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Autore: dragoargento    10/05/2010    3 recensioni
Pharnasius è un'indomita e temeraria dragonessa viola, in lotta per cercare di salvare le briciole di un mondo morto da tempo, appassito sotto le perverse grinfie del malvagio Oscar. Una serie di avvenimenti la coinvolgerà in una battaglia che si sta svolgendo in un mondo che non le appartiene, dove la sua e l'altrui lotta del bene contro il male si fonderanno assieme, assumendo pieghe inaspettate.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Loki rischia un pugno Loki rischia un pugno

Pharnasius riprese conoscenza qualche ora più tardi.
Si ritrovò accucciata su di una branda, incapace di pensare, ricordare e capire, mentre fissava senza motivazione uno scacco di luce bianca sul pavimento di linoleum, perdendosi in quella immagine …  divenendo soltanto ciò che i suoi occhi captavano e niente di più.
Sentì il rumore di passi e lo strisciare di diverse code, come un confuso rimbombo proveniente da qualche parte.
Ma dove?
Pharnasiu smise di essere solamente una pozza di luce per riacquistare completamente consapevolezza di sé.
Si mise faticosamente a sedere sulla branda mentre un sensore di movimento accendeva un neon fissato al soffitto, inondandola con la sua luce fredda e triste.
Si trovava in una cella.
Lo spazio era appena sufficiente per ospitare una branda ed una piccola nicchia dove poteva starsene in piedi senza toccare le pareti con le ali e la coda.
Una parete forata, di un polimero trasparente come l’aria e resistente come fibra di carbonio, solitamente utilizzato per gli abitacoli delle navi spaziali, la separavano da un basso e lunghissimo corridoio dove si affacciavano innumerevoli altre celle … tutte vuote!
I passi si avvicinavano.
Pharnasius si limitò a restarsene tranquilla al proprio posto, mentre un piccolo manipolo di guardie si era schierato avanti alla sua cella.
La parete invisibile scomparve nel pavimento, scivolando fluida e veloce come l’acqua e permettendo ad uno dei soldati di entrare.
La dragonessa continuò a fissare la parete avanti a lei, anche quando l’altro drago le si era avvicinato così tanto che lei poteva avvertirne chiaramente la presenza.
-Ok, ci avete beccati..-
Iniziò a dire Pharnasius, tentando di celare la sua indignazione dietro un tono piatto e distaccato, che suo malgrado ne tradiva il nervosismo.
-.. io e Loki abbiamo effettuato delle uscite all’esterno non autorizzate e questo è contro la legge … lo so … -
E qui voltò lentamente il capo fino a focalizzare la sua attenzione sul muso celato dell’altro.
-..  ma questo non giustifica il fatto che ora mi trovi in una cella di isolamento e che ve ne stiate in assetto completo da combattimento, e Fergus?-
Fergus era un guerriero addetto alla guardia del Consiglio degli Anziani, proprio come lei.
 Parnasius lo conosceva fin da quando era una cucciola in quanto erano stati entrambi avviati all’arte del combattimento presso lo stesso maestro.
Fergus aveva uno strano modo di starsene dritto sulle zampe, con quel singolare dondolio con il quale spostava incessantemente il peso del corpo da destra verso sinistra, che aveva permesso alla dragonessa viola di identificarlo da dietro l’esoscheletro metallico che ne celava per intero le scaglie rosse, maculate di nero, in una terrificante e fluida forma.
Fergus inarcò di scatto il lungo collo, comunicando implicitamente di essere a disagio per il fatto di essere stato smascherato.
Pharnasius non seppe dar risposta ad un simile comportamento: sembrava quasi avesse paura di lei!
-Avrai le tue risposte a tempo debito … in quanto alle armature, stiamo solo eseguendo degli ordini di prescrizione-
- … anche se, ad essere sinceri, così mi sento molto più al sicuro … -
Aggiunse poi, con voce assai più sommessa, evitando accuratamente di guardare l’espressione attonita di Pharnasius.
-Ragazzi, incatenatela e portatela fuori, se prova ad opporre resistenza, non esitate a paralizzarla con l’elettricità-
Un’imprecazione assai volgare sfuggì dalle labbra della dragonessa, mentre ben tre soldati le erano saltati addosso, applicandole con efficienza delle fasce magnetiche ai polsi, alle caviglie ed alla base delle ali.
La guerriera si sentì particolarmente umiliata quando le infilarono una sorta di museruola, quasi fosse un cane rabbioso! Tuttavia decise di mantenere una certa docilità: se dovevano condurla da qualche parte, avrebbe preferirlo andarci sulle proprie zampe, invece di essere trasportata di peso come un sacco di patate, paralizzata e stordita da una dolorosa scarica elettrica.

Era una stanza spoglia, asettica come una sala operatoria, rivestita per intero di linoleum, con gli immancabili neon che ne aumentavano l’anonimato e l’opprimente desolazione.
Loki se ne stava seduto sul pavimento, con il capo abbandonato tra le zampe anteriori.
La pesantezza dei ceppi, in contrasto con l’esilità della corporatura di lui, faceva del drago dorato la personificazione dell’impotenza.
Pharnasius ebbe un tuffo al cuore quando lo vide in quello stato.
Le guardie la condussero nella stanza, depositandola al fianco dell’altro prigioniero.
-Loki! Che sollievo vederti! Tutto bene? … Loki…-
Niente
Il drago d’oro evitava accuratamente il suo sguardo ed anche il più piccolo contatto con lei.
Sembrava per assurdo che anche lui, il suo compagno, serbasse per lei lo stesso timore che aveva fiutato nelle guardie, unito però al rimorso ed alla vergogna.
Cosa diavolo stava mai succedendo?
-Toglietele pure la museruola, sempre se la nostra “fidata” guardia non voglia compiere qualche gesto inconsulto-
- Non si preoccupi, Saggio Morrigan, noi soldati siamo die cani  ben addestrati, come voi tutti ben sapete-
L’insulto velato strappò un minaccioso sibilo al soldato che stava armeggiando con le cinghie della museruola.
Pharnasius ignorò di sana pianta quella scortese minaccia per concentrare la sua attenzione sulle tra figure che occupavano il lato opposto della stanza, con le loro fragili e antiche scaglie mollemente adagiate su ricchi cuscini ed il solito sguardo scrutatore, quasi al di sopra degli altri e degli eventi.
I tre Anziani si trovavano nella stanza, troppo vecchi e stanchi per non essere pomposi e saccenti.
La dragonessa viola era indignata oltre ogni modo e non potette fare a meno di trapassare quei vecchi draghi con occhi infuocati: un impertinente gesto di sfida che mai si sarebbe azzardata a fare in circostanze differenti.
-Sai perfettamente che te ed il tuo “amato scienziato” avete violato la legge meritandovi almeno cinque anni di reclusione, ma tu … tu Pharnasius … non sappiamo cosa fare con te … -
-Come sarebbe a dire? Io e Loki abbiamo commesso le stesse azioni, siamo sgattaiolati fuori, abbiamo distrutto la Macchina Madre, cosa della quale dovreste esserne grati, e poi … e poi … -
-E poi, Pharnasius?-
Già, e poi?
Tentò più volte di ricordare quello che era successo: rammentava che stava correndo verso quella carcassa meccanica quando … quando si era risvegliata nella cella.
Cosa era successo in quel lasso di tempo?
Guardò verso il suo uomo in cerca di risposte, ma lui continuava a tenere gli occhi bassi, barricato entro la muraglia che si era costruito attorno.
-Forse noi potremmo aiutarti a mettere in ordine le idee, visto che Loki è stato così gentile da fornirci i suoi ricordi … guarda attentamente Pharnasius-
Uno schermo a fotoni si materializzò tra di loro, occupando buona parte della stanza.
Ora tutti potettero assistere alle agghiaccianti scene registrate dagli occhi di Loki.
Pharnasius era pietrificata dallo shock, mentre assisteva alla tremenda trasformazione che l’aveva resa simile ad un essere infernale, mentre la sua mente accedeva ai cassetti della sua memoria che l’inconscio aveva accuratamente chiuso a chiave.
Come un grimaldello, i ricordi di Loki scassinarono tutti i lucchetti facendo riemergere ogni cosa: il vuoto, la rabbia e Oscar, con la sua malvagia bellezza.
Lo schermo a fotoni svanì, lasciando la stanza immersa in un opprimente silenzio colmo di attesa.
Pharnasius poteva solamente udire il suo fiato che le usciva a fiotti dalla gola.
-Loki… come hai potuto?-
Sussurrò al drago che l’aveva tradita, con quel poco di voce alla quale riuscì a fare appello.
Lui non rispose, ignorandola deliberatamente.
-Maledetto bastardo, come hai potuto? Rispondimi dannazione?-
Niente, Loki si faceva scivolare sopra gli insulti con sorprendente facilità.
Un rombo di rabbioso fece vibrare il petto della guerriera viola: avrebbe voluto una qualche reazione da lui, persino violenta, ma quel silenzio infrangibile era per lei qualche cosa di insopportabile, un’ingiuria gravissima che aveva gettato alle ortiche anni ed anni di vita trascorsa assieme.
Un velo rosso di furia le calò sugli occhi
Pharnasius esternò un ruggito potentissimo mentre si gettava su Loki, attingendo inconsciamente alle forze prodigiose che si celavano nel suo corpo e agendo così rapidamente da prendere tutti di sorpresa.
I vincoli magnetici che le serravano le membra si ruppero come fragili pagliuzze, mentre lei afferrava l’emaciato drago d’oro per le spalle spalmandolo al muro e tenendolo lì inchiodato.
La zampa destra di lei si serrò in un pugno.
Loki chiuse con forza gli occhi, preparandosi all’impatto che molto probabilmente gli avrebbe fracassato il muso o peggio.
Sentì lo spostamento d’aria mentre il pugno seguiva la sua traiettoria.
Il drago dorato gemette pietosamente, mentre un tonfo assordante gli rimbombò nelle orecchie.
Passò qualche secondo, ma l’atroce dolore che Loki si aspettava di avvertire da un momento all’altro non giunse mai: Pharnasius non lo aveva colpito, ma aveva indirizzato il colpo al lato della sua testa, scaricando la sua forza devastatrice contro il muro e facendolo visibilmente cedere.
Era chiaro che un pugno del genere lo avrebbe sicuramente ucciso.
Loki non fece in tempo a provare sollievo, per il pericolo scampato, che si ritrovò intrappolato nello sguardo di Pharnasius.
Il muso di lei era vicinissimo al suo, tanto che poteva avvertirne il fiato fondersi con il proprio, mentre quelle due profonde e nerissime pozze d’inchiostro delle sue iridi lo ghermivano, avvolgendolo come un mare in tempesta e facendolo inesorabilmente affondare in abissi freddi e spietati.
Loki si sentì accartocciare l’anima, mentre un insopportabile senso di colpa e pentimento lo rapì.
Aveva commesso un gravissimo errore, spinto solamente da un sentimento meschino e primitivo quale la paura.
Solo ora si rendeva conto di quanto amasse Pharnasius … adesso che l’aveva irrimediabilmente persa!
Lui ebbe l’impressione di aver subito quel tormento per ore, ma in realtà non erano trascorsi che una manciata di secondi; il tempo necessario affinché le guardie accorressero in suo aiuto, ghermendo rudemente Pharnasius e scaraventandola all’indietro, assestandole un colpo all’addome che l’aveva lasciata piegata in due al centro della stanza.
In preda al dolore, Loki si rannicchiò contro il muro, avvolgendosi nelle ali, desideroso di svanire nel nulla.
Gli anziani assistettero alla scena con un crudele sorriso soddisfatto stampato sul muso.
Era chiaro che quella era la prova ulteriore della veridicità della conclusione a cui erano giunti dopo la discussione che si era aperta riguardo a ciò che Loki aveva testimoniato.
Pharnasius era un elemento estremamente pericoloso per l’intera comunità, quindi era assolutamente necessario che se ne sbarazzassero al più presto.
-Pharnasius, è chiaro che c’è qualche cosa di tremendamente sbagliato in te … ci dispiace, ma per il bene di noi tutti tu dovrai sparire … ti condanniamo pertanto all’esilio! Ti concediamo due giorni per prepararti alla partenza-
-N … non ho bisogno dei vostri “magnanimi” due giorni … -
Riuscì a rispondere la guerriera, mentre faticosamente si metteva sulle quattro zampe per affrontare con sguardo fiero e testa alta la piccola assemblea.
-Partirò immediatamente-  
Così dicendo si avviò con passo spedito verso l’uscita della stanza, ma prima di svanire dalla vista, si voltò nuovamente; diede con profondo disgusto un fugace sguardo alla figura rannicchiata di Loki per poi trafiggere tutti quanti con il suo odio.
-Che possiate tutti marcire in questa tomba sotterranea-
Sibilò con voce satura di veleno, sputando nella loro direzione in segno di disprezzo prima di avviarsi verso la stazione di lancio.






  
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