Crossover
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Autore: Feel Good Inc    01/05/2010    2 recensioni
Raccolta multifandom di one-shot (non necessariamente romantiche) basate sui prompt dei 15 hugs.
Capitolo 1: Harry Potter | Harry ~ Hermione | « Hermione, ti sto implorando. »
Capitolo 2: Death Note | L ~ Misa | « Misa-Misa si annoia, Ryuuzaki-san. »
Capitolo 3: Kingdom Hearts | Sora ~ Naminè | « Cosa posso fare per essere sicuro che riuscirò a ricordarti, un giorno? »
Capitolo 4: Alice in Wonderland | Hatter ~ Alice | « Non vado matta per i cappelli. »
Capitolo 5: Un ponte per Terabithia | Jess ~ Leslie | « Quella corda è vecchia, non c’è da fidarsi. »
Capitolo 6: Harry Potter | Sirius ~ Remus | « Non è divertente, Sirius. È una cosa mostruosa. Io sono una cosa mostruosa. »
Capitolo 7: Card Captor Sakura | Shaoran ~ Sakura | « Ma Sakura, immagino che tu sappia come preparare un po’ di cioccolato… »
Capitolo 8: Death Note | L ~ Near | « È una reazione naturale, non c’è motivo di vergognarsene. »
Capitolo 9: Kingdom Hearts | Riku ~ Sora | « Non so perché ma non prevedo nulla di buono. »
Capitolo 10: Pokémon | Drew ~ Vera | « Non posso trovarmi davvero in questo pasticcio con te. »
Capitolo 11: Kuroshitsuji | Sebastian ~ Ciel | « Zia Anne, tu sai chi è quel ragazzo? »
Capitolo 12: Cronache del Mondo Emerso | Sennar ~ Nihal | « Ora ci sono qui io. È tutto finito. »
Capitolo 13: Kingdom Hearts | Axel ~ Roxas | « Come sarebbe a dire, ‘perché’?! Perché siamo amici, no? »
Capitolo 14: Pokémon | Ash ~ Misty | « Spera solo di arrivare vivo a domani mattina, Ketchum. »
Capitolo 15: Death Note | Watari ~ L | « Io non ho niente dentro. Eppure fa male. Perché? »
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Anime/Manga, Film, Libri, Videogiochi
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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In nome del sommo Lawliet, vi supplico di perdonarmi. So di essere in-de-cen-te-men-te in ritardo con gli aggiornamenti. ç///ç

Purtroppo l’accademia assorbe molto del mio tempo, e anche se le idee sono sempre là pronte nella mia testa sovraffollata spesso mi riesce difficile trovare il tempo di metterle per iscritto. Sono davvero mortificata.

Tra l’altro, sono reduce dallo shock di essere tornata a trattare un fandom che non frequento da millenni *__* Benché Card Captor Sakura abbia segnato il mio amore per gli anime e per le fanfiction, e benché su di esso abbia scritto moltissime fortunate fic, è stato, come dire?, strano tornare a concentrarmi su Shao e Saku, che da così tanto tempo stavano là zitti nello strato più quiescente del mio cervello… Tutto ciò per dirvi che anche il capitolo in sé ha assorbito parecchio tempo per essere concepito e scritto. Ancora una volta, chiedo perdono.

Ho anche fatto pasticci con l’ambientazione, temo: questa shot è ambientata nel periodo di San Valentino, ma contemporaneamente anche nel periodo immediatamente successivo al trasferimento di Shaoran in Giappone [quando ancora sembrava attratto da Yukito – saprete già che ciò era dovuto solo agli influssi lunari di Yue, che condizionavano il comportamento di Shaoran quasi come se ne fosse innamorato]; onestamente non so se questi due lassi di tempo coincidano, e nel caso non sia così, sono nuovamente imperdonabile. A questo punto posso solo invocare la licenza poetica. ^^’

Un grazie megagalattico a Elos che ha commentato il capitolo precedente, e a coloro che ancora hanno la pazienza di seguire questa raccolta!

Vi lascio alla lettura. Hope you like it <3

[ Shounen-ai marginale ]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mai e poi mai

 

 

 

 

 

Fandom: Card Captor Sakura

Personaggi: Sakura Kinomoto, Li Shaoran

Genere: Commedia, Romantico

Rating: Verde

Ambientazione: Prima che Shaoran capisca di essere innamorato di Sakura

Prompt: #5. Chocolate (Cioccolato)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Di norma, economia domestica non rientrava tra le materie preferite di Sakura Kinomoto.

A dirla proprio ma proprio tutta, se non fosse stato per Tomoyo non sarebbe mai stata in grado di cucinare neanche un uovo al tegamino.

C’era un che di innaturale nella passione della sua migliore amica per i fornelli; Tomoyo adorava starsene per ore in cucina a sperimentare, creare, esprimersi attraverso le pietanze anziché le parole, e mettere poi in tavola il succulento risultato e aspettare con tranquillità che i suoi commensali le donassero un giudizio – che puntualmente non poteva essere che positivo. Le piaceva quasi quanto le piaceva cantare, o riprendere e fotografare Sakura, o confezionare abiti assurdamente originali per lei.

Ovvio che, in quel caso, Sakura fosse ricorsa al suo aiuto e alla sua pazienza.

 

 

« Devi aiutarmi, Tomoyo. »

« Che cosa succede? »

« Il nuovo progetto per economia domestica. »

« Il cioccolato per San Valentino? »

« Sì… Sì. Quello. »

« Ma Sakura, immagino che tu sappia come preparare un po’ di cioccolato… »

« Sì, beh… Io… Ecco… Non so… »

« Sakura, che ti prende? Perché sei così rossa? »

 

 

C’era voluto del bello e del buono, ma alla fine l’aveva ammesso. Voleva che Tomoyo l’aiutasse più del solito, che le desse ripetizioni di cucina, se necessario – perché quel cioccolato non era soltanto un compito scolastico. Era qualcosa di speciale.

Sarebbe stato il suo primo regalo per Yukito.

Oh, non che Tomoyo si fosse fatta pregare. Lei era stata più che entusiasta di dare il suo contributo, allenandola con la teoria e la pratica del cioccolato per settimane. Il guaio – quello che ancora la rendeva nervosa, la impacciava, e a volte la faceva sprofondare nella depressione – era un altro…

Shaoran.

Shaoran aveva sentito, quando lei aveva confessato a Tomoyo di voler regalare il cioccolato per San Valentino a Yukito. Aveva sentito e subito aveva messo su quell’espressione infastidita che adottava tutte le volte che Sakura parlava di lui.

Sakura sapeva da un pezzo che anche il compagno cinese provava dei sentimenti per Yukito Tsukishiro. Quel che non si sarebbe mai immaginata era che Shaoran s’impegnasse con tanta energia per preparare a sua volta del cioccolato – il destinatario del quale, era evidente, non poteva essere che lo stesso.

Forse per questo, per via di tutti questi imbarazzanti e fastidiosi pensieri, quella mattina cucinare allo stesso tavolo di Shaoran si stava rivelando un’esperienza così pasticciona.

« Sakura, psst! » Tomoyo le tirò una manica del grembiule, sporgendosi dal suo tavolo nella seconda fila. « Fai attenzione. Sta colando tutto. »

Sakura sussultò e tornò al presente. Il cucchiaio con cui stava mescolando la crema scura nella terrina sgocciolava sul tavolo; per fortuna l’insegnante non era nei paraggi. Si affrettò a tuffarlo di nuovo dentro il recipiente, schizzandosi sul viso, per poi pulire il piano con uno straccio.

Alla sua destra, Shaoran le lanciò un’occhiata in tralice e sogghignò appena. Sakura si sentì arrossire.

« Avete ancora cinque minuti, ragazzi. Correte ad infornare, presto! »

Ubbidiente, la classe si mosse per raccogliere i contenuti delle ciotole in piccole teglie o stampi che poi andarono tutti a cuocere nei forni. L’aula di economia domestica fu percorsa dai sussurri eccitati delle ragazze e quelli scocciati dei ragazzi.

Sakura osservò dal di qua dei vetri il proprio operato: non le sembrava un granché, ma l’importante era che fosse buono.

Doveva essere buono. Doveva essere buono per Yukito. Ci teneva così tanto…

« Benissimo. E ora a lavare mani e utensili. »

Sakura vide Tomoyo accodarsi a Rika e Chiharu verso il lavabo. I loro sguardi s’incrociarono, e Sakura sorrise, ancora profondamente grata all’amica per il suo sostegno. Quindi si voltò per raccogliere i vari recipienti sporchi di cacao, farina e quant’altro dal tavolo che aveva condiviso con Shaoran.

Il ragazzo stava facendo lo stesso, e presto finì per urtarle la mano con la sua. Sobbalzarono entrambi, sorpresi.

Sakura alzò gli occhi e vide Shaoran distogliere con stizza i suoi, prima di allontanarsi risolutamente da lei.

No, quel compito non facilitava affatto il suo rapporto con l’erede cinese di Clow Reed.

 

 

* * *

 

 

Il giorno di San Valentino aveva sempre infastidito oltre ogni dire Li Shaoran.

Forse perché le sue quattro sorelle, con le loro classiche smancerie e sdolcinatezze da adolescenti, gliel’avevano fatto odiare a priori.

Allora per quale motivo – si chiese mentre percorreva immusonito le stradine poco affollate di Tomoeda, la mano stretta convulsamente sul pacchetto che aveva in tasca – per quale dannatissimo motivo stava andando a regalare del cioccolato a uno che, alla fin fine, era un emerito sconosciuto?

Il solo pensiero lo fece arrossire. Tsukishiro era un ragazzo, era più grande di lui, ed era il migliore amico del fratello della sua acerrima nemica. Roba che le soap-opera si sognavano. Si era dato dell’idiota mille volte, per quell’illogico batticuore che gli provocava la presenza di Tsukishiro nel suo campo visivo e auditivo; era arrivato a schiaffeggiarsi da solo nella speranza di darsi una scrollata, quando di colpo si fermava a pensare a lui e avvertiva il senso crescente d’imbarazzo e isterismo irrigidirgli le membra e mozzargli la lingua.

Inutilmente.

E infatti adesso stava andando a regalargli del cioccolato.

Roba. Da. Matti.

D’altro canto non gli piaceva neppure il fatto di doverlo andare a cercare a casa di Kinomoto. Era quasi sicuro che l’avrebbe trovato lì, da quell’idiota di Touya. Ma questo comportava infilarsi dritto dritto nella tana della Catturacarte. E dire che si era promesso di evitarla, santo cielo!

Quando si rese conto di star quasi stritolando il pacchetto di cioccolatini nella tasca del cappotto, si fermò – a pochissima distanza da casa Kinomoto – e inspirò profondamente per calmarsi. Andava tutto bene. Non c’era nulla di cui innervosirsi. Avrebbe suonato alla porta, avrebbe chiesto se Tsukishiro era in casa, e in caso affermativo sarebbe andato direttamente da lui e gli avrebbe consegnato il cioccolato senza una parola; poi sarebbe tornato difilato a casa. Il tutto senza degnare i Kinomoto di uno sguardo. Sì, ecco, nessun problema. Poteva farcela. Sì.

Armato di una nuova determinazione, riprese a camminare.

Ma si fermò di nuovo, suo malgrado, appena giunse in vista del cancelletto d’ingresso.

Sakura Kinomoto era seduta lì e piangeva e singhiozzava senza ritegno.

Spiazzato, Shaoran ci mise qualche secondo a riprendersi da quella vista. La Catturacarte gli era sembrata un’ingenua, una testarda e una ragazzina un po’ sciocca, ma di certo non una che piangesse – mai. Non gli aveva mai dato l’idea di una persona che cedesse facilmente alle lacrime. Anche se, beh, certo, non la conosceva poi da molto.

Oh, ma perché doveva starsene là a ragionare su di lei? Era un altro il motivo della sua presenza lì, no?

E allora perché esitava e restava piantato sul posto a guardare le lacrime di quella stupida ragazzina?!

In quella, la ragazzina in questione alzò gli occhi e lo vide. Erano ad almeno quindici metri di distanza, ma anche così Shaoran poté vedere la confusione entrare prepotente nei suoi occhi in luogo della tristezza, o della rabbia, o di quel cavolo che era a farla piangere.

« L-Li? Cosa… Che… Cosa ci fai qua? »

Shaoran si avvicinò. Avrebbe potuto dirle la verità – chiederle se in casa c’era Tsukishiro – fare quel che doveva e poi sparire dalla circolazione.

Invece si sentì dire qualcosa che non sapeva di aver avuto l’intenzione di chiedere.

« Che ti è successo? »

Si fermò di fronte a lei, confuso. Un momento. A lui che gliene importava?

La ragazza s’imbronciò di nuovo. Le sfuggì un altro singhiozzo, mentre con un gesto rabbioso della mano si asciugava le guance.

« Q-quello stupido di mio fratello. H-ha mangiato t-tutto il cioccolato c-che avevo preparato per Yukito. »

Pronunciare quel nome la fece arrossire, più o meno come succedeva sempre a Shaoran.

Lui la fissò ancora per qualche istante, combattuto. Da un lato era tronfio, esaltato; Tsukishiro non avrebbe ricevuto il cioccolato della Catturacarte, ma il suo sì. Ma da un altro lato… Beh… Doveva ammettere che Touya Kinomoto si era comportato in modo estremamente egoista e arrogante. Come al solito.

Le lacrime ripresero a scendere sulle guance rosse della ragazza, aumentando il dolore nei suoi occhi verdi.

Shaoran tentennò. Non gli piaceva, no, non gli piaceva per niente quella tristezza nel suo sguardo. Era così inusuale… Così non-da-Sakura.

Aveva ancora la mano in tasca, sul pacchetto. Lo strinse debolmente. Soppesò l’idea che gli era venuta – assurdo, assurdo; perché avrebbe dovuto fare una cosa del genere? – e sospirò di sconforto.

Per tutte le carte di Clow Reed, in che razza di situazione s’era andato a cacciare.

Riluttante, con la mezza intenzione di filare via senza neppure informarsi sulla presenza di Tsukishiro in casa sua, trasse dalla tasca il pacchetto e lo tese alla compagna.

« Tieni. »

Lei sollevò di nuovo il viso. Andò con lo sguardo dal pacchetto a lui e di nuovo al pacchetto, senza capire. Shaoran sbuffò.

« È quello che ho cucinato io. Puoi… Puoi dargli questo. A… A Tsukishiro, intendo. »

Sakura lo fissò e smise del tutto di piangere; i suoi lineamenti rimasero solo pervasi di uno stupore immenso.

« P-posso… Cosa? » La sua voce era poco più che un sussurro. « Tu… Tu sei disposto a… Tu mi daresti…? »

Shaoran sbuffò di nuovo, spazientito, e le agitò la scatola davanti al viso. « Senti, prendilo prima che cambi idea. E non farla tanto lunga… In fondo è solo cioccolato. »

Sakura tese automaticamente una mano. Accettò il pacchetto che le porgeva, e le dita sfiorarono le sue, come quel giorno in classe quando avevano cucinato insieme e – in un certo senso – l’uno contro l’altra. Per qualche oscura ragione, il contatto gli diede più fastidio ora che quella prima volta; probabilmente perché aveva appena ceduto alle lacrime di una ragazza… Già, si stava rammollendo, decisamente.

Prima che potesse rendersene conto, Sakura aveva sorriso radiosa – che strano: il sorriso regalava una luce tutta nuova ai suoi occhi pieni di lacrime – e gli era saltata al collo.

Shaoran barcollò, esterrefatto e imbarazzatissimo.

« K-Kinomoto! Che ti salta in mente?! »

« Grazie, Li-kun » gli rise all’orecchio lei, col tono di chi non potrebbe essere più felice.

Era sempre più strano… Adesso, per qualche ancor più oscura ragione, il contatto era più… accettabile Quasi interessante.

Si sentì avvampare, ma grazie al cielo fu solo per un attimo.

Sakura si ritrasse di colpo e si allontanò di corsa lungo la stessa strada che lui aveva percorso per arrivare fin lì, salutandolo gioiosa con la mano.

« Vado da Yukito… Grazie mille, Li, davvero, sei un amico! »

Shaoran rimase imbambolato a guardarla sparire. Amico… Amico? Ma se erano rivali…

Si toccò lentamente una guancia, là dove aveva sentito più forte il suo profumo e il suo respiro…

Poi scosse la testa con energia e riaffondò le mani nelle tasche. Che assurdità. Era il primo ed ultimo favore che faceva a Sakura Kinomoto.

Si decise infine a tornare sui suoi passi, sconsolato… Non solo aveva fatto un viaggio a vuoto, ma aveva persino ceduto alla Catturacarte il suo cioccolato… E così sarebbe stato lui a non regalare nulla a Tsukishiro per San Valentino…

Gli occhi verdi e raggianti di Sakura gli scorsero di nuovo nella mente, e la sensazione di essere smascherato dalla loro beata ingenuità lo fece avvampare di nuovo.

No. Non sarebbero mai stati amici. Mai e poi mai.

E scalciò via un sasso, tentando di strapparsi di dosso quell’insopportabile e familiare senso di calore allo stomaco che quell’abbraccio imprevisto gli aveva provocato.

   
 
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