La biblioteca
Capitolo Terzo
Dicono gli antichi proverbi che due persone dal carattere troppo differente non faranno che ostacolarsi per il resto della vita: probabilmente, nessuno di quelli che avevano elaborato quelle celebri massime aveva avuto l’onore di conoscere Roy Mustang e Riza Hawkeye.
L’amicizia tra i due, sbocciata per puro caso, si rafforzava giorno per giorno, nonostante Riza si ostinasse a non chiamare mai Roy per nome, adducendo come scusa il fatto che, in quanto allievo di suo padre e più grande d’età, fosse suo dovere tributargli nel parlato il rispetto che si ci aspettava da parte sua nei suoi confronti. Il giovane, contrariato, cercava di ribattere sulla questione argomentando come meglio poteva, ma, per quanto a volte riuscisse anche a portare valide tesi a suo favore, non era mai riuscito a convincere quest’ultima a rinunciare a quell’onorificenza. Tuttavia, i titoli che uscivano dalle loro labbra per rivolgersi all’altro non furono mai d’ostacolo alla crescita del loro rapporto, che si faceva invece sempre più stretto.
Da quando aveva convinto Roy a metter piede nella biblioteca, e successivamente a sfogliare qualche volume di suo interesse, Riza sentiva davvero di aver trovato qualcuno con cui essere sé stessa, sempre e comunque. Aveva preso l’abitudine di rimanere a discutere con lui dell’ultima lettura, scoprendo come dietro la facciata da scavezzacollo del ragazzo si celasse una mente geniale capace di riflessioni profonde e interpretazioni ingegnose delle più strambe allegorie. Certo, si divertiva moltissimo anche a scorrazzare per i campi fingendo di inseguire i più improbabili nemici - dopotutto erano entrambi dotati di una fervente fantasia e una irrefrenabile energia - ma, potendo finalmente dividere la sua più grande passione con il ragazzo, poteva avvertire dentro di sé la nascita di una sensazione meravigliosa, quasi come se il suo io più completo fosse riuscito completamente a venir fuori. A volte si ritrovava a pregare che Roy non terminasse mai il suo apprendistato, e che le cose rimanessero così come stavano per sempre.
Era stato così che gli anni erano passati, tra risate, sporadici litigi, discussioni, uscite e ancora risate, memori di fatidiche giornate trascorse a cercare grandi classici o opere sconosciute all’interno della biblioteca, oppure a leggere presso la finestra, con la luce del sole ad illuminare i loro occhi lucenti.
Con passare delle primavere, si rendevano conto di stare maturando sempre più: Riza aveva ormai acquistato dal giovane Mustang una certa fermezza di carattere, e, spronata ed incoraggiata da quest’ultimo, aveva esercitato la sua mira fino a diventare, come diceva Roy, “una Hawkeye di nome e di fatto”. Da parte sua, invece, il ragazzo sembrava, se non aver messo la testa a posto, perlomeno più serio e concentrato sui suoi studi, tant’era che le famose sgridate del signor Hawkeye erano diventate inversamente proporzionali agli anni che passavano; inoltre, a Riza pareva che si fosse seriamente appassionato ai libri che trattavano di grandi guerre ed eroici soldati, pronti a morire per realizzare i propri ideali e salvare la nazione di appartenenza con coraggio e dignità.
Durante alcuni periodi festivi, che Roy trascorreva a casa su insistenza di sua madre, Riza aveva notato che la fiamma che pareva ardere in lei quando l’apprendista di suo padre era lì presente sembrava farsi più fioca; sapeva che era stato lui a salvarla dalla solitudine, e di essergli davvero affezionata. In quei giorni tornavano a tormentarla i fantasmi della sua infanzia, quando sua madre aveva lasciato l’uno in un laboratorio a fare dell’alchimia la sua unica ragione di vita, l’altra a tentare di fantasticare tra milioni di tomi. E capiva di dover soltanto benedire l’arrivo di quello che ormai stava diventando un giovane uomo dalle forti convinzioni e dalle tenaci abilità.
All’avvicinarsi del quattordicesimo compleanno di Riza, tuttavia, le cose cominciarono a cambiare. Roy iniziava a farsi più assente, e la ragazza poteva vedere i suoi occhi divenire gli specchi di un animo in volo verso avventure lontane. Ma non poteva minimamente sapere quanto quegli occhi erano riusciti ad andare lontano, finché non era giunta quella chiacchierata che aveva avuto lo stesso effetto di un maremoto.
« Riza. » il ragazzo pronunciò quel nome come per assaporarlo, fissando la sua posseditrice, inginocchiata sul pavimento, che gli dava le spalle per sistemare negli scaffali più bassi e polverosi i volumi appena letti.
« Signor Mustang, era or... » iniziò la ragazza, ma tacque quando, voltandosi, vide l’espressione
disegnata sul volto dell’apprendista.
Il ragazzo in questione si avvicinò a lei, si piegò sulle
gambe e le si mise di fianco, guardandola negli occhi in modo deciso e
sussurrando:
« Devo parlarti. »
Da come l’aveva sentenziato, Riza capì che poteva
trattarsi solo di qualcosa di estremamente grave o incredibilmente segreto, e
subito decise di assecondarlo. Si alzò, mosse qualche passo e fu di fronte alla
finestra, facendo segno a Roy di seguirla e sistemarsi affianco a lei. Dopo che
lui ebbe eseguito le sue istruzioni, prese di nuovo la parola:
« So che questo ti sembrerà improvviso... ma ho deciso di
lasciare l’apprendistato per arruolarmi nell’esercito. »
« Che cosa?! » ribatté lei, turbata. « Ma non puoi
lasciarm… non può partire senza terminare il suo apprendistato! » aggiunse,
mordendosi le labbra per quel “tu” improvviso che le era fuoriuscito dalle
labbra.
« Io sento di doverlo fare. Per questo paese, e… »
Ma la ragazza non lo ascoltava più: si era portata le
mani sul viso, conscia unicamente del fatto che Roy se ne sarebbe andato, che
l’avrebbe lasciata sola, a cadere in un burrone senza fondo senza più tenderle
la mano, e per andarsene a fare il soldato! Respirò un paio di volte,
chiedendosene il perché: ma poi, una nuova consapevolezza si fece spazio dentro
di lei. Chi era mai, per impedirgli di realizzare i suoi obbiettivi?
« Per questo ieri sera ha litigato con mio padre? »
domandò con voce triste ed occhi spenti.
« Già. » asserì l’altro, quasi risentito. « Tuo padre non
accetta la mia decisione. »
Seguì un lungo silenzio, durante il quale i due non
fecero che guardarsi negli occhi. Riza si rese conto che nelle iridi di Roy
brillava la fiamma di uno spirito forte e determinato, pronto a morire per i
propri ideali e i propri desideri. E capì.
« Mi prometta che tornerà. »
« Riza! » esclamò l’altro, sollevato.
Ma la ragazza non gli lasciò il tempo di profondersi in
mille ringraziamenti, perché riaffermò, decisa:
« Lo prometta. Prometta che tornerà. »
Roy la guardò incerto, come se non si fosse aspettato una
risposta simile. Ma poi afferrò d’impulso la mano della ragazza, e, a voce
bassa, sussurrò:
« Sarà la nostra promessa, Riza. »
***
Manca solo l’epilogo e questa fic sarà conclusa. Mi scuso se ci ho messo così tanto ad aggiornare, ma per tutta una serie di cose, tra cui il fatto che ho perso ogni capitolo che avevo sul PC in seguito ad un errore, ho dovuto riscrivere tutto daccapo. Questo non è il terzo chapter originale, bensì quello che sono riuscita a ricostruire sulla base di ciò che ricordavo. Mi spiace, probabilmente è molto inferiore alla qualità dei primi.
Passo alle risposte alle recensioni che è meglio, va’ xD
Rinalamisteriosa: Sono
passati mesi dalla tua recensione, ma spero che anche tu legga queste pagine.
Mi fa molto piacere che tu abbia continuato a seguire la fiction, un immenso
piacere ^O^ E quella parte, lo ammetto, è la mia preferita x°D Beh, di momenti
liberi ne ho avuti tanti, ma m’è piovuto addosso un cielo di sfortuna e questo
periodo è stato non solo infruttuoso, ma pure sfigato. Uff ç___ç A presto, e
grazie mille.
GLoRi: Ehilà, ciao x) Mi fa molto piacere che ti sia piaciuta e che ti sia apparsa dolce *O* Grazie, spero di risentirti.