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Autore: Ranpyon    29/05/2010    11 recensioni
Rivisitazione della storia pubblicata 5 anni fa. ._. Tutto parte dall'ipotetico fatto che Masaya, in realtà, sia morto alla fine della battaglia contro gli alieni. Come influirà questo sulle nostre eroine? Beh... scopritelo. ù_ù
Genere: Generale, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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2. Malattia d’amore.

 

Quella settimana era trascorsa lentamente come non era mai successo prima.

Le ragazze avevano continuato a lavorare incessantemente al Caffè, fissando disperatamente la porta sperando che si sarebbe aperta e avrebbe rivelato la figura di Ichigo.

Ovviamente, non era successo nulla di tutto ciò.

Quella porta era rimasta perennemente chiusa, se non per l’entrata dei clienti e dei rifornitori. Nulla di più.

Il giorno in cui avrebbero parlato ad Ichigo, dunque, era arrivato, e tutte si sentivano parecchio tese e preoccupate.

Quando si trovarono di fronte a casa Momomiya, quindi, si scambiarono occhiate tese e cariche di tensione, soprattutto perché nessuna aveva il coraggio di suonare il campanello. Trovare le parole da dire sarebbe stato difficile, ma ancora più difficile sarebbe stato accettare l’ovvio rifiuto della rossa.

Era praticamente impossibile che non si fosse accorta della ricomparsa della voglia, quindi la spiegazione più probabile era che l’aveva volutamente ignorata, facendo finta che non esistessero né lei né il suo turbolento passato.

Purin deglutì, e nessuno ricordò di averla mai vista con un’espressione così grave. Solo durante l’ultima battaglia, forse, quando si era ritrovata in situazioni parecchio pericolose e quando Taruto le era morto fra le braccia.

Brutti, bruttissimi ricordi. Soprattutto perché nella biondina si era instaurato un senso di colpa talmente grande che era difficile da contenere.

Nonostante fosse poi tornato sul suo pianeta insieme a Kisshu e Pai, Taruto si era salvato, e proprio grazie al sacrificio di Masaya.

La biondina deglutì, decidendosi finalmente a parlare.

“Allora… chi suona?” domandò titubante, guardando le compagne accanto a lei.

Retasu non voleva assolutamente saperne. Era terrorizzata alla sola idea di cosa avrebbe potuto vedere o sentire, e quella preoccupazione le provocava un lieve tremore del corpo di cui le altre si erano accorte immediatamente.

Minto non disse nulla, mordendosi il labbro inferiore e fissandosi con vago interesse la punta dei piedi. E Zakuro, di solito la più matura e sicura fra loro, sospirò, avanzando di un passo.

Puntò il dito contro il campanello ed esercitò una lieve pressione. Il dlin dlon che risuonò le fece irrigidire, finché qualche secondo dopo la porta non si spalancò.

Si aspettarono di trovarsi di fronte Sakura, la madre di Ichigo, con la solita espressione triste che l’aveva caratterizzata nell’ultimo periodo.

Si sbagliarono.

Di fronte a loro c’era Ichigo.

La stessa Ichigo di un anno prima.

“Ragazze!” esclamò lei sorridendo. “Che ci fate qui? Accomodatevi!” si fece da parte per farle passare, ma nessuna di loro si mosse.

Ichigo era lì, in piedi, un po’ magra ma comunque in ottime condizioni. Non c’era traccia della ragazza che piangeva, si disperava, che non voleva più saperne di vivere.

I capelli sciolti e cresciuti, molto cresciuti, le ricadevano sulle spalle, con qualche ciuffo ribelle che vagava qua e là. Non erano più lisci. Erano mossi, anche se in maniera leggera.

Il viso era pulito, chiaro, gli occhi vispi e le labbra rosee incurvate in un sorriso che non avevano più visto nell’ultimo anno.

Indossava un pigiama con le fragole, lo stesso che indossava l’anno precedente. Retasu, Purin e Minto lo riconobbero immediatamente perché, una volta, avevano improvvisato un pigiama party a casa della moretta e le avevano praticamente distrutto la camera.

“Allora?” domandò lei sollevando un sopracciglio, vedendo l’esitazione delle altre. “Non volete entrare?”

Minto si risvegliò all’improvviso, quasi sobbalzando. Voleva vederci chiaro, quindi si decise a muovere un passo avanti e a ricambiare con un sorriso l’invito di Ichigo.

Dopo di lei, entrarono anche le altre, e la padrona di casa le fece accomodare nel salotto.

“Mi spiace, non ho nulla da offrirvi… Mamma è andata a fare la spesa, se avete un po’ di pazienza, forse-”

“Che ti succede?” domandò a bruciapelo la mora, fissandola torva.

Ichigo sollevò un sopracciglio. “Che mi succede?” chiese, stupita. “Niente, perché me lo chiedi?”

“Perché sei strana. Stai bene?”

“Certo” esclamò lei ridendo. “Tu piuttosto, sei sicura di stare bene? Non ci vediamo da un po’ e…”

“Sì, non ci vediamo da un anno Ichigo, e in teoria non dovresti stare bene. Non sei stata bene per un anno”

Ichigo si ammutolì all’improvviso, arricciando le labbra come se stesse pensando a qualcosa.

“Ma veramente no…” scosse la testa “Certo che ci siamo viste, e quest’ultimo anno è stato bello, davvero, anche se Masaya mi manca un po’…”

A quel nome, le ragazze si irrigidirono.

“Dopotutto, però” continuò Ichigo, facendo spallucce, “Studiare in Inghilterra è sempre stato il suo sogno, di certo non potevo chiedergli di non andare solo per restare con me. Non avrebbe avuto senso”

“Inghilterra?” fece Retasu scioccata, lo sguardo confuso e carico di panico che cercava il supporto di quello delle amiche.

“Sì, non ve l’avevo detto? Ha visto un soggiorno in Inghilterra e ormai è lì da un anno… Ci sentiamo regolarmente tutti i giorni” sorrise lei, gli occhi a cuoricino.

Zakuro, così come le altre, si allarmò all’istante.

“Vi sentite, hai detto?” chiese per conferma, mentre la sua testa elaborava il tutto. C’era qualcosa che non andava. Ichigo stava ovviamente dicendo cose non vere, ma il tono in cui le diceva faceva presupporre che invece lei ci credesse eccome. E non capì come una cosa del genere potesse essere possibile.

“Sì” sorrise lei, e le ragazze provarono tenerezza: era passato troppo tempo dall’ultima volta che l’avevano visto, e gli era mancato davvero tanto. “Ogni giorno. E’ sempre così dolce… Non vedo l’ora che torni qui da me”

Zakuro sorrise, cercando di assecondarla.

“Capisco” annuì convinta, cercando di guardare le altre e intimare loro di seguire il suo esempio. Ma Minto, Purin e Retasu non riuscivano ancora a capacitarsi della situazione.

“Come mai non siete a lavoro, piuttosto? Oggi non è il vostro giorno libero, scansafatiche” ridacchiò all’indirizzo delle amiche, aspettando una risposta.

“Siamo venute a trovarti, dato che non ci vediamo da un po’” improvvisò Purin, cercando di non tradirsi.
Ichigo sospirò, facendo spallucce.

“Sì, mi spiace… sono stata un po’ male, sapete, febbre e cose del genere. Tre settimane di inferno. Ora però sto bene, lunedì tornerò a lavorare al Caffè. Mi mancate davvero tanto, e anche Kei e Ryo!”

Retasu sorrise, cercando di apparire incoraggiante.

Zakuro non aveva più aperto bocca, ma aveva elaborato una teoria tutta sua. Avrebbe dovuto parlarne con le altre, ma per questo avrebbe dovuto mandare via Ichigo.

“Direi di tornare al locale, si sta facendo tardi…” guardò l’orologio da polso e scosse la testa, cercando l’approvazione delle altre che non tardò ad arrivare.

Ichigo spalancò gli occhi.
“Vengo anch’io!”

“Come?”

“Vengo anch’io!” ripeté entusiasta, “Sono tre settimane che non vedo i ragazzi, vorrei salutarli! E poi mi manca un po’ l’atmosfera al Caffè, insomma… ormai sono tre anni che ci lavoriamo, e non è cosa da poco”

Minto annuì, sentendosi inquieta.

“Allora preparati, noi ti aspettiamo qui”

La Mew Rosa annuì vigorosamente e salì al piano di sopra velocemente, sparendo alla vista.

“Beh, la trovo bene” ironizzò Purin, sconvolta.

“Non scherzare! Qui c’è qualcosa che non quadra!” l’ammonì Retasu, confusa. Qualcosa decisamente stava andando per il verso sbagliato.

“Potrebbe aver perso la memoria? Non me ne intendo molto, ma…” provò a dire Minto, ma fu subito zittita da Zakuro, che, le braccia incrociate, fece scorrere lo sguardo su tutte e tre le ragazze.

“E’ più di questo” proferì seria. “Ichigo non solo sembra aver perso la memoria, ma sembra vivere in un mondo tutto suo. Da quello che ho capito è convinta di aver lavorato con noi al Caffè fino a tre settimane fa, finché non si è ‘ammalata’. E Aoyama è partito per un soggiorno studio in Inghilterra… E’ chiaro che qui si tratta di qualcosa di più di una semplice perdita della memoria. Lo dimostra anche il fatto che crede di parlare con lui al telefono”

“Però, è vero che l’università a qualcosa serve” la rimbeccò scherzosa Purin, ma Zakuro schioccò la lingua.

“Studio lingue, l’università non c’entra. Basta un po’ di logica. Poi potrei anche sbagliarmi, ma non credo. La cosa che so per certa è che Ichigo ha bisogno assolutamente di essere visitata d qualcuno. Meglio se uno psicologo”.

“Potremmo chiedere a Kei” si intromise Retasu. “Conosce molte persone, probabilmente non gli sarà difficile chiedere ad un suo amico di visitare Ichigo”

Minto annuì. “Allora la portiamo con noi…” si ammutolì un attimo, poi sospirò. “Mi fa strano vederla così… Quasi peggio che saperla distrutta per la perdita di Aoyama”

“Almeno adesso sorride” concluse Purin, scrollando le spalle.

Ichigo tornò al piano di sotto un paio di minuti dopo, e tutte quante uscirono, dirette verso il caffè.

La rossa non aveva smesso un attimo di parlare durante tutto il tragitto, ma non aveva la completa attenzione delle amiche.

Infatti, tutte quante, avevano passato quei minuti lunghissimi con un solo punto nella testa.

Ichigo aveva scordato anche di essere una MewMew?

 

* * *

 

“Ryo! Kei!”

Ichigo fece irruzione nel locale, avendo visto da una delle finestre a cuore i due ragazzi seduti a un tavolo a confabulare e, probabilmente, a sorseggiare the.

Si avvicinò e li abbracciò entrambi, prima l’uno e poi l’altro, prendendo poi una sedia e trascinandola accanto a loro, per poi sedersi.

“Allora, come state? Quanto tempo!”

Kei e Ryo non ebbero neanche il tempo di formulare un pensiero di senso compiuto. Si voltarono stupefatti a guardare le ragazze che li fissavano con rassegnazione, e il biondo per un attimo sentì il sangue freddarsi nelle vene.

Che Ichigo avesse accettato di tornare a far parte della squadra?

No…

“Ehi, non parlate?”

“Ciao Ichigo” proferì Kei con uno dei suoi soliti sorrisi, di quelli che facevano sciogliere.

Lei arrossì leggermente come faceva sempre.

“Come stai?”

“Bene bene” rispose lei entusiasta, spostando poi lo sguardo su Ryo.

“E tu non mi saluti?”

“Ciao” fece lui serio. Poi non disse altro.

Ichigo sbuffò e incrociò le braccia.

“Sempre il solito” sospirò, “Lo so che non siamo mai andati molto d’accordo, anzi, ma pensavo che almeno un po’ ti sarei mancata. Anche se tre settimane non sono molte, ma-”

“Tre settimane?” Ryo si decise ad aprire finalmente la bocca per dire qualcosa. “Che vuol dire tre settimane, Ichigo?”

“…Vuol dire 21 giorni, durante i quali sono stata male e non ho lavorato qui al Caffè… Ma che vi prende a tutti quanti oggi?” si voltò a guardare i suoi amici uno per uno, un sorrisetto nervoso che le increspava le labbra.

Ryo fece lo stesso, e il suo sguardo si fermò su Zakuro che, con le braccia incrociate, gli fece un lieve cenno con la testa.

Riuscì ad interpretarlo subito, e non si stupì più di tanto. Che fosse per il fatto che erano coetanei o che erano molto simili – entrambi silenziosi, schivi, con il cuore ermeticamente chiuso e una parlantina tagliente, quando volevano -, non lo sapeva francamente, lui e Zakuro andavano d’accordo. Si capivano al volo, anche solo con un’occhiata.

“Scusami, hai ragione. Ma mi sono sembrate più di tre settimane. Scusa”

Ichigo sorrise. “Due ‘scusa’ in una volta sola… Shirogane, mi meraviglio di te” ridacchiò e si alzò.

“Beh, volevo solo assicurarmi che steste tutti quanti bene, dato che, come ho già detto, è un po’ che non ci si vede. Sono contenta nel vedere che tre settimane non vi hanno cambiato, e non hanno cambiato neanche il locale” sorrise ancora, “Quindi ora vi saluto, Masaya chiamerà a momenti e ho dimenticato il cellulare a casa… Fate i bravi, finchè non torno!” li apostrofò scherzosamente e poi corse fuori agitando una mano in segno di saluto, sparendo oltre la porta che si richiuse con un tonfo.

Quando sentirono il rumore dei passi attenuarsi, tutti rilasciarono il fiato.

“Che diavolo sta succedendo?!” esclamò Ryo alzandosi e fissando le ragazze.

Certo, gli aveva fatto piacere vedere Ichigo viva e vegeta, allegra, cresciuta, più bella che m-, no, voleva dire, più in forma che mai, ma non era una cosa normale. Non lo era di certo. E non si fece problemi a dirlo a voce alta, ora che la rossina era andata via.

“Le avete detto della voglia? Ha deciso di tornare a combattere e quindi, che so, sta facendo finta che non sia successo nulla perché così sarebbe tutto più facile? E’ andata ad aspettare la chiamata di Masaya?!” scandì le parole dell’ultima frase una ad una, cercando di capirci qualcosa.

“Ok, allora, urlare non serve a nulla” Kei ammonì Ryo, gettandogli un’occhiata profonda.

“Cos’è successo? Siete andate da lei e…?”

“E ci aspettavamo di trovarla in camera, oppure di non trovarla affatto – nel senso che non avrebbe voluto vederci” rispose Purin.

“Invece ci ha aperto lei… sua madre non c’era, ci ha accolte con un sorriso” continuò Retasu, e Minto e Zakuro finirono di raccontare ciò che era successo, ed esposero i loro dubbi.

“D’accordo” commentò Kei alla fine “chiederò a un mio amico di visitare Ichigo, ovviamente non le diremo nulla…”

“E’ un problema” proferì Ryo all’improvviso, che fino a quel momento non aveva più aperto bocca.

“Cioè?” chiese Minto sollevando un sopracciglio.

“Dovreste parlare delle MewMew a questo… psicologo, o qualunque cosa sia. In modo che possa dirci cos’ha Ichigo. E sapete benissimo che non possiamo farlo. Oltretutto, da quello che ho capito, Ichigo non sa di essere una MewMew. Probabilmente non si è neanche accorta della voglia”

“O forse l‘ha vista e l’ha ignorata, dato che non sa realmente cosa significa”

“Probabilmente”

“Dunque che facciamo?”

“Ci penso io” disse Kei, cercando di elaborare il tutto. “Voi cercate solo di assecondarla, in ogni caso. E nessun riferimento strano a battaglie, nemici, voglie o incidenti vari del passato, chiaro?”

“Cosa intendi per incidenti vari?” chiese Purin, sollevando le sopracciglia.

“Aoyama è morto e Ichigo crede che sia vivo. Sbatterle in faccia il fatto che è morto non è una cosa saggia. Potrebbe avere un brusco ritorno alla realtà e… beh, cadere di nuovo come l’hanno scorso”

A quelle frasi seguì un silenzio innaturale, poi Ryo sospirò.

“Ok, abbiamo capito” si avvicinò alla porta d’ingresso e l’aprì.

“Dove vai?” chiese Kei, sapendo già la risposta.

“A fare un giro” il biondo uscì sbattendosi la porta alle spalle, e Kei sospirò.

In quel caso ‘andare a fare un giro’ equivaleva ad un ‘vado da Ichigo’, e lui lo sapeva bene.

 

 * * *

 

Ryo calciò un sassolino capitato sul suo cammino e si infilò le mani in tasca, guardando l’asfalto che scorreva sotto i suoi piedi. Chiuse gli occhi e inspirò profondamente, percorrendo quella strada che ormai sapeva a memoria.

La strada che conduceva alla casa di Ichigo.

Si sentiva inquieto, ma non poteva farci nulla. Però voleva rivederla ancora, voleva vedere quel sorriso – seppur falso – che gli era mancato così tanto…

Si ritrovò davanti casa Momomiya e senza perdere un attimo premette il campanello, un po’ teso.

Un minuto dopo Ichigo gli aprì la porta, tutta sorridente.

“Ryo” spalancò la bocca in un sorriso, un po’ felice un po’ sorpreso. “Come mai qui? Ho dimenticato qualcosa al locale?”

Il biondo scosse la testa, squadrandola da capo a piedi.

Era cresciuta, Ichigo. Era diventata un po’ più alta, gli occhi vispi mostravano uno sguardo più adulto e i capelli erano cresciuti. Ricadevano sulle spalle, mossi, e il tutto la rendeva davvero molto bella. Certo, anche i codini le stavano bene, ma vedere com’era diventata… gli faceva stringere il cuore.

Sospirò ancora, silenziosamente.

“Stai bene…” sussurrò, allungando una mano per accarezzarle la testa.

Lei rimase immobile, imbarazzata e sorpresa. Arrossì un po’.

Non fece in tempo a rispondere. Ryo tolse la mano lentamente, fissandola negli occhi, poi si voltò e andò via, silenzioso, così com’era arrivato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note a fine capitolo:

 

Ecco il secondo capitolo °-° volevo pubblicare una volta a settimana ma mi è un po’ di impiccio XD comunque nulla da dire, ringrazio tanto chi ha commentato il capitolo precedente e soprattutto ringrazio per esservi ricordate di me °-° non credevo fosse possibile, ma wow, fa sempre piacere XDDD
Grazie di aver letto!!!
bacino :*

 

  
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