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Autore: _Bec_    11/05/2010    23 recensioni
Milano, Italia. Alice, diciassettenne come tante altre, in cerca del principe azzurro e di ricostruirsi una vita nella sua nuova scuola. Lorenzo, suo vicino e ora anche suo compagno di classe; incomprensibilmente odioso, estremamente attraente. Le loro vite avrebbero potuto scorrere parallele, non fosse stato per l'attrazione innegabile tra di loro, per un patto scellerato.
(Introduzione by Bea (Panna_))
Dal prologo: "Ti odio. Sì, proprio così, ti odio. Il mio cuore potrà pensarla diversamente, ma il mio cervello riesce ancora a ragionare in maniera lucida…più o meno.
Non sto capendo un cavolo della lezione -sulla mia materia preferita tra l’altro- per colpa tua.
Ti sto fissando da mezz’ora, forse anche di più, eppure tu sembri immerso in un mondo completamente tuo e non te ne accorgi…o meglio, fingi di non accorgertene.
Mentre ti passi una mano fra i capelli per spettinarli, mi viene spontanea una domanda; chi ti credi di essere? Chi sei tu per farmi stare così male?"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 9: Solo…sesso

Capitolo 9: Solo…sesso?

 

 

Non avevo pensato abbastanza a quello che stavo facendo, anzi, diciamo pure che non ci avevo pensato affatto.

Pensare in quel momento era un perdita di tempo e io sentivo il mio bisogno di lui crescere a dismisura ogni secondo di più.

Non riuscivo a credere a quello che stavo facendo, se mi fossi guardata dall’esterno mi sarei sicuramente schifata. Ma dall’interno, fra le sue braccia, non me ne importava un cazzo di quello che la parte intelligente del cervello poteva pensare dell’altra.

Mi ritrovai sul suo letto in meno di un minuto, o forse di più, nemmeno io lo sapevo, avevo perso la cognizione del tempo.

Sapevo solo una cosa; lo volevo. Lo volevo da impazzire, da star male dentro al solo pensiero di interrompere quel contatto con la sua pelle. Non mi chiesi nemmeno come fosse possibile, come potessi sentirmi così attratta da un ragazzo che fino ad un mese prima avrei preso volentieri a pugni.

Lo volevo e lui voleva me. Mi bastava o almeno cercai di farmelo bastare. Io avrei avuto lui e lui avrebbe avuto me. Poteva andare bene come compromesso? Mi risposi di sì, sentendomi ronzare in testa le parole scritte da Angie e Mel. Solo sesso. Per una volta e basta. Mi sarei tolta quella voglia, quel desiderio, quel capriccio. Eppure più assaporavo la sua pelle con la mia lingua e più lui mi stringeva a sé, più lo desideravo.

Anche le parole di Daniela e Ilaria ritornarono prepotenti nella mia mente, mentre la mia maglietta abbandonava pian piano la mia pelle fino a sfilarsi del tutto dalle mie braccia che alzai per assecondarlo.

La sua bocca scese dal collo fino ad arrivare all’ombelico che torturò con la punta della lingua. Ansimai gettando la testa indietro sul suo cuscino.

Tu non sei in cerca solo di sesso

Era solo sesso? Com’era possibile che mi incendiasse così?

Lui non va bene per te

Lo sapevo. Lui era sbagliato. Dio, eppure perché mi sembrava che fosse così giusto? Le sue labbra mi stavano facendo vedere le stelle, non capivo più niente.

Fare l’amore deve essere una cosa importantissima, non squallida.

Giusto. Il mio cervello la pensava così, ma il mio corpo si rifiutava categoricamente di collaborare. Assecondò anzi la mia pazzia; le mie mani corsero veloci ad afferrare i lembi della sua maglietta per togliergliela. Si staccò solo per un millesimo di secondo da me, per aiutarmi in quel gesto, prima di rituffarsi di nuovo famelico sulla mia pelle.

Vederlo di nuovo a petto nudo ed essere libera di accarezzarlo a mio piacere fu decisamente appagante. Essere fra le sue braccia era appagante.

Mi strinsi a lui con forza, mordicchiandogli appena le spalle e il collo.

Slacciò i miei jeans in un attimo insinuando lentamente la sua mano all’interno per stuzzicarmi.

Una volta che lo avrete fatto…riuscirai a farti da parte e a dimenticarlo?

Forse.

Con la lingua seguì il percorso intrapreso dalla mano, finendo per sfilare pian piano anche le mutandine.

Oddio.

Non ero abituata a ricevere simili…carezze diciamo. Il mio ex Matteo non lo aveva mai fatto.

Era meraviglioso, ero completamente persa in un vortice di emozioni nuove per me, nonostante non fosse la mia prima volta.

Mi lasciai scappare un gemito nel momento in cui arrivò a violare la mia intimità con la sua lingua.

Completamente accecata dal piacere, lo attirai di nuovo a me per baciarlo e corsi immediatamente a slacciargli i jeans, desiderando quasi di strapparglieli di dosso per far prima, per finirla con quell’eccitante tortura.

Lui in un attimo sganciò i gancetti del mio reggiseno che cadde in terra in mezzo al resto dei vestiti.

-Lorenzo…- Soffiai con il respiro accelerato, come se avessi appena corso la maratona dei cento metri.

-Mh?- Mugugnò lui staccandosi un attimo dalla mia bocca.

-Posso chiamarti così?- Chiesi stupidamente, insinuando le mie mani fra i capelli per trattenerlo a me.

Mi sorrise. Non era un ghigno, non era una stesura delle labbra, era un sorriso. Ed era il più bello che avessi mai visto.

Non rispose, ma presi il suo meraviglioso sorriso come un sì.

Si liberò in fretta dei suoi jeans e, prima che potesse togliersi anche i boxer, decisi di ricambiare il favore azzardando qualche carezza.

Insinuai le mani nel suo intimo, sentendolo improvvisamente trattenere il respiro.

Oh cazzo. Poteva esserci esclamazione mentale migliore? No.

Mi stava piacendo da morire accarezzarlo, così come dedussi dal suo respiro accelerato che nemmeno a lui dispiaceva.

Era eccitato da morire e la consapevolezza che fossi io ad eccitarlo mi elettrizzava, mi dava una carica del tutto nuova.

Forse per soffocare i lievi gemiti che le mie carezze gli stavano provocando, incominciò di nuovo a baciarmi e ad esplorare il mio palato con la lingua.

Poi, probabilmente dopo essere arrivato al limite esattamente come me, tolse la mia mano e si posizionò velocemente fra le mie gambe.

Entrò subito in me con una spinta veloce e decisa. Mi aggrappai alle sue spalle con le unghie e assecondai i suoi movimenti con il bacino, spingendo per riuscire a sentirlo bene fino in fondo, fino alla mia anima.

La parte lucida del mio cervello era stata completamente oscurata, così come quella irrazionale, ormai il cervello si era completamente zittito, era stato dominato dal corpo…e dal cuore.

Una volta che lo avrete fatto…riuscirai a farti da parte e a dimenticarlo?

No.

Avevo appena firmato la mia condanna, ma in quel momento non me ne rendevo conto, ero troppo felice per pensare.

Raggiungemmo insieme l’orgasmo e ci accasciammo entrambi esausti sul suo letto.

 

 

 

Non sapevo se stesse dormendo, il suo respiro era regolare, a differenza di prima che era piuttosto accelerato.

Probabilmente si era addormentato, ma decisi comunque di non muovermi per non svegliarlo.

Era tutto troppo bello per essere vero, mi sembrava di essere in Paradiso. Stavo accoccolata sul suo petto, osservando le varie foto e i vari poster che decoravano le pareti della stanza.

Il primo quadro che mi saltò all’occhio fu un certificato di un esame di inglese, il KET.

Feci scorrere lo sguardo fino all’ultima foto del muro, una foto di classe delle elementari.

Il tramonto creava un’atmosfera rosea e arancione decisamente romantica nella stanza.

Erano le sei e mezza di sera e fu inevitabile per me chiedersi che cosa sarebbe successo se Glenda e Rossella o la signora e il signor Latini ci avessero visti.

Feci per alzarmi, ma una mano mi fermò.

-Dove vai?- Mi chiese tranquillo. La voce era pulita, non impastata come sarebbe dovuta essere se si fosse appena svegliato.

-A vestirmi. I tuoi potrebbero essere qui da un momento all’altro.- Spiegai aggrottando le sopracciglia.

-Arriveranno tardi.- Disse semplicemente, tirandomi per il polso in un chiaro invito a sdraiarmi di nuovo.

Non me lo feci ripetere una seconda volta ovviamente, mi sdraiai di nuovo e la sua mano libera incominciò a giocare con una mia ciocca di capelli.

Mi vennero i brividi; era come se da quella ciocca partissero tante piccole scariche elettriche che mi scuotevano le spalle.

-Hai freddo?- Non riuscivo a capire i perché di quel suo interessamento, ma mi fece comunque piacere.

-No.-

Calò il silenzio, un silenzio che durò per almeno dieci minuti.

Mi chiesi a cosa stesse pensando, se per lui ne fosse valsa la pena o no. Se gli ero piaciuta, se avesse voluto rifarlo, se…

Sbuffai alzandomi di scatto.

-Devo andare.- Dissi più brusca di quanto avessi voluto.

Non fece niente per fermarmi e quello mi ferì.

Raccolsi le mie cose da terra e mi trascinai in bagno per vestirmi. Piuttosto stupido in effetti, ma era meglio che continuare a stare nuda davanti a lui.

Stupido anche quello lo sapevo, dato che mi aveva vista nuda mentre lo facevamo, ma mi sentivo comunque a disagio.

Una volta in bagno mi sciacquai la faccia per rinfrescarmi. Mi sentivo scottare, quasi avessi avuto la febbre a 40.

Quello che vidi nello specchio mi fece paura; i miei occhi…brillavano, erano felici e le mie guance erano di un bel colorito roseo.

Oddio no. Non c’eravamo proprio.

Scossi la testa e mi diedi un leggero schiaffetto. Su, dovevo riprendermi, avevamo fatto sesso e basta. Del buon sesso e basta.

Una volta vestita, uscii dalla stanza con cautela, assicurandomi che nessuno dei suoi famigliari fosse arrivato nel frattempo. Bella figura di merda essere beccata dai suoi genitori o da Rossella. Glenda poi non mi avrebbe più mollata con la storia della cognata.

Rimasi per qualche secondo impalata in corridoio non sapendo bene cosa fare.

Avrei dovuto salutarlo? Si era rivestito? Da una parte speravo di sì, dall’altra…misi subito a tacere la parte idiota del mio cervello condizionata dagli ormoni e mi diressi verso la sua camera decisa.

Diedi un leggero colpetto alla porta socchiusa.

-Ehm…posso?- Chiesi aprendola alla velocità di 0,000000001 Km/h

Grazie al cielo era vestito, stava scrivendo qualcosa al cellulare, prima di voltare lo sguardo verso di me.

Incontrare i suoi occhi mi fece aggrovigliare lo stomaco, non potei fare a meno di ricordarmi l’eccitazione palese che vi era mentre lo stavamo facendo…

Deglutii vedendo che lui non diceva niente. Aveva assunto una delle sue solite espressioni di sufficienza, come quando mi salutava la mattina.

-Beh, io andrei.- Distolsi subito lo sguardo da lui e lo puntai involontariamente sul letto.

Oddio no, basta, dovevo smetterla di pensarci!

Si limitò a fare un sorrisino privo di qualsiasi cosa -di ironia, divertimento, dolcezza…un sorrisino vuoto e inutile a mio parere- e ad annuire. Sembrava sovrappensiero, mi aspettavo quasi che non avesse nemmeno capito quello che avevo detto.

-Ok…ciao, a domani.- Mormorai delusa e intontita per via di quella strana situazione.

Mi fiondai letteralmente verso l’uscita senza aspettare nessuna risposta.

Varcare di nuovo quella porta mi fece bene anche se sentivo ancora ogni singolo nervo del mio corpo teso.

Corsi a casa mia in meno di due secondi e vedere che i miei ancora non c’erano fu un immenso sollievo.

Di solito tornavano per le sette, quindi avevo ancora qualche minuto di silenzio in casa per riflettere.

Era successo. Alla fine era successo.

Era bastata quella sua frase così…dolce a farmi cedere. Cazzo, dovevo imparare a resistere un po’ di più, mica potevo cedere così facilmente a qualche sua moina!

Quella era stata la frase più bella che un ragazzo mi avesse detto però. Mi aveva fatto più piacere di tutti i complimenti possibili e mi aveva resa più felice del “Ti amo” di Matteo.

Sospirai buttandomi a peso morto sul letto.

Mi sentivo come se fossi andata e tornata dal Paradiso, ma quell’attimo era durato troppo poco, era già tutto finito, ero di nuovo da sola rannicchiata nel mio letto e senza di lui.

Sentivo ancora il suo odore addosso e se chiudevo gli occhi riuscivo ad immaginare di averlo ancora lì con me…

Lo sentivo lontano, eppure materialmente era solo a qualche metro di distanza, mi bastava uscire dalla porta di casa e varcare quella di fronte per vederlo.

A furia di chiudere gli occhi immaginandolo lì nel mio letto, finii con l’addormentarmi e fu solo il dolce richiamo di mia madre a svegliarmi.

Borbottai qualcosa e aprii gli occhi controvoglia.

-Tesoro, è pronta la cena.- Disse lei dolce, accarezzandomi i capelli con delicatezza.

Mi diedi un’occhiata intorno, realizzando con delusione che lui non c’era. Le mie braccia stavano solo stritolando il mio cuscino.

Sbuffai innervosita per il mio comportamento da ragazzina innamorata, era stato solo sesso. Solo sesso, continuavo a ripetermi. Di sicuro lui se n’era già dimenticato.

Una volta a tavola, mia madre sembrò provarci un sadico gusto nel farmi quasi strozzare con la pasta.

-Che cosa stavi sognando prima mentre dormivi?- Domandò improvvisamente con nonchalance.

Deglutii prendendo dell’acqua. –Non me lo ricordo, perché?-

-Stavi sorridendo e quando ti ho svegliato hai borbottato qualcosa tipo…- Si interruppe apposta e i suoi occhi brillarono maliziosi.

Mio padre smise di masticare e la guardò con la bocca piena in attesa.

Mi protesi in avanti nervosa, sperando ardentemente che non notasse il rossore sulle mie guance. –Tipo?- La sollecitai.

Fece spallucce. –Non me lo ricordo.-

Quasi caddi dalla sedia per la mancanza di coerenza di mia madre. Lo sapeva che cosa avevo detto, si vedeva. E lo sapevo anche io di aver detto il nome del mio vicino di casa purtroppo.

Andai avanti a mangiare, ignorando il suo sguardo sondante e precipitandomi in camera mia appena finito.

Decisi di farmi una doccia, giusto per togliermi quel profumo di dosso, ma mi resi presto conto che persino una cosa semplice come quella mi faceva venire in mente pensieri tutt’altro che casti.

Immaginavo di sentire le sue forti braccia stringermi sotto la doccia e…

Ok, basta, stavo esagerando. Avrei rischiato di morire per soffocamento, faceva troppo caldo in quel box doccia.

Dopo un po’ di televisione, mi misi sotto le coperte esausta, sperando di riuscire ad evitare certi pensieri.

 

Il giorno dopo, quando mi alzai, mi stiracchiai in stile principessa delle favole alla finestra. Solo che io non avevo gli uccellini che cantavano con me, sarebbero diventati sordi se avessi cantato per loro.

Sorrisi al sole mattutino un po’ più serena e tranquilla rispetto alla sera precedente.

Avrei fatto finta di niente. Lo avrei ignorato come sempre.

Sarebbe stato difficile certo, visto che il mio cervello si lasciava andare ogni due secondi a pensieri decisamente poco innocenti su di lui, ma ci sarei riuscita.

Che cavolo, aveva un bel fisico, ma non era mica Johnny Depp! Ecco, per dimenticarlo avrei pensato a Johnny Depp nel mio letto, quella era la mia brillante strategia.

Feci colazione, mi lavai e mi vestii con molta calma, ignorando l’orario. Se lo avessi incontrato, amen, se non lo avessi incontrato…amen.

Uscii di casa senza guardare come sempre dallo spioncino, mi richiusi la porta alle spalle e chiamai l’ascensore muovendomi sul posto inquieta.

Il cuore arrivò in gola non appena sentii scattare la serratura della porta di fronte.

Ok, calma, se lo avessi incontrato...amen, era così il piano.

Uscii proprio lui dalla porta di fronte e non Glenda o Rossella come avevo sperato fino all’ultimo.

Stranamente mi sorrise e…salutò. –Ciao.-

Spalancai la bocca incredula, in diciassette anni non mi aveva mai salutato per primo.

Probabilmente fu per via dello stupore che non notai minimamente la malizia presente nel suo sguardo.

-Ciao.- Ricambiai il sorriso un po’ nervosa, prima di aprire la porta dell’ascensore.

Non appena entrati, non ebbi il tempo di schiacciare la T di piano terra, fui subito afferrata per i fianchi e attirata verso di lui.

Quel contatto con il suo bacino mi mandò completamente a fuoco e, prima che potessi chiedergli che stesse facendo, le sue labbra erano già incollate alle mie.

Il cuore perse un battito, prima di accelerare il suo movimento.

Mi inchiodò nuovamente al muro -dovevo ammettere che stavo iniziando a prenderci gusto- e mi prese la gamba con la sua mano, portandosela intorno alla vita.

Era talmente…famelico ed instancabile –ma quanto fiato aveva?- che dovetti staccarmi io da lui per respirare, ansimando come se fossi stata in apnea per delle ore senza ossigeno.

Ci baciammo di nuovo subito dopo, ancora più desiderosi di prima, quasi quella piccola interruzione non ci fosse stata.

Lasciò correre la mano appoggiata alla mia gamba fino alla vita, insinuandola poi dentro la mia maglietta con una lentezza esasperante.

Sospirai sulle sue labbra nel sentire quella carezza salire pian piano fino al collo, passando per il seno, per poi ritornare giù fino all’ombelico.

Bastava il contatto con la sua pelle ad incendiarmi, sentivo le guance e tutto il resto del corpo bollenti.

Sperai ardentemente che a nessuno venisse in mente di chiamare l’ascensore o sarebbe stato piuttosto imbarazzante.

Quasi intuendo i miei pensieri, lui si sporse di poco e schiacciò il tasto terra.

Con un gesto piuttosto brusco poi, tolse l’altra mano dalla maglietta, spostando i miei capelli corti per scoprire l’orecchio.

Interruppe il bacio e lasciò scorrere le sue labbra fino ad esso che mordicchiò dolcemente.

-Ci vediamo dopo nell’intervallo. Vienimi a cercare giù negli spogliatoi.- Sussurrò facendomi rabbrividire.

Si staccò fulmineo e quel distacco così veloce mi lasciò un attimo disorientata.

Sentivo le gambe molli, senza il suo sostegno pensavo di cadere a terra.

Aprì la porta dell’ascensore e lasciò che si richiuse alle sue spalle senza degnarmi di ulteriori attenzioni.

Dopo qualche minuto, rinsavii e uscii anche io per dirigermi alla fermata dell’autobus.

Fortunatamente per me l’autobus non era ancora passato. Sfortunatamente per me, lo ritrovai alla fermata.

Non mi concesse nemmeno uno sguardo, continuava a scrivere qualcosa al cellulare.

Mi innervosii. A chi diavolo stava scrivendo a quell’ora del mattino?! Era una cosa così urgente da non poter aspettare?!

Ero una stupida, una grandissima stupida. Mi ero lasciata cogliere alla sprovvista da quel bacio e non ero riuscita a respingerlo, per chiedergli spiegazioni almeno.

Soffiai inviperita su una ciocca di capelli, mentre con la coda dell’occhio non potevo fare a meno di guardarlo.

Perché mi aveva baciata? Credevo fosse stata una cosa da…una botta e via, non sarebbe dovuto tornare tutto come prima? Così aveva detto lui…

Sarei andata negli spogliatoi nell’intervallo, ma solo per chiedergli che cavolo gli era preso nell’ascensore.

Le prime tre ore passarono velocemente, purtroppo. Non riuscivo a stare ferma sulla sedia, ero nervosa all’idea di andare da lui nell’intervallo.

Non lo capivo proprio, quel ragazzo era un mistero troppo intricato da risolvere! Prima mi odiava, poi ricambiava il mio bacio, poi mi odiava di nuovo, poi mi salvava e si comportava da persona civile, altra fase d’odio, infine, nella scala degli umori del principino, c’era quest’altro gradino; quello del sesso. Già perché non poteva rovinare il sonno a qualcun'altra!

È te che voglio.

Rabbrividii lanciando un’occhiata torva alla finestra aperta.

Durante tutta la durata delle lezioni non riuscii a non guardarlo e notai con piuttosto imbarazzo che lui faceva lo stesso con me. Solo che invece che distogliere lo sguardo infastidito come me ogni volta che lo scoprivo a guardarmi, sorrideva malizioso facendomi  inevitabilmente avvampare.

Che nervoso, che nervoso! Era umiliante arrossire davanti a lui. Odioso com’era non si meritava quella vittoria. Così come non si meritava di prendermi e baciarmi così a suo piacimento, non ero mica la sua ragazza, non doveva prendersele certe libertà!

Alimentata da quella nuova grinta, mi diressi a passo spedito verso gli spogliatoi che durante gli intervalli erano sempre deserti.

Non appena vi entrai, fui sorpresa di non trovare nessuno.

Stavo per girarmi per andarmene, quando due mani si poggiarono sui miei fianchi e una bocca sul mio collo.

Sobbalzai ancora una volta a quel contatto, non potendo evitare al mio respiro di accelerare.

Stava scendendo dal collo fino alla spalla, spostando la maglietta, quando con un gesto brusco mi staccai.

-Fermo un attimo!- Strillai, distanziandomi bene da lui che inarcò un sopracciglio in attesa.

-Che c’è?- Domandò con un tono di voce strascicato.

-Che c’è?!- Ripetei incredula. –Ti sembra normale prendermi così e…- Arrossii di poco, ma non persi la mia grinta, -sbaciucchiarmi a tuo piacimento?!-

Il sopracciglio si arcuò ancora di più. –Ti dà fastidio?- Il suo tono di voce era incolore, ma nei suoi occhi per un attimo lessi qualcosa tipo…timore?

Quella era l’ultima domanda che avrei voluto che mi ponesse, perché rispondendo mi sarei solo messa nei casini.

Mi umettai le labbra ed incominciai a sudare per l’agitazione. –No.- Ammisi sincera, cercando di essere comunque fredda con lo sguardo. Negare sarebbe stato inutile, il mio corpo mi tradiva.

Le sue labbra si mossero impercettibilmente all’insù, in un sorrisino piuttosto compiaciuto.

-Ma questo non vuol dire che tu possa farlo, non senza il mio permesso!- Ribattei incrociando le braccia al petto decisa.

Schioccò la lingua abbastanza seccato a giudicare dalla smorfia che fece. –Mi sembra alquanto stupido quello che stai dicendo Alice.-

Mandai giù un fastidioso nodo in gola, cercando di non badare all’effetto che mi faceva sentire il mio nome pronunciato da lui.

Alice.

Detto da lui sembrava quasi più bello.

-Rifletti, sia a te che a me piace, perché non dovremmo farlo?-

Spalancai la bocca basita. La richiusi, pronta per dare almeno una ventina di motivazioni, ma lui mi interruppe.

-Ci odiamo, è vero, ma non possiamo negare di essere attratti l’uno dall’altra. Inoltre per te potrà anche essere un bene, potresti far ingelosire quell’idiota di Valenti.- l’ultima frase la sputò letteralmente fuori come veleno, con una cattiveria che non pensavo di poter vedere in lui.

Avrei volentieri voluto dirgli che, per quanto mi riguardava, Teo poteva pure andarsene in quel posto, ma mi trattenni.

-Quindi secondo te dovremmo continuare a…- Non riuscivo a definire quello che aveva in mente, era troppo contorto.

-Fare sesso Puccio.- Di nuovo tornava al cognome.

-Grazie per il chiarimento Latini.- Borbottai sarcastica.

-Ci mancherebbe.- Ghignò lui. –Allora?- Domandò senza abbandonare quel sorriso odioso.

-Dunque, fammi pensare…- Iniziai ironica. –Tu vuoi che io faccia sesso con te e che soddisfi i tuoi cazzo di bisogni, giusto?- Non gli diedi il tempo di replicare. –Beh te lo puoi proprio scordare. Non sono la tua puttanella, non mi umilierò così. Perché non ti compri una bambola gonfiabile per soddisfare le tue voglie, eh?!-

Mi girai di scatto, ma qualcosa mi afferrò per il braccio e mi fece girare verso di lui.

Di nuovo il confronto diretto con i suoi occhi mi fece sciogliere. No, no e no! Non dovevo cedere.

-Lasciami Latini o giuro che urlo.-

-Oh urlerai spesso di piacere come ieri se accetterai.- Insinuò più stronzo che mai.

-Sono tentata, ma no, grazie.- Strattonai il mio braccio per liberarmi, ma lui non ne voleva proprio sapere di lasciarmi andare.

Mi lasciò di colpo dopo molte mie proteste, facendomi sbilanciare indietro.

-Come vuoi Alice. Ma sarai tu a pentirti, anche tu mi vuoi lo so.-

E detto quello se ne andò, non degnandomi più di uno sguardo.

Lo odiavo…lo odiavo perché aveva ragione.

Il suono della campanella mi risvegliò dalla sorta di trance in cui ero caduta.

Iniziai a correre verso la classe per non tardare e per non beccarmi un altro rimprovero, dimenticandomi per un attimo che in classe avrei rivisto lui…

Ora di matematica. Odiavo la matematica, odiavo la matematica, la odiavo. E odiavo ancora di più la professoressa per il suo sadismo. E odiavo ancora di più il fatto che quel giorno stessi odiando tutto per colpa sua!

Comunque, chi aveva deciso di chiamare alla lavagna la prof di matematica?

-Puccio.-

Grandioso. Mi alzai, ripetendomi mentalmente che ce la potevo fare, ce la potevo fare.

Mel mi sorrise incoraggiante e ricambiai un po’ più sicura.

Feci un respiro profondo, prendendo quel lurido pezzo di gesso in mano e poggiandolo sul verde della lavagna.

La prof mi chiese prima le equazioni normali, quelle di secondo grado, le disequazioni e le disequazioni fratte. Si era messa proprio in testa di uccidermi quella mattina…

Sorprendentemente però mi risultò abbastanza semplice risolverle, ricordavo più o meno tutto della spiegazione di Lorenzo.

Solo quasi alla fine della disequazione fratta mi bloccai. Oddio, non ricordavo quel passaggio. Ricordavo solo che proprio mentre Latini lo stava spiegando mi ero distratta…e poi avevamo iniziato di nuovo a litigare…

Guardai Mel in cerca d’aiuto che ricambiò lo sguardo dispiaciuta, scuotendo leggermente la testa. Cazzo, proprio alla fine dovevo bloccarmi?

La prof mi sorrise, ma quella volta non sembrò impaziente, attese tranquilla che io ci riflettessi su.

Mi girai alla mia destra e involontariamente l’occhio mi cadde su di lui che stava scherzando con il suo vicino di banco. Probabilmente si accorse subito di essere osservato, perché distolse lo sguardo divertito dal suo amico e lo puntò su di me, rabbuiandosi.

Feci finta di niente e riportai alla svelta i miei occhi sulla lavagna, sentendomi arrossire. Che razza di idea quella di guardare verso di lui, ero stata una cretina!

Attesi qualche altro secondo e, prima di girarmi verso la prof per dirle che non mi ricordavo il resto, la voce di Mel mi richiamò.

Alzò veloce un foglio, mimando anche con la bocca quello che dovevo scrivere, pochi numeri.

Non appena la prof si girò a guardarla, nascose tutto, facendo finta di niente.

-Zorzi se ti becco a suggerire ti prendi un 2 sul registro.- La freddò la prof.

Ma non sarebbe successo perché non avevo più bisogno di suggerimenti, avevo capito cosa fare. Velocemente scrissi quello che mi aveva detto Mel, sfoderando poi un sorrisone a trentadue denti alla prof.

-Molto bene Puccio, mi sembra tu sia migliorata.- Constatò scrivendo qualcosa di illeggibile sul registro.

-Le ripetizioni con Latini ti hanno fatto bene, suggerisco di farti spiegare anche quello che abbiamo fatto di geometria analitica e qualcosa di fisica, visto che hai un due da recuperare.- Mi ricordò aggrottando la fronte.

-Certo.- Sorrisi in modo forzato dando una veloce occhiata ai voti sul registro. Chiunque. Avrei accettato ripetizioni da chiunque, ma non da lui.

Sul registro adocchiai un sette di Lele e un otto di…Matteo. Bene, mi sarei fatta dare ripetizioni da lui.

Tornata al posto abbracciai Mel al settimo cielo; sei e mezzo. Sei e mezzo in matematica! Per me era un evento straordinario!

-Grazie!- Esultai al settimo cielo continuando a stritolarla.

-Io non ho fatto niente, non sapevo nemmeno che si risolvesse così…- Ridacchiò.

Mi staccai da lei guardandola perplessa. In effetti mi era sembrato di capire che lei non sapesse risolverla.

-Me l’ha detto Lore.- Fece spallucce.

Un brivido mi attraversò la schiena solo nel sentirlo nominare.

Quindi…era stato lui ad aiutarmi? Aggrottai le sopracciglia, girandomi istintivamente alle mie spalle.

Mi era sembrato di essere osservata, ma probabilmente era stata solo una mia sensazione visto che Latini stava parlando con Lele.

Perché mi aveva aiutato?

Mel mi distrasse dai miei pensieri, complimentandosi ancora per il mio voto e io non potei fare a meno di esultare di nuovo con patetici gridolini euforici.

Alla fine dell’ora ero già pronta con la cartella in mano per andare a casa, ma all’uscita dall’aula trovai l’ultima persona che avrei voluto vedere.

-Come mai questo cambiamento? Sei stato morso dall’insetto della magnanimità?- Sputai abbastanza acida, sorpassandolo e ignorando il suo solito ghigno.

-Può darsi. O forse, semplicemente, mi facevi pena.- Mi sfotté sarcastico.

Mi voltai a fronteggiarlo furiosa. Io facevo pena?! Lui faceva pena!

-Nessuno l’ha chiesta la tua pietà.- Io ero stata morsa da una vipera di sicuro. Anzi, io ero una vipera e non gli conveniva essere morso da me.

Un’insinuante vocettina confiscata in un angolo del cervello mi ricordò che lui era già stato morso da me sulle spalle, il giorno prima mentre…Mi mordicchiai le labbra con forza, sopprimendo quell’inutile pensiero.

-Non era pietà. Poi comunque volevo avere il mio tornaconto; la prof si è segnata tutto sul registro, di sicuro i miei voti saranno ancora più alti.- Sbatté le ciglia in un modo a dir poco canzonatorio, prima di inarcare il sopracciglio in attesa.

-Bene, ora ce l’hai, ma non serve che tu ti scomodi di nuovo, ho intenzione di chiedere a Teo di aiutarmi.- Ripresi a camminare dandogli le spalle, ma la mia traversata non durò molto perché un attimo dopo mi si parò davanti.

-Teo non sa nemmeno che cosa sia la geometria analitica e in fisica ha cinque.- Soffiò decisamente arrabbiato; il buon umore sembrava essersene andato di botto.

-Allora chiederò a qualcun altro, ma non è più un problema tuo.- Nonostante i miei vari tentativi di spostarlo, lui non si mosse di un millimetro.

-Invece sì. Dirò alla prof che ti rifiuti di collaborare. Come ha detto lei, con me sei migliorata.- Incrociò le braccia al petto spavaldo.

Rabbrividii nel sentire la sua ultima frase.

Con me sei migliorata.

Nemmeno io sapevo perché –o forse sì- ero andata a pensare al fatto che con lui fossi migliorata in un altro senso…

-Ci vediamo oggi pomeriggio.- Ignorò il mio sguardo perso nel vuoto e fece per andarsene.

Oh cazzo, sabato pomeriggio!

-Non posso!- Dovevo uscire con Matteo la sera…

Si fermò e schioccò la lingua seccato. -Cazzo avrai mai da fare?- Chiese seccato.

-Non sono cose che ti riguardano.- borbottai.

-Beh, se ti interessa un bel voto in matematica vedi di esserci tesoro.- Tirò fuori dalla tasca il cellulare, continuando ad ignorare le mie proteste.

Il vibrare del mio di cellulare mi fece sobbalzare. 

-Perfetto, quello è il mio numero, per qualsiasi problema o ritardo ti faccio sapere, dovrei venire alle quattro.- E detto quello se ne andò definitivamente, non lasciandomi nemmeno il tempo di comprendere completamente quello che aveva detto.

Mi aveva fatto uno squillo? Come diavolo aveva avuto lui il mio numero?! Probabilmente era stata Mel.

Fantastico! Prima Teo, poi Lorenzo; mezza scuola aveva il mio numero senza che nemmeno lo sapessi magari! Dovevo dire a Mel di darsi una regolata sul serio, ci mancava solo che desse il mio numero al bidello!

Sbuffai sistemandomi meglio la cartella in spalla. Come avrei gestito la “situazione Matteo”? Ok che lui sarebbe venuto alle otto e che Latini per quell’ora se ne sarebbe già dovuto andare, ma…un pomeriggio, da sola, a casa mia, con lui…Deglutii e scossi la testa per riprendermi da quell’afflusso inutile di pensieri.

Avrei resistito…era tutta questione di…forza di volontà…?

 

 

*Note dell’autrice*

Hey Guys! How are you? Ahahahah, mi sento molto English al momento :P

Parlando di questo capitolo; pareri? Come vi è sembrato? Quella scena vi è sembrata…non so, troppo alta di rating? Se l’avete trovata fastidiosa ditemelo pure, la modificherei >.<

Alla fine fra Alice e Lorenzo è successo…magari molte di voi speravano che Ali si tirasse indietro, ma una volta che son da soli in casa, in una camera da letto…eeh per Alice tirarsi indietro è stato praticamente impossibile. Non vi arrabbiate troppo con lei :P

Comunque, spero di avervi fatto emozionare almeno un po’ con questo capitolo =)

Opinioni su Lorenzo? Da uccidere? Da riempire di baci? xD Cosa credete succederà durante le prossime ripetizioni? Ce la farà Alice a resistere e ad uscire con il caro Matteo?

E a proposito di Matteo, vorrei specificare una cosa: ci sono due Matteo nella storia, uno è l’ex di Alice (e più avanti si vedrà :P), l’altro è il suo compagno di classe…Ed è con il suo compagno di classe che deve uscire. Faccio confusione pure io, avrei dovuto chiamarli in modo diverso xD

Un bacione immenso ragazze, grazie mille ancora per il vostro supporto! Bec

 

Ci tengo poi a segnalarvi:

- Il nuovo contatto facebook che ho creato appositamente per mettere spoiler sulle mie storie o per farmi contattare per qualsiasi cosa –a me farebbe piacerissimo conoscervi^^- ; non sapevo cosa fare l’altro pomeriggio e l’ho creato xD

 

- il FORUM che alcune mie amiche fantastiche hanno creato per la mia storia Kidnapped by Love >.<

Iscriversi a forum community è semplicissimo; mi farebbe davvero piacere chiacchierare un po’ con voi lì! Oltretutto se state scrivendo qualcosa anche voi, potrete pubblicizzarlo^^

Dimenticavo, per essere abilitati alle sezioni protette bisogna presentarsi nella sezione Welcome =)

 

   
 
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