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Autore: Trijpmaker    14/05/2010    1 recensioni
M'è sempre piaciuto il film Blade Runner di Ridley Scott e ho voluto scrivere una storia ambientata a Venezia. Spero che vi piaccia.
NdAmministrazione: secondo il regolamento, l'introduzione deve contenere un accenno alla trama o una citazione significativa ripresa dalla storia. L'autore deve perciò provvedere a modificare questa introduzione (può contemporaneamente cancellare in autonomia questo messaggio)
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ero appena uscito dalla questura e mi stavo dirigendo verso il campiello dell'Anzolo.

Tutta questa storia si stava complicando.

Adesso era venuto il momento che qualcuno cominciasse a rispondere alle mie domande.

Arrivare non fu un problema, perchè non c'era anima viva per le strade.

Mentre camminavo non potevo fare a meno di notare quanto fosse silenziosa la città.

Avevo visto molti filmati d'epoca su come fosse viva, pulsante di attività e il suo attuale silenzio era assordante. Mi sembrava d'essere dentro il negozio d'un rigattiere ed era come se tutto fosse stato buttato via in strada, come se a qualcuno non interessasse più.

Le mie riflessioni furono interrotte appena entrai nel campiello. Vidi il portone dello studio legale e mi ci avvicinai. Detti una rapida occhiata per vedere se era chiuso, suonai ma nessuno mi rispose.

Detti una spinta alla porta ed essa s'aprì. Non era stata chiusa bene.

Ero appena entrato e sembrava che qualcosa fosse fuori posto.

Lo studio era come lo avevano lasciato la prima volta che c'ero stato, le luci erano spente.

Seduta sulla sua scrivania c'era l'arcigna segretaria che mi aveva ricevuto il giorno in cui ero andato

per il lavoro di sorveglianza. M'avvicinai a lei e le tastai il polso. Morta.

Estrassi la pistola dalla fondina e salii le scale adagio, restando attaccato al muro.

Tolsi la sicura ed avanzai adagio. Di solito, prima di entrare in un luogo che non conoscevo, avrei usato un segnalatore della Penfield. Questo segnalatore emetteva un onda sonora capace di mandare in catalessi chiunque si fosse trovato nel suo raggio d'azione, umano o androide che fosse,

ma adesso era troppo tardi per simili accorgimenti, ero in ballo e dovevo danzare.

Un passo alla volta, mi ripetevo, un passo alla volta e senza fretta. Il campo santo era pieno di imbecilli che erano entrati alla carica facendosi poi accoppare da quelli che dovevano prendere.

Adesso non provavo più gusto o la solita botta di adrenalina che ti viene in queste situazioni, ma solo nausea. Ancora un passo, procedi come t'hanno insegnato. Controlla gli angoli e guardati le spalle. L'ufficio era in fondo al corridoio ed era stretto, non c'erano altre porte. Ero imbottigliato e sarebbe bastata una scarica per farmi fuori.

Trassi un respiro profondo ed entrai sfondando la porta. La pistola era spianata, cane abbassato e sicura tolta. Sul divano c'era l'avvocato, con le braghe calate e senza mutande e accanto a lui il corpo di un ragazzino di non più di tredici anni, anche lui morto.

Sapevo che il caro, anzi il cavissimo estinto, aveva gusti differenti ma non pensavo così differenti.

Stavo per essere travolto dallo sconforto, ma prima di esibirmi in un piantino liberatorio era meglio controllare il resto dei locali. Meglio essere sicuri che dispiaciuti.

Nello studio non c'era rimasta anima viva e l'unico che poteva darmi delle risposte era morto stecchito. Decisi di dare un occhiata al corpo del ragazzino.

L'unica cosa sensata da fare sarebbe stata quella di alzare i tacchi e di gran carriera.

Qualcuno stava facendo le pulizie, tutti i fili sciolti erano stati tagliati, forse non proprio tutti, ma era meglio affrettarsi a salvarne ancora qualcuno.

Avevo infilati i guanti in lattice e decisi di scoprire qualcosa dal computer dello studio.

Superare le protezioni del sistema operativo non fu un operazione molto difficile, grazie ai programmi elaborati dal mio hacker. Feci una copia dell'Hard Disk e la salvai nel flash disk.

Per andare sul sicuro, decisi di formattare il computer dell'avvocato.

Questo avrebbe rallentato le indagini della Polizia, ma non le avrebbero di certo impedite.

Se c'era qualcosa che avesse valore, lo avrei scoperto appena rientrato a casa.

Uscii dallo studio e con tutta calma mi diressi verso il Bar dello Schifo.

Seduto davanti al banco del bar, con un bicchiere di whisky sintetico e delle patatine estrassi il mio taccuino. Dovevo cominciare a fare mente locale su tutti gli avvenimenti di questi due giorni.

Allora il cavissimo estinto mi manda a chiamare per una sorveglianza, la mia ex viene accoppata durante un lavoro facile e come ciliegina, su questa torta fatta con uova marce e la merda di cane fritta in padella, vengo richiamato in servizio.

Ho il fiato sul collo da parte della sbirraglia e il mio superiore diretto era infido come un'anguilla.

Era finita qui? Probabile o forse no.

Finii il whisky, la prossima fermata sarebbe stata a casa, con l'ultima sigaretta della giornata e una bella dormita.

Le calli erano deserte e molti edifici stavano cadendo a pezzi, si sentiva solo il rumore dei miei passi. Vicino a casa mi capitò di passare vicino alla calle dell'amore degli amici.

Un piccolo vicolo, stretto. La leggenda narra che se una persona bussa ad una porta di un palazzo

e, se a quest'ultima veniva aperto, poteva entrare e sparire verso una nuova dimensione o verso un nuovo tempo.

Non sapevo se ciò fosse vero, ma quella sera avevo una grande voglia di crederci in questa leggenda. Prima di rientrare a casa m'ero fermato davanti ad una vetrina. Mi stavo fissando nel vetro sporco e la faccia che stavo vedendo non mi piaceva per niente.

Era la faccia di un assassino, un uomo che aveva conosciuto l'amore e che l'aveva buttato nel cesso.

Tutto per la sua voglia di adrenalina. Laura era morta e chiunque fosse stato l'avrebbe pagata cara.

Avrei pianto se avessi potuto, ma non ci riuscivo. I pochi vicini di casa che erano rimasti mi guardavano come un diverso, perché non avevo un animale.

Dato che la maggioranza delle specie animali s'era estinta, possederne uno era diventato una sorta

di status symbol sociale. Molti avevano un topo, i più abbienti un animale a quattro zampe di medie-grosse dimensioni, come una capra o qualcosa di simile.

Col mio stipendio me mi sarei potuto permettere qualche animale, vero non una riproduzione genetica da quattro soldi, però non me la sentivo, perché l'avevo visto sopprimere davanti ai miei occhi quand'ero bambino e non volevo piangere ancora le lacrime che avevo sparso per Nea, la mia bella gatta dagl'occhi color lillà.

Ero appena rientrato a casa quando avevo sentito del movimento alle mie spalle, mi voltai di scatto ed estrassi fulmineamente la mia berta.

  • La prego mi aiuti...

Era l'Avvocato Torres.

  • Avvocato, che diavolo ci fa qui?

  • Domanda del cazzo, fottuto imbecille. Sono appena sopravvissuta al massacro dei miei colleghi allo studio.

Una s'era salvata. Finalmente avrei avuto risposte. La poverina era spaventata.

  • Va bene avvocato mi segua dentro casa.

  • Si.. - Fu più un flebile suono che un'affermazione

Stavamo salendo su per i gradini della mia residenza. Anche la mia non faceva eccezione allo stato delle case della città, stava cadendo a pezzi.

La ragazza s'aggirava per il mio appartamento come una pantera inferocita e non potevo biasimarla, perché vedersi accoppati sotto i suoi occhi colleghi ed amici é un esperienza difficile da mandare giù.

  • Adesso si sieda, Avvocato e cerchi di calmarsi

Si sedette sul mio divano e le porsi la mia fiaschetta, con dentro cognac vero, mica schifezza sintetica. Lei la bevve quasi fosse un rimedio contro il cancro.

  • Allora mi dica cosa è successo e cominci dal principio.

Mi guardò un attimo impaurita, ma poi le sue parole vennero fuori come un fiume in piena.

  • Ero andata in studio per curare un paio di pratiche in sospeso... ero impegnata nel mio solito...

  • E poi ha sentito qualcosa.

  • Si.. - disse flebilmente.

Le feci vedere le foto dei miei lavori in pelle. Riconobbe Didier, Trenchtown e Emmy.

La vedevo che ancora tremava come una foglia, ma sapevo che bisognava battere il ferro finchè era ancora caldo.

  • Allora avvocato.. mi dica quello che sa sulla pratica Baliello-Contanoni.Nel caso lei non lo avesse capito quei L.I.P. hanno accoppato molte persone e i suoi colleghi sono solo gl'ultimi della lista

  • L.I.P?

  • Si.. Lavori in pelle, Replicanti, Carne di seconda scelta o scherzi di natura...

  • Basta!!! Non usi questo linguaggio!

  • Mi ascolti attentamente. Siamo entrambi in un mare di merda e se vogliamo uscirne fuori dobbiamo capirci qualcosa e lei deve dirmi tutta la verità.

  • Un normale caso di divorzio...

  • Non credo proprio. Nel caso lei non lo sapesse questi lavori in pelle hanno ammazzato molti esseri umani..

  • Ascolti... Io...

  • Mi dica quello che sa.

Lasciai che continuasse il racconto. In buona sostanza il mollusco mi aveva assunto a seguito della richiesta del marito. Ufficialmente si trattava di divorzio, ma in realtà la ragazza sospettava qualcosa, ma s'era guardata bene dal fare domande.

Una logica ferrea; Nessuna domanda, nessuna risposta.

Le diedi un'altra occhiata. Dietro quella scorza di cinica professionalità c'era una ragazza spaventata

che aveva visto la morte quel giorno. Dopo pochi minuti si lasciò andare in un pianto liberatorio.

Ripresi.

  • Avvocato.. le preparo un letto. Adesso lei cerchi di riposarsi e di riprendere fiato. Domani mattina esamineremo il contenuto dell'hard disk del suo principale.

  • Va bene.

Mi diressi verso la camera degli ospiti e le preparai il letto e appena sdraiata s'addormentò subito.

Mi misi seduto nel salotto. I miei occhi vagavano sulle pareti, osservando le cose che c'erano attaccate. Vedevo stampe, quadri, il soffitto affrescato ma la mia mente non stava nemmeno ammirando quei capolavori. Presi la pistola dalla fondina e iniziai a ripulirla.

La volevo in ottime condizioni d'uso perché presto l'avrei usata.


  
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