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Autore: Melanto    21/05/2010    4 recensioni
Fuggire. Reazione immediata dinanzi ad un dolore troppo grande per essere affrontato a viso aperto. Camuffare la sofferenza in voglia di lavorare. Poi partire. Cambiare persino continente per ricostruire precari equilibri su cui camminare in punta di piedi. Dimenticarsi di tutto: amici, famiglia... assopire i ricordi e cullarli come bambini, perché non facciano troppo male, per ricaricare le certezze. E poi... e poi tornare, per affrontare il passato ed i sensi di colpa.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Yoshiko Yamaoka
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Huzi - the saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Huzi

- Capitolo 21 (Parte I)-

Il silenzio regnò nell’ufficio del burbero per dei pesanti momenti, dopo che Yuzo l’ebbe lasciato.
Il Vice Prefetto rimase a fissare la porta chiusa con espressione tesa e severa, seppur meno ostica, e volse lo sguardo ad Hideki solo quando quest’ultimo riprese la parola, ed aveva un tono più calmo che comunque non riusciva a schermare a sufficienza la sua preoccupazione.
“Signor Kishu, capisco che possa sembrare assurdo e capisco anche la sua posizione, per quanto non possa condividerla, ma gli eventi elencati dal mio vice appartengono ad uno scenario probabile anche se terribile.”. Sospirò, togliendo gli occhialetti per massaggiarsi le palpebre stanche. “Gli esperti avevano individuato la periodicità del vulcano in trent’anni, ma ora che ne sono passati trecento senza dare alcun segnale, la cosa è ben più preoccupante. Più tempo passa, maggiore è l’energia che si accumula sotto l’edificio vulcanico e maggiormente violenta sarà la ripresa delle attività.”
“Lei ha detto che potrebbe anche non eruttare.” tenne presente Kishu in un estremo tentativo di convincersi che così sarebbe avvenuto.
“Sì, certo. Potrebbe. Ma un vulcano, che dopo trecento anni di silenzio dà segni di ripresa, ha una probabilità di fallire il tentativo di eruzione molto, molto più bassa di quello che pensa. Il Pinatubo eruttò dopo cinque-seicento anni di inattività dando vita ad una delle manifestazioni più imponenti del secolo scorso.”
Il vice Prefetto si zittì di nuovo. Lo sguardo fisso sull’immagine del Fuji che riusciva a vedere dalla finestra.
“Sono vulcani, Signor Kishu, manifestazioni della Natura e, come già le dissi, non possiamo piegarla ai nostri comodi, ma l’affronteremo così come verrà, cercando di prendere tutte le precauzioni e difese possibili. Ma lei deve permetterci di prenderle, queste precauzioni, e deve capire che, a volte, l’unica vera difesa è la ritirata.”
- Ritirarsi.- ripeté Tatsuya mentalmente che equivaleva ad evacuare le zone attorno al vulcano. Una manovra che avrebbe interessato non solo la città di Nankatsu, ma tutte quelle nel raggio di decine di chilometri dal cono e che avrebbe coinvolto ben due prefetture, se non tre o addirittura quattro.
Il problema si stava allargando troppo, ma voleva ancora credere di essere in grado di tenerlo sotto controllo.
“Per il momento, continuate a monitorarlo e tenermi informato di ogni sua più piccola variazione. Non una parola con la cittadinanza; nemmeno la più misera fuga di notizie.”
Con la stessa pacatezza che era riuscito a recuperare miracolosamente, Hideki inforcò di nuovo gli occhiali intrecciando le mani sulla liscia superficie della scrivania.
“Mi permetta di ricordarle che, differentemente da quanto avviene in altre nazioni, il popolo giapponese è molto informato su ciò che riguarda le attività sismiche e vulcaniche, vista e considerata la natura geologica dell’intero Giappone. Non ci metterà molto, quindi, a rendersi conto che c’è effettivamente qualcosa che non va nella Prefettura e che quel qualcosa è connesso al Fuji.”
“Ne sono consapevole.” Kishu non si perse d’animo, non era proprio nella sua indole. “Cercheremo di tenerlo nascosto il più possibile e lasciare al Prefetto il compito di divulgare la notizia con un annuncio ufficiale durante il comizio elettorale.”
A quelle parole, il burbero non trattenne una risatina carica di ironia che gli tese le labbra e si attirò la curiosità del Vice Prefetto.
“Ho detto qualcosa di divertente?”
“Signor Kishu, mi permette di essere franco?”
L’uomo annuì, convinto che Hideki Yoshikawa avesse capito la sua strategia.
“Ma certo.”
“Lei è proprio un fottuto politicante del cazzo.”
Tatsuya sorrise a sua volta. “Lo so. È per questo che sono arrivato dove sono.”
“Ma qui non si tratta più di vincere le elezioni.” si impuntò Hideki. “Ci sono delle vite in ballo cui lei sta permettendo di giocare col fuoco e quando si renderà conto di quanto grande è il pericolo sopra le loro teste, potrà essere tardi. Un’ora è troppo poca per evacuare la città.”
Tatsuya si alzò, aggiustando la giacca e concludendo la loro conversazione con il solito cinismo ed il mezzo sorriso di trionfo.
“Allora cercate di avere maggiori certezze quanto prima.”
Seguito dai suoi due accompagnatori fece per lasciare l’ufficio, quando Hideki lo fermò sulla soglia.
“Che lei lo voglia o no, noi lavoreremo assieme agli altri osservatori e sia l’ERI che la sede centrale del VRC sono stati avvisati di quello che sta accadendo.”
Kishu non aggiunse null’altro a quella che era praticamente un’azione di forza da parte di Yoshikawa, e lui decise di concedergliela per dimostrare di avere a cuore la faccenda. E, a conti fatti, ce l’aveva davvero.
Richiuse l’uscio alle sue spalle, muovendosi con passo deciso lungo il corridoio, prima di sbucare nell’atrio del piano dove, improvvisamente, quel caos furibondo gli sembrò chiaro e comprensibile.
Tutti si stavano dando da fare e lui era preoccupato. Per il comizio che, per quanto negasse, stava per essere mandato a gambe all’aria, per quel dannato vulcano che, dopo trecento anni, aveva deciso che doveva eruttare proprio adesso. E lui si trovava in una posizione terribilmente delicata.
“Signor Kishu, signore.” uno dei suoi accompagnatori gli rivolse la parola ed avvertì una nota di apprensione. “Ma lei crede davvero che ci sarà un’eruzione, signore?”
Lui si strinse nelle spalle, rispondendo con una certa irritazione. Ci mancava solo che i suoi sottoposti si facessero prendere dal panico.
“Non lo so, staremo a vedere. Non sono io l’esperto.”
L’altro accompagnatore aggiunse. “Forse dovrebbe permettere l’evacuazione, signore…”
Kishu fulminò l’incauto con un’occhiata severa.
“Quando vorrò il tuo parere sarò io a chiedertelo, chiaro?”
I due decisero di tacere, per fortuna, e arrivarono quasi alla porta che conduceva alle scale. La squadra di Morisaki era ancora al lavoro – come tutti, lì dentro – e pensò che, magari, loro potessero essere più malleabili del loro superiore. Con la ferma decisione di far sentire la sua presenza, si avvicinò alle scrivanie proprio nel momento in cui piombò – termine azzeccatissimo – una donna con un’accesa massa di ricci rossi che esclamò in direzione di quello che gli parve essere di origini ispaniche: “Il cagacazzi in doppio petto se n’è juto?[1]
Ecco, forse non aveva afferrato la parte finale della frase, ma ‘cagacazzi in doppiopetto’ era un appellativo piuttosto chiaro.
L’ispanico lanciò un’occhiata a lui e poi tossicchiò, cercando – con pessimi risultati – di non ridere. Solo in quel momento, la donna con i capelli rossi si accorse della sua presenza e gli rivolse un’occhiata di totale indifferenza.
“Il ‘cagacazzi’ sarebbe il secondo in carica di questa Prefettura.” ci tenne a far notare Kishu con un sopracciglio inarcato e lo sguardo glaciale con cui solitamente incuteva timore a chiunque osasse contraddirlo o intralciarlo in generale. Peccato che non avesse mai avuto a che fare con Rita, che simili soggetti aveva imparato a mangiarseli a colazione quando si trovava ancora a Napoli.
E i’ch’aggia fa? I cazzi e’ cag ‘o stess. Mo’ levete nu poco a’ ananzi, ohì! Amma faticà![2]” e lo scansò in malo modo, dirigendosi a passo spedito verso l’ufficio di Hideki.
Tatsuya rimase gelato sul posto con gli occhi e la bocca spalancati. Non aveva capito un accidenti, ma non ci sarebbe voluto un indovino per comprendere che non gli aveva fatto un complimento.
Attorno a lui, gli altri membri della squadra Morisaki stavano per morire soffocati nello sforzo di non ridergli in faccia.
“Vuole” ridacchiò l’ispanico “…vuole che glielo traduca?”
“Non si disturbi.” ringhiò Kishu, sistemandosi la giacca e scomparendo come un fulmine oltre la porta del terzo piano, masticando quell’incomprensibile: “Malleabili un cazzo!”
Lo scroscio di risate alle sue spalle lo sentirono in tutto l’FVO.

“Tutto bene, Professore?” gli domandò Shiguro appena Yuzo rientrò nell’edificio. Poi si corresse, passando una mano dietro la nuca ed abbozzando una specie di sorriso rassegnato. “Per quanto il concetto di ‘bene’ sia molto relativo in questo momento.”
Yuzo sospirò. “Lo so, ma cerchiamo di fare il possibile finché ne siamo capaci.”
“Sì, professore.” la guardia annuì gravemente; anche se lui non poteva materialmente fare qualcosa, capiva quanto tutti si stessero impegnando e a modo suo, restando fermamente al posto di lavoro, avrebbe dato loro il suo supporto morale fino alla fine. Però non riuscì a non chiederglielo pur avendo compreso, in tutti quegli anni, quanto fosse complesso fare determinate previsioni. “Lei crede che succederà davvero?”
“Quello che credo potrebbe non essere ciò che avverrà.” spiegò Yuzo “Ma se ho imparato a conoscere i vulcani almeno un po’.”, e in casi come quelli sperava davvero di sbagliarsi, “Vedremo un Fuji diverso nei prossimi giorni. Quello che non avremmo mai voluto vedere.”. Detto questo, scomparve lungo le scale che portavano ai piani superiori.
Quando arrivò al terzo non si incrociò con Kishu davvero per un pelo, scomparso giusto l’attimo primo dietro le porte dell’ascensore, ma venne investito da un boato di risate che gli disegnò un’espressione perplessa.
Varcando l’ingresso, vide Ricardo con la faccia completamente spalmata sulla scrivania e la mano che batteva sul tavolo, Toshi stravaccato sulla sedia che stava per morire soffocato ed Hisui che si teneva la pancia.
“Ah, bene. Siamo già alla fase del ‘rido per non piangere’?” disse, incrociando le braccia al petto ed appoggiandosi alla scrivania del geochimico.
Rick, che non ce la faceva nemmeno ad alzare la testa, agitò semplicemente una mano, mentre Hisui riusciva ad articolare un: “…perso! Che ti sei perso!”
“Un ‘Rita vs Vice Prefetto’!” sbrodolò d’un fiato Toshi con toni acutissimi. “Resterà negli annali!”
Quando Yuzo riuscì a realizzare il concetto, si portò una mano al viso con rassegnazione.
“Oddio, non voglio nemmeno immaginare cosa abbia potuto dirgli!”
“Immagina, immagina!” incalzò Hisui “Ci ha fatto ammazzare dalle risate!”
“Eh, lo vedo.” ironizzò il Prof che lentamente si allontanava dal tavolo “Ma ora vi voglio seri e nel mio ufficio. Rita dov’è?”
“Dal burbero.” Toshi si asciugò gli occhi con un fazzoletto di carta, uscendo finalmente dal suo stato di apnea.
“Perfetto.” accordò Yuzo, avviandosi nella sua stanza. “Chiamatela e raggiungetemi. E’ il momento di cominciare ad elaborare i primi scenari di eruzione.”

Kishu continuò a borbottare e masticare invettive fino a che non salì in macchina. Ed anche lì, accomodato nel lussuoso sedile in pelle, seguitò a bofonchiare parole incomprensibili.
Nel suo essere irritato, però, le parole del Vice Direttore continuavano a ronzargli nella testa.
Forse era stato davvero troppo allarmista, ma se putacaso avesse avuto ragione? Se il Fuji avesse eruttato e fosse venuto giù quello che Morisaki aveva chiamato lahar?
Trovandosi in una nazione ad alto rischio vulcanico e sismico, aveva studiato bene cosa comportavano eruzioni e terremoti con annessi e connessi, conosceva, quindi, cosa fosse un lahar o, più semplicemente, colata di fango, ma in quel momento avrebbe tanto preferito esserne all’oscuro.
Col Vice Direttore l’aveva presa molto alla leggera, anche perché valanghe come quelle venivano reindirizzate dalla stessa topografia lungo canali preferenziali, ma non aveva ipotizzato a quanto, effettivamente, avrebbe potuto essere la sua portata.
Gli occhi neri del Vice Prefetto si puntarono sul Fuji, appena l’auto lasciò il parcheggio sotterraneo, e sulla sua enorme coperta di neve.
Se l’ordine di evacuazione fosse partito in ritardo, i morti che avrebbe avuto sulla coscienza sarebbero stati maledettamente troppi.
La sua carriera valeva un simile sacrificio?
Con che faccia avrebbe potuto guardare sua figlia?
“Maledizione.” bofonchiò per l’ennesima volta, rivolgendosi a tutti e nessuno contemporaneamente.
Con un gesto irato recuperò il cellulare dalla giacca, componendo il numero di Terobashi.
“Ah, Tatsuya! Non ci eravamo già sentiti questa mattina?” il Prefetto sembrava realmente sorpreso.
“Ci sono delle… grosse novità, signore.”
L’altro rise sprezzante. “Che hanno escogitato quelli dell’FVO?”
“L’eruzione del Monte Fuji.” disse Kishu lapidario e senza tergiversare.
Sentì il Prefetto tossire in maniera convulsa dopo essersi quasi strozzato col fumo del sigaro che stava fumando.
“Vorrai scherzare?!”
“No, signore. Nemmeno per idea. Mi hanno mostrato prove inconfutabili della ripresa di attività del vulcano. La famosa sismicità che interessava la prefettura, si ricorda?”
“Che il diavolo se lo porti! E quando erutterà?”
Tatsuya si passò stancamente una mano sugli occhi. “Non lo sanno.”
Ma non era quella la risposta che Akinori voleva sentire. “E che accidenti aspettano a lavorare per scoprirlo?!”
L’altro sospirò, alzando gli occhi al cielo. Certe volte il Prefetto era un vero imbecille.
“Lo stanno già facendo, signore. Dicono che, nelle condizioni attuali, potrebbe anche non eruttare affatto. L’esito è incerto.”
“Bene. Una buona notizia. Tu cosa gli hai risposto?”
Tatsuya cambiò posizione, lo sguardo fisso sul panorama esterno. “Che i piani per il comizio non sono cambiati e non lo saranno fino a che non avranno certezze. Potrebbe rivelarsi una buona occasione per comunicare la situazione ai cittadini, nel frattempo ho proibito loro di farne parola ai media.” eppure, stranamente, non si sentiva più tanto convinto d’aver fatto la mossa vincente. Come aveva pensato, invece, Terobashi ne fu entusiasta.
“Perfetto! Hai avuto un’ottima idea, come al solito, sarebbe un bel colpo per la campagna elettorale.”
Il Vice Prefetto rimase in silenzio qualche momento in più, mentre osservava una bambina passeggiare felice tenendo per mano la madre. Quando parlò, non avrebbe mai pensato che una simile frase potesse uscire dalla sua bocca.
“Non sarebbe meglio sospendere tutto e diramare l’allarme, signore?”
Uno degli accompagnatori si volse addirittura di scatto per la sorpresa.
“Tatsuya! Mi meraviglio di te. Cosa ti prende?” tuonò invece il Prefetto. “Questo cambiare idea in corsa non ti si addice. Ti sarai mica fatto abbindolare dalle chiacchiere di quattro scienziatuncoli allarmisti, vero?”
Kishu incupì lo sguardo, facendo assumere alla bocca una piega amara: detestava quando veniva trattato da visionario e d’improvviso si rese conto d’aver fatto lo stesso mentre si trovava all’FVO. L’espressione divenne tetra.
“Non mi fraintenda, Prefetto, sono fermamente convinto di voler portare avanti la campagna, ma gli ‘scienziatuncoli’ di cui parla non sono degli sprovveduti e sanno benissimo quello che dicono. Gli scenari di cui mi hanno messo a parte non sono per nulla buoni, senza contare quanto importante sia già di per sé la notizia che il Fuji-san non sia più quiescente.”
“Nessuno lo mette in dubbio, ma conosco da molto più tempo di te come vanno queste cose, pur di farmi perdere, c’è gente che sarebbe disposta anche a vendere la propria madre. Magari Yoshikawa vota per Makio.”
“Signore, con tutto il rispetto, qui la politica non c’entra nulla. A quelli dell’FVO interessano solo i rischi legati all’eruzione-” possibile che non capisse?!
“Ed è il loro dovere. Tu pensa a fare il tuo, portando avanti i preparativi per il comizio come stabilito. Tanto si tratta solo di alcuni giorni ancora, cosa vuoi che succeda in così poco tempo?”

Durante tutto il tragitto per arrivare allo Studentato, Yoshiko non aveva fatto altro che pensare alla notizia comunicatagli da Yuzo e lanciare occhiate preoccupate al vulcano.
Sotto il candido manto innevato, le parve improvvisamente minaccioso, come mai le era sembrato.
Quasi un mostro.
E, per la prima volta da quando si era trasferita a Nankatsu, le fece paura. Trovò che fosse una sensazione nuova e spiacevole, mista ad un’altra che non le era del tutto sconosciuta: si sentiva come tradita. Le volte che, da Sendai, rientrava nella Prefettura di Shizuoka, vedere la forma conica perfettamente simmetrica le aveva sempre trasmesso sicurezza e protezione e le annunciava l’arrivo al suo ‘rifugio’, ovvero Nankatsu. Ed ora, proprio il vigile guardiano stava minacciando di raderlo al suolo, quello stesso rifugio tanto amato.
Inoltre, quella del Fuji non sarebbe stata una forza da poter contrastare. Ci si ritrovava, così, in balia delle sue mani come passivi spettatori. E forse era proprio questo che la feriva di più: non poter agire era avvilente.
D’improvviso, le sembrò i comprendere la rabbia e la frustrazione di Yuzo, l’urgenza e l’ansia di mettere al riparo la popolazione, ma con le mani legate da quell’arrivista di Vice Prefetto.
Un sospiro più forte ed aspro le sfuggì quando raggiunse il palazzo dello Studentato, che le si presentò più silenzioso del solito. Mentre saliva gli scalini in pietra, pensò che fosse una fortuna che fosse il week-end. Molti degli occupanti erano tornati a casa e, nel suo piccolo, le parve davvero una miracolosa coincidenza.
Con le mani nelle tasche del cappotto, camminò adagio lungo il corridoio, con lo sguardo rivolto al pavimento e lo sollevò solo quando sentì una porta aprirsi.
Vide Saya comparire sulla soglia armata di trolley.
Un sorriso sollevato le incurvò le labbra: per una volta, la sua ricciuta amica aveva avuto la giusta idea.
Quando Saya la scorse, le si fece subito contro, stringendo un foglio scarabocchiato.
“Stavo per lasciarti un messaggio nell’appartamento.” esordì, abbracciandola.
“Torni a casa?”
“Sì. Il mio livello di tolleranza-terremoti credo abbia raggiunto il limite: prima ho sentito un’altra scossa, di quelle piccole. È stato il culmine.” piagnucolò la ragazza, portandosi una mano al petto, e lei ridacchiò all’idea di non essersene nemmeno accorta; era divenuta totalmente terremoto-refrattaria, ormai. O forse, era stata semplicemente assorbita da tutt’altre faccende per rendersene conto.
“Fai benissimo.” l’appoggiò, prendendole le mani e assumendo un tono più serio. “E ascoltami: non tornare fino a che non te lo dico io, va bene?”
Saya sgranò i grandi occhi scuri con preoccupata perplessità. “Yoko, tu sai qualcosa che io non so e che temo di non voler sapere perché non sembra preannunciare nulla di buono. Ho ragione?”
“Decisamente.”
Si portò una mano alla fronte. “Oddio. Lo sapevo. Sta arrivando la fine del mondo, altro che 2012! Dici che nemmeno le Cayman sono sicure?!”
Yoshiko rise, battendole una mano sulla spalla. “Ma piantala! Non è l’Apocalisse!” -…a seconda dei punti di vista! - “Tu va’ a casa e aspetta mie notizie.”
“Te l’ha detto il vedovello?”
“Sì.”
L’altra sospirò. “E tu non tornerai a Sendai, vero?”
La risposta arrivò con qualche secondo di ritardo e non era cambiata da quella che aveva dato a Yuzo.
“No.”
“Perché non me ne stupisco?” sospirò Saya di nuovo “Sei sicura di sapere quello che fai? Da come me ne stai parlando si direbbe che la situazione stia precipitando…”
“Lo so. Ma Yuzo non se ne andrà, ed io voglio restare accanto a lui il più possibile.”. Yoshiko l’abbracciò di nuovo. “Stai tranquilla, domani vado da Taro, non preoccuparti.”
“Ci proverò. Ma so già che, appena saprò cosa diavolo sta succedendo, mi farò prendere dalle crisi isteriche.”
“Scema.”
Saya sospirò un’ultima volta prima di separarsi da lei ed afferrare il trolley. “Mi raccomando, stai attenta e niente slanci da eroina: non hai abbastanza tette per fare Wonder Woman!”
Yoko rise, dandole un buffetto affettuoso. “Fila via, tu! O perdi il treno!” ed attese che l’altra scomparisse definitivamente alla vista prima di mettere piede nel proprio appartamento.
Con estrema lentezza si liberò del cappotto, abbandonandolo esattamente sulla spalliera di una sedia assieme alla sciarpa.
Lo sguardo vagò malinconico sul semplice arredo del salotto-cucina fino all’ingresso della camera da letto. In quel momento, si rese conto che avrebbe potuto non rivederlo più, che non ci sarebbe stato nessun Studentato in cui rientrare dopo le lezioni e, addirittura, nessuna Università. Il suo mondo, quello che aveva eletto a ‘casa’ rischiava di essere distrutto e, molto probabilmente, non sarebbe stato in alcun modo recuperabile: troppo vicino al vulcano, ormai.
Affranta, rilasciò un pesante sospiro prima di rimboccarsi le maniche e mettersi al lavoro per decidere quale pezzo di passato portare con sé e quale lasciarsi alle spalle.

“Allora, considerando che il tremore persiste nella sua fase spasmodica, immagino non dobbiamo aspettarci nulla di buono nel prossimo futuro.” esordì Yuzo, le mani a massaggiare gli occhi stanchi e la squadra accomodata un po’ ovunque per l’ufficio. Al centro faceva bella mostra la mappa luminosa del Giappone.
“Dagli altri FVO ci sono state comunicazioni di slavine dalla bocca lungo i fianchi del cono.” comunicò Toshi. “La neve è instabile e comincia a venire giù per le troppe scosse e per l’innalzamento della temperatura del vulcano. Non si registra nessun danno rilevante, al momento.”
Hisui sfogliò i dati della JMA che si era appuntato. “I venti spirano verso SE e sembrano destinati a mantenersi costanti.”
“Se da un lato possiamo ritenerci fortunati perché a Nankatsu non dovrebbe cadere troppo materiale, dall’altro speravo che avessero direzione S-SW: è la via più breve verso il mare. Comunque, SE è il meno peggio. Accontentiamoci.” affermò Yuzo, muovendosi dalla scrivania dove era rimasto appoggiato fino a quel momento per avvicinarsi alla mappa luminosa e cominciare a camminargli intorno lentamente.
Ricardo cambiò posizione sul divano. “Qual è il meglio che possiamo aspettarci?”
“Che il Fuji faccia cilecca e ci gabbi tutti, oppure che ci dia abbastanza tempo per convincere Kishu che noi abbiamo ragione e lui torto.”
“E se non dovesse fallire la prova eruzione?” l’interrogò Toshi “Quale sarebbe il male minore in cui sperare?”
Yuzo inspirò a fondo, fermandosi davanti alla mappa e valutandola attentamente come se avesse potuto rivelargli un segreto da un momento all’altro. Poi accorciò l’ultima distanza, illustrando le ipotesi che aveva formulato.
“Conoscendo la storiografia eruttiva del Fuji, il suo stile ed il suo chimismo, il meglio in cui possiamo auspicare è un’attività modestamente freato-magmatica[3], nelle prime fasi, con una tendenza a scemare nel tempo in favore di un andamento più effusivo. La sua composizione è prevalentemente basaltica, ma ha eruttato anche materiale andesitico e dacitico[4], quindi, non è detto che possa mutare in corsa il suo stile in seguito ad una variazione chimica del magma.”. Il vulcanologo batté leggermente il dorso del dito ad indicare la parte SE del cono. “Sarei propenso a credere che l’eruzione potrebbe cominciare da una delle bocche dell’Hoei[5] e quindi avere colate in direzione E-SE-S, verso il Monte Hakone e il Monte Ashitaka, ma quelle non dovrebbero essere un problema. In caso contrario, allora, credo che il vent[6] sarà quello principale dello Younger Fuji[7] con colate in direzione NW-NE-SW.”
Rick si passò una mano sul mento. “E l’attività freato-magmatica, invece?”
“Nella migliore delle ipotesi le interazioni acqua-magma potrebbero generare una colonna di circa quattro-cinque chilometri. Come detto da Hisui, il tefra[8] ricadrebbe in direzione SE, con variazione massima verso S-SW.” le dita di Yuzo si mossero velocemente a circoscrivere l’area che avrebbe potuto trovarsi coinvolta nell’evento. Rapidamente, delimitò lo spazio con alcune puntine colorate.
“Con la sismicità come staremmo messi?” stavolta fu Toshi a porre la domanda, rivolgendo un’occhiata a Rita che restava accomodata sul bracciolo del divano.
La sismologa inarcò un sopracciglio, stringendo le labbra. “Contenuti. Con una magnitudo intorno a quattro. Decimo in più, decimo in meno. E se davvero varierà il suo stile in un’eruzione prettamente effusiva, allora saranno circoscritti solo durante l’iniziale fase esplosiva, con qualche debole evento successivo.”
Yuzo annuì, allontanandosi di qualche passo e portandosi le mani ai fianchi. Gli occhi ancora fissi sulla cartina. “In definitiva, una Vulcaniana[9]. Se volessimo quantificarla…” fece un rapido calcolo. “…un VEI-3, se siamo fortunati, un VEI-4[10] se lo siamo di meno.”
Per come era stato descritto, l’evento apparve al gruppo piuttosto modesto e non terrificante come si sarebbe potuto pensare. Ma, in fondo, era solo lo scenario migliore che avrebbero potuto avere.
“E se accadesse il peggio?” Rick ruppe quel brevissimo silenzio che li aveva avvolti dopo la conclusione di Yuzo.
“Dio non voglia.” replicò quest’ultimo, distogliendo lo sguardo dalla mappa ed afferrando un’altra manciata di testine con colore diverso da quelle precedenti. Lentamente tornò di nuovo verso la raffigurazione luminosa del Giappone che sembrava il campo di un’immensa battaglia navale con tutti quei colori sparsi sulla superficie. “VEI-5.” affermò senza esitare e cominciando a fissare le puntine. “Se il magma è prevalentemente andesitico, la fase freato-magmatica sarà ben più intensa di quanto si potrebbe sperare. La colonna potrebbe innalzarsi addirittura oltre i dieci chilometri di quota e la forza delle correnti a getto spingere in direzione WE il materiale piroclastico con ricaduta nelle prefetture di: Shizuoka, Yamanashi, Kanagawa, Tokyo, Saitama, Chiba e Ibaraki. Senza contare i venti a più bassa quota, ma passerebbero quasi in secondo piano.[11]
Toshi si passò una mano sulla fronte con lentezza, immergendola poi nella folta capigliatura. “Una nuova Hoei.” esalò con un sospiro forzato. “Saremmo nella merda.”
“Già. Il Fuji vedrebbe l’alba della seconda Pliniana[12] nella sua storia eruttiva.” il vulcanologo si fece da parte, permettendo agli altri di vedere fin dove la nube sarebbe arrivata a disperdere i suoi materiali, ed era molto più importante di quella precedentemente ipotizzata. Una lunga serie di ellissi, allungate verso Est, copriva circa la metà della Regione del Kanto, perdendosi poi nel Mar del Giappone.
Maldita puta…[13]
“Capirete che nel 1707 non c’era la densità abitativa di adesso.”
“E la sismicità? Probabilità di flussi piroclastici?” Rick cambiò nuovamente posizione nel divano che sembrava essere divenuto assurdamente scomodo.
Rita rispose alla prima domanda. “Se la fase freato-magmatica dovesse incrementare, ovviamente incrementerà anche la sismicità di almeno uno, due punti. Destinata poi a scemare nel tempo.”
“Contenuti. Il Fuji non è il Vesuvio. Per fortuna.” sospirò Yuzo, rispondendo alla seconda domanda. “Non aspettatevi la colonna del 79 d.C. e nemmeno una copia del St. Helens: l’acidità del nostro stratovulcano è decisamente più bassa. Ciò non toglie che i flussi piroclastici possano ugualmente formarsi, ma non credo arriveranno oltre le pendici del cono.” poi assunse un’espressione accigliata, borbottando quel poco convinto. “O, almeno, lo spero. Le cronache storiche non ne parlano durante la Hoei, quindi, possiamo ben sperare che faccia lo stesso anche questa volta. Se Dio vuole.” e lui lo sperava con tutte le sue forze.
“E riguardo ai lahar?” la domanda di Hisui si attirò gli sguardi di tutti i suoi colleghi per alcuni istanti prima che, in sincrono, si spostassero sul vulcanologo. Quest’ultimo li sostenne tornando poi a volgersi in direzione della lavagna luminosa.
“Quelli si formeranno comunque, in qualsiasi ipotesi, sia la migliore che la peggiore. Tutto sta a sapere da quale bocca erutterà. E se sarà attraverso le tre dell’Hoei, forse abbiamo anche una possibilità di non venire rasi al suolo. Ma se il vent principale dovesse essere quello dello Younger Fuji… faremmo bene a raccomandare Nankatsu a qualche Santo, credo che ne avrà bisogno.” e visto che lui aveva smesso di credere alla fortuna, aveva il maledetto sentore che non sarebbero stati graziati.
“Bisognerà condividere quello che abbiamo con gli altri Osservatori…” Ricardo sbuffò, lasciandosi sprofondare nel divano e passandosi le mani sul viso, mentre il telefono dell’ufficio di Yuzo prese a squillare all’improvviso. “…e sapere se loro sono arrivati alle nostre stesse conclusioni.”
“E dobbiamo preparare anche delle mappe di rischio per le varie ipotesi da fornire a Kishu. Vediamo di metterci subito al lavoro.” concluse il vulcanologo, appoggiandosi alla scrivania e afferrando il ricevitore. “Morisaki.” disse ed i suoi colleghi gli videro cambiare espressione dopo qualche momento fino a che non sbottò. “Che cosa?! E tu molli la rogna a me?! Guarda che non sei già in pensione, eh. La baracca la comandi ancora tu!” da questa frase, compresero che stava parlando con Hideki, ma non sembrava avergli comunicato una buona notizia. I membri della squadra lo videro sospirare ed alzare gli occhi al cielo, la voce all’altro capo che continuava a sbraitare e lui che annuiva rassegnato. “Sì, va bene, ci penso io.”, ma non sembrava molto entusiasta. Yuzo chiuse la chiamata con uno sbuffo, dirigendosi alla porta dello studio.
“Che c’è adesso?” domandò Ricardo con un sopracciglio inarcato e l’altro s’appoggiò all’uscio per un attimo prima di esalare quel: “Grane.” e lasciare la stanza.

“Per favore, state indietro. Abbiamo ricevuto l’ordine di non farvi entrare!”
Shiguro si domandava quanto diavolo mancasse ancora alla sua pensione, mentre cercava di arginare la folla di giornalisti che si era radunata sotto l’FVO per cercare di avere più informazioni possibili su quella situazione divenuta ormai insostenibile. I terremoti, seppur di poco oltre la soglia di percezione, continuavano ad un ritmo che aveva finito per mettere a dura prova la calma dei cittadini.
“Non possono tenerci ancora all’oscuro!” aveva sbottato una giornalista, agitando animatamente il microfono ed indicando l’edificio alle spalle della guardia. “Vogliamo avere delle risposte, gli abitanti di Nankatsu devono sapere cosa sta accadendo!”
“Mi dispiace, ma fino ad ordini contrari io non mi muoverò di qua e voi non potrete oltrepassare quella porta. È chiaro?”. Shiguro diede una rapida occhiata a Myuri, accanto a lui, che cercava di fare il possibile per arginare la calca di cameramen e altri giornalisti. “Per favore, devo chiedervi ancora di allontanarvi. Non costringetemi a chiamare la polizia per farvi sgomberare.”
A quella minaccia, le proteste si levarono ancora più forti e l’uomo alzò gli occhi al cielo pregando in un miracolo o, almeno, in qualcuno che arrivasse a dar loro una mano.
Se si fosse girato indietro, attraverso il vetro delle porte dell’FVO, si sarebbe accorto di come Dio avesse deciso di ascoltare la sua muta richiesta, mandandogli finalmente un aiuto. Peccato che l’aiuto in questione non fosse tanto d’accordo.
“Ossignore.” sbuffò Yuzo, appena arrivò nell’atrio dell’Osservatorio e scorse Shiguro e Myuri che cercavano di tenere a bada un gruppo di giornalisti piuttosto consistente e pure agguerrito. Certo, se da un lato non poteva dar loro torto, dall’altro avrebbe voluto disporre di un lanciafiamme per toglierseli dai piedi d’un sol colpo perché, in quel momento, con tutto il lavoro che c’era da fare, mettersi a battagliare con la stampa non era proprio il caso. Inspirando a fondo varcò la soglia dell’edificio, venendo investito da un vociare confusionario e forte.
“Oh, Professore! Grazie al cielo!” Shiguro lo guardò come fosse la sua ancora di salvezza. “Non sappiamo più cosa fare per tenerli indietro! Ci parli lei.”
“Sono qui apposta.” e fece, in avanti, un altro passo ancora, alzando le mani e la voce affinché tutti potessero sentirlo. “Per favore, signori, un po’ d’ordine.”
“Finalmente si sono degnati di mandare qualcuno!” esordì un reporter più distante e Yuzo inspirò a fondo, mandando in loop il mantra: ‘sii paziente, fanno il loro lavoro, come te.’
“Sono il Vice Direttore Morisaki e la gente in questo edificio non ha tempo da…” – perdere! – “…dedicare alla stampa, in questo momento.”
La donna che aveva parlato prima tornò alla carica. “Vice Direttore, può spiegarci che cosa sta succedendo e quali sono le cause di questi terremoti? Alle sedi dell’ERI e del VRC continuano a mantenere il silenzio stampa, ma la gente ha il diritto di-”
“Lo so e sono d’accordo con lei, il problema è che non abbiamo l’autorizzazione a parlarne, per questo non ci sono stati comunicati ufficiali.”
Un altro intervenne, allungando il microfono nella sua direzione. “Ma almeno avete scoperto cosa sta succedendo?”
Yuzo sospirò, maledicendo mentalmente il Vice Prefetto per l’ennesima volta. “Purtroppo non posso dirvi nemmeno questo.”
“Ma è assurdo!”
- Ah, non dirlo a me! - “Tutto quello che posso dirvi è che, al momento, la situazione è sotto controllo e ogni singolo uomo del dipartimento è impegnato in questa emergenza. Appena potremo, vi comunicheremo tutto ciò che sarà necessario sapere, ma, ora come ora, abbiamo le mani legate. Ci dispiace.”. avrebbero dovuto accontentarsi di quelle parole stringate e criptiche, perché da lui non avrebbero ottenuto nessun’altra informazione, purtroppo, e solo Dio sapeva quanto, invece, avrebbe voluto comunicare praticamente a reti unificate l’attività del Fuji e mettere in atto il piano d’evacuazione.
Poi, la giornalista lo fermò che stava per rientrare nell’FVO, facendogli balenare in testa l’idea più malsana e perfida che avesse mai potuto formulare.
“Ma se nessuno di voi è autorizzato a dirci nulla… a chi dovremmo rivolgerci?!”
Yuzo si volse appena. “Al Vice Prefetto Tatsuya Kishu. Alloggia al Crystal Sky Hotel. Buona giornata.” e ghignando di soddisfazione varcò la soglia dell’Osservatorio, borbottando tra sé. “Benvenuto nel Club delle Gatte da Pelare, Kishu.”

Yoshiko si buttò sul letto rilasciando uno sbuffo stanco. Non pensava che l’impresa di impacchettare tutte le sue cose, o almeno una parte di esse, in un estremo tentativo di volerle preservare, sarebbe potuta rivelarsi così estremamente laboriosa. E non aveva ancora finito. Senza contare che doveva preparare il piccolo bagaglio che avrebbe portato da Taro e avvisarlo.
O diavolo!
Non l’aveva ancora fatto!
Presa com’era stata da quelle ultime rivelazioni ed il proposito di inscatolare quanta più roba possibile, si era dimenticata di avvisare suo fratello della situazione, mentre a sua madre non avrebbe detto nulla del Fuji o avrebbe sguinzagliato anche l’Esercito della Salvezza per andare a riprenderla. Yoshiko era però consapevole che non avrebbe potuto oltremodo ignorarla, non sarebbe stato giusto.
Con un enorme sforzo di volontà, si tirò a sedere sulle coltri, guardandosi intorno lentamente ancora una volta prima di alzarsi e dirigersi alla finestra. Aveva cominciato la sua opera che c’era ancora il sole ed ora che l’orario di cena era già abbondantemente arrivato, l’oscurità aveva coperto il cielo. Eppure, l’intenso via vai di auto, che aveva notato già quando si stava dirigendo da Yuzo con i caffè, non era scemato per nulla. Cosa ben strana, poiché a quell’ora il traffico non era così intenso, solitamente.
A quanto pareva, Saya non era stata l’unica ad avere l’idea di lasciare la città, ed anche se il Vice Sbruffone aveva impedito a Yuzo ed i suoi colleghi di diramare l’allarme, l’evacuazione era già in atto, a modo suo. La gente stava cominciando ad avere paura di quei continui terremoti, nonostante fosse allenata ad avere un’attività sismica superiore alla norma. Osservò ancora per qualche momento, con la mano appoggiata sul vetro, la lunga coda di luci rosse e bianche delle vetture sulla strada, prima di allontanarsi ed afferrare il cordless.
E così, si veniva alla resa dei conti.
Oddio, messa in quei termini sembrava la scena di un vecchio film western e quel pensiero riuscì a farla sorridere, nonostante la tensione che sentiva nel dover parlare con sua madre, ma non sarebbe scappata, quella volta, e non avrebbe rifuggito le sicure parole allarmate con cui lei avrebbe cercato di convincerla a tornare a Sendai. Mentre digitava lentamente il suo numero di casa, si convinse che quella volta non si sarebbe infuriata, limitandosi a sbuffare laconiche risposte nel tentativo di chiudere alla svelta una scomoda conversazione, ma le avrebbe parlato, nella maniera che avrebbe dovuto fare ben molto tempo prima, perché voleva che lei cercasse almeno di comprendere il suo punto di vista. Poi avrebbe potuto condividerlo o meno, non le importava, ma almeno avrebbe messo le cose in chiaro tra loro una volta per tutte.
Il telefono squillò libero una sola volta e subito qualcuno rispose all’altro capo.
Yoko non riuscì a non sorridere pensando a quanto sua madre fosse davvero in ansia per lei e, stranamente, non si arrabbiò nel momento in cui la donna le riversò addosso parole a raffica senza nemmeno lasciarle il tempo di dire ‘A’.
“Ci voleva addirittura l’intercessione di tuo fratello per farti finalmente prendere il telefono e chiamarmi?! Perché sono sicura sia stato lui a dirtelo, vero?! Maledizione, Yoshiko, quanto ancora vorrai farmi stare in pensiero? Non so più cosa devo fare con te.”
Yoko sospirò. “E allora non fare niente.” le rispose con semplicità.
All’altro capo, la donna rimase per un momento spiazzata dalle sue parole, ma, soprattutto, dal suo tono. Si sarebbe aspettata una risposta sarcastica, voce irritata ed un susseguirsi di ‘smettila di dirmi cosa devo fare! Questa è la mia vita, lasciami in pace!’ ed invece niente.
“Non è detto che tu debba per forza fare qualcosa, mamma.” continuò la sorella di Misaki “Hai già fatto tanto, forse troppo. Non hai bisogno di recuperare il tempo perduto come se fossi Taro. Hai coperto alla perfezione il tuo ruolo di genitore, ma… adesso devi lasciare ch’io decida da sola. Non credi?”
Il silenzio perdurò ancora, con buona pace di Yoshiko che non si sarebbe mai aspettata di riuscire a lasciarla, per una volta, senza parole. Così seguitò.
“Lo so che vuoi solo il mio bene, come papà e Taro, ma il mio bene, ora, appartiene solo a me e per quante volte me lo chiederai, la mia risposta di lasciare Nankatsu sarà sempre la stessa: no.”
Gliel’aveva detto.
Era riuscita a fare un discorso articolato senza travasi di bile o altro, ma parlandole, semplicemente, e si sentì tremendamente orgogliosa di sé per questo ed anche più leggera. Ora, in tutta sincerità, poco le importava cosa avrebbe risposto sua madre, lei si sentiva già soddisfatta per aver raggiunto quel traguardo.
All’altro capo, la prima cosa che arrivò al suo orecchio non furono proprio parole, quanto un singhiozzo che le fece aggrottare le sopracciglia e sorridere.
“Mamma?”
“Speravo che questo discorso me lo facessi il più tardi possibile…” lamentò la donna, iniziando a piangere “…speravo che restassi la mia bambina ancora per un po’…”
Anche se sua madre non poteva vederla, l’espressione di Yoshiko si addolcì. “Ma io lo sarò sempre, che credi?”
“Sì, ma non potrò più pretendere di decidere per te o di tenerti stretta a me e…” sospirò, tirando su col naso “…di costringerti a tornare a Sendai.”
“Quello non potevi più farlo già da prima!” ridacchiò Yoshiko, cercando di sciogliere la tensione, ma Yumiko continuò con tono accorato.
“Però… sono molto preoccupata, tesoro. Perché non rientri a casa, almeno per qualche giorno? Non dico che devi trasferirti nuovamente qui, ma solo… solo finché questa storia dei terremoti non si sarà chiarita, eh? Al notiziario seguitano a dire cose poco rassicuranti, la città è un continuo tremare ed io sono in ansia per te… per favore… almeno questo…”
Doverle negare quella richiesta le dispiacque, soprattutto per il tono con cui gliela stava ponendo. Per una volta, le sue parole non erano dettate dai materni capricci di controllo e protezione, ma da sincera preoccupazione per la sua incolumità. Però, lei aveva già preso la sua scelta, e non sarebbe cambiata nemmeno se fosse stata sua madre a chiederglielo.
“Non posso.” disse solo.
“Perché? I corsi all’Università puoi recuperarli, non credo che-”
“Non è per quello, mamma.”
Il silenzio le separò per qualche attimo e venne poi spezzato da un altro singhiozzo, più forte dei precedenti.
“Ecco, lo sapevo che sarebbe successo…” riprese la donna, mentre Yoshiko alzava lo sguardo al cielo. “…chi è?”
La ragazza sbottò a ridere divertita. “Da quando sei diventata così perspicace?”
“Da quando ci sono passata ben prima di te.” tirò di nuovo su col naso. “Avanti, su. Chi è?”
“E’ un amico di Taro, ma non lo conosci.”
“E si trova a Nankatsu?”
“Sì.”
Yumiko tentò il tutto per tutto per farle cambiare idea. “Se lui davvero tenesse a te, sarebbe il primo a dirti di tornare a casa!” non poteva vederla, ma immaginò che sua figlia stesse sorridendo dal tono con cui rispose.
“Lo ha fatto, mamma. Se avesse potuto, mi avrebbe accompagnato di persona fino a Sendai.”
“Allora è sicuramente più responsabile di te! Se non vuoi stare a sentire i lamenti di tua madre, perché non ascolti il suo consiglio?”
Ma la donna non poteva capire fino in fondo la sua scelta perché ancora ignorava cosa stesse effettivamente per accadere alla città, all’intera Prefettura e, anche se in senso lato e metaforico, all’intero Giappone.
“Perché lui resterà qui. Tu avresti mai lasciato da solo papà?”
“Oh, Yoshiko, è un discorso differente! Io e tuo padre siamo insieme da anni e tu da quanto tempo conosci questo ragazzo?! Cerca di stare più con i piedi per terra-”
“I miei piedi sono perfettamente ancorati al suolo, molto di più di quello che credi e anche se ci conosciamo relativamente da poco, so che lui è la persona giusta per me, quindi puoi provare ad argomentare quanto vuoi, io non me ne vado. Mi dispiace, mamma.”
Yumiko aveva perso e ne era perfettamente consapevole. “Sei… sei una testarda! Una dannata testarda!” sbottò, mollando il telefono sul mobiletto e scappando via in lacrime.
“Pronto?! Pronto, mamma?!” Yoshiko fissò interdetta il cordless, inarcando un sopracciglio. “E adesso chi è che fa la bambina?!” masticò con un certo divertimento quando sentì una voce maschile provenire dall’altra parte.
“Tesoro?”
“Papà!”
“Ciao, bambina mia.”
“Dov’è sparita la mamma?”
Yoko lo sentì ridere piano per non farsi udire dalla donna. “Si è rintanata in lacrime nella sua stanza. E quando piange è perché è stata sconfitta. Posso congratularmi con te?”
Adorava il carattere allegro e comprensivo di suo padre e non riuscì a non sorridere alle sue parole che avevano finalmente spazzato via il clima da melodramma messo in piedi da Yumiko.
“Allora voglio una medaglia quando torno.”
“Ma non sarà adesso, immagino.”
“No.”
L’uomo inspirò a fondo. “Se sei riuscita a far capitolare tua madre, significa che ormai sei grande abbastanza per saper valutare autonomamente cosa sia giusto o sbagliato, per te. Quindi, se hai deciso di restare a Nankatsu, avrai le tue ragioni… che spero ci presenterai presto.” e Yoshiko non riuscì a non ridacchiare con un certo imbarazzo. “Tutto quello che posso dirti è solo di stare attenta.”
“Non preoccuparti, papà. Domani andrò da Taro, così non sarò da sola. Avrei voluto dirlo anche alla mamma, ma non me ne ha dato il tempo.”
L’uomo rise, cercando di stemperare la tensione. “Lo so. Me ne sono accorto. Ma tu cerca di non biasimarla, è solo preoccupata per te. Come me, del resto.”
“Non hai bisogno di dirmelo. Lo so già.”
“Allora non lo farò più. Mi fido di te, Yoko, e so che sarai attenta.”
Il sorriso di Yoshiko s’addolcì, mentre la voce assunse una sfumatura carica d’affetto per la fiducia che riponeva in lei. “Grazie, papà.”
“Chiamaci se dovessero esserci novità, va bene, piccola?”
“Sì, certo.” per quanto lei fosse già al corrente delle fantomatiche novità, ma avrebbe lasciato che i suoi le ignorassero ancora un po’, poi aggiunse. “Vi voglio bene.”
“Anche noi, tesoro.”
Yoshiko chiuse la comunicazione, lasciando che il sorriso continuasse ad aleggiare sulle sue labbra con un meraviglioso senso di soddisfazione. Incredibilmente, le cose stavano andando tutte per il verso giusto. Tutte quelle che esulavano dal Fuji, ovviamente. Il vulcano era un problema ben più grande di lei contro cui non avrebbe potuto fare nulla se non aspettare. Ma si impose che il pericolo incombente non avrebbe dovuto intaccare il suo ottimismo ed entusiasmo.
Di slancio e con rinnovato vigore, s’alzò per andare a prepararsi una calda tazza di tè quando, una volta giunta in cucina, la televisione attirò la sua attenzione. Stava passando il notiziario delle otto e nelle immagini riconobbe l’edificio dell’FVO con la guardia che cercava di tenere a bada una folla di giornalisti.
Yoshiko alzò il volume, appoggiandosi al tavolo.

“Continuano le scosse sismiche nella città di Nankatsu, che stanno mettendo in allarme la popolazione preoccupata dall’eventualità che qualcosa di importante possa verificarsi nei prossimi giorni. Gli esperti dell’ERI e VRC continuano a non voler lasciare dichiarazioni. Ma sentiamo le parole del Vice Direttore dell’FVO di Nankatsu, Yuzo Morisaki, avvicinato questo pomeriggio fuori dalla sede dell’Osservatorio.”

Un attimo dopo l’immagine di uno Yuzo che era visibilmente a metà tra l’irritato ed il nervoso fece la sua comparsa sullo schermo, strappandole una risatina.

“Vice Direttore, può spiegarci che cosa sta succedendo e quali sono le cause di questi terremoti? Alle sedi dell’ERI e del VRC continuano a mantenere il silenzio stampa, ma la gente ha il diritto di-”
“Lo so e sono d’accordo con lei, il problema è che non abbiamo l’autorizzazione a parlarne, per questo non ci sono stati comunicati ufficiali.”
“Ma almeno avete scoperto cosa sta succedendo?”
“Purtroppo non posso dirvi nemmeno questo.”
“Ma è assurdo!”
“Tutto quello che posso dirvi è che, al momento, la situazione è sotto controllo e ogni singolo uomo del dipartimento è impegnato in questa emergenza. Appena potremo, vi comunicheremo tutto ciò che sarà necessario sapere, ma, ora come ora, abbiamo le mani legate. Ci dispiace.”
“Ma se nessuno di voi è autorizzato a dirci nulla… a chi dovremmo rivolgerci?!”
“Al Vice Prefetto Tatsuya Kishu. Alloggia al Crystal Sky Hotel. Buona giornata.”

Su quella conclusione, Yoko sbottò a ridere sonoramente.
“Ma non ci credo!” ripeté, spegnendo la TV e scomparendo rapidamente in camera per recuperare il cellulare. “Che perfido!”
In un attimo aveva già il telefono all’orecchio che squillava.
La voce, all’altro capo, rispose con una certa severità.
“Morisaki.”
Mhhhh, come siamo seri.”
Il cambio di tono fu tanto radicale da farla sorridere. “Ehi, stavo proprio pensando di farti una telefonata. Avevo bisogno di sentirti.”
“Davvero?” Yoshiko arrossì leggermente, pasticciando con una ciocca di capelli. “Come procede il lavoro?”
Yuzo sospirò. “Si fa quel che si può, e anche di più.” gli sfuggì una risatina ironica. “Credo che stanotte non dormirò. E tu? Tutto bene?”
“Benissimo. Però ti avevo chiamato per dirti che sei davvero terribile, quando vuoi.”
Anche se non poteva vederlo, Yoshiko ipotizzò che avesse assunto un’espressione sorpresa, poiché rispose.
“Io? Ma se sono la bontà fatta persona.”
“Ah, sì? Io non direi, ho appena visto il notiziario.”
Aaaaah! Quello. Almeno: sono fotogenico?” scherzò il vulcanologo, ma lei scosse il capo.
“Gli hai sguinzagliato i giornalisti contro. Lo sai, vero, che il Vice Prefetto ti odierà a morte adesso?”
“Veramente, mi odiava già da prima. E comunque il politico è lui, che si occupasse almeno delle public relations. Abbiamo già troppo da pensare, qui, per correr dietro alla stampa. Sii comprensiva.”
La risata di Yoshiko riuscì a trasmettergli un po’ di buon umore, mentre si rilassava contro la morbida spalliera della sua poltrona. Fuori dal suo ufficio, non c’era una scrivania che non fosse occupata da uno studioso dell’Osservatorio e Rita si era addirittura trasferita al terzo piano, per poter comunicare ogni variazione in tempo reale a tutta la squadra.
“Hai parlato con tuo fratello di quello che sta accadendo? Che ha detto?” riprese Yuzo, ma Yoshiko tentennò, assumendo l’espressione di chi era pronta a sentirsi una ramanzina infinita. La giovane ringraziò che il vulcanologo non potesse vederla e che si trovassero al telefono, altrimenti sarebbe stata sicura che Yuzo l’avrebbe presa di peso e portata dal suo ex compagno di squadra e scuola.
“Ehm… ecco… veramente non sono ancora da Taro.”
“Tu… cosa?!” sbottò l’uomo, la parvenza di buonumore svanita di colpo. “Yoshiko! Mi avevi promesso che saresti andata da tuo fratello, dove sei?!”
“Sono allo Studentato, lo raggiungerò domani, ma non ti arrabbiare!” tentò di rabbonirlo, ma l’altro era fuori dalla Grazia di Dio.
‘Non ti arrabbiare’?! Io non sono arrabbiato. Io sono incazzato nero, dannazione! Mi spieghi che fai ancora lì?”
Yoko si passò una mano dietro la nuca, assumendo un tono tra l’accomodante ed il mortificato; il labbro inferiore stretto leggermente tra i denti. “E’ che stavo sistemando le cose da metter via e… non mi sono accorta che si fosse fatto così tardi.”
“Avresti dovuto semplicemente preparare un bagaglio da portare con te, non organizzare un trasloco!”
“Lo so, lo so.”
“Dammi pochi minuti e ti vengo a prendere per-”
Ma Yoshiko lo stroncò prima che potesse finire la frase. “Assolutamente no, Yuzo. Tu hai cose più importanti di cui occuparti e non hai alcun motivo di preoccuparti per me. Si tratta solo di aspettare fino a domani. Va bene?”
La risposta fu un lungo sospiro, decisamente poco convinto, che la fece sorridere, mentre, all’altro capo, Yuzo afferrava pigramente la tazza colma di caffè. Santa Caffeina non poteva assolutamente mancare quella sera.
“Tanto deve andarmi bene per forza, vero?” borbottò, buttando giù un lungo sorso di liquido caldo e amaro.
“Esattamente.”
“Dio, che pazienza.”
“Ti amo.”
“Stai cercando di rabbonirmi?”
“L’ho già fatto.”
Yuzo sollevò gli occhi al soffitto, rassegnato. “Detesto ripetermi, ma… Dio, che pazienza.”
La risata di Yoshiko riuscì a rilassarlo nuovamente, seppure l’idea che lei restasse ancora da sola nell’appartamento non gli piacesse per nulla. “Sicura che non vuoi venire almeno qui all’FVO?”
“Sicurissima. Non voglio esserti di intralcio più di quanto non lo sia già stata fino adesso. Pensa solo al Fuji-san, ok?”
Mh.”
“Ah, un’ultima cosa…”
“Dimmi.” la tazza che veniva nuovamente portata alle labbra e l’aroma del caffè in circolo.
Hochiamatolamammaelehodettodinoi.Papàvuoleconoscerti.Buonanottetiamociao!
Il caffè venne letteralmente sputato ovunque, mentre cercava di dare un senso compiuto all’ultima frase di Yoshiko che, purtroppo per lui, aveva capito benissimo.
“Tuo padre… cosa?! Pronto?! Yoko?!” ma la ragazza aveva già prontamente attaccato senza dargli il tempo di replicare alcunché.
Yuzo si ritrovò a fissare come inebetito il display del cellulare per qualche secondo prima di alzare lo sguardo al cielo e sospirare quel rassegnato: “Ti amo anch’io.”
Dall’altra parte della città, nel suo piccolo appartamento allo Studentato, Yoshiko si domandò, invece, se non gliel’avesse comunicato, come dire… un po’ troppo bruscamente.
Naaaa!” decretò infine, scuotendo il capo e mettendo da parte il cellulare per afferrare di nuovo il cordless.
Pigramente s’alzò, componendo il numero di casa di suo fratello e mettendo sul fuoco il bollitore del tè.
“Ehilà!” rispose Taro col suo solito tono affettuoso e gentile. “Non mi aspettavo una tua chiamata. Va tutto bene?”
Yoko tentennò, indecisa se prenderla molto alla larga oppure affrontare la questione di petto. Optò per la seconda. “Beh, sì. Dipende dai punti di vista.”
L’altro parve accigliarsi. “E’ successo qualcosa?”
“Decisamente. Da che vuoi che comincio? Dal Fuji che sta per eruttare o dalla mamma che si è finalmente arresa?!”
Che cosa ha fatto il Fuji?!” sbottò suo fratello e Yoshiko capì che avrebbe dovuto mettere da parte il suo piccolo momento di gloria almeno per un po’.


[1] “IL… JUTO?” : “Il cagacazzi in doppiopetto se n’è andato?”

[2] “ED… FATICA’!”: “Ed io che ci posso fare? I cazzi li caghi lo stesso! Adesso levati un po’ da davanti! Dobbiamo lavorare!”

[3]FREATO-MAGMATICA: FreaticaFreato-magmaticaIdromagmatica: sono i tre tipi di eruttività che si possono ottenere quando l’acqua e il magma interagiscono. Nel primo caso (freatica): acqua e magma non si toccano, direttamente, ma il magma riscalda l’acqua presente nell’edificio vulcanico, innescando esplosioni di vapore (è il meccanismo dei gayser). Il secondo caso (freato-magmatica) si ha quando acqua e magma entrano in contatto diretto. L’acqua, in questo caso, è acqua di falda o quella superficiale composta da neve e ghiaccio che possono ricoprire la sommità dell’edificio vulcanico (come nel caso del Fuji). Il contatto tra acqua e magma, dove la quantità di magma è maggiore di quella dell’acqua, innesca una serie di esplosioni che sono numerose, ma meno intense di una normale eruzione esplosiva (questo perché l’acqua abbassa la viscosità del magma). Il terzo caso (idromagmatica) è simile a quello freato-magmatico, solo che la quantità di acqua è maggiore rispetto al magma, quindi l’intensità delle esplosioni è ancor meno intensa, anche se gli eventi sono numerosi (ad esempio: un vulcano si forma sotto la superficie del mare o di un lago. Il livello d’acqua sovrastante è maggiore del magma in uscita. Possono esserci anche casi in cui l’acqua è talmente tanta da non permettere alcuna esplosione. Si ha quindi la formazione di ‘pillow lava’, ovvero ‘lava a cuscini’. Quello che avviene lungo le dorsali situate sul profondo degli oceani).

[4]ANDESITICO / DACITICO: i magmi non sono tutti uguali, ma vengono distinti in base alla loro composizione chimica e, soprattutto, al loro contenuto in silice. Ovviamente: minore sarà il contenuto in silice, minore sarà la viscosità (cioè la resistenza che il fluido oppone allo scorrimento) e minore sarà l’acidità del magma, quindi, minore sarà anche il grado d’esplosività dell’eruzione.
I magmi basici sono i più fluidi e quelli associati ad eruzioni tipicamente effusive (es: il basalto è un magma basico con un contenuto in silice <50%).
I magmi acidi sono quelli più viscosi e sono associati ad eruzioni tipicamente esplosive (es: i magmi dacitici che hanno un contenuto in silice tra 70/72%).
Ci sono poi i magmi intermedi con silice compresa tra il 56/62% (es: i magmi andesitici) che hanno un comportamento meno esplosivo dei magmi acidi, ma di certo non effusivo come i magmi basici.
Il Fuji è un vulcano che a componente non solo basaltica, ma anche andesitica (e nell’ultima eruzione ha anche emesso materiale dacitico), quindi ha un comportamento eruttivo piuttosto variabile: da effusivo a mediamente esplosivo/esplosivo.

[5]HOEI: l’ultima eruzione del Fuji, quella datata 1707, si originò da tre bocche formatesi sul fianco SE ad una quota di compresa tra 3100-2150 m. E vennero chiamate 1°, 2° e 3° bocca Hoei. L’eruzione prende il nome dal cratere eruttivo da cui si è originata.

[6]VENT: in inglese, è la ‘bocca eruttiva’. Il fatto è che in vulcanologia (ma un po’ in tutta la geologia e la geofisica) usiamo spesso termini stranieri.

[7]YOUNGER FUJI: Il Fuji, come già detto, è uno stratovulcano. Questo significa che si è formato per sovrapposizione di colate e materiali piroclastici, in seguito a svariate eruzioni, che si sono accumulati e gli hanno permesso di assumere la sua bellissima struttura conica. Il Monte Fuji è formato dalla sovrapposizione di tre vulcani: il Komitake, l’Older Fuji e lo Younger Fuji. (QUI potete vedere un disegno esplicativo). Lo Younger Fuji è il più recente ed è costituito dal cratere centrale, quello principale. Questo, però, non significa che le eruzioni possano avvenire solo attraverso quella bocca eruttiva. Oltre alle tre Hoei, ci sono tutta una serie di vent e coni parassiti che seguono la direzione della ‘Fossa Magna’, ovvero la frattura tettonica su cui sorge il Monte Fuji, il Monte Hakone, il Monte Ashitaka (Huzi Volcanic Zone), la Penisola di Izu, le Isole Izu e le Isole del Sud, in direzione NNW-SSE.

[8]TEFRA: è l’insieme del materiale piroclastico emesso da un’eruzione esplosiva. Non importa né la loro dimensione né il chimismo. (es: tutte le bombe, i blocchi, i lapilli, le ceneri emesse rappresentano il tefra. Che siano scorie, pomici, cristalli o litici non fa differenza.)

[9]VULCANIANA: secondo la nomenclatura è un tipo di eruzione caratterizzata o da un singolo evento esplosivo o da una serie pulsante di esplosioni. E’ uno stile eruttivo da moderato a modesto, ma di sicuro da non sottovalutare. Prende il nome dall’isola di Vulcano.

[10]INDICE VEI: Volcanic Explosivity Index (VEI) è l’indice di esplosività vulcanica inventato nel 1982 per fornire una misura relativa della capacità esplosiva di una eruzione vulcanica (QUI su Wikipedia).
Le ipotesi di VEI 3-4 sono vere, avanzate da Shimozuru (1984), nell’articolo: “Volcano Hazard assessment of Mount Fuji”.

[11]: QUI la cartina con l’ipotesi migliore, QUI la cartina con l’ipotesi peggiore formulate da Yuzo. Ovviamente, di certo Yuzo non si è svegliato la mattina e si è messo a fare ipotesi a casaccio. Ogni cosa è basata sulla storiografia eruttiva del Fuji. Studiare il comportamento passato di un vulcano è il punto di partenza per poter fare ipotesi sul suo comportamento futuro. Ed è proprio questo ciò che ha fatto Yuzo, considerando anche quale potrebbe essere la bocca eruttiva e la direzione del vento (QUI potete vedere la carta delle isopache – curve che uniscono punti con uguale spessore di materiale caduto – relative alla eruzione Hoei, che è stata usata come riferimento per la peggiore delle ipotesi formulate da Yuzo).

[12]PLINIANA: secondo la nomenclatura è un tipo di eruzione caratterizzata da un’altissima esplosività ed intensità. L’eruzione dell’Hoei è stata indicata come Pliniana, VEI5. E l’eruzione del 79 d.C. del Vesuvio era una pliniana. Il nome è preso da Plinio il Giovane (XD come vi avevo già spiegato nel Capitolo 14 (parte II))

[13] “MALDITA PUTA”: Maledetta puttana!” (Rick è sempre molto fine XD)


…E poi bla, bla, bla…

Allora, in principio il capitolo avrebbe dovuto essere uno solo, intero.
XD ma qualcuno mi ha fatto notare che, insomma, era troppo lungo per darvelo tutto d’un colpo, e così… l’ho diviso in due parti (meglio per voi o avreste dovuto sbobbarvi DICIOTTO note tecniche!!!)
Ad ogni modo, v’avevo promesso un po’ d’adrenalina… e purtroppo è nella seconda parte. XD Scusate!
Inoltre, perdonatemi se il capitolo vi potrà risultare un po’ ostico a livello di tecnicismi, purtroppo non ho potuto semplificare più di così, ma spero che le note possano avervi fornito tutte le informazioni necessarie per la comprensione del testo. ^^ (se c’è qualcosa di poco chiaro, ovviamente, fatemelo presente, in modo da provvedere ad aggiungere ulteriori spiegazioni! E, sì XD le mappe delle ipotesi sono state fatte da me! LOL).

Angolino del “Grazie, lettori, grazie! XD”:

Eos: Suvvia, non trattarmi male Tatsuya Kishu, non è poi così cattivo! Vedrai che nella prossima parte ti sorprenderà! *_* giurin, giuretta!
Grazie cara per l’affetto ed i complimenti che verso questa storia. ** sono contenta d’aver creato qualcosa di catastrofico fatto bene e non quegli orrori da blockbuster come si vedono in tv!
XD Rita è AMORE. La adoro anche io che l’ho ‘creata’ (sempre tra apicini perché, lo sai, Rita esiste davvero! XD Ed è davvero un mito!)
Yoko è una testarda di quelle toste (con quella madre, non poteva essere altrimenti! E’ una questione di sopravvivenza!) e Yuzo… povera anima XD come hai potuto notare anche in questo capitolo, non può far altro che abbracciarsi la croce ed armarsi di pazienza!
Finirà male, dici?
Mh…
E chi lo sa? **
Non puoi far altro che aspettare il finale!
:* grazie ancora tantissimo, tessò e, sì, *w* io aspetto DAME!

Hikarisan: *Melanto tossicchia* Far sparire mezza città? IOOO?! *v* Perché solo mezza?! *blink**MWAHAHAHAHAAHHA*
Grazie mille, Hikarisan, per l’affetto con cui hai sempre seguito e continui ancora a seguire questa storia. Mi fa davvero moltissimo piacere!
Come ti avevo assicurato, Taruccio ha finalmente capito ed è ritornato il pucciofratello di sempre! **7 Non temere, lo vedremo ancora all’opera!
:) grazie ancora!

Kara: E’ FIGHISSIMA QUELLA SCRITTA??!?!?! XDDDD Non trovi anche tu che abbia un che di profetico indescrivibile?! XD Era troppo destino, allora!
E comunque non è assolutamente vero che Taro fa la figura dello scemo O_O, ma proprio no. E’ un fratello maggiore, con le pare da fratello maggiore e la pucciosità del fratello maggiore. XD
Soprattutto, essendo stato presente al funerale di Aiko e sapendo quanto Yuzo è stato male, mica poteva davvero fare come diceva Saya: “Vaya con Dios *w*! Andate e moltiplicatevi!”, eh! XDDD
Looo sooo che non riesci a vedere Yu-chan senza Mamo-chan, loooo sooo!!! XD Ma non temere, anche se non aggiorno da un’infinità, ad Elementia io continuo sempre a lavorare. Dammi il tempo di finire questa longverylong, e riprendo anche Ele. :*
Grazie mille :***

E per questa prima parte di capitolo è tutto!
Ringraziate infinitamente la Betta (Sakura-chan) perché ha fatto una lavoro di betalettura che ha del FULMINEO!!! *_* è stata MI-TI-CA!
State sintonizzati che tra un paio di settimane avrete anche la seconda parte! Nel frattempo… continuo a lavorare al nuovo capitolo. ^_- Sì, lo sto già scrivendo!

 

   
 
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