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Autore: cabol    18/05/2010    1 recensioni
Dietro una porta ermeticamente chiusa può celarsi un pericolo misterioso, un favoloso tesoro, un terribile segreto. Aprirla può voler dire trovare tutto questo o chissà cos'altro. Ma certamente ci troveremo sempre l'avventura.
Mille e mille sono le leggende che i bardi raccontano, sull’isola di Ainamar. Innumerevoli gli eroi, carichi della gloria di imprese epiche. Eppure, in molti cantano anche le imprese di un personaggio insolito, che mosse guerra al suo mondo per amore di giustizia.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I misteri di Ainamar'
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Capitolo 13: rapimento

Era passato mezzogiorno e Lord Bailey dormiva ancora. Robert esitava, davanti alla porta della camera del suo padrone. Era pallido, agitato. Il suo autocontrollo e la sua professionalità si erano sciolti come neve al sole di fronte al viso ferito del suo anziano padre. Aveva urgente bisogno di parlare col suo padrone per accompagnare il genitore da chi avrebbe potuto curarlo. Però esitava. In realtà, Lord Bailey era sempre stato estremamente gentile e disponibile, trattandolo come un suo pari e non come un sottoposto. Eppure, l’educazione lo tratteneva dal bussare a quella porta.
Un passo nel corridoio lo fece voltare. Era Calyon, scuro in volto, che aveva appena finito di parlare con il malconcio Algernon.
 
«Robert, che fai? Lo svegliamo o no?».

«Non so, signore… Milord dorme… mi dispiace svegliarlo».

«Ma che scherzi? Ci penso io».

Il cacciatore spalancò la porta della camera.

«Sveglia, marmotta!».

Il letto era disfatto e vuoto. La punta di una spada si appoggiò al suo fianco.

«Accidenti a te, Calyon! Ma che vi viene in mente di stare dietro la porta a cospirare? Per poco non ti ho fatto male, pensavo ci fosse qualcuno con brutte intenzioni».

La voce di Lord Bailey aveva un tono divertito che contrastava con l’esasperazione delle sue parole. Il gentiluomo, sorrideva ma nel vedere il viso del suo amico, prima e quello di Robert poi, si fece subito serio.

«Cosa è successo? Qualcosa di grave?».

«Hanno picchiato il padre di Robert. È stato quel bel campione di Brook. Credo che quella famosa partita sia ancora aperta».

«Cosa? Robert, racconta tutto».

Il giovane maggiordomo non si fece pregare e riferì come aveva trovato suo padre subito fuori dal portone e come questi si era trascinato in cerca del figlio, dopo l’aggressione subita a opera del suo padrone. Lord Bailey ascoltava con estrema attenzione  mentre si rivestiva rapidamente.

«Come sta tuo padre?».

«Non sembra una ferita grave, milord, ma è anziano e sarebbe meglio che qualcuno più esperto di me gli desse un’occhiata».

Calyon intervenne.

«Elowen è già andata al tempio di Mirpas. Stai tranquillo che tornerà qui con un guaritore».

«Meglio così. Gli eviteremo inutili strapazzi. Ascolta Robert: stai vicino a tuo padre e fidati di me. Assecondatemi entrambi, qualsiasi cosa io faccia o dica, e tuo padre entro domani avrà giustizia e una bella ricompensa».

«Ho piena fiducia in voi, milord. Farò come dite».

Lord Bailey era già vestito di tutto punto. Prese il bastone, si gettò un elegante mantello sulle spalle e si diresse verso la porta.

«Andiamo Calyon. Brook avrebbe potuto cavarsela con relativamente poco ma pare che sia in cerca di guai. E noi lo accontenteremo».

«Dove andiamo?».

«Intanto a fare una passeggiata dalle parti del palazzo di Brook. Poi vedremo».

Venti minuti dopo, i due amici erano davanti al palazzo del mercante d’arte, mescolati alla gente che affollava le vie della città. Lord Bailey si avvicinò e scambiò alcune parole con la guardia che sorvegliava il portone del palazzo. Un attimo dopo tornò da Calyon con aria pensierosa.

«Brook è uscito e non è ancora rientrato. Mi chiedo cosa stia macchinando. Aggredire così quel bravuomo! Roba da autentici vigliacchi».

«Algernon sostiene di non averlo mai visto così fuori di sé».

«Beh, questo posso capirlo, gli abbiamo mandato all’aria i traffici. Vorrei solo capire dov’è andato».

«Magari è scappato».

«Eh, scappato. Uno così scappa portandosi dietro mezza casa, mica solo quel che ha addosso… Sei un genio!».

«Che?».

«Ma certo. Ora credo di sapere dov’è il nostro amico. Vieni con me, dobbiamo cambiar faccia per un po’».

Un’ora dopo, un vecchio marinaio sciancato arrancava sostenendosi a un bastone nelle stradine del porto, diretto verso il molo. Accanto a lui c’era un altro marinaio decisamente più giovane dal passo sicuro ma che pareva decisamente a disagio. Il vecchio faceva fatica a seguire il compagno.

«Ehi, rallenta, giovinastro!».

«Ma era necessaria questa mascherata?».

«Sì, se non vogliamo dare nell’occhio. Siamo quasi arrivati».

«Sei sicuro che la nave sia quella che dici tu?».

«Dalle carte che ho letto, direi proprio di sì, comunque, ce ne accerteremo presto. Vediamo, dovrebbe essere la Lanterna Gialla».

Indicò una nave dalle forme massicce, equipaggiata come se stesse per salpare da un momento all’altro. C’era molto movimento di uomini sulla tolda e sul sartiame. Evidentemente si stavano terminando i preparativi per la partenza. Sul molo, un paio di falconi[9] caricavano a bordo alcune casse che venivano scaricate da un carro fermo lì vicino.
A un tratto, i due amici videro scendere dalla nave il rispettabile signor Brook che si muoveva guardingo, come se temesse un pericolo. Quattro marinai lo seguirono e si diressero verso un carro. Il vecchio marinaio li osservò attentamente.

«Guarda che ceffi! L’equipaggio ideale per una banda di contrabbandieri. Scommetto di sapere dove vanno».

Calyon sorrise.

«A prendere le armi rimaste nei sotterranei. A questo punto è chiaro. Mi chiedo se partirà anche Brook».

«Fossi in lui lo farei senz’altro. Troppo grande il rischio che le carte che gli ho sottratto finiscano in mani sbagliate. E questa è l’ultima nave che possa fare un viaggio abbastanza lungo da portarlo fuori dai guai».

«E ora che si fa?».

«Cerchiamo di scoprire quando leveranno l’ancora. Anzi, fallo tu. Io devo correre da un vecchio amico».

Rapido come un gatto, il marinaio sciancato sparì in uno dei vicoli del porto, lasciando l’amico a osservare pensieroso la nave e il suo indaffarato equipaggio.
Un’ora dopo, un Lord Bailey Windström particolarmente elegante si presentava al quartier generale della Guardia di Elos. Al piantone di guardia chiese di poter parlare col capitano Tyron, della seconda compagnia.
Tyron non amava particolarmente i tipi come quel damerino che aveva già conosciuto in alcune occasioni e che gli stava alquanto antipatico. Ma era un personaggio di rango sarebbe stato scortese e poco prudente non riceverlo. Inoltre, le cose che quel tipo era venuto a sapere da un vecchio maggiordomo gli parvero decisamente interessanti. Gli rivolse alcune domande per meglio capire la situazione, poi decise che era effettivamente il caso di intervenire, possibilmente subito.
Proprio mentre stava per congedare Lord Bailey, il capitano vide irrompere nella sua stanza un sottufficiale di proporzioni quasi gigantesche. Era il sergente Burt “ogre” Waster, noto a tutta Elosbrand per la sua arroganza e avidità e per la scarsa dotazione intellettuale.

«Sergente Waster! È questo il modo di presentarsi a un superiore? Non vi hanno insegnato a bussare?».

«P-perdonate c-capitano. È una cosa urgente e gravissima. La signorina Irlentree è scomparsa!».


[9] Strumenti per sollevare pesi, simili alle gru, manovrati da argani
  
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