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Autore: nainai    10/05/2010    3 recensioni
Lei appartiene proprio a quel genere di donne lì, riflette ancora, quello che rimane invisibile agli occhi degli altri: non è bella – carina forse, ma decisamente non il suo tipo – è troppo poco sicura di sé da sopperire a questa mancanza, ed è spaventata dagli altri come lo sono sempre le ragazze insicure.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Muse
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Attenzione! Il seguente scritto ha come protagonisti persone realmente esistenti. I fatti narrati sono frutto di pura fantasia. Nessuno scopo di lucro, nessun intento offensivo né pretesa di veridicità o verosimiglianza. Nessun diritto legalmente tutelato s’intende leso ed ogni diritto riservato spetta ai rispettivi titolari.
 
Dedicato @Fallapart per il suo compleanno, con mille scuse perché non è esattamente il regalo più bello che si possa ricevere…  ._.
 
N.B. prima di iniziare la lettura si chiarisce che i “Silversun Pickups” sono stati il gruppo di apertura dei Muse per buona parte del tour americano. Tra i loro componenti Nikki Monninger – unica ragazza – è la bassista, Brian Aubert, invece, il cantante.
Buona lettura! ^_^
 
 
 
Time to get it simple
 
-Io nemmeno sapevo dove fosse Salt Lake City, fino a ieri.
Ha voglia di prenderlo a schiaffi. Matthew lo sa, glielo legge in viso che ha quella voglia lì. Non è che sia la prima volta che Dom vorrebbe strozzarlo, del resto. E’ che perfino la pazienza del batterista – che è proverbiale, almeno nei suoi confronti - può essere messa a dura prova dopo cinque ore di pullman. Perlomeno se, in quel lasso di tempo, il suddetto pullman ha fatto sì e no cento chilometri. Se poi lui ci aggiunge lo scazzo, il computer acceso, le cliccate randomiche sul web e gli sbuffi sempre più alti con cui accompagna l’apertura di ogni pagina, è chiaro che la pazienza di Dominic vada a farsi benedire.
Comunque, non è che Matthew se la prenda più di tanto, registra l’informazione a livello più o meno conscio dopo avergli dato un’occhiata da sotto le ciglia, riportando subito lo sguardo al laptop che gli riposa in grembo. Il calore del computer, acceso già da un bel po’, è piacevole in quel freddo totalmente innaturale che li ha bloccati da qualche parte tra lo Utah ed il resto del Mondo. Matthew vaga a ripetizione: il server delle e-mail, il loro sito ufficiale e la pagina di Facebook di Gaia.
Chissà che starà facendo…
Se chiederselo è già un male, Matt ha resistito anche troppo alla noia ed al desiderio di impiegare il proprio tempo. E poi Chris è sceso con Tom per cercare di capire come venirne fuori e quella situazione ha esasperato Dominic al punto da indurlo a chiudersi in un mutismo nervoso che lo fa borbottare ma, decisamente, non lo rende l’interlocutore ideale per due chiacchiere distendenti.
Così i suoi approcci – i suoi di “borbottii”, a voce decisamente più alta e solo perché lui esige attenzione dagli altri, non aspetta che questi gliela diano – non sono veramente dei tentativi di cercare un dialogo, ma solo quello che Dom percepisce: infantili capricci di un bambino annoiato e stanco, che vorrebbe non avere così tanto tempo a disposizione per restare solo con il proprio cervello – i troppi ricordi, un mouse ed una pagina di Facebook da cui lei lo ha già cancellato.
Sbuffa ancora. Chiude stizzoso il browser e quasi lancia il mouse sui cuscini del divanetto. Dominic si gira in tempo per vederlo incrociare le braccia al petto, un’espressione corrucciata sul viso e lo sguardo sottilissimo contro il muro di indifferenza dello schermo ultrapiatto.
-Usciamo anche noi.- esordisce il batterista.
Matt sa che non è un invito, Dominic si sta già muovendo, semplice ed efficiente, afferra il cellulare, lo infila in tasca, indossa il giubbotto che è troppo leggero per andare sulla neve… Eppure sempre lo stesso infantilismo gli consiglia una ribellione svogliata.
-No. Fa freddo. Se mi prendo la febbre sono cazzi.- scorcia.
Dominic si blocca a metà, si pianta di fronte al divano da cui Matt ha già ripreso ad ignorarlo – cercando a tentoni il mouse colto dal desiderio improvviso di leggere gli ultimi articoli di NME – e lo squadra in un silenzio che sa già di rimprovero.
Ma poi ci rinuncia.
Ci sono troppe cose, talmente tante che anche ad elencarle gli viene la nausea ed immagina che per Matthew sia pure peggio. C’è il fatto che all’altro l’America non è mai piaciuta – nemmeno adesso che la gente sa anche il loro nome e non sono più costretti a fare il giro dei pub e dei bar come dei novellini alle prime armi – c’è il fatto che sono bloccati lì da almeno due ore e che, comunque, ce ne sono volute altre tre per arrivarci; c’è il fatto che non sia proprio in nessun posto, a meno che essere tra due pareti di montagne coperte da quintali di neve possa essere annoverato tra le scoperte esistenziali sull’essere ed il non essere. E poi c’è il fatto cardine. Quello per cui lui, Chris e Tom ce la stanno proprio mettendo tutta – e, ad essere onesti, anche il resto dell’entourage sta facendo del proprio meglio – ma no, non si cancella da un giorno all’altro un pezzo di vita di una persona.
-Se ti copri, non ti prendi la febbre.- sospira già arreso.
Matthew schiocca la lingua contro il palato, derisorio come il sorrisetto cattivo che gli tira un angolo della bocca ma che non trova altra espressione di quell’occhiata in tralice che il batterista si becca. La voglia di prenderlo a schiaffi si affaccia un’altra volta.
-Matthew!- chiama.
-Dominic!- cantilena in risposta, lo sguardo di nuovo catturato dalle immagini colorate del web.
-Alza il culo da quel divano.
-Ah-ah. Perché non ti siedi tu, invece.- ritorce apatico.
Il rumore dell’ennesimo “click” dà alla testa al biondo. Ringhia basso e si muove in un impeto, afferrando il computer con una mano e con l’altra fermando la reazione istintiva del cantante.
-Ora la pianti!- gli sputa contro.
-Dom, testa di cazzo! guai a te se lo rompi!
-L’unica cosa che si è rotta finora sono le mie palle, Bellamy!- scocca impietoso, continuando a tenerlo lontano mentre poggia di malagrazia il portatile sul tavolino alle proprie spalle.
Matthew si acquieta il tempo necessario a fargli portare a termine l’operazione senza causare danni, ma riparte all’assalto subito dopo, aggirandolo per raggiungere la sedia ed il computer. Dominic non riesce nemmeno a crederci e lo fissa a bocca aperta prendere spavaldamente posto davanti allo schermo ancora acceso.
-No!- esclama più sconvolto che arrabbiato. Matt gli sbatte gli occhioni in faccia, mani giunte sotto il mento ed aria “genuinamente” perplessa.- Oh, insomma, che accidenti devo fare per…
-Dom! Bells! Questa dovete proprio venire a vederla anche voi!- tuona allegra la voce di Chris da fuori, interrompendo a mezzo la tirata del batterista.
Prima che possa rendersi conto di qualcosa, Dominic vede Matthew sporgere la testa in direzione della voce, incuriosito, e poi saltare su ed afferrare al volo il piumino appeso vicino alla portella del tourbus. Fa appena a tempo ad inseguirlo che Matt sta già camminando a passi ampi in mezzo alle auto bloccate. Devono circumnavigare anche l’ultimo degli enormi camion con rimorchio che il baraccone mediatico del loro tour ha smosso da un lato all’altro dell’oceano (e sì che la maggior parte della strumentazione è in viaggio dalla sera prima, con buona pace dello staff al lavoro a Denver ormai da ore) per ritrovare la voce – e la risata – di Chris. In fondo alla fila c’è un pullman simile al loro, anche se più piccolo, su un lato una scritta brillante recita “Silversun Pickups” a lettere cubitali, i due amici si affacciano alla fiancata e sbucano proprio al limitare del guardrail innevato. Il primo che beccano è Brian Aubert, sta ridendo a crepapelle, tra i ciuffi di capelli biondi e perfino tra la barba spuntano rimasugli di quella che Matt, ridacchiando, riconosce essere una cara, vecchia palla di neve. Il tempismo con cui realizza la cosa lo salva dall’arrivo di un secondo proiettile: lui lo evita per un pelo, saltando indietro fino a riportarsi al sicuro di lato al bus, ma Dominic non è altrettanto pronto e la palla lo colpisce in pieno viso con un suono sordo che gli strappa a mezzo una bestemmia soffocata. Poi arriva Chris - che è l’autore dell’assalto, scopre Matthew quando torna a sporgersi cautamente - Dom è già partito al contrattacco, braccia a terra lui e Brian stanno raccogliendo manciate di neve mentre Chris si allontana in direzione di una retroguardia formata da Tom Kirk e Joe Lester.
-Questa me la pagate cara, traditori!- ulula Dom, ma sta già ridendo come tutti gli altri e nessuno ci fa caso, senza contare che lui ed il vocalist dei Silversun non ci mettono troppo a creare una nuova fazione che si contrapponga a quella, altrettanto mista, che li fronteggia.
Matthew si fa due conti in tasca: dal boschetto di pini che spunta poco più in là sta emergendo la sagoma del batterista della band supporter, anche lui “armato” e pronto al combattimento, la sua intelligenza gli suggerirebbe di affrettarsi a battere in ritirata od offrirsi come nuovo membro di quella che appare a tutti gli effetti la “squadra vittoriosa”. Ma la sua coscienza mai sopita di rivoluzionario anarchico prende il sopravvento – senza contare che Dom non lo perdonerebbe mai! – e lui si ritrova a saltare fuori dal proprio nascondiglio ed oltre il guardrail in compagnia del proprio migliore amico e dell’altro cantante.
-A mooorte!- grida Tom, guidando il proprio fronte con il cipiglio fiero di un autentico condottiero bretone.
La cosa finisce in semplice baruffa quando, scaricati i proiettili, si arriva alle mani ed entrambe le parti si ritrovano a rotolarsi a terra, infilarsi la neve dentro lo scollo di giacconi e magliette e lanciarsi conseguentemente in deliranti danze che scatenano l’ilarità degli autisti seduti nelle macchine ferme lungo l’autostrada.
In un concerto di clacson esultanti, Matthew si ferma stremato a riprendere fiato, portandosi fuori del campo di battaglia ed appoggiandosi pesantemente alla fiancata del tourbus dei Silversun. Mentre respira affaticato pensa che avrebbe davvero dovuto dare ascolto al proprio scazzo perché come minimo quella sera avrà la febbre a quaranta e non sarà in grado di salire su un palco nemmeno da morto. Però, anche se lo pensa, il cuore gonfio di sangue e la mente leggera gli dicono che non stava tanto bene – che non si sentiva così vuoto! – da troppo tempo. E, quindi, scrolla le spalle e si lascia andare di schiena sulla fiancata gelida del bus, testa all’indietro ed occhi socchiusi… Chris finirà per uccidere Dominic se continua così!
La risatina sottilissima di lei lo fa sussultare. Per un momento si era anche dimenticato che esistesse. Non è piacevole da pensare, ma è anche realistico; in fondo quella ragazza è…inconsistente. E se questo, di pensiero, è anche peggio, a Matt viene istintivo nasconderlo dietro un sorriso di circostanza mentre si volta a guardarla, affacciata alla portella del bus, spiare un po’ lui un po’ il gruppetto che si agita ancora nella neve.
-Ciao!- la saluta allegramente.
-Ciao.- risponde lei a voce bassa, ed il suo di sorriso è imbarazzato ma sicuramente più sincero.
Nikki Monninger sembra sempre sul punto di scappare. Matt lo ha notato dalla prima volta che ha avuto modo di trovarsela davanti; in quell’occasione non le ha dedicato più di un’occhiata vagamente interessata, classificandola come un’incorreggibile timida – sì, perfino più di lui – ma trovandoci poco altro che potesse spingerlo a voler approfondire la conoscenza. Lei appartiene proprio a quel genere di donne lì, riflette ancora, quello che rimane invisibile agli occhi degli altri: non è bella – carina forse, ma decisamente non il suo tipo – è troppo poco sicura di sé da sopperire a questa mancanza, ed è spaventata dagli altri come lo sono sempre le ragazze insicure.
-Non vieni a…giocare con noi?
L’uso di quel verbo, che Matt ha trovato con difficoltà, fa ridere entrambi stavolta e scioglie un po’ della tensione impacciata che sentono.
-No.- rifiuta appena.- Lo so come va a finire poi, che mi bagnano dalla testa ai piedi, ed io mi ammalo con nulla.- spiega divertita.
Matthew sospira.
-A chi lo dici!- esclama con una smorfia mentre, a rimarcare il concetto, scuote via dal cappuccio del piumino ciò che resta di uno degli ultimi attacchi di Joe.
Il silenzio che segue erige una nuova barriera tra loro, Matt lo avverte e vorrebbe anche liberarsene – tornare con una scusa dagli altri, magari… - Nikki ha ripreso a fissare dritta davanti a sé, ma lui ha la sensazione che sia quasi del tutto disinteressata a quello che sta succedendo e si sente in dovere di non lasciarla completamente sola. Scava alla ricerca di un argomento di conversazione qualsiasi senza che gli venga in mente nulla di intelligente – o interessante – da dire, così dice la prima cazzata che gli passa per la testa con il solo scopo di mettere a tacere la propria coscienza.
-Non ho mai reputato il basso uno strumento femminile.- afferma.
Ha voglia di mordersi la lingua da solo. Bene. Pur senza dover vedere la sua espressione sorpresa e ferita, sa da solo di aver appena collezionato una figura di merda proverbiale. Nikki lo studia con sospetto, adesso, sulla difensiva più di quanto non sia stata fino a quel momento, e Matt si pente un milione di volte della propria incapacità di gestire le donne. Dom ha davvero ragione nel dire che ha la grazia di un elefante.
-Non intendevo dire che tu non sia femminile.- sbiascica riuscendo, se possibile, ad essere ancora più inopportuno. Se ne rende conto e sbuffa, infilando le mani in tasca e sollevando gli occhi al cielo alla ricerca di un intervento divino che lo salvi da se stesso.- O.k., sono orribile e se non mi rivolgerai mai più la parola avrai la mia comprensione.- recita d’un fiato- C’è qualcosa che posso dire o fare per evitare di essere del tutto pessimo e riuscire a convincerti ad avere ancora una qualche forma di relazione con me? No, dimmelo tu, perché da solo penso che farò solo un altro disastro.
-…perché pensi che il problema sia tu?- la sente sussurrare in risposta, dopo qualche istante di silenzio pesante.
Ed è una cosa talmente strana da dire che Matt sgrana gli occhi e torna a puntarglieli addosso con un “prego?!” attorcigliato sulla lingua, e che non si decide ad uscire solo perché lei ha ripreso a non guardarlo e sembra troppo imbarazzata per poter veramente sostenere quella discussione. Quindi si zittisce, terrorizzato all’idea che un’altra sillaba possa infrangere Nikki come fosse una statua di neve e ghiaccio, e la fissa per un po’, senza dire altro ma senza che la cosa risulti fastidiosa come credeva.
Lei si mordicchia le labbra. È una cosa che fanno - le donne - quando si concentrano. Perlomeno lo faceva Gaia. E sua madre. Sta tormentando con un’unghia il binario della portella, grattando via uno strato sottile di grasso, che le lascia inevitabilmente una scia scura sul polpastrello. S’imbroncia, fissando il proprio dito come fosse qualcosa di vivo, una sorta di animaletto dispettoso che debba rimproverare, e poi si volta a guardarlo. E Matt sa che lo sta facendo perché si vergogna di essersi sporcata a quel modo, come una bambina piccola, e spera che lui non se ne sia accorto – come invece ha fatto – per cui arrossisce ancora.
Matthew, invece, sorride.
-Aspetta.- le dice, rovistando nella tasca dei jeans alla ricerca di qualcosa. Le si avvicina con il pacchetto di fazzoletti in mano, sale i gradini che portano sul tourbus e Nikki indietreggia per lasciargli spazio.- Altrimenti finisce che sporchi il vestito.- si giustifica Matt, porgendole uno dei fazzolettini.
-...grazie.
Matthew si sporge da sopra la sua spalla spiando all'interno del pullman. E' decisamente più ordinato del loro e profuma di pulito; nota distrattamente i fogli sparsi sul tavolino nella zona giorno, il basso posato accanto al divanetto ed un televisore che trasmette, ignorato, cartoni animati dei Looney Tunes. Accanto ai fogli c'è un netbook rosa che Matt immagina appartenga alla ragazza.
-Stavi facendo qualcosa in particolare?- chiede aggirando Nikki e puntando dritto al tavolo.
-Uhm?- ritorce lei, voltandosi a seguirlo con lo sguardo, leggermente spiazzata dal ritrovarselo nel proprio regno che scorrazza liberamente con una dimestichezza invidiabile.
Matt si siede davanti al pc, ma ha appena il tempo a fuoco che la pagina è aperta su un qualche sito familiare che non riesce ad identificare, l'istante dopo Nikki lo ha raggiunto ed abbassa di scatto lo schermo del portatile, sottraendolo alla sua vista.
-...mi spiace...- borbotta Matthew, rendendosi conto all’improvviso di quello che stava facendo.- Non volevo essere invadente.- si scusa.
-No...Non lo sei...!- si affretta a smentire Nikki, afferrando però il netbook per toglierlo dalla sua portata. Inizia a ruotare su se stessa come una trottola, cercando un punto dove lasciare il pc e, contemporaneamente, tentando di riprendere il controllo della situazione a sufficienza per poter fare da «padrona di casa»- Insomma,- conclude abbandonando il netbook su una mensola e voltandosi di scatto, una mano a sistemare i capelli arruffati e le guance rosse come mele.- è normale tra colleghi, no?
-...farsi gli affari altrui?- domanda Matt perplesso.
Nikki sobbalza e poi scuote la testa, frenetica.
-Intendevo dire che è abbastanza normale che si crei una certa...familiarità - E quella parola sembra provocarle una nuova ondata di disagio, tanto che la voce si spegne in appena più di un sussurro flebile.- …a stare tanto tempo assieme...
-Sì, beh...Noi tre in realtà siamo abbastanza riservati.- spiega Matthew vago, riprendendo a guardarsi attorno.- Generalmente ce ne stiamo per i fatti nostri e Tom ci ha pure rimproverato un bel po’ di volte per questo... E' che non lo facciamo nemmeno apposta - inizia a straparlare come suo solito. Lei però non dà segni di fastidio ed anzi lo incoraggia con brevi cenni di assenso.- Noi siamo proprio così. Sai...come quando hai un feeling tutto speciale con una persona ed alla fine diventate autoreferenziali e non è che tieni gli altri a distanza, ma loro non riescono semplicemente a trovare una sintonia con quello che dite e...Ti sto annoiando?- s'interrompe di colpo.
-...n-no.- mormora Nikki.
Matt ride, lasciandosi andare con le braccia e le spalle sul ripiano del tavolo e fissandola da sotto in su con un sorriso enorme.
-A questo punto, la maggior parte della gente mi ha già mandato al diavolo.- confessa.
-Ah. Io, di solito, sono brava ad ascoltare.- si schernisce lei, ruotando intorno al tavolo per potersi accomodare dall'altra parte del tavolino.- Se vuoi parlare ancora...- lo invita dopo. E si dà mentalmente della stupida non appena vede la sua espressione interrogativa.- O.k, era una cosa idiota da dire.- riconosce socchiudendo gli occhi, ferita.
Matt sbuffa un sorriso nuovo e diverso, più dolce, che Nikki si trova, nonostante tutto, a spiare con riconoscenza.
-Era una cosa carina.- dice Matt.- Magari detta in maniera idiota,- prosegue, ed è Nikki la prima a ridere. Con una mano premuta sulla bocca! - però era gentile.- ammette con facilità.
-Uhm...Brian dice sempre che io sono così.
-... “idiota”?
Nikki lo guarda a bocca aperta e Matt si affretta a sdrammatizzare con una risata, confessando pianamente uno “scherzavo!” che strappa una risatina anche a lei. Deve ammettere che quando ride le si illuminano gli occhi in un modo davvero bellissimo, e poi le guance le diventano rosse come quelle di una bambolina…
-“Gentile”!- lo bacchetta lei, un po’ più sciolta di quanto non si sia mostrata finora.
-Beh, meglio sì. Anche perché mi sarebbe seccato dovergli dire che è un gran cafone.- commenta Matt con gravità.
Nikki lo fissa chiedendosi se sia serio, ma Matthew non aggiunge altro e lei scrolla le spalle.
-Però non hai risposto- gli fa notare.
-Su cosa?
-Se hai qualcosa che vorresti dire e che gli altri non vogliono ascoltare, puoi dirla a me.- ripete con semplicità.
Ed è il turno di Matthew di fissarla senza capire, a bocca aperta.
Un momento soltanto, che passa rapido quando sopraggiungono le risate degli altri fuori dal bus, la voce di Dominic che lo chiama e Tom e Chris che commentano che, se si è perso, stavolta lo lasciano in mezzo al niente e se ne vanno per i fatti loro. È la normalità di sempre. Ed è quasi consolante, si ritrova a riflettere Matthew. Per cui lascia perdere, cancella la domanda che Nikki gli ha fatto e si solleva per lasciarsi trascinare via dalla routine affidabile della sua “famiglia”.
-Brian ha ragione. Credo.- concede senza nessun calore.
Ai suoi occhi lei ha già perso l’interesse che aveva, quello che si riduceva allo spazio di un luogo sconosciuto ed al momento di un sorriso e di una voce estranei ma caldi, e dolci, e rassicuranti.
Nikki lo guarda, i suoi occhi sono indecifrabili adesso, specchi di una cortesia distaccata in cui balena un attimo diverso, che lui non sa cogliere affatto. Matthew non è mai stato bravo nel capire gli altri, per questo Gaia lo completava così bene.
-Ci vediamo.- la saluta quando è già alla portella, accennando con due dita un cenno che non accompagna nemmeno con uno sguardo.
E poi salta giù e la voce di Dom, la risata di Chris e l’allegria di Tom lo investono e lo trascinano via.
-Pare che non riusciremo a passare per stanotte.- notifica il batterista.
-Scherzi?!- sbotta.
-No, niente da fare, Matthew. - conferma Tom - Mi spiace, ma stasera il concerto siamo costretti ad annullarlo...
***
Fissa la pagina di Twitter con indolenza. Al terzo messaggio di scuse ai fan di Denver, non si stupisce poi troppo che la Musewiki ci tenga a prenderli per il culo chiedendosi quanti post gli servano per informarli di essere rimasti bloccati nel mezzo del niente.
Un gomito piantato nel materasso per sorreggere la testa sul palmo della mano, le dita che scorrono lente sulla tastiera del portatile – come alla ricerca di qualcosa nella plastica grigia e gommosa che sfiorano – Matthew è l’immagine stessa della noia. Una compagna fedele, a quanto sembra, che si è ripresentata solerte non appena si sono fermati in quel motel, parcheggiando i bus sulla piazzola ghiacciata. Aveva pensato, all’inizio, che sarebbe potuta essere perfino una cosa stuzzicante, quel posto ha il fascino sconsiderato delle location di certi thriller visti al cinema: in mezzo al niente, isolati dalla realtà, gli eroi si fermano in un lugubre motel che si staglia all’improvviso sul loro cammino nella notte più buia… Nella realtà dei fatti, a parte rispettare a menadito il topos di “ritrovo per camionisti e battone” – con i mini-appartamenti, tutti allineati a formare un edificio ad un solo piano di una sfumatura di arancio che ha visto tempi migliori, e le moquette nelle stanze che sanno di polvere, di scarpe pesanti e di vecchio – il motel offre ben pochi spunti “romantici”. Perfino ad una fantasia fervida come la sua. Per cui, scomparsi Dominic, Chris e Tom, Matthew ha guardato i Silversun Pickups chiudersi allegramente in una delle camere in fondo alla linea continua, sparendo in un coro entusiasta di risate, e poi è rimasto da solo con la chiave della propria stanza.
-Hai idea della stronzata stratosferica con cui se n’è uscito il custode di questo posto?!
Dominic si annuncia come al suo solito, con una porta che sbatte ed una frase urlata al vento con tutta l’indignazione entusiasta di cui è capace. Matt vorrebbe rispondere qualcosa, ma la voglia gli passa già mentre l’altro avanza nella camera e si butta a peso morto sul letto, facendo rimbalzare mollemente il materasso e strappandogli una smorfia di fastidio.
Comunque il biondo non ha bisogno di troppi incoraggiamenti:
-…uhm…
-Mi ha chiesto se fossimo del circo itinerante! Cioè! non pretendo certo che sappia chi siamo, ma c’è una bella differenza tra un tourbus ed i camper pidocchiosi di un circo!
-Avrà visto la tua camicia.- ribatte apatico Matt, senza neppure voltarsi a guardarlo mentre riprende a girellare tra i siti.
Dom si blocca, Matthew sa che si sta guardando la camicia, probabilmente si sta anche tastando il petto come alla ricerca di una spiegazione fisica alle sue parole. Sorride al sicuro del riparo che gli offrono le spalle.
-…cos’ha la mia camicia?- interroga alla fine il batterista.
Matt lascia perdere il computer, si volta di scatto, braccia spalancate, e si abbandona all’indietro sul materasso, voltando la testa nella sua direzione ed osservandolo in silenzio per qualche minuto prima di rispondergli.
-Niente, Dommy. È solo leopardata. E credo che nessun essere umano usi più una camicia leopardata dai tempi dei Virgin Steel.- osserva asciutto.
-Sei inutilmente polemico.- ritorce con flemma l’amico, grattandosi distrattamente il risvolto dei jeans a caccia di inesistenti macchie.
Matthew ridacchia e torna a rotolare su se stesso, puntando ancora l’attenzione allo schermo e ricominciando a vagare su una pagina a sfondo rosa che Dominic non riconosce.
-Bells.
Nel silenzio il “click” del mouse.
-…Bells?- lo chiama ancora. Ma nessuna risposta. Dom allunga il collo ma Matthew occupa per intero la visuale e tutto quello che riesce a strappare alla sua schiena piegata sul laptop è ancora quel riquadro di rosa antico e ghirigori senza senso.-…Matthew…non starai mica di nuovo…?!- inizia frettolosamente, accusatorio.
L’altro lo interrompe senza dargli retta.
-Hai mai notato quanto è interessante la grafica del sito dei Silversun Pickups?- chiede all’improvviso. Dom strabuzza gli occhi e boccheggia.- Voglio dire…è essenziale, semplice e diretta, ma non ha niente della semplicità matematica del nostro sito, per dire. È una cosa che…ti coinvolge a livello emozionale…
-Penso che tu sia l’unico al mondo a dire che il nostro sito è “semplice”.
-…è come se eccitasse la sensibilità di chi guarda!- continua imperterrito Matt.
-…vuoi davvero sapere come la penso?- è la domanda cortese di Dominic, non appena la voce dell’altro si spegne in un nuovo silenzio.
Matthew sbuffa perché sa riconoscere i suoi toni e sa che quello è il tono del “adesso parte una paternale sul senso della vita e su quanto io la stia buttando nel cesso”. E sì che credeva che simili discorsi fossero una prerogativa esclusiva di Paul, in ragione del suo ruolo di “padre sostitutivo” nella vita di “quello sbandato di mio fratello minore”. Ma a Dom piace non fargli sentire la mancanza di casa!
-Sentiamo!- ringhia infastidito, chiudendo il computer e voltandosi – pancia sotto – a guardarlo.
-Penso che tu abbia seriamente bisogno di scopare.- scorcia Dominic.
E Matt si dice che è la soluzione a qualsiasi problema, perlomeno per il biondo.
-Dom…
-No, sul serio, Matthew.- lo interrompe.- Accidenti, lo facevi con più frequenza quando stavi con una donna che ora che sei single!
-Sarà stato perché avevo una donna con cui farlo!- ci scherza su.- Impegni di lavoro permettendo, s’intende.
-Ma tu hai una donna con cui farlo! Hai centinaia di donne con cui farlo ogni sera!
-Se ti stai riferendo alle nostre fan, ti ricordo che l’età media è 14 anni.- osserva Matt blandamente.
-Piantala.- lo rintuzza il batterista, secco e deciso.- Ce ne sono di molto più “vecchie” e ce ne sono…da schianto! Sei tu che ti ostini ad essere gentile solo con “cosette” che indossano orecchie da cane e zampe da gatto, sono almeno dieci chili in sovrappeso e di sette anni sotto l’età legale! Esistono le groupie, Matt – continua impietoso – procaci donnine dai facili costumi.- traduce subito dopo, mimando volgarmente un paio di enormi tette ballonzolanti e strappandogli così una risata.
-Sì, ma loro preferiscono te o Chris…- si schernisce Matthew con un sorriso provocatorio.
-Questo perché io sono figo e lui è raccomandabile.- annuisce Dom con convinzione, incrociando le braccia al petto in una posa che fa molto maestro di scuola.- Sai, il classico tipo che ti fa credere che tu possa metterci su famiglia.
-Infatti Kelly ci ha messo su famiglia.- commenta Matt, con un accenno di amarezza di troppo.
-In ogni caso, tu non avresti nessun problema a trovare una donna se lo volessi davvero!- torna all’attacco il biondo, ignorando volutamente quel tono.
-Sicuro.
-Dico sul serio!- abbaia Dominic.- Impazziscono per te! Sono tutte lì a guardarti adoranti e chiedersi “cosa starà pensando quel genio di Matt Bellamy?”.
-E cosa sto pensando?- ritorce lui ricominciando a ridacchiare.
Dominic lo fissa attentamente. Poi sospira.
-“Perché questo rompiballe non si leva dai coglioni così mi metto a dormire”.
-Cazzo, Dominic! O tu sei un genio o i miei processi mentali sono più lineari di quello che le fan credono!
***
-Fragole e lamponi.
Nikki lo guarda, occhi spalancati e bocca socchiusa. Ha un rossetto chiarissimo – forse un…lucidalabbra? non ci ha mai capito un tubo di ‘ste cose da femmina – e poi un po’ di trucco sugli occhi. Ha le guance rosse per il freddo, un cappello di lana che le schiaccia i capelli, le mani gelate su cui stava soffiando, meno di un secondo fa, per recuperare sensibilità alle dita. Ed è ferma fuori dalla porta della stanza, sotto il porticato da farwest del motel da thriller. Un filmaccio, insomma, con una protagonista improbabile.
-…prego?- sussurra.
-Dominic dice che la gente quando mi vede si domanda cosa mi frulli per la testa, così mi sento in dovere di dirtelo e sfatare un mito. Sto pensando “fragole e lamponi” e questo, inevitabilmente, fa di me un “non-genio”.
Ride. Di nuovo nascondendosi dietro la mano e, stavolta, nel collo di pelliccia del giaccone. Matt infila le mani in tasca e si concede un sorriso.
-Come mai in giro a quest’ora?- gli chiede.
Lui fa spallucce. Butta un’occhiata alla distesa di niente che li circonda. Dalla stanza alle spalle della ragazza arrivano le risate degli altri componenti della sua band; la luce dell’interno - che è pessima, come nella sua stanza – fa pensare che ci sia calore, ma probabilmente è il rumore a dare quella sensazione.
-Non riesco a dormire. Immagino di avere una qualche forma di idea che mi frulla in testa. Ed è abbastanza strano, perché in genere non scrivo niente quando siamo in tour. Focalizzo le energie tutte sugli show…finisco per non avere…fiato per dedicarmi ad altro o per concentrarmi sulle cose. Ma sto ricominciando come mio solito a parlare troppo e tu dovresti fermarmi quando lo faccio.- conclude senza soluzione di continuità.
-Pensavo che avessimo già discusso di questo.- osserva Nikki, gentilmente.- Non mi da fastidio.
-Oh, beh.- borbotta Matthew, voltandosi ancora a fissare la piazzola di sosta ingombra di camion e neve.
Nikki non dice nulla. Matt, a guardarla di sottecchi, si accorge che sta facendo proprio come lui e sta fissando la notte dritta davanti a loro, sullo sfondo nero le luci lontane delle macchine che passano sulla strada ora sgombra dal traffico. Dopo aver annullato la data, loro non hanno fretta di ripartire e sembra che tutti – a parte lui, forse… - abbiano preso quella “sosta forzata” come un gioco piacevole. Tom, Dominic e Christopher sono scesi a piedi fino ad un fast food più avanti ed hanno promesso birra e panini caldi per tutti.
-…senti…- inizia ad un certo punto. Nikki si volta ma Matt non la guarda, perché un po’ lo imbarazza quello che deve chiederle ed un po’ ha paura che possa imbarazzare lei.- …quella che stavi guardando oggi…mica era la Musewiki?- tentenna.
Nikki arrossisce e fa per nascondersi ancora nel collo del giaccone. Poi si riprende – Matt ha il dubbio che il suo sia più un cipiglio, forza di volontà, che reale voglia di affrontare quel discorso – solleva la testa e torna a puntare la notte.
-Sono una vostra fan praticamente da sempre.- spiega.- Fan fan, intendo.- ci tiene a precisare.
-…oh.- osserva Matt stupidamente.
-…“oh”?- ripete Nikki, perplessa, sbattendo le ciglia come una bambina di altri tempi.
Il risultato è che ridono entrambi.
-Sì, insomma, non ho da dire nulla di interessante!- obietta Matt piccato.
-Sì, scusa!- ride ancora lei. E poi aggiunge piano – Ora tocca a me. – con un sorrisino che è indecifrabile. Matt annuisce senza sapere a cosa stia assentendo.- Perché pensavi “fragole e lamponi”?- domanda lei con semplicità.
-Per via delle guance. E poi del rossetto.
Immagina da solo quanto quello che ha appena detto possa essere fuori luogo e totalmente folle. Lo immagina solo nel momento esatto in cui esplicita il concetto – Dom dice sempre che con le donne è un disastro…ma forse è un pensiero già espresso. Di sicuro, Dom ha le sue ragioni di dirlo.
La porta alle spalle di Nikki si apre ed è il volto sorridente di Brian Aubert a fare capolino dalla soglia. Come pensava, Matt sente il calore che scivola fuori dalla stanza con la presenza ingombrante del biondo, ed è un momento perfetto. Soprattutto perché a spezzarlo rapido arriva la presa di coscienza molteplice delle parti coinvolte in un gioco a tre voci, adesso. Brian vede Nikki, ed il suo sorriso è come la luce dentro l’appartamento. Brian vede Matthew, e quel sorriso assume un gelo sottile che brina la superficie stessa della realtà in un quadro incomprensibile.
Nikki vede Brian e l’imbarazzo sulle sue guance assume la stessa tinta lampone che aveva al freddo della notte. Ma Matthew non sa come interpretare tutto questo. E vorrebbe che Nikki vedesse anche lui, si voltasse a guardarlo e cercarlo con gli occhi. Lo vorrebbe in un moto di gelosia infantile – la stessa che fa battere i piedi a terra ai bambini quando perdono l’attenzione dell’adulto che sta giocando con loro – che non si spiega, così come è troppo annoiato, e pigro, per spiegarsi lo sguardo dell’altro cantante.
-Ciao, Matthew.- constata gelidamente Brian.
-Ciao.- mormora in una risposta svogliata.
Brian abbassa gli occhi sulla ragazza, Matt nota solo ora come, allungandosi oltre la soglia e posando le braccia alle colonne che reggono l’arcata del porticato, lui la “avvolga” in una spirale protettiva che gliela sottrae impercettibilmente, quasi con delicatezza.
-Che fai ancora fuori? Finirai per prenderti un raffreddore con i fiocchi!- la sgrida, ma sta sorridendo di nuovo e lei non sembra farci troppo caso visto che ride e poi scuote la testa, leggera.
-Arrivo. Due minuti.- lo congeda.
Brian non sembra felice, fa una smorfia, si volta a guardare Matthew ancora e poi entra con un “o.k.” trascinato.
-…non gli piaccio, vero?
-E’ quella cosa che non sembrate particolarmente socievoli. – spiega lei. – Tu in particolare.
-Fantastico.- commenta senza allegria Matthew.
-Beh…è solo la sua opinione, no?
La voce di Dominic arriva squillante ad interrompere qualsiasi replica.
-Udite, gente! Siamo tornati vincitori e gaudenti!
I passi pesanti dei tre “eroi” di ritorno dalla loro missione risalgono l’asfalto del piazzale in uno scricchiolio sinistro di ghiaccio contro suole armate di scarponi, Chris deve avere convinto il batterista dell’opportunità di indossare qualcosa di più idoneo di un paio di converse ed evitare di morire rompendosi l’osso del collo sulla strada per Denver. Peraltro è proprio il “gigante buono” ad accorgersi per primo della scena di Matthew e Nikki in piedi sotto la luce aranciata di una vecchia lampadina malandata.
-Guarda chi c’è!- tuona sorpreso.- Il Bells in dolce compagnia!
-Ah, Matthew!- rincara Tom ridacchiando. Matt valuta che sono già ubriachi tutti e tre – o quantomeno ben più che alticci – anche se sembra che la cosa non li abbia scoraggiati minimamente dal tornare carichi di buste e bottiglie come scolari in gita scolastica ed in libera uscita dai prof.- E poi con noi sei sempre lì a piangerti addosso!
-“Gaia mi ha lasciato!”- mima Dom piagnucoloso, buttando le braccia al collo di Tom in un frastuono inglorioso di vetro che urta il vetro.- “Come potrò vivere senza di lei! L’unica! La sola! La donna della mia vita!”- E poi cambia bruscamente tono, raddrizzandosi di colpo ed assumendo un’aria seria e grave.- “Almeno finché non mi chiede di sposarla ed ingravidarla”- precisa agitando un ditino “up-puntatore”.
Matt si volta verso Nikki, un mezzo sorriso rassegnato sulla faccia ed un accenno di scuse nella voce:
-Beccato.- le dice soltanto.
Nikki si stringe nelle spalle magre.
-Non fa nulla.- gli risponde, voltandosi poi verso la porta mentre il coro dissonante delle risa di Chris e dei motteggi di Dominic e Tom si fa sempre più vicino. Nikki bussa alla porta della stanza, ruota la maniglia e si affaccia dentro, ed il suo tono è allegro quando annuncia ai ragazzi riuniti- Sono arrivati i rifornimenti, truppa!
Eppure Matt un po’ in colpa ci si sente. E non è nemmeno tanto per le battute stupide che lei dovrà tollerare.
***
-Se intendi dirgli qualcosa, devi farlo stasera.
Nikki si volta a guardarlo. Brian sembra serio. Ma sembra anche terribilmente arrabbiato, ed è davvero raro che si arrabbi proprio con lei. E poi non la guarda negli occhi mentre le parla, la scusa ufficiale è il dover districare il filo infinito dell’amplificatore ma la verità è che quel discorso gli fa male.
Nikki arrossisce involontariamente. Poi ringrazia proprio il fatto che lui non la stia guardando, perché non le piace quando finiscono a fare quei discorsi – e lui si comporta come un fratello maggiore – figuriamoci quando gli dà modo di capire quanto a disagio possano metterla le sue osservazioni.
-Te lo stai mangiando con gli occhi da ore.- osserva stizzoso il cantante.
Lei non ha bisogno di chiedergli di chi stiano parlando, e nemmeno di negare o di domandargli perché la cosa lo infastidisca. Sono tutte cose di cui, pur senza averne mai parlato davvero, hanno discusso indirettamente fino alla nausea. Ogni volta che lei si prende quel genere di sbandate, Brian è sempre lì a sorvegliare la cosa e, quindi, Nikki lo sa che lui è in grado di capire esattamente cosa debba sorvegliare.
-Perché mi dici che devo parlargli se ti da noia?- chiede temporeggiando.
Brian sbuffa un sorriso che rappresenta tutto il suo pensiero al riguardo: sarcastico, affatto convinto, come l’occhiata che le concede di striscio un secondo dopo. Nikki stringe le dita attorno al basso che abbraccia senza aver ancora infilato a tracolla, è un gesto che le dà sicurezza a suo modo.
E probabilmente fa capire a Brian quanto si senta scoperta, perché addolcisce il tiro un istante dopo.
-Non mi da noia, Nik, è solo che ti ci stai tormentando da settimane, ormai. E mi sembra una stronzata.- sussurra.
Nikki si chiede se sia una forma di cortesia, per evitare che Joe, lì di fianco, afferri troppo di un “segreto” che lei è sempre stata brava a mantenere. Ogni volta.
Perché Nikki è anche una di quelle ragazze che passano sotto silenzio i propri sentimenti, e li vedono appassire nel tempo perché non sono in grado di coglierli al momento giusto.
Abbassa il viso, i riccioli morbidi cadono davanti nascondendo le guance che sente in fiamme. Aggancia dietro l’orecchio una ciocca, studiandosi poi le scarpe come se potesse trovare nella cinghia blu o nel bottoncino dorato che la fissa di lato la risposta ad una domanda che è vecchia quanto la vita degli uomini sulla Terra. Ma la decolté tonda da bambolina resta muta alla richiesta e Nikki sospira soltanto, come tante altre volte.
-Neanche ti guarda.- esplicita ancora Brian, al posto suo.
Vorrebbe dirgli “lo so”. Vorrebbe mettersi a piangere. Vorrebbe un mucchio di cose, ma il tono disperato con cui lui pronuncia quelle poche parole le dà la misura di quanto sarebbe ingiusto farlo, caricarlo anche del peso delle sue lacrime dopo che si è già fatto carico dei silenzi e degli sguardi. Per cui, invece, sorride. Sollevando la faccia in faccia al fratello di sempre e socchiudendo gli occhi perché non premano troppo forte contro la sua vita. Le labbra diventano ancora più sottili e lei le stringe nella morsa dei denti, ringraziando di non averle truccate per non rovinare il lavoro di qualcun altro.
-Ma sì, non mi aspetto nulla!- concede allegra. Ridendo anche, se pure dentro sta morendo un altro po’.
Brian la soppesa con gli occhi e scopre la bugia una volta di più. Valuta se dirlo, se cercare una risposta ancora, ma poi ci rinuncia e scrolla le spalle. Tra poco si va in scena e con la musica scompare tutto, anche le ferite a cuore aperto. La abbraccia mentre si sposta, arrendendosi al cavo ed al suo guazzabuglio privo di senso e lasciandolo ricadere a terra con un tonfo appena accennato. Nikki si lascia portare via come una bambina, aggrappata all’ancora solida che il basso esercita in una realtà ostinata a ruotare su se stessa. Anche se lei, ogni tanto, ha desiderato fermarne le evoluzioni.
***
Matt è sudato ed ha il fiato corto, le gambe gli tremano ed un paio di volte ha rischiato seriamente di sbandare, inciampare nei suoi stessi piedi o, a scelta, in uno dei tecnici del suono a caso che gli si affollano attorno in un coro di complimenti di cui afferra la metà ed archivia il resto come spazzatura. Vorrebbe vomitare, ed ha la netta sensazione che dipenda dal fatto che è esausto come non si sentiva più da secoli. Per cui, preferisce concentrare le energie rimaste nel compito ingrato di guadagnare la porta del camerino, tra gli spintoni di Tom e Dominic e le risate a voce spianata di Chris; ci si infila per primo, sgattaiolando dentro come un ladro appena la porta si schiude abbastanza, e poi molla il battente ai due compagni di band senza neppure assicurarsi che siano ancora alle sue spalle ma gettandosi a peso morto sul divano. Pronto e disponibile come lo sono sempre gli oggetti!
Rotola pancia all’aria, la giacca fradicia spalancata su una maglietta che da bianca è diventata quasi trasparente, una mano sugli occhi e l’altra sospesa nel vuoto, tira un respiro lunghissimo e prende fiato come non lo facesse da una vita, come se quel concerto se lo fosse fatto in apnea.
Dom è comunque il primo a rompere quell’attimo di quiete ritrovata dopo che Tom ha premurato di chiuderli dentro.
-E’ stato il miglior concerto del tour!- afferma con convinzione. Matt apre un occhio, attraverso le dita, e coglie l’immagine dell’altro arrampicato sullo schienale imbottito di un secondo divano. Sorride e batte le mani, sfregandole tra loro, come un bambino felice.- Matthew è stato grandioso!
-…troppo buono.- borbotta il diretto interessato prima di tornare a nascondersi al riparo delle palpebre e del palmo aperto.
-Ah no! – protesta Chris, entusiasta.- Sei stato eccezionale, Bells! Sembravi un indemoniato! Ma che accidenti ti è preso sul quel fottuto palco? Sembrava che dovessi fargliele pagare tutte!- tuona enfaticamente.
Matt accenna un mezzo sorriso. In effetti, avrebbe voluto davvero fargliele pagare tutte. Il problema è “a chi”.
-Va bene.- s’intromette          Tom recuperando da qualche parte un po’ dell’efficienza che, in quanto manager, dovrebbe sfoggiare molto più spesso.- Datevi una ripulita, ché dopo abbiamo la cena con tutto lo staff e l’aftershow in hotel. Stasera salutiamo i supporter e, quindi, vi tocca!
Chris mugugna una protesta che Matthew non capisce affatto, mentre sente invece Dominic commentare come sempre che quel genere di cose lo annoia da morire…a meno che Tom non gli permetta di uscire un attimo a raccattare qualche ragazza da invitare alla festa! Matt non ha modo di capire quale sia la risposta del manager, comunque – e tanto lo sa che alla fine Dom raccatterà qualche ragazza e se la porterà alla festa – i due escono di nuovo, la porta aperta, il caos di voci e di passi che si rincorrono in corridoio, e poi tutto si chiude e l’unico suono che resta è Chris, che si muove nel camerino e poi se ne va in doccia.
Matthew resta da solo. Sul tavolo da toilette è appoggiato il Blackbarry, quando volta la testa sul cuscino lo vede. Si ferma un secondo per vincere la pigrizia, oscilla nell’intorpidimento quel tanto che basta a solleticare il suo orgoglio e la sua vanità. Poi scatta. Si allunga giù dal divano, afferra il telefono e compone  un messaggio correndo velocissimo sulla tastiera.
Non si da il tempo di ripensarci. Lo invia prima ancora di rileggere cosa abbia scritto e rimane a fissare lo schermo.
***
E’ la scia di fumo quasi invisibile a dirle che non è sola come aveva creduto. Proprio perché è quasi invisibile non se n’è accorta prima, quando è uscita. Adesso si volta da quella parte – alla propria destra – concentra lo sguardo ed intravede un’ombra più scura sullo sfondo già nero della sera. È il tuffo che sente al petto che le dice chi è.
-Non dovresti fumare. Rischi di rovinarti la voce.- consiglia colloquiale.
Matthew sbuffa il fumo, scrolla la cenere sul margine estremo del tacco in cemento che delimita l’aiuola.
-In realtà ho praticamente smesso.- confessa piattamente. Scuote le spalle.- Ogni tanto me ne concedo una per ricordare il sapore del tabacco.
-Uhm…- mormora avanzando verso di lui finché i suoi occhi non riescono a distinguerne con precisione il viso – è un’occasionalità studiata oppure è realmente casuale?- chiede con leggerezza.
Peccato che la domanda leggera non lo sia per nulla. Matt non le risponde, si gingilla con ciò che resta della cicca tra le sue dita, osservandola in un silenzio che la mette volutamente a disagio, stavolta. Lo percepisce nel modo in cui l’aria sembra essersi fatta molto più densa attorno a loro e nell’intensità con cui lui trascina quello stesso silenzio prolungandolo oltre il tempo che la cortesia imporrebbe. Per un attimo si sente inappropriata come mai prima in vita sua – e sì che di episodi in cui ha desiderato essere altrove o, più onestamente, essere un’altra, non gliene sono mai mancati – abbassa di sfuggita gli occhi a cercare l’orlo della gonna a balze, a volersi sincerare che non sia troppo corta, perché è proprio così che si sente davanti a quello sguardo ed a quel silenzio: nuda.
-Nikki.- esordisce Matthew. Ed il tono lei lo interpreta subito, è quello di chi sta cercando ancora le parole esatte per dire ciò che deve dire. Matt non ci mette troppo a trovarle, soprattutto perché è uno che alle conseguenze dell’esporre un’idea non ha mai pensato. – Tu hai la meravigliosa capacità di capire come le persone si sentano in un certo momento. – spiega lentamente – Ed è una cosa fantastica, credimi! …ma posso assicurarti che non è sempre vero che vogliano sentirselo dire.- aggiunge implacabile.
Avvicina la sigaretta alle labbra, aspirando piano il fumo mentre Nikki pensa che non sta parlando davvero di lei, le parole di Matthew sono piene di un rancore troppo radicato per essere solo l’effetto del fastidio che prova nel trovarsela attorno quando credeva di poter stare un po’ in pace. In fondo, riflette, anche lui doveva essersi accorto della sua presenza quando è uscita dalla sala, eppure non ha fatto nulla per richiamare la sua attenzione, è stata indelicata a volersi intromettere nei suoi pensieri.
-Scusami.- afferma svelta, raccogliendo se stessa in un movimento della gonna e della giacchetta di lana e preparandosi ad andarsene. Matt appunta gli occhi e segue quei gesti sgraziati con un interesse nuovo- Hai ragione tu e non avrei mai dovuto farmi gli affari tuoi.
-…oppure dirmi che sono un gran maleducato a parlarti così.- ritorce a mezza voce lui.
Nikki accenna un sorriso spento, che muore a metà del viso e non riesce a farsi strada fino ai suoi occhi.
-Non…sono quel genere di persona.- risponde con uno sforzo. E poi si spiega.- Il genere di ragazza che riesce a… “difendersi” dalle accuse degli altri.
-Sì, lo avevo intuito.- obietta piatto Matt. E Nikki si chiede perché abbia la sensazione che lui la stia quasi rimproverando per questo.
Lo vede buttare a terra la sigaretta e rimettersi in piedi. Matthew Bellamy è basso ed orrendamente magro, l’esatto opposto di un uomo “imponente”, eppure Nikki si sente intimorita lo stesso e fa un passo indietro comunque, perché quella sensazione che qualcosa non vada affatto come dovrebbe è ancora lì e lei, con istinto animale, la fiuta.
Ma forse si sbaglia. Lui non resta lì e non aggiunge niente. Le gira attorno, precedendola sulla strada che porta dentro la sala e Nikki, nel guardare le spalle curve che si trascinano nervosamente sul vialetto del giardino, smette di provare paura e ricomincia a sentire il punzecchiare fastidioso di un sentimento ben diverso.
-Matt.- lo richiama, solo per vederlo voltarsi quando è già sulla portafinestra, con una mano appoggiata al vetro socchiuso. – Anche se ho detto che hai ragione e che dovrei farmi gli affari miei, non voglio farlo.- s’impunta con la cocciutaggine di una bambina.
Matthew sgrana gli occhi, sinceramente sorpreso. Nikki resta ferma sui suoi propositi. Anzi, prende un respiro e si raddrizza.
-C’è qualche motivo per cui sei così giù oggi?- chiede insolentemente.
Gli stadi della confusione nella testa del suo interlocutore si avvicendano in modo chiaro ed evidente. Nikki sa che lui è indeciso se ritenersi offeso, arrabbiato o semplicemente se arrendersi. E che voglia, in qualche modo, confessarsi è un’altra di quelle cose che, per dono, ha capito già da un po’. Così come che, magari, non trovi in chi gli è da sempre vicino una risposta accettabile. O ancora, che non voglia proprio cercarla lì, ed allora offrirgli un alternativa può essere un gesto gentile da parte sua, anche se la gentilezza è l’ultima cosa per cui vorrebbe smettere di essere invisibile ai suoi occhi.
-…c’è.
È un sussurro talmente mesto che Nikki fa fatica a percepirlo davvero. Si accorge che Matthew ha preso una decisione solo perché lo vede allontanarsi di nuovo dalla vetrata. Ed è un po’ come se si separassero dalla realtà che li circonda: ad ogni passo che lui fa per scivolare più in là nel giardino e nella notte che lo avvolge, lei sente il suono della festa farsi distante, come fosse il sottofondo in playback di un film.
L’inquadratura stringe su di loro.
Trattiene il fiato. Lo fa in modo visibile, prendendo il respiro e stringendo le labbra. Confida che lui non possa vederla perché, in effetti, non la sta guardando.
-Le ho mandato un messaggio. Prima.- inizia a dire Matthew, in un tono appena più udibile. Si appoggia con le braccia alla balaustra che separa la parte alta del giardino dal parco sottostante.
Nikki fa un paio di passi in avanti, solo per riuscire a sentirlo meglio mentre parla. Non pensa di chiedergli a chi abbia mandato un messaggio, che ci fosse una lei lo aveva sempre sospettato dai discorsi degli altri, da come Dominic e Chris, ogni tanto, parlottassero tra loro di cosa “avesse ridotto Matthew in quello stato. Ed è assurdo vederlo così!”. E poi, tra gli scherzi da ubriachi della sera prima, quante frecciatine aveva incassato Matthew senza battere ciglio, chiudendosi dietro un sorriso tirato ed uno sguardo di scuse quando loro la tiravano in mezzo.
Quindi, lei non aveva un nome, ma ha da sempre un’identità nei timori e nelle speranze di Nikki.
-Mi ha risposto che devo smetterla e lasciarla in pace. Che non gliene frega più niente se i nostri concerti vanno bene o male, se restiamo bloccati per la neve e dobbiamo dormire in un motel oppure se nell’albergo che Tom ha prenotato c’è una Jacuzzi grande come tutto il suo bagno…!- singhiozza. La voce che si strozza e rimane incastrata nella gola. Nikki avverte tutta la difficoltà che ci mette per parlare, per esprimere quei concetti, eppure è chiaro che non stava aspettando altro che di poterlo fare.- Ed io ho pensato che può essere.- mormora a fior di labbra.- Che può essere che non le interessi più… Ma a me interessa ancora dirglielo.
-E allora fallo.
Lo vede girarsi di scatto. Per un istante crede che lui si fosse anche dimenticato della sua presenza, ma non è quello. È solo l’aver fornito la risposta più assurda al quesito più semplice – lei lo sa. E quindi lui la guarda e si chiede se sia folle, e lei pensa che può essere!
E ride nel pensarlo.
Può essere che sia folle ostinarsi in qualcosa, ma allora? Cosa cambia? C’è una vita soltanto da vivere, anche non aspettandosi niente in cambio; il fatto di non ricevere nulla, infatti, non ci esime dal viverla.
-Fallo. Lei ti respingerà un milione di volte e per un milione di volte tu ne resterai ferito.- scandisce con precisione inesorabile.- E poi ci sarà una volta in cui te ne dimenticherai, o non avrai voglia, o avrai di meglio nella tua vita. Tu non glielo dirai, lei non ti respingerà, e la volta successiva sarà più facile.- prosegue allo stesso modo. Nessuna inflessione e nessuna esitazione, nessun sentimento che non sia quella quieta coscienza di sé e degli altri. Nikki è lo specchio di un pensiero e Matthew la osserva stregato.- Sarà più facile non farlo, non chiamarla e non dirle nulla. Restare in silenzio o, invece, parlare con qualcun altro. E succederà senza che nemmeno te ne accorga…o lo voglia, smetterai di cercarla e di averne bisogno. E sarà terribile quel giorno, ma avrai girato la pagina e sarai andato avanti una volta di più. E sarà davvero terribile, – e qui la voce le manca, incespica e cade, ed il suo sguardo si perde a terra, nel cercare il coraggio di ammetterlo.- perché è terribile perdere anche il dolore di un’assenza.- confessa. Quando solleva gli occhi una volta di più, Matthew pensa che può guardarle attraverso. Gli specchi sono trasparenti e riflettono una realtà che è oltre.- Però credo che sia questo che vuol dire vivere.
Stavolta tocca a lei restare sorpresa e con il fiato corto – essersi accorta di come anche il respiro abbia smesso di far rumore. Le parole che lui le rivolge dopo sono delicate di tutta la delicatezza che la sua voce può dargli.
-E’ a me che stai parlando, Nikki? o a te stessa?
Probabilmente, se non fosse per quella morbidezza, lei si sentirebbe ferita. Ma non ci riesce, non mentre lui le si avvicina e la guarda ancora negli occhi – tanto che scappargli sarebbe impossibile e sorridergli con tutta la tristezza che sente è l’unica possibilità che le resta. Matthew solleva una mano, vorrebbe toccarla ma non lo fa e lei vorrebbe pregarlo di farlo, ma resta zitta. Tutto si riduce ad una bolla di sapone, debole e sospinta lontano dal vento, perché è solo un istante ed è già passato prima che assuma consistenza.
Se lo sfiori, scoppia.
…con un rumore troppo fragile.
Lo spintona via. Lo fa per reazione, ridacchiando istericamente e smorzando in quel suono la tensione che avverte salire dallo stomaco. Matt oscilla sulle gambe, la studia un attimo e poi asseconda quella menzogna.
-Ma dai!- esclama vivacemente Nikki.- In realtà dovresti solo farla semplice!
Matt la segue con lo sguardo mentre lei si volta e raggiunge l’ingresso, muovendosi leggera nella gonna con la giacchetta che fa bon ton, con i capelli raccolti dietro le spalle da un fermaglio di lana cotta a forma di farfalla.
-E trovarmi qualcun'altra?- chiede impulsivamente.
Nikki ride, ma non dice niente ed entra dentro senza più voltarsi.
E Matt si ritrova a sorridere senza sapere nemmeno perché.
 
“Time to get it simple”
MEM 2010
 
Nota di fine capitolo della Nai:
 
Ah, l’inutilità e le storie di nainai!
 
Note tecniche, sproloqui e battutacce.
Anzitutto è vero che il concerto Denver è stato annullato perché i nostri eroi, di ritorno da Salt Lake City, non sono riusciti a raggiungere la città in tempo per lo show.
È vero anche che ci hanno tenuto a darne notizia tramite sito, Twitter e qualsiasi altro mezzo informatico ed, avendovi provveduto tanto i Muse quanto i Silversun, il risultato è stato che la Musewiki ci ha tenuto a prenderli sanamente per il culo per il numero infinito di post sull’argomento. Tramite Twitter.
Matt e la sua fidanzata storica si sono lasciati (quando, come e perché non mi interessa saperlo. O meglio, mi interessa, ma non in questo spazio). Pare che lui abbia anche dichiarato che smuoverà mari e monti per riprendersela ed io gli auguro ogni successo nell’impresa perché mi piaceva l’idea che l’Italia lo avesse adottato a vita.
 
Per quel che mi riguarda Nikki Monninger e Matt Bellamy sono una delle coppie più improbabili su cui la mia mente poteva dilettarsi, ma sono anche incredibilmente belli assieme e credo di essermene veramente innamorata. Da qui l’idea di questa fan fiction – idea nata per caso e senza alcuna pretesa, come è evidente  – che poi ha preso un po’ troppe cose della mia vita attuale e le ha piazzate qui e lì a casaccio come al solito.
Loro due continuano ad essere Amore – di quello con le maiuscole e pure i cuoricini – nella mia testa!
 
Confidando che non vi siate annoiati troppo, vi saluto tutti ed alla prossima!
MEM
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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