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Autore: cabol    18/05/2010    1 recensioni
Dietro una porta ermeticamente chiusa può celarsi un pericolo misterioso, un favoloso tesoro, un terribile segreto. Aprirla può voler dire trovare tutto questo o chissà cos'altro. Ma certamente ci troveremo sempre l'avventura.
Mille e mille sono le leggende che i bardi raccontano, sull’isola di Ainamar. Innumerevoli gli eroi, carichi della gloria di imprese epiche. Eppure, in molti cantano anche le imprese di un personaggio insolito, che mosse guerra al suo mondo per amore di giustizia.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I misteri di Ainamar'
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Capitolo 15: caccia

Quella notizia lo aveva completamente colto di sorpresa. Si immaginava che Brook sarebbe scappato cercando di portarsi dietro la maggior parte delle proprie ricchezze e il carico d’armi, ma non aveva minimamente pensato alla ragazza. Perché Lord Bailey non aveva dubbi su chi fosse il responsabile di quella sparizione, né su come questa fosse avvenuta. Erano ben altre le domande che si poneva. Brook aveva rapito la ragazza o quella l’aveva seguito spontaneamente? Era una complice od un ostaggio? Od entrambe le cose?
In ogni caso, rivelare al capitano Tyron quel che sapeva sul passaggio sotterraneo sarebbe stato come consegnarsi spontaneamente alle guardie. Come poteva conoscere tali particolari?
Il giovane elfo che, nei panni di Lord Bailey, stava rapidamente percorrendo le strade affollate di Elosbrand non smetteva un attimo di riflettere sugli ultimi avvenimenti.
L’unica cosa certa era che quella ragazza, complice o vittima, avrebbe legato le mani alle guardie di Elos.
Si era illuso di non dover intervenire di persona ma si rendeva conto di non avere molta scelta. A meno di non lasciare che Brook la facesse franca. Cosa da non prendere nemmeno in considerazione, soprattutto dopo quel che era accaduto al padre di Robert.
Giunse al proprio palazzo in preda a un’agitazione insolita per un tipo calmo come lui. Doveva scoprire immediatamente dove Brook poteva aver condotto la ragazza. Certamente non direttamente alla nave, né era verosimile che il mercante si fosse trattenuto a lungo nel sotterraneo, dal momento che poteva essere oggetto di un’irruzione da parte delle guardie. Si rimproverò duramente per non aver esplorato quel passaggio fino in fondo. Quasi sicuramente doveva esserci un’altra uscita. Il problema era riuscire a capire dove portasse. Provare a tornare nel passaggio sotterraneo sarebbe stato assai pericoloso, senza considerare il fatto che il mercante doveva averne bloccato l’apertura,  a meno di non essere uno stupido totale.
Varcato il portone, incontrò subito Robert che lo rassicurò sulle condizioni dell’anziano padre. Di Calyon nessuna notizia. Salì nel suo studio e si dedicò a esaminare numerosi volumi e pergamene che trattavano della città e la sua storia.
Due ore dopo era pomeriggio inoltrato, conosceva a memoria l’intero quartiere nobiliare ma non aveva la minima idea su dove potesse essere nascosto Brook.

Adesso calmati. Rifletti. Cosa sai di sicuro? Che Brook si imbarcherà sulla “Lanterna Gialla”. Quasi certamente stasera. Dunque è assolutamente necessario trovare dov’è ora, se sai dove sarà più tardi? La ragazza, consenziente o no, non corre pericoli di alcun genere perché se è complice, lui non le torcerà un capello, se l’ha rapita per usarla come ostaggio, le serve viva almeno fino a quando non saranno bene al largo.

Lentamente, la calma cominciò a tornare nell’anima del giovane elfo. La calma e la sua consueta freddezza. L’unico punto fermo della questione era la nave e da lì avrebbe dovuto partire. Bisognava vedere se, e come, era possibile fermare Brook poco prima del suo imbarco. Una volta a bordo, gli sarebbe sfuggito, forse per sempre.
Si preparò all’azione, indossando gli eleganti abiti neri che gli permettevano di nascondersi meglio nell’oscurità e il magico mantello degli elfi, capace di renderlo quasi completamente invisibile. Cinse la splendida spada che aveva trovato nella fucina di Brook e calzò il cappello a larghe tese che gli manteneva in ombra il volto. Rimpianse di non poter avvertire i suoi amici, anche se manteneva la speranza di poter trovare Calyon nei pressi della “Lanterna Gialla”.
Un quarto d’ora dopo era già nella zona del porto.

***

Rimasto solo, Calyon cercò di capire se fosse possibile avvicinare qualcuno dei marinai della “Lanterna Gialla”. A prima vista parevano indaffarati come api ma il cacciatore elfo individuò rapidamente un paio di marinai che parevano cercare ogni scusa possibile per evitare il lavoro. Quando erano di turno ai “Falconi”, giravano l’argano con poca lena e i carichi rallentavano visibilmente. Spesso fingevano di essere stati chiamati da qualcuno e sparivano per interi quarti d’ora a bordo della nave. Addirittura, uno dei due, che si era attardato una buona mezzora, fu scaraventato sul molo dal nostromo infuriato. Dalle urla che lo accompagnarono, comprese che il suo nome era Jack Oblomov.
Bene, bene. Questo ha l’aria di essere proprio il tipo adatto.
Rapidamente, Calyon raggiunse la taverna più vicina e acquistò una fiasca di rum. Poi tornò nei pressi dell’argano, dove il marinaio, con aria afflitta, sbuffava spingendo la ruota alla velocità minima che poteva mantenere senza incorrere nelle ire del nostromo. Passò una buona mezzora, durante la quale Oblomov parve patire pene infernali mentre spingeva la barra dell’argano sotto l’occhio attento e malevolo del suo aguzzino.
Finalmente, un altro marinaio giunse a dare il cambio al poco industrioso collega che si diresse con passo lento verso il molo, con l’evidente intento di andare a riposarsi da qualche parte.

«Un goccio?».

L’esausto marinaio guardò estasiato la paradisiaca visione di una fiasca di rum che gli veniva agitata davanti al naso, il quale fremette nel percepire l’aroma proveniente dal collo stappato. Non ebbe dubbi che la persona che gli offriva quell’insperato ristoro dovesse essere la migliore e più generosa di tutta la costa.

«Grazie, amico, mi stai salvando la vita!».

«Prendi e ristorati, vecchio mio. Ho visto che quel brutto arnese non ti ha perso di vista un attimo. Ne hai proprio bisogno, dopo tutta quella fatica».

Il marinaio si attaccò alla fiasca e trasse due lunghi sorsi, prima di staccarsene con aria decisamente soddisfatta.

«Grazie davvero, amico. Ma ci conosciamo?».

«Per le squame di Ascaris! Certamente, Jack! Sono il cugino del vecchio Fred!».

Ora, Fred non era esattamente un nome insolito da quelle parti e il marinaio ne passò in rassegna una mezza dozzina nella sua mente esausta, prima di riconoscere che, in fondo, non gli importava un accidente di chi mai fosse quel tizio. L’importante era continuare a svuotare quella fiasca.

«Ah, certo! Sta bene quel vecchio furfante?».

«Benissimo. Bevi, amico mio, anzi, perché non festeggiamo l’incontro in quella taverna? Ti offro un’altra bottiglia».

Oblomov guardò la fiasca, il suo interlocutore e l’argano del Falcone che girava di buona lena, spinto dal marinaio che gli aveva dato il cambio. Decise in un attimo.

«Ottima idea. Questo è un incontro che va festeggiato».

Un’ora dopo, Oblomov era ubriaco fradicio e Calyon sapeva che la “Lanterna Gialla” doveva salpare quella sera, a notte fonda. Al massimo prima dell’alba. A bordo erano attesi passeggeri di riguardo e, dopo cena, si sarebbero caricate delle casse di opere d’arte delicatissime che avrebbero dovuto essere trasportate alla nave da un magazzino nei pressi del porto.
Lasciò il marinaio ubriaco al tavolo, pagò il conto e si diresse verso la parte settentrionale della zona portuale, dove si sarebbe dovuto trovare il magazzino in questione. Era quasi il tramonto, sicché immaginò che stessero per cominciare le operazioni di carico delle armi. Sarebbe bastato trovare un magazzino che veniva svuotato a quell’ora insolita. Poco dopo, era ragionevolmente certo di averlo trovato, avendo riconosciuto il nostromo. Il sole tramontava proprio allora.

***

La guardia sentì bussare al portone e aprì lo spioncino. Era buio ma le due torce accese davanti al portone illuminavano abbastanza la figura davanti all’ingresso da permetterle di rendersi conto che si trattava di una donna. Probabilmente giovane. Non era la prima volta che il padrone di casa riceveva simili visite serali, però, quella sera, il signor Brook non era ancora rientrato. La guardia aprì il portone e verificò che era veramente una giovane donna di rara bellezza. Ed era lì per conferire con il signor Brook. Conferire, come no?
L’uomo sospirò e spiegò alla giovane che il signor Brook non era in casa e che no, non c’era nemmeno il suo maggiordomo, anzi, il palazzo era deserto e che no, non poteva assolutamente farla entrare.
Lo sguardo dell’uomo era completamente perso nello scollo generoso della sconosciuta, dunque non vide il pugnale che lei gli appoggiò sulla gola, se non quando sentì il gelo della lama.

«Il signore non è in casa? Bene, ci divertiremo noi due, allora. Vuoi farmi entrare o devo proprio ucciderti?».

La guardia ubbidì tremando e fece entrare la donna, cercando di tenere il collo staccato dal coltello della sconosciuta. Questa, una volta entrata nell’ingresso del palazzo, colpì decisamente il poveretto sotto la cintura, inducendolo a piegarsi. Un attimo dopo, l’elsa del pugnale piombò violentemente sulla nuca dell’uomo che cadde al suolo, incosciente.
La giovane donna aprì la porta dello stanzino delle guardie e controllò che fosse deserto, poi vi trascinò il corpo esanime dell’uomo e lo chiuse dentro a doppia mandata, dopo averlo spogliato delle armi.
Non conosceva bene il palazzo ed impiegò una mezzora a trovare le stanze di Brook, al piano superiore. Si mise a frugare fra le carte con somma pazienza, senza trovare nulla di veramente indicativo. Nessun appunto su quel maledetto individuo. Solo un’annotazione: “Lanterna Gialla”. Cosa poteva essere?
Rifletté con calma. Una taverna? Un segnale? Una nave? Conosceva la maggior parte delle taverne della città ma non ricordava di averne vista una con quel nome. La cosa più facile era che si trattasse di una nave. Non aveva alcun’altra traccia, dunque doveva seguire questa.
Lasciò silenziosamente il palazzo, diretta verso il porto.

  
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