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Autore: Elanor89    03/05/2010    2 recensioni
Elena Dumont è una bella vampira, una donna in carriera e di successo, ma la sua diffidenza l'ha sempre condotta per strade solitarie, lontana dai suoi simili nei quali non riesce più a riporre fiducia... Accadrà tutto in una notte: il destino mescolerà le carte in gioco e lei dovrà imparare a fidarsi di nuovo per sopravvivere... Ma quando la fiducia non sarà più sufficiente, quando ogni segreto verrà svelato, riuscirà a fuggire da un passato terribile che torna sempre a bussare alla sua porta?
Genere: Generale, Romantico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Capitolo XV

 


 

 

- Cosa ci fai qui?- la accusai, con l'ostilità chiara nella mia voce. Lexie rise.

- Sono rimasta davvero sorpresa quando ho scoperto il motivo per cui Vic si da tanto disturbo...- rispose. Scesi dal letto, andandole incontro. Lei rimase ferma al suo posto.

Mi era bastato un attimo per capire, una frazione di secondo.

- Cosa vuoi da me...?-

- Io sono il motivo per cui Chris è ancora vivo...- mi rispose – Fosse dipeso da me saresti già cenere nel vento... ma io e Victor abbiamo raggiunto un accordo...-

La presi per la gola sollevandola verso l'alto, mentre lei rimaneva a mezz'aria, sospesa.

- Non lo toccherai nemmeno con un dito...- ringhiai.

- Mi pregherà di concedermi a lui prima di quanto credi...-

Il gioco era fin troppo semplice, per quello sarebbe andato a buon fine: ci minacciavano entrambi e sapevo che anche lui avrebbe ceduto. Avrebbe persino implorato di avere quella... quella donna... purchè non mi fosse fatto del male. Il pensiero mi fece stringere più forte la presa, mentre il veleno mi invedeva la bocca e il mio campo visivo si screziava di rosso. Avrei voluto ucciderla in quel momento, beandomi della sensazione del suo corpo privo di vita tra le mie braccia, con i denti affondati nel suo collo. Ma non ero una bestia.

- Non ti amerà mai...- risposi in un sussurro, lasciandola andare di colpo.

Rise, mentre atterrava con grazia sul pavimento. Victor mi prese per un polso, stringendolo tra le sue dita.

- Adesso basta...- mi intimò.

Lexie sorrise maligna, mentre lasciava la stanza ondeggiando. Guardai Victor con astio, mentre la rabbia continuava a ribollirmi nelle vene.

- Tutto questo... tanto disturbo per cosa? Rapire due bambine, Vic! Come riesci a guardarti allo specchio?!- lo accusai.

- Sono andato vicinissimo a perderti per sempre... allora non avevo mosso un dito per riportarti a casa. Non farò di nuovo lo stesso errore...- rispose.

- Perchè?- sbottai – Non ti bastano le tue puttane? Devi per forza rovinarmi la vita?-

- Elena...-

Il modo in cui sussurrò il mio nome mi fece gelare, ferma al mio posto. Mi prese tra le braccia, stringendomi al suo petto nudo mentre le sue labbra mi sfioravano i capelli.

Era un manipolatore. Mi usava, non esitava ad allungare la mano su ciò che voleva senza curarsi del male che lasciava dietro di sè...

Tremai, mentre una nuova lacrima di sangue percorreva la mia guancia, lasciando dietro di se una scia di dolore e morte che mi tolse il respiro.

- Vuoi che rimanga con te? Perfetto, ma alle mie condizioni...- dissi, autoritaria.

- Non sei nella posizione per dettare legge...- mi ammonì.

- Vic... non puoi controllarmi a vista. Sai che non è quello che vuoi e sai che non esiterei a gesti estremi se dovessi costringermi...- lo minacciai – L'ho già fatto...-

Avevo già provato a lasciarmi morire di fame...

Lo sentii sospirare, prima di cedere. Ricordava anche lui.

- Quali sono le condizioni?- mi chiese con un sospiro rassegnato.

- Lascerai andare le bambine e voglio essere presente in ospedale al momento del loro arrivo...- dissi sicura – E voglio vedere Christian...-

- Le bambine stanno bene... e anche il tuo amico non avrà torto neanche un capello se collaborerai...-

- Non hai capito: farai in modo che le bambine tornino in ospedale questa notte stessa sotto i miei occhi, e mi metterai in contatto con Charlotte e Chris...- ribattei, secca.

Lui mi prese il capo tra le mani, guardandomi fisso. Non so cosa lesse nel mio sguardo, perchè mi lasciò andare e si diresse verso la cucina.

- Dormirai qui, stanotte...- affermò.

- Voglio la tua parola, Romenek...-

Mi lanciò un telefono cellulare.

- Chiama chi diavolo vuoi... ma ricorda la posta in gioco, Elena... Domattina torneremo a casa...-

Casa. Quella parola aveva un significato molto diverso per noi due. Per lui significava Mosca, il piccolo regno in cui spadroneggiava come un vanesio signore medievale. Tutti chiedevano il suo consiglio. Tutti lo veneravano, ambendo a condividere con lui il suo potere intriso di sangue.

Per me significava Chris. Ovunque fossi stata insieme a lui, quella sarebbe stata la dimora della mia anima, il luogo in cui avrei finalmente trovato riposo.

Lo guardai sprezzante per un attimo, mentre componevo il suo numero.

"Capo?" fece una voce.

- Dimitrij, voglio parlare con Christian...- dissi, fredda, riconoscendo quella voce.

Non rispose, ma lo sentii trattenere un gemito di sorpresa mentre passava il cellulare al mio unico compagno.

- Chris..- lo chiamai.

"El, stai bene? Sono un idiota, era una trappola... Non avremmo mai dovuto dividerci..."

- Sto bene, tu come stai? Hai visto le piccole??- chiesi, in ansia. Dal tono della sua voce doveva essere immobilizzato in qualche modo.

"Stiamo tutti bene, anche se Susan è un pò spaventata... Penso che rimarranno qui ancora per poco... anche se non è stato torto loro neanche un capello..."

- Chris...- sussurrai.

"Non ti azzardare a pensarlo neanche..." mi ammonì.

- E' solo colpa mia... Lexie, lei sta con Victor... era tutto un piano per separarci...- dissi. Ero in prenda al dolore. Lontana da lui, contro la mia volontà, legata a doppio filo a quella donna che odiavo.

"Ricorda cosa ti ho detto..." mi sussurrò "In un modo o nell'altro ci ritroveremo..."

Mi sentii attraversare da un brivido mentre cercavo di reprimere il terrore che l'idea di stargli lontana suscitava in me.

- Ti ricatteranno... ci ricatteranno...- lo misi in guardia.

"Non fare niente di stupido..." mi raccomandò. Sentii la sua voce rompersi "Non permettergli di farti del male..."

- Chris..- singhiozzai, mentre una terza lacrima di sangue mi segnava il viso. Il significato delle sue parole mi scavò dentro, abbattendo ogni mia volontà di combattere.

"Piccola..." rispose, mesto.

- Si...- dissi solamente.

Lui rimase in silenzio per un istante, prima di sospirare.

"Ti amo..." mi disse "Non dimenticarlo mai, qualsiasi cosa accada..."

- Stanotte riporteranno le bambine in ospedale...- mormorai, cambiando argomento.

"Farò in modo di esserci anch'io..."

- Di loro che presto torneranno a casa... e che le adoro...-

"Lo farò..."

- Devo avvisare Charlotte...- aggiunsi.

"Non pensare a nulla, El... non pensare a me..."

- Sai che sarà impossibile...-

"Sei forte... ce la puoi fare..."

Il dolore ormai mi mozzava il fiato. Non riuscivo neanche a respirare.

- Devo andare...-

Riattacai di malagrazia, componendo un nuovo numero.

- Charlie, ho trovato le piccole...- dissi, senza giri di parole.

"Dove? El, stai bene?" rispose lei.

- Si, farò in modo che ritornino in ospedale entro stanotte. Posso contare su di te?-

"Che significa?" domandò sospettosa.

- Non posso dirti molto, ma non devi fare domande...-

"Come... come vuoi..."

- Devo chiederti solo un favore...- sussurrai mesta. Andai fino in fondo, nonostante la consapevolezza del baratro che mi attendeva si faceva sempre più pressante. Stavo rinunciando per sempre a ciò che mi avrebbe reso felice, alla mia vita, alle persone che amavo... tutto in un solo giorno.

- Fa che non rimangano senza una casa ancora a lungo... Mi capisci??- dissi.

"Io... volevo parlartene... Si, io e Dan pensavamo di prenderle in affidamento già da tempo. Solo non sapevo come l'avresti presa..."

Sospirai sollevata: sapevo che Charlie si sarebbe presa cura di loro, che era una donna assennata, di cui potermi fidare.

- Mi manderanno all'estero per... aprire una nuova filiale dello studio legale...-

"Ti sei messa nei guai con qualche criminale? E' per questo che non puoi dirmi altro?"

Era troppo sveglia, come sempre, ma mi offriva quella bugia su un piatto d'argento.

- Volevano farmela pagare... per questo hanno preso Sue e Mel... Proteggile, per favore!- la implorai.

"Le amo quanto te..." rispose semplicemente.

- Ti avviserò quando saremo nei paraggi... Mi dispiace di non poterti dire altro, ma non posso...-

"El... buona fortuna!"

- Grazie...-

Riattaccai, accorgendomi solo allora dello sguardo di Victor su di me. Mi si avvicinò lentamente, prendendomi tra le sue braccia. Disgusto e rassegnazione mi invasero.

- Un giorno capirai che ho fatto la selta giusta per entrambi...- mi disse.

- Portami dalle bambine...- risposi semplicemente.

Mi pulii il viso e attesi che si vestisse, prima di seguirlo nella sua auto di lusso. Guidò fino ad un appartamento a due passi dall'ospedale. Era tutto fin troppo facile.

Parcheggiò nel grande spiazzale di ghiaia, mentre afferrava il cellulare.

- Accompagna le bambine...-

Lo guardai sprezzante.

- E Grey, per favore...-

Mi rivolse uno sguardo muto, tentando di leggere la mia espressione, ma non avrebbe mai potuto comprendere ciò che le sue parole avevano scatenato nella mia testa.

Quella sarebbe stata l'ultima volta in cui avrei guardato Chris negli occhi, in cui il suo amore avrebbe riempito la distanza tra noi, avvolgendomi completamente. L'ultima volta in cui avrei affondato la mia anima nella sua, sentendomi a casa. L'ultima, in cui avrei sorriso pur di tranquillizzarlo, con la morte nel cuore.

Scesi dall'auto, lasciando che il gelo della notte calasse anche sui miei pensieri. Victor mi imitò, rimanendo a debita distanza.

Le vidi prima ancora di sentire il loro profumo intorno a me: Susan e Melanie. Le mie stelline.

Mi strisero in un abbraccio mentre entrambe mi regalavano un sorriso.

- State bene?- chiesi.

- Si, non ci hanno trattate male... dicevano che saresti venuta a prenderci...- disse Melanie.

- Sapevo che saresti arrivata...- confermò Susan – Anche Christian lo diceva...-

- Ragazze, c'è una cosa che devo dirvi...-

Entrambe mi fissarono, con gli occhi lucidi per il freddo.

- Mi hanno offerto un lavoro all'estero...- dissi.

Melanie mi guardò ferita.

- Ci lasci di nuovo?-

- No, vi ho trovato una casa!-

Le parole di Susan mi travolsero come una valanga, spazzando via la mia sicurezza.

- Ci porti con te?-

Scossi la testa, tristemente, mentre davo voce al mio piano per tenerle al sicuro.

- Charlotte e suo marito Daniel vogliono adottarvi...-

Il silenzio accolse le mie parole, carico di risentimento. Le lacrime sul volto di Mel spezzarono l'immobilità di quell'istante.

- Non piangere, tesoro...- dissi, tentando di abbracciarla.

Lei si ritrasse, come non aveva mai fatto.

- Lasciami...- Susan la prese per mano.

- Faremo come vuoi...- disse. Poi guardò Victor che aveva aperto la portiera posteriore della sua auto e mi superò senza dire una parola. Le sue parole mi schiaffeggiarono, lasciandomi inerme al mio posto. Una lascrima di sangue bagnò i sassolini chiari ai miei piedi. Una mano mi sollevò in viso.

Non servivano parole. Chris mi baciò con un'intensità tale da scuotermi. Mi strinse a sè, mentre mi aggrappavo alle sue spalle. Dolore, assenza, confusione, dolore. Dolore.

Mi staccai da lui per guardarlo negli occhi.

- Anch'io ti amo... Ovunque andrai, per sempre- dissi.

Lui mi accarezzò il viso con una mano.

- Ti ritroverò- mi promise.

Un'altra lacrima, un'altra stilettata al cuore, colò lungo il mio zigomo gelido.

- Cercherò di mettermi in contatto con te tutte le volte che potrò...- aggiunse.

- Non fare nulla di avventato...- lo ammonii.

- Te lo prometto...- sussurrò.

Mi staccai da lui, facendo violenza al mio corpo e alla mia mente.

- Devo andare...- sussurrai, cercando le bambine con lo sguardo.

- Ti perdoneranno...- mi rassicurò.

- Vorrei che fosse così...-

Lo strinsi per l'ultima volta forte a me per poi voltargli le spalle di colpo e rientrare in macchina.

Sentii Melanie sussultare quando sbattei la portiera, mentre Victor metteva in moto e ripartiva diretto all'ospedale.

Chiamai Charlotte, avvertendola del nostro arrivo.

Ciò che accadde in seguito fu solo un incrocio di sguardi. Il mio, carico di rammarico. Il loro pieno di delusione. Quello di Charlie, colmo di sollievo e gratitudine.

Mi sorrise da lontano mentre abbracciava le mie bambine e le portava al riparo. Loro non si voltarono indietro, lasciandomi paralizzata sul sedile di pelle.

Victor mi prese una mano.

- Andiamo...- mi disse. Il suo falso tono rassicurante sfregò contro le mie ferite aperte. Mi lasciai sfuggire un gemito, ma non sottrassi la mano.

Se dovevo soffocare nel dolore tanto valeva respirarlo a pieni polmoni e rendere tutto più veloce.

Ripensai all'inizio di quella serata, a come avevo creduto che fosse tutto destinato a risolversi in fretta secondo i miei desideri... Mai ero stata tanto lontana dalla realtà. Mai, tanto lontana da me stessa...

Scesi dall'auto di Victor in trance e salii nuovamente nella suite con lui. Lexie aveva tolto il disturbo e io non potevo non sentire la gelosia afferrarmi e stringere la presa sul mio cuore fermo al pensiero che lei condividesse anche solo pochi attimi con Chris. Con il mio Chris.

Il veleno, la bile, il sangue, richiami concordi con la voglia che avevo di ucciderla, mi salirono alle labbra. Io che avevo condiviso con lui la mia anima, che lo amavo come fosse parte di me, che ero sua e di nessun altro, dovevo cedere di fronte all'unica realtà che la mia mente riuscisse a concepire in quel momento: il tradimento. Lo avrei tradito. La repulsione che sentivo per me stessa non era sufficiente... L'idea che lui giacesse tra le sue braccia mi faceva impazzire, torturando ogni frammento del mio essere.

Indossai una camicia da notte che Vic mi aveva passato attraverso la porta socchiusa del bagno, dove mi ero rifugiata per una doccia.

Non aveva detto nulla, aspettava che fossi io a parlare per prima. Ma non avevo voce.

Lo guardai prenotare due voli per Mosca, prima di dirigermi alla camera da letto e stendermi su un fianco sul lato destro del materasso.

Lui si tolse la camicia e si avvicinò a me, sedendosi accanto alle mie gambe.

- Dormirò sul divano... Non ti toccherò...- disse.

- Come vuoi...- risposi a fior di labbra.

I suoi occhi indugiarono su di me per un attimo, prima che lui si alzasse e si spogliasse completamente stendendosi al mio fianco.

Rimasi a contemplare la radio sveglia per interminabili istanti prima che il gelo mi avvolgesse e il sonno mi prendesse con sè.

E il baratro mi accolse.

 

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