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Autore: AlexaHumanoide    02/05/2010    5 recensioni
Quando Bill, dall'altra parte alzò lo sguardo verso di lei, si immobilizzarono tutti e due a guardarsi negli occhi.
Forse saranno stati colpiti dal famoso "colpo di fulmine", pensai, ma cambiai subito idea quando vidi il vestito della mia migliore amica sporco di sangue.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa FF l'ho iniziata a scrivere nel 2010 e l'ho continuata a scrivere a gennaio di quest'anno. Quindi dal capitolo 9 in poi, noterete un grandissimo cambiamento! (:

Faccio pochi avvertimenti prima di lasciarvi leggere: alla protagonista non piacciono molto i TH (anzi, non li piacciono per niente.), ma non prendete le sue parole sul serio. Poi leggendo magari scoprirete che cambierà idea, forse. Poi ovviamente i Tokio Hotel non mi appartengolo e bla bla bla, lo sapete già. E' tutto frutto della mia fantasia, anche perchè se fosse successo veramente... beh. Se ve lo dicessi vi rovinerei la sorpresa!

In questo capitolo non succede nulla, l'azione inizia nel secondo! Mi raccomando, se vi piace recensite ;)

xoxo, lex.




I: Ai suoi ordini signora Kaulitz!

 


"Che ne dici di questo?", urlò la mia migliore amica da dentro al camerino.

"Se esci magari..", dissi, seccata. Odiavo fare shopping.

"I miei piani erano quelli, se la cerniera non si fosse incastrata.", rispose.

Sbuffai e mi alzai dallo sgabello che per quel pomeriggio mi aveva fatto da postazione. Toc, toc.

"Posso?", chiesi.

"Sì sì, entra!"

Entrai nel camerino e vidi la persona, che per me valeva tutto, cercare di allacciarsi la cerniera di quel vestito nero, aderente. Guardai i suoi lunghi capelli ondulati color oro che risaltavano più che mai sul nero del pezzo di stoffa.  La sua smorfia mi fece ridere: teneva la lingua fuori, stretta dai denti e le braccia erano aggrovigliate dietro la schiena, in cerca di quel pezzo di metallo.

"Invece di ridere, perché non mi aiuti?", borbottò.

"Ai suoi ordini!", risposi tra le risate. 

Mi avvicinai a lei e con un movimento veloce e deciso feci salire la cerniera fino all'orlo.

"Grazie!", disse saltellando sul posto.

Feci un cenno con la testa come risposta. Si girò verso di me.

"Allora, come sto?", chiese, per poi fare un giro su se stessa.

L'abito le arrivava appena sotto le ginocchia e la gonna, mano a mano che arrivava alla fine diventava sempre più trasparente.
"Ti sta davvero bene!", esclamai.

Sbuffò e passò tutto il peso del suo corpo sull'altra gamba.

"Ash, hai detto la stessa ed identica cosa per gli ultimi dieci vestiti!", mi rimproverò, puntandomi il dito contro.

Io feci spallucce, giocando con una ciocca di capelli color ebano.

"Non è colpa mia se siamo qui da tre ore per trovare un vestito, mi sto annoiando immensamente, prova a capirmi..", feci la faccia dolce, sperando che i miei occhi color ghiaccio la intenerissero. "E comunque questo ti sta benissimo, è il migliore dei cento che ti sei provata..", sorrisi.

"Cento, puah!", borbottò per poi spingermi fuori dal camerino e chiudendomi la porta in faccia.

"Ah.. Questo è il ringraziamento?!? Io che sono qui solo per te ad annoiarmi a morte e tu mi sbatti perfino la porta in faccia? Grazie, grazie mille!"

La porta davanti a me si spalancò e lei uscì con i vestiti sportivi con cui era uscita quel pomeriggio e con il vestito prescelto sotto il braccio. Senza dire una parola si diresse verso le casse. Io rimasi lì, con la bocca spalancata dallo stupore e con le braccia sollevate in aria, seguendola con lo sguardo. Quando si accorse che mancava una presenza corporea vicino a lei si girò nella mia direzione. Il suo sopracciglio biondo e ben curato destro si alzò.

"Bè, allora? Andiamo?", chiese.

Feci qualche gesto con le mani e aprii la bocca, ma non uscì nessun suono. Non sapevo cosa dire, non riuscivo a dire qualcosa di brutto o cattivo davanti a lei. Ero inerme davanti a Viola e lo ero da sempre. Non perché era più forte di me o roba del genere, era facile da capire: se stava male lei, stavo male anche io. Le mie braccia rimbalzarono sui fianchi e restarono ferme lì. Contemporaneamente abbassai lo sguardo. Probabilmente camminò verso di me, perchè dopo qualche secondo rimasta in quella posizione due braccia mi avvolsero.

"Dicevo davvero, ti sta benissimo quel vestito...", cercai di dire con il mento appoggiato alla sua spalla.

"Ti credo e.. Scusa, ho avuto una reazione involontaria, non volevo farlo, scusa ancora."

"No no! Sono io che mi devo scusare per averti detto quelle cose, ma la noia fa butti scherzi.", sogghignai.

Si staccò quel quanto che bastava per guardarmi negli occhi: verde contro azzurro.

"Mi perdoni?", sorrisi.

"Non ti devo perdonare per niente, non hai fatto niente.", dissi.

"Adesso andiamo a casa, và! Non devi prepararti a vedere Bill?", feci una smorfia quando pronunciai quel nome.

"Ashley, guarda che ti ho visto!", borbottò.

"Cos'ho fatto questa volta?", chiesi, alzando gli occhi al cielo.

"Hai fatto una smorfia quando hai detto Bill!", mi accusò. "Non lo fare più!"

"Ai suoi ordini signora Kaulitz!", scherzai, facendo il saluto militare. Lei rise e mi diede uno spintone.

"Stupida!"

***


"Oooh, ma quello è davvero...", iniziò Viola indicando qualcosa con l'indice. Seguii la scia.

"Un treno?!? Si, è davvero un treno.", dissi tranquilla, ma poi mi immobilizzai e mi girai verso di lei.

"Non hai mai visto un treno?!?", la mia bocca rimase spalancata, provocando delle risa da parte di Viola.

"Veramente io intendevo quello sopra al treno…", sogghignò. "E per cronaca, avrò visto più treni di te!"

"Si, certo…", dissi, mentre cercavo con gli occhi a che cosa si riferiva.

La trovai: non era sopra al treno, era appiccicato al treno. Un cartellone con sopra chi? Sempre loro. Sbuffai.

"Che c'è? Non hai visto che bel faccino che ha in quella foto Bill?", sghignazzò.

"E io che pensavo ti riferissi a un gran bel ragazzo..niente.", sussurrai.

"Ma Bill è un gran bel ragazzo!", ribatté. La fulminai con lo sguardo.

"Oooh, cambiamo discorso per piacere!", la supplicai.



“Il treno regionale delle ore quattordici e trenta proveniente da Hessen e diretto a d Amburgo è in arrivo al binario tre,  si prega di allontanarsi dalla linea gialla.”



"Si prega di allontanarsi dalla linea gialla!” dissi, imitando quella voce femminile da racchia. "Mica siamo scemi, non ci vogliamo suicidare, sai?!?", cercai con la testa all'insù il microfono che aveva trasmesso quel messaggio e non mi resi conto che Viola si era messa a ridere.

"Che hai da ridere?", le chiesi, porgendo le mani in aria con il palmo in sù e facendo una faccia da ebete.

"No, niente. E' che non è da tutti i giorni vedere la propria migliore amica parlare da sola.", mi rispose, mentre ricominciò a camminare verso il binario tre.

"Ah-ah! Spiritosa!", urlai, visto che non mi aveva aspettato e quindi era più avanti di me.

La raggiunsi con tre grandi passi, per poi darle una spinta dietro alla schiena.

"Grazie per avermi aspettato, eh!"

   
 
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