Edward
«Bella, amore»
la richiamai dolcemente, con
riluttanza.
Non ero per niente convinto di
quello che avevamo
deciso di fare, e tenerla addormentata fra le mie braccia, beatamente
rilassata, nel più profondo
dei sonni, alimentava la
parte di me più incline a desistere.
Ma come avrei potuto? Non mi avrebbe
mai più perdonato.
«Bella, avanti, sveglia.
È ora di partire».
Mugugnò un gemito in
risposta, obbligandosi ad aprire gli occhi. Mi fissò, stanca
e disorientata.
Evidentemente la sua forza di volontà, meglio definita come
testardaggine,
vinceva perfino il sonno e la stanchezza. «Che
ore sono?»
biascicò, e potei sentire tutti gli accenti impastati della
sua voce.
«Le
quattro e mezza del
mattino. Devi cambiarti, gli altri
arriveranno a
momenti».
Vidi, attraverso le espressioni che
passavano sul suo
viso, la sua mente farsi
più chiara e meno confusa.
Fece per ribattere, ma si morse subito la lingua. Non voleva darmi
nessun
pretesto per farmi cambiare idea. Quasi mi scappò un sorriso
alla sua
espressione buffa.
«Vado a cambiarmi,
allora» mormorò infine, avviandosi,
gli occhi ancora non perfettamente aperti, verso il bagno.
Scossi il capo, osservandola. Non
sarebbe mai
cambiata. Eppure, dovevo dire
che questa volta,
malgrado la mia apprensione nei suoi confronti, non potevo dirle di no. La sua era stata
l’idea migliore, come sempre, e
malgrado non mi piacesse, dovevo riconoscerlo.
Pochi giorni prima Alice aveva
avuto una visione.
Kate, la figlia del professor Philip, sarebbe entrata
dall’Oregon nello stato
di Washington, comparendo per un po’ nella foresta di Gifford Pinchot.
Sapevo quanto per Bella
l’argomento fosse
delicato. Solo pochi giorni prima
era riuscita ad accettare la prossima dipartita del professore, a
trovare una, quanto per
me fastidiosa, sintonia con lui. Purtroppo,
però, sapevamo perfettamente che le speranze di ritrovare
Kate prima della
morte del professore erano a dir poco
minime. Alice
non riusciva ad avere visioni che durassero
più di
pochi secondi. E lei era fuggevole, estremamente
fuggevole. Nascondersi era il suo dono migliore.
La bella
idea di mia moglie
era sorta proprio in quel momento. «Edward, se ci andassi tu
sentiresti i suoi
pensieri!» aveva esclamato contenta. Mi ero immediatamente
stupito delle sue
parole. L’idea di lasciarmi, anche solo per pochi giorni, la
tormentava quanto
quella per me di allontanarmi da lei. In
risposta alla
mia espressione sbigottita, aveva chiarito ogni cosa, con il rossore
sulle
guance e le parole balbettate. «Io… Io…
verrei con te. Insomma» aveva abbassato
lo sguardo sul pancione «penso che avremmo molte
più possibilità, se venissi.
Kate potrebbe incuriosirsi per la presenza di un’umana fra i
vampiri. Oppure, sapere
che c’è un altro essere come lei» si
sfiorò
la pancia «potrebbe convincerla a venire fuori».
Non erano servite a nulla le mie
opposizioni. Soprattutto quando la
mia famiglia si era schierata dalla sua parte.
«Edward» mi
aveva chiamato
mentalmente Alice, facendomi vedere alcuni scorci delle sue visioni.
Era Bella,
sorridente, spensierata, felice in mezzo al verde. «Starà bene».
Non ero riuscito a resistere quando
mia moglie mi aveva preso le mani fra le sue, e guardandomi negli occhi
con i
suoi, grandi e lucidi, mi aveva sussurrato. «Abbiamo una vita
perfetta, una
famiglia perfetta. Non
posso non concedere questo ultimo
piacere anche a lui. Dobbiamo fare di tutto amore, ti prego».
Sospirai, finendo di sistemare ogni
cosa nel grande
zaino e nei vari borsoni, premurandomi di prendere ogni cosa che sarebbe potuta servire in una
baita in montagna. Perché
continuare con quel malumore? Mi forzai ad un
sorriso. «Andiamo in gita!»
aveva
esclamato divertita Bella, burlandosi della mia espressione. Alice
aveva
ragione, si sarebbe indubbiamente divertita, ed evitarle lo stress
almeno in
questi ultimi mesi di gestazione era la cosa in cui mi impegnavo
maggiormente.
Andai a controllare in camera, e la
trovai stesa sul
letto, addormentata. Era crollata dal sonno, ancora avvolta
nell’asciugamano
bianco. Sorrisi, prendendole i vestiti del cassettone e cominciando a
vestirla.
Si lamentò non più di un paio di volte,
mugugnando. Non era abbastanza
cosciente per protestare
realmente. Feci
attenzione a scegliere gli abiti più comodi, confortevoli, e
adatti. Le calze
elastiche, i fuseaux, la
pancerina.
Ero attento e controllato nei movimenti, e non volevo che il contatto
con le
mie mani ghiacciate contro la sua pelle calda e morbida le causasse
fastidio. Ma come mi
aveva più volte rammentato, per
lei era il contrario. Eredità inconscia di uno dei momenti
meno piacevoli della sua
vita…
«Edward»
sbadigliò, rendendosi conto di quello che
stavo facendo. «Finisco io, non ti preoccupare»
mormorò, infilandosi la maglietta,
gli occhi ancora chiusi.
La aiutai comunque.
Aprii debolmente le palpebre,
stropicciando gli occhi.
«Stanotte è stata bravissima»
biascicò orgogliosa, accarezzandosi il pancione.
«Non si è agitata quasi per niente» la
sua testa andò a posarsi automaticamente
sul mio petto, troppo stanca per sorreggersi da sola.
Le baciai il capo, accarezzandola.
«In teoria sarebbe
ancora notte».
«Mmm»
non rispose, stanca.
Non avevo nessuna
intenzione
di uccidere il suo entusiasmo, ma ero piuttosto preoccupato di quello
che
sarebbe stato. In fondo, sapevamo con un certo margine di sicurezza che
Kate
aveva buone intenzioni, non voleva far del male a nessuno. Per lei,
eravamo noi
i predatori da cui nascondersi. La maggior parte della mia inquietudine
risiedeva nel viaggio stesso. Per una donna in stato avanzato di
gravidanza non era affatto
consigliabile intraprendere un viaggio di
tale durata, così faticoso. E
ci saremmo ritrovati ben
presto isolati, lontani da un ospedale, se malauguratamente fosse
accaduto
qualcosa. Per questo motivo avevo perentoriamente preteso la presenza
di
Carlisle.
Sistemai le ultime cose, aiutando
Bella a fare lo
stesso. Per un po’, la stanchezza scomparve scacciata
dall’entusiasmo per il
viaggio, e la vidi
scorazzare qua e là trasportando
oggetti che avrebbe voluto portare. Quando
ritenne di
aver finito, la stavo osservando a braccia conserte sullo stipite della
porta.
«Sicuro che non abbiamo
dimenticato nulla?» chiese,
nella voce una macchia d’ansia.
Sorrisi. Era così umana
a volte. «Non dimenticheremo
nostro figlio a casa come in uno stupido film».
I suoi occhi furono
per un attimo
angosciati, poi portò le mani alla pancia,
rilassandosi.
Trattenni a stento una risata.
Quello, rivelava quanto
la sua mente fosse ancora annebbiata.
Era così
dolcemente assurda.
«Dovremmo
andare» le rammentai, appena in
tempo prima che mi ammonisse. «Gli altri ci
stanno aspettando
qui fuori».
Corse immediatamente a prendere il
suo giaccone, e non
persi tempo per recuperare tutti i nostri bagagli. Il resto della mia
famiglia
aspettava all’esterno, ancora indaffarata con le ultime cose.
Il cielo era ancora scuro, ma la
luce cominciava a
filtrare attraverso i rami della foresta. Era l’aurora.
«Metti tutto nella Volvo,
Edward,
Quando l’odore di Bella
arrivò chiaro e distinto
mi voltai verso l’ingresso di casa. Oscillava sulle
gambe, la schiena inarcata, procedendo in quegli ultimi passi. Si
fermò, le
mani sul pancione, indecisa su come affrontare i pochi gradini che la
separavano da me. I miei familiari la salutarono cortesemente. Rispose,
e dopo
aver trovato il coraggio fece per muovere un passo in direzione delle
scale.
Andai ad aiutarla, mettendole
discretamente un braccio
intorno al busto.
«Grazie»
biascicò, lasciandosi trascinare verso
l’esterno, verso l’aria frizzante ed estremamente
umida della prima mattina. L’euforia era scomparsa quasi del
tutto, scalzata da
una più pressante stanchezza, tanto che non protestò
neppure quando la sollevai di peso adagiandola sul sedile posteriore
della Volvo, il capo
sulle mie gambe.
Bella
Mugolai, infastidita, rigirandomi
su un lato. Ben presto più
di un fastidio si fece sentire. Ci saremmo
dovuti fermare spesso, temevo. Essere l’unica
umana
ed avere certi bisogni, amplificati dalla fase terminale della
gravidanza, era
a dir poco imbarazzante. Sbadigliai, riaprendo gli occhi.
Edward mi fissava con un piccolo
sorriso.
Mi tirai a sedere con
difficoltà, aiutata dalle sue
braccia. Cercai di sistemarmi i
capelli, dovevano
essere pessimi. Provai a schiarirmi la gola, imbarazzata, prima di
parlare.
Edward continuava a guardarmi con serenità. Jasper guidava
fluidamente e neppure troppo velocemente per gli standard dei Cullen.
L’unica decisamente
più attiva dell’abitacolo era
Alice. Mi fissava con un gran sorrisone.
Sbirciai fuori
dai
finestrini, tentando invano di intuire la nostra posizione.
«Siamo in viaggio da
appena un’ora e mezza, il viaggio
durerà ancora un bel po’» fece Edward
intuendo i miei pensieri. Mi strinse a
lui, facendo posare la testa sulla sua spalla. «Se
vuoi puoi tornare a dormire, sono appena le sette».
Scossi il capo, sentendo il mio
volto bollire dal
caldo. Ero imbarazzata. Prima che
Edward potesse intuire il mio
stato mi fiondai sulle
sue labbra, lasciando che mi
accarezzasse il viso. Era dolce e delicato, ma anche tanto
preso dal
bacio. Adoravo quando mi
faceva sentire così. Quando
mi dimostrava quanto mi volesse.
Ci dedicammo un lungo e sincero
sorriso. Avevo gli
occhi lucidi e il battito accelerato. Quando
eravamo a
casa, un po’ per gli impegni, un po’ per i miei
crucci, per il mio umore
variabile, non avevamo l’occasione di dedicarci certi momenti
solo per noi. Non
quanto volessi.
«Sei felice?»
sussurrai, sfiorandogli il naso col mio.
Mi sentivo una ragazzina.
«Certo» mi
regalò il suo meraviglioso sorriso obliquo.
«Deduco dai tuoi occhi che lo sei anche tu»
sghignazzò. Si, una ragazzina non
sarebbe stata mai euforica quanto
me. Dovevo avere gli
occhi lucidi dall’eccitazione.
«Jasper, fermati alla
prossima stazione di servizio».
Jasper fece un cenno di assenso
al fratello, tranquillo.
Mi sentii lievemente a disagio.
Dopotutto, ero l’unica
umana in un viaggio con sette vampiri, fermarsi ad una stazione di
servizio
aveva uno scopo utile solo per me. Ma, nonostante
l’imbarazzo, non potei
controbattere alle parole di Edward.
Mi limitai a
nascondere il volto rosso fra le pieghe della mia camicia, e sentire
Alice
ridere senza ritegno.
Appena scesa dall’auto ispirai
a pieni polmoni l’aria pulita.
«Vuoi che ti
accompagni?», mi chiese apprensivamente
Edward, dopo avermi scortata fino ai bagni. «Può
venire Alice, se vuoi».
«Devo giusto dare una
ritoccata al trucco» fece al
volo lei. «Andiamo, Bella,
non vorrai perderti»
scherzò, scimmiottando il fratello.
Sbocconcellonai un cornetto al
cioccolato, lasciando
il resto della colazione intatto. Solitamente, ero
abituata a
mangiare ad un orario più tardo. Inoltre la
novità del viaggio e
l’alzataccia mi avevano un po’ chiuso lo stomaco.
Non pensavo di
essere ancora
stanca, ma evidentemente mi sbagliavo, perché non appena
rientrai in macchina,
sui sedili morbidi e con la testa sulle gambe di Edward, non
addormentarsi fu
impossibile. Tuttavia, appena mezz’ora dopo, mi svegliai,
accaldata e
infastidita.
«Chi
ha dato il premesso ad Alice di
guidare?» mugugnai, gli occhi ancora chiusi.
Sentii un piccolo ringhio, e la
piacevole risata di
Jasper invase l’abitacolo.
Aprii gli occhi, liberandomi
immediatamente della
coperta che Edward mi aveva messo addosso. Sospirai, accarezzando il
pancione.
Mi tirò
sulle sue gambe, facendomi
sedere con il viso rivolto verso il suo. «Si
è agitata molto».
Come
se non la sentissi. Presi dei respiri profondi,
tentando di racimolare
tutta la calma che mi serviva e acquietare la piccola. Il pancione era
a
stretto contatto con il corpo fresco di
Edward, e lo
stava massaggiando sui lati con le mani. Posai la testa sul suo petto,
lasciandomi beatamente cullare.
I miei occhi incrociarono il verde
che sfrecciava
fulmineo all’esterno. «Alice, rallenta, ti
prego».
Una mano di
Edward si spostò
ad accarezzarmi la schiena. «Fa’ come ti
dice».
Sentii delle lievi proteste, ma con
mio gran sollievo
la macchina rallentò di un po’. Alice aveva una
guida a dir poco spericolata.
Non smise di borbottare su quanto dovesse
andare lenta, così, facendo la seconda sosta decidemmo di
cambiare auto e di
andare con Carlisle e Esme sulla Mercedes.
Lui aveva
una guida molto più
fluida e tranquilla. Ringraziai il
cielo di trovarmi, anche solo per dieci minuti, con i piedi su un suolo
fisso.
«Ti stai divertendo cara?» chiese
dolcemente Esme, «la bambina è
tranquilla?».
Sorrisi senza pensarci. Era sempre
così affettuosa. «Si.
Si è solo agitata un po’ per il caldo, prima. Ora
è tutto passato». Sospirai,
sfregando la fronte sul braccio di Edward
in cerca di
sollievo.
«Tutto bene?».
Annuii, sorridendo. «Mi
sento la testa un po’ leggera.
Dormire in auto mi fa sempre questo effetto.
Mi sento scombussolata».
Gli occhi di Carlisle mi
osservarono dallo specchietto
retrovisore. «Possiamo fermarci ancora se vuoi, non
c’è problema, non abbiamo
fretta».
«No, no, va bene
così. Prima arriviamo
meglio è». I motivi della mia fretta
erano due. Agognavo ad un letto o
un divano comodo, e… la vera causa
che mi aveva spinto
ad intraprendere questo viaggio era pressante nella mia mente.
Ritrovare Kate. Ritrovarla prima che fosse
troppo tardi.
«Alice ha avuto delle
visioni di alcuni
luoghi che conosco» fece Carlisle, attirando nuovamente la
mia attenzione. «La
cosa si svolgerà così: dobbiamo farci vedere il
più possibile
mentre ci comportiamo come umani, e soprattutto in tua
presenza. Appena
arriveremo al margine attraverseremo la foresta fino
alla baita».
Edward guardava il padre. Vidi le
sue labbra muoversi velocemente
e sussurrare qualcosa di ineffabile.
Il padre rispose risoluto.
«Quaranta chilometri.
Potremmo farne tre quarti con l’auto. Per il resto dovremmo
proseguire a piedi».
L’espressione di Edward si fece
sinceramente perplessa e preoccupata. «Dieci chilometri a
piedi?». Sentii la
sua mano stringersi intorno al mio fianco.
Radici, tronchi, terreno sconnesso,
equilibrio
precario peggiorato dal pancione. Prevedevo l’inferno.
«Non li deve percorrere
tutti a piedi» ci rassicurò
Carlisle «Bella, basta che
tu faccia i primi tre, se te la
senti. Jasper ritiene che sarebbe un buon modo per farla
incuriosire e
venire allo scoperto, e soprattutto giustificare normalmente la nostra
presenza.
Pensa che ci possano essere umani nei paraggi. Ma
se
non vuoi, sicuramente non ne risentirà più di
tanto, troveremo il modo di…».
«No, no, va
bene». Mi sollevai leggermente dalla presa
di Edward in cui ero
stretta. «Non c’è problema. L’importate è ritrovare
Kate, davvero. E
poi, non vedo l’ora di sgranchirmi le gambe e rimettere i
piedi a terra»
sospirai.
Dopo due ore di macchina, all’ora
di pranzo, ci fermammo per una lunga pausa. Avevo la nausea a causa del
tempo
trascorso nell’auto.
«Sicura di non voler
mangiare?».
Gemetti, gli occhi chiusi, la testa
abbandonata sulle
sue gambe. Non volevo che si pentisse di aver acconsentito al mio
piano. Eppure, non
potevo mentire davanti all’evidenza dei fatti. «Ora
ho la nausea…» ammisi quindi.
Sospirò.
«Aspettiamo», disse, e non aggiunse nulla di
quello che mi sarei aspettato.
«Non sembri
arrabbiato» constatai in un sussurro,
saggiando le sue reazioni.
«Dovrei?»
chiese. Era forse ironia quella che
percepivo?
Mi arrischiai ad aprire le
palpebre. Si, il suo viso,
al contrario rispetto al mio, stava sorridendo. Ero
stasa
su una panca, all’aperto. Sospirai. «Mi
dispiace» biascicai «mi sono stancata
tanto e sono passate appena poche ore. Me l’avevi detto
che sarebbe stato faticoso…».
Inaspettatamente sentii le sue
labbra sulla mia
fronte. «Non importa, Bella».
Riaprii gli occhi, osservando le
ciocche ramate
ondeggiare vicine al mio viso. «Non importa?».
Scosse lentamente il capo, e
vederlo muoversi mi causò
una nuova ondata di vertigini. Meglio tenere gli occhi chiusi.
«Ogni giorno che
passa mi ritengo l’uomo più fortunato di questa terra,
per averti sposato. Il mio pensiero di diventare padre era per me come
il
desiderio per un uomo di diventare immortale, semplicemente impossibile
e irraggiungibile»
fece, amaramente sarcastico. «Eppure,
tu hai permesso
che si realizzasse. E mi
hai reso l’uomo più felice al
mondo. Perdonami, se il mio animo non è così
puro, generoso, così sentibile
come il tuo, ma l’ho capito».
Ero disorientata e commossa. Il
lieve appannamento mi impediva
di osservare perfettamente i suoi occhi,
luminosi e chiari.
«Ho
capito.
Per me perdere te o nostra figlia sarebbe una sofferenza atroce. E non giustifico Philip con
questo, perché lui e sua moglie
hanno fatto delle cose orribili. Perché,
nonostante
tutto, non vuole ancora renderci partecipi di tutto quello che
sa» strinse la
mascella «ma credo che mai nessun uomo dovrebbe essere
privato dell’amore dei
suoi affetti più cari. E,
Kate, è innocente. É
giusto che ritrovi suo padre».
«Oh, Edward»
sussurrai. Ero commossa. Sinceramente
commossa della fiducia che mi accorgevo
mio marito
riponeva in me. Per l’ammirazione con cui mi osservava, per
l’amore cieco con
cui acconsentiva ad ogni mia richiesta. «Ti amo
tanto».
«Non sai quanto ti adori,
con tutto me stesso».
Sorrise.
Mi sollevai dalle sue gambe, e mi
aiutò con
gentilezza, sostenendomi. La testa girava ancora un po’.
«Ti vanno dei
cracker?».
Lo fissai sorpresa. «Hai
portato i cracker?».
Ridacchiò
leggermente,
meravigliosamente su quel viso d’angelo. «Credi forse che non avessi previsto tutto
questo?».
Lo abbracciai stretto, baciandogli
le labbra. Avrebbe
fatto ogni cosa, per me. «Grazie».
Il viaggio proseguì per
altre due ore e mezza. Finché
fossi rimasta in auto, la nausea non sarebbe
ritornata. Avevo paura del dopo. Cercai di distrarmi, ascoltando il cd
che Esme
aveva inserito. Non era molto il nostro genere, quello che io e Edward
ascoltavamo solitamente, ma era divertente. Divertente vederla
canticchiare, un
sorriso ricambiato rivolto al marito.
Addentrandoci nella foresta ebbi
l’occasione di
osservare attentamente l’ambiente circostante. Non che
sperassi di trovarci
qualcosa che non potesse scorgere la vista di un vampiro, certo, ma in
ogni
caso non intendevo desistere. Chiesi più volte a Edward se percepisse
qualcosa.
«No, ancora nulla, mi
dispiace».
Quando ci fermammo, nel cuore del
verde, godetti
placidamente del venticello fresco che mi sfiorava il viso
mentre Edward scaricava i bagagli dall’auto.
Ero attenta ad ogni movimento, attenta
ad ogni radice, e al contempo tentavo di osservare ogni cosa attorno a
me,
nella speranza di distinguere due occhi turchesi simili a quelli del
professore. Edward mi aiutava in ogni passo, sorreggendomi
tempestivamente per
la schiena.
Passai velocemente da avere i
muscoli intorpiditi per
la lunga permanenza in auto, ad averli infiammati per il cammino.
«Vuoi che ci fermiamo un
po’?». Mi strinse per il
busto, sostenendomi.
Scossi il capo in segno di diniego.
Gli altri erano già molto
più avanti rispetto a noi, non mi andava di
farli aspettare ancora. Sentii una fitta di pochi secondi alla testa.
Ci
mancava solo quello.
«Okay,
fermiamoci un po’»
risposi riluttante all’occhiata perplessa di mio marito.
Sospirai, lasciandomi andare su un
tronco di un albero
caduto. Edward mi accarezzò la schiena, massaggiandomi
lì dove ero indolenzita.
Il resto dei Cullen era seduto
davanti a me,
apparentemente preso da chissà quali importanti chiacchiere,
godendo
del momento di ristoro.
Sospirai. «Mi
dispiace…». Non riuscii a finire la
frase che fui investita
di parole che sminuivano
l’attesa, volte a confortarmi e non farmi sentire a disagio.
Rosalie si materializzò
al
mio fianco. «Non ti preoccupare cara, è normale
che tu abbia bisogno di un po’
di riposo».
«Non essere in pena, noi
ti capiamo» aggiunse Alice,
procedendo nella mia direzione alla stessa velocità.
«Ragazze»
sussurrai sconcertata, guardandomi
velocemente intorno.
Jasper si avvicinò a
piccoli passi, con calma. «Se vi
fate vedere il brillante piano di Bella
va a rotoli.
Così la fate spaventare» mormorò a
bassa voce, circospetto.
Rosalie sbuffò.
«Mi pare
improbabile che si faccia vedere. Per me è tempo
sprecato».
«Rosalie» la
riprese Edward, dietro di me. Posò le
mani sulle mie spalle, accarezzandomi.
Gli occhi sinceri della vampira si
posarono nei miei.
«Ho solo detto
la verità, non era mia intenzione
ferirti».
Scossi il capo, serena. «No,
davvero» sorrisi, abbassando gli occhi sul fogliame e sul
muschio verde.
«So che non ci sono molte possibilità. Ma voglio
provare lo stesso… Tentar non nuoce» abbozzai,
risollevando lo sguardo.
Mi sorrisero. «No,
certo» rispose Esme.
«Quanto tempo dobbiamo stare
qui?» chiese Emmett, osservandosi intorno. «Non potremmo… non
so… mettere una specie di trappola?
Un’esca?».
«Non stiamo parlando di
un’animale, Emmett» lo rimbeccò
Alice.
Sbuffò, seccato.
«Mi sembra la caccia al topo…».
Carlisle diradò la
questione. «Organizzeremo dei
piccoli turni, uscendo a gruppi. L’importante»
abbassò il tono già modesto
della voce «l’importante, è che
riusciamo per quanto possibile a farla entrare
in contatto con Bella».
Jasper annuì.
«Pensiamo che possa avvertire la
presenza della bambina. Ma
non si deve spaventare per
noi, questo è importante».
«Non ci tratterremo
più di quindici giorni, comunque»,
fece, alzandosi, Carlisle. Tese la mano alla
moglie in un puro gesto cavalleresco, invitandola a fare lo stesso.
«Quindici
giorni?» chiese curioso Emmett.
Carlisle annuì, nello
stesso istante in cui le braccia
di Edward smisero di
massaggiarmi, avvolgendosi a me. Mi
osservò. «Non possiamo rischiare che per Bella
diventi troppo tardi».
Sospirai, posando una mano in
grembo.
Ci rimettemmo a camminare dopo un
po’. Fermarsi era
stato necessario, eppure faceva sembrare quel che rimaneva
del percorso un ostacolo insormontabile.
Sbattei le palpebre.
Sentivo una strana eppur conosciuta
sensazione
crescere dentro di me.
«Edward, per favore» biascicai.
Avevo serrato le mani in due pugni.
Mi
imposi
di parlare lentamente. «Prendi le mani, per
favore».
Non aspettò un secondo
di più e fece come gli dicevo,
fissandomi trepidante, ansioso. Presi profondi respiri, scacciando
quella
sensazione e calmando la bambina. Jasper fu il primo ad avvicinarsi, in
un solo
secondo. Posò il palmo aperto sulla pancia, e dopo pochi
istanti sentii la calma
invadere anche me.
«Ho sentito il suo
potere» sussurrai, lasciandomi
cadere col viso sul petto di Edward.
Le mie mani erano
ancora strette nelle sue. «L’ho sentito
arrivare».
Non disse nulla. Mi
fissò, in apprensione.
«Non mi sono
agitata» mi giustificai frettolosamente,
provando ad intuire i suoi pensieri.
«No, ha ragione» confermò
Jasper «è
stata la bambina».
Edward mi lasciò andare
le mani e mi accarezzò
i capelli. «Va tutto bene, adesso?». Il resto dei
Cullen ci aveva raggiunti
e ci fissavano, silenziosi.
Annuii, ancora un po’
scossa. «Ho avuto paura di farti
male. Era forte».
Continuò ad
accarezzarmi, rassicurandomi. «Va tutto
bene, non mi avresti fatto male».
«Pensi che la bambina sia
sviluppando coscienza di
sé?» chiese Carlisle, sia a Jasper che a Edward.
«Può
darsi» fece Jasper. Era perplesso. «Tu non hai
sentito nulla di strano?».
Edward strinse le labbra,
meditabondo. Lo stava
fissando negli occhi. Scosse lentamente la testa. «No,
nulla».
Insistette per farmi portare da lui
per il resto del
percorso. Aveva paura che fossi
tanto stanca da non
poter far fronte neppure alla bambina. Non potei
dirgli di no. Avevo
i muscoli intorpiditi e la schiena a
pezzi. Avevo già fatto abbastanza quel giorno.
Non ricordo quasi nulla di quello
che avvenne dopo.
Quasi certamente, quella sera crollai nel sonno fra le braccia di Edward. Nella baita faceva
molto freddo. Nulla a che vedere con
la casa di Forks con
i riscaldamenti al massimo.
A risvegliarmi, quindi, fu proprio
il crepitio del
fuoco. C’era un camino nella camera dal letto.
L’ambiente era caldo, i colori
scuri, le pareti con le travi a vivo. In un angolo c’era una
porta, che
istintivamente identificai come quella del bagno.
Provai consciamente un senso di
disagio. Quella stanza
somigliava troppo ad un’altra baita in montagna, intrisa di
ricordi più che
spiacevoli.
«Ti sei
svegliata» la voce soffice e cristallina mi
arrivò all’orecchio destro.
Mi voltai. Vederlo così,
appena sveglia, era
meraviglioso. Sorrisi, rannicchiandomi su me stessa e stringendomi a
lui.
«Fa
freddo, ti raffredderai».
Scossi il capo sul suo petto.
«No, sto bene». Avevo
un pigiama di flanella, e oltre al piumone, ero
avvolta in una spessa coperta. Ero fin troppo calda.
Mi accorsi di non avere ancora una
perfetta percezione
dello spazio e del tempo. Mi sollevai seduta.
«Credo… che ore sono?».
Edward ripeté il mio
movimento. «É mattina. Dovrebbero
essere circa le otto».
Sbadigliai, lasciandomi andare su
di lui. «Dove sono gli altri?».
«Tutti in giro. Hanno
organizzato dei gruppetti».
Annuii, voltandomi per baciargli il
petto. Aveva una
maglietta morbida, piuttosto leggera. Stregata dal suo aroma allontanai
leggermente il colletto tondo per poter baciare la sua pelle nuda.
«Mi piace
l’odore della tua pelle» confessai imbarazzata.
Mi sollevò per i
fianchi, facendomi sedere su di lui.
Mi lasciò baci lievi sulla fronte, la tempia, il mento, le
labbra. «Sei stanca?»
soffiò lieve sul mio viso, accarezzandomi i
capelli.
Scossi il capo, la mente confusa
dalla vicinanza. «La
testa non gira più. Tutto bene… credo»
biascicai, mentre le labbra vagavano sul mio collo.
Le mani scesero dai fianchi alla
cosce, stringendomi dolcemente. Le mie braccia erano
strette in una presa
ferrea attorno al suo collo.
Si assicurò di stringere
bene la coperta attorno a me,
mentre mi spogliava. «Sotto le coperte?».
Mugolai, baciandogli il collo.
Ansimavo. «Non credo
che potrei sentire freddo».
Quando facevamo l’amore,
soprattutto negli ultimi tempi, era
delicatissimo. A causa dell’ingombro del pancione i miei
movimenti erano
limitati. Ma lui, lui
era davvero tanto tenero. Mi
accarezzava continuamente, venerando
ogni rotondità
del mio corpo. Mi faceva sentire bella, amata. Era dolce, molto dolce.
Mi strinse di più a
sé, baciandomi la spalla. La mia
schiena era contro il suo petto. «Stai bene?».
Sorrisi,
beata,
profondamente appagata. «Meravigliosamente».
Le
sua mani
si strinsero sul pancione, accarezzandolo.
Fremetti al suo tocco gelido.
«Non vedo l’ora di vedervi»
mormorai, chiudendo gli occhi e immaginando.
«Vederci?».
Annuii,
gli occhi ancora chiusi,
serena.
«Vedere te, e la nostra
bambina fra le tue braccia. Sarà bellissima. Voi sarete
bellissimi».
Posò il volto
nell’incavo del mio collo, e le mie
mani andarono automaticamente ad accarezzargli i
capelli. «Non vedo l’ora di tenerla in
braccio». Sembrava rilassato, e…
sollevato, anche.
Mi voltai, facendo coincidere le
nostre labbra e
baciandolo, ancora.
«Dobbiamo andare.
Fa’ colazione, e poi potremmo
cominciare a fare qualche piccola ricerca. Gli
altri stanno arrivando».
Sul mio viso comparve una smorfia. Portai
una mano alla fronte, evidentemente il mal di testa non era
passato. Era
di nuovo una fitta.
A Edward non sfuggì.
«Tutto bene?».
Sorrisi, annuii. Era già
completamente passato. «Solo
un lieve mal di testa. Andiamo».
Ciao a
tutti. :)
So che
questo capitolo può esservi sembrato strano, visto che gli
ultimi in confronto
sono stati decisamente
più movimentati.
Beh, ho
pensato che vi potesse servire immagazzinare questa calma per il
futuro. Quindi, anche se
potrebbe sembrare il contrario, questo
capitolo ha per me un ruolo importantissimo.
Ci sono
disseminati degli indizi, qui e là, e sono sicura che li avrete
compresi. Io ho già iniziato a preparare i
vestiti dal mio armadio e i
biglietti per la partenza.
Bene,
dicevamo. Capitolo tranquillo, amore reciproco. Non
c’è molto da dire. ^^
Forse
però era un po’ che non mi concentravo sui piccioncini
:D
Boh,
basta. Riaffermo che Twitter
mi accoglie, con notizie
su aggiornamenti e quant’altro,
con il nick @keska92,
che tra l’altro rimanda direttamente al blog qui sotto citato.
Bene. Mi
eclisso.
Un bacio
a tutte, tutti!
PS.
Ringrazio ancora, un’ultima volta, chi avesse
espresso
la propria preferenza per Philip! Grazie. :*
PPS.
Nessuno mi uccida per il ritardo (a buon intenditor…)
(fatto da Elena-
Lena89)
«--BLoG!!!--»
ale03
Grazie tesoro!
Grazie di continuare a commentare e leggere questa storia nonostante
tutto il
tempo che è passato! So che qualcuno dev’essersi
stancato, non lo biasimo! :P
ma ormai siamo alle
battute finali, è giusto così. Sono contenta che
tu abbia potuto apprezzare la
sensibilità di Bella, l’amore e la dedizione
reciproca che c’è fra la
fantastica coppia. Grazie, tesoro, grazie di tutto. :)
manuelitas
Ehh,
beh, penso che forse piangerò anch’io!
Non farmi pensare alla fine, mi viene il magone!
Spero
che il capitolo abbia soddisfatto le aspettative.
Avevo detto amore e dolcezza, ci volevo mettere qualcosa che non
c’entrava poi
tanto, così ho
cambiato la mia idea originale, spero,
conservando però l’idea del sentimento. Lo so, la vita del
professore non è stata delle più
rosee. Volevo solo inserire un po’ di
realismo in questa storia, visto che ne scarseggia…
non che mi dispiaccia tanto. Diciamo, che questa è la storia
che scrivo per
immaginare e sognare. Non chiedo di meglio. Le sorprese ci saranno,
anche
piuttosto concentrate! Direi
che saranno sei capitoli
di fuoco! :P Spero che
la risoluzione di questa storia
sia all’altezza di ogni fantastica lettrice che fino ad ora
mi ha seguito.
Grazie.
AriRock
Ohhh!
Non mi aspettavo un’altra dose di complimenti del genere! Figurati, per me è stato un vero
piacere, come lo è sempre per
recensioni così belle, rispondere alla tua.
Spero davvero di riuscire,
come dici, a continuare questa storia al meglio! Già,
è lunghissima! E se
ritornassi indietro di sicuro
non riuscirei a farla
così lunga! Ma,
d’altronde, è anche questo che la
caratterizza. La lunghezza infinita. Questa storia mi è
servita per crescere.
Sono sicura, ora, di poter scrivere altro in maniera molto più
consapevole. Grazie, grazie, grazie ancora! Sei
stata un
vero tesoro! (Ho letto
le tue recensione negli altri
capitoli, scusa se non l’ho fatto prima, ma ti voglio
ringraziare anche per
quelle! Grazie mille!)
Noemix
Beh, sono
contenta
che ci siano diversi livelli di apprezzamento
per il
professore! É giusto così, è giusto
che ad alcuni piaccia, ad altri meno, mi fa
piacere la cosa ancor di
più! :D
Gli interrogativi sono davvero tanti, direi! Vi ho fatte stancare, eh?! :P
beh, giuro che la verità di
tutto è sul serio vicinissima, non dovrai attendere molto
altro! Promesso.
DarkViolet92
Ciao! :D
Dunque. Non è che
Edward voglia far fare un cesareo a
Bella. L’epidurale
è un tipo di anestesia
utilizzata in un parto Cesareo, è vero, ma si usa anche
durante la fase
terminale del travaglio per un parto naturale, come anestetico. Passa
l’ago,
l’anestetico va in circolo, il dolore va via :P dura
solo pochi secondi, e fanno l’anestesia per
l’anestesia, figurati! ^^
É normale che Edward voglia preservare del dolore a Bella.
:D Grazie tesoro per la
recensione. :)
A presto.
congy
Ciao
Federica! Beh, si, molte mamme si pongono il problema
dell’epidurale,
ma di solito le altre, seppur forse
con paura, vogliono farla! Ma
Bella (e noi ne sappia
qualcosa) è stoica – nel senso lato del termine
– e inoltre, piuttosto che
entrare in contatto con un ago qualsiasi, patirebbe qualunque dolore,
direi.
Cosa c’entrano i licantropi con la bambina?! É qui è
che sta il grandissimo mistero! E chi lo sa?!
:P Forse io. Ma credo che bisogna
attendere ancora. :P Non
molto ahahahah.
Penso che alla fine sarete sconvolte. Uahuahuah!
Grazie mia carissima, a presto! ;)
patu4ever
Tesoro. Hai una comprensione della natura umana molto vasta e matura
per la tua
età. Si, in realtà niente è perfetto,
per questo adoriamo leggere ciò che, come
noi, non lo è. Davvero
grazie, ancora, perché i tuoi
complimenti per il mio personaggio sono stati meravigliosi e
graditissimi.
Non credo di meritare tanto. Ma mi fa
infinitamente felice
riceverli perché ci tengo infinitamente al professore.
É un personaggio
mio, completamente mio, quindi la responsabilità completa
delle sue azioni
ricade su di me. Quindi, mio tesoro, grazie. Grazie gioia. :*
SognoDiUnaNotteDiMezzaEstate
Ahahah, ma no, no, non
vuol dire affatto che lo scorso fosse l’ultimo
capitolo con il
professore. Volevi togliertelo dalle scatole?!
Ahahah. No, no, non ho
forse detto, in un tempo lontano,
che ogni cosa era collegata? É collegata? Mmm, no. :P Quindi, aspettati di tutto,
dai prossimi capitoli e dal futuro. Anche se saranno gli ultimi
ti posso garantire, comunque, che saranno davvero molto intensi. Spero
saranno di tuo gradimento carissima!
Un bacione-one-one.
:*
Wind
Ahahahah, beh,
capisco. :P
Meglio così, meglio che ci sia qualcuno che ancora odia il
professore. ù.ù
il mondo è bello perché è vario,
d’altronde, no?!
Non ti preoccupare, che prima della fine ti faccio
prendere un bel colpo (ma anche due o tre). Ahahah,
ebbene si, ho concentrato gli infarti (nonché
la mia sadicità)
tutti alla fine! u.u Aspettati di
TUTTO. u.u
Sognatrice85
É
vero, Edward è perfetto come
sempre. D’altronde, è un vampiro. In questo
capitolo, se possibile, lo trovo
ancora più dolce, visto che lo ritroviamo
ad agire, e
parlare, direttamente. Ho voluto rendere il professore molto umano. So
che non
l’ho fatto per gli altri personaggi, che d’altronde
erano vampiri, ma avendone
completa fantasia e padronanza, ho potuto inventare di tutto, su di
lui. :) Grazie, quindi.
Un bacio. :*
KStewLover
Ciao Cristina! :D Non ti
preoccupare, ti perdono volentierissimo,
soprattutto dopo questa bellissima recensione! Lo so, Alice si
trasformerà in
una spiritata-assatanata
della bambina, con un
sorriso-paralisi facciale costante, praticamente.
Sono
contenta che tu abbia carpito gli elementi di Bella e Edward che volevo mettere in risalto nello
scorso capitolo. La
sensibilità estrema di lei, l’amore e la devozione
verso la
moglie, di lui. Beh, poi, in questo ho lasciato un
po’ di spazio solo
per il loro amore. :)
Grazie mille per tutto!!! :*
asialea Ciao! Grazie
mille! Non puoi immaginare quanto tu
mi faccia felice! Lo so, questa
storia
rimarrà nel mio cuore quanto nel vostro. Ma
deve finire anche questa, no? Spero che tutto quello che mi sono
inventata per
questi ultimi capitoli non ti deluda! Davvero, a volte la mia fantasia
è
esagerata. Spero vada tutto bene,
sento già l’ansia.
:S
Tatydanza Ahahah,
si, è vero! Per questo non dovresti mai smettere di fare
ipotesi. E poi, ti ricordo, non ho mai detto, né si,
né no. :) Solo che devo essere
reticente, altrimenti ti indirizzo
troppo sul futuro, svelandoti la trama. Grazie di recensire, sempre e comunque. So che può
essere un periodo con tanti impegni,
sono contenta che tu lo
faccia comunque. Grazie.
Ros_Ros
Oh, cielo! *.*
Grazie! Non pensavo di poter far piangere qualcuno! Anche se, confesso,
io
stessa mi sono
commossa scrivendo. Ma,
beh, questo è un altro paio di
maniche, visto che scrivendo le emozioni derivano direttamente dal
cuore. Sono
davvero felicissima di aver rivalutato ai tuoi occhi la figura del
prof! Ci
tenevo tanto.
Lau_twilight Oh! Grazie!
Si, devo confessare che
io stessa prova immensa stima
per il mio personaggio
del professore. Insomma, questa storia ha fatto un po’ il suo
corso, e
guardandola per intero direi
che l’apprezzo
tantissimo, ma diciamo pure che non sia proprio
oggettivamente… “perfetta”. Ahahah, anzi. Però mi
è servita tanto come
“palestra”, per crescere e migliorare. Ecco, il
professore si
inserisce in tutto questo. É un mio nuovo, uno
dei tanti, esperimenti. Direi
che le atroci attese e i confusi misteri, hanno fatto
il loro corso. Ebbene
si, la verità è vicina. ;)
Grazie, ancora, carissima. Per tutto. :*
Luna Renesmee
Lilian Cullen Certo,
certo,
fammi sapere se creerai un indirizzo msn.
:) Mi farebbe molto
piacere parlare con te, di sicuro. In
effetti questa storia del computer è un
problema. I miei
sanno che scrivo, e lo vanno pure a dire in giro, pensa te!
É proprio una cosa
assurda. Mi fanno sentire in imbarazzo. Sono davvero contenta che il
professore
ti piaccia! Ho voluto dedicargli un capitolo, lo so, sta prendendo una spazio determinante nella
storia, ma sentivo di avere il
bisogno di dargli quel ruolo. Mi piace esaltare le sensazioni, gli
istinti più
immediati, e di sicuro mi sono lasciata andare nello scorso capitolo,
in questo
senso. Non lo facevo da un po’. :)
Grazie di ogni
parola! Con affetto e sincera gratitudine. :*
elysa
172 Carissima!
^^ Si! Il
professore, anche lui, è umano! Uahahahah!
:P Ovviamente, Alice non
sarebbe tale se non fosse un po’
festaiola. Serve un po’ della sua energia. E in questo
capitolo ho voluto far tornare in campo i Cullen, visto che li avevo
trascurati! :D Grazie,
grazie, grazie, dolcissima,
come sempre.
ste87
Ahahah,
e beh, ma la fine ci sarà lo stesso, volenti o nolenti!
C’è sempre una
fine. u.u
E io mi ci sto
inesorabilmente avvicinando, con questa storia. :P
Grazie per la recensione ;)
chi61
Tesoro!
Aspetto le tue recensioni come un’osai
nel deserto. Le
adoro. Innanzitutto,
grazie, perché mi fai sentire
lusingata, e fai tantissimo bene al mio ego. Grazie. Sono contenta di
riuscire
ancora ad emozionare ed emozionarti.
Sono stupita
dalla tua sensibilità capace di cogliere gli elementi
essenziali e più
importanti del capitolo. Credo, si,
che presto scopriremo
anche noi le conseguenze del dialogo fra il professore e Bella.
Tutte le
frasi a metà, i significati celati, verranno
svelati. Spero che alla fine questo
capitolo sia venuto abbastanza
tranquillo, come avevo in mente. Ovviamente,
se ho
avvisato che ci sarebbe stato un capitolo tranquillo, è
perché è un episodio
isolato a cui seguirà nuovamente la normalità.
Il problema è: qual è la
normalità per me? La cosa dovrebbe fare paura…
Nessie93 Ah, beh, si,
la mia fantasia più
che illimitata direi che
è spropositata! Proprio
esagerata, ecco! Diciamo
che ho messo in mezzo fin
troppe cose, in questa storia! :P
Ma, in ogni caso,
per la cosa più importante, lo so che è assurdo
da dire, non ci ho messo della
mia fantasia. Ho solo preso in prestito qualcosa dalla Meyer!
:P Pensaci che ci arrivi
:D
ledyang
Ahahahah, si, mooolto
presto! Beh, spero che ti sia piaciuto! In fondo, non è
super-dolce?! :P Mi spiace, ma più
tranquillo
di così, non so proprio farmelo venire, sai?! Orami, credo
di averci preso la
mano a farli un po’ più movimentati! :P
Struppi
Si!
*.* In realtà, il professore racchiude un
tenerissimo cuore al caramello! Chi l’avrebbe mai detto, eh?!
:D Beh, Edward
è tenerissimo! Mi perdo a contemplarlo
anch’io! Questo capitolo, infatti, l’ho voluto
dedicare proprio alla sua
dolcezza! Spero ti sia piaciuto! ^^ Un bacio, a presto. :)
Dreamerchan
Ohh!
Si, direi che la penso
esattamente come te. Primo, non esiste il
buono e il cattivo, ma tutto è
molto, troppo,
relativo. Secondo, non spetta a nessun uomo giudicare
l’altro. Non bisogna,
mai, giudicare nessuno. La vita è un bene così
prezioso che solo chi la conduce
può decidere come viverla. La storia mancherà
anche a me, credo. :) me
ne farò una ragione ;)
Lizzie95
eheheh, che ne dici,
la quiete prima
della tempesta? :P
Chissà… :P Sono contenta di essere
riuscita a farti piacere il professore alla fine. Direi
che non è stata un’impresa semplice, farvelo prima
amare e poi rivalutare… ahahahah…
Ma la sono scelta solo questa strada, direi. Beh,
ogni cosa ha una fine. E anche se ho ancora miliardi, te lo garantisco,
di idee per questa
storia, sento ora il bisogno di
“staccare”. Di scegliere le idee migliori, le
più attinenti, di concludere
tutto al meglio delle mia potenzialità, e di
“crescere”. Per crescere e maturare come scrittrice
ho bisogno di scrivere
qualcos’altro, qualcosa di più mio. Non credo che
per questo dovrò per forza
trattare di temi più impegnati, o con termini più
aulici. Vuol dire conservare
la dolcezza, il romanticismo, l’amore, la passione, che credo
mi accompagneranno per
sempre, ma formularli personalmente e
consapevolmente. :)
Scusa se ti ho annoiata! A presto,
lo prometto. Francesca. :*
titty88 Ohhh! *.* E io
non posso fare a meno di ringraziarti ogni volta per tutti questi
complimenti!
Anche a me non piacciono le cose che finiscono, ma temo
che ogni cosa debba farlo, purtroppo! ^^ Mi
inventerò
qualcos’altro, non temere :P
silvia16595 Ciao mia Silvietta! :* Hai dato un’occhiata
a “Once upon
a time in Forks”?!
Io penso che sia davvero stupenda! *.* La adoro! Sono contenta che il
capitolo
ti sia piaciuto! Si, fra un po’ arriverà il
pargoletto, ma non correre sai?!
I due piccioncini
devono ancora
affrontare di tutto. E
con “di tutto”, intendo proprio
TUTTO! Ahahahah, sono
certa che dovrò cambiare
residenza! Ahahahah…
Un bacio tesoro. :) A
presto, eh?! :***
LudoCullen96
Bene, grazie! :D
Sono contenta che il professore ti sia finalmente simpatico! :P
certo, la strada per farvelo piacere è stata davvero lunga,
eh?! :P Così
stai iniziando a leggere “Once upon
a time in Forks”?!
Io penso sinceramente che sia
stupenda. Ogni volta che leggo un capitolo mi emoziono, piango, mi
sento
completamente partecipe dei sentimenti di Bella. É una
storia meravigliosa,
davvero. :)
Ely_11
Ohh!
Grazie! *.* Sono
contenta di essere riuscita a commuoverti! Ho pensato che un dialogo
fra il
professore e Bella, una pacificazione, la comprensione dei limiti umani
e del
bene e del male presenti in ogni uomo, ho
pensato che
dovessero venire fuori. Ci
è voluto un capitolo, ma ne
è valsa la pena :)
KatyCullen
Certo! E ci saranno un paio di capitoli
dopo la sua nascita, in cui
mi dedicherò completamente a loro. E poi, concluderò,
come si deve, la storia. Sono contenta che il professore sia entrato
anche solo
per un po’ nella tue grazie.
:)
Grazie della recensione! Grazie! *.*
ANNALISACULLEN
Ciao carissima! Grazie, ti sono infinitamente grata, per tutte le tue
parole. Lo so che quasi settanta capitoli sono davvero tanti per una
storia del
genere, ma sapere che
c’è ancora qualcuno che continua
ad emozionarsi per questa storia mi riempie il cuore di gioia. Dentro
di me, ho
dedicato un po’ di spazio anche al professore. Mi pareva
giusto. :) Ma ora,
meglio ritornare ai Cullen. Entrambe le storie si
chiuderanno presto.
frafru
Grazie!
Due volte
grazie, allora. Grazie per aver apprezzato così
tanto
il capitolo, in particolare per aver rivalutato la figura del
professore. Mi è
molto caro. Mi rendo conto che ha molti il personaggio potrebbe risultare marginale e
irrilevante, ma io ne percepisco tutta
l’emozione, perché lui è proprio
“mio”, quindi, qualunque cosa sia e faccia,
non posso fare a meno di comprenderlo nella sua psiche e nella sua
interezza.
Grazie anche, per avermi fatto evidente la questione delle
“dispersioni”! Senza
il tuo consiglio non sarei mai riuscita a ridimensionare il fenomeno.
Mi sto
impegnando per non
commettere nient’altro del genere. :)
Spero di
riuscirci! A presto, mia carissima. Un bacio. :*