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Autore: Beatrix Bonnie    11/05/2010    6 recensioni
-Seguito de "La lancia di Lugh"-
Questa volta i tre amici, Mairead, Laughlin e Edmund si ritroveranno coinvolti in un'avventura che turberà la tranquillità del Trinity College per Giovani Maghi e Streghe... un'oscura minaccia, una setta di incappucciati che sparge terrore tra gli studenti del castello... Riusciranno i tre amici a risolvere la situazione?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Trinity College per Giovani Maghi e Streghe'
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CAPITOLO 10

Et cum spiritu tuo






Con l'avvicinarsi delle vacanze di Natale, Edmund divenne sempre più taciturno. Prima di tutto, si sarebbe ritrovato nuovamente solo, visto che i suoi amici sarebbero tornati a casa dalle rispettive famiglie, e in secondo luogo aveva mille pensieri che gli ronzavano in testa.

L'incidente con il Molliccio l'aveva incupito, perché non riusciva a spiegarsi quella assurda trasformazione. Cosa voleva dire che aveva paura di se stesso?

Inoltre aveva rincominciato a spremersi le meningi sulla questione della setta degli Eletti. Gli dava sui nervi il fatto di essere scappato davanti al pericolo, di essersi arreso al terrore, di aver fatto il gioco del nemico, proprio lui che aveva osannato il valore della razionalità davanti alla paurosa superstizione dei suoi compagni. Riportando alla mente quell'episodio, non riusciva proprio a capacitarsi di come il terrore lo avesse inchiodato in mezzo al corridoio. E poi ricordò che la sensazione di paura l'aveva invaso ancora prima di vedere la setta, come se qualcosa lo avesse indotto a pensare che doveva spaventarsi ad ogni costo. Tutto ciò era assurdo.

Riprese in mano i suoi vecchi schemi e cominciò a meditare di appostarsi di sera in qualche corridoio del famigerato secondo piano per sperare di rincontrare la setta. Voleva vederci chiaro in quella situazione.

Per fortuna arrivò Laughlin, l'ultimo giorno prima delle vacanze, a distrarlo dai suoi pensieri. «Sai, non torno a casa per Natale» gli annunciò, durante la lezione di Erbologia.

Edmund stritolò con troppa forza la foglia di bicoccus che aveva in mano, tanto che la linfa verdognola schizzò da tutte le parti. «Ah, no?» gli fece eco, fingendo disinteresse. «E come mai?»

Laughlin si strinse nelle spalle. «I miei vanno a trovare una vecchia zia fissata con la storia dei purosangue, e poi non ho affatto voglia di vedere Bearach» rispose, con naturalezza.

Tuttavia Edmund era certo che l'amico avesse deciso all'ultimo di rimanere al Trinity per fargli compagnia. Non ebbe però il coraggio di ringraziarlo a dovere perché si sentiva leggermente in imbarazzo. Si accontentò di fargli un mezzo sorriso.

Fu così che, il giorno successivo, Mairead salutò i suoi amici con affetto e si preparò a tornare a casa da suo padre, che, tanto per cambiare, arrivò in ritardo alla stazione. Mairead aveva ormai fatto l'abitudine alla sua disordinata distrazione, per cui non se ne preoccupava più. Stranamente lei e suo padre non passarono il Natale vivendo una di quelle pazze avventure da archeologo squilibrato in cui la trascinava sempre Reammon, ma anzi, andarono a fare visita ai suoi nonni paterni, due anziani maghi che vivevano in un cottage in mezzo alla campagna. Fu il Natale più tranquillo di tutta la sua vita. E forse fu meglio così, visto quello che aveva passato al Trinity.

Nel frattempo Edmund e Laughlin avevano il castello a loro completa disposizione, perché molti studenti avevano approfittato delle vacanze per allontanarsi dal senso di opprimente terrore che regnava a scuola a causa della setta.

Al pranzo di Natale, Edmund ottenne perfino di sedersi al tavolo dei Nagard, vicino a Laughlin e Dominique, come intese dall'occhiata benevola del preside Captatio: praticamente gli studenti rimasti erano talmente pochi che si poteva anche concedere loro un minimo di libertà in più. Cumhacht distorse il naso quando li vide, ma non poté andare contro un'autorizzazione diretta del Preside. Il banchetto preparato dai Lepricani fu particolarmente piacevole e Laughlin, come suo solito, mangiò fino a scoppiare.

Il giorno successivo, lui e Edmund si ritrovarono in una delle aule studio per fare una partita a scacchi. Quando Laughlin arrivò, vide che il tavolo occupato dal suo amico era stato praticamente invaso da pergamene, carte e vecchi libri polverosi.

«Non starai facendo i compiti, vero?» gli chiese perplesso, sedendosi difronte a lui.

Edmund scosse la testa. «No, sto cercando di capirci qualcosa nell'apparizione della setta».

«Ancora con questa storia?» si lamentò Laughlin, chiudendo i vari volumi che l'amico aveva lasciati aperti sul tavolo.

Edmund, di rimando, lo punse con la sua penna d'oca, sporcandogli di inchiostro il dorso della mano.

«Ahi!» strillò Laughlin, immusonito.

«Devo capire quello che è successo, Laugh!» protestò Edmund. «Voglio dire... la loro apparizione: non parevano esseri umani!»

«Sembravano fantasmi» buttò lì Laughlin, scuotendo le spalle e massaggiandosi la mano che era stata punta.

Edmund lo fissò sollevando un sopracciglio. «Laugh, non esistono i fantasmi» gli disse in tono piatto.

Questa volta toccò al Nagard fissare l'amico con aria allibita. «Stai scherzando, vero? Certo che esistono!»

«Sono cose da film dell'orrore per Babbani troppo impressionabili» rispose Edmund, scuotendo la testa.

Laughlin non sapeva come convincere l'amico che stava delirando. «Ed, i fantasmi e-s-i-s-t-o-n-o. Non c'entrano i Babbani. È roba magica, esistono davvero» gli disse, come se stesse spiegando ad un bambino i primi rudimenti magici.

Edmund si morse un labbro pensieroso: non aveva mai incontrato nelle sue letture la possibilità che esistessero i fantasmi, ma dopo tutto Laughlin veniva da una famiglia Purosangue, doveva necessariamente conoscere più cose del mondo magico. «Davvero esistono?» domandò in tono dubbioso.

Laughlin fece un cenno di assenso con il capo, soddisfatto di aver finalmente convinto l'amico.

«Quindi i componenti della setta potrebbero essere fantasmi?» indagò Edmund.

«Non lo so... è un'ipotesi. Solo che non ne ho mai visti in giro qui al Trinity» rispose Laughlin scuotendo la testa. Certo, anche a lui sarebbe piaciuto vedere chiaro in quella situazione, ma visto l'eccessivo entusiasmo di Edmund, stava rimpiangendo di aver detto la frase sui fantasmi.

«Vado a cercare in biblioteca!» sentenziò infatti Edmund, soddisfatto di aver trovato una nuova prospettiva per analizzare tutta la faccenda.

«Aspetta Ed!» lo richiamò Laughlin: aveva un sorriso complice sulle labbra. «C'è un modo più veloce. Io so a chi possiamo chiedere».

Non aveva voglia di vedere il suo amico defilarsela per l'ennesima volta in biblioteca. Non il giorno di Santo Stefano, almeno.

Edmund ricambiò il sorriso. «Fantastico, andiamo!»


La prima cosa che lo colpì fu l'intenso odore di cera, misto a quello di incenso di scarsa qualità. Edmund non aveva mai visitato tante chiese, ma quella gli ricordava proprio una cripta medioevale dove si consumavano riti antichi, come quelle che si citavano nei libri di storia per Babbani. Niente a che fare con le imponenti abbazie di Dublino, né con le chiesette di campagna che sorgevano tra i prati e i pascoli. Quella era una cappellina sotterranea, con due ordini di colonne longilinee che la dividevano in tre navate, intrisa di puzzo di candele e incenso, risonante di vecchie canzoni liturgiche in latino. Alcuni banchi malridotti, occupati da ben pochi fedeli, riempivano la piccola navate centrale. Il sacerdote dava le spalle all'assemblea, recitando la messa rivolto verso l'altare di pietra che stava sul fondo.

«Come sapevi di questa cosa?» sussurrò Edmund a Laughlin, mentre prendevano posto in uno degli ultimi banchi. Da quasi un anno e mezzo che frequentava il Trinity, Edmund non aveva mai saputo dell'esistenza di quella cripta, né tanto meno della presenza di un sacerdote a scuola che celebrasse le messe.

«Non ne sapevo niente, finché Dominique non me ne ha parlato» rispose Laughlin, indicando con il capo un ragazzetto moro seduto poco più avanti. «Viene a messa tutte le domeniche, impressionante» commentò poco dopo.

Proprio in quel momento, tutta l'assemblea si alzò in piedi e i due amici fecero lo stesso macchinalmente.

«Dominus vobiscum» recitò il sacerdote, e i fedeli risposero: «Et cum spiritu tuo».

A quello scambio di battute, l'uomo si era girato verso l'assemblea. Edmund poté finalmente vederlo in volto: aveva i capelli scuri e portava un paio di occhiali, ma in generale pareva essere molto giovane.

«Oremus».

«Non gli darei più di trentacinque anni» sussurrò Edmund all'orecchio di Laughlin, mentre il sacerdote recitava la preghiera finale.

Laughlin scosse la testa. «Oh, no, ne ha anche meno. Si chiama padre Rafael, se non sbaglio».

«...per omnia secula seculorum».

«Amen».

«Dominus vobiscum» disse padre Rafael, allargando le braccia.

«Et cum spiritu tuo».

«Sei sicuro che sappia quello che ci interessa? Mi sembra troppo giovane» continuò Edmund, rivolto all'amico.

Laughlin si strinse nelle spalle. «Non lo so... Dominique dice che è molto bravo».

«Speriamo bene» concluse Edmund con un sospiro.

«Benedicat vos Onnipotens Deus: Pater, Filius et Spiritus Sanctus» terminò il sacerdote, dando la benedizione all'assemblea.

«Amen»

«Amen» ripeté anche Laughlin, leggermente in ritardo rispetto al resto del coro.

«Ite, missa est».

«Deo gratias».

Il prete si ritirò nella piccola sacrestia a cui si accedeva tramite una porticina dietro l'altare, mentre i fedeli cominciarono lentamente ad abbandonare la cappella. Edmund e Laughlin si risedettero e si misero ad aspettare.

«Laughlin!» chiamò Dominique, in tono di voce sorpreso e felice allo stesso tempo. «Sei venuto a messa!»

Laughlin si voltò verso Edmund con un espressione che pareva dispiaciuta, poi tornò a guardare il piccolo Dominique. «Ehm... veramente no» sussurrò.

Il sorriso di Dominique si spense. «Oh» commentò, senza sapere bene cosa dire.

«Dobbiamo parlare con padre Rafael» spiegò Edmund, in tono pratico. «Puoi presentarcelo?»

Il volto di Dominique tornò ad illuminarsi. Certo, gli sarebbe piaciuto che Laughlin fosse stato lì per ascoltare la messa, visto che non solo era un suo amico, ma era anche uno dei pochi che non lo prendeva in giro per la sua fede. Anzi, l'unico. Comunque, era contento che fosse almeno venuto a parlare con padre Rafael: a suo parere, era il migliore professore della scuola (a partire dal quinto anno insegnava Filosofia della Magia, come materia opzionale), ma nessuno lo prendeva davvero in considerazione, sia perché era un sacerdote, sia perché era molto giovane.

«Sicuro, venite con me» disse ai due ragazzi, che si alzarono dal banco e lo seguirono in sacrestia.

«Padre Rafael?» domandò con cautela Dominique.

L'uomo si voltò. Visto da così vicino, pareva perfino più giovane. Edmund notò anche che aveva gli occhi azzurri, di un azzurro celeste, limpido e luminoso.

«Dominique» esclamò il prete, in tono gioviale e con un sorriso sincero.

«Padre, questi sono dei miei amici: vorrebbero parlarle» spiegò il ragazzino, indicando i due alle sue spalle.

Il prete si rivolse ai ragazzi con sguardo interrogativo, ma pareva essere mosso da sincero interesse.

Dominique uscì dalla sacrestia e fece un cenno a Laughlin, per dirgli che si sarebbero visti in sala comune.

Non appena il ragazzino se ne fu andato, padre Rafael commentò pensieroso, forse più rivolto a se stesso che ai due amici: «Un Nagard e un Raloi».

Laughlin e Edmund si scambiarono uno sguardo perplesso.

«Come, scusi?» domandò Laughlin, non del tutto sicuro che la frase del prete volesse dire qualcosa.

Padre Rafael tornò sorridente. «No, nulla... mi è solo tornata in mente una cosa di quando ero giovane. C'erano due ragazzi, come voi, un Nagard e un Raloi, che erano molto amici... all'epoca era una cosa alquanto strana! Voi mi avete fatto ricordare alcuni episodi che credevo di aver dimenticato» spiegò l'uomo, ma quelle informazioni non dissero nulla ai due ragazzi.

Chissà quali avventure aveva vissuto il giovane prete negli anni in cui aveva frequentato il Trinity, per ritrovarsi a vagare nei suoi ricordi più profondi alla sola vista di qualcosa che potesse riportarglieli alla mente.

«Ma lasciamo stare! Di che mi volevate parlare?» chiese l'uomo, di nuovo sorridente e disponibile.

Fu Edmund a prendere l'iniziativa; si schiarì la voce e disse: «Vorremmo sapere qualcosa sui fantasmi».

«Sui fantasmi?» gli fece eco padre Rafael.

«Sì» intervenne Laughlin. «Perché non se ne vedono qui al Trinity?»

Il prete annuì, per far capire che aveva inteso il problema. «Credo che sappiate che la scuola è stata fondata nel 1317 da un uomo di Chiesa, padre Patrick di Wexford» cominciò poi a spiegare il professore.

Edmund rispose un debole sì, anche se la domanda di padre Rafael era retorica.

«Bene, padre Partick impose certe protezioni al castello, contro intrusi, Babbani e magia oscura. Tuttavia, dovete sapere che i fantasmi non sono ben visti dal Cristianesimo, perché si tratta di persone che hanno rifiutato di andare verso il loro destino, nell'incontro con il Padre dopo la morte, per scegliere di continuare la propria esistenza terrena, seppure in una pallida imitazione di vita. Per questo, tra i vari incantesimi di protezione, padre Partick decise anche di tenere i fantasmi lontani dal castello. Credeva che non fossero un buon esempio di fede per i ragazzi» spiegò il prete.

Edmund scosse la testa, contrariato: quello significava che la setta degli Eletti non era composta da fantasmi.

«In nessun caso possono entrare al Trinity?» chiese Laughlin, che non era disposto ad arrendersi così facilmente.

Padre Rafael rifletté un attimo, poi rispose: «Un modo ci sarebbe...»

Gli occhi di Edmund si illuminarono di una nuova luce e i due ragazzi si fecero più attenti.

«Quale?» sussurrò Laughlin, in preda all'eccitazione.

«Che il corpo del fantasma sia stato seppellito nel territorio del castello».


«Tu credi che sia possibile?» domandò Laughlin, appena furono usciti dalla cappellina sotterranea.

Edmund era pieno di pensieri, perché stava rielaborando tutte le informazioni che padre Rafael aveva dato loro. Alla fine, concluse: «Sì, credo di sì».

Laughlin annuì soddisfatto.

«Voglio dire...» riprese Edmund. «Il castello è stato fondato da un frate animato da troppo entusiasmo per l'educazione e per la sua fede, ma ciò non toglie la possibilità che qui ci siano seppelliti dei corpi».

Per tutto il resto delle vacanze, Edmund rifletté sul modo in cui verificare se le cinque figure incappucciate fossero o meno dei fantasmi. Pensò che il modo migliore fosse ancora cercarlo su qualche libro, ma nuovamente i suoi tentativi si rivelarono infruttuosi. Poi gli venne in mente che, se il castello era stato fondato da un frate, era possibile che in origine ospitasse anche un convento: visto che nel mondo Babbano i frati medioevali erano soliti seppellire i confratelli in un cimitero adiacente al monastero, c'era l'eventualità che anche nel mondo magico avvenisse qualcosa di simile. Magari la setta era formata da fantasmi di frati morti secoli addietro che, mossi da spirito nazionalistico, volevano eliminare tutti gli studenti di origini inglesi. Quello che non capiva, tuttavia, era perché la setta si fosse mossa solo ora.

Che fine avevano fatto questi frati fantasmi in tutti gli anni precedenti?

Nel frattempo, ai primi di gennaio, l'attenzione di tutto il mondo magico fu rapita da un altro evento molto importante: le nuove elezioni del Presidente della Repubblica Magica. McPride, candidato uscente, si era riproposto con il sostegno del Pairti an Tridisiun (Partito della Tradizione), mentre il suo avversario era un certo Rodanus Mowe, sostenuto dal Pairti an Daonlathas (Partito della Democrazia).

Con grande dispiacere di Edmund, che non riusciva a farsi piacere McPride, fu proprio quest'ultimo a vincere le elezioni, con un grande margine di maggioranza.

Con quella spiacevole novità, si conclusero le vacanze natalizie.




E infine eccomi qui, con il nuovo capitolo! Perdonate l'attesa infinita, ma ho avuto un sacco da fare in questo periodo; comunque, per rassicurarvi, voglio confermare a tutti che non ho alcuna intenzione di mollare la mia storia, né di lasciare i poveri Mairead, Laughlin e Edmund nei casini!

Inoltre, vorrei rendervi partecipi di due progetti di “corollari”, per così dire, alla saga del Trinity: il primo riguarda le avventure del giovane Reammon Boenisolius al Trinity, storia che, per la gioia di molti, vedrà comparire molti personaggi noti, quali Oengus Cumhacht, sua sorella Daireen, Mr e Miss Maleficium e tanti altri; il secondo corollario riguarderà invece la mamma di Mairead, Mary Weasley, e la sua frequentazione ad Hogwarts al tempo di Narcissa Malfoy, con la comparizione ovviamente di molti personaggi della saga canon della Rowling. Tuttavia questi due corollari saranno pubblicati sono in seguito al terzo racconto della saga, “La sorella perduta”, perché contengono avvenimenti e personaggi nuovi che saranno noti solo a partire da quel terzo racconto. Non vorrei mai rovinarvi la sorpresa!

Veniamo ora ai ringraziamenti personali:

@ Julia Weasley: sono molto contenta che tu ti sia appassionata alle avventure dei giovani maghi irlandesi! Io ho sempre avuto un debole per l'Irlanda e le sue tradizioni, quindi la mia scelta è stata molto influenzata dalle mie idee. Sì, in effetti avevo seguito anche io la storia “Il mistero del quadro”, trovandola davvero piacevole. Dici che Edmund assomiglia a Tom Riddle? Davvero? Be', potrebbe essere qualcosa che ha a che fare con il suo passato...Un giorno si scoprirà! Quanto all'amicizia tra case diverse, sono davvero stufa che uno debba essere amico solo di qualcuno della propria casa: voglio allargare gli orizzonti! Quanto alla Trust, non sono affatto offesa, anzi! Ho cercato apposta di disseminare qualche indizio lungo il racconto, perché il colpevole deve essere inaspettato, ma non illogico. Venendo alla setta degli Eletti, sono contenta che ti sia piaciuto anche l'inizio di questo secondo racconto. Eoin Malefiucium è uno dei miei personaggi preferiti, per la sua integrità morale che non sfocia comunque in un'intransigenza anche a livello affettivo (vuole davvero bene alla sua famiglia!). Credo comunque che tu sia una lettrice molto attenta, perché riesci a cogliere tutti gli aspetti: sì, Edmund prova qualcosa per Mairead, ma non sa bene ancora che cosa sia, e non lo capirà se non fra qualche anno. Quanto alla setta, sorry, ma non voglio anticipare nulla! Lo scoprirete leggendo! Anche a me piace molto la figura di Edmund ed è un piacere scrivere di lui: ha davvero paura di un suo “lato oscuro”, di una sua tendenza verso la magia nera. L'incantesimo del marchio nero, evoca quello, non la croce celtica (per quella c'è un incantesimo apposta). Non ho scelto a caso il grido del molliccio-edmund, ma il suo vero significato si svelerà molto più avanti. Infine, spero di riuscire a mantenere vivo il tuo interesse per questa saga! Alla prossima! (ps. Sono anche nel forum del quartier generale dei mangiamorte, ma non credo di doverti rivelare il mio nickname!)

@ Meissa_S: grazie mille del tuo voto! Mi ha fatto davvero molto piacere! Spero che continuerai a seguire le mie storie!

@ quigon89: sì, in effetti i Mollicci sono argomento da terzo anno, ma visto che al Tinity gli anni di studio sono 6 e non 7 come in Inghilterra, e visto che la scuola comincia un anno dopo (quindi qui i ragazzi ne hanno 13, come se fossero al terzo anno di Hogwarst), ho deciso di anticiparli qui. Eh, come mai la setta non ha ancora dato un colpo definitivo? Mi spiace, ma la risposta alle tue domande la avrai solo più avanti! La tua passione per Cumhacht è incredibile! Spero che ti piacerà vederlo in versione “young” nel corollario su Reammon! Alla prossima!

@ Salice: carissima, grazie mille per il tuo voto! Mi ha fatto molto piacere! Quanto a Edmund, in un certo senso ha paura del suo io malvagio, perché, diciamocelo, è un mago molto dotato e che è sempre stato abituato ad essere da solo, quindi teme di cadere nel baratro della magia oscura. Se questo accadesse, significherebbe perdere i suoi amici, quindi in un certo senso ha anche paura di restare solo. Tuttavia sente come crescere dentro di sé un “potere oscuro”, una forza negativa, che gli fa paura; se non fosse stato per i suoi amici, non avrebbe mai riuscito a reprimere il suo istinto “cattivo”. Non ti devi affatto preoccupare, comunque! Significa solo che hai capito bene la psicologia di questo personaggio!

@ darllenwr: no, non credo che Lucius si sarebbe scusato, se avessero perso; certo è vero che Lucius non è burbero come O'Shalley, ma è pur sempre il capitano. Quanto a Cumhacht, si potrebbe dire che non ha mai nemmeno abbracciato sua madre, figuriamoci una sua studentessa, che per di più mal sopporta! Sicuramente l'imbarazzo c'è stato da parte di entrambi. Per la lezione di Balleriuns, volevo che Dedalus avesse una paura un po', come dire, particolare, visto che lui non è un tipo tanto a posto! Il demone russo di Balosky mi pareva una citazione necessaria e dovuta, visto che voglio dare un sapore folcloristico al mio racconto. Quanto alla paura di Edmund, è davvero una paura molto umana, ma in Edmund è anche qualcosa di più: egli teme infatti che il suo grande potere, possa sfociare in qualcosa di più oscuro; se non fosse stato per i suoi amici, certo avrebbe ceduto al suo lato malvagio molto prima.

Grazie a tutti voi che continuate a leggere e recensire la mia storia!

A presto, Beatrix





EDIT: continua l'opera di risistemazione dei dialoghi! QUI l'immagine di padre Rafael Majestis.

Visto che ci sono, aggiungo anche una nota sulla Chiesa Magica Ecumenica (dato che la mia idea ha suscitato parecchio scandalo e opposizioni! ^^):

è una chiesa di rito cattolico pre concliliare (visto che i maghi sono parecchio legati alle tradizioni), riconosciuta anche dalla Chiesa Cattolica Babbana (un po' come il rito ambrosiano della diocesi di Milano); infatti, così come il Primo Ministro Babbano conosce quello Magico, così anche il Papa e i suoi più stretti collaboratori sono a conoscenza di questa chiesa parallela, governata da un Patriarca che ha sede a Roma, dove si trova anche la Scuola di Teologia; esistono dunque seminari, preti, vescovi (a capo delle diocesi) e cardinali.

Ora, lo so... scandalo! Religione e Magia non sono mai andate d'accordo! Va bene, ma mi sembra francamente impossibile pensare che, nel momento di diffusione ed espansione del cristianesimo (nel primi secoli d.C, quando, ricordo, non c'era in vigore nessuno statuto di segretezza), nessun mago abbia ricevuto la buona novella e che non si sia formata nessuna comunità magico-cristiana; vi ricordo infatti che il messaggio più importante del Cristianesimo è la Resurrezione di Gesù e tornare dal mondo dei morti nemmeno la magia (stando alla Rowling) può farlo. Inoltre mi pare giusto offrire anche ai maghi la possibilità di credere in qualcosa.

Non voglio convincere nessuno: semplicemente, mi sembrava corretto giustificare la mia scelta.


   
 
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