Capitolo 2: Rivelazioni, Amore
Jessi’s POV
Ma
cosa stavo facendo? Ero forse impazzita? Perché
l’avevo
baciato? Forse per far sì che non sentisse quello che Nicole
voleva dirgli, o
solo perché ne avevo voglia? Probabilmente entrambe le cose,
dato che sapevo di
essere ancora innamorata di lui. Non avevo mai dubitato per un solo
istante dei
miei sentimenti per Kyle, e ammetto che spesso avevo pensato a come le
cose
sarebbero state se Kyle e io fossimo stati ancora insieme, con
Adam…
Lo
allontanai da me quando ormai il sovraccarico di energia
tra noi era diventato troppo eccessivo e rischiavamo di provocare un
black out.
Aprii gli occhi e vidi immediatamente quelli di Kyle guardarmi stupiti,
troppo
stupiti. Distolsi lo sguardo dai suoi occhioni azzurri e guardai in
giro.
Nicole mi guardò come se fossi pazza, Adam era traumatizzato
“Buongiorno
a tutti!” disse Steven allegro entrando in
cucina. Lo fissammo “Cosa?”
Nicole
lo ignorò “Kyle…” chiese
preoccupata
“Jessi,
perché non me l’hai detto?”
“Cosa
avrei dovuto dirti, Kyle?” chiesi davvero
confusa…a
che cosa si stava riferendo? Perché mi guardava con
quell’aria delusa?
“Quando
mi hai baciato, hai fatto calare le difese…e sono
riuscito a entrare nella tua mente.” disse colpevole
“Come
hai potuto?!” gli tirai uno schiaffo. Oddio, Kyle mi
stava facendo tirar fuori la peggior parte di me
“Come
hai potuto tu nascondermi una cosa simile? Perché me
l’hai tenuto nascosto?”
Presi
un respiro profondo “Senti, Kyle…non qui.
Parliamone
da qualche altra parte…andiamo, al parco?” disse
le ultime parole facendo
trapelare la disperazione
“…Okay.”
si rassegnò
Andai
dove Adam era seduto e lo presi in braccio, prima di
percorrere il corridoio ed entrare nella mia stanza
“Mamma,
cosa è successo?” chiese con gli occhi lucidi
“E’
lui quello a cui pensi spesso? Quello che ti fa piangere?”
“Sì,
tesoro.” lo misi a sedere sul letto “Senti, io ora
devo
parlare con Kyle, rimani qui con i nonni?”
“….promettimi
che non ti accadrà nulla.”
“Te
lo prometto.” gli baciai la fronte e m’infilai un
paio
di All star. Allacciai le stringhe “Tesoro, se hai sonno,
dormi.” Presi una
giacca, gli mandai un bacio e chiusi la porta alle mie spalle. Appena
mi voltai
mi trovai faccia a faccia con Kyle
“Andiamo?”
mi chiese spazientito
“Okay.”
Kyle’s POV
Decidemmo
di andare in macchina al parco, o almeno lo decisi
io. Avevo bisogno di risposte il più velocemente possibile,
e sapevo che Jessi
non voleva darmele, ma me lo doveva. Era scomparsa per 5 anni, torna
improvvisamente e scopro che ha un figlio, e questo bambino era mio.
Ero stato
così stupido a non notare i segnali. Sapevo che mi
assomigliava, anche fin
troppo. Aveva i miei occhi, i miei capelli, lo stesso sorriso, lo
stesso modo
di corrucciare la fronte mentre pensa….era lui…e
poi il nome Adam…
Quando
Jessi mi aveva baciato, ero rimasto completamente
stupito, ma
velocemente avevo
ricambiato.
La mia curiosità aveva avuto la meglio, volevo
sapere cosa mi stava
nascondendo ed ero riuscito così ad ascoltare i suoi
pensieri, a vedere alcuni
suoi ricordi e uno
di
questi mi aveva particolarmente colpito: lei
all’ospedale che teneva un bambino, Nicole che
l’era
accanto e la supplicava di farmi sapere che aveva avuto un figlio da
me…Non
potevo non avercela con lei, almeno un po’, e mi dispiaceva
che mi sentissi
così indisposto nei suoi confronti adesso, perché
io l’amavo, e avrei voluto
che questi anni di separazione non ci fossero mai stati, avrei voluto
andare al
college e finirlo con la consapevolezza di averla per
sempre…finché morte non
ci separi.
Cercavo in continuazione di
capirla, ma questo non l’autorizzava a tenermi
all’oscuro di un così grande e
importante segreto, che non riguardava solo lei, ma anche me, dato che
era
anche figlio mio.
Per
tutto il tragitto in macchina rimanemmo in silenzio, io in
attesa che dicesse qualcosa, e lei che cercava di costruire un muro tra
me e
lei. Parcheggiai vicino al parco, scesi dalla macchina e andai ad
aprire la sua
portiera
“Grazie.”
mormorò. Annuii invece di risponderle. Non me la sentivo
di dare qualcosa di cui mi sarei pentito
Camminammo
in silenzio prima di sederci su una panchina in disparte
da tutti
“Allora?”
chiesi brusco
“Niente…”
abbassò lo sguardo
“Cosa
niente?” la rabbia trapelava ovviamente dalla mia voce, non
riuscivo a controllarla, e questo era strano. Ero sempre in grado di
controllare le mie emozioni, ma in quel momento, davanti a Jessi,
proprio non
avevo un controllo di me
“Kyle…”
mi guardò irritata “Non alzare la voce con
me.”
“Sì
però tu puoi farlo, vero? Tu puoi permetterti di non dirmi
che
ho un figlio, nostro figlio, Jessi, Adam. E l’ho saputo
così…così—non me
l’avresti detto, vero? Avresti lasciato che crescesse e
diventasse adulto senza
dirmi niente, e forse fra 15 anni me lo sarei trovato davanti alla
porta a
dirmi che sono suo padre…Jessi,
perché?” mi sfogai
“Perché
devo proteggerlo.” mi guardò negli occhi
“Anche
da me?” Il mio sguardo non si spostò di un
millimetro.
Dovevo sapere cosa stava provando in questo momento
“Specialmente
da te.” rispose con voce risoluta
“Mi
ferisci, Jessi, se parli così.” distolsi lo
sguardo. Aveva
toccato un tasto dolente
“Più
di quanto tu abbia ferito me?” mi chiese sarcastica
“Quindi
sarebbe questo il motivo per cui mi hai tenuto lontano da
nostro figlio?” chiesi incredulo “Non credi che sia
un po’ esagerato?” mi
arrabbiai di nuovo
“E
dici poco? Non volevo più vederti. Non voglio vederti
più
neanche ora. Nonostante abbia un figlio con te, non volevo e non voglio
legami
con te. Mi hai ferito, e potresti far la stessa cosa con mio
figlio”
“Non
ho mai voluto farti del male, Jessi, mai.” mi guardai le mani
“Ma perché sei ancora attacca al passato? Quello
che è successo, è successo.
Non posso cancellare il passato, eppure tu lo hai ritenuto un motivo
valido per
non farmi conoscere nostro figlio.” le sue parole erano
troppo dure, piene
d’odio nei miei confronti
“Hai
ragione. Non puoi cancellare il passato, ma tu non meriti
Adam.” ora stava davvero esagerando. Quell’ultima
sua frase era come un pugno
nello stomaco
“Lascia
che sia Adam a deciderlo.” risposi freddo. Cercai in tutti
i modi di cancellare il dolore nella mia voce che si era fatta ad un
tratto
roca
“E’
ancora minorenne, e io posso decidere per lui. Io
so cosa è meglio per lui, e non ha
bisogno di te.”
Una
coltellata “Non ha cominciato a chiedere di suo
padre?” Non
rispose “Ha bisogno di una figura maschile. Cosa gli
racconterai? Che suo padre
se n’è andato e che non l’ha mai voluto?
Non mettermelo contro. Non voglio che
mi odi.”
Si
alzò dalla panchina “Ripeto: lui non ha bisogno di
me. Tu non
conquisterai anche mio figlio, per poi spezzare il suo cuore in mille
pezzi.
Hai giocato con me, e ti odio per questo. E non ti
permetterò di fare
altrettanto con mio figlio, non giocherai con lui. Io sono la madre, e
ti giuro
che se dovessi fargli del male in alcun modo…ti uccido, a
sangue freddo. Sai
che ne sono stata capace in passato, potrei farlo ancora. Potrei
ucciderti,
lentamente, e poi accoltellarti al cuore.” mi disse crudele
“Quello
lo stai già facendo ora.” sentivo un groppo alla
gola, e
pensare mi diventava sempre più difficile “Mi
faresti un favore?” sussurrai.
Alzò lo sguardo e mi guardò negli occhi
“Digli che…che gli voglio bene.” le
lanciai le chiavi della macchina “Se vuoi torna a casa in
macchina. Io…” le
diedi le spalle senza dire una parola “Mi
dispiace.” mormorai prima di
cominciare a correre il più velocemente possibile. Dovevo
allontanarmi da lei.
La sua presenza era tossica. Non potevo lasciare che continuasse a
ripetermi
quelle cose orrende. Avrebbe demolito quel poco che era rimasto di me.
Quel
poco che si era lasciata dietro quando mi aveva semplicemente tolto la
parola
dopo che le avevo detto quello che era successo, e le sue dita stampate
sul mio
viso quel giorno in cui aveva fatto le valigie e se n’era
andata, e avevo
tentato di fermarla
Mi
ritrovai presto nella mia amata foresta, mi sdraiai a terra e
cominciai a analizzare il ricordo del giorno in cui se n’era
andata, e mi aveva
lasciato per sé portandosi con sé oltre al vero
me stesso anche la mia capacità
di mare un’altra.
“Jessi,
cosa stai facendo?” le dissi
preoccupato quando vidi due valigie vicino alla porta
“Me
ne vado.” mormorò evitando il mio sguardo
“Non
puoi farlo.” la guardai disperato “No,
Jessi…” l’afferai per i polsi
“Io ti amo…”
“Dillo
a lei.” disse acida
“Perché
non riesci a capire che ho sbagliato?
Non ho mai voluto ferirti.” strinsi la presa sui suoi polsi,
per non farla
andare via
“Kyle,
mi fai male!” si liberò i polsi dalla
mia stretta. La baciai. Appena mi allontanai mi tirò uno
schiaffo “Tu per me
sei morto.” mi disse guardandomi negli occhi. Stava dicendo
la verità, e queste
sue parole spezzarono il mio cuore definitivamente. Silenziose lacrime
mi
rigarono le guancie mentre lei mi fissava senza neanche versare una
lacrima,
anche se i suoi occhi di quel verde che un tempo erano stati luminosi
verso di
me ne erano piene
Analizzai
di nuovo quel segmento, e tentai di
concentrarmi su tutto tranne le parole che ci eravamo detti e allora lo
sentii,
il battito di Jessi, più quello troppo veloce per essere
quello di un’altra
persona. Era il suo. Riascoltai il
suo battito all’infinito, e prima che me ne resi conto stavo
piangendo
silenziosamente. Non avrei mai potuto conoscerlo…lei non me
l’avrebbe mai
permesso…Passai ad analizzare la sera prima in cui
l’avevo incontrato… gli
avevo voluto bene immediatamente. Lui era mio figlio, perdinci! Doveva
farmelo
conoscere. Cominciò a piovere, trovai un riparo e mi
addormentai in posizione
fetale promettendomi che avrei trovato un modo di far valere i miei
diritti di
padre
Jessi’s POV
Sbattei
la porta dietro di me, tutto tranne che felice. Perché
avevo reagito così? Perché gli avevo detto quelle
cose? Perché riusciva ancora
oggi a farmi perdere il controllo?
Ero
stata crudele con lui, davvero, e avrei voluto scusarmi, ma non
riuscivo ad aprire bocca, e me ne ero
pentita
quando lui mi aveva voltato le spalle e se n’era andato. Non
lo avevo seguito
semplicemente perché non avrei fatto altro che girare il
coltello nella piaga,
e se lui aveva bisogno di qualcosa, quella era tranquillità.
“Jessi,
dov’è Kyle?” chiese Lori
“Lori…cosa
ci fai qui?” chiesi sorpresa di vederla
“Sono
tornata a casa e mamma mi ha raccontato tutto.
Dov’è?”
“Non
lo so…è scappato.” abbassai lo sguardo
“Cosa
gli hai detto per farlo scappare?”
“….”
“Jessi…”
mi ammonì ma fu interrotta da Adam che mi si
avventò
contro
“Mamma!”
“Adam.”
gli sorrisi, prima di prenderlo in braccio “Cos’hai
fatto
di bello?”
“Ho
fatto un disegno, lo vuoi vedere?” gli brillarono gli occhi
“Certo,
amore, vai a prenderlo.” lo misi per terra e corse via
“Allora?”
mi guardò un po’ addolcita Lori
“Ho
sbagliato. Gli ho detto le cose sbagliate. Le mie parole erano
piene di risentimento e odio e…non so cosa fare
Lori.”
Mi
abbracciò “Jessi, se vuoi puoi
piangere…”
“Sono
stufa di sentirmi debole.” ruppi l’abbraccio
“Comunque è
inutile preoccuparsi. Sarà da Declan, no?”
“No.
Nei suoi momenti da depressione post-Jessi se ne sta per i
fatti suoi. Dove non si sa.”
“Depressione
post-Jessi?” chiesi incredula. Era proprio da lori
dare un nome a queste cose
“Te
l’ho detto che lui muore ancora per te, ma tu non mi
credi.”
“Come
posso, Lori?”
“Non
lo so. Io la verità te l’ho detta, e tu non vuoi
crederci.” mi
guardò come se fossi stupida
Le
sorrisi leggermente “Vado a vedere il disegno di
Adam.”
“Dai
lo voglio vedere anch’io.” mi strinse il braccio in
segno di
conforto
Andammo
nella mia vecchia stanza ma non c’era traccia di Adam.
Cominciai a preoccuparmi. Chissà dove s’era
cacciato
“Adam?
Dove sei?” chiesi ansiosa
“Stanza
della vasca…” sentii dire e lo raggiunsi nella
stanza di
Kyle.
Era
da anni che c’entravo, precisamente dal giorno della sua
confessione.
Era rimasta quasi la stessa. L’aria sapeva di lui e pensare a
tutti i bei
momenti passati a dormire abbracciati in quella vasca-letto mi fecero
sorridere
tristemente
“Quante
volte ti ho detto di non venire qui? Non è camera
tua.” lo
rimproverai
Abbassò
lo sguardo “Lo so, ma mi fa sentire a casa..”
“Dai,
lascialo stare, Jessi.” mi disse Lori, prendendo, come
sempre, le parti di Adam
Sospirai
prima di avvicinarmi al disegno fatto con i gessetti.
Disegnava davvero bene, e non lo pensavo solo perché fossi
sua madre, ma perché
lo era davvero. Era un’immagine di me, Nicole, Steven, Josh,
Lori, lui, e
Kyle….a mò di quadretto familiare. Mi stupiva che
avesse disegnato un estraneo
e che l’aveva messo accanto a me nel suo disegno
“Ti
piace?” mi chiese sprizzando felicità da tutti i
pori. Annuii
sorridendo, incapace di parlare in alcun modo. Guardavo mio figlio e
rivedevo
Kyle, mi guardavo intorno e tutto sapeva immancabilmente di lui. Alzai
un
attimo lo sguardo e la bacheca di Kyle attrasse la mia attenzione.
Disegni, di
me, di noi, nelle situazioni più belle,
un’immagine di me che dormivo, un’altra
di noi due che ci baciavamo…
“Mamma,
Kyle era il tuo ragazzo?”
“Sì,
tesoro…” mi s’inondarono gli occhi di
lacrime. Mi rivolsi a
Lori “Dove sono Nicole e Steven?”
“Sono
andati a fare la spesa. Perché?”
mi guardò confusa
“Prenditi
cura del mio piccolo, per favore. Devo andare.” camminai
lentamente verso la porta e la aprii. Aveva cominciato a
piovere.“Cavolo”
pensai. Ci mancava anche questa. Entrai nella sua Audi Q7 e mi misi al
posto di
guida. L’auto sapeva di lui. Chiusi gli occhi mentre le
lacrime scendevano
senza che io potessi ostacolarle mentre lasciavo che la mia mente
percorresse
quei se, quei ma che non mi ero mai concessa prima. E pensavo a come
sarebbe
stata la vita mia e di Adam se non avessi mollato Kyle, se avessi
riacquisito
fiducia in lui, come i compleanni del mio bambino sarebbero stati con
il padre
presente, o come ogni sera al ritorno del padre dal lavoro avrebbe
corso verso
di lui e gli sarebbe saltato in braccio, e come Kyle preso nostro
figlio in
braccio avrebbe riso ai racconti del piccolo, per poi mandarlo a finire
le sue
faccende prima di cena e avvicinarsi a me e darmi un bacio che mi
avrebbe fatto
sciogliermi e chiamarmi amore…e io stavo privando mio figlio
di tutto questo,
della gioia di avere un padre. Io non ne avevo mai avuto uno prima di
Steven, a
parte Taylor, di cui però non mi ero mai potuta fidare al
cento per cento, e
poi comunque ero rimasta incinta e me n’ero andata via. Ma
Adam ne aveva
bisogno, e anche io avevo bisogno che suo padre fosse presente. Ero
stata
egoista. Era per la mia paura di dover accettare di aver bisogno di
Kyle come
dell’aria che respiro, e questi anni li avevo passati in una
lunga e tormentata
apnea, senza riuscire a prendere un po’ di ossigeno. E adesso
che lo avevo
rivisto…misi in moto la macchina. Lo avrei trovato, gli
avrei detto che mi
dispiaceva, e che non potevo mettermi in mezzo tra lui e nostro figlio,
e che
era libero di entrare nelle nostre vite quando voleva.
Parcheggiai
la macchina prima di inoltrarmi nella folta foresta.
Immediatamente i miei vestiti si attaccarono alla mia pelle, e i miei
capelli
diventarono più pesanti. La pioggia batteva forte mentre
proseguivo verso il
mio obbiettivo: Kyle. Lo cercai a lungo, prima di trovarlo in un antro
sdraiato
in posizione fetale che dormiva. Come facesse con tutto questo
frastuono non me
lo spiegavo. Aveva dipinta in volto un’espressione tutto
tranne che rilassata.
Sembrava Adam quando aveva gli incubi. Mi sdraiai accanto a lui e
ascoltai il
suo battito non so per quanto. Intanto la pioggia continuava a scendere
ininterrotta, anzi aumentava d’intensità.
Improvvisamente
gli occhi di Kyle si aprirono e mi guardò confuso.
Gli sorrisi leggermente
Si
mise a sedere “Cosa ci fai qui, Jessi?” chiese
sconcertato, la
sua voce completamente roca, i suoi occhi rossi
“Devo
chiederti scusa. Non volevo scaricare la mia rabbia su di te,
mi dispiace davvero tanto per quello che ti ho detto. Non lo pensavo
veramente…o forse sì, e mi dispiace, non sai
quanto..”
“Hey,
che fai?” mi zittì mettendo un dito davanti alle
mie labbra
“Piangi?” mi chiese tracciando i lineamenti del mio
volto
“Io?
Pff.” risi nervosamente
“Mi
è mancato il tuo volto.” disse seriamente tracciando le mie
sopracciglia “Le tue
sopracciglia, i tuoi occhi verdi, il tuo naso, le tue
labbra..” smise di
parlare mentre solcava il contorno delle mie labbra “Jessi,
io ti amo.”
Non
risposi ma mi alzai. Mi voltai verso di lui “Non vieni a
casa?”
“No.”
rispose deciso
“Perché?”
“Perché
è inutile. Tanto te ne andrai subito, e mi lascerai di
nuovo lì, a casa Trager a rimuginare sul passato e sui miei
errori, e su di te,
e a ripetere che ti amo anche se non potrai sentirmi.”
Sospirai
“Dai vieni. Sta volta prometto che non
t’ignorerò per
altri 5 anni prima di presentarmi di nuovo a casa Trager. Hai ragione
tu. Hai
diritto a conoscere Adam.” lo guardai intensamente e quei
suoi occhi
s’illuminarono
“Aiutami
ad alzarmi, per favore.” mi chiese e gli sorrisi
Camminammo
la sua auto. Gli lanciai le chiavi. Le afferrò e
aprì
l’auto. Entrammo e nessuno fiatò. La situazione
stava diventando fin troppo
imbarazzante. Dissi la prima cosa stupida che stavo pensando
“Mi sei mancato
anche tu.”
Mi
guardò sorridendomi “Anche tu, Jessi.”
Silenzio
“…Kyle?”
chiesi incerta
Mi
guardò negli occhi “Sì?” mi
guardò curiosamente prima di
avvicinare il suo volto al mio e mi baciò, proprio come il
mio messaggio per
lui gli stava comunicando. Però quando il bacio da casto e
innocente si
trasformò in uno decisamente più passionale, lo
allontanai da me
“Cosa
stiamo facendo?”
“Non
lo so, ma so solo che mi piace.” assalì le mie
labbra ancora
una volta. Le mie braccia finirono automaticamente intorno al suo collo
mentre
lui mi prendeva in braccio allontanava il sedile dal volante e mi
cingeva la
vita. Il bacio dimostrava quanto fossimo smaniosi l’uno
dell’altra. Le mie mani
trovarono i suoi capelli
“Dietro.”
mormorai sulle labbra. Andammo nel sedile posteriore e
riprendemmo a baciarci. La foga di trovare le labbra
dell’altra era così forte
che spesso le
nostre labbra si
mancavano. Mi fece sdraiare sul sedile prima di cominciare a baciare il
mio
collo. La mia mente era completamente scollegata, non ragionava
più. L’avevo
messa in switch-off volontariamente. Ero stufa della mia coscienza che
mi
ripeteva di non lasciarmi andare alla passione perché dopo
me ne sarei pentita.
I
nostri vestiti finirono presto in giro, e la voglia di
riscoprirsi rese la mia mente priva di qualsiasi pensiero coerente. La
voglia
di lui diventava sempre più cocente e il suo tocco sulla mia
pelle la lasciava
come infuocata. Bramavo i suoi baci, le sue carezze, il suo tocco,
tutto. Lo
volevo, e non m’interessava se me ne sarei pentita. Mi era
mancato troppo, e
non avevo voglia di fermarmi adesso.
Si
fermò improvvisamente. I suoi occhi diventati di una
tonalità
più scura sui miei “Cosa
c’è?” dissi accarezzandogli il viso
Sospirò
“Cos’accadrà dopo questo? Ci
sarà un noi?”
“Non
lo so.” lo baciai a fior di labbra “Viviamo giorno
per giorno,
okay?”
Annuii,
prima di riprendere a baciarmi, sta volta più lentamente,
senza più la foga di prima. Le sue mani finirono trai miei
capelli, mentre io
mi avvicinavo ancora di più a lui per sentire il contatto
della mia pelle
contro la sua. I nostri respiri si facevano sempre più
affannati, mentre i
nostri cuori battevano allo stesso ritmo folle.
‘Ti
amo, ti amo, ti amo, ti amo, e ancora ti
amo’
pensai
“Ti amo.” mi rispose prima di dare inizio a quella danza che avevamo imparato anni prima insieme
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Angolino dell'autrice:
Grazie mille per la lettura. Spero vi sia piaciuto.
ele85: concordo con te. Dai zio, è sempre stato palese che Adam è tu figlio, sveglia! hihi. comunque sono felice che ti siano piaciuti gli altri capitoli, e che questo sia all'altezza delle tue aspettative. :D