Non avevo pensato abbastanza a quello che stavo
facendo, anzi, diciamo pure che non ci avevo pensato
affatto.
Pensare in quel momento era un perdita di tempo e
io sentivo il mio bisogno di lui crescere a dismisura ogni secondo di
più.
Non riuscivo a credere a quello che stavo facendo,
se mi fossi guardata dall’esterno mi sarei
sicuramente schifata. Ma dall’interno, fra le
sue braccia, non me ne importava un cazzo di quello che la parte intelligente
del cervello poteva pensare dell’altra.
Mi ritrovai sul suo letto in meno
di un minuto, o forse di più, nemmeno io lo sapevo, avevo perso
la cognizione del tempo.
Sapevo solo una cosa; lo volevo. Lo volevo da
impazzire, da star male dentro al solo pensiero di
interrompere quel contatto con la sua pelle. Non mi chiesi nemmeno come fosse
possibile, come potessi sentirmi così attratta da un ragazzo che fino ad
un mese prima avrei preso volentieri a pugni.
Lo volevo e lui voleva me.
Mi bastava o almeno cercai di farmelo bastare. Io avrei avuto lui e lui avrebbe avuto me. Poteva andare bene come compromesso? Mi
risposi di sì, sentendomi ronzare in testa le parole scritte da Angie e
Mel. Solo sesso. Per una volta e basta. Mi sarei tolta quella voglia, quel desiderio, quel capriccio. Eppure
più assaporavo la sua pelle con la mia lingua e più lui mi
stringeva a sé, più lo desideravo.
Anche le parole di Daniela e
Ilaria ritornarono prepotenti nella mia mente, mentre la mia maglietta
abbandonava pian piano la mia pelle fino a sfilarsi del tutto dalle mie braccia
che alzai per assecondarlo.
La sua bocca scese dal collo fino ad arrivare
all’ombelico che torturò con la punta della lingua. Ansimai
gettando la testa indietro sul suo cuscino.
Tu non
sei in cerca solo di sesso
Era solo sesso? Com’era possibile che mi incendiasse così?
Lui non
va bene per te
Lo sapevo. Lui era sbagliato. Dio, eppure
perché mi sembrava che fosse così giusto? Le sue labbra mi stavano facendo vedere le stelle, non capivo più
niente.
Fare
l’amore deve essere una cosa importantissima, non squallida.
Giusto. Il mio cervello la pensava così, ma
il mio corpo si rifiutava categoricamente di collaborare. Assecondò anzi
la mia pazzia; le mie mani corsero veloci ad afferrare
i lembi della sua maglietta per togliergliela. Si staccò solo per un
millesimo di secondo da me, per aiutarmi in quel gesto, prima di rituffarsi di
nuovo famelico sulla mia pelle.
Vederlo di nuovo a petto nudo ed essere libera di
accarezzarlo a mio piacere fu decisamente appagante.
Essere fra le sue braccia era appagante.
Mi strinsi a lui con forza, mordicchiandogli appena
le spalle e il collo.
Slacciò i miei jeans in un attimo insinuando
lentamente la sua mano all’interno per stuzzicarmi.
Una
volta che lo avrete fatto…riuscirai a farti da
parte e a dimenticarlo?
Forse.
Con la lingua seguì il percorso intrapreso
dalla mano, finendo per sfilare pian piano anche le mutandine.
Oddio.
Non ero abituata a ricevere
simili…carezze diciamo. Il mio ex Matteo non lo aveva mai fatto.
Era meraviglioso, ero completamente persa in un
vortice di emozioni nuove per me, nonostante non fosse
la mia prima volta.
Mi lasciai scappare un gemito nel momento in cui
arrivò a violare la mia intimità con la sua lingua.
Completamente accecata dal piacere, lo attirai di
nuovo a me per baciarlo e corsi immediatamente a slacciargli i
jeans, desiderando quasi di strapparglieli di dosso per far prima, per finirla
con quell’eccitante tortura.
Lui in un attimo sganciò i gancetti del mio
reggiseno che cadde in terra in mezzo al resto dei vestiti.
-Lorenzo…- Soffiai con il respiro accelerato,
come se avessi appena corso la maratona dei cento metri.
-Mh?- Mugugnò lui staccandosi un attimo
dalla mia bocca.
-Posso chiamarti così?- Chiesi
stupidamente, insinuando le mie mani fra i capelli per trattenerlo a me.
Mi sorrise. Non era un ghigno, non era una stesura
delle labbra, era un sorriso. Ed era il più bello che avessi mai visto.
Non rispose, ma presi il suo meraviglioso sorriso
come un sì.
Si liberò in fretta dei suoi jeans e, prima
che potesse togliersi anche i boxer, decisi di ricambiare il favore azzardando qualche
carezza.
Insinuai le mani nel suo intimo,
sentendolo improvvisamente trattenere il respiro.
Oh cazzo. Poteva esserci esclamazione mentale
migliore? No.
Mi stava piacendo da morire accarezzarlo,
così come dedussi dal suo respiro accelerato che nemmeno a lui
dispiaceva.
Era eccitato da morire e la consapevolezza che fossi io ad eccitarlo mi elettrizzava, mi dava una carica
del tutto nuova.
Forse per soffocare i lievi gemiti che le mie
carezze gli stavano provocando, incominciò di nuovo a baciarmi e ad
esplorare il mio palato con la lingua.
Poi, probabilmente dopo essere arrivato al limite
esattamente come me, tolse la mia mano e si posizionò
velocemente fra le mie gambe.
Entrò subito in me con una spinta veloce e decisa. Mi aggrappai alle sue spalle con le
unghie e assecondai i suoi movimenti con il bacino, spingendo per riuscire a
sentirlo bene fino in fondo, fino alla mia anima.
La parte lucida del mio cervello era stata completamente
oscurata, così come quella irrazionale, ormai
il cervello si era completamente zittito, era stato dominato dal corpo…e
dal cuore.
Una
volta che lo avrete fatto…riuscirai a farti da
parte e a dimenticarlo?
No.
Avevo appena firmato la mia condanna, ma in quel
momento non me ne rendevo conto, ero troppo felice per
pensare.
Raggiungemmo insieme l’orgasmo e ci
accasciammo entrambi esausti sul suo letto.
Non sapevo se stesse dormendo, il suo respiro era
regolare, a differenza di prima che era piuttosto accelerato.
Probabilmente si era addormentato, ma decisi comunque di non muovermi per non svegliarlo.
Era tutto troppo bello per essere
vero, mi sembrava di essere in Paradiso. Stavo accoccolata sul suo
petto, osservando le varie foto e i vari poster che
decoravano le pareti della stanza.
Il primo quadro che mi saltò
all’occhio fu un certificato di un esame di inglese, il KET.
Feci scorrere lo sguardo fino all’ultima foto
del muro, una foto di classe delle elementari.
Il tramonto creava un’atmosfera rosea e
arancione decisamente romantica nella stanza.
Erano le sei e mezza di sera e fu inevitabile per
me chiedersi che cosa sarebbe successo se Glenda e Rossella o la signora e il
signor Latini ci avessero visti.
Feci per alzarmi, ma una mano mi fermò.
-Dove vai?- Mi chiese
tranquillo. La voce era pulita, non impastata come sarebbe dovuta essere se si
fosse appena svegliato.
-A vestirmi. I tuoi potrebbero
essere qui da un momento all’altro.- Spiegai aggrottando le
sopracciglia.
-Arriveranno tardi.- Disse
semplicemente, tirandomi per il polso in un chiaro invito a sdraiarmi di nuovo.
Non me lo feci ripetere una seconda volta
ovviamente, mi sdraiai di nuovo e la sua mano libera incominciò a
giocare con una mia ciocca di capelli.
Mi vennero i brividi; era come se da quella ciocca
partissero tante piccole scariche elettriche che mi scuotevano le spalle.
-Hai freddo?- Non riuscivo a
capire i perché di quel suo interessamento, ma mi fece comunque piacere.
-No.-
Calò il silenzio, un silenzio
che durò per almeno dieci minuti.
Mi chiesi a cosa stesse
pensando, se per lui ne fosse valsa la pena o no. Se gli ero piaciuta, se
avesse voluto rifarlo, se…
Sbuffai alzandomi di scatto.
-Devo andare.- Dissi più brusca di quanto avessi voluto.
Non fece niente per fermarmi e quello mi
ferì.
Raccolsi le mie cose da terra e mi trascinai in
bagno per vestirmi. Piuttosto stupido in effetti, ma era meglio che continuare
a stare nuda davanti a lui.
Stupido anche quello lo sapevo,
dato che mi aveva vista nuda mentre lo facevamo, ma mi sentivo comunque a
disagio.
Una volta in bagno mi sciacquai la faccia per
rinfrescarmi. Mi sentivo scottare, quasi avessi avuto
la febbre a 40.
Quello che vidi nello specchio mi fece paura; i
miei occhi…brillavano, erano felici e le mie guance erano di un bel
colorito roseo.
Oddio no. Non c’eravamo proprio.
Scossi la testa e mi diedi un leggero schiaffetto. Su, dovevo riprendermi, avevamo fatto sesso e
basta. Del buon sesso e basta.
Una volta vestita, uscii dalla stanza con
cautela, assicurandomi che nessuno dei suoi famigliari fosse arrivato nel
frattempo. Bella figura di merda
essere beccata dai suoi genitori o da Rossella. Glenda poi non mi avrebbe
più mollata con la storia della cognata.
Rimasi per qualche secondo
impalata in corridoio non sapendo bene cosa fare.
Avrei dovuto salutarlo? Si era rivestito? Da una
parte speravo di sì, dall’altra…misi
subito a tacere la parte idiota del mio cervello condizionata dagli
ormoni e mi diressi verso la sua camera decisa.
Diedi un leggero colpetto alla porta socchiusa.
-Ehm…posso?- Chiesi
aprendola alla velocità di
Grazie al cielo era vestito,
stava scrivendo qualcosa al cellulare, prima di voltare lo sguardo verso
di me.
Incontrare i suoi occhi mi fece aggrovigliare lo
stomaco, non potei fare a meno di ricordarmi l’eccitazione palese che vi era mentre lo stavamo facendo…
Deglutii vedendo che lui non diceva niente. Aveva
assunto una delle sue solite espressioni di sufficienza, come quando mi
salutava la mattina.
-Beh, io andrei.- Distolsi
subito lo sguardo da lui e lo puntai involontariamente sul letto.
Oddio no, basta, dovevo smetterla di pensarci!
Si limitò a fare un sorrisino privo di
qualsiasi cosa -di ironia, divertimento, dolcezza…un sorrisino vuoto e
inutile a mio parere- e ad annuire. Sembrava sovrappensiero, mi aspettavo quasi
che non avesse nemmeno capito quello che avevo detto.
-Ok…ciao, a domani.- Mormorai delusa e
intontita per via di quella strana situazione.
Mi fiondai letteralmente
verso l’uscita senza aspettare nessuna risposta.
Varcare di nuovo quella porta
mi fece bene anche se sentivo ancora ogni singolo nervo del mio corpo teso.
Corsi a casa mia in meno di due secondi e vedere
che i miei ancora non c’erano fu un immenso sollievo.
Di solito tornavano per le sette, quindi avevo
ancora qualche minuto di silenzio in casa per riflettere.
Era successo. Alla fine era successo.
Era bastata quella sua frase
così…dolce a farmi cedere. Cazzo, dovevo imparare a resistere un
po’ di più, mica potevo cedere
così facilmente a qualche sua moina!
Quella era stata la frase più bella che un ragazzo mi avesse detto però. Mi aveva fatto
più piacere di tutti i complimenti possibili e mi aveva
resa più felice del “Ti amo” di Matteo.
Sospirai buttandomi a peso morto sul letto.
Mi sentivo come se fossi andata e tornata dal Paradiso, ma quell’attimo era durato troppo poco, era
già tutto finito, ero di nuovo da sola rannicchiata nel mio letto e
senza di lui.
Sentivo ancora il suo odore addosso e se chiudevo
gli occhi riuscivo ad immaginare di averlo ancora lì con me…
Lo sentivo lontano, eppure materialmente era solo a
qualche metro di distanza, mi bastava uscire dalla porta di casa e varcare
quella di fronte per vederlo.
A furia di chiudere gli occhi immaginandolo
lì nel mio letto, finii con l’addormentarmi e fu solo il dolce
richiamo di mia madre a svegliarmi.
Borbottai qualcosa e aprii gli occhi controvoglia.
-Tesoro, è pronta la
cena.- Disse lei dolce, accarezzandomi i capelli con delicatezza.
Mi diedi un’occhiata
intorno, realizzando con delusione che lui non c’era. Le mie braccia
stavano solo stritolando il mio cuscino.
Sbuffai innervosita per il mio
comportamento da ragazzina innamorata, era stato solo sesso. Solo
sesso, continuavo a ripetermi. Di sicuro lui se n’era
già dimenticato.
Una volta a tavola, mia madre sembrò
provarci un sadico gusto nel farmi quasi strozzare con la pasta.
-Che cosa stavi sognando prima
mentre dormivi?- Domandò improvvisamente con nonchalance.
Deglutii prendendo dell’acqua. –Non me
lo ricordo, perché?-
-Stavi sorridendo e quando ti ho svegliato hai
borbottato qualcosa tipo…- Si interruppe apposta
e i suoi occhi brillarono maliziosi.
Mio padre smise di masticare e la guardò con
la bocca piena in attesa.
Mi protesi in avanti nervosa, sperando
ardentemente che non notasse il rossore sulle mie guance.
–Tipo?- La sollecitai.
Fece spallucce. –Non me lo ricordo.-
Quasi caddi dalla sedia per la mancanza di
coerenza di mia madre. Lo sapeva che cosa avevo detto, si
vedeva. E lo sapevo anche io di aver detto il nome del
mio vicino di casa purtroppo.
Andai avanti a mangiare, ignorando il suo sguardo
sondante e precipitandomi in camera mia appena finito.
Decisi di farmi una doccia, giusto per togliermi quel profumo di dosso, ma mi resi presto
conto che persino una cosa semplice come quella mi faceva venire in mente
pensieri tutt’altro che casti.
Immaginavo di sentire le sue forti braccia
stringermi sotto la doccia e…
Ok, basta, stavo esagerando. Avrei
rischiato di morire per soffocamento, faceva troppo caldo in quel box
doccia.
Dopo un po’ di televisione, mi misi sotto le coperte esausta, sperando di riuscire ad evitare certi pensieri.
Il giorno dopo, quando mi alzai, mi stiracchiai in
stile principessa delle favole alla
finestra. Solo che io non avevo gli uccellini che cantavano
con me, sarebbero diventati sordi se avessi cantato per loro.
Sorrisi al sole mattutino un po’ più
serena e tranquilla rispetto alla sera precedente.
Avrei fatto finta di niente. Lo avrei ignorato come
sempre.
Sarebbe stato difficile certo, visto che il mio
cervello si lasciava andare ogni due secondi a pensieri decisamente
poco innocenti su di lui, ma ci sarei riuscita.
Che cavolo, aveva un bel
fisico, ma non era mica Johnny Depp! Ecco, per
dimenticarlo avrei pensato a Johnny Depp nel mio
letto, quella era la mia brillante strategia.
Feci colazione, mi lavai e mi vestii con molta
calma, ignorando l’orario. Se lo avessi incontrato,
amen, se non lo avessi incontrato…amen.
Uscii di casa senza
guardare come sempre dallo spioncino, mi richiusi la porta alle spalle e
chiamai l’ascensore muovendomi sul posto inquieta.
Il cuore arrivò in gola non appena sentii
scattare la serratura della porta di fronte.
Ok, calma, se lo avessi
incontrato...amen, era così il piano.
Uscii proprio lui dalla porta di fronte e non
Glenda o Rossella come avevo sperato fino all’ultimo.
Stranamente mi sorrise e…salutò.
–Ciao.-
Spalancai la bocca incredula, in
diciassette anni non mi aveva mai salutato per primo.
Probabilmente fu per via dello stupore che non notai minimamente la malizia presente nel suo sguardo.
-Ciao.- Ricambiai il sorriso un po’ nervosa,
prima di aprire la porta dell’ascensore.
Non appena entrati, non ebbi il tempo di
schiacciare
Quel contatto con il suo bacino mi mandò
completamente a fuoco e, prima che potessi chiedergli che stesse facendo, le
sue labbra erano già incollate alle mie.
Il cuore perse un battito, prima di accelerare il
suo movimento.
Mi inchiodò
nuovamente al muro -dovevo ammettere che stavo iniziando a prenderci gusto- e
mi prese la gamba con la sua mano, portandosela intorno alla vita.
Era talmente…famelico ed instancabile –ma quanto fiato aveva?- che dovetti
staccarmi io da lui per respirare, ansimando come se fossi stata in apnea per
delle ore senza ossigeno.
Ci baciammo di nuovo subito dopo, ancora più
desiderosi di prima, quasi quella piccola interruzione non ci fosse stata.
Lasciò correre la mano appoggiata alla mia
gamba fino alla vita, insinuandola poi dentro la mia maglietta con una lentezza
esasperante.
Sospirai sulle sue labbra nel sentire quella
carezza salire pian piano fino al collo, passando per il seno, per poi
ritornare giù fino all’ombelico.
Bastava il contatto con la sua pelle ad
incendiarmi, sentivo le guance e tutto il resto del corpo
bollenti.
Sperai ardentemente che a nessuno venisse in mente
di chiamare l’ascensore o sarebbe stato piuttosto imbarazzante.
Quasi intuendo i miei pensieri, lui si sporse di poco
e schiacciò il tasto terra.
Con un gesto piuttosto brusco poi, tolse
l’altra mano dalla maglietta, spostando i miei capelli corti per scoprire
l’orecchio.
Interruppe il bacio e lasciò scorrere le sue
labbra fino ad esso che mordicchiò dolcemente.
-Ci vediamo dopo nell’intervallo. Vienimi a cercare giù negli spogliatoi.- Sussurrò
facendomi rabbrividire.
Si staccò fulmineo e quel distacco
così veloce mi lasciò un attimo disorientata.
Sentivo le gambe molli, senza il suo
sostegno pensavo di cadere a terra.
Aprì la porta dell’ascensore e
lasciò che si richiuse alle sue spalle senza degnarmi di
ulteriori attenzioni.
Dopo qualche minuto, rinsavii e uscii anche io per
dirigermi alla fermata dell’autobus.
Fortunatamente per me l’autobus non era
ancora passato. Sfortunatamente per me, lo ritrovai alla fermata.
Non mi concesse nemmeno uno
sguardo, continuava a scrivere qualcosa al cellulare.
Mi innervosii. A chi
diavolo stava scrivendo a quell’ora del mattino?!
Era una cosa così urgente da non poter aspettare?!
Ero una stupida, una grandissima stupida.
Mi ero lasciata cogliere alla sprovvista da quel bacio e non ero riuscita a
respingerlo, per chiedergli spiegazioni almeno.
Soffiai inviperita su una ciocca di capelli, mentre
con la coda dell’occhio non potevo fare a meno di guardarlo.
Perché mi aveva baciata?
Credevo fosse stata una cosa da…una botta e via, non sarebbe dovuto
tornare tutto come prima? Così aveva detto lui…
Sarei andata negli spogliatoi
nell’intervallo, ma solo per chiedergli che cavolo gli era
preso nell’ascensore.
Le prime tre ore passarono velocemente, purtroppo.
Non riuscivo a stare ferma sulla sedia, ero nervosa
all’idea di andare da lui nell’intervallo.
Non lo capivo proprio, quel
ragazzo era un mistero troppo intricato da risolvere! Prima mi odiava,
poi ricambiava il mio bacio, poi mi odiava di nuovo, poi mi salvava e si
comportava da persona civile, altra fase d’odio, infine, nella scala
degli umori del principino, c’era quest’altro gradino; quello del sesso. Già
perché non poteva rovinare il sonno a qualcun'altra!
È
te che voglio.
Rabbrividii lanciando un’occhiata torva alla
finestra aperta.
Durante tutta la durata delle lezioni non riuscii a non guardarlo e notai con piuttosto imbarazzo che
lui faceva lo stesso con me. Solo che invece che distogliere lo sguardo
infastidito come me ogni volta che lo scoprivo a guardarmi, sorrideva malizioso
facendomi inevitabilmente
avvampare.
Che nervoso, che nervoso!
Era umiliante arrossire davanti a lui. Odioso com’era non si meritava
quella vittoria. Così come non si meritava di prendermi e baciarmi
così a suo piacimento, non ero mica la sua ragazza, non doveva prendersele certe libertà!
Alimentata da quella nuova grinta, mi diressi a
passo spedito verso gli spogliatoi che durante gli intervalli erano sempre
deserti.
Non appena vi entrai, fui sorpresa di non trovare
nessuno.
Stavo per girarmi per andarmene, quando due mani si
poggiarono sui miei fianchi e una bocca sul mio collo.
Sobbalzai ancora una volta a quel contatto, non
potendo evitare al mio respiro di accelerare.
Stava scendendo dal collo fino alla spalla,
spostando la maglietta, quando con un gesto brusco mi staccai.
-Fermo un attimo!- Strillai, distanziandomi bene da
lui che inarcò un sopracciglio in attesa.
-Che c’è?-
Domandò con un tono di voce strascicato.
-Che c’è?!-
Ripetei incredula. –Ti sembra normale prendermi così e…-
Arrossii di poco, ma non persi la mia grinta, -sbaciucchiarmi a tuo piacimento?!-
Il sopracciglio si arcuò ancora di
più. –Ti dà fastidio?- Il suo tono di voce era incolore, ma nei suoi occhi per un attimo lessi qualcosa
tipo…timore?
Quella era l’ultima domanda che avrei voluto
che mi ponesse, perché rispondendo mi sarei solo messa nei casini.
Mi umettai le labbra ed incominciai a sudare per
l’agitazione. –No.- Ammisi sincera, cercando di essere
comunque fredda con lo sguardo. Negare sarebbe stato inutile,
il mio corpo mi tradiva.
Le sue labbra si mossero impercettibilmente
all’insù, in un sorrisino piuttosto compiaciuto.
-Ma questo non vuol dire
che tu possa farlo, non senza il mio permesso!- Ribattei incrociando le braccia
al petto decisa.
Schioccò la lingua
abbastanza seccato a giudicare dalla smorfia che fece. –Mi sembra
alquanto stupido quello che stai dicendo Alice.-
Mandai giù un fastidioso nodo in gola,
cercando di non badare all’effetto che mi faceva sentire il mio nome
pronunciato da lui.
Alice.
Detto da lui sembrava quasi più bello.
-Rifletti, sia a te che a
me piace, perché non dovremmo farlo?-
Spalancai la bocca basita. La
richiusi, pronta per dare almeno una ventina di motivazioni, ma lui mi
interruppe.
-Ci odiamo, è vero, ma non possiamo negare
di essere attratti l’uno dall’altra. Inoltre per te potrà
anche essere un bene, potresti far ingelosire
quell’idiota di Valenti.- l’ultima frase la sputò
letteralmente fuori come veleno, con una cattiveria che non pensavo di poter
vedere in lui.
Avrei volentieri voluto dirgli
che, per quanto mi riguardava, Teo poteva pure andarsene in quel posto, ma mi
trattenni.
-Quindi secondo te
dovremmo continuare a…- Non riuscivo a definire quello che aveva in
mente, era troppo contorto.
-Fare sesso Puccio.- Di nuovo tornava al cognome.
-Grazie per il chiarimento Latini.- Borbottai sarcastica.
-Ci mancherebbe.- Ghignò
lui. –Allora?- Domandò senza abbandonare quel sorriso odioso.
-Dunque, fammi
pensare…- Iniziai ironica. –Tu vuoi che io faccia sesso con te e
che soddisfi i tuoi cazzo di bisogni, giusto?- Non gli
diedi il tempo di replicare. –Beh te lo puoi proprio scordare. Non sono la tua puttanella, non mi
umilierò così. Perché non ti compri una bambola
gonfiabile per soddisfare le tue voglie, eh?!-
Mi girai di scatto, ma qualcosa mi afferrò per il braccio e mi fece girare verso di lui.
Di nuovo il confronto diretto con i suoi occhi mi
fece sciogliere. No, no e no! Non dovevo cedere.
-Lasciami Latini o giuro che urlo.-
-Oh urlerai spesso di piacere come ieri se
accetterai.- Insinuò più stronzo che mai.
-Sono tentata, ma
no, grazie.- Strattonai il mio braccio per liberarmi, ma lui non ne voleva
proprio sapere di lasciarmi andare.
Mi lasciò di colpo dopo molte mie proteste,
facendomi sbilanciare indietro.
-Come vuoi Alice. Ma sarai tu a pentirti, anche tu
mi vuoi lo so.-
E detto quello se ne andò,
non degnandomi più di uno sguardo.
Lo odiavo…lo odiavo perché
aveva ragione.
Il suono della campanella mi risvegliò dalla
sorta di trance in cui ero caduta.
Iniziai a correre verso la classe per non tardare e
per non beccarmi un altro rimprovero, dimenticandomi per un attimo che in
classe avrei rivisto lui…
Ora di matematica. Odiavo la matematica, odiavo la matematica, la odiavo. E
odiavo ancora di più la professoressa per il suo sadismo. E odiavo ancora di più il fatto che quel giorno
stessi odiando tutto per colpa sua!
Comunque, chi
aveva deciso di chiamare alla lavagna la prof di matematica?
-Puccio.-
Grandioso. Mi alzai, ripetendomi mentalmente che ce
la potevo fare, ce la potevo
fare.
Mel mi sorrise incoraggiante e ricambiai un
po’ più sicura.
Feci un respiro profondo, prendendo quel lurido
pezzo di gesso in mano e poggiandolo sul verde della lavagna.
La prof mi chiese prima le equazioni normali,
quelle di secondo grado, le disequazioni e le disequazioni fratte. Si era messa proprio in testa di
uccidermi quella mattina…
Sorprendentemente però mi risultò
abbastanza semplice risolverle, ricordavo più o meno tutto della
spiegazione di Lorenzo.
Solo quasi alla fine della disequazione fratta mi bloccai.
Oddio, non ricordavo quel passaggio. Ricordavo solo che proprio mentre Latini
lo stava spiegando mi ero distratta…e poi avevamo iniziato di nuovo a
litigare…
Guardai Mel in cerca d’aiuto che
ricambiò lo sguardo dispiaciuta, scuotendo
leggermente la testa. Cazzo, proprio alla fine dovevo bloccarmi?
La prof mi sorrise, ma quella volta non
sembrò impaziente, attese tranquilla che io ci
riflettessi su.
Mi girai alla mia destra e involontariamente
l’occhio mi cadde su di lui che stava scherzando
con il suo vicino di banco. Probabilmente si accorse subito di essere
osservato, perché distolse lo sguardo divertito dal suo amico e lo
puntò su di me, rabbuiandosi.
Feci finta di niente e riportai alla svelta i miei
occhi sulla lavagna, sentendomi arrossire. Che razza di idea
quella di guardare verso di lui, ero stata una cretina!
Attesi qualche altro secondo e, prima di girarmi
verso la prof per dirle che non mi ricordavo il resto,
la voce di Mel mi richiamò.
Alzò veloce un foglio, mimando anche con la
bocca quello che dovevo scrivere, pochi numeri.
Non appena la prof si girò a guardarla,
nascose tutto, facendo finta di niente.
-Zorzi se ti becco a suggerire
ti prendi un 2 sul registro.- La freddò la prof.
Ma non sarebbe successo
perché non avevo più bisogno di suggerimenti, avevo capito cosa
fare. Velocemente scrissi quello che mi aveva detto Mel, sfoderando poi un sorrisone a trentadue denti alla prof.
-Molto bene Puccio, mi sembra tu sia migliorata.-
Constatò scrivendo qualcosa di illeggibile sul
registro.
-Le ripetizioni con Latini ti hanno fatto bene,
suggerisco di farti spiegare anche quello che abbiamo
fatto di geometria analitica e qualcosa di fisica, visto che hai un due da
recuperare.- Mi ricordò aggrottando la fronte.
-Certo.- Sorrisi in modo forzato dando una
veloce occhiata ai voti sul registro. Chiunque. Avrei accettato
ripetizioni da chiunque, ma non da lui.
Sul registro adocchiai un sette di Lele e un otto
di…Matteo. Bene, mi sarei fatta dare ripetizioni da lui.
Tornata al posto abbracciai
Mel al settimo cielo; sei e mezzo. Sei e mezzo in matematica! Per me era un
evento straordinario!
-Grazie!- Esultai al settimo cielo continuando a
stritolarla.
-Io non ho fatto niente, non sapevo
nemmeno che si risolvesse così…- Ridacchiò.
Mi staccai da lei guardandola perplessa. In effetti mi era sembrato di capire che lei non sapesse
risolverla.
-Me l’ha detto Lore.- Fece
spallucce.
Un brivido mi attraversò la schiena solo nel
sentirlo nominare.
Quindi…era stato lui ad
aiutarmi? Aggrottai le sopracciglia, girandomi istintivamente alle mie spalle.
Mi era sembrato di essere osservata, ma
probabilmente era stata solo una mia sensazione visto che Latini stava parlando con Lele.
Perché mi
aveva aiutato?
Mel mi distrasse dai miei pensieri,
complimentandosi ancora per il mio voto e io non potei
fare a meno di esultare di nuovo con patetici gridolini
euforici.
Alla fine dell’ora ero già pronta con
la cartella in mano per andare a casa, ma all’uscita dall’aula
trovai l’ultima persona che avrei voluto vedere.
-Come mai questo cambiamento? Sei
stato morso dall’insetto della magnanimità?- Sputai
abbastanza acida, sorpassandolo e ignorando il suo solito ghigno.
-Può darsi. O
forse, semplicemente, mi facevi pena.- Mi sfotté sarcastico.
Mi voltai a fronteggiarlo furiosa. Io facevo pena?! Lui faceva pena!
-Nessuno l’ha chiesta la
tua pietà.- Io ero stata morsa da una vipera di sicuro. Anzi, io ero una vipera e non gli conveniva
essere morso da me.
Un’insinuante vocettina
confiscata in un angolo del cervello mi ricordò che lui era già
stato morso da me sulle spalle, il giorno prima mentre…Mi
mordicchiai le labbra con forza, sopprimendo quell’inutile pensiero.
-Non era pietà. Poi comunque
volevo avere il mio tornaconto; la prof si è segnata tutto sul registro,
di sicuro i miei voti saranno ancora più alti.- Sbatté le ciglia
in un modo a dir poco canzonatorio, prima di inarcare il sopracciglio in
attesa.
-Bene, ora ce l’hai,
ma non serve che tu ti scomodi di nuovo, ho intenzione di chiedere a Teo di
aiutarmi.- Ripresi a camminare dandogli le spalle, ma la mia traversata non
durò molto perché un attimo dopo mi si parò davanti.
-Teo non sa nemmeno che cosa
sia la geometria analitica e in fisica ha cinque.- Soffiò decisamente arrabbiato; il buon umore sembrava essersene
andato di botto.
-Allora chiederò a qualcun altro, ma non
è più un problema tuo.- Nonostante i miei vari tentativi di
spostarlo, lui non si mosse di un millimetro.
-Invece
sì. Dirò alla prof che ti rifiuti di collaborare. Come ha detto lei, con me sei migliorata.- Incrociò le
braccia al petto spavaldo.
Rabbrividii nel sentire la sua ultima frase.
Con me sei migliorata.
Nemmeno io sapevo perché –o forse
sì- ero andata a pensare al fatto che con lui fossi migliorata in un
altro senso…
-Ci vediamo oggi pomeriggio.- Ignorò
il mio sguardo perso nel vuoto e fece per andarsene.
Oh cazzo, sabato pomeriggio!
-Non posso!- Dovevo uscire
con Matteo la sera…
Si fermò e schioccò la lingua seccato. -Cazzo avrai mai
da fare?- Chiese seccato.
-Non sono cose che ti riguardano.- borbottai.
-Beh, se ti interessa un
bel voto in matematica vedi di esserci tesoro.- Tirò fuori dalla tasca
il cellulare, continuando ad ignorare le mie proteste.
Il vibrare del mio di cellulare mi fece
sobbalzare.
-Perfetto, quello è il mio numero, per
qualsiasi problema o ritardo ti faccio sapere, dovrei
venire alle quattro.- E detto quello se ne andò definitivamente, non
lasciandomi nemmeno il tempo di comprendere completamente quello che aveva
detto.
Mi aveva fatto uno squillo? Come diavolo aveva
avuto lui il mio numero?! Probabilmente era stata Mel.
Fantastico! Prima Teo, poi Lorenzo; mezza scuola
aveva il mio numero senza che nemmeno lo sapessi
magari! Dovevo dire a Mel di darsi una regolata sul serio, ci mancava solo che
desse il mio numero al bidello!
Sbuffai sistemandomi meglio la cartella in spalla.
Come avrei gestito la “situazione Matteo”? Ok che lui sarebbe
venuto alle otto e che Latini per quell’ora se ne sarebbe già
dovuto andare, ma…un pomeriggio, da sola, a casa mia, con
lui…Deglutii e scossi la testa per riprendermi da quell’afflusso
inutile di pensieri.
Avrei resistito…era tutta questione
di…forza di volontà…?
*Note dell’autrice*
Hey Guys! How are you? Ahahahah,
mi sento molto English al momento :P
Parlando di questo capitolo; pareri? Come vi è sembrato? Quella scena vi è
sembrata…non so, troppo alta di rating? Se
l’avete trovata fastidiosa ditemelo pure, la modificherei >.<
Alla fine fra Alice e Lorenzo è
successo…magari molte di voi speravano che Ali si tirasse
indietro, ma una volta che son da soli in casa, in una camera da
letto…eeh per Alice tirarsi indietro è stato praticamente
impossibile. Non vi arrabbiate troppo con lei :P
Comunque, spero
di avervi fatto emozionare almeno un po’ con questo capitolo =)
Opinioni su Lorenzo? Da uccidere? Da riempire di
baci? xD Cosa credete succederà durante le
prossime ripetizioni? Ce la farà Alice a resistere e ad uscire con il
caro Matteo?
E a proposito di Matteo, vorrei specificare una
cosa: ci sono due Matteo nella storia, uno è l’ex di Alice (e più avanti si vedrà :P),
l’altro è il suo compagno di classe…Ed è con il suo
compagno di classe che deve uscire. Faccio confusione pure io, avrei dovuto
chiamarli in modo diverso xD
Un bacione immenso ragazze, grazie mille ancora per
il vostro supporto! Bec
Ci tengo poi a segnalarvi:
- Il
nuovo contatto facebook che ho creato
appositamente per mettere spoiler sulle mie storie o per farmi contattare per
qualsiasi cosa –a me farebbe piacerissimo
conoscervi^^- ; non sapevo
cosa fare l’altro pomeriggio e l’ho creato xD
- il FORUM che alcune mie amiche fantastiche hanno creato per
la mia storia Kidnapped by Love >.<
Iscriversi a forum community
è semplicissimo; mi farebbe davvero piacere chiacchierare un po’
con voi lì! Oltretutto se state scrivendo qualcosa anche voi, potrete
pubblicizzarlo^^
Dimenticavo, per essere abilitati alle sezioni protette bisogna
presentarsi nella sezione Welcome =)