Era
ormai calata la sera e stava nevicando da parecchie ore. Quando lasciammo
l’ospedale ancora non avevo preso coscienza del tempo che era passato, mi
guardai attorno stranita: tutti i negozi erano chiusi.
Il
mio orologio da polso segnava quasi le dieci, sospirai rassegnata, avrei dato
chissà cosa per poter tirare indietro le lancette. Questa volta niente e nessuno
mi avrebbe risparmiato una bella strigliata d’orecchie.
“Mia
madre sarà preoccupatissima” esclamai “sono uscita di casa come una
furia”
“Non
dovevi metterti nei guai per causa mia”
Ecco
che lo stava facendo di nuovo. Sminuiva l’affetto che provavamo l’uno per
l’altra. Ma perché si ostinava a non capire che per difendere il nostro amore
avrei sfidato anche il mondo intero?
Mi
fermai sul ciglio della strada, Julien proseguì ancora per qualche metro prima
di voltarsi verso di me. Con sguardo interrogativo disse:
“Cosa
fai li impalata? Su muoviti, non vorrai mica perdere l’ultima corsa del
tram!?!”
Puntai
i piedi sull’asfalto, decisa a non schiodarmi da quel marciapiedi fino a quando
non gli fosse entrato in testa che il nostro legame era il più forte, il più
sincero, il sentimento più puro che potesse mai esistere.
“J-Julien”
Lui
mi guardò di nuovo e lentamente tornò sui suoi passi. Alzò le braccia al cielo
come simbolo di impotenza: “E adesso cosa c’è”
Il
tono della sua voce crebbe repentinamente.
“Ginevra
andiamo a casa, non è questo il momento di discutere”
Lo
fissai diritto negli occhi, con aria di sfida solenne e decisa. Doveva smetterla
di comportarsi come una macchina priva di emozioni, incapace di provare ed
esprimere tenerezza, calore, amore.. come se dentro ci fosse solo un grande
freddo.
D’improvviso
una smorfia di dolore si dipinse sul suo volto. La ferita al fianco gli bruciava
ancora e l’averci camminato sopra non aveva di certo
aiutato.
“Julien..
Julien, stai bene?” esclamai concitata.
Lui
strinse gli occhi cercando di contenere il dolore, il suo viso impallidì quasi
stesse trasformandosi in marmo bianco. Cercai di sorreggerlo ma Julien si scostò
dolcemente e mi sorrise.
“Non
devi preoccuparti per me, sono un tipo che se la sa cavare!”
disse.
Voleva
sdrammatizzare la situazione, ma io sapevo bene che i medici avrebbero preferito
trattenerlo almeno per una notte e che lui, per poter lasciare l’ospedale aveva
dovuto addirittura firmare l’apposito modulo.
“Sù,
appoggiati a me” mormorai “ancora pochi passi e potrai riposare un po' su
quella panchina”
Obbedì
senza protestare e allungando un braccio attorno alle mie spalle si lasciò
sostenere e guidare. I suoi occhi avevano assunto uno strano riflesso,
un
turchese così acceso che quasi non sembrava vero. Rimanemmo in
silenzio per un po' mentre un viavai di persone si alternava sotto
il nostro sguardo. Mancava poco più di una settimana a Natale e
ovunque si respirava aria di festa: le luci colorate, gli alberi
addobbati, gli striscioni illuminati.
Ad
un tratto ricordai che il ballo di fine anno si sarebbe tenuto
questo venerdì. E pensare che c’avevo fantasticato su’ tanto di quel tempo! Gli
eventi che si erano succeduti come il vortice di un fiume avevano
contribuito a far passare tutto il resto quasi
inosservato.
Varcare
l’ingresso della sala al braccio di Julien avrebbe rappresentato una svolta
cruciale. Un modo per rendere ufficiale la nostra relazione? Certo che in tre
mesi ne avevamo già passate tante.
In
quel momento mi sentii stringere la mano e sorridendomi la portò sul suo cuore.
Un gran calore mi invase, chiusi gli occhi per assaporare ogni più piccolo gesto
di quel ragazzo che aveva saputo trasformarmi in una donna capace d’amare in
modo maturo e come per incanto tutte le frivolezze da teenager non ebbero più
ragione d’esistere.
“Credi
davvero che io meriti tutto questo?”
La
sua voce era un vellutato sussurro, pieno d'infinito
amore.
Annuii
decisa, non solo lo credevo ma ero convinta che lui fosse l’unico ragazzo per
cui valesse la pena lasciare tutto. Se me l’avesse chiesto, l’avrei seguito
anche all’inferno.
“Io
voglio che tu ti fida di me” esclamai “sono stanca di essere trattata con
i guanti bianchi, desidero che tu mi renda partecipe di tutto ciò che ti
circonda, perché solo così potrò far parte realmente della tua
vita”
Il
freddo imperversava e dalle nostre bocche nuvole di fumo venivano emesse ad ogni
respiro. I suoi lineamenti erano belli e fieri, era così affascinante che avrei
potuto stare delle ore a guardarlo.
“Non
ho mai conosciuto una ragazza testarda come te” esclamò a gran voce.
Lo
presi come un complimento. Nessuno mi avrebbe distolto dai miei propositi, avrei
fatto di tutto per restituire a Julien la voglia di amare e di sentirsi
amato.
Quindi
ci rimettemmo in cammino, l’uno accanto all’altra, tenendoci teneramente per
mano. Per recuperare un po’ di tempo decidemmo di prendere la metropolitana “
Métro C” direzione : Hôtel de Ville.
Tempo
qualche minuto e la coincidenza per Perrache non tardò ad arrivare.
Sebbene non fosse la prima volta che mi riaccompagnava a casa, mai
come ora provavo un certo disagio. Lo sfarzo, l’ostentazione del lusso , la
ricercatezza dei particolari facevano di Ainay il cosiddetto quartiere dei
nobili. Ci viveva tutta l’aristocrazia di Lione, che evitava così,
le zone più popolari della città.
La
sua mano strinse più forte la mia, mentre avanzavamo lenti sul viale che portava
alla mia casa come ad infondermi coraggio.
Me
ne sarebbe servito un bel po’ per affrontare l’ira di mia madre.
Erano ore che non aveva mie notizie, praticamente da quanto ero fuggita
via come se fossi stata inseguita dal diavolo in persona, e per di
più senza portare il cellulare con me.
Giunti
davanti all’ingresso principale rovistai nelle tasche per cercare le chiavi, ma
avevo dimenticato anche quelle. Non mi rimaneva che
bussare.
Sentii
qualcuno precipitarsi giù dalle scale e nell’arco di dieci secondi ci fu
aperto.
“Ginevra,
Santo Cielo! “ gridò abbracciandomi “per fortuna sei qui…
“
Il
suo respiro era affannato, a momenti la sentivo anche trattenere
il fiato. Lo stringermi tra le braccia non aveva cancellato la sua
preoccupazione. Poi la sua espressione cambiò repentinamente, il suo corpo
s’irrigidì. Mi allontanò da lei quel tanto che bastasse per assestarmi uno
schiaffo che mi lasciò stordita per qualche secondo.
Non
ebbi nemmeno il tempo di replicare che mi sentii stringere per un braccio ed
inveirmi contro.
“Mamma
ascoltami, ti prego” tentai di divincolarmi dalla sua presa “non avevo
intenzione di farti preoccupare”
“Non
avevi.. non volevi farmi preoccupare?” ripeté stizzita “dovevi pensarci
prima di fuggire via come una forsennata ”
La
guancia ancora mi pulsava per il colpo ricevuto, portai
istintivamente la mano dove avevo dolore. I suoi occhi erano pungenti e
lampeggianti e riflettevano tutta l’apprensione di queste
ore.
Abbassai
lo sguardo, che figura stavo facendo con Julien?? Cosa avrebbe
pensato di me? Gli sarei sembrata una bambina che per uscire doveva ancora
chiedere il permesso ai propri genitori.
Ad
un tratto mia madre distolse l’attenzione da me per puntarla dritto sul ragazzo
alle mie spalle. La sorpresa fu tanta quando mi resi conto della confidenza che
li legava. Sembrava proprio che si conoscessero da tempo.
“E’
incredibile!! Come ho fatto a non capirlo prima?!?” esclamò “dovevo
immaginarlo che si trattava di te.. le coincidenze erano più che
lampanti!”
Rimasi
in silenzio, esterrefatta. Non riuscivo a credere ai miei occhi.
Come era possibile, mi chiedevo: cosa mi ero persa?
Divenni
una presenza invisibile, a nessuna delle mie domande ricevei risposta,
era
come se in quel momento esistessero solo loro e le proprie ragioni.
“Silvie,
non avevo idea che Ginevra fosse tua figlia, davvero!”
Mia
madre sembrava sconvolta e stordita, si passò una mano tra i capelli e prese un
respiro, cercando di calmarsi.
“Non
voglio sentire una parola di più” esclamò “ inventare giustificazioni non
servirà a niente”
“Mamma,
ti prego ascoltami..” intervenni “ amo Julien, lo amo più
della mia vita, farei di tutto per..”
“Santo
Cielo Ginevra!!” mi interruppe lei “cosa ne vuoi sapere tu dell’amore..
hai solo diciassette anni e credimi, figliola, credimi la vita per questo
ragazzo non è stata per niente facile”
Lo
guardai con espressione furente, mi aspettavo una sua reazione ma niente,
Julien non disse una parola.
“Perché
resti in silenzio?!?” gli gridai contro “avanti, diglielo.. dille che mi
ami!”
Una
rabbia sorda si impadronì di me. Incominciai a battere con tutta la forza che
avevo i pugni sul suo petto. Volevo fargli male, fargli provare una sofferenza
fisica, perché temevo che il mio disprezzo, da solo, non sarebbe
bastato a scalfire il suo cuore.
Julien
mi fermò con facilità, afferrandomi per i polsi. I suoi occhi erano freddi e
pungenti come il ghiaccio ma il suo sguardo tradiva un dolore
profondo: sembrava distrutto.
Sorrisi
nervosamente: “cos’è questo? Un altro dei tuoi stupidi tentativi per
allontanarmi da te?”
“Ginevra
cosa altro ti serve per capire che questo ragazzo non fa per te?!”esclamò
mia madre.
Perché
ero accecata da questo amore che credevo vero solo io? Possibile
che la nostra storia ad ogni passo in avanti ne compiva subito due indietro? Non
ce la facevo più. Avevo esaurito tutte le mie energie, ero così stanca, così
esausta che non riuscivo più nemmeno a piangere.
Anche
Julien sembrava visibilmente turbato, per la prima volta lo vedevo
nella condizione di dover spiegare i suoi comportamenti rischiando così di
perdere l’ultima opportunità di essere felice.
All’improvviso
mi sentii invadere da un senso d’angoscia, le loro parole mi parvero senza
significato, velocissime e incomprensibili. Divennero soffuse e lontane,
continue e appena percettibili. Portai le mani alla testa, per evitare che
scoppiasse: mi sembrava di vivere dentro un incubo.
Ma
ai loro occhi ero tornata ad essere trasparente, ero sicura che se in quel
momento la terra mi avesse inghiottito nessuno se ne sarebbe
accorto. Continuavano a parlare di me come se io non fossi presente: mia madre
con i suoi discorsi assurdi e totalmente senza senso; Julien che
sembrava addirittura comprendere le ragioni che rendevano impossibile la nostra
storia.
Lanciai
un grido di dolore mentre lo stomaco scoppiava, gli occhi si annebbiavano e il
cuore agonizzava. Volevo non sentire oltre, volevo non vedere
oltre.
Mi
rifugiai nella mia camera e inginocchiandomi ai piedi del letto cominciai a
piangere senza riuscire a fermarmi. Avevo perso il controllo di me stessa, il
mio corpo non rispondeva più alla mia mente, sebbene mi ordinassi di non versare
una sola lacrima, la disperazione si era impossessata di me.
Completamente.
Non
so per quanto tempo rimasi seduta a singhiozzare, gli occhi mi bruciavano
d’angustia e di rabbia. Avrei voluto essere assorbita dall’oscurità che mi
circondava, riuscire a non provare niente, ad annullarmi totalmente per non
pensare, per non soffrire.
Il
bussare alla mia porta mi fece trasalire. Non volevo ascoltare nessuno e
soprattutto non volevo parlare con nessuno.
“Ginevra..
Ginevra apri!”
Mi
gettai sul letto , nascondendo il viso nel cuscino, trattenni il respiro e
chiusi la bocca, serrando con forza le labbra nel vano tentativo
di soffocare i gemiti che uscivano dal mio petto.
“Ginevra!!”
Il
tono di mia madre si fece più insistente. La maniglia si abbassò ma la porta era
chiusa a chiave. Scossi la testa e dissi: “Basta!Ti prego
lasciami in pace”
La
mia sembrava più una supplica, non avevo nemmeno la forza di litigare.
Due incerti passi per obbedirle e lo scatto della serratura le
fece capire che la porta si sarebbe aperta dall’esterno.
Senza
proferir parola, tornai a sedere su una seggiola, nella penombra
della mia stanza.
“Ginevra,
figliola.. ascoltami”
Senza
distogliere lo sguardo da un punto immaginario della parete la pregai di non
rimproverarmi, la giornata si era conclusa nel peggiore dei modi e mi aveva
riservato solo delusione e tanta amarezza.
“Capisco
il tuo sconforto ma non dimenticare che ti voglio bene, e che ho detto quelle
cose solo per evitarti sofferenze future”
Parlava
di Julien come se fosse la persona peggiore di questo mondo eppure sembrava
nutrisse un affetto sincero nei suoi confronti.
“Ma
non avevo capito niente.. “
Mi
volsi verso di lei stupita da quella frase, erano ancora molte le cose che non
comprendevo.
“Conosco
Julien da qualche anno.. la nostra associazione gli è stata vicino durante la
degenza di sua madre, assicurandogli una presenza amichevole e fornendogli
sostegno economico e sanitario”
Mi
asciugai le lacrime dagli occhi arrossati. A quel punto iniziai a calmarmi, lo
sgomento che mi faceva pulsare la testa cambiò in uno strano stordimento: “Io
lo amo” fu tutto quello che riuscii a dire.
Mia
madre accolse la mia dichiarazione con un sorriso che non mi aspettavo, aveva
osteggiato la nostra storia con tutte le sue forze e ora mi offriva quest’
amnistia insperata.
“Si
vede” esclamò.
“Peccato
che lui non provi lo stesso per me ” mormorai “per quanto sia sicura del
nostro amore, sono altrettanto consapevole che i suoi sentimenti non saranno mai
forti quanto i miei”
“Ti
sbagli” intervenne lei “se avessi ascoltato con quanto ardore descriveva
il legame che vi unisce non parleresti cosi”
Caddi
letteralmente dalle nuvole, sembrava essersi dimenticata della paternale
elargita solo qualche minuto fa. Cosa era successo in quel
frangente?
“Ammetto
di aver reagito in maniera sproporzionata, di essermi fatta condizionare dalla
situazione, ma le parole di Julien mi hanno fatto riflettere, non avrebbe
esitato a sacrificare il proprio amore per un senso di dovere o di protezione
nei tuoi confronti”
Sorrisi
sarcastica, ormai non faceva più notizia il suo spirito di rinuncia.
In questi mesi avevo avuto più di una dimostrazione della sua scala dei
valori e per quanto desiderassi il contrario non potevo che
prendere atto di essere sul gradino più basso delle sue
priorità.
“Io
torno in soggiorno, tuo padre dovrebbe rincasare a momenti”esclamò mia madre
volgendosi verso la porta “se ti venisse voglia di ascoltare le sue ragioni,
sappi che in corridoio c’è un ragazzo che non aspetta
altro”
Mi
guardai allo specchio. Sentii un magone in gola. Qualche lacrima cominciò a
scendermi sulle guancie, mentre il cuore mi batteva forte. Pian piano mi feci
coraggio e a piccoli passi avanzai oltre la soglia pronta ad
incrociare i suoi occhi ancora una volta.
“Ciao”
disse quando gli fui di fronte.
“C-ciao”
balbettai io.
Avrei
voluto gridargli contro tutto il mio disprezzo, rinfacciargli tutte le menzogne
a cui avevo creduto e invece bastò un suo sguardo per farmi desistere, un solo
attimo affinché i nostri cuori sconfiggessero il dolore che portavano dentro. I
suoi occhi impenetrabili ma allo stesso tempo così espressivi e profondi mi
fissavano silenziosi.
“Sono
riuscito a deluderti di nuovo” esclamò .
Purtroppo
era vero, la sua arrendevolezza aveva lasciato in me un grande sconforto, era
come se rinunciando a combattere per il nostro amore mi avesse condannato ad una
vita priva di sogni, vuota di qualsiasi emozione.
Come
resistere alla tentazione di saltargli al collo e di baciarlo con tutta la
passione che avevo dentro? Mi morsi il labbro per impedirmi di cedere a
quel’impulso irrefrenabile, ma questa volta fu lui a venirmi incontro, a
mozzarmi il fiato al contatto con il suo corpo caldo, statuario,
perfetto.
Feci
un profondo respiro e l’aria mi sembrò avere il suo odore, così inebriante, così
dolce per i miei sensi. Portò le sue labbra ad un soffio dalle mie ed io non
potei resistere oltre, lo baciai con passione, incurante di tutto, dimenticai il
luogo, il tempo, la ragione. Ricordai solo che mi amava, che mi voleva, che ero
sua.
ilovedward_90: voila, ecco il nuovo capitolo... chiedo scusa per l'enorme ritardo, ultimamente ho poco tempo per aggiornare ma spero che continuerai a seguire la mia storia. Ci tengo tanto.
Devilgirl89: ciao domyyyyyy che bello risentirti :) Ti ringrazio per la stima che dimostri nei miei confronti. I tuoi complimenti mi lusingano. Che ne pensi di questo nuovo capitolo? Ti piace? Se hai qualche accorgimento o qualche critica da fare non esitare a pormela, sai quanto ci tenga al tuo parere. Mi raccomando fammi sapere. Un bacio Giulia.
Miki 91: uuu con il ritardo con cui posto mi sa che sono in debito di tutta la storia, altro che 10 capitoli! Come va? Scusa per non aver postato prima ma spero che continuerai a leggere la mia fanfiction, sai che ci tengo tanto alle tue recenzioni.
lucyette: ecco che finalmente ho aggiornato! Che te ne pare? Per farmi perdonare questo chappy e' leggermente più lungo del solito. Sai scrivendolo di volta in volta, accade che ci siano dei momenti di stand-by ma spero che da ora in poi riesca a postare con più celerita'! Mi raccomando continua a seguirmi e a spronarmi con le tue recensioni.
vanessaacullen_: sono felice di averti tra le mie lettrici, mi fa piacere scoprire che anche a storia gia' inoltrata c'è qualcuno che non esita a leggere i capitoli e a postare le sue recensioni. Ora spero di non deludere le tue aspettative, Aspetto con ansia il tuo parere su questo nuovo capitolo. A presto.
memols: finalmente sono riuscita ad accontertarti, seppur con notevole ritardo ecco aggiornata la mia storia. Ti piace? Che ne pensi? Fammi sapere. Ciaoooo