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Autore: AlexaHumanoide    12/05/2010    2 recensioni
Quando Bill, dall'altra parte alzò lo sguardo verso di lei, si immobilizzarono tutti e due a guardarsi negli occhi.
Forse saranno stati colpiti dal famoso "colpo di fulmine", pensai, ma cambiai subito idea quando vidi il vestito della mia migliore amica sporco di sangue.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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II: "Colpo di fulmine."


"Aaaah, Ashley, non ci credo ancora!", urlò Viola quando si sedette sul sedile del treno, di fronte a me.

"Che cosa?", alzai un sopracciglio.

"Fra poche ore vedremo i Tokio Hotel!", iniziò a saltellare sul posto. Il vecchietto che era seduto vicino a lei si girò e la guardò in un modo alquanto strano, come per dire: "E questa da dove spunta fuori?". Mi chiedevo la stessa cosa pure io.

"Che culo!", borbottai, sorridendole. Lei sbuffo e si alzò in piedi.

"Scusi se la disturbo... ", disse riferendosi alla signora che era seduta vicino a me, che stava beatamente leggendo una rivista di moda. "... Sarebbe così gentile da farmi sedere vicino alla mia amica?", la mia bocca si spalancò e i miei occhi si spostarono sull'interessata. Senza dire una parola quella donna, che denominai subito come "santa donna", si alzò e si andò a sedere vicino al vecchietto.

"Grazie mille, è troppo gentile!", la ringraziò Viola con un sorriso che andava da un orecchio all'altro.

"Non si preoccupi.", borbottò la santa donna. La mia migliore amica si accomodò vicino a me, mi guardò per alcuni secondi e poi mi diede un abbraccio stritolante.

"Grazie, grazie, grazie!", ripeté quella parola per almeno dieci volte.

"Adesso mi spieghi cosa ho fatto per meritarmi questo... ", le dissi, quando si staccò dal mio corpo e mi lasciò respirare. "Sei un amore!"

"Bè, questo lo sapevo già!", dissi, sorridendo. Lei incrociò le braccia al petto e mise il broncio, offesa. Le accarezzai la guancia, ridendo.

"Sto scherzando!", esclamai. "Ora però spiegami perché ti sei ringraziata."

"Perché sei qui con me..", sussurrò, arrossendo.

"Ah, giusto.", riuscii solo a dire. " Non ci avevo pensato." In effetti, stavo per fare una cosa che non avrei mai neanche pensato di fare e ora che ci pensavo, stavo per andare a conoscere la band di musicisti che odio di più al mondo ad Amburgo, solo per la mia migliore amica. Pazzesco. Forse on mi era ancora venuto in mente perché ieri sera avevo provato a scacciare via questo pensiero cercando di fare alcuni esercizi di "yoga" e a ripetermi di non pensarci.

"Ashley, stai solo andando a vedere una band che ti fa schifo per la tua migliore amica, non è niente.", ecco cosa avevo ripetuto per almeno un migliaio di volte a me stessa e sorprendentemente era servito a qualcosa. Non ci avevo pensato fino a quel momento. Wow.

Non mi ero accorta che una mano stava sventolando davanti alla mia faccia.

"Oooh, ci sei?", era Viola.

"Si si, ci sono, scusa.", dissi velocemente, scrollando le spalle.

"A che stavi pensando?", mi chiese.

"A niente... ", cercai di giustificarmi.

"Se se, non ci credo!", mi puntò il dito contro. "Dimmelo!"

"Okay okay. Stavo pensando alla pazzia che sto per fare, solo per te!", sorrisi. Mi abbracciò di nuovo.

"Ti voglio bene Ashley."

"Anch’io, tanto.", sussurrai tra i suoi capelli color fieno.

"E vedrai che cambierai idea quando li incontrerai dal vivo!", disse quando ci staccammo dall'abbraccio. Scosse la testa su e giù, come per annuire.

"Sì sì, certo... Come no.", risposi, facendole la linguaccia.

 

***

 

"Adesso svengo!", urlò Viola, così che la sua voce coprisse tutte le atre, per farsi sentire da me. Io non capivo nulla e avevo un mal di testa tremendo.

"Cosa?!? Non capisco!", urlai, facendo dei gesti per fami capire. Viola era a qualche persona più avanti di me. Disse qualcos'altro, ma io non capii lo stesso.

"Ma state un po' zitte, brutte oche!". Sicuramente in quel momento tutte le fan mi stavano mandando a quel paese, ma almeno il volume delle loro voci si era abbassato.

"Viola, dimmi... ", questa volta parlai con un tono di voce normale.

"Sto per svenire!". O mio dio. Iniziai a spingere quelle ragazzine tutte appiccicate l'una all'altra per arrivare da Viola.

"Fatemi passare!", urlai, con una voce alquanto distaccata.

"Tu non vai da nessuna parte, rispetti la fila, tutte vogliono vederli per prima, sai... ", disse una ragazzina davanti a me, con un ciuffo appiccicato alla fronte come se fosse stata leccata da una mucca e con un trucco nero tutto sbavato che la faceva sembrare ancora di più un mostro con sembianze umane.

"Ma chi li vuole vedere quei quattro.", borbottai.

"Sì sì, tutte dicono così..", disse quella bambina, sventolando una mano per aria.

"Stai zitta gallina. C'è la mia amica che sta male, fammi passare!", la spinsi con forza e ignorai il bellissimo aggettivo che mi aveva dedicato. Con degli spintoni arrivai vicino a Viola e la abbracciai.

"Mi hai portato in una gabbia di matti.", sussurrai vicino al suo orecchio.

"Io ti avevo avvertito!", sorrise e si staccò per guardare la smorfia che era nata sul mio volto.

"E quando me l'avresti detto, scusa?", il mio sopracciglio si alzò automaticamente.

"L'altro giorno, quando eri sotto la doccia... ", il suo sorriso si allargò.

"Ah, perché secondo te io riesco a sentire quello che dici quando sono sotto la doccia?", la mia voce si alzò di alcune ottave.

"No, ma almeno io te l'ho detto... ", le diedi una pacca sulla spalla, ma non riuscii a dire una parola di più perché le oche iniziarono a urlare più forte di prima e come se non bastasse, iniziarono a spingere come pazze.

"E ora che cavolo succede?!?", urlai.

"Hanno aperto le porte!", mi rispose Viola cercando la mia mano tra la folla. Quando la trovai, la allacciai alla mia e avvicinai Viola a me, con una spinta. Intanto con i piedi facevamo piccoli passi e ogni centimetro ci avvicinavamo sempre di più ai crucchi, come li chiamavano le fans. Quando entrammo nella struttura, Viola mi stringeva la mano con movimenti regolari. Ormai non la sentivo più, la mano ovviamente.

"La smetti di torturare la mia povera mano, per favore?"

"Scusa, ma non ce la faccio. Cioè, loro sono lì!", fece un urletto alla fine della frase. Lasciai perdere.

Dopo alcuni minuti arrivammo davanti ad un tavolo nero, con dietro quattro ragazzi un pochino più grandi di noi. Finalmente arrivò il nostro turno, (dico finalmente perché non ne potevo più.) e io vicino a Viola, senza lasciare la sua mano. Il primo a firmare fu quello con le treccine nere, che quando gli passai davanti mi fece un sorriso a trentadue denti. Mi stava già antipatico. Viola gli passò l'album che aveva portato per gli autografi e disse un timido "Ciao" e "Grazie". Io risi, non chiedetemi il perché. Passammo al secondo che capii subito che era Bill, primo perché aveva una faccia da femmina e secondo perché Viola mi strinse la mano più forte di prima. Quando lui, dall'altra parte alzò lo sguardo verso di lei, s’immobilizzarono tutte e due a guardarsi negli occhi. 'Forse saranno stati colpiti dal famoso colpo di fulmine.', pensai, ma cambiai subito idea quando vidi il vestito della mia migliore amica sporco di sangue.

 

   
 
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