Libri > Il diario del vampiro
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Autore: SabrinaPennacchio    30/04/2010    2 recensioni
Dopo i vari avvenimenti a Fell's Church e la delusione da Katherine ed Elena, per Damon è arrivato il momento di affrontare un altro problema.
I sentimenti e l'umanità, non svaniscono solo perché lo si vuole.
Genere: Dark, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Quasi tutti | Coppie: Elena Gilbert/Stefan Salvatore
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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--- Capitolo Quindicesimo ---




«Dai, lasciami venire con te!»
Il suo tono di voce era furioso ma, come al solito, ricordava il lamento di una bambina viziata. Il suo Potere fece vibrare le pareti della loro dimora, nascosta in una zona spaziotemporale.
Lui sorrise, accarezzandole i lunghi capelli corvini le quali punte erano del colore del fuoco e lei lo guardò con i suoi profondi occhi dorati, gonfiando le guance.
«Misao, lo sai che non puoi venire con me a Fell's Church» le sfiorò il viso e la baciò a fior di labbra, chiudendo gli occhi e riaprendoli subito dopo, mostrando i suoi magnifici occhi color oro.
Anche lui, come sua sorella, aveva dei capelli corvini con le punte fiammeggianti.
Lei sospirò, ancora non arresasi «Shinichi, chi se ne frega di quegli stupidi vampiri. Io voglio venire con te!»
«Misao, abbiamo fatto un accordo con Damon, lo sai, e purtroppo dobbiamo mantenerlo.
Dopo la sua visitina allo Shi No Shi per salvare Stefan, non ho potuto far altro che acconsentire ai suoi patti. E tu sei quasi morta, vorrei ricordartelo»
«Abbiamo promesso di lasciare in pace la città e suoi abitanti, è vero, ma allora tu perché ci vuoi ritornare?»
Shinichi sorrise, stringendola a se «Mia piccola Misao, sei troppo gelosa per poterlo sapere»
«Sei sicuro che sia poi così piccola?» lo scansò, sorridendo maliziosa per poi sfiorandogli il viso e baciargli il collo con lascivia «Fratellone, non ti fidi di me?»
egli ghignò, accarezzandole i capelli mentre lei continuava a baciarlo, stringendolo, affondando le unghie nella pelle delle braccia del Kitsune «Sei una volpe cattiva, Misao» disse flebilmente, assaporando quella tortura di piacere. Decise poi di risponderle «Ho scoperto che i figli generati da un demone e da un’ essere umano sono delle creature potentissime e, quindi… ho deciso di unirmi ad una donna umana. La stavo per catturare nella cittadina dove abitava prima, ma il mio scagnozzo ha fallito e lei si è trasferita a Fell's Church»
Misao ringhiò, scansandosi dal suo collo e premendo la presa sulle braccia che iniziarono a sanguinare «Vorresti forse dire che vuoi una consorte?»
Shinichi fece spallucce, scansandola dalla stretta «Visto? Sei gelosa, sorellina»
gli occhi di lei si illuminarono di un rosso acceso «E non me lo hai detto se non ora. Shin!»
lui la baciò, stringendola a sé come per rincuorarla «Misao, sai che per me nessuna donna conterà più di te, ma devo pur far andare avanti la nostra specie, e tra di noi non è concesso. E poi, certo che te lo avrei detto prima o poi, sciocchina»
La Kitsune lo strinse, sospirando e chiudendo, poi, gli occhi «Ti perdono.»
l'altro sorrise «Arigatou» la baciò e lei mugugnò «Ma cosa farò io, senza di te?»
«Distruggi qualche città, gioca con le nostre sfere e le chiavi Kitsune, spingi le donne a farsi del male…» rise Shinichi, gesticolando con fare mellifluo «Fai ciò che ami più fare, in poche parole»
la donna Kitsune continuò a guardarlo, contrariata.
Non era giusto.
Ogni volta, suo fratello, la lasciava sempre fuori dalle questioni divertenti.
Era vero, l’ultima volta era stata lei a divertirsi con l’intera Fell's Church, procurando torture e quasi morti a tutta la popolazione, ma ciò che in quel momento le dava più rabbia era che lui avrebbe avuto un’unione con una stupida umana!
Sospirò.
Ma dopotutto, Shinichi, quando si metteva qualcosa in testa era peggio di lei
«E va bene…» Misao gli sorrise, sfiorandogli le labbra con le dita esili «Ti aspetterò, Shinichi…» lo guardò malignamente, allungando un sogghigno «ma, una volta ottenuto il figlio che vuoi, promettimi che spetterà a me il divertimento di eliminare la povera mortale»
il demone ghignò «Ovviamente, piccola mia. Come potrei mai negare qualcosa alla mia nee-chan?!» la baciò nuovamente, aprendo una porta temporale con la sua chiave Kitsune, portandola poi in una camera da letto, chiudendosi la porta alle spalle.
 
La foresta era buia e la luna piena sovrastava il cielo con la sua luce.
Lei era lì, sdraiata su quel prato, ad occhi chiusi. Si sentiva talmente rilassata in quel posto.
Sentì un battito d’ali e sorrise, continuando a tenere gli occhi chiusi.
Era lì, era finalmente arrivato.
Delle labbra sfiorarono le sue e lei, istintivamente, gli mise le braccia al collo, ricambiando il bacio e sfiorandogli i lunghi capelli corvini.
Il bacio si prolungò e Sabrina socchiuse gli occhi, incontrando quelli neri di Damon.
Le accarezzò i fianchi, facendole chinare il collo indietro e leccandoglielo dolcemente.
Ansimò, tenendolo stretto.
«Damon…»
La tenne stretta, scendendo con i baci sempre più giù, sbottonandole la camicina rosa confetto
«Sei tornato…» ansimò, lasciandolo fare «Dopo quel bacio, credevo di non vederti più»
Damon sussultò, scansandosi da lei.
Perché non era sotto l’influsso del suo Potere?! Eppure si trovavano in un sogno da lui comandato.
«Che c’è?» ella si mise seduta, sfiorandogli il viso con stupore «Damon?»
Lui le sorrise e la strinse a sé.
Quella ragazzina riusciva sempre a stupirlo «Siamo in un sogno creato da me, eppure sembra che sia tu a comandarlo»
Sabrina arrossì appena «Quindi… è un sogno?» lo strinse a sua volta, affondando il volto sul suo petto «credevo… di stringerti davvero»
«Sabrina…» la scansò, guardandola negli occhi con ironia «mi tratti bene, adesso?!» sorrise e lei ricambiò, quasi ridendo
«L’ ultima volta non ti ho trattato male»
«Ma io si e…» Damon sospirò, scuotendo il capo «ho pensato a ciò che volevo importi tempo fa»
lei inarcò un sopracciglio «Il fatto di diventare-!» le mise un dito sulle labbra per farla zittire e le parlò sopra «No, non voglio più farlo, quindi non pensarci»
lo guardò perplessa «Perché?» non capiva perché lo dicesse, dopotutto lei non voleva diventare un vampiro ma, stranamente, il cambio d’idea di Damon le faceva male. Eppure lui voleva trasformarla solo per vendicarsi e far soffrire Elena e Stefan. E forse sopratutto Elena. Quindi il suo cambio d'idea doveva renderla felice... ma stranamente non lo faceva «Damon, io…»
lui scosse il capo «Tu cosa?» la guardò
Sabrina inizialmente esitò, poi prese un lungo respiro e si decise a parlare «Io mi sono invaghita di te. Se non la smetti... ho paura che possa innamorarmi»
Damon si alzò a quelle parole, pulendosi il pantalone in pelle e guardandola freddamente «Non lo vedo possibile. Io non sono come Stefan, non divento un rammollito per amore di qualcuno. Quindi stai sicura che questa cosa ti morirà com'è nata»
«Ma io non voglio che tu lo diventa!» si alzò anche lei, prendendogli il braccio destro «Ho capito che tu mi piaci così! Ho provato attrazione per te dal primo momento... dal primo sogno...»
Damon la scansò, rimanendo impassibile «nei sogni ero più dolce solo per il mio gioco. Non devono contare.»
quelle parole la colpirono e lo lasciò andare, quasi con le lacrime agli occhi «Allora sono una stupida a credere che forse non sia stato solo un gioco... prima io avevo solo paura di te ma ora-!»
«Ed è meglio che tu continui ad averne» le parlò ancora una volta sopra, lui, scuotendo il capo con fare scocciato «Mi hai stufato. Sei stata un gioco noioso.»
quasi una pugnalata al cuore che quasi non si aspettava «Mi stai dicendo addio?» riuscì solo a farfugliare, con voce tremante.
Damon rimase di spalle «Forse»
il silenzio cadde fra i due. Per interminabili minuti nessuno dei due riuscì a parlare, a sfiorarsi o a guardarsi, quando Sabrina disse «Non provi proprio niente per me, Damon? Sono solo stata un gioco noioso?»
egli sussultò, rimanendo perplesso a quella domanda improvvisa per poi voltarsi a guardarla da sopra la spalla «Cosa?»
«Voglio sapere io per te cosa sono!» lo guardò negli occhi determinata, quasi urlando. Se doveva sparire dalla sua vita, almeno doveva spiegarle alcune cose o non ci avrebbe dormito la notte «Almeno… potrei non illudermi più» glielo doveva, almeno una risposta doveva dargliela.
Damon rimase in silenzio, guardandola negli occhi.
Cosa provava?! Come diamine poteva dirglielo se non lo sapeva nemmeno lui?!
Strinse i pugni, voltando poi le spalle nuovamente «Non lo so…» la guardò da sopra la spalla destra ancora una volta. Un sorrisino malizioso sul volto «Ora è meglio che ti svegli»
«Damon! No! Aspetta!»

«Damon!»
Sabrina si ritrovò nuovamente da sola, seduta nel suo letto con la mano tesa davanti a sé e le lacrime agli occhi.
Era accaduto di nuovo: l’aveva lasciata sola con le sue domande.
«Damon!» singhiozzò, chinandosi su sé stessa per sfogare il suo pianto.
Aveva insistito tante volte sui sentimenti che diceva che lei provava per lui, e ora che lei stessa lo capiva e lo ammetteva, era lui a non volerlo capire.
Forse Stefan aveva ragione, Damon non sarebbe mai cambiato e non avrebbe provato sentimenti per nessuno dopo Elena.
Quella vicinanza, la sua dolcezza, però, le aveva fatto credere ancora una volta il contrario, facendola arrivare addirittura all’idea di accettare di diventare un vampiro. Dispetto per Elena o meno.
Che stupida.
Si asciugò le lacrime, guardando la sua immagine riflessa nello specchio a grandezza naturale che si trovava di fianco a lei.
«Una bella ragazza come te, non dovrebbe rovinarsi il viso con le lacrime»
Sussultò, udendo quella voce sconosciuta «C-chi sei?» si guardò intorno, senza trovare nessuno
«Sono qui… avvicinati fanciulla»
rimase sorpresa, capendo che la voce arrivava dallo specchio.
Si alzò, come un’ automa, avvicinandosi ad esso.
Un ragazzo, un bellissimo ragazzo con gli occhi dorati e lunghi capelli corvini con le punte che ricordavano il fuoco, era riflesso in esso.
Ma com’era possibile?!
«Ma…» mise una mano sullo specchio e Shinichi sorrise
«Sono qui per te…»
allungò la mano che uscì dallo specchio, afferrandole il braccio.
Sabrina urlò, assalita poi dalle tenebre.





   
 
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