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Autore: Ataraxia Diagrams    18/05/2010    5 recensioni
Si avvicinò ancora con il suo passo aristocratico, ma improvvisamente sparì dalla mia visuale. Il mio cuore perse uno...due..tre e forse quattro battiti quando scomparve lasciando un raggelante senso di vuoto.
-Tana per Emy- sobbalzai gridando e mi riotrovai con la schiena pigiata contro il finestrino mentre sul suo volto perfetto si dipingeva un sorriso sadico che non mi rassicurava affatto.
-C...chi sei!?-
-Tipica domanda da copione di film horror...mi aspettavo qualcosa di meglio da te, Vichbourg...- il suo volto era maledettamente vicino al mio e potevo sentire il suo fiato...il suo fiato inesistente che nella mia immaginazione, mi sfiorava il volto madido di sudore. Non respirava...non ne aveva bisogno.
-I...io voglio solo...solo tornare a casa mia...dalla mia famiglia...- mormorai terrorizzata. Mi vergognavo del mio tono implorante e patetico...ma non era il momento per l'orgoglio.
-Oh...ma ci tornerai, piccolina...ci tornerai eccome...lascia che ti accompagni io- il ghigno sadico si trasformò in un sorriso pericoloso e letale che non preannunciava nulla di buono e gridai quando la sua mano, curata e affusolata, mi afferrò con forza il polso attirandomi bruscamente a sè. Le mie urla cessarono di colpo quando mi ritrovai lì, "al sicuro" contro il suo petto, stretta dalle sue braccia che corsero a tenermi la schiena e le gambe sollevandomi da terra.
Era così freddo...
-No! Dove...dove cazzo mi stai portando!?-
-Bhè...se te lo dicessi...che razza di rapimento sarebbe?-
Genere: Azione, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
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Note dell’Autore: Direi di cominciare al meglio questo quarto capitolo con due Blend appena fatti dei nostri protagonisti. Il primo è Gasp...ehm Evan. Il secondo naturalmente rappresenta Emy. Ne approfitto per ringraziarvi ancora tutti. Grazie a chi mi sostiene commentando, a chi inserisce la storia tra i preferiti, le seguite o quelle da ricordare, davvero per me significa molto perché ci tengo particolarmente a questa fiction. Altri due avvertimenti e vi lascio alla storia: questo nuovo capitolo sarà più spinto dei precedenti. Non vi anticipo nulla, ma fossi in voi preparerei i fazzoletti anti sbavo. Ho letto dai commenti che non vi è molto chiara la situazione "organizzativa" della storia, quindi prima di tutto chiedo venia per non essere stata abbastanza chiara, poi ve la spiego brevemente. Ci sono tre diverse caste principali:
.La Nobiltà. Ovvero l'aristocrazia. Sono alla cima della piramide perché possono praticamente tutto, come una sorta di podestà.
.I Minori. Emily è una Minore. Tutti i "non-nobili" sono dei Minori ma, a differenza dei Comuni -di cui parlerò sotto- sono a conoscenza dell'esistenza dei Vampiri, dei Licantropi e per così dire di tutta la parte "magica" della storia.
.I Comuni. La ragazza con cui Evan fa lo spuntino. E’ una comune, ovvero noi piccoli mortali. Sono umani, come sia i nobili che i Minori, ma non sono Cacciatori, né sanno nulla riguardo i Vampiri, il sacrificio della Vergine e cose simili. La differenza basilare, oltre alla conoscenza, è che non vivono negli stessi luoghi dei Minori e dei Nobili. Avrete infatti notato che Minori e Nobili vivono in una singola città di cui non ho specificato appositamente il nome. I Comuni non sanno nulla di questa città, non hanno libero accesso ad essa e non l'hanno neanche segnata sulle cartine , ma i vampiri li rapiscono per mangiare, dato che far scomparire un Comune fa meno notizia di far scomparire un Nobile od un Minore.
Spero di essere stata chiara. Buona lettura!

 

 ~~~

La chioma paglierina ricadeva morbida ai lati delle spalle, coprendomi il capo come la cortina d'un teatro. Dovevo nascondere le mie lacrime, nascondere i denti che mordevano con forma le labbra. Furiosa, delusa da me stessa, dalla mia debolezza. Dalla svolta tragica che la mia tranquilla esistenza aveva preso per colpa d'un apatico ragazzino viziato. Da quando aveva lasciato la stanza, ero rimasta in quella posizione, immobile con il capo tra le braccia, a guardare un punto fisso nel buio. Forse era passato un minuto, o forse una vita. Mi sentivo talmente sporca dei peccati che Evan stesso mi aveva elencato quando gli avevo dato del Mostro, da  provare una folle attrazione suicida nel fuoco del camino. Dopotutto, rimanere a compiangermi non sarebbe servito a farmi tornare a casa. O trovavo un modo di fuggire, o con ogni probabilità quell'essere immondo avrebbe continuato a torturarmi all'infinito. Stavo già elaborando un piano, quando la porta si aprì, facendomi sussultare. Mi sforzai di rimanere immobile, nascondendo maggiormente la testa tra le braccia che stringevano al petto le ginocchia. Avevo freddo, ma un freddo diverso da quello che il camino poteva sconfiggere.
-Il Padrone chiede di vederti- doveva essere Selìn a giudicare dalla voce melodiosa che s'era introdotta nella stanza buia, aleggiando con la delicatezza d'una ballerina. Non fiatai, rimanendo immobile. Gli incisivi affondavano nel labbro inferiore, mordendolo convulsamente, facendone uscire un macabro fiotto di sangue che m'inondava il palato. Non volevo più vedere la sua faccia, né sentire la sua voce. Volevo soltanto starmene da sola. Marcire velocemente.
La donna fece qualche passo verso di me, decisa a portare a termine gli ordini del suo amato Sovrano. Mi chiesi come potesse essere così maledettamente riverente nei confronti di Evan. Nei confronti di un mostro...
-Se non ti alzi da sola, sarò costretta a portarti da lui di peso-
-Non ho la benché minima intenzione di stare ai suoi ordini come fai tu- sputai quelle parole con rabbia, rivolgendole un'occhiata furiosa, velenosa. Eppure, quella donna sembrava del tutto immune alle mie lacrime, ai miei occhi rossi. Sembrava, al contrario, annoiata. Continuai a osservare quel volto perfetto, di porcellana. Non si scompose affatto, mantenendo immutata la sua algida bellezza. Improvvisamente la sua mano destra mi afferrò il mento, strattonandomi più vicina a sé, in ginocchio sul letto. Era evidentemente pi alta di me. Potevo vedere il modo in cui le sue narici rimanevano immobili, scosse da alcun respiro. Il suo petto soffice non era altro se non una curva ferma, vuota.
-Avete gli stessi occhi, le stesse labbra. Lo stesso caratteraccio- mormorò quasi più a sé stessa che a me, lasciandomi poi con lo stesso modo brusco con il quale mi aveva afferrata.
A quell'affermazione, scattai giù dal letto, inviperita. Le braccia erano tese e vibranti di rabbia lungo il corpo, i pugni stretti in una morsa convulsa contro i fianchi.
-Io e quel Porfirico non siamo affatto simili!- ma in risposta a quel grido strozzato, Selìn emise una risatina acuta, seriamente divertita. Non fosse stato che mi avrebbe fatta a pezzi prima ancora di riuscire a pensare a come attaccarla, l'avrei colpita tanto forte da toglierle dal viso quel maledetto ghigno di disprezzo.

 

-Certo che non lo siete. Non sai abbastanza su di lui da poterlo giudicare. Evan è un Dio. Tu...tu sei solamente una ragazzina debole e piagnucolosa. In merito a questo, o muovi le gambe da sola, o ti trascino per i tuoi preziosi capelli biondi fino a farti piangere come non hai mai fatto in vita tua- a quelle parole mi feci assolutamente di pietra. Incredibile come quel sorriso fosse ancora lì, fantastico ed etereo, mentre dalle stesse labbra accurate fuoriuscivano sentenze di morte. Mi riscossi, tenendomi con una mano la fronte, come rischiasse di esplodere in mille pezzi. Ero stressata, affamata e sporca. Non avevo neanche indossato la camicia da notte che Evan mia aveva dato, tenendomi addosso gli abiti ancora sporchi di terra, sudore ed il sangue incrostato che era colato dalle sue labbra, quando mi aveva incatenata a sé, baciandomi con foga, trasmettendomi il sapore terribile di quel sangue innocente.
-Prendi la vestaglia, Evan ha insistito perché ti facessi fare un bagno- mormorò dandomi poi le spalle per guidarmi verso la porta che dava sul corridoio. In breve fummo davanti una grande porta d'ebano dagli intarsi dorati. Aspettai che Selìn girasse i tacchi per aprirla, incerta, immergendomi in una nube di vapore profumato. L'odore dei saponi e delle candele profumate aleggiava nell'aria, rendendo quel bagno meravigliosamente rilassante e lussuoso. Le piastrelle nere rivestivano sia il pavimento che le pareti, risplendendo di una luce opaca, soffusa, data da alcuni lampadari a muro. Inspirai a pieni polmoni gli odori speziati delle piccole candele stanziate ad ogni angolo della stanza, riconoscendo anche qualche bastoncino di cannello ed incenso fissati sugli appositi supporti. Una parete era completamente invasa da un grande specchio appannato che dava sulla vasca da bagno. Questa si trovava scavata nel pavimento, circolare e abbastanza grande da poterci nuotare dentro. La superficie dell'acqua era colorata d'un colore pastello, tra il rosato dell'alba e quello antico del raso. Probabilmente chi aveva preparato il bagno vi aveva messo dentro qualche sapone particolare. Pensai per un attimo ad Evan, chiedendomi quando, secondo ciò che aveva detto Selìn, mi avrebbe voluta vedere. "Probabilmente dopo essermi data una bella ripulita" pensai, riuscendo persino a sorridere di fronte a quel miracolo. In mezzo a tutto il dolore e lo stress degli eventi appena accaduti, il bagno caldo era come una salvezza. Mi spogliai di fretta, facendo cadere a terra gli abiti malconci e sporchi, rimanendo nuda. Delle macchie di sangue mi si erano incrostate attorno alle piccole ferite che mi ero procurata, in particolare al piede rimasto incastrato nell'autobus, durante il rapimento. Senza contare che sul collo portavo ancora i segni scarlatti delle dita di Evan.

 

Quel bastardo.

 

Entrai nella vasca scendendo un paio di scalini, andandomi ad immergere con un gemito di piacere. L'acqua era perfettamente calda, non abbastanza da bruciare, ma adatta ad abbracciarmi in una morbida stretta di calore e sollievo. Decisi di rilassarmi un po’, poggiando la schiena contro la parete della vasca. Le mie dita si muovevano nell'acqua giocando con alcuni petali di rosa che vi galleggiavano sopra, portandomeli al naso per respirarne il dolce profumo. Chi avrebbe mai immaginato che dei Vampiri potessero essere così raffinati?
-Ci voleva...- e con un sospiro estasiato gettai all'indietro i lunghi fili d'oro bianco che componevano la mia chioma, riversandoli sul pavimento scuro, in pieno contrasto con le cromature platinate.
-Avevo dimenticato quanto fosse piacevole ascoltare i gemiti di una donna- quella voce mi colse di sorpresa, e quasi non affogai, sobbalzando nell'acqua. Miele e seta. Miele e seta componevano la sua voce. Sensuale, intrigante, intrisa di quella strafottenza tanto insopportabile quanto maledettamente lussuriosa.
-Ev...- stavo per urlare il suo nome con quanto più fiato avevo in corpo, quando sentii le sue mani delicate posarsi sulle mie spalle, massaggiandole con un ritmo lento, ipnotico. Mi rilassai immediatamente, mossa da una debolezza che non riconoscevo come mia. Mi fece muovere in avanti, portandosi a sedere dietro di me, facendomi accomodare tra le sue gambe. Perché non stavo gridando imbarazzata? Perché non mi disgustava sentire cioè che sentivo contro la schiena?
La testa era vuota, eppure pesante, come se da un momento all'altro avesse potuto cadermi...
-Evan...che diavolo...mi succede?- chiesi senza forza nella voce, portandomi le mani sul volto, a coprire le deliziose sfumature di rossa innocenza che mi coloravano le gote.
-Non voglio sentire altro se non i tuoi gemiti- e ancora quel suo ridacchiare basso, inebriante e divertito. Quella risata cristallina che odiavo ancor più dei suoi sguardi.
C'era qualcosa che non andava in me, lo sentivo. Qualcosa nell'aria. Un profumo che mi aveva stordita, drogata. Lanciai uno sguardo alle candele attorno alla vasca, chiedendomi se provenisse da queste il profumo muschiato che mi stava sciogliendo. Le mani del vampiro continuavano a scorrere sulla mia pelle, esperte e morbide come piume, lambendo i punti sui quali avevo accumulato più stress, massaggiandoli con cura.ù
Era tutto sbagliato, maledettamente sbagliato! Odiavo quello sporco Porfirico, lo dovevo odiare, non comportarmi come una tenera verginella sotto gli effetti di sostanze stupefacenti o afrodisiache che fossero. racimolai un po’ di autocontrollo, muovendomi bruscamente sul posto, voltandomi con tutto il corpo verso il giovane che, a dispetto di ogni mia previsione, non si lasciò sfuggire l'occasione, cingendomi i fianchi torniti con le mani affusolate. Mi solleticavano lussuriose la pelle, lambendola in superficie, pizzicandomi appena.
-Evan...non mi sento bene...ti prego...Evan lasciami...- quelle parole fuoriuscivano dalle mie labbra come appena sussurrate, mentre sentivo la testa farsi ancora più instabile. Mi sentii cadere in avanti, così poggiai i palmi delle mani sul suo petto, per sorreggermi. La sua pelle era fresca e profumata, sapeva di pulito. Un profumo talmente delicato ma intenso da sovrastare quello delle candele e dei petali di rosa.
-Vichbourg...non dovresti pronunciare il mio nome in questo modo assolutamente provocante. Pensavo fossi più...casta- a quelle parole, scossi piano la testa, sentendola di conseguenza ondeggiare pericolosamente. Il vapore che s'alzava dalla vasca ci sfiorava il volto, imperlando il viso perfetto del vampiro di tante piccole perle d'acqua lucenti.
-Non...non è come pensi...maledetto succhiasangue...- ma mi strinse maggiormente a sé, facendo sì che i nostri corpi aderissero pericolosamente in una morsa bollente. Sentivo la sua eccitazione, l'elettricità dei suoi occhi correre serpentina sulla mia pelle bagnata. Evan continuava a guardarmi, con quegli occhi magnetici, profondi come l'eternità stessa. Stava mettendo a dura prova la mia sanità mentale, il mio autocontrollo...perché in quel momento stavo letteralmente impazzendo, divisa in due parti tra la voglia di prenderlo a calci fino a fargliela pagare di tutta quella spudoratezza, ed il desiderio folle di sentirlo ancora più vicino, tanto da fondersi col mio corpo in una creatura unica e pulsante. Istinto? Carica sessuale? Non sapevo cosa diavolo fosse.
Era ciò che di più lontano c'è dall'amore, ma fin troppo oltre la pura attrazione fisica.
Era la voglia stessa di saggiare quella bellezza impossibile, scoprirne i segreti, provarne davvero l'esistenza.
-Non mentire, Emily. So cosa la tua anima brama a gran voce. So che vorresti fuggirmi, ma al tempo stesso vuoi che ti prenda qui, facendoti provare l'eccitazione del tutto nuova di assaporare il peccato nelle sue forme più conturbanti- ma si, ora si metteva anche a fare discorsi complicati quando io stavo regredendo all'istinto primordiale!? Eppure quel bastardo aveva dannatamente ragione.
-Non...scherzare, sei irritante...- provai a ribadire, ma le sue labbra mi catturarono con la velocità d'un felino e la precisione di un predatore, mozzandomi il fiato in gola e mandando a farsi benedire qualsiasi tentativo di tornare lucida. Premette le sue labbra sulle mie in un contatto inizialmente appena accennato, per poi mordermi il labbro inferiore, trovando le piccole ferite che mi ero provocata nella camera, mordendomi le labbra in un gesto disperato di auto castigazione.
La sua lingua accarezzò i piccoli tagli, e non fui abbastanza forte da resistergli, lasciando che essa s'intrufolasse nel mio palato, andando ad accarezzare la mia in quel contatto che si faceva sempre più profondo, spudorato. Mi stava divorando dall'interno, assaporando le mie labbra con foga, portandomi il capo all'indietro per potermi sovrastare meglio. Il mio cuore martellava ad un ritmo impossibile contro il suo petto, incontrando il silenzio della sua cassa toracica. Fece qualche passo, trascinandomi con sé all'altra sponda, dove stava la parete a specchio. Mi trovai piegata con la parte superiore del busto sul pavimento esterno alla vasca, mentre il corpo di Evan tornava a sovrastare il mio, facendo aderire il suo petto con la linea sinuosa della mia schiena. Stavo andando a fuoco, lo sentivo fin nello stomaco.
-Allora, mi odi ancora, piccola Cacciatrice?- lo sentii mormorare con tono divertito sopra di me, mentre le sue labbra scendevano a mordicchiarmi l'arco dell'orecchi destro, per poi far scivolare la punta della lingua poco più all'interno. Un brivido mi fece fremere, mentre qualcosa nel mio corpo sembrava crescere al ritmo delle sue carezze sul mio orecchio. Era uno stadio a me sconosciuto dell'eccitazione, del desiderio. Gemetti piano, coprendomi subito la bocca con entrambe le mani. Non doveva sentire. Quel bastardo non doveva assolutamente sentire!
-Certo che si!- risposi con un gridolino acuto, ma affatto convincente. In risposta, la mancina  del vampiro si allungò verso lo specchio, pulendolo dallo strato di patina sulfurea che ne offuscava la superficie. Rimasi a guardare il mio volto nel riflesso, in parte disgustata dai miei occhi così liquidi. Le gote erano scarlatte, il corpo liscio e lucente, mentre le mie labbra dischiuse respiravano a fatica.
"Guarda la pelle
guarda i canini
guarda le mani"

Quella filastrocca, per quanto la odiassi, mi tornò in mente proprio nel momento più opportuno! I miei occhi si posarono istintivamente sulla pelle chiara di Evan. Era tanto bianca da entrare in profondo contrasto con il resto del bagno nero, brillando della lucentezza che le gocce d'acqua creavano sul suo corpo. Dal contorno fino delle labbra, potei scorgere le piccole punte affilate dei suoi canini, lunghi, letali. Tremai al pensiero di averli incisi sul collo.
Le sue mani si spostarono sotto di me, accarezzandomi il disegno ondulato del seno in un gioco lento, perverso.
La verità è che avevo paura, e la paura portava all'eccitazione. Il terrore era un afrodisiaco naturale, e a questo s'aggiungeva la consapevolezza d'essere in trappola, soggiogata a qualcosa che non sapevo con certezza se volevo o meno. Approfittai di quell'unico solitario barlume di lucidità per emetter e un grido, mentre con forza, quanta più ne avevo in corpo, scivolavo da sotto Evan, correndo fuori dalla vasca. Se solo avesse voluto, il vampiro mi avrebbe raggiunta in poco tempo, prendendomi lì sul pavimento umido, soddisfacendo il suo egoistico desiderio, eppure lo vidi voltarsi con calma, sorridere sadicamente per poi sedersi nella vasca con esagerata calma.
Raccolsi in fretta e furia i miei vestiti, coprendo con il poco che avevo ogni centimetro del mio corpo. Dio, sarei voluta morire in quel momento, pur di non subire lo scherno che stava per arrivare. Era lì posato sulle labbra del giovane. Lo sentivo.
-Non avevo intenzione di prenderti, piccola Vichbourg. Sei una Vergine Sacrificale, quindi mi spiace, ma dovrai aspettare- a quelle parole sentii la rabbia montarmi pericolosa in corpo, mentre afferrata la vestaglia, la infilavo velocemente, spostandomi dal volto rosso i capelli bagnati.
-Bèh si dà il caso che a me non dispiaccia aspettare! Non ho la benché minima intenzione di assecondare i tuoi ormoni sfasati! Perché cazzo hai messo su una cosa del genere!- ero furiosa? No...semplicemente, se ne avessi avuto la forza, avrei mandato lui e i suoi amichetti a farsi fottere in un posto chiamato Inferno.
Evan allargò le braccia attorno al bordo della vasca, ghignando in una visione di perfetta e diabolica bellezza.
-Volevo avere una piccola soddisfazione personale...oltre alla conferma che mi vuoi. Che tu lo ammetta o meno, so che mi desideri, Vichbourg- non attesi altro, gettandomi in una corsa disperata verso la mia camera da letto. Quando mi trovai di fronte al letto, mi ci gettai sopra a denti stretti, stringendo nei pugni le lenzuola. Mi accorsi solo in quel momento di avere le lacrime agli occhi. Al solo pensiero dei miei gemiti, del mio volto così eccitato e lascivo, avevo voglia di gettarmi in un sonno eterno, sfuggendo l'imbarazzo mortale di quel peccato. Insomma, sapevo che stavo facendo uno sbaglio, eppure avevo concesso ad Evan di osservarmi spoglia, inspiegabilmente bollente e bramosa di chissà cosa.
Soffocai un urlo contro il cuscino, chiedendomi seriamente quando sarebbe finito quell'incubo. Quando qualcuno entrò nella stanza, neanche mi voltai, rimanendo con le palpebre socchiuse, nel tormento della mia mente.
-Domani vi sarà un ballo tra le più nobili casate Vampiriche. Il Signorino ha espressamente richiesto la vostra presenza come sua accompagnatrice. Vi lascio gli abiti qui. Passerò io stessa per aiutarvi a prepararvi. Vi consiglio di riposare quanto più potete. In questa terra non abbiamo giorno e notte, bensì soltanto Crepuscolo Civile, Crepuscolo Nautico, Crepuscolo Astronomico, Prima Luna e Notte. Il sole appare per pochi minuti necessari ad intercambiarsi con l'avvento del Crepuscolo. In merito, i vostri bioritmi potrebbero essere danneggiati se non vi nutrite e riposate a dovere. Buona notte Miss Vichbourg- non ascoltai molto, non mi chiesi nemmeno chi fosse. La voce era prettamente accademica, meno "umana" di quella di Selìn. Mi rintanai sotto le lenzuola, le lacrime che colavano lungo le gote. Volevo soltanto spegnere il cervello per un po’
Non pensare a quel calore che ancora m'invadeva il corpo. A quel sapore che sentivo sulla lingua, e a quel profumo che mi aveva stregato i sensi.

   
 
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