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Autore: Briseide    28/08/2005    3 recensioni
Draco Malfoy ed Hermione Granger. Una catena di equilibri delicati, tenuta in piedi unicamente dalla loro voglia di stare insieme. Poi, arriva l'elemento d'intrusione: Le Labbra Del Miglior Amico. E ora che si fa?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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II capitolo

The Truth In Your Lies



A quel punto, aveva assicurato alla vicina che andava tutto perfettamente bene, quando invece non pensava ad altro che a trovare un ponte e gettarsi di sotto. Le sarebbe stato bene, era la giusta fine per una sciocca come lei, che a venticinque anni non era ancora in grado di controllare le parole.

Non le rimaneva altro da fare, in alternativa al ponte, se non cercare un posto dove stare.
La prima cosa che le passò per la mente fu l’immagine della sua casa, neanche troppo distante da lì.
Peccato che dentro vi avrebbe trovato i suoi genitori, e questo le bastò a convincerla che non era quella la scelta migliore.
Scartò per logica e coerenza anche Grimmauld Place.
E di conseguenza… arrivò alla Tana.
Arrivare alla Tana con il cuore a pezzi e all’ora di cena è quello che si può definire un binomio Malattia- Medicina.
Qualunque medico lo avrebbe consigliato ad una persona affetta da depressione.
Suonò il campanello con l’aria distrutta e un sorriso piuttosto instabile sul volto.
Quello sul volto di Ron dopo averla riconosciuta fu molto più sincero.
- Hermione! Che fai qui?
- Non posso passare a trovare un amico?
Accidenti, per anni e anni era sempre stata la benvenuta, quella che poteva o addirittura doveva entrare in casa Weasley senza neanche chiedere il permesso, e proprio quando aveva l’occasione di poter sfruttare quella possibilità, Ron le domandava come mai fosse lì. Iniziò a pensare che non fosse stata poi una buona idea.
- Con una valigia in mano?
- Ho… litigato con Draco.
Ammise lanciando uno sguardo mesto alla piccola valigia poggiata ai suoi piedi. Il volto di Ron si illuminò come se fosse davanti al suo regalo di compleanno… e avesse otto anni.
- Lo sapevo!
- Grazie Ron, è sempre bello avere l’appoggio di un amico.
Mugugnò lei, appoggiandosi allo stipite della porta e passandosi una mano tra i capelli. Sentiva il cuore martellarle ancora il petto, aveva bisogno di un iniezione di energia e positività… di una cena in casa Weasley, in altre parole. Ron le sorrise e fece un passo indietro.
- Entra, dai.
- Grazie per la gentile concessione.

°°°

La misteriosa motivazione che portò Harry ad uscire di casa e imboccare la strada per quella di Hermione, rimase sempre un mistero.
Dopo che lei era uscita da casa sua, e averle quindi rovinato l’esistenza per il prossimo anno a venire, si era ritrovato per strada, a vagabondare con le mani in tasca e gli occhi ostinatamente puntati in terra, come punizione che si auto infliggeva per quanto fatto: non meritava di guardare in faccia altra gente, e gli sarebbe stato bene andare a sbattere contro un lampione, o finire sotto una macchina.

Quella stessa fantascientifica motivazione, lo aveva guidato fin sotto il portone della palazzina di Hermione. Ma la consapevolezza non lo aveva abbandonato del tutto, essendo perfettamente sicuro che con molte probabilità la sua amica – o quella che lo era stata per lunghi anni – in quel momento era alle prese con una discussione tra lei e Malfoy, e che altrettanto sicuramente, non avrebbe gradito rivedere la sua faccia, figurarsi se lo avrebbe invitato a prendere una tazza di the.
Eppure non si era fermato, ed era entrato, con il banale e fortuito pretesto di tenere il cancello aperto ad una donna e alla sua sporta della spesa. Così era entrato anche lui, aveva raggiunto le scale e si era fermato.
Aveva solo guardato in alto. In tempo per scorgere una faccia rugosa quanto curiosa dietro ad una porta socchiusa: qualcuno aveva appena dato spettacolo, e dubitava fortemente che la minuta signora di prima si fosse messa a destreggiare cavoli e carote salendo le scale.
Così ebbe la certezza che uno dei due non era in casa.
In quel condominio, a quanto si lamentava Malfoy e scherzava Hermione, abitavano solo vedove e divorziati, ragion per cui l’unica attrattiva per quella gente era una sana litigata, e magari anche lo scoppio di una porta sbattuta con rabbia e frustrazione.
I soli in grado di offrire una tale opportunità di spettacolo, erano di certo la sua Hermione e Malfoy.
Questo lo invitò a salire due piani, e a fermarsi al terzo, per prendere fiato e concedersi un'altra occasione di salvezza: voltarsi, scendere le scale appena salite, e tornarsene a casa.
Ovviamente la scelta giusta e quella più saggia ha sempre scarsa attrattiva, rispetto al rischio di una morte certa.
Salì un altro piano e suonò il campanello.
Si aprì immediatamente la porta… accanto.
- Buonasera.
- Salve.
Salutò interdetto Harry, sollevando di poco una mano in direzione di una vecchia fuori dalla porta. Aveva la imbarazzante sensazione di essere vittima di un esame accurato, puntiglioso e terribilmente critico, al quale non poté neanche sottrarsi.
- Amico di lei o di lui?
- Di Hermione.
Rispose meccanicamente senza neanche chiedersi come mai gli stesse facendo quella domanda. Era troppo avvilito al pensiero dell’analogia tra quella domanda e quella che si rivolge sempre a qualcuno ben vestito nella navata di una chiesa.
Amico della sposa o dello sposo?
- Non è in casa.
Non avrebbe mai scoperto effettivamente se glielo aveva detto per rendergli una semplice e indiscreta informazione, o se lo aveva fatto con l’intento di salvargli la vita. La porta si aprì nell’esatto momento in cui Harry prese atto che non era il caso di rimanere lì.
Trascorsero tre minuti, Harry credé di aver contato tre volte sessanta, sessanta preghiere di una morte rapida a venire, prima che quegli occhi si staccassero da lui e si posassero con evidente astio sulla vicina.
- Potter.
Sibilò mentre tornava a guardare lui.
Ma a quel punto Harry si poteva già considerare sollevato. Più che arrabbiato e propenso a istinti omicidi, Malfoy gli era parso stanco. Aveva il tipico sguardo torbido e irrequieto, di chi ha riflettuto molto negli ultimi secondi senza giungere a niente di soddisfacente. Di chi ha sprecato tutte le sue forze cercando di non muovere un passo e sfasciare tutto. Di chi ha sentito troppo e di chi è roso da un pensiero, da un tormento, da un timore.
- Ti stupirebbe sapere che Hermione non è qui?
Lo aveva avvertito in ostentato tono annoiato, mentre uno sguardo fulmineo si andava a posare su dei cocci appena dietro di lui. Distolse subito gli occhi, come se la sola visione avesse potuto accecarlo, o ferirlo a fondo.
- Non sono qui per lei.
Davvero?
Sorprese persino se stesso. Non era li per lei? Si sentì molto stupido, e si considerò un po’ furbo, come consolazione. Draco aveva alzato un sopracciglio e iniziato a tamburellare con le dita sullo stipite della porta.
- Vuoi baciare anche me?
Fu molto peggio di un pugno dritto sul naso, o di un calcio nello stomaco, o di un colpo sferzante di bacchetta alle spalle. Sembrava una semplice domanda, a puro titolo informativo. Era invece un’accusa precisa, una dichiarazione di odio profondo, una promessa di rancore eterno… e anche un taglio netto e ancora sanguinante a quel filo invisibile che teneva ben stretti e uniti tra loro il suo orgoglio e i suoi sentimenti.
- Non avrebbe fatto niente, se non fossi stato io.
Si rese autore della più grande banalità e ovvietà di quell’ultimo secolo, il vecchio Harry, e incassò il colpo senza battere ciglio. Aveva anche lui il suo orgoglio da difendere, in fin dei conti. Draco non aveva mosso un passo, sempre fermo sulla porta, perfettamente padrone del suo corpo. Eppure c’era sempre qualche piccolo particolare che lo tradiva.
- Non ho bisogno che tu me lo dica, e lei non ha bisogno che la difenda. Lo so perfettamente.
Ed era vero. Assolutamente vero, non c’era traccia di menzogna o di indotto autocontrollo nelle sue parole, se non l’esposizione di un semplice e poco importante dato di fatto, una sicurezza paragonabile alla certezza che il sole illumina e che Hermione non era lì.
- Ma, allora…
- Senti, Potter. Capisco che sia dura per te accettarlo, ma non c’è niente che tu possa e debba fare, perché la cosa non ti riguarda minimamente. Quindi puoi anche alzare i tacchi e andartene, non è di certo per te che mando all’aria l’unica cosa buona che ho tirato su nella mia vita. Torna a casa, preparati una buona cena e addormentati pure davanti alla finestra tutto preso a spiare i tuoi vicini, Potter, perché qui intralci il passaggio e mi costringi a sprecare tempo che potrei di certo impiegare altrimenti.


La vicinanza e la stretta convivenza con Hermione non avevano addolcito o mitigato Malfoy, ma di sicuro gli avevano insegnato cosa volesse realmente significare lottare ogni giorno contro una forza della natura. Alias Hermione Granger. E a quanto pareva, di quella lotta lui aveva fatto il suo motivo di vita, ed Harry non poteva di certo biasimare quella scelta.
- Buonanotte, Malfoy.
- Crepa Potter.
- Ti è di diritto.
Concesse Harry alzando le mani in segno di resa e voltandosi verso le scale.
Il pensiero di aver concesso un diritto a Malfoy, tuttavia, si ripercosse due gradini più tardi.
- Per inciso Malfoy, credo sia giusto farti sapere che Hermione non ha messo neanche un po’ di ling…
Quello che coprì le ultime lettere del suo discorso, fu l’ennesimo scoppio violento di una porta.

°°°

And you can't fight the tears that ain't coming
or the moment of truth in your lies
when everything feels like the movies
yeah, you bleed just to know you're alive
Iris - Goo Goo Dolls




Poggiò le labbra su quel freddo levigato della porcellana e inclinò di poco la tazza, in un gesto lento e misurato, vano tentativo di imporre alla sua mano di smettere di tremare, e di recuperare un po’ di calma.
- Soffia, è calda.
Allontanò la tazza appena più rapidamente e chiuse gli occhi nel poggiarla sul tavolo, accompagnandosi con un sospiro lento e sofferto. Ron poggiò il mento su una mano, e sorrise senza che lei potesse vederlo. Quando aveva riaperto gli occhi, era di nuovo appoggiato con la schiena sullo schienale della sedia, e la guardava a braccia conserte e con un ghigno a metà tra l’ammirato e l’incredulo.
- Glielo hai detto sul serio?
- Ron…
Lo aveva ammonito lei, la sua voce era stanca ma non aveva impedito a quel tono vagamente minaccioso di raggiungere i sensi di allerta del ragazzo di fronte a lei.
- Ti ammiro lo stesso.
- Anche io ammiro da sempre la coraggiosa volontà di mamma e papà di tenerti con loro per tutto questo tempo, come addirittura figlio loro, Ron. Sparisci.
Ginny Weasley aveva fatto la sua entrata trionfale, ridotto ad un cumulo di macerie l’ego del fratello con poche parole, fatto piazza pulita della cioccolata calda strappando la tazza dalle mani di Hermione, e preso le redini della situazione in un battito di ciglia, quelle di Hermione.
Un attimo dopo Ron imprecava un piano più su e Ginny era seduta di fronte a lei, con la fronte corrugata, le mani intrecciate sul piano del tavolo, le caviglie altrettanto, sotto al tavolo, e gli occhi fermi in quelli di Hermione.
- Immagino che non voglia sentirti dire che avevamo ragione noi.
Lo sguardo disperato e disilluso che le arrivò di rimando chiarì il concetto della risposta che sarebbe dovuta arrivare a parole.
- D’accordo, credo di poter fingere che non sia vero. Ma si può sapere cosa-
- Cosa ti interessa sapere di più, Ginny, se Harry mi ha baciata o cosa ho detto a Draco per arrivare qui?
Le labbra di Ginny scomparvero, divennero troppo sottili, quanto dovette essere dura e violenta la stretta delle sue dita, una contro l’altra. Hermione sperò che non iniziasse ad urlare o ad insultarla per aver dato voce alla verità. Con Ginny era così da sempre: lei e la schiettezza andavano a braccetto, solo ed esclusivamente se si parlava di altri e non di lei. Un gioco troppo comodo e divertente, per poterle consentire di giocare in quel modo con gli altri.
- Io ed Harry abbiamo smesso di andare a letto insieme già da tempo.
Hermione si lasciò sfuggire un sorriso, e si prese l’impegno di non sopprimerlo troppo presto. Lasciò a Ginny il tempo di realizzare quanto poco somigliasse alla vera realtà delle cose quello che aveva detto, e poi scostò di poco la sedia dal tavolo, tanto per prendere un po’ d’aria.
- Forse se riprendeste a farlo mettendo in chiaro che il letto è la minima parte di quello che vi tiene vicini, lui non bacerebbe me per valutare quanto gli manchi.
- Sei ancora molto scossa per quello che hai detto a Draco e per la vostra lite, Hermione.
Ribatté seccamente Ginny, accarezzando il piano del tavolo e puntando un piede contro il pavimento, cercando di reprimere la voglia di correre via da quella stanza, da Hermione, e dal ricordo di quanto male potesse fare la lontananza di Harry dalla sua vita.
- Sono molto arrabbiata, Ginny, è diverso. Con me, con Draco, con Harry e con te. E non è conveniente mentire a tutti i costi davanti a me quando sono di questo umore.
- Cosa hai detto a Draco?
- Una bugia. E tu cosa hai detto ad Harry?
Ginny chiuse gli occhi e non li riaprì più, per molto tempo.
- Una bugia.

La verità era molto più semplice del previsto, ma non per questo meno deleteria.
Erano tutti orgogliosi bugiardi, ma di pessimo stile, se non riuscivano a mascherare la verità che per poche ore, o pochi anni.
Così Hermione si era ritrovata ad affermare il falso, a lanciare una freccia per errore, colpa della presa poco salda, perché Draco aveva avuto l’ardire di voler far credere a se stesso e ad Hermione che tutto potesse scivolargli addosso come se niente fosse, perché era ancora perfettamente in grado di proteggersi dalle pugnalate della vita, quando invece si era direttamente tagliato le vene da solo, per quello stupido orgoglio del quale non sapeva che farsene, seduto sul divano di quella casa troppo vuota, rendendosi conto per la prima volta con dolorosa certezza, che l’orgoglio non era di nessuna compagnia.

Harry aveva mentito a tutti: a se stesso nel baciare Hermione convinto che fosse la strada giusta per cancellare Ginny, a Ginny nel farle credere che la sua vita poteva andare benissimo avanti senza che lei e il suo turbine di lentiggini e capelli rossi ne colorasse il grigiore, a Malfoy nell’assicurargli che non era finito davanti a quella porta per cercare Hermione… e ad Hermione nel lasciarle pensare, fino a quando non ci era arrivata da sola, che quel bacio significasse molto più di un semplice esperimento egoista ed infantile.

Ginny si era presa in giro con arguta convinzione fino alla fine, fino a quando Hermione non le aveva dato uno schiaffo e destabilizzato i suoi principi inventati. Aveva ingannato Harry, facendogli credere che le sue lenzuola di seta valevano molto più dei suoi baci e della sua attenzione.

Tutto questo, per non ammettere che la perfezione non esiste, è solo un effimero pensiero, una vana illusione… e anche qualcosa di superfluo, in confronto all’imperfezione di un sentimento tale da sconvolgere tutto quello che ruota intorno alla propria vita, che fa di te tutto quello che vuole, ma che sa come premiare.

E con quel piccolo barlume di una ancora lontana e opaca intuizione, scostarono entrambe le sedie dal tavolo, preferendo affogare nel succo agrodolce dell’oblio del sonno tutti quei pensieri e quei piccoli dolori che iniziavano a spandersi sempre più rapidamente e con maggior violenza dentro di loro.

Le luci del mattino seguente apparivano ancora molto lontane, e con quella debole consolazione, Hermione chiuse gli occhi, cercando di non far caso a quella crepa sul muro che dal letto della sua casa non vedeva, e a quelle lenzuola che non riuscivano a scaldarla come avrebbe voluto e avuto bisogno.





TBC



°°°

Ed ecco qui, la pianificazione di un bel pò di casini. Non potete capire quanto sia stata contenta delle recensioni che avete lasciato al ritorno dai 15 giorni, soprattutto per come sono andati. -.-
Ma non perdiamoci d'animo, anche perchè qua c'è già un bel pò di gente che non se la passa benino, a quanto pare da questo capitolo, mh?
Very special thanks to:
- Isabell : Grazie ^.^ In genere non mi sbilancio, ma fossi in te un pochino mi tranquilliezzerei, visto come vanno le cose ultimamente dalle mie parti non me la sentirei proprio. Vedremo, comunque, ma non disperare.

- eva_elamela: Come morirari? E poi io come farò senza le tue recensioni? Non sei morta... vero?! La zietta Elladora al momento è mortalmente offesa per l'affronto che una mezzosangue quale la Signorina Granger le ha rivolto... ma credo che stia organizzando una rivolta con tutti gli arazzi sparsi in varie residenze di famiglia, appena le passa l'offesa e la raucedine per l'umido delle pareti, temo che sarai accontentata. Grazie per i complimenti, un bacio anche a te!

- Sabry : Ciao!! Si lo so, quello della statuetta è stato un colpo basso, mi giudico colpevole. Odi Potter? Poverino, in questa fic lo tratto meglio di quanto lo consideri solitamente (beh, il che è tutto dire -.-), ma cercherò di fartelo piacere, magari più in là. Dopotutto, hai visto in questo capitolo, che non aveva intenzioni propriamente maligne... no? Buone vacanze anche a te, se sono ancora in tempo!

- Samia : Eh eh, mamma mia mi sto sentendo un pò in colpa per aver scatenato tutto quest'odio per il povero Harry (pooovero?!) ^.^ Si vede che non sono proprio una scrittrice imparziale, devo migliorare, accidenti. Spero che ti piaccia anche il continuo, oltre all'inizio! Ho cercato di essere il più puntuale possibile. Ciao bella.
- Clo87 : Sai una cosa? Sono curiosa anche io! o.O Vedremo cosa mi dirà la testa - ecco, non è esattamente una buona premessa credo. Grazie per la recensione Clo!

Al prossimo aggiornamento, grazie !!

Bris

  
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