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Autore: Ranpyon    22/05/2010    5 recensioni
Rivisitazione della storia pubblicata 5 anni fa. ._. Tutto parte dall'ipotetico fatto che Masaya, in realtà, sia morto alla fine della battaglia contro gli alieni. Come influirà questo sulle nostre eroine? Beh... scopritelo. ù_ù
Genere: Generale, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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BEFORE READING:

 

Salve bella gente *W* sono anni che non ci si vede, eh XD

Molto probabilmente i tre quarti di voi non mi conosceranno affatto o.o il che mi dispiace, perché sono sparita davvero per troppo tempo.

Comunque sono Ranpyon, ho scritto un po’ di cose sulla sezione “Tokyo MewMew” e ho anche lasciato qualche opera incompleta a dir la verità ._.

Mi spiace un sacco, sul serio ._.

Comunque sono qui per sottoporvi non una nuova creazione, ma una rivisitazione della storia “Un anno dopo”. La scrissi cinque anni fa e devo ammettere che il mio stile di scrittura faceva pena e la mia logica aveva parecchi buchi da riempire XD ora che sono colmati, dunque, eccomi qui a riscriverla tutta da capo, con la trama più o meno uguale – tranne le cose impossibili e assurde (e purtroppo mi sono accorta di averne scritte parecchie XD) – ma con un nuovo stile e soprattutto con i nomi in giapponese, che preferisco rispetto a quelli che hanno dato nell’anime e nel manga qui in Italia. :)
Dunque, ricordo che nella vecchia “Un anno dopo” (Ormai cancellata qui su EFP) anche le date erano sballate, così come il susseguirsi degli eventi e soprattutto il fatto che alcuni eventi avvenissero troppo presto o troppo tardi in base alla trama che quindi non funzionava affatto xD

Quindi eccomi qua, come ho detto, a riscriverla XD Perché è una storia a cui sono molto affezionata, e penso di poterla davvero rendere migliore, ora che sono cresciuta XD

Dunque buona lettura, e grazie per esservi sorbite quest’epopea.

Ah, a proposito di epopea: il racconto originale contava 62 capitoli scritti in verdana DODICI ed erano circa 220 pagine. Ora, per fare una cosa umanamente decente il numero di capitoli verrà ridotto e la scrittura ottimizzata, e i capitoli saranno più bilanciati (non le due paginette che scrivevo cinque anni fa XD).

Quindi bando alle ciance, vi auguro di nuovo buona lettura!
E se vi capita, lasciate un commentino ino ino ino. XD

Baci

 

Ranpyon

 

 

* UN ANNO DOPO *

 

 

 

 

1. Un nuovo nemico.

 

 

 

Era ormai passato un anno da quando la battaglia contro gli alieni era terminata.

L’esito finale, purtroppo, non era stato molto positivo. La squadra delle MewMew aveva subito un grave perdita - o, per lo meno, era Ichigo ad averla subita: Masaya era morto, e questo lei non era riuscita ad accettarlo.

Com’era prevedibile si era chiusa in se stessa e aveva tagliato ogni contatto con l’esterno, passando le sue giornate chiusa in camera, rifiutando ogni visita delle altre compagne del gruppo.

Minto, Purin, Retasu e Zakuro erano andate a trovarla molto spesso, ricevendo un “cercate di capirla” in risposta dalla madre, Sakura. La donna sapeva quanto sua figlia fosse innamorata di Masaya, e sapeva anche quanto profonda fosse la ferita provocata dalla sua perdita.

Aveva passato parecchio tempo a chiedersi se prima o poi quella ferita si sarebbe rimarginata o meno.

Da quando Masaya era morto, anche il Caffè MewMew era diventato più silenzioso, sempre a causa dell’assenza di Ichigo. E Purin, diversamente dal solito, non aveva poi così tanto da festeggiare.

Le giornate passavano lente e piatte come mai era successo prima.
“Che noia…” borbottò Minto sorseggiando il suo preziosissimo tè. Sospirò fissando l’infuso nella tazza, ricordando la prima volta che l’aveva bevuto lì al Caffè. Aveva ordinato a Ichigo di fare tutti i lavori mentre lei, signorina di buona famiglia, si dedicava alla routine quotidiana. Ricordò con amarezza anche come Ichigo l’avesse sgridata, lamentandosi. Avrebbe dato non sapeva cosa per poterla vedere con una e una sola espressione sul viso ancora una volta.

Purin le passò davanti correndo da un tavolo all’altro e servendo più clienti contemporaneamente. Alla fine era quella che lavorava di più, là dentro. Retasu come sempre non combinava altro che guai, e Zakuro era la cameriera meno “gettonata”, essendo fredda e distaccata verso tutti.

“Vado un attimo in bagno” la piccola biondina avvisò Ryo che, poggiato con la schiena allo stipite della porta d’entrata della cucina, fissava la sala controllando che tutto fosse perfetto.

Non voleva ammetterlo, ma anche a lui Ichigo mancava, e tanto. Era stato difficile accettare di non vederla più, anche se erano passate solo poche settimane.
A differenza delle altre, infatti, lui era andato a trovarla a sua insaputa. La sua capacità di trasformarsi in gatto si era rivelata molto utile, e aveva passato parecchie notti a casa della ragazza, anche solo a fissarla. Tutto era durato fin quando lei non l’aveva scoperto e l’aveva cacciato in malo modo, scoppiandogli anche a piangere davanti perché voleva essere lasciata in pace.

Ripensò con rammarico a quel momento e alla sua decisione di non andare più da lei.

Si guardò con vago interesse le punte dei piedi e un secondo dopo fu costretto ad alzare di scatto la testa, attirato da un grido proveniente dal bagno.

Fece un piccolo cenno per tranquillizzare Minto, Zakuro e Retasu che erano saltate su insieme a lui, e si diresse di corsa - ma senza attirare troppo l’attenzione - nel bagno, trovando una Purin stralunata con il viso bagnato e la frangetta sollevata da una mano.

“Purin, che suc-” si bloccò a metà frase, rimanendo immobile sulla soglia della stanza.

“La voglia! E’ rispuntata la voglia, che cavolo!” esclamò la biondina voltandosi di scatto verso di lui e sgocciolando ovunque. Ryo spalancò gli occhi, avvicinandosi per fissare meglio.

“…Andiamo di sotto. Non dire nulla alle altre per ora, aspettiamo che chiudano il Caffè. Copriti” le ordinò passandole una mano sulla frangetta e appiattendola contro la sua fronte.

Tornarono nella sala principale dove Purin si scusò con le altre dicendo che era scivolata ma che ora era tutto a posto, e scesero insieme nel laboratorio, richiudendo la porta.

“Kei?” Ryo scese le scale con Purin alle calcagna che stava borbottando cose del tipo ‘eh, una volta mi è bastata, non ci penso proprio, blabla’.

Kei sollevò la testa dal computer, voltandosi verso di loro con la sedia girevole.

“Ryo… che succede?” aveva capito subito che qualcosa non andava, l’aveva letto negli occhi dell’amico.

“La voglia sulla fronte di Purin è ricomparsa” tagliò corto lui, avvicinandosi. Anche Kei ebbe la stessa reazione e sgranò gli occhi.

“Sul serio?”

“Ti pare che stia scherzando?” lo riprese Ryo sedendosi accanto a lui e iniziando a trafficare con un computer.

Purin li fissò sgomenti, sollevando le sopracciglia.

“Che vuol dire? Che dobbiamo tornare a combattere?”

“Francamente non ne ho idea” Kei scosse la testa, sollevando poi le spalle.
“Faremo qualche ricerca” lo riprese Ryo, “Ora torna di sopra e non dire nulla alle altre. Ci penseremo quando il locale sarà chiuso”

Purin annuì e si imbronciò appena, per poi voltarsi e tornare al piano di sopra.

 

* * *

 

“Ho lezione di danza giapponese questa sera!” si lamentò Minto scendendo nel laboratorio insieme alle altre. Zakuro non disse nulla e Retasu si guardò intorno timorosa. Era stata lì sotto moltissime volte, eppure la soggezione non era mai sparita. Dopotutto i luoghi bui non le piacevano affatto, e quello non era il posto più illuminato di questo mondo.

Quando si trovarono tutte e quattro di fronte a Ryo e Kei, capirono che c’era qualcosa che non andava.

“Che succede?” domandò Zakuro incrociando le braccia e cercando di capire qualcosa leggendo i loro sguardi.

Ryo afferrò Purin per un braccio avvicinandola a sé e le scoprì la fronte senza troppi complimenti, voltandola poi verso le altre.

“Controllate” disse solamente, e le ragazze capirono al volo. Sgranarono gli occhi e tutte controllarono, scoprendo qualche secondo dopo che sì, sul ventre di Zakuro era ricomparsa la voglia, così come dietro la schiena di Minto e sul petto di Retasu.

“Quindi dobbiamo tornare a- a combattere?” azzardò Retasu mordendosi il labbro. Il suo pensiero corse subito a Ichigo, e ebbe la vaga impressione di non essere stata l’unica ad aver pensato a lei in quel momento.

“Parrebbe di sì, ma per ora non abbiamo la certezza di nessuna minaccia per la terra. Forse è solo un avvertimento. Dovrete stare sull’attenti, comunque” disse Ryo fissandole una ad una e notando che sulle loro labbra c’era qualcosa di non detto, le spinse a parlare.

“E Ichigo…?” chiese Minto giocherellando con le proprie dita, ancora un po’ agitata per aver scoperto del ritorno dei poteri. Non lo diede a vedere, comunque, perché la cosa che la preoccupava maggiormente era la povera Ichigo.

“Per quanto la riguarda, ho trovato una soluzione” rispose serio Ryo, e Kei lo fissò silenzioso. Sapeva cosa stava per dire e non era assolutamente d’accordo. Ma una lite nel bel mezzo di una discussione con le altre non era il massimo, quindi avrebbe atteso.

“Ossia?” chiese speranzosa Retasu, giungendo le mani sul petto. Ryo sospirò e per un attimo si chiese se fosse davvero la decisione giusta, ma poi la comunicò senza remore.

“La sostituiremo con un’altra combattente. Non vedo altra scelta”

Proprio come aveva immaginato, la sua frase suscitò scalpore.

“Scordatelo” fu la risposta di Minto che, stupendo tutti, si era fatta avanti e aveva inarcato le sopracciglia. “La squadra è composta da noi cinque, non vogliamo un’altra leader”

“Non sei nella condizione di poter ribattere, Minto” la rimproverò Ryo fissandola duramente. “Ichigo sta male, non vuole avere nulla a che fare con noi e costringerla significherebbe avere solo un peso in squadra. Vuoi veramente questo?”

La mora chinò il capo, riflettendoci e poi scuotendolo lentamente. Aveva ragione, purtroppo.

“Potremmo provare a convincerla” azzardò Purin meditando e immaginando un’ipotetica scena. Ma quanta voglia avrebbe avuto Ichigo di tornare a far parte di un progetto per cui aveva perso il suo ragazzo?

“Non penso serva, ma se volete potete provare. In caso contrario, la sostituiremo” tagliò corto Ryo, voltando le spalle alle ragazze.

Minto, Purin e Retasu si sentirono molto confuse e tristi allo stesso tempo. Sapevano che l’abbandono di Ichigo fosse ormai una certezza, ma non volevano rassegnarsi a quell’idea.

“Perché non aspettiamo che se ne renda conto da sola?” si intromise Zakuro all’improvviso, attirando l’attenzione di tutti. “Voglio dire… Le daremo una settimana di tempo per rendersene conto, senza forzarla. Se se ne accorgerà e tornerà da noi, la accoglieremo. In caso contrario cercheremo di convincerla. Ma principalmente vorrei che tornasse da noi di sua spontanea volontà” concluse incrociando le braccia con la sua solita eleganza. Kei annuì.

“Buona idea, davvero”

Tutti accettarono quella decisione senza repliche, e quando le ragazze se ne andarono dal Caffè, fu Kei a protestare la decisione di Ryo.

“Non ti ho mai criticato, lo sai, ma stavolta non sono d’accordo” ammise il giovane fissandolo negli occhi. “Perché vuoi sostituirla?”

“Sarebbe un peso”

“Non è per quello, e lo sai anche tu”

“Allora perché diavolo me lo chiedi, Kei?! Se sai tutto, perché vuoi proprio farmelo dire?!”

“Perché voglio una certezza. Sono stanco di leggerti approssimativamente nella testa. Per una volta potresti parlare chiaro”

Ryo si massaggiò le tempie, chiudendo gli occhi e sospirando. Si lasciò andare su una sedia e guardò Kei dal basso.

“Ichigo ha perso la persona a cui teneva di più a causa del progetto Mew. A causa del mio progetto. Con che faccia potrei dirle di tornare in squadra? Io so cosa si prova a perdere qualcuno che ami” la voce gli tremò per un attimo, e Kei parve caprie all’improvviso.

“Questo lo capisco, ma… tu sei andato avanti, sei qui e ora stai bene. Perché lei non dovrebbe riuscirci?”

Ryo si alzò di scatto.
“Perché io mi sono messo l’anima in pace! Abbiamo sconfitto gli alieni che hanno ucciso i miei genitori, posso ritenermi soddisfatto! Lei invece cos’ha? Nulla! Non posso pretendere che stia a contatto con l’assassino del suo ragazzo ogni santo giorno. No, non le chiederò questo” afferrò i bordi della sedia e li strinse fra le dita, che diventarono bianche in un secondo.

Kei tentò di calmarlo “Ignorerò il fatto che tu ti consideri l’assassino di Aoyama…”

“E’ così”

Il più grande lo ignorò e continuò “E posso capire il tuo discorso, ma sai anche tu che Ichigo è l’unica in grado di distruggere i nemici. E’ lei che ha nel corpo il DNA del gatto selvatico di Iriomote. Lei e nessun altro”

“Questo lo so” borbottò Ryo. “Ma qualsiasi cosa succederà, lei non tornerà” si allontanò e si avvicino alle scale per andare via, quando Kei lo bloccò di nuovo.

“Ryo?”
“…Sì?”

“Vedo che le cose non sono cambiate”

Il biondo si voltò verso di lui accennando un sorrisetto amaro e poi salì le scale, scomparendo alla vista.

 

* * *

 

Ryo si ritrovò a passeggiare sulle rive del fiume, le mani in tasca e lo sguardo fisso a terra.

Ripensò a quante cose erano cambiate negli ultimi due anni.

Prima, aveva coinvolto delle ragazzine nella sua battaglia personale contro gli alieni, mettendo a rischio la loro vita un giorno sì e l’altro pure. Poi le aveva praticamente costrette a vivere un anno intero nel pericolo e nel timore di essere scoperte, e alla fine a combattere una guerra non loro, la più mortale, quella finale. E una di loro aveva perso la persona più importante della sua vita.

Forse quella era la parte che non riusciva proprio a perdonarsi.

Ichigo era sempre stata molto importante per lui - e, come sempre, non aveva mai voluto ammetterlo - e aveva cercato di proteggerla in ogni modo possibile. In segreto, ovviamente. Sia attraverso le sue trasformazioni in Art, sia trovandosi nel momento giusto al posto giusto. Era una cosa strana, ma dalla prima volta che l’aveva vista, quella quattordicenne – ormai di due anni più grande – era entrata nel suo cuore e non aveva voluto saperne di uscire.

Eppure lui sapeva che per Ichigo non era mai esistito nessuno tranne Masaya, eppure Ryo aveva sempre perseverato osservandola nell’ombra.

Anche quella volta quando lei aveva scoperto la storia dei suoi genitori, lui l’aveva baciata spacciando quel gesto per un dispetto bello e buono, ma in realtà l’aveva fatto per avere un’altra occasione per toccare le sue labbra. Sapeva che sarebbe stata l’ultima dato che Ichigo aveva scoperto il suo segreto, e quindi ne aveva approfittato.

Sospirò, calciando un sassolino che era capitato sul suo cammino.

Ricordava tutto alla perfezione come se fosse successo solo il giorno prima, e si stupì nel pensare che invece erano passati poco meno di due anni.

Durante quel lasso di tempo, le ragazze della squadra erano cresciute davvero tanto, soprattutto la rossa. Si rattristò nel pensare che comunque in quell’ultimo anno doveva aver fatto molti passi indietro, chiusa nella sua stanza senza la voglia di uscire.

Aveva anche perso un anno di scuola – cosa che Sakura era stata costretta ad accettare. Dopotutto anche lei aveva perso suo marito e capiva quanto fragile potesse essere la figlia dopo aver subito una perdita così importante.

Si mordicchiò il labbro.

Ichigo era sempre stata molto coraggiosa. Aveva sempre messo il benessere di tutti davanti al proprio senza mai farsi problemi, anche rischiando la vita. E saperla così lo distruggeva, perché dopotutto era veramente convinto che fosse colpa sua, anche se lei probabilmente non l’avrebbe mai incolpato.

Si bloccò. Il dubbio che forse Ichigo non lo considerava realmente responsabile e che pur di proteggere la terra avrebbe deciso di tornare a combattere, lo assalì all’improvviso.

Per quanto potesse stare male, era molto attaccata alle sue amiche e le aveva sempre protette a spada tratta. Forse avrebbe deciso di tornare solo per loro, per non lasciare in balia di un nuovo nemico.

Era una cosa che doveva impedire. Ichigo meritava un po’ di pace più di tutte le altre - non che a loro andasse tolto qualcosa, erano state bravissime e molto coraggiose -, e decise che avrebbe fatto qualcosa, anche ad insaputa degli altri.

 

 

  
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