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Autore: Deriama    25/08/2005    10 recensioni
“Così come? La colpa è solamente tua Ron!! Sei tu un incapace, punto!! Anch’io sono stufa di dover sempre litigare con te!! Nonostante io ti aiuti continuamente tu hai il coraggio di dirmi che ti faccio sentire un idiota… forse perché lo sei? Te lo sei mai chiesto? Eh?” concluse Hermione ansimante per lo sfogo violento. Forse aveva esagerato, Hermione non lo reputava un idiota ma quando parlava così era molto vicino ad esserlo. Ron dal canto suo, dopo la risposta secca di Hermione non aveva proferito parola. Il suo rossore era sparito lasciandolo pallido e all'improvviso stanco. Ron sentiva che quelle parole erano vere e in quel momento qualcosa di sottile, sotto le fasce, gli stava ferendo le braccia. Il dolore era forte, ma mai così intenso come la tristezza che si stava imprigionando di lui. ASPETTO I VOSTRI COMMENTI!!! ^__^ grazie!!!
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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4° capitolo: Until you're resting here with me

 

I see my memories in black and white
they are neglected by space and time
I store all my days in boxes
and left my whishes so far behind
I find my only salvation in playing hide and seek in this labyrinth
and my sense of connection
is lost like the sound of my steps
is lost like the sound of my steps.

Elisa “Labyrinth”

 Lui lo convocò. Aveva coltivato quell' insano odio per anni, quel logorante desiderio primitivo di rivalsa. Si viziava della sofferenza inflitta al proprio nemico. Rideva dei suoi brividi di delizia, dal sapore di vendetta privata che sapeva la sua vita.

La totale eliminazione fisica era cominciata.

“Ti stavo aspettando” disse una voce acuta “dimmi, hai notizie in grado di allietarmi?”

“Sì, padrone” rispose una voce untuosa

“Parla!! Allora!! Mio servo!!” vociferò divertita l’altra voce.

“Mio signore, è tutto pronto…” annunciò viscidamente “il giorno è arrivato, padrone…”

Nelle tenebre guizzarono due occhi vermigli e una risata dal sapore mortale si levò. Rideva senza allegria, ma con crescente sadismo. Era, quindi, giunto il momento della vendetta?

“L’ora è arrivata…vai! Mio fedele servo” gracchiò soddisfatto “non deludermi! Perché la mia collera si riverserà su di te!!”

“Si, mio padrone” rispose sogghignando la figura incappucciata dalla voce viscida scomparendo.

“Padrone” lo chiamò una flebile voce femminile

“Bella! Mia dolce Bella” disse con falsa dolcezza “ti darò la possibilità di riscattarti”

“Oh! Si, si..si mio padrone” rispose eccitata prostrandosi ai suoi piedi “comandate, mio signore”

“Il giorno è arrivato” fece lisciando i lunghi capelli neri della donna contratta davanti a lui “radunatevi e attaccate Hogsmeade”

“Subito, mio padrone” rispose infiammata “Si, si” fece toccando febbricitante il mantello del suo padrone

“La voglio vedere rasa al suolo, Bellatrix” pronunciò gelidamente divertito, i suoi occhi bramavano vendetta “voglio vedere un massacro…tutti dovranno morire invocando il mio nome”

“Si, mio oscuro padrone…tutti gli infedeli moriranno” rispose ridendo follemente e svanendo.

La Seconda Guerra Magica era iniziata.

Hogwarts era immersa nel silenzio, cosa innaturale considerando la moltitudine di alunni che normalmente lo popolava, ma quell’anno il Natale veniva ottenebrato dal ritorno di Colui-che-non-deve-essere-nominato. Si potevano sentire le leggere melodie incantate trasportate di stanza in stanza dal gelido vento invernale. Gli unici alunni che rimasero nella scuola per le vacanze natalizie furono Ron e Hermione. Lei aveva faticato molto per convincere Ginny e Harry che la sua decisione era irremovibile. Sarebbe rimasta ad Hogwarts. Ron le aveva fatto promettere di non rivelare nulla di quello che le aveva confidato nella Stanza delle Necessità.

Ron le aveva spiegato di non aver molto tempo e che Silente ne era al corrente. Molto presto sarebbe dovuto scappare da Hogwarts prima dell’arrivo dei Guaritori, loro lo avrebbero rinchiuso per usarlo come cavia da esperimenti.

A quel pensiero ad Hermione si riempivano gli occhi di lacrime, sentiva una morsa allo stomaco e il cuore farle male. Si era imposta di non  farsi mai vedere in quello stato davanti a Ron, ma passando ogni momento di quelle vacanze con lui, le era inevitabile pensarci e sentirsi perduta.

 Ron poteva solo immaginare lo sforzo che faceva Hermione per sembrare tranquilla e allegra, ma si accorgeva anche del suo sguardo indugiare su di lui e gli occhi gonfi e rossi. Gli si stringeva il cuore a pensarla in lacrime nel suo letto pensando che presto lui…l’avrebbe dovuta abbandonare. Lei stava cercando in tutti i modi di aiutarlo. Lo coccolava, lo copriva di attenzioni, si baciavano abbracciati davanti il fuoco nella Sala Comune e giravano per la scuola mano nella mano. Proprio come una coppia.

La mattina di Natale, Hermione si alzò molto presto e si precipitò in bagno per vedere se la sua massa informe di capelli era presentabile, ma guardandosi allo specchio vide che i suoi capelli ricci e folti erano come sempre ostili. Arresa all’idea di dover svegliare Ron in quelle condizioni Hermione si annodò bene la fascia della vestaglia, su cui sua madre aveva inciso le iniziali H.J.G e si diresse a passo spedito verso il dormitorio dei ragazzi. Portava in mano un bel pacco rosso con un nastro giallo. Quello era il regalo per Ron. 

L’assenza totale di rumori rendeva il dormitorio quasi minaccioso. Subito però si accorse di un leggero ronzio. Un largo sorriso incurvò le labbra di Hermione, quel ronzio non era altro che il russare di Ron. Lo vide spaparanzato sul lettone laterale. Gli elfi domestici dovevano essere già passati a sistemare la stanza, perché tutti gli altri letti erano fatti.

Ignaro della presenza estranea nella sua camera, Ron continuò a bearsi nel suo sonno.

Lentamente Hermione appoggiò il pacco sul comodino di Ron, e sistemandosi di fianco a lui per guardarlo finì con l’addormentarsi anche lei.

Passarono tutta la mattina lì a dormire, l’uno accanto all’altro. Forse per istinto Ron aveva abbracciato Hermione nel sonno, ed ora erano abbracciati, lei che riposava con il viso appoggiato al petto di lui e Ron dormiva respirando il dolce profumo dei capelli ricci di Hermione.

Ad un certo punto un fastidioso ticchettio svegliò Ron, di certo lui non aveva una di quelle feglie o come si chiamavano che aveva visto comprare a suo padre, ma quel fastidioso rumore ripetitivo glielo ricordava abbastanza. Mugolando, subito si accorse di essere abbracciato a qualcosa o qualcuno e dato la massa di ricci che gli coprivano la vista, Ron capì che si poteva trattare solo di una persona. Hermione.

Sorrise al pensiero di lei entrata nella sua stanza per dargli il regalo e che poi si fosse addormentata accanto a lui, ma doveva ammettere che Hermione era una ragazza estremamente ingenua. Ron non poteva certo definirsi un maniaco sessuale, ma il fatto di trovarsi la propria ragazza nel proprio letto in vestaglia poteva fare concorrenza al più sconci sogni adolescenziali.

Certo, lui come tutti i ragazzi aveva sognato più volte di…si…insomma andare oltre, ma ogni volta che guardava quegli suoi occhi color nocciola vedeva che lei non era cambiata da quella semplice ragazzina di undici anni che aveva conosciuto sul treno per Hogwarts sei anni prima. Hermione, indubbiamente, era cambiata molto fisicamente, ma dentro lei era innocente e pura come un fiore di primavera.

Improvvisamente ricordò il perché del suo risveglio, infatti quel ticchettio non era cessato, anzi era peggiorato nel frattempo. Cercando la fonte del rumore vide che fuori dalla finestra accanto alla suo comodino, c’era Edvige la civetta di Harry. Sorpreso, provò ad alzarsi senza svegliare la ragazza ancora profondamente addormentata accanto a lui.

Appena aperta la finestra, Edvige ondeggiò elegantemente fino ad appoggiarsi sul margine dello schienale della sedia. Legate alla zampetta, c’erano tre lettere. Accarezzandola, Ron slegò il tutto e sedendosi sul limite del letto, lesse la prima lettera indirizzata a lui.

Era di sua madre

Mentre stava leggendo la pergamena Ron sentì Hermione muoversi sotto le coperte. Si girò per guardarla e la vide sbattere le lunghe ciglia nella sua direzione e fissarlo. Ron le sorrise dolcemente “Buon Natale, amore” e le sfiorò teneramente le labbra.

Hermione era esterrefatta, si era svegliata e si era trovata il volto di Ron sorridente. Non ebbe nemmeno il tempo di capire come lui fosse arrivato nella sua camera che capì di essere lei nella camera da letto di Ron. Ora ricordava, lo aveva trovato addormentato e non volendolo svegliare si era distesa anche lei per guardarlo, ma doveva essersi assopita anche lei.

“B-Buon Natale anche a te, Ron” rispose Hermione incerta, doveva ancora rimettere in moto il cervello.

“E così facciamo le visite, così di prima mattina, eh?” la stuzzicò lui appoggiando la pergamena sul letto “mh?”

“V-volevo farti una sorpresa…” si giustificò lei sulla difensiva

“Ah…ora capisco…” rispose sorridendo maliziosamente

“Cosa?” chiese Hermione, sistemandosi alla meno peggio la vestaglia.

“…Beh, la sorpresa era trovarti nel mio letto, no?” fece Ron avvicinandosi pericolosamente

“Come? No, no! Hai frainteso…” saltò su Hermione arrossendo vistosamente.

Ron stava cercando di non scoppiarle a ridere in faccia, ma il volto rosso di Hermione era imparagonabile!

“Stavo scherzando” la rassicurò Ron, accarezzandole la guancia

Hermione lo guardò torvo, aveva capito che lui si stava divertendo a prenderla in giro, ma non gliela avrebbe fatta passare liscia “Perché?” chiese guardandolo

“Mh?” fece guardandola curioso, Ron non capiva a cosa alludesse con la sua domanda

“Non ti piacerebbe trovarmi nel tuo letto, una di queste notti” disse con più audacia di quel che credeva di possedere.

Ron non rispose, ma il suo sguardo parlava da solo. Hermione era capace di mandarlo nella più completa confusione. Un attimo prima gli sembrava di aver in pugno la situazione, tanto da farla arrossire e un attimo dopo era lui a diventare rosso, come un pomodoro.

“…’Mione…non dovresti chiedere queste cose ad un ragazzo” disse in fine per sbloccare la faccenda, non poteva certo risponderle che le sarebbe volentieri saltato addosso, meglio tergiversare.

“Ah, no? E perché?”

Ok, lo faceva apposta. Lo stava chiaramente provocando per metterlo in difficoltà “Perché…” fece distogliendo lo sguardo. Sentiva caldo, molto caldo “…ecco…insomma…è normale”

“Ron, lo sai vero, che non stai rispondendo!?” lo ammonì divertita.

“Oh!! Merlino! Hermione…certo che mi piacerebbe trovarti nel mio letto, ma non solo una notte, tutte le notti, i giorni e le ore!!” rispose Ron coprendosi gli occhi “solo che non succederà!!” si stava vergognando da morire. Gli aveva praticamente confessato che la desiderava sempre.

Hermione cercò di toccarlo “Ron…”

“No, scusami…dimentica quello che ho detto, ok?” disse scostandosi da lei.

“Ron, tu vorresti fare l’amore con me?” domandò con voce sicura, se era quello…lei gli avrebbe regalato tutta se stessa.

Per la  terza volta Hermione riuscì a scioccarlo. Prima la trovava addormentata di fianco a lui, poi gli chiedeva se non gli sarebbe piaciuto trovarsela nel suo letto una notte ed ora questo…

“Vuoi fare l’amore con me?” ridisse Hermione alzandosi e cercando lo sguardo di Ron. Lei si sarebbe concessa a lui, se lui lo desiderava. Si amavano così tanto, eppure aveva condiviso quei loro intensi sentimenti per un tempo così breve.

“…’Mione…” fece Ron guardandola e spostando i suoi capelli dietro l’orecchio “n-non…devi farlo se non sei pronta”

“Io sono pronta a tutto per te, ma non sono pronta a lasciarti andare…” mugugnò scossa dalle prime lacrime “non sono pronta a lasciarti morire, Ron”

“Shhh, non piangere, amore mio” le sussurrò all’orecchio mentre si stringevano l’uno all’altro “Ti amo, Hermione…e questo non cambierà mai”

Non esistevano parole, carezze o baci in grado di portare un po’ di sollievo nel cuore di Hermione.

“Anch’io, Ron…per sempre” gli rispose, regalandogli un bacio dal sapore amaro.

Ma la bella atmosfera venne disturbata dal tubare indignato di Edvige.

“Ron?” lo chiamò Hermione “ma quella non è Edvige? Perché è qui”

“Ah, già! Le lettere…” disse a voce alta, rammentando delle lettere.

“Lettere?” ripeté avvicinandosi al letto. C’erano tre lettere di cui una già aperta. Probabilmente erano gli auguri di Harry e Ginny “e questa?” chiese prendendo la lettera. Era di sua madre.

“Me l’ha mandata mia madre” rispose lieve

Chiedeva scusa per qualcosa che gli aveva detto. La signora Weasley doveva averla scritta piangendo perché c’erano sbavature su alcune parole. Chissà cosa si era detti “Le risponderai?”

Ron non voleva farlo, anche perché cosa le avrebbe potuto scrivere? Che la perdonava, era logico che lo faceva, non odiava sua madre per quelle parole, ne i suoi fratelli, semplicemente non sarebbe cambiato nulla. Lui sarebbe morto e non credeva nei miracoli. Hermione inspiegabilmente attenuava le voci e da molto tempo si era sentito come un semplice ragazzo, senza tormenti, voci o incubi. Ma quelle rare volte che loro prendevano il sopravvento sentiva che qualcosa di spaventoso stava per accadere, sentiva il richiamo del sangue dentro di se e per riacquistare la ragione si feriva, perché il dolore fisico era l’unica cosa che lo destava dal torpore delle voci.

Qualcosa di estremamente terribile stava per succedere perché le voci erano vaghe e lui esaltato, eccitato da qualcosa.

Hermione si avvicinò vedendolo assorto “A cosa pensi?”

Ron le afferrò il braccio dolcemente, le baciò il dorso della mano e la strinse a se “Penso che non cambierebbe nulla se le scrivessi o meno”

Hermione si scostò subito e lo guardò accigliata “Certo che cambierebbe, tutto!” disse lei “Vuoi lasciare tua madre, così? Con il rimorso per tutta la sua vita?”

Ron distolse lo sguardo “..No…ma…”

“Hai intenzione di fare così anche con me?” disse infine allontanandosi da lui, sentiva quel tremendo dolore all’altezza del cuore, lui sarebbe sparito un giorno. Senza un biglietto, una parola… l’avrebbe abbandonata.

“Come?” fece cercando di toccarla, ma lei si allontanava. Non poteva credere che Hermione avesse quella paura. Certo lui doveva andarsene, ma non sarebbe sparito all’improvviso.

“No…” gemette lei evitando le sue mani

Erano distanti, lei al limite della stanza e lui lì in mezzo. La vedeva coprirsi la bocca per reprimere i singhiozzi. Hermione era forte, intelligente e razionale, ma lei aveva messo la sua fragilità nelle mani di Ron. Una parole e si sarebbe infranta.

“Non lo farei mai” disse “Mai”

Verso l’inizio del pomeriggio Edvige tornò soddisfatta alla Tana. Il suo arrivo portò sollievo a tutti gli abitanti della casa, anche se si poteva percepire una buona dove di nervosismo.

La signora Weasley era così distratta che per poco non mandò a fuoco tutto il pranzo di Natale. Ginny e Tonks si erano offerte per aiutarla – ma soprattutto per controllarla – a preparare. Seduti intorno al tavolo c’erano Bill, Lupin e il signore Weasley che parlavano fitti di qualcosa – probabilmente su affari dell’ordine – Charlie stava ridendo con Fred e George su delle nuove caramelle. Più lontano stava seduto insieme a loro Percy e Penelope.

 Harry  appena arrivato alla Tana, quando aveva visto Ginny saltare addosso ad uno dei suoi fratelli. Ad abbracciarla non era altro che Percy. Subito lo aveva salutato e si era scusato per tutto. Harry sapeva che Percy era estremamente orgoglioso e quindi accettò le sue scuse senza commenti. Lui gli aveva lanciato una sguardo eloquente di muto ringraziamento e aveva presentato a loro la sua fidanzata Penelope. Presto si sarebbero sposati.

Fred e Gorge avevano spiegato ad Harry che Percy era stato costretto da Penelope a rispondere all’invito. Penelope era stufa che Percy si nascondesse dietro il suo stupido orgoglio, e ormai con la venuta di Colui-che-non-deve-essere-nominato era ora di scusarsi e di unire le forze. Così Percy era tornato e per poco la signora Weasley era stata felice, ma poi inevitabilmente si era rattristata.

Percy era tornato, ma ora era Ron che mancava.

Edvige andò ad atterrare sulla spalla di Harry e gli beccò affettuosamente le dita. Legate alla zampetta c’erano due lettere. La signora Weasley non riuscì a trattenere le lacrime, il suo bambino non aveva risposto. La odiava e non poteva far nulla per cambiare le cose.

Harry vedendo la disperazione della signora Weasley, aprì in fretta le lettere. Una era di Hermione e l’altra di Ron.

“È di Ron…è per lei, signora Weasley” disse allungandole la lettera. La sorpresa della donne fece sorridere Harry, probabilmente essendone arrivate solo due, doveva aver pensato che Ron non le avesse risposto.

Il signor Weasley prese la lettera e si sedette di fianco alla moglie e insieme la lessero.

Cara mamma,

Io sto bene e mangio a sufficienza. Grazie per la torta - era davvero ottima – e anche per il maglione.

Non devi più tormentarti, non ti odio mamma  e non hai nulla da farti perdonare. Devi credermi. Anzi sono io che dovrei chiederti perdono, per tutto il dolore che stai provando. Devi stare bene anche per me, mamma. Ora mi sento meglio, anche perché vicino a me c’è una persona a cui voglio molto bene.

Ti voglio bene mamma, anche a papà.

Non piangere più per me. Voglio che mi prometti che sorriderai, perché quando lo fai sorrido anch’io.

Tuo Ron

P.S. Fate gli auguri a tutti da parte mia.

Tutti aspettavano che iniziasse a piangere, ma la signora Weasley sorrise, non avrebbe deluso suo figlio. Lui l’aveva perdonata ed ora di andare avanti. Se poteva aiutarlo anche solo sorridendo lo avrebbe fatto. E poi era più tranquilla ora che Hermione era con suo figlio.

“Ron vi saluta e vi augura Buon Natale” fece alzandosi e sorridendo.

Anche suo marito sorrideva, Ron aveva ridato il sorriso a sua moglie. Non lo aveva detto a Molly, ma aveva ricevuto qualche giorno prima una lettera da Silente, in cui era scritto che il tempo stava per esaurirsi e presto Ron sarebbe dovuto essere internato. Silente però aveva scritto che lui era deciso a non farsi rinchiudere. Poteva solo immaginare cosa sarebbe successo.

Passarono serenamente tutto il pomeriggio, Hermione aveva mandato una lettera ad Harry e Ginny, dove li ringraziava degli auguri e li rassicurava che stava bene. Scrisse che stava sempre con Ron. Ginny era felice perché nell’ultima riga Hermione aveva scritto che era felice con lui. Questo poteva solo significare che si era dichiarati, ma soprattutto che Ron si fosse finalmente aperto.

“Sono felice” disse Ginny la sera di Natale, mentre sedeva vicino ad Harry. Avevano deciso di comune accorto di non dire ancora che stava insieme.

“Si?” rispose guardandola, era bellissima. I suoi capelli solitamente legati in una coda, quella sera li aveva sciolti e le ricadevano morbidi sul viso e sulle spalle. Guardava il luccichio ramato di quei capelli, osservava il movimento delle sue labbra. Ne era incantato.

“Sono felice perché mia madre non piange più” fece alzandosi e sedendosi sul tappeto vicino al fuoco “perché Percy è tornato” disse attirando Harry vicino a lei “perché Ron ha Hermione vicino, ma soprattutto perché ho te” finì di dire abbracciandolo. Tutti dormivano, Percy e Penelope erano tornati a casa loro mentre Tonks e Lupin, erano tornati a Grimmauld Place. 

Harry non aveva più rimesso piede a Grimmauld Place dalla morte di Sirius, ma sapeva che un giorno ci sarebbe dovuto entrare. Però ora, voleva sono starsene abbracciato a Ginny e non pensare più a nulla.

Tutti aveva notato il cambiamento di Harry e intuivano che fosse per il fatto che stesse con Ginny, infatti lui sorrideva molto di più ed era anche più determinato. Tanto è vero che aveva chiesto a Lupin di insegnargli tutto quello che poteva essergli utile per difendersi.

Fu così che durante la prima settimana di vacanze Harry si allenò con Lupin e Tonks ad imparare più cose possibili. Alla sera era sempre stanco ma soddisfatto, faceva dei progressi e si sentiva anche più sicuro di se. Stava andando tutto per il verso giusto.

La terza notte di Gennaio la cicatrice a saetta di Harry gli scaricò come delle scosse elettriche ed urlò tanto era il dolore. Il suo gridò svegliò tutti e tutta la famiglia Weasley si precipitò nella sua stanza, Ginny in testa. Stava accadendo qualcosa, perché Voldemort era soddisfatto, lo sentiva ridere felice, se così si poteva definire… proprio come l’anno prima. Non riusciva ad articolare nessuna parola per colpa del bruciore della cicatrice. Gli stava letteralmente perforando il cervello.

Poi tutto cessò. Harry sentì la sua voce nella testa.

“Guarda Potter…”

Harry si svegliò d’improvviso. Bill e Charlie lo tenevano inchiodato sul letto. Lì guardò confuso e spaventato. Ricordò solo una cosa: il corpo senza vita di…Silente.

Voldermort gli aveva fatto vedere Hogwarts in fiamme e il corpo senza vita di Silente.

“Silente…Hogwarts è in fiamme…hanno attaccato la scuola” disse Harry senza fiato.

Bill lo guardò incredulo “Sei sicuro, Harry?” chiese allentando la presa, ma il frastuono di vetro rotto e un urlo bloccò Harry. Tutti si girarono per capire cosa fosse successo e videro che Molly non era nella stanza con loro. Subito il signor Weasley si precipitò giù dalle scale e vide sua moglie inginocchiata a piangere. Piangeva e si era ferita una mano con i pezzi di vetro.

“Molly cara, cosa è successo” domandò apprensivo suo marito, colpendo leggermente con la bacchetta la mano della moglie, che continuava a piangere.

“Mamma, cos’hai?!!” domandò Ginny, toccandole la schiena.

Fu allora che tutti guardarono la direzione del dito della signora Weasley e nessuno riuscì ad evitare un fremito di sorpresa. Stavano tutti sgranando gli occhi addosso alla lancetta di Ron sul numero 12: Pericolo di morte.

“Il mio bambino” singhiozzò la signora Weasley

“BILL!! CHARLIE!! cercate subito di contattare Lupin e gli altri!!” urlò il signor Weasley “Ginny occupati di tua madre…FRED! GEORGE!! Avvertire il ministero” fece poi voltandosi verso la cucina “Harry vieni con me!”

“Dobbiamo cercare una Passaporta” disse indaffarato il signor Weasley “spero che sia dove Silente l’ha lasciata”

“Com’è fatta?” domandò angosciato, sentiva ancora i lamenti della signora Weasley provenire dal salotto e le parole di Ginny.

“È…una piccola palla…mmmh gialla” disse rovistando come un matto nei cassetti “Silente me l’ha affidata per precauzione…nel caso dovessimo andare…ah! trovata” fece alzando la mano in alto. Teneva una pallina da Tennis in mano.

In quel momento si materializzarono Tonk, Lupin e Alastor Moody. Bill e Charlie erano al seguito “Dobbiamo muoverci!! Arthur la Passaporta?” disse conciso Moody

“Si…eccola” fece appoggiandola sul tavolo

“Voglio venire anch’io!!” disse forte Harry, non poteva rimane lì, fermo sapendo che Ron ed Hermione erano in pericolo. Non poteva credere che Hogwarts era in fiamme e che Silente fosse veramente morto “Vi prego”

“Non sappiamo quello che ci aspetta, Harry” disse Lupin guardandolo intensamente “Potremmo trovare molti Mangiamorte lì”

“Non aspettano altro che te, Harry e noi non possiamo rischiare” fece sbrigativo Moody trapassandolo col suo occhio magico “lo capisci, vero?”

“Si” disse rassegnato

“Bene” e con uno scoppio le sette figure sparirono.

Ron era al settimo cielo. Non poteva nemmeno crederci. Silente aveva fatto un miracolo, era davvero riuscito a guarirlo. Sarebbe potuto tornare dalla sua famiglia, avrebbe potuto stare per sempre con Hermione. Non ci credeva.

Hermione nel frattempo stava piangendo come una fontana e rideva, piangeva e rideva ancora. Non sapeva che fare. Era scioccata. Silente aveva salvato Ron…le aveva ridato la speranza. Non poteva crederci. Tutto si sarebbe risolto. Ron non sarebbe morto. Non l’avrebbe abbandonata.

Erano così felici che rimasero lì abbracciati piangendo entrambi per chissà quanto tempo.

Era guarito, più nessuna voce, incubi, allucinazioni o dolore…lui era scomparso. Non sarebbe più stato male. Tutto sarebbe tornato come una volta. Ora poteva riabbracciare sua madre, suo padre e i suoi fratelli. Avrebbe potuto riavere il suo migliore amico e sua sorella. Ma, la cosa più importante era che sarebbe rimasto con Hermione per il resto della sua vita.

“È come se ci fossimo sposati, vero?” disse Hermione senza fiato per il troppo piangere. Doveva avere un’ aspetto terribile. Ma aveva pianto di gioia talmente tanto che era sfinita.

“Si” rispose stringendola ancora di più tra le braccia

La sera del 31, Silente aveva chiamato sia Ron che Hermione nel suo ufficio. Li aveva fatti accomodare e gli aveva presentato davanti due piccoli pacchetti. Entrambi lo guardarono perplessi.

“Sono per voi… è un regalo” disse rispondendo alla loro perplessità

“M-ma professore…noi non abbiamo…” balbettò confusa Hermione

“Shh, Shhh! Non deve preoccuparsi sig. Granger” la interrupe dolcemente “Su, che aspettate?”

Incerti Ron e Hermione aprirono i piccoli pacchetti e al loro interno trovarono due collane con un ciondolo piccolo.

Ron la guadò un po’ sbieco “Professore?” fece alzando la piccola collana fino all’altezza del suo viso “è una collana?”

“Esattamente, signor Weasley” rispose Silente sorridendo “ma vede non è una collana comune”

“Ah…e cos’è?” gli fece eco Ron.

“Appartenevano ad una mia cara amica, la signora McFandes… lei me li ha cortesemente dati” disse rivolgendo lo sguardo a Ron.

“La signora McFandes?” ripeté incredulo Ron

“Si, deve sapere che quelle collane avevano il potere di annullare i poteri del signor McFandes” spiegò pacatamente “ma funzionano solo se si è in due ad indossarli…”

Ron e Hermione si fissarono frastornati, veramente quella semplice collana sarebbe stata in grado di annullare gli effetti devastanti delle voci su Ron. Era tutto vero? Lui sarebbe guarito?

“È tutto vero… non ho potuto rivelarvi prima della loro esistenza perché non ne ero certo nemmeno io” disse spostandosi e dirigendosi verso Fanny che era molto affaticata “ma ora, appartiene a lei signor Weasley la deve indossare sempre, solo così potrà aver effetto e anche lei signorina Granger, la dovrà sempre portare…vedete è una questione d’equilibrio”

“D-Davvero funzionerà?” chiese titubante Hermione “Ron…non morirà?”

“No, non morirà…ma su, mettetele” fece loro cenno.

Ron la indosso immediatamente e una leggera luce scaturì dal ciondolo. Si sentì più leggero, più vuoto in un certo senso, non avvertiva più nessun dolore. Come quelle volte che stava insieme ad Hermione “Ma come è possibile? Come faceva lei a sapere della loro esistenza?

“Nessuno nasce malvagio, signor Weasley, sono le nostre scelte a condurci in una direzione o nell’altra” disse tristemente fissando un punto indefinito oltre la spalla di Ron “il signor McFandes era una persona molto tormentata, nonostante la presenza della collana, lui non riuscì a darsi pace e decise di farsi giustizia, fu così che sposò la causa di Voldemort e divenne il primo Mangiamorte”

“E lei? Che fine ha fatto?” chiese Hermione

“La signora McFandes?”

“Si”

“Lei era una donna estremamente forte” disse risistemandosi sulla poltrona oltre la scrivania “lo è tuttora, ma si sa il più dolce dei sentimenti è anche il più caparbio. Lei lo sostenne sempre e comunque”

“Sostenne?” ripeté Ron

“Lei non venne mai incriminata per i fatti del massacro del Red Eden, perché fu lei stessa a denunciare il marito”

“Oh! Santo cielo!” esclamò Hermione “e poi?”

“Rimase accanto al marito ad Azkaban – venne incriminata per complicità - fino al verdetto al noxa immortālis. Poi 10 anni fa ne uscì e si ritirò. L’ho cercata in tutti i modi in questi mesi, poi finalmente la trovai e lei mi consegnò le collane…il suo bene più prezioso”

Ron voleva urlare dalla gioia “Sono in debito con lei”

“No, è un regalo”

“Allora grazie” fece alzandosi

Hermione guardò Silente con le lacrime, doveva quella felicità a Silente. Doveva la vita di Ron a Silente “Io…non so…come ringraziarla”

“Gli stia vicino…sempre”

“Lo farò” e così Hermione e Ron lasciarono pieni di una nuova speranza l’ufficio di Silente.

Passarono i giorni successivi allegri, felici e anche i professori se ne rallegrarono. Ma la notte del 3 Gennaio Ron si svegliò in preda ai dolori. Subito si alzò l’orlo della maniche per capire cosa fosse. Che l’amuleto non funzionasse? Ma non era come le altre volte. C’era qualcosa nell’aria e capì tutto vedendo lo scempio sul suo braccio destro. Stava per succedere qualcosa.

Ron si alzò e si vestì il più in fretta possibile e scese velocemente le scale a spirale fino ad arrivare in sala Comune e lì chiamò a voce alta Hermione. Non poteva salire nel dormitorio ma almeno poteva sgolarsi senza problemi. Dopo pochi urli dall’alto della scala arrivò una Hermione mezza addormentata e spaventata da quegli urli “Cosa succede?”

“Dobbiamo andarcene, ‘Mione” disse facendole gesto di scendere “dobbiamo avvertire Silente…sta per succedere qualcosa”

“Cosa?” domandò prendendolo per mano e correndo fuori dal dormitorio.

“Non lo so…ma sento che non sarà nulla di bello” rispose scendendo velocemente le scale, poi percorsero il corridoio ed arrivarono davanti l’ufficio del preside “Cavolo!!La parola d’ordine”

“La so io… Zuccotti di Zucca” disse sicura e in risposta il gargoyle si animò.  

“Sarei perso senza di te” fece Ron regalandole un sorriso “questo lo sai?”

“Si, lo so… e so anche che anch’io sarei persa senza di te” rispose arrossendo un po’. Ron le faceva sempre quest’effetto.

Arrivati davanti alla porta di quercia che dava sull’ufficio di Silente, udirono delle voci. La porta era semiaperta ed entrambi videro Silente con in pugno la bacchetta e il braccio di un’altra persona. Ma non riuscirono a capire chi fosse essendo fuori dal raggio della fessura da cui guardavano.

“Ti aspettavo” fece Silente pacato

“Vedo che non sei sorpreso” rispose una voce untuosa

Quella voce…Ron e Hermione si guardarono negli occhi ed entrambi compresero che quella bacchetta e quella voce non fosse altri che del professor Piton. Lui che faceva parte dell’Ordine, che era stato a Grimmauld Place da loro. Lui era forse una spia di Voldemort?

“Ron…” bisbigliò Hermione spaventata, ma lui non rispose, le strinse solo più forte la mano.

Poi delle grida gli fecero trasalire. Stava succedendo qualcosa agli altri professori.

“Non va ad aiutarli, Silente” disse Piton schernendo

Silente non rispose, ma rimase lì immobile a fissare gelido il suo avversario “Ho fiducia nei miei colleghi”

“Tsk, fiducia…” ringhiò in risposta Piton

“Anche se morirò non cambierà nulla, Severus”

“Invece cambieranno molte cose con la sua morte” ribatté sferzante “ti ucciderò e nessuno lo saprà mai… nemmeno quegli stupidi quadri”

“Ehi!! Isolente!!” rispose una voce alterata da un quadro “Tu hai tradito tutti!! Corrotto!!”

“ZITTO!!” reagì Piton “è ora di farla finita”

Ma prima che Piton potesse scagliare un’incantesimo, Ron irruppe nella stanza e con un forte spintone alla porta colpì Piton che, sbilanciato sbatté addosso alla parete.

“Professore!! Venga!!” urlò Hermione in direzione di Silente

“Andate voi!” rispose avvicinandosi alla porta “Ora voi sapete…”

“Ma…” cercò Ron di convincerlo

“Ricordate, non cambierà nulla con la mia morte…” disse sorridendo dolcemente “Su!! Andate! Scappate!!” ordinò prima di chiudere con un forte scatto l’enorme porta di quercia.

Non fecero nemmeno in tempo a cercare di forzare la porta che sentirono le urla di Piton“Ti ucciderò e poi ammazzerò quei sudici seccatori” 

“Hermione dobbiamo andarcene subito” sibilò duramente “dobbiamo scappare”

“E Silente? E gli altri professori?” protestò spaventata

“Non possiamo fare più nulla qui per Silente” le rispose “ma salvandoci potremo raccontare ciò che è successo”

Hermione si fece condurre fuori dall’ufficio del preside senza fare resistenza. Giunti al corridoio udirono più distintamente le urla. Si udivano incantesimi e contro-incantesimi, urla di dolore. Videro fiamme rosse e verdi rimbalzare fuori dalle stanze. Erano i Mangiamorte di Voldemort.

“Andiamo”

E così corsero senza mai fermarsi fino fuori dal castello, fortunatamente non incontrarono nessuno, anche se scorgerono di sfuggita il corpo senza vita di Mrs. Purr.

Era notte fonda e arrivati al limite del castello videro l’immensa distesa di neve che circondava tutta Hogwarts. Faceva freddo. Hermione era vestita solo del suo pigiama e della sua vestaglia mentre Ron dalla fretta indossava solo un paio di pantaloni e una felpa.

“Mmh…ok!” mormorò sfilandosi la felpa e porgendola ad Hermione “mettila”

“Cosa? No..no prenderai freddo senza!!” protestò lei animatamente

“Prenderò freddo comunque e poi tu hai solo il pigiama” ribatté prontamente alla sua protesta “Forza! Dobbiamo raggiungere la Stamberga Strillante attraverso il Platano Picchiatore…lì saremo al sicuro”

Suo malgrado Hermione indossò il maglione di Ron e incedendo dietro di lui si incamminarono verso il Platano Picchiatore. Ron usò un incantesimo riscaldante per scioglie la neve, ma avanzavano a rilento tanta era la neve che qualcuno avrebbe potuto vedere il luccichio dell’incantesimo in quella buia notte.

A metà strada sentirono un possente ruggito e girandosi videro la possente figura di Hagrid spuntare dal nulla e gettarsi su una figura incappucciata. Lo videro combattere contro l’altra figura “Scappate!! Forza!! Ci penso io qui!!” gridò nella loro direzione

“Hagrid” singhiozzò Hermione trascinata da Ron

“Hermione dammi la tua bacchetta, con due faremo prima” disse girandosi a guardarla “Fatti forza”

Finalmente giunsero in prossimità del Platano Picchiatore. Dovevano bloccarlo come al terzo anno. “Ci serve qualcosa per bloccarlo” disse Ron cercando nell’oscurità un ramo.

Hermione stava tremando violentemente dal freddo, aveva i piedi congelati e non sentiva più la sensibilità delle gambe “Ron!! Lì c’è un ramo!!”

Ron seguì con lo sguardo la direzione del braccio “Accio ramo!!…Oh, perfetto!!”

Grazie al ramo, Ron riuscì a bloccare il Platano Picchiatore schiacciando il nodo nel tronco ed entrarono così nel passaggio segreto che portava alla Stamberga Strillante. Attraversarono sempre più incupiti il tunnel e finalmente arrivarono nella stanza che pochi anni prima aveva ridato un padrino ad Harry. Lì sarebbero stati al sicuro per un po’.

Qualcosa, però stava succedendo fuori da lì. Un forte odore di zolfo e di bruciato aveva infettato l’aria. Si sentivano rumori lontani smorzati dalla neve. Nel buoi della stanza un lampo attirò la loro attenzione. Ron ed Hermione – riscaldata dall’incantesimo – si affacciarono alla finestra dalla quale entrava la strana luce e lo videro.

Il marchio nero risaltava fiero su tutta Hogsmeade. Era in fiamme. Tutto bruciava.

Ron era inorridito. Tutte quelle persone…stavano bruciando vive nelle loro case. Non si sarebbero salvate.

Hermione scivolò senza forze a terra e se non fosse stato per Ron avrebbe sbattuto la testa, tanto era lo sgomento della ragazza. Era rimasta ammutolita davanti a tutta quella crudeltà.

Poteva esserci speranza in quel mondo che tanto amava e che stavano tentando di annientare.

C’era veramente la speranza di un nuovo giorno?

 

Fine 4° capitolo

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Ringrazio:

Pepero

MandyJJ

Magica

Miky Black

SiJan

Caillean

Blacky

 

Un grazie immenso come l’universo!! ^___^  Grazie, Grazie e Grazie!! Spero che siate contente del nuovo capitolo!!

Forse potrete pensare che ci siano degli spoiler, ma non è così!! Disgraziatamente ho letto degli spoiler sul 6° libro – praticamente è scritto dappertutto - però tutta la faccenda lo sviluppata nella mia maniera. Non so nulla sul reale svolgimento della storia di Harry Potter e il Principe MezzoSangue. E vorrei rimanerle totalmente all’oscuro fino all’uscita del libro (*o*)

Comunque nella mia testa era già tutto chiaro dalla prima e ultima riga. È sempre stato così il naturale svolgersi della storia…con o senza 6° libro…diciamo solo che ho dato più spessore.

Vabbè! Vi aspetto per i commenti!! Numerosi!!

Ciao a presto!!
   
 
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