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Autore: Piccola Ketty    10/05/2010    12 recensioni
Questa storia parla di un gruppo di ragazzi che, dopo quasi quattro anni dalla fine del liceo, si rincontrano per fare un tuffo nei vecchi ricordi. Bene, questi ricordi a Kate, non piacciono per niente, perchè Marco, il suo migliore amico del liceo, ne fa parte, forse più del lecito.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 bozza

Buon giorno *_*
Eh.. *sospira*
Questo è l'ultimo capitolo.
Aspetto le vostre parole, ma vi avviso, che ci sarà un seguito ù.ù è già nella mia testa, ed in parte nel pc.
Ringrazio ogni vostro singolo commento, e anche le persone che hanno letto senza commentare.
*_*
Non posso permettermi di continuare qui.
Farei un casino mostruoso XD
La storia continuerà nello stesso tempo, riprenderà da questo momento, più o meno..solo che il pov sarà diverso XD
Ah, spero di avervi incuriosite!
Buona lettura..

Love, love
:****


Capitolo 4

Miley Cyrus - When I look at you


Sarebbe stato bello ricordare, se quella gita non mi avesse rovinato tutti quegli anni.
Li guardo sorridere, darsi spintoni, eppure, anche se Marco ha ripreso a scherzare con loro, la vedo nei suoi occhi la tristezza, la pena che prova nei miei confronti, per quello che è successo.
 
“Mi spieghi? Vero?”, alzai la voce, non guardandolo negli occhi.
“Kate, ti giuro..non è niente..Rob”.
“No, tu a Roberto gli hai detto quelle cose. Glie le hai detto la sera prima di venire a letto con me. Ma non ti fai schifo?”, gli urlai contro scoppiando in lacrime.
“Kate. Ti prego..non fare così. L’ho detto solo per evitare che mi domandassero altro. Eravamo finiti in un territorio pericoloso..un argomento che non voglio che loro inizino con me..”.
“Quale?”.
“Di chi mi sono innamorato”, alzò lo sguardo, incontrando il marrone dei miei occhi e fondendolo con il suo azzurro.
“No, non dire cazzate”, mi presi la testa tra le mani.
“Kate”, sentii le sue braccia circondarmi le spalle.
“Tu, tu sei fidanzato. E sei venuto a letto con me. Ti è piaciuto? Hai voluto provare a fare sesso con me? Ti piace il mio corpo eh?”.
Ero arrabbiata, delusa, ferita.
“No, cazzo. Io ti amo porca puttana, lo vuoi capire? Ti amo da quattro fottuti anni Kate. E tu non te ne sei mai accorta. Averti tra le mie braccia, quella notte, è stata la cosa più bella che mi fosse capitata nella vita. Credimi..”, le sue parole mi colpirono il viso prepotentemente.
Mi amava, da anni. Eppure era vero, io non me ne ero mai accorta.
Ed io? Ed io lo amavo?
“Io non lo so se ti amo, Marco..”, parlai ad alta voce, senza rendermene conto.
Sentii la sua presa indebolirsi, allontanandosi.
Alzai lo sguardo, vedendo il suo affranto e triste.

“Mi dispiace..”, ammisi.
“Ma quella notte, anche..tu..Kate, non puoi..”, balbettò stringendo il lenzuolo sotto di noi.
“Non me lo sono mai domandata..Marco..capisci..sei il mio migliore amico..”.
“Il tuo migliore amico. Io ti dico che ti amo, facciamo l’amore, e tu mi dici che sono il tuo migliore amico? Eh?”, la rabbia scoppiò nei suoi occhi, facendolo arretrare, “allora sai cosa ti dico? Continua pure a pensarla così, sono stato uno scemo a pensare che anche tu potessi amarmi..scusami tanto Kate. Torna pure di la”.
Rimasi colpita dalle sue parole, ferita ma anche addolorata.
Sapevo che stava soffrendo per colpa mia, lo sapevo, eppure ero stata così egoista da cedere alla carne, senza pensare alle conseguenze.
Se avessi capito subito, i sentimenti che lui provava per me, non mi sarei mai lasciata andare.
“Mar..”.
“No, vattene. Ti prego..”, mi implorò, alzandosi dal letto e dandomi le spalle, verso la finestra.
Mi alzai, continuando a fissarlo.
Non volevo andarmene, non in quel momento. Ma lo conoscevo, e quando doveva stare da solo, non c’era verso di fargli cambiare idea.
Mi avvicinai, guardando il riflesso del suo viso distrutto, nella finestra.
Posai una mano sulla sua spalla, poi la fronte sulla sua schiena.
Lo sentii rabbrividire.
Avrei voluto stringerlo, ma sarebbe stato da ipocriti.
“Ti voglio bene”, gli dissi prima di allontanarmi ed uscire da quella stanza.
 
Non pensavo che da quella notte tutto sarebbe cambiato.
Adesso, seduta a questo tavolo, sono io quella innamorata persa del mio vecchio migliore amico.
Mi prendo la testa tra le mani, fingendo una risata ad una battuta che non ho nemmeno sentito.
Sono quattro anni che penso solo a lui, che non faccio altro dalla mattina alla sera.
Sono una stupida. Lui nemmeno lo ha mai saputo, mai.
Nemmeno quando alla fine della quinta, dopo un bacio delicato, pieno di significato, mi disse di amarmi, e che mi avrebbe aspettata.
Nemmeno lì ho avuto il coraggio di dirgli che io già lo amavo, da morire.
“Quella gita ci rimarrà nel cuore..”, ammette Marta con una vena di tristezza.
“Si, lo penso anche io..”, la seguo, disegnando dei cerchi immaginari sul tavolo.

Bevo un sorso di coca, fregando una patatina a Roberto.
“Sono contento però, di avervi rivisti..”, Marco all’improvviso, fa rimanere tutti di stucco.
“Marco Pittorni che se ne esce con certe frasi, ragazzi. Siamo proprio cresciuti”, Roberto, come al solito, rovina tutto.
Scoppiamo a ridere ugualmente.
Lo guardo di nuovo.
Chissà come è la sua nuova ragazza, chissà se lo rende felice.
Sono gelosa, si, molto anche. Ma ormai non posso più fare niente, non posso piombare così nella sua vita, dicendogli “ehi, lo sai? Ti amo anche io. Anche se per te sarà stata una cotta da ragazzo. Beh, per me se l’amore della mia vita. Visto?”.
No, non posso. Non voglio sconvolgergli la vita.
Decido comunque di domandargli come sta, cosa fa, voglio sapere tutto di lui.
“Ragazzi, perché non andiamo a ballare? Là, nell’altra sala..fanno musica. Andiamo?”.
Colgo la palla al balzo e seguo Ilaria.
“Si dai. Ci divertiamo..”, guardo Marco, che annuisce.
Ci alziamo tutti, e lui si porta la birra, tenendola nel modo più sexy che io conosca.
Improvvisamente sento come se le gambe volessero cedere, volessero tornare sedute, ma devo alzarmi, e voglio parlargli.
Mi avvicino al bancone dove si è appoggiato lui, osservando gli altri scatenarsi sulle note di una canzone da discoteca, che nemmeno conosco.
“Ehi”, inizio, torturandomi le mani.
Si volta verso di me, guardandomi. È la prima volta questa sera che ci rivolgiamo la parola.
Buffo, prima non riuscivamo a stare senza parlarci nemmeno per dieci minuti.
“Ciao”, il suono caloroso della sua voce, mi riscalda il cuore.
Ma non devo crollare, no.
“Come va?”, gli domando sicura.
Non voglio dargli l’impressione di avere paura di lui.
Non ne avrei motivo.
“Bene, tu?”.
“Mah, si va avanti..”, mi avvicino lentamente, e quasi le nostre braccia si sfiorano.
“Non balli?”, mi domanda.

Nego con la testa, voltandomi verso il resto del gruppo.
“Siamo cresciuti..”, ammetto più a me stessa, “lo avresti mai detto?”.
“Si, di solito si cresce, sai?”, un sorriso spontaneo mi nasce sul viso, “e poi..devo dire che siamo tutti uguali a quattro anni fa, ne più ne meno. Nessuno si è montato la testa..”.
“Hai ragione”.
Silenzio.
Solo la musica.
“E così..”, deglutisco, provando a non tremare, “tu e la ragazza..? Insomma..”.
Come preso da una scossa di adrenalina si volta verso di me, guardandomi dritto negli occhi.
Il suo sguardo è di una profondità tale, che mi fa quasi paura.
“Si, e sto bene. Dopo tanto tempo, mi sento..completo..”, ritorna a fissare gli altri ed io muoio.
Cado in un oblio, dal quale non riesco a riemergere.
“Sono felice per te”, mento, avvicinandomi al tavolo dove eravamo seduti.
Mi siedo, guardandolo con la coda dell’occhio.
È andato a ballare, si è unito agli altri.
Lui sta bene, la sua vita lo soddisfa, senza di me.
Ed io non posso fare a meno di crogiolarmi nel mio dolore. Perché sono una stupida, una stupida innamorata di un ragazzo che ormai non fa più parte della mia vita.
Hai avuto la tua occasione Kate, ma l’hai sprecata.
Sono destinata ad amare una persona che, ormai, per me non prova più niente.
Appoggio la testa sulle braccia, e lì rimango, fino a quando lo so, il cuore smetterà di battere.
   
 
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