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Autore: Channy    10/05/2010    3 recensioni
Kyle ha fatto la sua scelta: Jessi. I due passano dei mesi indimenticabili, in cui scoprono anche l'amore intimo, fin quando Kyle tradisce la fiducia di Jessi e lei è costretta a mollarlo. Pochi mesi dopo lei decide di lasciare casa Trager. Anni dopo i due si incontrano inaspettatamente dove avevano passato quei momenti felici, e Jessi porta con sè un segreto troppo grande da nascondere, un segreto che si chiama Adam... Spero di aver attirato la vostra attenzione. Questa è la mia prima fanfic e spero veramente che vi piaccia. E' ambientata dopo la fine della terza serie ed è ovviamente una Kessi.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Jessi XX, Kyle XY
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 2: Rivelazioni, Amore


Jessi’s POV

Ma cosa stavo facendo? Ero forse impazzita? Perché l’avevo baciato? Forse per far sì che non sentisse quello che Nicole voleva dirgli, o solo perché ne avevo voglia? Probabilmente entrambe le cose, dato che sapevo di essere ancora innamorata di lui. Non avevo mai dubitato per un solo istante dei miei sentimenti per Kyle, e ammetto che spesso avevo pensato a come le cose sarebbero state se Kyle e io fossimo stati ancora insieme, con Adam…

Lo allontanai da me quando ormai il sovraccarico di energia tra noi era diventato troppo eccessivo e rischiavamo di provocare un black out. Aprii gli occhi e vidi immediatamente quelli di Kyle guardarmi stupiti, troppo stupiti. Distolsi lo sguardo dai suoi occhioni azzurri e guardai in giro. Nicole mi guardò come se fossi pazza, Adam era traumatizzato

“Buongiorno a tutti!” disse Steven allegro entrando in cucina. Lo fissammo “Cosa?”

Nicole lo ignorò “Kyle…” chiese preoccupata

“Jessi, perché non me l’hai detto?”

“Cosa avrei dovuto dirti, Kyle?” chiesi davvero confusa…a che cosa si stava riferendo? Perché mi guardava con quell’aria delusa?

“Quando mi hai baciato, hai fatto calare le difese…e sono riuscito a entrare nella tua mente.” disse colpevole

“Come hai potuto?!” gli tirai uno schiaffo. Oddio, Kyle mi stava facendo tirar fuori la peggior parte di me

“Come hai potuto tu nascondermi una cosa simile? Perché me l’hai tenuto nascosto?”

Presi un respiro profondo “Senti, Kyle…non qui. Parliamone da qualche altra parte…andiamo, al parco?” disse le ultime parole facendo trapelare la disperazione

“…Okay.” si rassegnò

Andai dove Adam era seduto e lo presi in braccio, prima di percorrere il corridoio ed entrare nella mia stanza

“Mamma, cosa è successo?” chiese con gli occhi lucidi “E’ lui quello a cui pensi spesso? Quello che ti fa piangere?”

“Sì, tesoro.” lo misi a sedere sul letto “Senti, io ora devo parlare con Kyle, rimani qui con i nonni?”

“….promettimi che non ti accadrà nulla.”

“Te lo prometto.” gli baciai la fronte e m’infilai un paio di All star. Allacciai le stringhe “Tesoro, se hai sonno, dormi.” Presi una giacca, gli mandai un bacio e chiusi la porta alle mie spalle. Appena mi voltai mi trovai faccia a faccia con Kyle

“Andiamo?” mi chiese spazientito

“Okay.”

 

Kyle’s POV

Decidemmo di andare in macchina al parco, o almeno lo decisi io. Avevo bisogno di risposte il più velocemente possibile, e sapevo che Jessi non voleva darmele, ma me lo doveva. Era scomparsa per 5 anni, torna improvvisamente e scopro che ha un figlio, e questo bambino era mio. Ero stato così stupido a non notare i segnali. Sapevo che mi assomigliava, anche fin troppo. Aveva i miei occhi, i miei capelli, lo stesso sorriso, lo stesso modo di corrucciare la fronte mentre pensa….era lui…e poi il nome Adam…

Quando Jessi mi aveva baciato, ero rimasto completamente stupito, ma velocemente avevo ricambiato. La mia curiosità aveva avuto la meglio, volevo sapere cosa mi stava nascondendo ed ero riuscito così ad ascoltare i suoi pensieri, a vedere alcuni suoi ricordi e uno di questi mi aveva particolarmente colpito: lei all’ospedale che teneva un bambino, Nicole che l’era accanto e la supplicava di farmi sapere che aveva avuto un figlio da me…Non potevo non avercela con lei, almeno un po’, e mi dispiaceva che mi sentissi così indisposto nei suoi confronti adesso, perché io l’amavo, e avrei voluto che questi anni di separazione non ci fossero mai stati, avrei voluto andare al college e finirlo con la consapevolezza di averla per sempre…finché morte non ci separi. Cercavo in continuazione di capirla, ma questo non l’autorizzava a tenermi all’oscuro di un così grande e importante segreto, che non riguardava solo lei, ma anche me, dato che era anche figlio mio.

Per tutto il tragitto in macchina rimanemmo in silenzio, io in attesa che dicesse qualcosa, e lei che cercava di costruire un muro tra me e lei. Parcheggiai vicino al parco, scesi dalla macchina e andai ad aprire la sua portiera

“Grazie.” mormorò. Annuii invece di risponderle. Non me la sentivo di dare qualcosa di cui mi sarei pentito

Camminammo in silenzio prima di sederci su una panchina in disparte da tutti

“Allora?” chiesi brusco

“Niente…” abbassò lo sguardo

“Cosa niente?” la rabbia trapelava ovviamente dalla mia voce, non riuscivo a controllarla, e questo era strano. Ero sempre in grado di controllare le mie emozioni, ma in quel momento, davanti a Jessi, proprio non avevo un controllo di me

“Kyle…” mi guardò irritata “Non alzare la voce con me.”

“Sì però tu puoi farlo, vero? Tu puoi permetterti di non dirmi che ho un figlio, nostro figlio, Jessi, Adam. E l’ho saputo così…così—non me l’avresti detto, vero? Avresti lasciato che crescesse e diventasse adulto senza dirmi niente, e forse fra 15 anni me lo sarei trovato davanti alla porta a dirmi che sono suo padre…Jessi, perché?” mi sfogai

“Perché devo proteggerlo.” mi guardò negli occhi

“Anche da me?” Il mio sguardo non si spostò di un millimetro. Dovevo sapere cosa stava provando in questo momento

“Specialmente da te.” rispose con voce risoluta

“Mi ferisci, Jessi, se parli così.” distolsi lo sguardo. Aveva toccato un tasto dolente

“Più di quanto tu abbia ferito me?” mi chiese sarcastica

“Quindi sarebbe questo il motivo per cui mi hai tenuto lontano da nostro figlio?” chiesi incredulo “Non credi che sia un po’ esagerato?” mi arrabbiai di nuovo

“E dici poco? Non volevo più vederti. Non voglio vederti più neanche ora. Nonostante abbia un figlio con te, non volevo e non voglio legami con te. Mi hai ferito, e potresti far la stessa cosa con mio figlio”

“Non ho mai voluto farti del male, Jessi, mai.” mi guardai le mani “Ma perché sei ancora attacca al passato? Quello che è successo, è successo. Non posso cancellare il passato, eppure tu lo hai ritenuto un motivo valido per non farmi conoscere nostro figlio.” le sue parole erano troppo dure, piene d’odio nei miei confronti

“Hai ragione. Non puoi cancellare il passato, ma tu non meriti Adam.” ora stava davvero esagerando. Quell’ultima sua frase era come un pugno nello stomaco

“Lascia che sia Adam a deciderlo.” risposi freddo. Cercai in tutti i modi di cancellare il dolore nella mia voce che si era fatta ad un tratto roca

“E’ ancora minorenne, e io posso decidere per lui. Io so cosa è meglio per lui, e non ha bisogno di te.”

Una coltellata “Non ha cominciato a chiedere di suo padre?” Non rispose “Ha bisogno di una figura maschile. Cosa gli racconterai? Che suo padre se n’è andato e che non l’ha mai voluto? Non mettermelo contro. Non voglio che mi odi.”

Si alzò dalla panchina “Ripeto: lui non ha bisogno di me. Tu non conquisterai anche mio figlio, per poi spezzare il suo cuore in mille pezzi. Hai giocato con me, e ti odio per questo. E non ti permetterò di fare altrettanto con mio figlio, non giocherai con lui. Io sono la madre, e ti giuro che se dovessi fargli del male in alcun modo…ti uccido, a sangue freddo. Sai che ne sono stata capace in passato, potrei farlo ancora. Potrei ucciderti, lentamente, e poi accoltellarti al cuore.” mi disse crudele

“Quello lo stai già facendo ora.” sentivo un groppo alla gola, e pensare mi diventava sempre più difficile “Mi faresti un favore?” sussurrai. Alzò lo sguardo e mi guardò negli occhi “Digli che…che gli voglio bene.” le lanciai le chiavi della macchina “Se vuoi torna a casa in macchina. Io…” le diedi le spalle senza dire una parola “Mi dispiace.” mormorai prima di cominciare a correre il più velocemente possibile. Dovevo allontanarmi da lei. La sua presenza era tossica. Non potevo lasciare che continuasse a ripetermi quelle cose orrende. Avrebbe demolito quel poco che era rimasto di me. Quel poco che si era lasciata dietro quando mi aveva semplicemente tolto la parola dopo che le avevo detto quello che era successo, e le sue dita stampate sul mio viso quel giorno in cui aveva fatto le valigie e se n’era andata, e avevo tentato di fermarla

Mi ritrovai presto nella mia amata foresta, mi sdraiai a terra e cominciai a analizzare il ricordo del giorno in cui se n’era andata, e mi aveva lasciato per sé portandosi con sé oltre al vero me stesso anche la mia capacità di mare un’altra.

“Jessi, cosa stai facendo?” le dissi preoccupato quando vidi due valigie vicino alla porta

“Me ne vado.” mormorò evitando il mio sguardo

“Non puoi farlo.” la guardai disperato “No, Jessi…” l’afferai per i polsi “Io ti amo…”

“Dillo a lei.” disse acida

“Perché non riesci a capire che ho sbagliato? Non ho mai voluto ferirti.” strinsi la presa sui suoi polsi, per non farla andare via

“Kyle, mi fai male!” si liberò i polsi dalla mia stretta. La baciai. Appena mi allontanai mi tirò uno schiaffo “Tu per me sei morto.” mi disse guardandomi negli occhi. Stava dicendo la verità, e queste sue parole spezzarono il mio cuore definitivamente. Silenziose lacrime mi rigarono le guancie mentre lei mi fissava senza neanche versare una lacrima, anche se i suoi occhi di quel verde che un tempo erano stati luminosi verso di me ne erano piene

Analizzai di nuovo quel segmento, e tentai di concentrarmi su tutto tranne le parole che ci eravamo detti e allora lo sentii, il battito di Jessi, più quello troppo veloce per essere quello di un’altra persona. Era il suo. Riascoltai il suo battito all’infinito, e prima che me ne resi conto stavo piangendo silenziosamente. Non avrei mai potuto conoscerlo…lei non me l’avrebbe mai permesso…Passai ad analizzare la sera prima in cui l’avevo incontrato… gli avevo voluto bene immediatamente. Lui era mio figlio, perdinci! Doveva farmelo conoscere. Cominciò a piovere, trovai un riparo e mi addormentai in posizione fetale promettendomi che avrei trovato un modo di far valere i miei diritti di padre

 

Jessi’s POV

Sbattei la porta dietro di me, tutto tranne che felice. Perché avevo reagito così? Perché gli avevo detto quelle cose? Perché riusciva ancora oggi a farmi perdere il controllo?

Ero stata crudele con lui, davvero, e avrei voluto scusarmi, ma non riuscivo ad aprire bocca, e me ne  ero pentita quando lui mi aveva voltato le spalle e se n’era andato. Non lo avevo seguito semplicemente perché non avrei fatto altro che girare il coltello nella piaga, e se lui aveva bisogno di qualcosa, quella era tranquillità.

“Jessi, dov’è Kyle?” chiese Lori

“Lori…cosa ci fai qui?” chiesi sorpresa di vederla

“Sono tornata a casa e mamma mi ha raccontato tutto. Dov’è?”

“Non lo so…è scappato.” abbassai lo sguardo

“Cosa gli hai detto per farlo scappare?”

“….”

“Jessi…” mi ammonì ma fu interrotta da Adam che mi si avventò contro

“Mamma!”

“Adam.” gli sorrisi, prima di prenderlo in braccio “Cos’hai fatto di bello?”

“Ho fatto un disegno, lo vuoi vedere?” gli brillarono gli occhi

“Certo, amore, vai a prenderlo.” lo misi per terra e corse via

“Allora?” mi guardò un po’ addolcita Lori

“Ho sbagliato. Gli ho detto le cose sbagliate. Le mie parole erano piene di risentimento e odio e…non so cosa fare Lori.”

Mi abbracciò “Jessi, se vuoi puoi piangere…”

“Sono stufa di sentirmi debole.” ruppi l’abbraccio “Comunque è inutile preoccuparsi. Sarà da Declan, no?”

“No. Nei suoi momenti da depressione post-Jessi se ne sta per i fatti suoi. Dove non si sa.”

“Depressione post-Jessi?” chiesi incredula. Era proprio da lori dare un nome a queste cose

“Te l’ho detto che lui muore ancora per te, ma tu non mi credi.”

“Come posso, Lori?”

“Non lo so. Io la verità te l’ho detta, e tu non vuoi crederci.” mi guardò come se fossi stupida

Le sorrisi leggermente “Vado a vedere il disegno di Adam.”

“Dai lo voglio vedere anch’io.” mi strinse il braccio in segno di conforto

Andammo nella mia vecchia stanza ma non c’era traccia di Adam. Cominciai a preoccuparmi. Chissà dove s’era cacciato

“Adam? Dove sei?” chiesi ansiosa

“Stanza della vasca…” sentii dire e lo raggiunsi nella stanza di Kyle.

Era da anni che c’entravo, precisamente dal giorno della sua confessione. Era rimasta quasi la stessa. L’aria sapeva di lui e pensare a tutti i bei momenti passati a dormire abbracciati in quella vasca-letto mi fecero sorridere tristemente

“Quante volte ti ho detto di non venire qui? Non è camera tua.” lo rimproverai

Abbassò lo sguardo “Lo so, ma mi fa sentire a casa..”

“Dai, lascialo stare, Jessi.” mi disse Lori, prendendo, come sempre, le parti di Adam

Sospirai prima di avvicinarmi al disegno fatto con i gessetti. Disegnava davvero bene, e non lo pensavo solo perché fossi sua madre, ma perché lo era davvero. Era un’immagine di me, Nicole, Steven, Josh, Lori, lui, e Kyle….a mò di quadretto familiare. Mi stupiva che avesse disegnato un estraneo e che l’aveva messo accanto a me nel suo disegno

“Ti piace?” mi chiese sprizzando felicità da tutti i pori. Annuii sorridendo, incapace di parlare in alcun modo. Guardavo mio figlio e rivedevo Kyle, mi guardavo intorno e tutto sapeva immancabilmente di lui. Alzai un attimo lo sguardo e la bacheca di Kyle attrasse la mia attenzione. Disegni, di me, di noi, nelle situazioni più belle, un’immagine di me che dormivo, un’altra di noi due che ci baciavamo…

“Mamma, Kyle era il tuo ragazzo?”

“Sì, tesoro…” mi s’inondarono gli occhi di lacrime. Mi rivolsi a Lori “Dove sono Nicole e Steven?”

“Sono andati a fare la spesa. Perché?”  mi guardò confusa

“Prenditi cura del mio piccolo, per favore. Devo andare.” camminai lentamente verso la porta e la aprii. Aveva cominciato a piovere.“Cavolo” pensai. Ci mancava anche questa. Entrai nella sua Audi Q7 e mi misi al posto di guida. L’auto sapeva di lui. Chiusi gli occhi mentre le lacrime scendevano senza che io potessi ostacolarle mentre lasciavo che la mia mente percorresse quei se, quei ma che non mi ero mai concessa prima. E pensavo a come sarebbe stata la vita mia e di Adam se non avessi mollato Kyle, se avessi riacquisito fiducia in lui, come i compleanni del mio bambino sarebbero stati con il padre presente, o come ogni sera al ritorno del padre dal lavoro avrebbe corso verso di lui e gli sarebbe saltato in braccio, e come Kyle preso nostro figlio in braccio avrebbe riso ai racconti del piccolo, per poi mandarlo a finire le sue faccende prima di cena e avvicinarsi a me e darmi un bacio che mi avrebbe fatto sciogliermi e chiamarmi amore…e io stavo privando mio figlio di tutto questo, della gioia di avere un padre. Io non ne avevo mai avuto uno prima di Steven, a parte Taylor, di cui però non mi ero mai potuta fidare al cento per cento, e poi comunque ero rimasta incinta e me n’ero andata via. Ma Adam ne aveva bisogno, e anche io avevo bisogno che suo padre fosse presente. Ero stata egoista. Era per la mia paura di dover accettare di aver bisogno di Kyle come dell’aria che respiro, e questi anni li avevo passati in una lunga e tormentata apnea, senza riuscire a prendere un po’ di ossigeno. E adesso che lo avevo rivisto…misi in moto la macchina. Lo avrei trovato, gli avrei detto che mi dispiaceva, e che non potevo mettermi in mezzo tra lui e nostro figlio, e che era libero di entrare nelle nostre vite quando voleva.

Parcheggiai la macchina prima di inoltrarmi nella folta foresta. Immediatamente i miei vestiti si attaccarono alla mia pelle, e i miei capelli diventarono più pesanti. La pioggia batteva forte mentre proseguivo verso il mio obbiettivo: Kyle. Lo cercai a lungo, prima di trovarlo in un antro sdraiato in posizione fetale che dormiva. Come facesse con tutto questo frastuono non me lo spiegavo. Aveva dipinta in volto un’espressione tutto tranne che rilassata. Sembrava Adam quando aveva gli incubi. Mi sdraiai accanto a lui e ascoltai il suo battito non so per quanto. Intanto la pioggia continuava a scendere ininterrotta, anzi aumentava d’intensità.

Improvvisamente gli occhi di Kyle si aprirono e mi guardò confuso. Gli sorrisi leggermente

Si mise a sedere “Cosa ci fai qui, Jessi?” chiese sconcertato, la sua voce completamente roca, i suoi occhi rossi

“Devo chiederti scusa. Non volevo scaricare la mia rabbia su di te, mi dispiace davvero tanto per quello che ti ho detto. Non lo pensavo veramente…o forse sì, e mi dispiace, non sai quanto..”

“Hey, che fai?” mi zittì mettendo un dito davanti alle mie labbra “Piangi?” mi chiese tracciando i lineamenti del mio volto

“Io? Pff.” risi nervosamente

“Mi è mancato il tuo volto.” disse seriamente  tracciando le mie sopracciglia “Le tue sopracciglia, i tuoi occhi verdi, il tuo naso, le tue labbra..” smise di parlare mentre solcava il contorno delle mie labbra “Jessi, io ti amo.”

Non risposi ma mi alzai. Mi voltai verso di lui “Non vieni a casa?”

“No.” rispose deciso

“Perché?”

“Perché è inutile. Tanto te ne andrai subito, e mi lascerai di nuovo lì, a casa Trager a rimuginare sul passato e sui miei errori, e su di te, e a ripetere che ti amo anche se non potrai sentirmi.”

Sospirai “Dai vieni. Sta volta prometto che non t’ignorerò per altri 5 anni prima di presentarmi di nuovo a casa Trager. Hai ragione tu. Hai diritto a conoscere Adam.” lo guardai intensamente e quei suoi occhi s’illuminarono

“Aiutami ad alzarmi, per favore.” mi chiese e gli sorrisi

Camminammo la sua auto. Gli lanciai le chiavi. Le afferrò e aprì l’auto. Entrammo e nessuno fiatò. La situazione stava diventando fin troppo imbarazzante. Dissi la prima cosa stupida che stavo pensando “Mi sei mancato anche tu.”

Mi guardò sorridendomi “Anche tu, Jessi.”

Silenzio

“…Kyle?” chiesi incerta

Mi guardò negli occhi “Sì?” mi guardò curiosamente prima di avvicinare il suo volto al mio e mi baciò, proprio come il mio messaggio per lui gli stava comunicando. Però quando il bacio da casto e innocente si trasformò in uno decisamente più passionale, lo allontanai da me

“Cosa stiamo facendo?”

“Non lo so, ma so solo che mi piace.” assalì le mie labbra ancora una volta. Le mie braccia finirono automaticamente intorno al suo collo mentre lui mi prendeva in braccio allontanava il sedile dal volante e mi cingeva la vita. Il bacio dimostrava quanto fossimo smaniosi l’uno dell’altra. Le mie mani trovarono i suoi capelli

“Dietro.” mormorai sulle labbra. Andammo nel sedile posteriore e riprendemmo a baciarci. La foga di trovare le labbra dell’altra era così forte che  spesso le nostre labbra si mancavano. Mi fece sdraiare sul sedile prima di cominciare a baciare il mio collo. La mia mente era completamente scollegata, non ragionava più. L’avevo messa in switch-off volontariamente. Ero stufa della mia coscienza che mi ripeteva di non lasciarmi andare alla passione perché dopo me ne sarei pentita.

I nostri vestiti finirono presto in giro, e la voglia di riscoprirsi rese la mia mente priva di qualsiasi pensiero coerente. La voglia di lui diventava sempre più cocente e il suo tocco sulla mia pelle la lasciava come infuocata. Bramavo i suoi baci, le sue carezze, il suo tocco, tutto. Lo volevo, e non m’interessava se me ne sarei pentita. Mi era mancato troppo, e non avevo voglia di fermarmi adesso.

Si fermò improvvisamente. I suoi occhi diventati di una tonalità più scura sui miei “Cosa c’è?” dissi accarezzandogli il viso

Sospirò “Cos’accadrà dopo questo? Ci sarà un noi?”

“Non lo so.” lo baciai a fior di labbra “Viviamo giorno per giorno, okay?”

Annuii, prima di riprendere a baciarmi, sta volta più lentamente, senza più la foga di prima. Le sue mani finirono trai miei capelli, mentre io mi avvicinavo ancora di più a lui per sentire il contatto della mia pelle contro la sua. I nostri respiri si facevano sempre più affannati, mentre i nostri cuori battevano allo stesso ritmo folle.

‘Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, e ancora ti amo’ pensai

“Ti amo.” mi rispose prima di dare inizio a quella danza che avevamo imparato anni prima insieme

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Angolino dell'autrice:

Grazie mille per la lettura. Spero vi sia piaciuto.

ele85:  concordo con te. Dai zio, è sempre stato palese che Adam è tu figlio, sveglia! hihi. comunque sono felice che ti siano piaciuti gli altri capitoli, e che questo sia all'altezza delle tue aspettative. :D

  
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