stavi per concedere la tua vita a Ginevra. - sottolinea con maggiore enfasi.

- Avrei perso la mia vita mortale, per ottenere l’immortalità e con essa avrei guadagnato una possibilità di vivere con Edward. - perché non vuole capire le ragioni che mi hanno spinta ad un simile passo.

- Bella svegliati, possibile che tu sia così ingenua, lei è una falsa alleata. Non aveva alcuna intenzione di trasformarti, non si sarebbe fermata, ti avrebbe succhiato sino all’ultima goccia di sangue che circola in te. -

- Ma cosa dici, non è vero, non può essere. - nego scuotendo la testa.

- Le sue intenzioni non sono sincere ed ammirevoli, bensì ingannevoli e maligne. E con il tuo comportamento ti sei offerta su un pianto d’argento. - continua a spiegarmi, non posso credere alle sue parole, non dopo il discorso che mi ha fatto Ginevra, è impossibile che sia stata tutta una messa in scena per farmi fuori.

- Non l’avrebbe fatto. -

- Non essere sciocca. - dice alzandosi in piedi. - Vuole solo toglierti di mezzo, e se nessuno l’avesse fermata ci sarebbe anche riuscita. Risolvendo in questo modo i suoi problemi. - termina fronteggiando l’altra vampira, rimasta in silenzio per tutta la durata del dialogo. - O sbaglio? -

- Solo in parte. - risponde quest’ultima con tranquillità, come se non si parlasse della mia vita ma di qualcosa di futile e ovvio.

- È una donna egoista ed orgogliosa, non l’avrebbe mai lasciato a te, preferirebbe vederlo soffrire e tenerselo sapendo che non l’ama piuttosto che vederlo tra le braccia di un’altra. Non permetterebbe mai che una inferiore gli porti via ciò che, a suo avviso, le appartiene di diritto. Facendo in questo modo avrebbe riversato sia le conseguenze che la colpa su di te, mentre lei ne sarebbe uscita pulita. Ginevra cosa credi che avremmo fatto. - continua compiendo pochi passi verso di lei. - pensavi che non avremmo capito? Che avremmo preso questo tuo atto sacrificale per vero? Consolandoti perché non sei riuscita a controllarti, mentre una maschera di falso dolore avrebbe ricoperto quella faccia da schiaffi che ti ritrovi? Credevi davvero che non avremmo capito il tuo piano? - la sua voce si fa sempre più alta esternando la rabbia che l’invade. - Spiacente, non ci sei riuscita. Non hai eliminato Bella, e non lo farai. -   

- Se fossi in te non ne sarei così sicura. - afferma Ginevra con tono provocante. - Ascoltami Isabella. - dice volgendosi a me. 

- Allontanati se non vuoi finire a pezzi. - le va contro Rosalie mettendosi davanti a me.

- Tranquilla, non è arrivato il suo tempo… non ancora. Se ti rende più sicura puoi pure stare attaccata all’umana, ma bada, non ti illudere che basti a salvarle la vita. - 

- Ti ucciderà. -

- Che ci provi, non resterò con le mani ferme. Ed ora, sarà meglio mettere le cose in chiaro, la partita sta giungendo alla fine e solo una di noi ne uscirà vincitrice. Vedi Isabella, dopo l’inconveniente avvenuto con Edward, ti è stato spiegato cosa siamo e ciò che siamo capaci di fare, giusto? -

- Sì. -

- Devi sapere che Alice, Edward, Jasper non sono gli unici ad avere un potere, per meglio dire un dono, anch’io ne posseggo uno. - le sue labbra si allargano in un sorriso predatore. - Sono una stratega, e tu, come del resto tutti voi, siete finiti dentro la mia trappola. -

Resto imbambolata ad udire la cattiveria che traspira ad ogni parola pronunciata. Come ho fatto ad essere così cieca da non rendermene conto prima, eppure, non è la prima volta che mi accorgo della malignità di cui è capace. In passato più volte mi ha manifestato il suo odio, il rancore che provava nei miei confronti, poi quando ogni mia speranza si stava annullando è venuta in mio soccorso, offrendosi, parlandomi, i suoi occhi erano tristi, i suoi gesti sembravano sinceri. Mi sento talmente stupida.

- Perché? Come hai fatto a mentire con tanta spontaneità. - domando delusa.

- Infondo non ho mentito, penso davvero ciò che ho detto, Edward non mi ama, anzi, per essere più precisa non mi ha mai amato. Vuole te e nessun’altra, nonostante il tempo possa passare, non ti dimenticherà mai. E questo non lo posso permettere, se mi fossi comportata come pensavi, a quest’ora avrei mostrato il lato sacrificale dell’amore. Avrei dato prova di un sentimento puro, preferendo la felicità della persona a cui tengo, invece che alla mia, ma come di ogni cosa ci sono due lati della medaglia. Ti ho fato credere d’aver scelto il lato buono, ovviamente, non è così. -  

- Mi volevi uccidere. -  

- Voglio ucciderti. - mette in chiaro.

- Non te lo permetterò. - una voce conosciuta squarcia l’aria.

Alle spalle di Ginevra c’è Edward in tutto il suo splendore, vorrei corrergli incontro e stringerlo a me, ma la consapevolezza di un rifiuto, dell’errore che ho commesso mi mantengono salda al mio posto. - Stanno arrivando. - dice in risposta ad una muta domanda. - Cos’ha intenzione di fare? - chiede Rosalie.

- Non lo sappiamo, non so come abbia fatto ma ha un modo di ragionare che isola le sue reali intenzioni, come un filtro che lascia passare solo ciò che vuole che noi sappiamo, questo non vale solo per i pensieri ma anche con le azioni. Del resto è sempre stata brava a progettare piani, la tattica è sempre stata la sua arma migliore. -  

- Hai ragione, sono molto brava, del resto non a caso, ero ciò che ero. -

I miei occhi passano da una figura all’altra cercando di cogliere con i sensi ciò che sta accadendo, le loro voci sono basse, i loro volti inespressivi, parlano di una vita che non conosco, facendomi sentire esclusa.

Chi è in realtà Ginevra?    

- Lasciala stare, ora, e non ti ucciderò. - dice Edward, i suoi occhi non la perdono di vista.

- No. Non dopo quello che hai fatto. Ogni tassello andrà al suo posto, e voi me la pagherete. - tuona Ginevra che lentamente comincia a perdere la tranquillità mantenuta sino ad ora.

Non so fino a dove sia disposta a spingersi, ma la sua determinazione è chiara e presente, non lascerà nulla in sospeso, il suo unico desiderio è quello di vedermi morta e a costo di scontrarsi con tutti loro non si tirerà indietro. A un certo punto la vedo voltarsi con una giravolta verso l’altra parte della foresta. A circa cinque metri ci sono Alice, Jasper ed Emmett, quest’ultimo raggiunge Rosalie stringendola forte a sé. I due innamorati si guardano con intesa, i loro corpi si rilassano e staccandosi tornano a fissare con odio Ginevra.

- Me l’avevi quasi fatta. - dice Alice non nascondendo l’astio che prova. - Ti abbiamo sottovalutata, non abbiamo mai smesso di controllarti, abbiamo cercato e trovato i tuoi passati compagni, cercando di capire se li avessi contattati, ma nulla. -

- Questa è una faccenda che va sistemata in famiglia, in maniera diretta e sincera. - spiega.   

- Sincera? - domanda scettica Rosalie. - L’hai ingannata, le hai fatto credere che l’avresti trasformata, tu sei la vergogna della nostra famiglia. Non hai pensato un solo istante a ciò che le avresti tolto. - 

- No, non ho pensato a lei, davanti a me avevo due strade ed io ho deciso di percorrere entrambe. Se Alice non avesse visto nulla, o a causa del tempo non avesse avuto una visione che le permettesse di capire cosa avevo intenzione di fare, allora sarei tornata, avrei subito le conseguenze dei miei atti, ma non avreste avuto le prove per accusarmi di nulla, avrei detto che era stato un suo desiderio, che avevo solo accettato sopravalutando il mio autocontrollo, chissà, con il tempo assieme ad altre manovre, sarei stata reinserita nella nostra famiglia. Se fosse stato destino sarebbe andata così. - dice con amarezza. - A quanto pare non lo è, tu non mi appartieni. -

- Non sono mai stato tuo. - afferma Edward con voce dura.

- Lo so. Ed è per questo che continuerò a percorrere la seconda strada, tutto sta andando secondo i miei piani. - 

- Edward. - richiama l’attenzione Alice, sembra spaventata da qualcosa.

Tutto accade molto velocemente, troppo, Edward si precipita da Ginevra prendendola per il collo, mentre in un attimo ci ritroviamo accerchiati da cinque vampiri.

La prima si trova ad ovest, i lunghi capelli neri incorniciano il volto pallido da bambina, ma i suoi occhi, quegli occhi sono iniettati di sangue.

Il secondo si trova al lato opposto, ad est, di statura media, una lunga traccia come quella di Ginevra è appoggiata sulla spalla destra, sarà stato trasformato verso i venti anni, non di più.

Faccio scorrere i miei occhi in circolo fino a quando trovo il terzo, a sud, si tratta di un uomo dai capelli biondi, corti e sbarazzini, la muscolatura è molto pronunciata ed un ghigno piega le labbra sottili di lato.

Il quarto prende posto a nord, chiudendoci ogni via d’uscita, la sua pelle è ambrata e i capelli neri sono legati in una bassa coda.

Il quinto e l’ultimo è a pochi passi da Ginevra ed Edward, i capelli mossi sono di un biondo cenere, è molto simile alla vampira che ha cercato di ingannarmi.

Esteticamente sono esseri dalle sfumature diverse, l’unica cosa che li accumula sono quegli occhi, di un rosso acceso, impassibile e freddo. Una cosa è certa, se ne uscirò viva, non dimenticherò il male rispecchiato in essi, il desiderio di violenza, il volere e sentire nell’aria l’odore del sangue. Sembrano appartenere ad un’altra razza, così differente dai Cullen.

- Cara Alice, credo che abbiate fatto l’ennesimo errore. - comincia Ginevra. - Avete controllato i miei passati compagni, e loro? - domanda retorica. - Ho filtrato e controllato tutto, la seconda strada la percorro con piacere, perderò ogni cosa ma con soddisfazione. Vi presento i miei fratelli, la mia vera famiglia. - la mano di Edward è ancora stretta attorno al suo collo, ma non stringe, vuole che parli. - Ho fatto in modo di tenervelo nascosto, come hai detto tu… - dice riferendosi alle passate parole di Edward. - … ho la capacità di filtrare non solo i miei pensieri ma anche la mia stessa volontà. Queste qualità erano fondamentali per la mia sopravvivenza da umana, sai cosa facevo, e dopo la trasformazione si sono sviluppate in una maniera impressionante. Permettendomi di deviare persino le capacità di Alice di vedere il futuro, non influenzando il suo potere, le mie capacità agiscono solo su di me, ma bastano, perché vi faccio credere che farò una determinata cosa, e invece dentro di me, di nascosto penso, decido, e faccio altro. Non è stato difficile attirarvi nella mia rete, è bastato scegliere i giusti tempi e il resto si è fatto da sé. Ho chiamato Isabella, nel momento di maggiore sconforto, porgendole la mano, già in passato, quando tutti voi eravate intenti ad isolarla, le avevo offerto il mio aiuto, in seguito mi sono riallontanata anche perché lei stessa sperava che fosse Edward a farlo, a dimostrare il suo interesse. Le cose come tutti noi sappiamo non sono andate in questo modo, così ho deciso d’agire. È stato facile coprire le mie tracce, potevo pensare e progettare quello che più desideravo, ma restava un'incognita da non sottovalutare. Purtroppo non posso estendere le mie capacità ad un’altra persona, questo lasciava Isabella esposta non ad Edward ma da Alice la quale controllava il suo futuro, il rischio che vedesse tutto era troppo alto, ed è per questo che sono rimasta buona. Finché avete litigato e l’umana ha fatto i bagagli e se n’è andata, così dannatamente prevedibile come atto. -

- I licantropi. - dice Alice.

- Esatto, il tuo punto debole sono proprio loro, non ti permettono d’avere le visioni, infatti da quando Isabella è con loro non hai più potuto controllarla. Per cui l’ho chiamata e preso appuntamento, alla stessa ora in cui sapevo che Edward e gli altri non ci sarebbero stati, perché occupati con la caccia, ho trovato il giusto momento, una via di mezzo, perché non dovevate essere troppo lontani ma nemmeno vicini. Ed il gioco è fatto, nel momento stesso in cui Bella ha attraversato i confini della Push dirigendosi qui, Alice ha avuto una visione, non potendo venire di persona e preferendo parlare con Edward e Jasper per andarmi contro, ha preferito mandare Rosalie, la quale, sensibile all’argomento trasformazione, si è catapultata qui a difendere la piccola umana dalla bestia cattiva, ma sei stata troppo distratta. - aggiunge guardando Rose. - Eri talmente concentrata su Bella, a controllare che non le avessi fatto del male, che ti sei dimenticata una cosa fondamentale, controllare me. Rendendomi conto della piega che tutto stava prendendo, ho avvisato i miei fratelli. - dice estraendo dalla tasca dei jeans un cellulare. - Questi apparecchi sono molto utili, mi hanno permesso d’avvisarli senza dovermi esporre, infatti si dovevano tenere alla larga da questo posto. Solo dopo che Edward e i suoi fratelli ci avessero raggiunto, avrebbero potuto seguire la loro scia sino a qui. In questo modo non vi siete resi conto di nulla, Elda ha un potere molto particolare, utilizza le onde a suo piacimento, vi hanno seguito ma ha fatto in modo di deviarvi senza che voi ve ne rendeste conto.  -           

- Una spia degna di lode. - dice Edward.

- Lo ero, poi ho conosciuto te, e tutto è cambiato. Io sono cambiata per te, con fatica mi sono adattata al tuo modo di vivere, di trattare gli esseri umani, ho allontanato la mia famiglia perché temevo una vostra reazione, loro fanno parte di me e mai li avrei messi da parte, nemmeno per te Edward. -  

- Non te l’avrei mai chiesto. -  

- Lo so, ma ho preferito non rischiare. Temevo di perderti, d’essere vista in maniera diversa. - si ferma volgendo lo sguardo a terra. - sforzi inutili, dato che per te non sono mai stata niente. -

- Ho sempre messo le cose in chiaro, non ti ho mai illusa. -

- Già, ma non puoi darmi colpa, ci speravo. Eri tu, il tempo passava e tu restavi sempre lo stesso, poi è arrivata lei. E lì ho capito. - riporta lo sguardo in alto, non c’è più dolore ma rabbia. - il tuo animo aveva subito quel cambiamento che con tanto ardore avevo atteso, speravo che avvenisse per me. E invece… -   

- Ti sbagli. - 

- No, non mi sbaglio. Non siamo mai stati ufficialmente fidanzati, non mi hai mai fatto promesse, mai una parola dolce, solo un affetto causato dal tempo. Almeno di questo te ne sono grata, ma non puoi pretendere da me che accetti questo. -  

- Non devi accettare nulla, perché non ti riguarda. -     

- Io vi voglio morti. - sibila. - Elda. -

E fu la fine.

La vampira dai capelli neri fa un passo avanti e dopo uno sguardo veloce, alza le mani in alto, per infine ributtarle giù. Le persone a me care vengono spinte con forza indietro, nessuno si è avvicinato a loro, non riesco a capire come sia stata possibile una cosa del genere, è come se una forza d’urto li avesse investiti.

Li vedo riversi a terra, e mi sento impotente, la mia forza non è lontanamente paragonabile alla loro. Non voglio che gli facciano del male.

- Basta. - dico continuando ad osservare, non muovo un solo muscolo. - Perché? - sentono le mie parole, ma mi ignorano mentre fanno del male. Lottano, si scontrano per infine essere ricacciati nuovamente all’indietro. - Ti prego cessa questa follia. - dico tra le lacrime, provo a fare un passo avanti ma solo ora mi rendo conto d’essere tenuta dal ragazzo dalla lunga traccia.

- Questo spettacolo è stato allestito per te. - mi sussurra all’orecchio. - Ginevra l’ama, e tu sei arrivata e glielo hai portato via, lasciandola sola, rendendola spettatrice della sua più grande paura, lei così forte, si è sentita fragile e rifiutata, isolata. Ed ora… - continua stringendomi contro di lui. - Tu dovrai provare lo stesso. Vedrai le persone a cui tieni morire, senza poter far nulla, sentirai il tuo fragile cuore spezzarsi in tanti frammenti, quanto le urla che risuoneranno in questa foresta. - la stretta con la quale mi tiene si fa più forte. Un dolore acuto mi fa sussultare mentre un lamento sfugge dalle mie labbra. - la sofferenza che proverai accompagnerà la distruzione del tuo stesso corpo. Un doppio dolore non paragonabile a quello che hai causato alla mia sorellina. - termina facendo pressione sul mio addome.

E mi sento spezzata in due, le mie gambe cedono non riuscendo a tenermi in piedi, urlo cercando di liberarmi da quell’abbraccio mortale ma non ci riesco, mi agito, respingo le sue mani con tutta la forza che ho in corpo, ma nulla. 

- Perché non ci permettete di vivere la nostra vita. - domando con fatica.

- Perché solo la vendetta ci renderà liberi da questa rabbia incontrollabile. Solo così potrà tornare a vivere. - la sua mano sale sino al mio collo, lo accarezza, il freddo delle sue dita mi provocano un brivido.

- Non vivrà. Ucciderci non le darà quel sentimento non corrisposto che vuole. - dico muovendo il viso da una parte all’altra, nell’intento d’allontanare quella mano, che sfiora la mia pelle.

- Ma ripagherà il suo ego ferito. - avvicina il suo volto al mio collo, un senso di deja vu mi colpisce. - L’orgoglio è il nemico dell’amore. - lecca la mia pelle. - Il tuo odore è sublime è un vero spreco. –

- Allora uccidimi, cosa aspetti? - le lacrime percorrono le mie guance, la vista è annebbiata, se vuole uccidermi allora che lo faccia subito, che mi porti via da questo inferno.

Il vampiro non attende oltre, usa la sua forza su di me, causandomi un dolore fisico insopportabile. Il mio corpo privato della sua forza si lascia scivolare, finendo a terra. I miei occhi si chiudono, mentre la mia mente comincia ad essere poco lucida, non so quanto tempo sia trascorso, ma arrivato ad un certo punto tutto cambia. Sento ruggiti, corpi che si scontrano, un rumore meccanico si propaga ovunque, mentre diverse voci mi attorniano.

Finché il silenzio copre tutto.

Non sento più nulla, se non due braccia forti che mi sollevano, per un attimo ho l’impressione che qualcuno mi baci a fior di labbra, in un contatto leggere e timoroso, quel profumo arriva sino a me.

Qualcuno chiama il mio nome insistentemente, vorrei rispondere ma sono così stanca, voglio dormire, trovare quella pace, ritrovare il mio amore proibito perché solo lì possiamo vivere la nostra storia senza ostacoli, in quel mondo fatto di sogni e desideri… tutto diventa lontano, le voci diventano pian piano degli echi e il buio mi avvolge.

 

Quel freddo tanto amato mi stringe a sé.

Non mi ha lasciata sola.

Anche se è solo un sogno ti sento accanto a me.

Le tue labbra sfiorano le mie.

Le tue mani toccano il mio volto.

Il sipario scende su questa storia.

 

Quando riapro gli occhi, mi ritrovo in una stanza d’ospedale, le ferite che avevo subito non mi avevano messo in pericolo di vita, ma non potevano essere prese alla leggera e così rimango in quel luogo freddo e odorante di medicinali. Dopo due settimane vengo dimessa, ma tutt’oggi devo salvaguardare la mia salute.

Il mio ultimo ricordo prima di perdere i sensi, è stato un forte rumore meccanico, sentivo urla e un qualcosa che sbatteva contro gli alberi, la confusione era troppa. In quel momento non ero abbastanza lucida per rendermi conto di ciò che stava succedendo, in seguito mi hanno detto che in nostro aiuto sono venuti Jacob e gli altri.

Ci hanno salvato.

Quando me l’hanno detto sono rimasta un po’ interdetta, Ginevra aveva organizzato tutto, possibile che non avesse messo in conto me e il comportamento del gruppo di La Push? Mi rendo conto che non li conoscesse ma sapeva cosa fossero.

Quando si sono accorti della mia assenza si sono messi subito a cercarmi, all’inizio limitandosi alla riserva, poi sono andati a casa Cullen, infine hanno trovato la mia scia e l’hanno seguita, orrore, paura, quando si sono accorti che il mio odore non era l’unico che aveva percorso quello stesso sentiero.

Hanno subito capito che non apparteneva ai Cullen, che si trattava di qualcuno estraneo, troppe scie diverse, le hanno seguite arrivando sino a noi. Hanno combattuto a fianco di Edward e della sua famiglia.

Prima di svenire ho percepito due forti braccia prendermi in braccio, era Edward.

Lo stesso ragazzo che ora è di fronte a me, lo stesso che mi è venuto a trovare per dirmi addio, lo stesso che ci vuole negare una possibilità. Possibile che non valghi nulla? Possibile che tutto ciò che è accaduto non abbia valore per lui? Possibile che voglia dimenticare?

- Non mi devi più cercare. -

- Non lo fare. -

- Apparteniamo a due mondi diversi, e non voglio né trasformarti ma nemmeno stare con te sapendo che un giorno ti perderò. -

- Non lo fare, proviamoci, non possiamo rinunciare senza lottare. - tentai di convincerlo.

- No, Ginevra è solo l’inizio, dobbiamo cercare di tenerti al sicuro e se tu stessi con me saresti sempre in pericolo. -   

- Non mi ami, è questa la verità. -

- Puoi scegliere tu l’ipotesi che ti fa meno male, ma il resto non cambia. -   

Non aggiunge altro, non ho la possibilità di dargli un addio degno di questo nome, com’era apparso nella mia vita è sparito, negandomi per l’ennesima volta quell’amore tanto desiderato, quella spalla sulla quale piangere.

 

Non mi ama.

Non la mai fatto

Hai preso la tua ossessione.

Ora sei felice?

Posso starti accanto.

Posso starti lontana.

Tu non te ne accorgerai.

Come potresti ora che tutto è cambiato, ora che non sono più io.

Addio amore mio.

Il mio posto non è accanto a te, è talmente evidente.

Anche la peggiore tra le masochiste vuole smettere di soffrire.

 

Sento il calore dei tenui raggi del sole mattutini sfiorare la mia pelle, gli occhi ancora chiusi cominciano a pizzicare leggermente, infastiditi da quella presenza. In quel momento è un intruso che invade il mio spazio. Il mio rifugio, quel sole deve andarsene, rivoglio la notte, rivoglio il buio, perché solo con esso riesco a stare bene.

Apro gli occhi.

La finestra è stata spalancata, il gelo insieme al calore entrano e con forza ridanno l’aria a questa stanza. Da troppo tempo le impedisco di respirare, l’odore di chiuso condensa tutto. Ancora intorpidita dal sonno mi siedo e faccio vagare lo sguardo, non c’è nulla, un letto, una sedia, un piccolo armadietto. Ho chiesto ad Alice di svuotare la stanza, perché desideravo paragonare il nulla materiale a quello emotivo. Che pensiero strano, eppure ne ho sentito il bisogno, e così ho fatto.

Vuota io.

Vuota la stanza.

- Isabella. -   

- Sono le nove. - la mia non era una domanda. - Ogni giorno vieni alla stessa ora, stavolta hai aperto la finestra. -

- Non ti chiederò come stai, troppe volte ho sentito la risposta. -

- Ed io, troppe volte ho sentito la domanda. -   

- Le ferite guariscono, anche quando crediamo che sia impossibile. -

- È trascorso un mese. Eppure il dolore non passa, non si affievolisce. -  

 

Vedo il tempo passarmi accanto.

Non mi tocca.

Non mi sfiora.

Ignora la mia presenza e passa avanti.

Lasciandomi la sofferenza.

Nemmeno lui la vuole, non desidera un simile carico.

Troppo pensate, persino per l’eterno.

 

Il cinguettio degli uccelli mi dà il buongiorno, ormai la neve non c’è più, quel ghiaccio freddo e duro si è dovuto arrendere, si è sciolto passando dallo stato solido a quello liquido. Desiderava vedere nuovi paesaggi, bagnare nuove terre e così ha fatto, trasformandosi in un piccolo corso d’acqua è sceso a vale, per unirsi agli suoi simile e incontrare l’immenso mare, fonte di vita e nuove possibilità.

Perché nulla è fatto per restare chiuso in una forma, bisogna cambiare. Questo è un bisogno essenziale, talvolta nemmeno ce ne rendiamo conto, ma basta un niente e il cambiamento avviene. Un taglio di capelli diverso, al posto del solito caffè corto ne prendiamo uno lungo. Una virgola fa la differenza, mette le basi per un finale, per quel punto fermo che chiude un periodo ma dà il via a quello successivo.

L’uomo non è fatto per restare sempre allo stesso punto, se ciò accadesse impazziremmo.

- All’inizio della tua permanenza ho notato che leggevi molto. -   

- Sì, mi faceva stare bene. Mi portava in epoche e in posti che mai avrei potuto conoscere. -  

- Ti ho portato un libro. - distolgo lo sguardo dalla finestra e lo volgo a lei, lo tiene in mano, dalle dimensioni conterrà un centinaio di pagine.

- Come si intitola? - domando per andarle incontro.

- “ Non c’è Inizio senza Fine ” -   

- L’hai scelto tu? - 

- Perché? - sembra intimidita.

- Perché vorrei sapere la trama. -

- È una storia in apparenza tragica, ma nasconde in ogni riga e frase una metafora, un lieto fine che la rende più amara ma vera. -  

- Non è la favola che voglio. -  

- Lo so, l’ho letto, non troverai ciò che temi. - mi passa il libro, ma le mani mi si bloccano, non riesco ad aprirlo… a sognare.

- Vuoi che legga io? -

- Sì. - consento ripassandole il volume.

- “In un mondo lontano dal nostro, una guerra secolare affligge e consacra col sangue del suo popolo la fredda terra… “ -

 

Il bisogno di evadere da quella costrizione che ci siamo creati.

Non conta quanto spazio abbiamo a disposizione.

Non contano i kilometri, i metri, i centimetri.

L’unico modo per essere liberi, è quello di far crollare i muri che abbiamo costruito attorno a noi.

Perché quell'astratta fortezza non cura.

Non rassicura.

Non ha alcun potere, tranne quello che noi stessi le diamo.

 

La primavera ha lasciato il posto all’estate, la temperatura non è elevata come in Italia. Due paesi distinti e separati, eppure, in entrambi ho trovato un pezzo di ciò che cercavo. Ricordo la mia infanzia serena, la gioia che provavo quando la scuola terminava e mi potevo concedere allo svago, dimenticavo compiti e sveglia e mi godevo quei tre mesi di mare e sole. I problemi che avevo all’epoca mi sembravano ingarbugliati e difficili, sorrido tristemente, un po’ per nostalgia, un po’ per tenerezza, ogni età porta con sé diverse problematiche.

Chissà, forse tra qualche anno ripercorrerò il mio passato, ridendo di ciò che sto vivendo ora.

- Mi hai portato un nuovo libro, ma questo è ben più grande. -   

- Sì, credo sia ora di passare a qualcosa di più lungo. -  

- “ Il giro del mondo in ottanta giorni” - leggo il titolo, la copertina raffigura sullo sfondo una foresta indiana, degli uomini inglesi e persone del posto camminano andando alla scoperta di nuovi luoghi, con borsoni ingombranti pieni di attrezzature per la sopravvivenza.  - L’hai letto? - 

- No. -

- Tutti i libri che mi hai portato… -

- Sì, li ho letti prima ma questo voglio iniziarlo con te. -

- Potrebbe essere noioso. - 

- È un libro di avventura pubblicato alla fine dell’ottocento, non sarà noioso. Fidati. - con queste ultime parole si siede sulla sponda del letto ed inizia a leggere.

Fidarmi…

 

Quei muri d’acciaio iniziano ad avere delle crepe.

Spingo dall’interno cercando di distruggere la mia prigione.

Lo desidero.

Ma…

Non basta volere una cosa per realizzarla.

Bisogna alzarsi e un passo alla volta raggiungere un nuovo punto di partenza.

 

Anche questa stagione è arrivata al termine, le foglie dei alberi stanno perdendo i loro colori, l’umido verde si ritira per lasciare il posto all’arido giallo. Un venticello le stacca dal loro appiglio, facendole volare per infine posarle con delicatezza sul suolo. Da questa finestra ho visto i mesi susseguirsi, la natura cambia, si rinnova in continuazione, compiendo un circolo perfetto senza soste e rotture ma costante e preciso, da ogni cambiamento ricava l’energia per la prossima meta. 

- Dovresti chiudere la finestra, entrerà tutto il freddo. -

- Intanto non lo senti. -   

- Io no, tu sì. -   

- Mi piace il freddo. -   

- Lo so. -  

- Come sta? -  

- Perché non lo chiedi a lui. - 

- Per lo stesso motivo per cui lui non lo chiede a me. - 

- Fisicamente sta bene. -  

- Vorrei vederlo. - sussurro, ho paura di sentire la mia voce, non voglio rendermi conto che trema come il mio corpo, le emozioni che mi fa provare non sono cambiate, si fanno più forti, non hanno un limite, come del resto non l’ha il dolore che ancora mi affligge con la sua scomoda presenza.

- Isabella… -

- Lo so. - Non è possibile, gli renderei tutto più difficile.

- Mi dispiace. -  

- Non sai quanto dispiaccia a me. -         

 

Mi faccio forza e cerco d’oltrepassare le macerie.

Ci provo finché…

Un richiamo mi ferma.

Il passato è presente.

Possiamo cercare di metterlo da parte, ma è tutto inutile.

Continuerà a seguirci, forse, in silenzio.

Chissà, forse, urlando il suo tormento.

Non ci abbandonerà.

Per andare avanti dobbiamo prenderlo per mano.

Portarlo con noi.

Imparare a viverci.

Nulla appartiene al passato.

Nulla che conti veramente per noi. 

 

La scuola è iniziata, ormai saranno al secondo trimestre, non ne sono del tutto sicura. Ho deciso di non continuarla, mi farebbe troppo male camminare tra quei corridoi, rivedere quei luoghi che renderebbero tangibili quei ricordi. Un giorno tornerò indietro, mi riprenderò la mia vita in mano, rispetto a ieri mi sento più forte, ma, non sono ancora pronta.

- Hai deciso di trascorrere il resto dei tuoi anni qui dentro? - la sua voce vorrebbe essere ironica, ma risulta sarcasticamente acida. - Sai com’è, non vivrai in eterno ma nemmeno un giorno. -  

- Ho bisogno di tempo. -

- N’è passato abbastanza. -   

- Vorrà dire che ce ne vuole di più. -  

- Ha deciso di partire. - mi dà la notizia senza girarci attorno, diretta.

- Quando? - 

- Domani. -

- Capisco. - sette lettere chiudono tutto.   

 

Dovrei urlati di fermarti, di restare, ma cosa cambierebbe.

Non ti volteresti.

Da quelle labbra serrate non uscirebbe alcun suono, ma io le sentirei oggi, come sempre.

Quella indifferenza udibile, percepibile, perché lo sento col cuore e la vedo cogli occhi.

Continuo a sentire la tua voce quando eri accanto a me.

Continuo a sentire il tuo tocco nei miei sogni.

Perdona la mia debolezza ma senza di te è difficile sopravvivere.

Per te è diverso, va bene.

Va avanti con la tua vita, va…

Io starò bene.

Vorrei dirti che è facile vivere senza di te.

Ma mentirei…

Posso mentire a chi mi sta accanto, convincerli,

ma…

Non posso fuggire e nascondermi da me stessa.

 

- Isabella è ora d’andare, sei pronta? -  

- Sì, dammi solo qualche minuto. -

Pochi minuti per salutare la mia casa, la stanza che mi ha ospitato sostenendo il mio corpo, non la rivedrò, perché ho deciso d’uscire per sempre da questa dimora.   

Il passato non può essere cambiato, come del resto non possiamo mutare i sentimenti che le persone provano nei nostri confronti. Vorrei riuscire a voltare pagina, questo desiderio mi ossessiona, devo continuare a vivere anche se questo vuol dire non averlo accanto.

Il mio posto non è accanto a lui, ho sperato con tutto il mio cuore di poter avere una possibilità, di scrivere la nostra storia insieme giorno dopo giorno, e anche se fa male, devo andare avanti.

Via… lontana, perché bisogna crescere e seguire la propria strada.

Ho creduto di leggere nei suoi occhi affetto, il dubbio che sia stata solo un'illusione mi affligge dandomi il tormento. No, non posso sopportarlo, vorrei che tutto fosse diverso, che in questa stanza non fossi da sola. Vorrei sentire un secondo respiro vicino a me, sul mio collo mentre il suo petto aderirebbe alla mia schiena, le sue mani scorrerebbero sul mio addome chiudendomi in una dolce morsa.

E invece…

Solo il vuoto mi circonda.

Tu non ci sei, non ci sarai.

Perché l’amore fa così male?

Perché ci illude facendoci provare emozioni indescrivibili, per poi farci precipitare in un baratro senza fine?

Perché crudele amore impartisci tali ferite?

Posso sentire il mio cuore spezzato sanguinare, per quell’amore che provo. Vorrei scacciarlo, mandarlo via da me, strapparlo dal petto, far sparire quel dolore che non permette alla mia mente di ragionare, che mi blocca su questo letto.   

Edward, mi manchi e mi sento impazzire ogni volta che ci penso, ogni volta che la consapevolezza che non ti rivedrò più mi colpisce, sempre, con maggiore forza. Vorrei che quelle iridi ambrate si posassero un'ultima volta su di me, anche se per un addio, ne ho bisogno.

Ti amo.

Ora e per sempre sono tua.

Chi ha mai amato, sa che non è una frase fatta, può capire il dolore che mi lacera in ogni istante, il nervosismo e la rabbia che mi invade per poi lasciarmi sfinita e sola, quando il mio stesso corpo urla pietà, prega per un po’ di pace, la cerca, ma non vuole andare via, lui continua a stare dentro di me, è presente in ogni momento, in ogni pensiero e nonostante ci provi a vivere mi sembra impossibile.

Poi arriva il momento di dire basta, perché non si può combattere contro l’indifferenza, questa è una battaglia persa dalla quale sono uscita vincitrice e fiera. Perché arriva il momento di dire addio, non si può continuare all’infinito, si può provare, insistere ma se dall’altra parte vediamo solo negazione non possiamo far altro che abbassare le mani e arrenderci alla realtà.

All’inizio farà male, sentiremo un dolore in mezzo al petto che non ci permetterà di respirare, un nodo alla gola ci impedirà di esternare i nostri pensieri mentre i nostri occhi inizieranno a bruciare, la vista si annebbierà e calde lacrime righeranno il nostro volto.

Ed è finita.

Quando arriva la consapevolezza che non ci sarà un seguito, il nostro animo si rilassa, abbiamo lottato, non ci siamo arresi all’evidenza ma troppa sofferenza ci stava conducendo verso la follia della ragione, vedevamo ciò che non c’era, compivamo atti che ci conducevano sino al limite del nostro io.

Il mio volto porta il segno di questo dolore, tra le sue braccia mi sono resa conto che non c’era un noi mentre il suo respiro si infrangeva sulla mia pelle, poi le sue labbra si sono posate come un battito d’ali sulle mie, in un bacio tenero, così morbido che per un attimo il mondo circostante è scomparso. Il silenzio regnava, solo il mio battiti squarciava quel fragile equilibrio.

Non posso fare a meno di portarmi le dita verso le labbra, toccandole, sentendo sotto i polpastrelli la loro screpolatura, il suo sapore non abbandonerà mai queste labbra scarlatte.   

I miei occhi si fermano con determinazione, non sfuggono più alla vita che mi si presenta con tanta prepotenza, il salato di queste gocce fa ardere le mie ferite, il tuo ricordo mi accompagnerà durante il cammino, la tua voce sarà la mia guida, ti amo, mai come adesso accetto questa realtà.

Amare vuol dire anche saper lasciar andare, ora lo so, sono pronta ad iniziare una nuova vita, a voltare pagina lontana da te ma con la tua presenza nel cuore. Perché ora siamo due anime libere, da quelle costrizioni che ci tenevano prigionieri in un limbo eterno.

 

Saluto chi mi ha conosciuto.

Perché forse non potrò più rivedere nessuno di voi.

Se potessi tornare indietro non cambierei niente.

Questa sono io.

Innamorata.

Fragile… donna.

Perché non sono più la bimba che è scesa da quell’aereo più di un anno fa.

Sono cresciuta assieme al dolore.

Non potrò tornare indietro da te, ma va bene.

Solo ora capisco cosa intendevi.

E lo accetto anche se con la morte nel cuore.

Perché siamo umani,anche se ognuno a suo modo.

Non lo scordare mai.

Ti saluto sperando che il destino rifaccia incontrare le nostre strade.

Le tre rose sono appassite.

Ma il seme della speranza va contro la crudele Fatalità.

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Esther