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Autore: Liz    10/05/2010    2 recensioni
Per voi lui non ha tangibilità, è un’esistenza che si fa chiamare Maverick sui forum e nelle chat, e il cui detto è “Sono troppo vecchio per queste stronzate!”.
Vi siete conosciuti per caso, non ne conoscete né l’aspetto né il nome, ma ci parlate da mesi e solo con lui riuscite a sentirvi bene. Suvvia, quella sensazione di totale abbandono, di completa appartenenza e dipendenza… com’era la vita prima di Maverick? Neanche lo ricordate.

Reila odia Evan largamente ricambiata fin dal giorno in cui sono nati; le loro vite persistono così, in questo equilibrio stabile e bilanciato, ormai da anni.
Ma che fare quando si scopre che il proprio amante virtuale, alias “uomo dei sogni”, è proprio Evan?
Ci sono diverse scelte: buttarsi dal balcone, buttare lui già dal balcone, fare finta di nulla o cambiare radicalmente.
Evan sa cosa fare, ma per Reila ognuna di queste opzioni è sbagliata. Che sia il destino a scegliere ancora una volta, quel destino che li ha voluti anche vicini di casa…!
E forse, se ci si impegna, anche nel proprio nemico si può trovare un’occasione per crescere.
>>DAL CAPITOLO 19 [ULTIMO CAPITOLO] "Il cuore di Reila andò a fuoco nel sentire come l’aveva chiamata: “amore”. La bionda alzò il viso raggiante e gli diede un leggero bacio sulla bocca, alzandosi in punta di piedi quanto più poteva per raggiungerlo."
GRAZIE A TUTTI!!
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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S o u n d less

Destiny’s fault

È lo stesso volto che un tempo non potevo vedere che ora è diventato il mio mondo

 

Capitolo 15- Come un bambino

 

R

eila correva, correva, correva a perdifiato attraverso il parcheggio dell’ospedale, noncurandosi delle macchine e attirando perciò su di sé l’ira degli automobilisti che avevano rischiato di tirarla sotto.

Ma Reila non aveva il tempo di fermarsi e scusarsi: doveva correre.

Evan l’aveva chiamata all’improvviso, alle 6 del mattino, con voce tremante ed agitata. Anche dal lato opposto del telefono Reila aveva sentito il suo sudore freddo, il suo respiro affannato: Evan aveva paura.

Senza salutarla l’aveva informata che Kaleb, suo padre, aveva avuto un infarto. L’ospedale lo aveva chiamato e lo aveva rassicurato dicendogli che per fortuna l’intervento era stato tempestivo e suo padre stava bene ed era fuori pericolo; tuttavia sia lui che Erik stavano andando a trovarlo.

“Non so perché ti ho chiamato… non so neanche perché ti sto dicendo queste cose” le aveva detto il moro al telefono, infastidito dal suo stesso comportamento “Forse ho solo bisogno… di abbracciarti…”

Reila era arrossita, sorpresa.

«Arrivo anche io. Aspettami lì» aveva concluso alla fine con Evan.

Così, senza pensarci due volte, la bionda aveva preso al volo la macchina e, senza smettere di correre, si era trovata davanti al ragazzo, che la aspettava fuori dalla stanza del padre.

Appena lo vide esclamò il suo nome ed Evan si voltò verso di lei, sorridendole. Reila tuttavia si accorse dello sguardo triste del ragazzo e lo osservò mentre la conduceva dentro la camera, indecisa su cosa dire.

«Reila! Ma cosa ci fai qui?» esclamò Kaleb Williams, sorpreso ma felice di vederla.

Reila notò il pallore del suo viso, le guance tirate e le profonde occhiaie: ma notò anche la prepotente luce che ancora aveva negli occhi, e questo bastò per renderla tranquilla.

«Sta davvero meglio allora?» chiese sedendosi.

«Certo. Non devi preoccuparti così tanto Reila!» le rispose prendendole la mano in segno di ringraziamento, mentre gli rispondeva con un sorriso.

Evan osservò la scena appoggiato alla parete, con le braccia conserte. «Vado a cercare Erik» disse poi all’improvviso, con voce leggermente infastidita.

Appena fu uscito Kaleb sospirò con sconforto.

«Scommetto che a lui non importa nulla» disse, osservando la porta dietro la quale il figlio era appena sparito  «è qui solo per pietà, ma… anche solo la mia presenza gli dà fastidio»

Reila lo guardò stupita «NO! Non è affatto così, mi creda!»

Kaleb la squadrò accigliato e Reila gli sorrise, tenendogli la mano «Davvero non ha capito perché si comporta così? Evan è preoccupato per lei. Avrebbe dovuto sentire la sua voce al telefono…»

L’uomo sorrise leggermente «Ne dubito fortemente, sai Reila?»

La ragazza negò con la testa e si avvicinò a Kaleb, abbassando la voce come se gli stesse per confessare un segreto «…Per tutta la vita… sempre… ha desiderato che lei tornasse» Quando mi confidò queste cose sembrava un bambino; avvertii il desiderio di proteggerlo. «…ma il suo orgoglio gli impedisce di manifestare ciò che davvero prova. Mi creda, stamattina era davvero terrorizzato. Evan è felice di far parte della sua vita. Sarebbe bellissimo vederlo parlare di lei come un bambino, non crede?»

Kaleb la osservò senza sapere cosa dire, confuso. Alla fine sorrise felice «Sei molto gentile Reila»

«Eeeh? Ma no, non deve farmi questo genere di complimenti!!» urlò la ragazza, arrossendo.

«Invece te li meriti, ragazza. Evan è davvero fortunato ad avere accanto una persona come te»

Avere accanto…

A queste parole Reila si rabbuiò, chinando la testa, sotto gli occhi attenti di Kaleb «Si sbaglia. Io… io su questa terra, la più inutile… e miserabile…»

«Reila!!» la voce cristallina di Erik le fece prendere un colpo. La bionda alzò il viso, ritornato sorridente all’improvviso e si alzò, andando verso i due ragazzi «Erik! Come stai?»

«Bene, anche se nostro padre ci ha fatto prendere un bel colpo!»

Kaleb continuava ad osservare pieno di pensieri Reila, mentre questa parlava e sorrideva con Erik.

Cosa stava per dirgli Reila? Sembra sempre così allegra, così dolce e premurosa… dove trova la forza per essere sempre così?

A un certo punto si accorse di Evan, che lo stava fissando preoccupato da dietro il fratello.

Kaleb gli sorrise compiaciuto, con una felicità che nasceva dal cuore «Come un bambino, eh?»

~

Da quando aveva compreso i suoi veri sentimenti, Reila si sentiva a disagio a rimanere da sola con Evan, e non solo per i sensi di colpa verso Emy.

Anche mentre camminava a fianco del moro fuori dall’ospedale sentiva la testa vuota, leggera e sospesa in quel silenzio che le faceva battere il cuore.

Appena Evan la sfiorava, anche solo per caso, anche solo con lo sguardo, la sua mente viaggiava libera in fantasie da quattordicenne alla prima cotta e la sua pelle si imporporava per l’emozione.

Spesso si ripeteva di smetterla di crearsi illusioni in modo così stupido. Anche solo immaginare l’ipotesi che Evan potesse ricambiarla non faceva altro che confermare l’aggettivo con cui molti la descrivevano: stupida.

Arrivarono alla macchina della ragazza senza proferire parola: Reila era immersa nel suo imbarazzo adolescenziale, Evan nel cercare le parole giuste da dire alla ragazza.

L’aveva chiamata così all’improvviso alle 6 del mattino, e lei era addirittura corsa da lui tutta trafelata… alla fine, ancora non l’aveva abbracciata come avrebbe voluto.

Prima di salire sull’automobile, avanzò leggermente la mano nel tentativo di afferrare la ragazza; ma gli sfuggì tra le dita.

Durante il viaggio la situazione non cambiò granchè, fino a quando, mentre parcheggiava la macchina sotto casa, Reila non prese coraggio e attaccò discorso.

«Sono contenta che tuo padre stia meglio»

Evan rimase in silenzio ancora un po’, spostando lo sguardo fuori dal finestrino «Ho parlato coi dottori, prima che tu arrivassi. Hanno detto che gli rimane meno di un mese da vivere» disse atono.

Evan sentì Reila trattenere il respiro e si girò verso di lei, che lo osservava con gli occhi lucidi e aperti dalla paura.

Il moro ricambiò lo malinconia dello sguardo facendo battere il cuore alla ragazza, e continuò «La verità è che non saprei cosa fare se entrassi dentro quella stanza e mio padre mi dicesse che di me non ne vuole più sapere, ancora. Che l’ho deluso…»

La voce bassa e preoccupata di Reila sussurò un «… Evan…» timido e affranto, per poi proseguire fievole ma sicura «Io sono convinta che questo non succederà mai… anzi, anche Kaleb ha la tua stessa paura. Lui ti vuole bene, Evan. Te ne vuole davvero tanto»

Reila prese per mano il ragazzo, che si rifiutava di guardarla in viso: di sicuro non avrebbe resistito davanti a quel volto e a quegli occhi e sarebbe scoppiato a piangere. Non poteva permettere che Reila lo vedesse così… scesa dalla macchina all’improvviso, spaventando Reila che lo seguì a ruota chiamando il suo nome.

Poi, immersi in un silezio quasi sacro, si incamminarono verso casa lentamente.

A un tratto Reila sentì Evan sorridere al suo fianco e balbettare imabarazzato «Scusa… ti ho detto cose strane all’improvviso… Ti accompagno sotto casa»

Reila sorrise leggermente, con malinconia, ed annuì, accelerando il passo per mettersi al pari del ragazzo.

Attraversarono la strada e giunsero davanti al portone del condominio di Reila, che salì sul gradino basso per aprire la porta.

L’attimo prima che entrasse però un battito accelerato del cuore la fece voltare verso Evan: il ragazzo aveva allungato la mano verso quella di Reila distesa lungo il fianco, sfiorandole le dita dolcemente.

Reila alzò il viso verso quello di Evan, sorpresa dal suo sguardo così intenso, e con dispiacere si rese conto che era da un bel po’ di tempo che non aveva più osservato così da vicino il verde puro dei suoi occhi: Evan la guardava seducente attraverso le folte ciglia, assorto come se in quel momento esistesse solo lei, facendo palpitare la bionda che sentiva il cuore battere peggio di un tamburo in tutto il corpo tranne che nel posto dove avrebbe dovuto stare.

Senza smettere di osservarla negli occhi, il moro aumentò la stretta attorno la sua mano, chinandosi verso di lei e avvicinando i loro visi e i loro respiri, lentamente.

La bionda gustò sul proprio viso la sensazione ruvida della barba leggera del ragazzo provando un brivido di piacere intenso ma zuccheroso. Evan le aveva sfiorato la guancia, accarezzandola con la propria: non cercò le sue labbra, voleva solo sentirla vicina come aveva desiderato da quella mattina.

Ma improvvisamente come si era avvicinato, Evan si allontanò da Reila, andandosene senza neanche salutarla né guardandola.

C’è qualcosa di strano in questo sentimento. È dolce e avvolgente come un profumo… provo il desiderio che non se ne vada mai, che mi coccoli per sempre. Senza te che mi mostri la strada, io sempre mi sono smarrito…

Reila rimase immobile davanti al portone, osservando assorta la figura di Evan che spariva dalla pate opposta della strada.

Poi si girò e chiuse la porta dietro le sue spalle.

~

Selene e Reila girarono entrambe su stesse con passi lenti, per osservare al meglio il locale vuoto ed enorme che l’agente immobiliare stava mostrando loro.

Si divertirono ad indicare gli angoli e le pareti immaginando con occhi sognanti i mobili, i tavolini, le finestre e i fiori che avrebbero decorato la futura pasticceria di Reila, sotto gli occhi divertiti e un po’ annoiati dell’uomo.

«Allora che ne pensa, signorina?» chiese a Reila, interrompendo una delle sue scenette con Selene.

La bionda si rivolse a lui con un sorriso entusiasta «è semplicemente perfetto!» esclamò allegra, provocando un riso soddisfatto all’agente.

«Quanto ha detto che costa?» s’intromise Selene, più pragmatica dell’amica.

L’uomo esitò un attimo «Centocinquantamila…».

Appena sentì la cifra Reila sbarrò gli occhi incredula, cominciando a sudare freddo, mentre Selene la soccorreva celere nel sorreggerla dal probabile crollo. «C-centoquanti…» balbettò la bionda con un filo di voce.

Anche l’agente immobiliare si avvicinò a Reila preoccupato, facendole aria con la cartelletta di fogli che teneva in mano «Suvvia signorina, per essere in centro è molto economico! E valuti gli spazi grandi… sarebbe perfetto per una pasticceria!» le spiegò, cercando di tranquillizzarla.

Reila gli sorrise malinconica «Sconti non ne fate, vero?».

L’uomo rise spiacente, provando una strana simpatia per questa strana ragazza.

 

«Sul serio Reila, se hai bisogno di soldi ti posso aiutare volentieri» insistette Selene, per la quarta volta, ma l’amica declinava sempre la sua offerta.

«No Selly, davvero. Ho da parte un bel po’ di soldi, accenderò un mutuo… me la caverò» rispose Reila, intenzionata a non chiederle aiuto.

Sto cercando di imparare a vivere da sola. Voglio non dipendere più dagli altri. Voglio essere adulta.

Selene la guardò preoccupata, mentre escogitava qualcosa per farle cambiare idea: le dispiaceva che l’amica fosse così nei guai, senza un lavoro e con un sogno molto costoso, ma la sua attenzione fu deviata dalla persona che le attendeva sotto casa di Reila.

Emy si avvicinò alle due sorridendo timidamente, mentre Reila la salutava stupita – e anche a disagio.

«Devo parlarti Reila» le disse all’improvviso la moretta, con gli occhi verdi scintillanti di tristezza.

La bionda la studiò attenta, timorosa che Emy avesse scoperto i suoi sentimenti per Evan, ma alla fine accettò. Salutò Selene e con Emy salì in casa.

La mora la guardò preoccupata mentre chiudeva il portone del condominio.

 

Reila versò distratta il tè caldo nella piccola tazza di porcellana posata sul tavolo davanti ad Emy, troppo impegnata a ordinare ai propri pensieri: si domandava perché Emy fosse lì, cosa avesse da dirle di così importante.

Inoltre Emy non dava il minimo cenno di voler cominciare un discorso serio e greve, talmente era tranquilla e compita nel sorseggiare la bevanda calda. Dalla parte opposta Reila stava sudando come non mai, conscia delle sue colpe, con il cuore a mille e una temperatura corporea pressoché quella del tè che stava bevendo anche lei.

«Ehm…» balbettò la bionda, per far capire alla mora che ormai era arrivata al limite della tensione sopportabile.

Emy alzò gli occhi verdi dal tavolo e li rivolse a lei, che rimase un attimo interdetta nel trovarli distanti e insofferenti.

«Scusami per le cose che ti ho detto quella volta, fuori dal locale di Evan, ma ero davvero triste…» le disse all’improvviso, tanto che Reila si spaventò per tanta franchezza.

La sua mente rievocò quel breve incontro e la tenaglia dei sensi di colpa si strinse ulteriormente attorno al suo cuore. Quella ragazza così carina ed indifesa si era affidata a lei e alla sua morale e lei cosa aveva fatto? L’aveva tradita, innamorandosi di Evan in modo travolgente. E ora Emy le veniva a chiedere addirittura scusa!

«…Non preoccuparti Emy. L’ultilma cosa che devi fare è scusarti»

La mora sorrise, stupendo Reila «Evan stamattina mi ha detto di volere lasciarmi»

«Eh?»

«Ma io non l’ho accettato. Sono scoppiata a piangere, ho fatto leva sui suoi sensi di colpa e alla fine non l’ha più fatto»

Emy chinò la testa per nascondere le lacrime, mentre stringeva tremante i pugni sulle gambe. «Io… sono una persona spregevole non è vero? Io pur di essere felice, faccio soffrire lui… e anche te»

La verità è che sono debole e cattiva. Ma quando facevamo l’amore… ho sentito sussurrato più volte il tuo nome. Più e più volte.

Reila sgranò gli occhi, impietrita da quelle parole. Nella sua mente vagavano mille parole di conforto, miriadi di frasi fatte: ma non disse nulla, non volendo apparire ipocrita.

Emy aveva capito. Emy sapeva.

Sapeva che Reila amava Evan.

Poi Emy alzò il viso verso quello di Reila, sorridendo amaramente alla sua espressione spaurita e persa.

Si alzò dalla sedia e si diresse verso l’uscita «Scusami Reila. Ma io non riesco a farmi da parte», le rivelò poco prima di sbattere la porta e lasciare da sola una Reila paralizzata dalla confusione.

Dopo qualche minuto necessario per digerire lo shock, Reila si alzò barcollante, raccogliendo le tazze e la teiera per portare al lavello.

Furono gesti automatici, vuoti, non pensati: la sua mente era altrove.

Con entrambe le mani si appoggiò distrutta al piano della cucina, mentre i tremori delle lacrime diffondevano freddo e dolori lungo tutto il corpo.

Sono io quella spregevole, non Emy, non lei, non lei. Nonostante stesse piangendo non ho saputo trovare parole sincere per lei: le frasi mi si gelavano sulle labbra, il cuore era come schiacciato.

No, sono io quella da compatire, perché mentre diceva quelle cose… io l’ho odiata.

Avrei voluto insultarla, dirle cose cattive per le sue azioni egoiste verso Evan; volevo farla sentire un verme. Volevo picchiarla.

Perché… perché in realtà in lei ho rivisto tutta me stessa e tutti i miei gesti. Mi sono confrontata con un carattere uguale al mio, che farebbe di tutto pur di non sperimentare la solitudine, e ho provato un profondo disgusto.

Un carattere egoista, perverso, invidioso.

Io in realtà sono solo gelosa: io voglio Evan, e non mi interessa se Emy soffre per questo, nonostante anche i miei pensieri adottino una facciata di ipocriti sensi di colpa. La verità è che non mi sento affatto in colpa.

Io voglio solo Evan. Solo lui e la mia felicità.

Sono davvero così meschina e falsa? Mi faccio schifo.

 

 

«Evan è davvero fortunato ad avere accanto una persona come te»

«Si sbaglia. Io… io su questa terra, la più inutile… e miserabile… la peggiore persona esistente… sono io.»

 

 

 

 

 

 


 

Note per riempire lo spazio

 

Bah, sinceramente non vedo l’ora del prossimo capitolo. Finalmente le cose diventeranno interessanti… mi spiace che molti lettori si siano persi per strada, annoiare non è mai stata mia intenzione ^^ vi prometto che la prossima storia (se ci sarà) cercherò di tenere un ritmo più serrato u.u

Purtroppo il tempo libero non è molto, ma vi assicuro che se non lo dedico a Lost ( ç_____ç) o a Glee o a Flash Forward lo dedico a Soundless. Quindi non arriverà poi così tardi il prossimo aggiornamento, dai <3

 

Francesca27: Hihi! hai ragione, finalmente niente più Alex!! Cominciava a starmi sinceramente sulle balle anche perché non sapevo mai come farlo agire: ha una mentalità troppo contorta per i miei gusti ç_ç

MakyMay: Scientifico xD sperimentale tra l’altro, quindi una zappata decipla tra i cosiddetti J Per me la cosa è più complicata, mi spiace ._. non posso buttarla via e basta come quel pesce lesso di Alex .__.

Black Lolita: carissima! Ahi ahi, spero di non averti fatto tornare delle remore su Emy XD e cavolo, Reila è moooolto più contorta di quel che sembra e il suo essere così insicura di certo non aiuta L spero che questo capitolo non ti abbia annoiata, è un po’ noiosetto in effetti… chu <3

Kikka_neko: Haha, Evan paladino della giustizia!! XD Ci starebbe nei panni di superman, il suo ego ci starebbe proprio a suo agio! Comunque, al più presto provvederò a fare una Reila tascabile meccanica, come quei cagnolini che fanno ora che abbaiano e scodinzolano ^^ diventerei milionaria, credo (?!) XD

 

Grazie a tutti per il supporto!

 

Come reagirà Reila alla reazione di Emy? Cambierà il suo rapporto con Evan?

Intanto un addio già preannunciato… e nel dolore non può esserci che una nota d’amore…

I capelli!!! I tuoi meravigliosi capelli lunghi!!!!

 

Alla prossima!! Col capitolo che tutte aspettavano!! ;)

 

 

 

 

   
 
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