4°
capitolo: Until you're resting here with me
I
see my memories in black and white
they are neglected by space and time
I store all my days in boxes
and left my whishes so far behind
I find my only salvation in playing hide and seek in this labyrinth
and my sense of connection
is lost like the sound of my steps
is lost like the sound of my steps.
Elisa “Labyrinth”
Lui
lo convocò. Aveva coltivato quell' insano odio per anni, quel logorante
desiderio primitivo di rivalsa. Si viziava della sofferenza inflitta al proprio
nemico. Rideva dei suoi brividi di delizia, dal sapore di vendetta privata che
sapeva la sua vita.
La
totale eliminazione fisica era
cominciata.
“Ti
stavo aspettando” disse una voce acuta “dimmi, hai notizie in grado di allietarmi?”
“Sì,
padrone” rispose una voce untuosa
“Parla!!
Allora!! Mio servo!!” vociferò divertita l’altra voce.
“Mio
signore, è tutto pronto…” annunciò viscidamente “il giorno è arrivato,
padrone…”
Nelle
tenebre guizzarono due occhi vermigli e una risata dal sapore mortale si levò.
Rideva senza allegria, ma con crescente sadismo. Era, quindi, giunto il momento
della vendetta?
“L’ora
è arrivata…vai! Mio fedele servo” gracchiò soddisfatto “non deludermi!
Perché la mia collera si riverserà su di te!!”
“Si,
mio padrone” rispose sogghignando la figura incappucciata dalla voce viscida
scomparendo.
“Padrone”
lo chiamò una flebile voce femminile
“Bella!
Mia dolce Bella” disse con falsa dolcezza “ti darò la possibilità di
riscattarti”
“Oh!
Si, si..si mio padrone” rispose eccitata prostrandosi ai suoi piedi
“comandate, mio signore”
“Il
giorno è arrivato” fece lisciando i lunghi capelli neri della donna contratta
davanti a lui “radunatevi e attaccate Hogsmeade”
“Subito,
mio padrone” rispose infiammata “Si, si” fece toccando febbricitante il
mantello del suo padrone
“La
voglio vedere rasa al suolo, Bellatrix” pronunciò gelidamente divertito, i
suoi occhi bramavano vendetta “voglio vedere un massacro…tutti dovranno
morire invocando il mio nome”
“Si,
mio oscuro padrone…tutti gli infedeli moriranno” rispose ridendo follemente
e svanendo.
La
Seconda Guerra Magica era iniziata.
Hogwarts
era immersa nel silenzio, cosa innaturale considerando la moltitudine di alunni
che normalmente lo popolava, ma quell’anno il Natale veniva ottenebrato dal
ritorno di Colui-che-non-deve-essere-nominato. Si potevano sentire le leggere
melodie incantate trasportate di stanza in stanza dal gelido vento invernale.
Gli unici alunni che rimasero nella scuola per le vacanze natalizie furono Ron e
Hermione. Lei aveva faticato molto per convincere Ginny e Harry che la sua
decisione era irremovibile. Sarebbe rimasta ad Hogwarts. Ron le aveva fatto
promettere di non rivelare nulla di quello che le aveva confidato nella Stanza
delle Necessità.
Ron
le aveva spiegato di non aver molto tempo e che Silente ne era al corrente.
Molto presto sarebbe dovuto scappare da Hogwarts prima dell’arrivo dei
Guaritori, loro lo avrebbero rinchiuso per usarlo come cavia da esperimenti.
A
quel pensiero ad Hermione si riempivano gli occhi di lacrime, sentiva una morsa
allo stomaco e il cuore farle male. Si era imposta di non
farsi mai vedere in quello stato davanti a Ron, ma passando ogni momento
di quelle vacanze con lui, le era inevitabile pensarci e sentirsi perduta.
Ron
poteva solo immaginare lo sforzo che faceva Hermione per sembrare tranquilla e
allegra, ma si accorgeva anche del suo sguardo indugiare su di lui e gli occhi
gonfi e rossi. Gli si stringeva il cuore a pensarla in lacrime nel suo letto
pensando che presto lui…l’avrebbe dovuta abbandonare. Lei stava cercando in
tutti i modi di aiutarlo. Lo coccolava, lo copriva di attenzioni, si baciavano
abbracciati davanti il fuoco nella Sala Comune e giravano per la scuola mano
nella mano. Proprio come una coppia.
La
mattina di Natale, Hermione si alzò molto presto e si precipitò in bagno per
vedere se la sua massa informe di capelli era presentabile, ma guardandosi allo
specchio vide che i suoi capelli ricci e folti erano come sempre ostili. Arresa
all’idea di dover svegliare Ron in quelle condizioni Hermione si annodò bene
la fascia della vestaglia, su cui sua madre aveva inciso le iniziali H.J.G e si
diresse a passo spedito verso il dormitorio dei ragazzi. Portava in mano un bel
pacco rosso con un nastro giallo. Quello era il regalo per Ron.
L’assenza
totale di rumori rendeva il dormitorio quasi minaccioso. Subito però si accorse
di un leggero ronzio. Un largo sorriso incurvò le labbra di Hermione, quel
ronzio non era altro che il russare di Ron. Lo vide spaparanzato sul lettone
laterale. Gli elfi domestici dovevano essere già passati a sistemare la stanza,
perché tutti gli altri letti erano fatti.
Ignaro
della presenza estranea nella sua
camera, Ron continuò a bearsi nel suo sonno.
Lentamente
Hermione appoggiò il pacco sul comodino di Ron, e sistemandosi di fianco a lui
per guardarlo finì con l’addormentarsi anche lei.
Passarono
tutta la mattina lì a dormire, l’uno accanto all’altro. Forse per istinto
Ron aveva abbracciato Hermione nel sonno, ed ora erano abbracciati, lei che
riposava con il viso appoggiato al petto di lui e Ron dormiva respirando il
dolce profumo dei capelli ricci di Hermione.
Ad
un certo punto un fastidioso ticchettio svegliò Ron, di certo lui non aveva una
di quelle feglie o come si chiamavano
che aveva visto comprare a suo padre, ma quel fastidioso rumore ripetitivo
glielo ricordava abbastanza. Mugolando, subito si accorse di essere abbracciato
a qualcosa o qualcuno e dato la massa di ricci che gli coprivano la vista, Ron
capì che si poteva trattare solo di una persona. Hermione.
Sorrise
al pensiero di lei entrata nella sua stanza per dargli il regalo e che poi si
fosse addormentata accanto a lui, ma doveva ammettere che Hermione era una
ragazza estremamente ingenua. Ron non poteva certo definirsi un maniaco
sessuale, ma il fatto di trovarsi la propria ragazza nel proprio letto in
vestaglia poteva fare concorrenza al più sconci sogni adolescenziali.
Certo,
lui come tutti i ragazzi aveva sognato più volte di…si…insomma andare
oltre, ma ogni volta che guardava quegli suoi occhi color nocciola vedeva che
lei non era cambiata da quella semplice ragazzina di undici anni che aveva
conosciuto sul treno per Hogwarts sei anni prima. Hermione, indubbiamente, era
cambiata molto fisicamente, ma dentro lei era innocente e pura come un fiore di
primavera.
Improvvisamente
ricordò il perché del suo risveglio, infatti quel ticchettio non era cessato,
anzi era peggiorato nel frattempo. Cercando la fonte del rumore vide che fuori
dalla finestra accanto alla suo comodino, c’era Edvige la civetta di Harry.
Sorpreso, provò ad alzarsi senza svegliare la ragazza ancora profondamente
addormentata accanto a lui.
Appena
aperta la finestra, Edvige ondeggiò elegantemente fino ad appoggiarsi sul
margine dello schienale della sedia. Legate alla zampetta, c’erano tre
lettere. Accarezzandola, Ron slegò il tutto e sedendosi sul limite del letto,
lesse la prima lettera indirizzata a lui.
Era
di sua madre
Mentre
stava leggendo la pergamena Ron sentì Hermione muoversi sotto le coperte. Si
girò per guardarla e la vide sbattere le lunghe ciglia nella sua direzione e
fissarlo. Ron le sorrise dolcemente “Buon Natale, amore” e le sfiorò
teneramente le labbra.
Hermione
era esterrefatta, si era svegliata e si era trovata il volto di Ron sorridente.
Non ebbe nemmeno il tempo di capire come lui
fosse arrivato nella sua camera che capì di essere lei
nella camera da letto di Ron. Ora ricordava, lo aveva trovato addormentato e non
volendolo svegliare si era distesa anche lei per guardarlo, ma doveva essersi
assopita anche lei.
“B-Buon
Natale anche a te, Ron” rispose Hermione incerta, doveva ancora rimettere in
moto il cervello.
“E
così facciamo le visite, così di prima mattina, eh?” la stuzzicò lui
appoggiando la pergamena sul letto “mh?”
“V-volevo
farti una sorpresa…” si giustificò lei sulla difensiva
“Ah…ora
capisco…” rispose sorridendo maliziosamente
“Cosa?”
chiese Hermione, sistemandosi alla meno peggio la vestaglia.
“…Beh,
la sorpresa era trovarti nel mio letto, no?” fece Ron avvicinandosi
pericolosamente
“Come?
No, no! Hai frainteso…” saltò su Hermione arrossendo vistosamente.
Ron
stava cercando di non scoppiarle a ridere in faccia, ma il volto rosso di
Hermione era imparagonabile!
“Stavo
scherzando” la rassicurò Ron, accarezzandole la guancia
Hermione
lo guardò torvo, aveva capito che lui si stava divertendo a prenderla in giro,
ma non gliela avrebbe fatta passare liscia “Perché?” chiese guardandolo
“Mh?”
fece guardandola curioso, Ron non capiva a cosa alludesse con la sua domanda
“Non
ti piacerebbe trovarmi nel tuo letto, una di queste notti” disse con più
audacia di quel che credeva di possedere.
Ron
non rispose, ma il suo sguardo parlava da solo. Hermione era capace di mandarlo
nella più completa confusione. Un attimo prima gli sembrava di aver in pugno la
situazione, tanto da farla arrossire e un attimo dopo era lui a diventare rosso,
come un pomodoro.
“…’Mione…non
dovresti chiedere queste cose ad un ragazzo” disse in fine per sbloccare la
faccenda, non poteva certo risponderle che le sarebbe volentieri saltato
addosso, meglio tergiversare.
“Ah,
no? E perché?”
Ok,
lo faceva apposta. Lo stava chiaramente provocando per metterlo in difficoltà
“Perché…” fece distogliendo lo sguardo. Sentiva caldo, molto caldo
“…ecco…insomma…è normale”
“Ron,
lo sai vero, che non stai rispondendo!?” lo ammonì divertita.
“Oh!!
Merlino! Hermione…certo che mi piacerebbe trovarti nel mio letto, ma non solo
una notte, tutte le notti, i giorni e le ore!!” rispose Ron coprendosi gli
occhi “solo che non succederà!!” si stava vergognando da morire. Gli aveva
praticamente confessato che la desiderava
sempre.
Hermione
cercò di toccarlo “Ron…”
“No,
scusami…dimentica quello che ho detto, ok?” disse scostandosi da lei.
“Ron,
tu vorresti fare l’amore con me?”
domandò con voce sicura, se era quello…lei gli avrebbe regalato tutta se
stessa.
Per
la terza volta Hermione riuscì a
scioccarlo. Prima la trovava addormentata di fianco a lui, poi gli chiedeva se
non gli sarebbe piaciuto trovarsela nel suo letto una notte ed ora questo…
“Vuoi
fare l’amore con me?” ridisse Hermione
alzandosi e cercando lo sguardo di Ron. Lei si sarebbe concessa a lui, se lui lo
desiderava. Si amavano così tanto, eppure aveva condiviso quei loro intensi
sentimenti per un tempo così breve.
“…’Mione…”
fece Ron guardandola e spostando i suoi capelli dietro l’orecchio
“n-non…devi farlo se non sei pronta”
“Io
sono pronta a tutto per te, ma non sono pronta a lasciarti andare…” mugugnò
scossa dalle prime lacrime “non sono pronta a lasciarti morire, Ron”
“Shhh,
non piangere, amore mio” le sussurrò all’orecchio mentre si stringevano
l’uno all’altro “Ti amo, Hermione…e questo non cambierà mai”
Non
esistevano parole, carezze o baci in grado di portare un po’ di sollievo nel
cuore di Hermione.
“Anch’io,
Ron…per sempre” gli rispose, regalandogli un bacio dal sapore amaro.
Ma
la bella atmosfera venne disturbata dal tubare indignato di Edvige.
“Ron?”
lo chiamò Hermione “ma quella non è Edvige? Perché è qui”
“Ah,
già! Le lettere…” disse a voce alta, rammentando delle lettere.
“Lettere?”
ripeté avvicinandosi al letto. C’erano tre lettere di cui una già aperta.
Probabilmente erano gli auguri di Harry e Ginny “e questa?” chiese prendendo
la lettera. Era di sua madre.
“Me
l’ha mandata mia madre” rispose
lieve
Chiedeva
scusa per qualcosa che gli aveva detto. La signora Weasley doveva averla scritta
piangendo perché c’erano sbavature su alcune parole. Chissà cosa si era
detti “Le risponderai?”
Ron
non voleva farlo, anche perché cosa le avrebbe potuto scrivere? Che la
perdonava, era logico che lo faceva, non odiava sua madre per quelle parole, ne
i suoi fratelli, semplicemente non sarebbe cambiato nulla. Lui sarebbe morto e
non credeva nei miracoli. Hermione inspiegabilmente attenuava le voci
e da molto tempo si era sentito come un semplice ragazzo, senza tormenti, voci
o incubi. Ma quelle rare volte che loro
prendevano il sopravvento sentiva che qualcosa di spaventoso stava per accadere,
sentiva il richiamo del sangue dentro di se e per riacquistare la ragione si
feriva, perché il dolore fisico era l’unica cosa che lo destava dal torpore
delle voci.
Qualcosa
di estremamente terribile stava per succedere perché le voci
erano vaghe e lui esaltato, eccitato da
qualcosa.
Hermione
si avvicinò vedendolo assorto “A cosa pensi?”
Ron
le afferrò il braccio dolcemente, le baciò il dorso della mano e la strinse a
se “Penso che non cambierebbe nulla se le scrivessi o meno”
Hermione
si scostò subito e lo guardò accigliata “Certo che cambierebbe, tutto!”
disse lei “Vuoi lasciare tua madre, così? Con il rimorso per tutta la sua
vita?”
Ron
distolse lo sguardo “..No…ma…”
“Hai
intenzione di fare così anche con me?” disse infine allontanandosi da lui,
sentiva quel tremendo dolore all’altezza del cuore, lui sarebbe sparito un
giorno. Senza un biglietto, una parola… l’avrebbe abbandonata.
“Come?”
fece cercando di toccarla, ma lei si allontanava. Non poteva credere che
Hermione avesse quella paura. Certo lui doveva andarsene, ma non sarebbe sparito
all’improvviso.
“No…”
gemette lei evitando le sue mani
Erano
distanti, lei al limite della stanza e lui lì in mezzo. La vedeva coprirsi la
bocca per reprimere i singhiozzi. Hermione era forte, intelligente e razionale,
ma lei aveva messo la sua fragilità nelle mani di Ron. Una parole e si sarebbe
infranta.
“Non
lo farei mai” disse “Mai”
Verso
l’inizio del pomeriggio Edvige tornò soddisfatta alla Tana. Il suo arrivo
portò sollievo a tutti gli abitanti della casa, anche se si poteva percepire
una buona dove di nervosismo.
La
signora Weasley era così distratta che per poco non mandò a fuoco tutto il
pranzo di Natale. Ginny e Tonks si erano offerte per aiutarla – ma soprattutto
per controllarla – a preparare. Seduti intorno al tavolo c’erano Bill, Lupin
e il signore Weasley che parlavano fitti di qualcosa – probabilmente su affari
dell’ordine – Charlie stava ridendo con Fred e George su delle nuove
caramelle. Più lontano stava seduto insieme a loro Percy e Penelope.
Harry
appena arrivato alla Tana, quando aveva visto Ginny saltare addosso ad
uno dei suoi fratelli. Ad abbracciarla non era altro che Percy. Subito lo aveva
salutato e si era scusato per tutto. Harry sapeva che Percy era estremamente
orgoglioso e quindi accettò le sue scuse senza commenti. Lui gli aveva lanciato
una sguardo eloquente di muto ringraziamento e aveva presentato a loro la sua
fidanzata Penelope. Presto si sarebbero sposati.
Fred
e Gorge avevano spiegato ad Harry che Percy era stato costretto da Penelope a
rispondere all’invito. Penelope era stufa che Percy si nascondesse dietro il
suo stupido orgoglio, e ormai con la venuta di Colui-che-non-deve-essere-nominato
era ora di scusarsi e di unire le forze. Così Percy era tornato e per poco la
signora Weasley era stata felice, ma poi inevitabilmente si era rattristata.
Percy
era tornato, ma ora era Ron che mancava.
Edvige
andò ad atterrare sulla spalla di Harry e gli beccò affettuosamente le dita.
Legate alla zampetta c’erano due lettere. La signora Weasley non riuscì a
trattenere le lacrime, il suo bambino non aveva risposto. La odiava e non poteva
far nulla per cambiare le cose.
Harry
vedendo la disperazione della signora Weasley, aprì in fretta le lettere. Una
era di Hermione e l’altra di Ron.
“È
di Ron…è per lei, signora Weasley” disse allungandole la lettera. La
sorpresa della donne fece sorridere Harry, probabilmente essendone arrivate solo
due, doveva aver pensato che Ron non le avesse risposto.
Il
signor Weasley prese la lettera e si sedette di fianco alla moglie e insieme la
lessero.
Cara
mamma,
Io sto
bene e mangio a sufficienza. Grazie per la torta - era davvero ottima – e
anche per il maglione.
Non devi
più tormentarti, non ti odio mamma e
non hai nulla da farti perdonare. Devi credermi. Anzi sono io che dovrei
chiederti perdono, per tutto il dolore che stai provando. Devi stare bene anche
per me, mamma. Ora mi sento meglio, anche perché vicino a me c’è una persona
a cui voglio molto bene.
Ti
voglio bene mamma, anche a papà.
Non
piangere più per me. Voglio che mi prometti che sorriderai, perché quando lo
fai sorrido anch’io.
Tuo
Ron
P.S.
Fate gli auguri a tutti da parte mia.
Tutti
aspettavano che iniziasse a piangere, ma la signora Weasley sorrise, non avrebbe
deluso suo figlio. Lui l’aveva perdonata ed ora di andare avanti. Se poteva
aiutarlo anche solo sorridendo lo avrebbe fatto. E poi era più tranquilla ora
che Hermione era con suo figlio.
“Ron
vi saluta e vi augura Buon Natale” fece alzandosi e sorridendo.
Anche
suo marito sorrideva, Ron aveva ridato il sorriso a sua moglie. Non lo aveva
detto a Molly, ma aveva ricevuto qualche giorno prima una lettera da Silente, in
cui era scritto che il tempo stava per esaurirsi e presto Ron sarebbe dovuto
essere internato. Silente però aveva scritto che lui era deciso a non farsi
rinchiudere. Poteva solo immaginare cosa sarebbe successo.
Passarono
serenamente tutto il pomeriggio, Hermione aveva mandato una lettera ad Harry e
Ginny, dove li ringraziava degli auguri e li rassicurava che stava bene. Scrisse
che stava sempre con Ron. Ginny era felice perché nell’ultima riga Hermione
aveva scritto che era felice con lui. Questo poteva solo significare che si era
dichiarati, ma soprattutto che Ron si fosse finalmente aperto.
“Sono
felice” disse Ginny la sera di Natale, mentre sedeva vicino ad Harry. Avevano
deciso di comune accorto di non dire ancora che stava insieme.
“Si?”
rispose guardandola, era bellissima. I suoi capelli solitamente legati in una
coda, quella sera li aveva sciolti e le ricadevano morbidi sul viso e sulle
spalle. Guardava il luccichio ramato di quei capelli, osservava il movimento
delle sue labbra. Ne era incantato.
“Sono
felice perché mia madre non piange più” fece alzandosi e sedendosi sul
tappeto vicino al fuoco “perché Percy è tornato” disse attirando Harry
vicino a lei “perché Ron ha Hermione vicino, ma soprattutto perché ho te”
finì di dire abbracciandolo. Tutti dormivano, Percy e Penelope erano tornati a
casa loro mentre Tonks e Lupin, erano tornati a Grimmauld Place.
Harry
non aveva più rimesso piede a Grimmauld Place dalla morte di Sirius, ma sapeva
che un giorno ci sarebbe dovuto entrare. Però ora, voleva sono starsene
abbracciato a Ginny e non pensare più a nulla.
Tutti
aveva notato il cambiamento di Harry e intuivano che fosse per il fatto che
stesse con Ginny, infatti lui sorrideva molto di più ed era anche più
determinato. Tanto è vero che aveva chiesto a Lupin di insegnargli tutto quello
che poteva essergli utile per difendersi.
Fu
così che durante la prima settimana di vacanze Harry si allenò con Lupin e
Tonks ad imparare più cose possibili. Alla sera era sempre stanco ma
soddisfatto, faceva dei progressi e si sentiva anche più sicuro di se. Stava
andando tutto per il verso giusto.
La
terza notte di Gennaio la cicatrice a saetta di Harry gli scaricò come delle
scosse elettriche ed urlò tanto era il dolore. Il suo gridò svegliò tutti e
tutta la famiglia Weasley si precipitò nella sua stanza, Ginny in testa. Stava
accadendo qualcosa, perché Voldemort era soddisfatto, lo sentiva ridere felice,
se così si poteva definire… proprio come l’anno prima. Non riusciva ad
articolare nessuna parola per colpa del bruciore della cicatrice. Gli stava
letteralmente perforando il cervello.
Poi
tutto cessò. Harry sentì la sua voce nella testa.
“Guarda
Potter…”
Harry
si svegliò d’improvviso. Bill e Charlie lo tenevano inchiodato sul letto. Lì
guardò confuso e spaventato. Ricordò solo una cosa: il corpo senza vita
di…Silente.
Voldermort
gli aveva fatto vedere Hogwarts in fiamme e il corpo senza vita di Silente.
“Silente…Hogwarts
è in fiamme…hanno attaccato la scuola” disse Harry senza fiato.
Bill
lo guardò incredulo “Sei sicuro, Harry?” chiese allentando la presa, ma il
frastuono di vetro rotto e un urlo bloccò Harry. Tutti si girarono per capire
cosa fosse successo e videro che Molly non era nella stanza con loro. Subito il
signor Weasley si precipitò giù dalle scale e vide sua moglie inginocchiata a
piangere. Piangeva e si era ferita una mano con i pezzi di vetro.
“Molly
cara, cosa è successo” domandò apprensivo suo marito, colpendo leggermente
con la bacchetta la mano della moglie, che continuava a piangere.
“Mamma,
cos’hai?!!” domandò Ginny, toccandole la schiena.
Fu
allora che tutti guardarono la direzione del dito della signora Weasley e
nessuno riuscì ad evitare un fremito di sorpresa. Stavano tutti sgranando gli
occhi addosso alla lancetta di Ron sul numero 12: Pericolo di morte.
“Il
mio bambino” singhiozzò la signora Weasley
“BILL!!
CHARLIE!! cercate subito di contattare Lupin e gli altri!!” urlò il signor
Weasley “Ginny occupati di tua madre…FRED! GEORGE!! Avvertire il
ministero” fece poi voltandosi verso la cucina “Harry vieni con me!”
“Dobbiamo
cercare una Passaporta” disse indaffarato il signor Weasley “spero che sia
dove Silente l’ha lasciata”
“Com’è
fatta?” domandò angosciato, sentiva ancora i lamenti della signora Weasley
provenire dal salotto e le parole di Ginny.
“È…una
piccola palla…mmmh gialla” disse rovistando come un matto nei cassetti
“Silente me l’ha affidata per precauzione…nel caso dovessimo andare…ah!
trovata” fece alzando la mano in alto. Teneva una pallina da Tennis in mano.
In
quel momento si materializzarono Tonk, Lupin e Alastor Moody. Bill e Charlie
erano al seguito “Dobbiamo muoverci!! Arthur la Passaporta?” disse conciso
Moody
“Si…eccola”
fece appoggiandola sul tavolo
“Voglio
venire anch’io!!” disse forte Harry, non poteva rimane lì, fermo sapendo
che Ron ed Hermione erano in pericolo. Non poteva credere che Hogwarts era in
fiamme e che Silente fosse veramente morto “Vi prego”
“Non
sappiamo quello che ci aspetta, Harry” disse Lupin guardandolo intensamente
“Potremmo trovare molti Mangiamorte lì”
“Non
aspettano altro che te, Harry e noi non possiamo rischiare” fece sbrigativo
Moody trapassandolo col suo occhio magico “lo capisci, vero?”
“Si”
disse rassegnato
“Bene”
e con uno scoppio le sette figure sparirono.
Ron
era al settimo cielo. Non poteva nemmeno crederci. Silente aveva fatto un
miracolo, era davvero riuscito a guarirlo. Sarebbe potuto tornare dalla sua
famiglia, avrebbe potuto stare per sempre con Hermione. Non ci credeva.
Hermione
nel frattempo stava piangendo come una fontana e rideva, piangeva e rideva
ancora. Non sapeva che fare. Era scioccata. Silente aveva salvato Ron…le aveva
ridato la speranza. Non poteva crederci. Tutto si sarebbe risolto. Ron non
sarebbe morto. Non l’avrebbe abbandonata.
Erano
così felici che rimasero lì abbracciati piangendo entrambi per chissà quanto
tempo.
Era
guarito, più nessuna voce, incubi,
allucinazioni o dolore…lui era
scomparso. Non sarebbe più stato male. Tutto sarebbe tornato come una volta.
Ora poteva riabbracciare sua madre, suo padre e i suoi fratelli. Avrebbe potuto
riavere il suo migliore amico e sua sorella. Ma, la cosa più importante era che
sarebbe rimasto con Hermione per il resto della sua vita.
“È
come se ci fossimo sposati, vero?” disse Hermione senza fiato per il troppo
piangere. Doveva avere un’ aspetto terribile. Ma aveva pianto di gioia
talmente tanto che era sfinita.
“Si”
rispose stringendola ancora di più tra le braccia
La
sera del 31, Silente aveva chiamato sia Ron che Hermione nel suo ufficio. Li
aveva fatti accomodare e gli aveva presentato davanti due piccoli pacchetti.
Entrambi lo guardarono perplessi.
“Sono
per voi… è un regalo” disse rispondendo alla loro perplessità
“M-ma
professore…noi non abbiamo…” balbettò confusa Hermione
“Shh,
Shhh! Non deve preoccuparsi sig. Granger” la interrupe dolcemente “Su, che
aspettate?”
Incerti
Ron e Hermione aprirono i piccoli pacchetti e al loro interno trovarono due
collane con un ciondolo piccolo.
Ron
la guadò un po’ sbieco “Professore?” fece alzando la piccola collana fino
all’altezza del suo viso “è una collana?”
“Esattamente,
signor Weasley” rispose Silente sorridendo “ma vede non è una collana
comune”
“Ah…e
cos’è?” gli fece eco Ron.
“Appartenevano
ad una mia cara amica, la signora McFandes… lei me li ha cortesemente dati”
disse rivolgendo lo sguardo a Ron.
“La
signora McFandes?” ripeté incredulo Ron
“Si,
deve sapere che quelle collane avevano il potere di annullare
i poteri del signor McFandes” spiegò pacatamente “ma funzionano solo se si
è in due ad indossarli…”
Ron
e Hermione si fissarono frastornati, veramente quella semplice collana sarebbe
stata in grado di annullare gli effetti devastanti delle voci
su Ron. Era tutto vero? Lui sarebbe guarito?
“È
tutto vero… non ho potuto rivelarvi prima della loro esistenza perché non ne
ero certo nemmeno io” disse spostandosi e dirigendosi verso Fanny che era
molto affaticata “ma ora, appartiene a lei signor Weasley la deve indossare
sempre, solo così potrà aver effetto e anche lei signorina Granger, la dovrà
sempre portare…vedete è una questione d’equilibrio”
“D-Davvero
funzionerà?” chiese titubante Hermione “Ron…non morirà?”
“No,
non morirà…ma su, mettetele” fece loro cenno.
Ron
la indosso immediatamente e una leggera luce scaturì dal ciondolo. Si sentì più
leggero, più vuoto in un certo senso, non avvertiva più nessun dolore. Come
quelle volte che stava insieme ad Hermione “Ma come è possibile? Come faceva
lei a sapere della loro esistenza?
“Nessuno
nasce malvagio, signor Weasley, sono le nostre scelte a condurci in una
direzione o nell’altra” disse tristemente fissando un punto indefinito oltre
la spalla di Ron “il signor McFandes era una persona molto tormentata,
nonostante la presenza della collana, lui non riuscì a darsi pace e decise di
farsi giustizia, fu così che sposò la causa di Voldemort e divenne il primo
Mangiamorte”
“E
lei? Che fine ha fatto?” chiese Hermione
“La
signora McFandes?”
“Si”
“Lei
era una donna estremamente forte” disse risistemandosi sulla poltrona oltre la
scrivania “lo è tuttora, ma si sa il più dolce dei sentimenti è
anche il più caparbio. Lei lo sostenne sempre
e comunque”
“Sostenne?”
ripeté Ron
“Lei
non venne mai incriminata per i fatti del massacro del Red Eden, perché fu lei
stessa a denunciare il marito”
“Oh!
Santo cielo!” esclamò Hermione “e poi?”
“Rimase
accanto al marito ad Azkaban – venne incriminata per complicità - fino al
verdetto al noxa
immortālis. Poi 10
anni fa ne uscì e si ritirò. L’ho cercata in tutti i modi in questi mesi,
poi finalmente la trovai e lei mi consegnò le collane…il suo bene più
prezioso”
Ron
voleva urlare dalla gioia “Sono in debito con lei”
“No,
è un regalo”
“Allora
grazie” fece alzandosi
Hermione
guardò Silente con le lacrime, doveva quella felicità a Silente. Doveva la
vita di Ron a Silente “Io…non so…come ringraziarla”
“Gli
stia vicino…sempre”
“Lo
farò” e così Hermione e Ron lasciarono pieni di una nuova speranza
l’ufficio di Silente.
Passarono
i giorni successivi allegri, felici e anche i professori se ne rallegrarono. Ma
la notte del 3 Gennaio Ron si svegliò in preda ai dolori. Subito si alzò
l’orlo della maniche per capire cosa fosse. Che l’amuleto non funzionasse?
Ma non era come le altre volte. C’era qualcosa nell’aria e capì tutto
vedendo lo scempio sul suo braccio destro. Stava per succedere qualcosa.
Ron
si alzò e si vestì il più in fretta possibile e scese velocemente le scale a
spirale fino ad arrivare in sala Comune e lì chiamò a voce alta Hermione. Non
poteva salire nel dormitorio ma almeno poteva sgolarsi senza problemi. Dopo
pochi urli dall’alto della scala arrivò una Hermione mezza addormentata e
spaventata da quegli urli “Cosa succede?”
“Dobbiamo
andarcene, ‘Mione” disse facendole gesto di scendere “dobbiamo avvertire
Silente…sta per succedere qualcosa”
“Cosa?”
domandò prendendolo per mano e correndo fuori dal dormitorio.
“Non
lo so…ma sento che non sarà nulla di bello” rispose scendendo velocemente
le scale, poi percorsero il corridoio ed arrivarono davanti l’ufficio del
preside “Cavolo!!La parola d’ordine”
“La
so io… Zuccotti
di Zucca” disse sicura e
in risposta il gargoyle si animò.
“Sarei
perso senza di te” fece Ron regalandole un sorriso “questo lo sai?”
“Si,
lo so… e so anche che anch’io sarei persa senza di te” rispose arrossendo
un po’. Ron le faceva sempre quest’effetto.
Arrivati
davanti alla porta di quercia che dava sull’ufficio di Silente, udirono delle
voci. La porta era semiaperta ed entrambi videro Silente con in pugno la
bacchetta e il braccio di un’altra persona. Ma non riuscirono a capire chi
fosse essendo fuori dal raggio della fessura da cui guardavano.
“Ti
aspettavo” fece Silente pacato
“Vedo
che non sei sorpreso” rispose una voce untuosa
Quella
voce…Ron e Hermione si guardarono negli occhi ed entrambi compresero che
quella bacchetta e quella voce non fosse altri che del professor Piton. Lui che
faceva parte dell’Ordine, che era stato a Grimmauld Place da loro. Lui era
forse una spia di Voldemort?
“Ron…”
bisbigliò Hermione spaventata, ma lui non rispose, le strinse solo più forte
la mano.
Poi
delle grida gli fecero trasalire. Stava succedendo qualcosa agli altri
professori.
“Non
va ad aiutarli, Silente” disse Piton schernendo
Silente
non rispose, ma rimase lì immobile a fissare gelido il suo avversario “Ho
fiducia nei miei colleghi”
“Tsk,
fiducia…” ringhiò in risposta Piton
“Anche
se morirò non cambierà nulla, Severus”
“Invece
cambieranno molte cose con la sua morte” ribatté sferzante “ti ucciderò e
nessuno lo saprà mai… nemmeno quegli stupidi quadri”
“Ehi!!
Isolente!!” rispose una voce alterata da un quadro “Tu hai tradito tutti!!
Corrotto!!”
“ZITTO!!”
reagì Piton “è ora di farla finita”
Ma
prima che Piton potesse scagliare un’incantesimo, Ron irruppe nella stanza e
con un forte spintone alla porta colpì Piton che, sbilanciato sbatté addosso
alla parete.
“Professore!!
Venga!!” urlò Hermione in direzione di Silente
“Andate
voi!” rispose avvicinandosi alla porta “Ora voi sapete…”
“Ma…”
cercò Ron di convincerlo
“Ricordate,
non cambierà nulla con la mia morte…” disse sorridendo dolcemente “Su!!
Andate! Scappate!!” ordinò prima di chiudere con un forte scatto l’enorme
porta di quercia.
Non
fecero nemmeno in tempo a cercare di forzare la porta che sentirono le urla di
Piton“Ti ucciderò e poi ammazzerò quei sudici seccatori”
“Hermione
dobbiamo andarcene subito” sibilò duramente “dobbiamo scappare”
“E
Silente? E gli altri professori?” protestò spaventata
“Non
possiamo fare più nulla qui per
Silente” le rispose “ma salvandoci potremo raccontare ciò che è
successo”
Hermione
si fece condurre fuori dall’ufficio del preside senza fare resistenza. Giunti
al corridoio udirono più distintamente le urla. Si udivano incantesimi e
contro-incantesimi, urla di dolore. Videro fiamme rosse e verdi rimbalzare fuori
dalle stanze. Erano i Mangiamorte di Voldemort.
“Andiamo”
E
così corsero senza mai fermarsi fino fuori dal castello, fortunatamente non
incontrarono nessuno, anche se scorgerono di sfuggita il corpo senza vita di
Mrs. Purr.
Era
notte fonda e arrivati al limite del castello videro l’immensa distesa di neve
che circondava tutta Hogwarts. Faceva freddo. Hermione era vestita solo del suo
pigiama e della sua vestaglia mentre Ron dalla fretta indossava solo un paio di
pantaloni e una felpa.
“Mmh…ok!”
mormorò sfilandosi la felpa e porgendola ad Hermione “mettila”
“Cosa?
No..no prenderai freddo senza!!” protestò lei animatamente
“Prenderò
freddo comunque e poi tu hai solo il pigiama” ribatté prontamente alla sua
protesta “Forza! Dobbiamo raggiungere la Stamberga Strillante attraverso il
Platano Picchiatore…lì saremo al sicuro”
Suo
malgrado Hermione indossò il maglione di Ron e incedendo dietro di lui si
incamminarono verso il Platano Picchiatore. Ron usò un incantesimo riscaldante
per scioglie la neve, ma avanzavano a rilento tanta era la neve che qualcuno
avrebbe potuto vedere il luccichio dell’incantesimo in quella buia notte.
A
metà strada sentirono un possente ruggito e girandosi videro la possente figura
di Hagrid spuntare dal nulla e gettarsi su una figura incappucciata. Lo videro
combattere contro l’altra figura “Scappate!! Forza!! Ci penso io qui!!”
gridò nella loro direzione
“Hagrid”
singhiozzò Hermione trascinata da Ron
“Hermione
dammi la tua bacchetta, con due faremo prima” disse girandosi a guardarla
“Fatti forza”
Finalmente
giunsero in prossimità del Platano Picchiatore. Dovevano bloccarlo come al
terzo anno. “Ci serve qualcosa per bloccarlo” disse Ron cercando
nell’oscurità un ramo.
Hermione
stava tremando violentemente dal freddo, aveva i piedi congelati e non sentiva
più la sensibilità delle gambe “Ron!! Lì c’è un ramo!!”
Ron
seguì con lo sguardo la direzione del braccio “Accio ramo!!…Oh,
perfetto!!”
Grazie
al ramo, Ron riuscì a bloccare il Platano Picchiatore schiacciando il nodo nel
tronco ed entrarono così nel passaggio segreto che portava alla Stamberga
Strillante. Attraversarono sempre più incupiti il tunnel e finalmente
arrivarono nella stanza che pochi anni prima aveva ridato un padrino ad Harry. Lì
sarebbero stati al sicuro per un po’.
Qualcosa,
però stava succedendo fuori da lì. Un forte odore di zolfo e di bruciato aveva
infettato l’aria. Si sentivano rumori lontani smorzati dalla neve. Nel buoi
della stanza un lampo attirò la loro attenzione. Ron ed Hermione – riscaldata
dall’incantesimo – si affacciarono alla finestra dalla quale entrava la
strana luce e lo videro.
Il
marchio nero risaltava fiero su tutta Hogsmeade. Era in fiamme. Tutto bruciava.
Ron
era inorridito. Tutte quelle persone…stavano bruciando vive nelle loro case.
Non si sarebbero salvate.
Hermione
scivolò senza forze a terra e se non fosse stato per Ron avrebbe sbattuto la
testa, tanto era lo sgomento della ragazza. Era rimasta ammutolita davanti a
tutta quella crudeltà.
Poteva
esserci speranza in quel mondo che tanto
amava e che stavano tentando di annientare.
C’era veramente la speranza di un nuovo giorno?
Fine
4° capitolo
|
|
|
|
|
|
\/
Ringrazio:
Pepero
MandyJJ
Magica
Miky
Black
SiJan
Caillean
Blacky
Un
grazie immenso come l’universo!! ^___^ Grazie,
Grazie e Grazie!! Spero che siate contente del nuovo capitolo!!
Forse
potrete pensare che ci siano degli spoiler, ma non è così!! Disgraziatamente
ho letto degli spoiler sul 6° libro – praticamente è scritto dappertutto -
però tutta la faccenda lo sviluppata nella mia maniera. Non so nulla sul reale
svolgimento della storia di Harry Potter e il Principe MezzoSangue. E vorrei
rimanerle totalmente all’oscuro fino all’uscita del libro (*o*)
Comunque
nella mia testa era già tutto chiaro dalla prima e ultima riga. È sempre stato
così il naturale svolgersi della storia…con o senza 6° libro…diciamo solo
che ho dato più spessore.
Vabbè!
Vi aspetto per i commenti!! Numerosi!!