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Autore: Vekra    20/05/2010    0 recensioni
Un mondo dove gli animali custodisco gli intenti degli esseri umani, dove tutto è simile ma eticamente differente... Qui nasce questa storia e sempre qui potrete osserave i profondi abissi della diversità. Dal testo: "...Secondo il suo modesto parere, nessuno meglio dei folletti era padrone di decoro, eleganza e imperturbabilità. E doveva essere una sensazione magnifica, avere tutto quel potere nelle proprie mani. Chissà come si sentivano, chissà cosa provavano… Non lo avrebbe mai saputo...".
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1- Innocente
NdA: Ed ecco qui il primo capitolo, in cui fa il suo scorbutico ingresso un’altra protagonista e si parla di un altro ancora che, probabilmente, detesto più di Narciso; intanto Eleanor si spiega meglio e, forse, potrete iniziare a capire perché non la sopporto.
Se ci fossero domande o incomprensioni, chiedete pure.
Buona lettura.


Capitolo 1 – Innocente

‘Eccoti qui’ pensò May. Eleanor sedeva compostamente, tenendo fra le mani un bicchierino di plastica vuoto.
“Avresti potuto aspettarmi” inveì a mo’ di buongiorno. Sogghignò nel vederla scuotere la testa.
“Il caffè freddo non mi piace e tu sei troppo lenta” le rispose guardandola con rimprovero.
“Potevi scaldarlo, e non dirmi che non sai come si fa” si sedette anche lei, ridacchiando fra sé all’espressione leggermente irritata comparsa per nemmeno un secondo sulla faccia di Eleanor. Era decisamente divertente sapere di essere l’unica a farla traballare così.
“Grazie comunque per il pensiero” aggiunse addentando il cornetto. Era alla marmellata di pesche, il suo preferito. Eleanor non disse nulla. ‘Cavolo l’ho proprio fatta uscire dai gangheri’ pensò la mora.
“Non tenermi il muso così, Narciso… Non sono stata io a svegliarti presto di sabato mattina!” abbozzò un sorriso più gentile “Vuoi dirmi qualcosa immagino” continuò. Non c’era più traccia del cornetto. May prese il caffè, tenne il bicchierino fra le mani per un po’ e lo sorseggiò solo quando divenne caldo abbastanza. Eleanor nel frattempo mangiucchiava il suo cornetto in silenzio.
‘Detesto quando fa così, non le si può dire nulla!’ pensò la mora “Ok, ok, ho sbagliato, non ti dovevo aggredire così, sono stata maleducata, sei stata gentile a portarmi la colazione e io ti tratto male, scusami” borbottò frettolosamente. ‘Eccola che sorride, ha vinto di nuovo’ considerò scoppiando a ridere e si sporse sul tavolo e arruffandole i capelli. Eleanor vi passò una mano in mezzo per sistemarli e May sogghignò di nuovo.
“Forza, illuminami Narciso” disse platealmente.
“Bene,” con un fazzoletto si pulì la bocca da briciole inesistenti “Ti ricordi cosa avrei dovuto fare ieri?”
“Dorian veniva da te, giusto?”
“Esatto, e, infatti, è venuto. Tutto come al solito, noi due in cucina a studiare”.
“Tutto come al solito?”
“Sì”.
May era senza parole. E si stava irritando di nuovo. Ma, dopo averla guardata negli occhi, si disse che era inutile poltrire a letto e che, anche se voleva solo parlarle, Eleanor poteva benissimo svegliarla. La disponibilità è uno dei fondamenti dell’amicizia, no? E poi Narciso le aveva anche portato la colazione… Poteva fare quello che voleva. Lei faceva quello che voleva. E quasi ti faceva sentire in colpa, se non la approvavi subito. La mora sbuffò rassegnata.
“È questo che non capisco” continuò Eleanor.
“Come scusa?” si stupì l’altra.
“Era tutto normale, tutto come al solito. Io che cerco di farlo studiare, lui che dice di non averne voglia, e con che coraggio poi, è lui che mi ha chiesto di aiutarlo…”
“Te lo chiese quando avevamo nove anni…” la bloccò May.
“Sì, non mi sembrò strano, i suoi voti non erano altissimi, anzi diciamo bassi, era naturale che…”
“Che si rivolgesse a te ?” May calcò l’ultima parola. Ed ecco di nuovo quell’espressione irritata apparirle sul viso per un attimo. Ma, questa volta, Eleanor non rimase in silenzio, continuò a parlare ignorando l’ultima interruzione dell’amica.
“Ieri è venuto lui da me. E ho dovuto fare i salti mortali per convincerlo a finire quel tema…”.
“Sì certo, i salti mortali, quante parole hai dovuto dirgli in più, tre, quattro? Lo sai bene che riesci a plasmarlo nelle tue mani, ti ascolta sempre anche se si lamenta”.
“Dovresti farlo anche tu, non sarebbe male”.
May si ammutolì. Ok forse era il caso di lasciarla continuare. Ma… Un momento! Era riuscita a farsi rispondere a una frecciatina! Ma allora si può sciogliere il ghiaccio…
“La mia solita lingua lunga” le sorrise maliziosamente. Eleanor quasi si morse la sua, ma continuò.
“Questo è il primo dei fatti strani successi ieri… Ho dovuto insistere per un’ora perché finisse quel tema, lui continuava a impuntarsi che era una bella giornata e che era… inutile sprecarla chini sui libri.”
‘Perfettamente d’accordo’ approvò May nella sua testa.
“Si è impuntato per andare a farci un giro ai Centri, insomma, una vera e propria tortura, poi per fortuna è rinsavito e ha finito il tema”.
‘Proprio una fortuna… Chissà perché studia ancora con te, ormai non ha più bisogno di aiuto, vero? Sei stata un’ottima insegnante Narciso…’ un sorriso amaro segnò le labbra della mora.
“Erano quasi le sei quando ha finito, mi ha chiesto se volevo uscire con lui a fare una passeggiata.”
‘Proprio un tipo che ama stare all’aria aperta, il nostro Dorian’.
“Ma non avevo finito di rispondere alle domande di Lettere Umane, e così non se n’è fatto nulla. Lui ha preso le sue cose, si è alzato dal tavolo e mi sono alzata anch’io, per accompagnarlo alla porta”.
‘Ma cosa è successo Eleanor? Perché mi dici queste cose? Non hanno senso!’
“Appena gli sono passata a fianco mi ha abbracciato, l’ho abbracciato anch’io, non ci ho visto nulla di male”.
‘E direi, è come se fosse tuo fratello!’
“Lui mi ha preso il viso tra le mani e mi ha baciato”.
May non era pronta a tutto questo. Non conosceva Dorian da tanto tempo quanto Narciso ma credeva che non la considerasse più di un’amica. Strano, di solito non sbagliava nel giudicare le persone. Rimase in silenzio. Forse Eleanor si aspettava un commento perché non parlò più. Ma May non la accontentò. Pensava a cosa si fosse lasciata sfuggire. E perché non le aveva detto niente? Avrebbe potuto aiutarlo. Invece aveva preferito non dirle nulla e lei non l’aveva capito. Lo aveva sempre giudicato come un ragazzo un po’ sfrontato e pedante a volte, ma che riusciva sempre a usare la testa con ragionevolezza. Agire così impulsivamente non era da lui. Che avesse mandato tutto a farsi benedire? Possibile… Ma perché proprio adesso? Se gli piaceva Narciso, perché glielo faceva capire solo ora? Senza contare che la ragazza lo considerava solo un amico e lui lo sapeva!
‘Stupido idiota!’ digrignò fra i denti la mora. Osservò Eleanor guardarla a sua volta in attesa.
“Cosa c’è che ti tormenta Narciso? Non ti è piaciuto?” sbottò seccamente.
“Non ci ho fatto molto caso” fu la calma risposta.
‘Iniziamo bene… Sarai contento Dorian…’ la mora non sapeva che parti prendere: avrebbe dovuto aiutare l’amico o… o cosa? Eleanor ancora non le diceva nulla, non sapeva nemmeno come l’avesse presa!
“Sei pregata, cara Narciso, di essere più chiara… E dato che ci sei non perderti in particolari inutili!” sbraitò abbastanza rudemente. L’amica non fece caso al tono non proprio amichevole e proseguì come se nulla fosse.
“Mi ha sorpreso. Non me lo aspettavo. Immagino di essere stata troppo sconvolta per quello che stava facendo per pensare ad altro” scosse la testa non riuscendo ancora a capacitarsi di questa sgradevole manchevolezza “Comunque non ho reagito, o meglio” aggiunse prevenendo la domanda che si era formata nella testa della mora “non l’ho ricambiato, le mie labbra sono rimaste assolutamente serrate. Ho pensato subito di cercare di allontanarlo senza essere troppo brusca, ma mio padre è entrato in cucina” May dimenticò subito di ricordarle che evitare di ricambiarlo poteva già considerarsi brusco. Ripensò al padre della sua amica, il signor Isaac Aylmer. Un tipo piuttosto serio e di vedute ristrette, poco incline al sorriso e molto alle prediche inutili... una vera piaga. Si ritrovò ad arricciare le labbra in segno d’insofferenza.
“Dorian si è allontanato da me come se scottassi, mi è parso molto arrabbiato. Non l’ho mai visto così… sembrava aver perso il lume della ragione. Ma, quando si è voltato verso mio padre, era impassibile. Papà era senza parole. Anche questo mi ha sorpreso, ma già si trattava di qualcosa di più affrontabile. Dopo nemmeno un secondo gli ha intimato di andarsene da casa nostra e di non farsi più vedere. Mi sono messa fra loro e gli ho detto chiaramente che non aveva il diritto di trattarlo così, visto che non aveva fatto nulla di male. Non sai che voglia di ridere avevo. Iniziavo a rendermi conto di quello che era successo e l’idea che Dorian si fosse comportato in modo tanto… ingenuo, semplice, decisamente sciocco e innocente… Ho fatto uno sforzo enorme per non scoppiare a ridere in faccia a papà, non l’avrebbe gradito. E, se è per questo, avrebbe dato fastidio anche a me. E comunque non volevo offendere Dorian” Ok, troppe cose in una volta. May iniziava ad avvertire un leggero fastidio alle tempie. La mora non era per niente stupita dalla strana morale che sembrava influenzare i giudizi dell’amica. A quelli c’era abituata e, per come la vedeva lei, ognuno poteva pensare come voleva se le azioni che ne seguivano non ferivano nessuno. La preoccupavano due cose in particolare: la reazione di Dorian e quella di Eleanor.
Dorian arrabbiato, che “sembrava aver perso il lume della ragione”. Piuttosto comprensibile anche se del tutto insolito: al massimo era insistente fino alla nausea ma non si scomponeva mai. Evidentemente ci teneva molto che tutto andasse bene… Ma cosa si aspettava? Che lo ricambiasse? Decisamente non era il Dorian con cui era abituata a confrontarsi.
Ed Eleanor? Eleanor che rispondeva a tono a suo padre! Non poteva crederci! Erano sempre andati d’accordo, non discutevano mai! Si era persa un evento unico! Aveva preso le parti del ragazzo, però non aveva ricambiato il suo gesto.
“Perché l’hai difeso?”
“Perché è un mio amico. Perché non voglio rinunciare a lui, non voglio che ci sia proibito di vederci, non voglio che mio padre s’intrometta in cose che non lo riguardano, non voglio che lui decida per me. Voglio bene a Dorian, non t’immagini quanto. Non come vorrebbe lui, a conti fatti, ma gli voglio bene. Il solo pensiero di non poterlo più avere accanto a me è… opprimente…”
May non credeva di poterla mai vedere così esitante, così presa. Che giornata particolare. Quante emozioni Eleanor sarebbe stata capace di esprimere prima di collassare? Di certo non avrebbe voluto essere presente quando sarebbe successo. Era strano avere a che fare con lei quando si mostrava così umana… così diversa dal folletto narcisista cui era abituata… Sembrava quasi una ragazza normale…
“Voglio risolvere questa situazione, voglio avere la possibilità di chiarirci, voglio che tutto torni come prima” concluse con il consueto contegno.
“Immagino, quindi, che ancora non vi chiarite… cosa è successo dopo? Va avanti” la incalzò la mora.
“Papà ci è davvero rimasto secco. Non si aspettava certo una simile razione da me, come se davvero pensasse che io sia come lui. Detesto essere sottovalutata così, mi sono parecchio infastidita. Comunque è rimasto in silenzio a fissarmi per qualche secondo, neanche avesse visto un fantasma o Rosalie, poi ha girato i tacchi ed è uscito dalla cucina dalla porta che da’ all’ingresso. Mi sono girata per parlare con Dorian, ma anche lui era uscito, dalla porta che da’ in giardino: si è tirato indietro. Non si è mai comportato così” aggiunse.
“Anche questo ti ha stupito, immagino?”
“Sì, certo. Volevo subito andare a cercarlo. Non ho fatto in tempo nemmeno a mettere a posto i libri che papà è piombato in cucina. Ha pure rischiato di cadere nella fretta. Era tutto rosso in viso e faceva pure fatica a respirare con calma”.
‘Del resto non gli deve essere andato bene farsi rimproverare dalla sua perfetta figliola’.
“Abbiamo discusso a lungo. Ci si aspetterebbe da un adulto che come minimo mantenga la calma, ma non ha fatto altro che urlare per tutto il tempo. E alla fine anche mia madre e Rosalie si sono unite alla conversazione”.
‘Ha ancora il coraggio di chiamarla conversazione?’
“In poche parole, papà si è risentito del mio comportamento irrispettoso e mi ha ricordato che ascoltare i consigli di un genitore, cioè lui, è il modo migliore per non avere problemi. O meglio,” aggiunse dopo essersi beccata un’occhiataccia dalla mora “per non andare a finire a letto con il primo che passa. Mi ha ricordato che i ragazzi alla nostra età pensano a una cosa sola. Che certi atteggiamenti vanno bloccati sul nascere per evitare gravi pesi sulla coscienza. Un bambino non voluto” precisò automaticamente “Ha detto che si è sentito molto deluso dalla mia condotta e che credeva che avessi più criterio. Insomma, ha detto una miriade di sciocchezze sullo stesso genere per tutto il pomeriggio. Mi sono annoiata a morte. Mamma ha cercato di farlo ragionare ma, ormai, si era trasformato in un disco rotto. E ha smesso solo la sera”.
“E tu cosa gli hai detto?” May lo immaginava già, ma sentirselo dire era un’ altra cosa.
“Che non si nasce da un bacio e che se non mi riteneva in grado di affrontare una situazione così, voleva dire che era perfettamente conscio di avermi cresciuto in maniera sbagliata. Gli ho detto che saltare a conclusioni così poco verosimili è un atteggiamento molto infantile. E che prendersela con Dorian per qualcosa che non lo riguarda per nulla, non è qualcosa che accetto. Non sta a lui decidere chi può baciarmi e chi no. Se Dorian l’ha fatto, ha avuto sicuramente i suoi motivi, ma non sta a lui giudicarli, sta a me decidere cosa fare. E poi gli ho detto che si sarebbe dovuto tranquillizzare del fatto che fosse stato Dorian e non uno sconosciuto. Del resto, Dorian lo conosce da quando era un bebè e sa meglio di me che non mi potrebbe mai costringere a fare qualcosa che non voglio. Gli ho detto che non avrebbe dovuto rivolgersi a un mio amico in quel modo per così poco, ma era come parlare al vento. Anzi no, almeno il vento raccoglie tutto quello che dici, papà non mi ha nemmeno ascoltato” May sorrise appena al pensiero di aver avuto ragione. Prese il bicchierino di carta e se lo passò da mano in mano. Eleanor proseguì con la sua storia.
“Mamma mi ha sostenuta per tutto il tempo. Rosalie ha riso praticamente sempre ma, ogni tanto, riusciva a riprendersi abbastanza da dire che la pensava come me. Alla fine papà si è visto contro tutta la famiglia e ha smesso di urlare, se non altro. Poi ha smesso del tutto di parlare e per tutta la serata non ci ha rivolto la parola. Peggio di un bambino piccolo”.
‘Meno male che tua madre ti ha aiutato, altrimenti col cavolo che saresti potuta venire qui’ la mora posò il bicchierino sul tavolo, si alzò, guardò l’amica, si sedette di nuovo.
“Gli andrai a parlare quindi. Cosa speri di ottenere?” il suo tono conteneva un’amarezza che Eleanor non colse. E se anche l’avesse colta, non ne diede l’impressione.
“Spero di capire perché l’ha fatto. Perché non mi sono accorta di quello che prova. Voglio provare a far tornare tutto com’era prima”.
“Credi davvero che sia ciò che vuole anche lui? Secondo te se ne sarebbe andato se lo avesse voluto?” May la guardò incredula.
“Forse sì e forse no. Se non ci provo, non lo saprò mai. Voglio cercare di salvare quello che ho costruito insieme con lui in questi anni”.
La mora si alzò di nuovo e la sua migliore amica la imitò. Si avvicinò a lei e le regalò un abbraccio veloce.
“Fammi sapere com’è andata” le disse piattamente. Eleanor sorrise. Posò le chiavi della casa sul tavolo e uscì.
May la guardo allontanarsi dalla finestra. Sapeva che la ragazza era venuta solo per dirle cosa era successo, che non le interessavano i suoi commenti e i suoi consigli. L’unica cosa che poteva fare era mostrargli il suo appoggio.
‘Mi dispiace Dorian, ora non ti potrò aiutare neanche se lo volessi’ pensò leggermente malinconica.
  
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