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Autore: Bea_chan    29/08/2005    7 recensioni
La guerra. Quella vera, non un gioco... Quella dove si combatte e si muore come foglie nel vento, quella dove non si può più tornare indietro... In una Tokyo ormai invasa e devastata dagli alieni, un gruppo di Ribelli capeggiati dal traditore per eccellenza cerca di contrastare la tirannia di Deep Blue e il suo esercito, aiutando le Mew Mew. Lotte, segreti e tradimenti s'intrecciano nella base aliena, dai Sotterranei ai Piani Alti. Ma solo il temibile Progetto C.DNA potrà decidere l'esito della Guerra. Senza scampo.
Genere: Avventura, Azione, Dark, Drammatico, Guerra, Malinconico, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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La parte sottostante la base aliena è composta da due strati, la Sala Progettazioni e le segrete, che poggiano direttamente sui cunicoli del sistema fognario, quasi parallelo. Quindi, le celle che si trovano nei sotterranei sono a dir poco inespugnabili. Le celle, progettate con le nuove e rivoluzionarie tecnologie aliene, hanno sbarre di onice, una pietra dura e resistente; inoltre, per la sua composizione chimica, impedisce a qualsiasi alieno ne venga a contatto o si trovi nelle vicinanze, di smaterializzarsi. In altre parole, se ci entri, non ne esci altrimenti che in una cassa da morto, o per grazia di Deep Blue.
Inutile dire che la prima opzione è quella impiegata solitamente…
Ed era lì, che Iwo aveva ricevuto ordine di portare i prigionieri e l’umano con il Progetto. Dopo aver ricevuto ampie lodi da parte dell’alieno dalla chioma corvina, il generale dell’Ovest aveva condotto e chiuso nella Sala Progettazioni Ryo e si era incaricato personalmente di murare Kisshu e Meiko in una delle celle sotterranee.
Sfortuna vuole che la procedura usata con i traditori voglia la tortura e la conseguente condanna a morte, a piacimento e volere di Deep Blue in persona. E a Kisshu non era certo stata risparmiata questa prassi…
Si doveva solo decidere il giorno e il metodo per eseguire la sua alquanto severa…*punizione*…

*
Nessuno, nemmeno loro stessi, avevano mai immaginato una conclusione più drastica di quella alla quale stavano andando incontro…
In quel cupo e buio sotterraneo, si udiva il lento gocciolare dell’acqua fognaria sottostante, che filtrava anche attraverso le crepe del pavimento, impregnando i muri di quell’odore nauseante e tappezzando le pareti di pietra con muschio scuro.
E in quella cella, erano incatenati Kisshu e Meiko, sorvegliati dal boia che avrebbe eseguito la condanna del ex-generale…
Uno dei due prigionieri sospirò, tirando le catene che le bloccavano i polsi
”Mi dispiace, Kisshu…è…è tutta colpa mia se siamo in questa situazione…”
Kisshu, bloccato al muro per le braccia, saldamente legate al soffitto, e per le gambe, sbuffò, una risatina di scherno gli increspò appena le labbra
”E’ un po’ tardi per le scuse, non credi?”
”Ma…io…”
”Taci” la seccò il moro, la voce dura “Non ti sembra di aver già fatto abbastanza?”
Meiko stette in silenzio, squadrando tristemente lo sporco pavimento. Poi, fissò con la coda dell’occhio il suo fratellastro, soffermandosi sulle numerose ferite e bruciature che gli macchiavano la pelle diafana, intraviste negli strappi degli abiti a brandelli.
E sentì un *morso* allo stomaco. Nella sala accanto, lo avevano torturato, per quello che le era sembrato un lasso di tempo interminabile. E lei...
*Lei*, l’aveva sentito urlare, cercando di trattenersi come l’orgoglio di soldato gli imponeva, e imprecare sotto i colpi dell’implacabile frusta…
*Lei*, l’aveva udito gridare come mai avrebbe immaginato, la sua resistenza e il suo orgoglio completamente venuti meno, quando lo avevano marchiato a fuoco, premendo sulla sua carne il ferro incandescente…
E *Lei*, sempre lei, aveva chiuso gli occhi, desiderando poter non sentire ciò che stava accadendo, perché, per lei, era quella la più grande tortura alla quale la potessero sottomettere…
Kisshu si accorse dello sguardo fisso su di sé e, per la seconda volta da quando era tornato della sala della tortura, ridacchiò, senza guardarla
”Hai visto, che bel *lavoro* hanno fatto?”
”Non dire sciocchezze…” lo interruppe Meiko, brusca “Non dovresti essere così ottimista…Ti rendi conto che vogliono…”
”Uccidermi?”
La mora non rispose, si limitò a mordersi il labbro inferiore, tirando nuovamente le catene che le legavano i polsi. Come poteva essere così…rilassato, sapendo che la falce della morte ormai gli carezzava il collo?
Kisshu sospirò, come se non si aspettasse la risposta della sorella. Abbandonò il capo sul petto, lasciandosi sostenere dalle catene. Era così *stanco*…
Non aveva nemmeno la forza di reagire, era come se tutte le energie e la voglia di reagire che aveva gli fossero state sottratte a forza da ogni frustata e bruciatura ricevuta. Gli doleva immensamente l’occhio sinistro, colpito in pieno da un pugno che Iwo aveva voluto donargli personalmente, come piccola soddisfazione personale. E poi…
Prima di morire, avrebbe voluto vedere la sua gattina ancora una volta, solo una volta ancora. Si logorava, in quella prigione, per un suo bacio, per le sue labbra scarlatte, per le sue mani, per il suo corpo, per il suo profumo…Non è forse questo, l’ultimo desiderio di un condannato?
Meiko sbuffò
”Lo so a cosa stai pensando, che credi?” disse acida, attirando la sua attenzione. Il giovane sogghignò, il capo ancora abbassato
”Ah si? E da cosa lo capisci?”
L’aliena scosse le spalle, minimizzando
”Non so lo, si capisce e basta…Anche se non capisco proprio cosa mai ci trovi in quella Momomiya…”
Il moro borbottò
”Fatti miei…E poi, oggettivamente è una bella umana…”
”D’accordo, ma…” Meiko deglutì, tesa “…morire solo perché ti sei innamorato di lei…Non è molto più semplice fare come ti avevo suggerito io?” propose speranzosa, rammentando il bacio, tutt’altro che fraterno, che si erano scambiati.
Il giovane scosse la testa
”Non puoi controllare i sentimenti, nee-chan, questo dovresti saperlo…”
L’aliena non replicò, irritata dalla supponenza del fratello. Però, prese fiato
”Ma perché sei disposto a…morire per lei…?” chiese, seriamente interessata alla risposta.
La domanda rimase sospesa nell’umido silenzio della cella…Poi, Kisshu alzò lo sguardo, piantando le sua iridi ambrate in quelle ghiaccio della ragazza
”Non potrai mai capirlo, Meiko…Solo quando, a tua volta, amerai qualcuno, riuscirai a capire cosa significa davvero…amare…”
La giovane ascoltò le parole in silenzio, scettica. Un rumore nel corridoio le impedì di replicare
”Ehi, Hida…” la voce roca di un alieno dai capelli chiari e un cappuccio nero in testa la riscosse “Il grande capo ti vuole…parlare…”
La mora non rispose, squadrandolo con ira. Il carceriere trafficò con la serratura della pesante porta di ferro, che cigolò lentamente, aprendosi e facendolo entrare. Si fermò davanti a Kisshu, che nel frattempo aveva riabbassato il capo. Il biondo scoppiò a ridere, sguaiatamente
”Ti è piaciuto il giochetto che abbiamo fatto prima, Ikisatashi?”
Il giovane non rispose, incassando ogni parola con apparente indifferenza. Ma il carceriere non si limitava ad offendere solo lui…
”…E quell’umana della quale ti sei innamorato…” cominciò, carezzandosi pensoso il mento “Ammetto che non sarebbe male darle una *ripassatina*…se sai quello che intend…” ma non fece in tempo a finire la frase che un pugno lo raggiunse in pieno volto, spedendolo barcollante all’indietro. Meiko era incredula
”Kisshu…c-che diavolo…”
”Non ti azzardare a nominarla, schifoso bastardo!! Non ti permettere nemmeno!!” ringhiò il moro, tirando verso il carceriere, il polso destro piagato e sanguinante causa lo sforzo di strapparlo dalle catene, per colpire nuovamente l’alieno. Questo si tastò la mascella, asciugando il rivoletto di sangue che colava all’angolo della bocca. Ma sogghignava ancora
”Evidentemente, per un traditore della tua *qualità*, ci vogliono un altro po’ di frustate..vero?” ridacchiò, una scintilla rossastra negli occhi “Mi aveva avvertito, il generale Nohara, che non eri un tipo semplice…”
Kisshu lo guardava, le pupille color miele grondavano odio, mentre, con i canini scoperti in un ringhio, cercava di raggiungere l’alieno, malgrado fosse trattenuto. Quello lo ignorò, liberando Meiko e legandole nuovamente i polsi. Le puntò un sottile pugnale dalla lama curva nella schiena
”Osa solo scappare o smaterializzarti e, parola mia, Deep Blue non vedrà neanche più il tuo cadavere…” sibilò velenoso all’orecchio puntuto della giovane. Meiko non rispose, tenendo la testa alta e fiera dinnanzi a sé.
Ma prima che il carceriere la trascinasse via, si girò verso il fratello
”Spero solo…di rivederti, prima che…” si interruppe, non essendo in grado di continuare. Malgrado si imponesse di non cedere ai sentimentalismi, aveva un groppo in gola, quando incrociò lo sguardo rassegnato del giovane.
Sulle labbra di Kisshu si dipinse un triste sorriso
”No, Meiko…La speranza è un lusso che, adesso…non possiamo più permetterci…”
E mentre l’alieno biondo la portava via, Kisshu rimase a fissarla, in silenzio, oltre le sbarre della sua prigione. E ora, l’unico rumore era il ritmico gocciolio dell’acqua…
…come la lacrima che, lenta e silenziosa, rigava la guancia di Meiko…

*


…Il murmure d’autunno tra gli aceri
implorò: “Muori con me!
Sono ingannato -senti- da una sorte
malvagia, mutevole e scordata”
Risposi: “Caro, caro mio, ingannata,
pur io. Morrò con te”…


Dei passi risuonavano furtivi nell’elegante corridoio, così diverso da tutto il resto della base. Quella che sembrava una semplice stanza rettangolare era, in verità, un vero e proprio *castello* privato, con dedali di intricati corridoi, mentri e metri di tappetto scarlatto e lampadari di cristallo.
”Impressionante…”
”Non so, Purin…Io dico che ha un gusto un po’ megalomane” ribattè una voce “Insomma, tutto questo oro e cristallo, non è un po’ esagerato? Sembra la casa di Minto…”
”Non sei spiritosa, Ichigo” commentò acida la moretta.
”Non volevo esserlo, infatti…” sogghignò l’altra. E prima che la mewbird potesse replicare, una voce paziente le interruppe
”Vi sembra il caso di discutere di questo, adesso?”
Ichigo e Purin ridacchiarono, imbarazzate
”Scusaci, Zakuro-sempai” si scusò la biondina “E’ il nostro modo per alleggerire la tensione…”
”Vado a chiedere a Pai dove siamo” intervenne Retasu, aumentando il passo e raggiungendo Pai e Taruto, mezzo corridoio avanti, che tenevano sotto controllo l’alieno prigioniero.
Mentre la guardavano allontanarsi, le quattro sorrisero complici
”Certo…qualcuno ci crede?” chiese Ichigo.
”No” rispose subito le altre, trattenendo maliziose risatine.
”Piuttosto…” Purin smise di ridere “Chissà che fine hanno fatto Kisshu e Hida…E, soprattutto, chissà se hanno trovato Shin…”
La mewneko, a quelle parole, si irrigidì, perdendo subito il sorriso dalla labbra. Già…
Non aveva più visto né saputo nulla di Kisshu da quando era andato a cercare Shin, ed erano passate almeno quattro ore. Si era concentrata così tanto sulla missione attuale che non aveva più pensato a Kisshu, sapendo che sapeva badare a se stesso…Tuttavia…
”Ichigo…?” la chiamò Minto, poggiandole una mano sul braccio. La rossa si riscosse, accorgendosi di essere fissata da tre paia di occhi, preoccupati.
”Va tutto bene?” chiese Purin, inclinando leggermente la testa verso sinistra. Zakuro sorrise, incoraggiante, sapendo le sue preoccupazioni e volend rassicurarla.
Ichigo annuì, riprendendo un po’ del suo abituale entusiasmo. Continuarono a camminare, pestando il tappeto rosso e guardandosi attorno. Ma Ichigo aveva un brutta sensazione…

”Sei sicuro che questa sia la strada giusta?” chiese Pai, minaccioso, all’alieno prigioniero davanti a Taruto, che gli puntava il suo coltello tra le scapole.
Il soldato annuì, timoroso
”Avanti per questo corridoio, c’è la sala privata di Deep Blue, e all’ingresso di questa ci sono le guardie. Di solito veniamo io e il mio compagno ad avvertirle del cambio…” si interruppe, pungolato dalla fredda lama che impugnava Taruto
”Non mi piacciono quelli che parlano troppo…” sussurrò, irritato. E l’alieno tacque.
”Pai-sama!”
L’alieno si voltò, udendo la voce di qualcuno chiamarlo. Fissò Retasu raggiungerlo di corsa, la lunga coda bassa che le rimbalzava sulla schiena e un’espressione preoccupata sul volto. L’ex generale fece cenno a Taruto di precederlo; questo annuì e, pungolando il prigioniero, aumentò il passo.
Retasu si fermò davanti a Pai, e cominciarono a camminare fianco a fianco.
”Volevo sapere…secondo te manca ancora tanto a questa stanza?” chiese la ragazza dopo un attimo di silenzio. Il giovane scosse la testa
”Teoricamente, tra circa cinquecento metri, a quanto dice il soldato, dovremmo esserci…Del resto, nemmeno io né sapevo nulla” spiegò “Deep Blue non ci ha mai ricevuto qua dentro…L’unica che potrebbe aiutarci è Hida…” si interruppe, non sapendo come continuare il discorso ed evitando di fissare Retasu negli occhi.
Tra i due calò un imbarazzante silenzio. La Mew Mew sentiva gli occhi delle sue quattro compagne puntati nella schiena e avvampò. Pai inarcò le sopracciglia, guardandola dubbiosa
”Ti senti bene…?”
”Ah…C-certo, sto benissimo” si giustificò quella, agitando le mani davanti a lei. E, in sottofondo, le risatine delle sue amiche la fecero arrossire ulteriormente. Abbassò il capo, continuando a camminare e cercando di tornare di un colore *normale*. Dopo un po’, Pai si schiarì la voce
”Posso…farti una domanda, Midorikawa?”
Retasu alzò lo sguardo, dimentica dell’imbarazzo, ricambiando l’occhiata che Pai le stava rivolgendo. Annuì, timorosa. Quello si fermò, distogliendo gli occhi neri dai suoi
”Ecco…mi stavo chiedendo…”
”Pai!!” una voce agitata interruppe il discorso appena cominciato dall’alieno. Retasu ridacchiò, alla vista della faccia furiosa dell’alieno. Questo si girò, scocciato
”Che vuoi Taruto?! Sei inopportuno come al solit…”
”Ci siamo…” lo interruppe Taruto, indicando la lussuosa porta davanti a loro. Le quattro mew mew raggiunsero il gruppetto
”Allora, è quella?” esclamò Purin, rivolta a Taruto. L’alieno annuì, sempre tenendo sotto controllo il prigioniero. Ichigo intervenne
”Non perdiamo tempo, allora! Facciamo irruzione…” disse decisa, materializzando dal grosso fiocco rosso sulla coda felina la sua arma. Zakuro e Minto la imitarono, impugnando le loro. Retasu guardò Pai con fare interrogativo, indecisa sul da farsi…
L’alieno dagli occhi neri si rivolse al soldato
”Come facciamo ad entrare?”
”Beh…Io e il mio compagno, come ho già detto, avvertivamo le sentinelle nella stanza, che uscivano e la sala rimaneva vuota, in attesa dei rimpiazzi…” spiegò, titubante, turbato dalla fredda lama che avvertiva ancora sul dorso.
Taruto sbuffò
”Pai, ti sei reso conto del problema?”
”Certo, e ho già una soluzione…” ribattè pronto, un sorrisino dipinto sulle labbra sottili. Le mew mew lo fissarono, incredule. Il freddo e calcolatore Pai Ikisatashi…sorrideva?
Materializzò i suoi ventagli, puntandoli minaccioso verso l’alieno catturato
”Tu” indicò poi la porta di legno, intarsiata e decorata con ori e stucchi raffinati “Bussa e falli uscire…”
”Ikisatashi” Zakuro si sentì in diritto di intervenire “Non credi che solo una sentinella farà sorgere sospetti?”
L’alieno la ignorò, incitando il soldato. Questo avanzò e mise cauto la mano sul battente. Si girò, incrociando lo sguardo eloquente dei suoi *carcerieri*. Battè quattro colpi sullo scuro legno, attendendo risposta col fiato sospeso…

…nessuna risposta…
”Che scherzo è questo?!” sbottò Minto, corrugando le sopracciglia “Io non sono venuta qua a rischiare la pelle per niente…”
”Minto-chan ha ragione” intervenne accalorata Purin. Ichigo avanzò, rivolgendosi a Pai
”Secondo te…?”
L’alieno scosse la testa
”Non saprei cosa risponderti, Momomiya…”
”C’è l’ho io, la risposta!” Taruto interruppe i due, roteando il pugnale “Usiamo la forza…”
Detto questo, una sfera bluastra gli comparve, fluttuando, sul palmo della mano sinistra. Pai sospirò, incrociando i due ventagli scarlatti davanti a sé
”Se non abbiamo altri modi…”
*KAAAAABOOOOOM!!*
I due micidiali colpi si abbatterono violenti contro il portone, carbonizzando il pregiato legno e inondando il corridoio di aria calda, che serpeggiò sui volti delle mew mew.
”Allora…?” Retasu tolse le braccia dal volto, cercando di intravedere, tra il polverone e le scheggie, l’interno della stanza. Avanzarono tutti, circospetti, pestando i detriti e rigando il parquet con i pezzi di vetro dei lampadari esplosi…

Dannazione…
Non era nelle migliori condizioni, per affrontare una maratona contro il tempo. Gli doleva ancora la spalla sinistra, e la fasciatura che Shirogane gli aveva fatto era ormai completamente imporporata…Evidentemente, la profonda ferita si era riaperta.
Era ormai una mezz’ora buona che correva per i corridoi, cercando di ricordare cosa Meiko gli aveva raccontato sulla stanza segreta di Deep Blue. La voce scocciata della giovane rimbalzò nella sua mente…
…Insomma, ci sono stata solo due volte…Se noi siamo in queste condizioni, il nostro caro Deep Blue si tratta bene, invece…Oro e tappeti rossi d’appertutto…
No, non era questo. Doveva pur aver sentito *qualcosa* che gl facesse intuire dove si trovasse quella maledetta stanza!
Shirogane ha detto ‘in questo momento”…Cosa avrà voluto dire?” si chiese, ripensando alle parole del biondo. Meiko non aveva detto nulla di simile…Un attimo!
…E poi, il fatto che cambi posizione non è una cosa da nulla, non trovi?
Shin inchiodò bruscamente la corsa, anche perché se avesse continuato a quell’andatura, gli sarebbero scoppiati i polmoni. Aveva capito tutto… Ecco perché Deep Blue aveva sempre evitato di ricevere i generali nella sua stanza segreta, per evitare che troppi venissero a conoscenza del segreto di quella sala. La momentanea gioia che l’aveva preso, tuttavia, svanì subito.
Già, la stanza cambiava posizione…e lui non aveva la minima idea di come né di dove fosse ora…un bel guaio…
Ricominciò a camminare, cercando alla svelta un modo per agire. Si rigirava tra le dita della mano destra il nero dischetto, curioso di sapere quale mai fossi la temibile “arma finale” del misterioso Progetto. Doveva trovare le umane alla svelta…
”Dove possono essere?” sospirò, girando nuovamente l’angolo del corridoio. Si guardò attorno, cercando di identificare la sua posizione. La scritta “Armeria” ornava lo stipite del freddo portone d’acciaio rinforzato, stranamente deserto.
Shin corrugò la fronte…Dove era finita la sentinella a guardia di quella stanza? Poi…
*Tlack!* L’alieno dagli occhi viola abbassò rapido lo sguardo, fissando circospetto l’oggetto che aveva sotto la suola dello stivale. Incredulo, lo prese in mano…
”Un fucile ad impulsi? Ed è pure…sporco di sangue…” osservò, notando l’alone scarlatto che macchiava la sottile canna dell’arma. Sapeva di certo che solo i soldati dell’esercito privato di Deep Blue usavano quel genere di fucili.
E nessuno di loro lo lascerebbe per sua volontà…
Annusò l’aria con piglio animalesco, cercando di individuare l’odore di sangue. Superò la porta dell’armeria, seguendo la traccia olfattiva che aveva individuato. E il suo desiderio di sapere venne soddisfatto…
Raggiunse rapido il cadavere di un alieno, steso sul pavimento in un lago di sangue. Dell’altra sentinella, nessuna traccia. Lo osservò con occhio clinico, notando che il torace era stato trapassato da parte a parte da…
Se non sapessi che è impossibile, giurerei che l’abbia ucciso una freccia” pensò, studiando il perfetto foro circolare poco sotto il cuore. Però…
Ma certo!” esclamò tra sé e sé “Aizawa aveva un arco, se non sbaglio…” Quindi non erano lontane…E chissà, dov’erano Meiko e gli altri. Sospirò, scotendo la testa. Non era il momento di lasciarsi prendere dai sentimentalismi…A fatica si rialzò in piedi, carcando qualche traccia che lo potesse portare ad individuare le mew mew. Finchè…
”Attenti là sotto!!”
Una goccia si materializzò sulla fronte di Shin Fukazaki, perplesso dalla frase che una voce aveva urlato, prima che degli strilli isterici gli spaccassero i timpani e un *qualcosa* di non identificato gli piombasse dritto adosso...

Pai entrò per primo, socchiudendo gli occhi per scrutare nella camera. Taruto lo seguì strattonando il prigioniero. Si guardò attorno, impaziente
”E allora? Dov’è Deep Blue?!”
Ichigo si affiancò a Pai, dubbiosa
”Credo che…non sia qui, sai?”
L’alieno dagli occhi neri non rispose, stringendo rabbioso i pugni. Taruto ringhiò, puntando il pugnale alla gola del soldato
”Sporco bugiardo, pagherai…”
”Fermo, Taruto!” la mano di Purin bloccò il braccio del giovane “Penso che nemmeno lui sapesse che Deep Blue non era in questa stanza”
”Sono d’accordo” intervenne Zakuro. Retasu annuì, facendo sparire le sue nacchere. Avevano mancato nuovamente il loro obbiettivo, e il tempo stringeva…
Minto sbuffò
”Lo sapevo, è stata un’enorme perdita di tempo…” incrociò le braccia, mettendo il broncio. Ichigo sospirò, affranta…Minto aveva ragione, questa cosa non le aveva portate a niente…
”Usciamo da qui, dobbiamo studiare un nuovo piano d’azione” Pai intervenne, secco, camminando spedito verso l’uscita della stanza. Retasu lo raggiunse di corsa, seguita da tutti gli altri, delusi e scocciati. Taruto lasciò malamente il braccio dell’alieno
”Vattene…” disse con voce glaciale “Tanto questa base cadrà, che tu dica le nostre intenzioni o meno…” si congedò il giovane, correndo fuori e affiancando il gruppo in marcia.
Il soldato si accasciò terra, sospirando di sollievo, incapace di controllare il tremito delle gambe. Non era fatto per quella vita, decisamente no…Perché aveva avuto l’idea di arruolarsi?
E mentre l’alieno si tormentava, i nostri avanzavano nei lussuosi corridoi, dubbiosi sulla direzione da seguire…
”Secondo me siamo entrati di là…” propose Purin, indicando una via alla sua destra, ma Taruto sbuffò, scettico
”Figurati, dobbiamo andare di là” indicò a sinistra. Si guardarono furiosi, minacciando di esplodere. Retasu si mise in mezzo, cercando nuovamente di dividerli, mentre Zakuro si rivolse a Pai
”Forse è meglio che ci guidi tu, Ikisatashi…”
L’alieno annuì, sospirando, cercando di ignorare le bizze del fratello minore. Ma perchè non aveva preso da lui, il modo di comportarsi, e invece agiva e pensava quasi come Kisshu?
Tuttavia, le lamentele interiori di Pai vennero presto interrotte…
Ichigo sfoderò il suo Strawberry Bell, puntandolo decisa verso la parete. Uno sguardo deciso e un sorriso a quarantaquattro denti sulle labbra. Minto la guardò, preoccupata
”Emh…Ichigo, che ti prende?”
”E’ semplice, Minto! Visto che non sappiamo dove andare, creiamoci la nostra personale…uscita” rispose la rossa, mentre un fascio di energia cristallina cominciava ad accumularsi proprio in centro, sotto il campanello dell’arma.
”Non fare stupidaggini, Momomiya…” cominciò, una nota d’urgenza nella voce “Non sappiamo cosa possa esserci fuori da…”
”RIBBON STRAWBERRY CHECK!!”
Troppo tardi…Il colpo esplose, inondando il muro di quella luce trasparente, facendo tremare l’intero corridoio e facendo saltare tutti i lampadari di cristallo. Buio completo…
”Complimenti, umana, ottimo lavoro…” la voce lugubre di Pai risuonò dietro Ichigo, che fissava delusa il muro. Neanche una crepa…
”Ahia…Purin, staccati!” esclamò Taruto, nel buio, la voce leggermente soffocata, come se *qualcuno* fosse avvinghiato al suo collo. Retasu trattenne brusca il fiato
”Non avete…s-sentito un rumore…?” chiese ansiosa. Gli occupanti del corridoio aguzzarono le orecchie. Effettivamente c’era uno strano…crepitio, proveniente direttamente dal pavimento, sotto il tappetto rosso. Minto emise un urletto stridulo
”C-che cos’è?!” chiese poi. Poterono sentire il leggero passo di Zakuro andare verso il punto dove Ichigo aveva lanciato il suo attacco e poggiare l’orecchio su di esso
”Sentite…Sembra quas…”
Non fece in tempo a finire la frase che la terra del corridoio mancò sotto i loro piedi, aprendosi in un’immensa voragine e accecandoli di luce.
”KYAAAAAAHHHHHHHH!!!” le mew mew urlarono, mentre cadevano nella grossa crepa.
”Minto, Minto, Minto usa le ali!!!” strillò Ichigo, aggrappandosi all’amica. Ma questa continuava a gridare, in preda ad una crisi di nervi, ignorando le parole della rossa. Zakuro teneva stretta Purin e Retasu aveva perso i sensi dallo shock.
Gli alieni, invece, scedevano fluttuando lentamente, squadrando sotto di loro.
”Emh…Pai, non dovremmo aiutarle? Se si sfracellano le avrò sulla coscienza…” provò Taruto, non particolarmente convinto. Pai sogghignò, ignorando la richiesta
”Mi duole ammetterlo, ma grazie a Momomiya, almeno…siamo usciti”
Il corridoio della base aliena era cento metri più in basso; e, in mezzo ad esso, una figura a loro ben nota…Taruto la fissò, non potendo fare a meno di sorridere
”Attenti là sotto!!” urlò all’alieno sotto di loro, prima che una svenuta Retasu gli piombasse addosso, facendolo cadere. Le labbra di Pai si incresparono e un’espressione divertita aleggiò sul suo volto
”Sai, non credo ti abbia sentito…”

…to be continued…


 
  
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