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Autore: Alebluerose91    12/05/2010    3 recensioni
Akito si è trasferito definitivamente in America e Sana ha sviluppato un'altra malattia: per proteggersi dal dolore della loro separazione, il suo cervello ha rimosso qualunque cosa riguardasse il ragazzo, finchè...
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Fuka Matsui/Funny, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

 

 

 

 

«Hayama... cosa faresti se io fossi sempre impegnata con il lavoro e non potessimo vederci spesso?»

«Tu... morirai?»

«Eh? Possono esserci altre ragioni per...»

«No. Se avremo voglia di vederci e non saremo morti, potremo farlo.»

 

 

 

 Hayama... avrei voluto credere davvero a queste tue parole.

Avrei voluto credere che bastasse essere vivi per poterci vedere, ma ora, purtroppo, so che non è così.

Anche se mi basta sapere che tu sei vivo, che esisti, e allora anche io... Beh anche io mi sento viva.

So che è un ragionamento bizzarro, eppure è un po’ come se la mia vita dipendesse dalla tua, è sempre stato così, sin da quando decisi di interpretare quello sceneggiato per aiutare la tua famiglia ad essere più serena, ricordi? Credo che sia un po’ la stessa cosa.

La mia vita, la mia felicità, dipendono dalla tua, è sempre stato così e perciò, anche se sei lontano, io ti vorrò sempre bene.

Perché sei me più di me stessa: io sono te e tu sei me; due metà di un intero che non può essere diviso.

Ricordati per sempre di me con un sorriso...

Ti amo.

 

Sana

 

 

 

 

***

 

 

«Ragazzi, lo sportello Sana-Fuka per oggi si conclude così! Buon Natale a tutti!» sorrisi alla mia migliore amica Fuka, seduta di fronte a me. Il nostro sportello andava  alla grande, ormai erano sei anni che ci lavoravamo sodo, ed eravamo diventate piuttosto famose.

Io avevo goduto di un notevole successo: conducevo vari programmi televisivi, continuavo con i miei spot pubblicitari e di recente avevo avuto parti di spicco in svariati telefilm e film del grande schermo. Una celebrità, ormai tutti erano abituati a considerarmi come tale.

Fuka spense il microfono e si tolse le grandi cuffie nere che usavamo per registrare il programma alla radio.

«Sono esausta! Oggi non credevo che ci fossero tutte queste chiamate.» sospirò la mia amica, alzandosi in piedi ed infilandosi il pesante giaccone invernale.

Scossi il capo, sorridendo tristemente. «È piuttosto triste che ci siano persone così sole proprio durante la vigilia di Natale...»

Mi tolsi le cuffie, spegnendo il mio microfono. Rei, che durante gli anni non mi aveva abbandonata, mi stava aspettando sicuramente: avrei dovuto girare uno spot di un profumo famoso tra mezzora.

Avrei voluto passare la serata con Fuka, che quel giorno compiva vent’anni, ma purtroppo il lavoro era lavoro, e non sarei proprio potuta mancare.

Per fortuna la mia amica era comprensiva e non se l’era presa. Avrebbe festeggiato con il suo ragazzo, il famoso Takaishi, trasferitosi a Tokyo per l’università. A pensarci bene era stato meglio così, avrebbero potuto godersi uno dei pochi momenti di intimità che era riservato loro.

«Allora ci vediamo domani, Sana.» Fuka afferrò la sua borsa in pelle e chiuse la porta alle sue spalle, dopo avermi salutato con la mano. Sorrisi, ricambiando il saluto. Era proprio una cara ragazza e le volevo un gran bene.

Era l’unica, peraltro, che avevo continuato a frequentare durante gli anni, ragionai, mentre mi infilavo il cappotto nero e agguantavo la mia borsetta con le paiettes viola scintillanti e uscivo dagli studi di registrazione.

Non avevo mantenuto i rapporti con nessun altro. Dentro di me c’era come una frattura, una rottura.

Non sapevo bene perché, ma mi era difficile ricordare una parte precisa del mio passato. Era come dire, sfocata... E quando cercavo di ricordare, nella mia mente tutto ciò che riaffiorava era uno sguardo color miele, e poi...

Poi...

Il dolore.

Arrivava, rapido, improvviso, cancellando ogni parvenza di altre emozioni. Mi lasciava bocconi, senza fiato, per la sua potenza devastante; mi ghermiva il petto, stritolandolo in una morsa.

E allora, per quanto difficile da accettare, preferivo immergermi nel mio oblio quotidiano.

Dopotutto ricordare non era una cosa così importante, no?

Eppure in fondo al mio cuore sapevo che quegli occhi erano importanti, che avrei dovuto ricordare.

Ma non ci riuscivo.

Quando a casa ne facevo parola, Mama e Rei si lanciavano un’occhiata furtiva e nessuno dei due mi rispondeva. Da tempo avevo smesso di tentare di ricordare quei piccoli frammenti di vita, anche se era piuttosto fastidioso.

Era come se la mia vita fosse iniziata soltanto sei anni prima.

  
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