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Autore: kleines licht    22/05/2010    1 recensioni
" Il dolore era parte di me, mi serviva per andare avanti. Ero diventata qualcosa di irreale, impossibile, immortale e mi era rimasta una sola convinzione a cui attacarmi: i ricordi provocavano dolore. Stavo diventando dipendente dai miei ricordi, mi ci attaccavo con le unghie e con i denti per non cadere."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più libri/film
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Nuovo inizio

Seguivo la strana scia di polvere e sangue da giorni e ogni passo, ogni secondo, mi convincevo sempre più che quella era la via

per la salvezza e che, qualunque cosa fosse stata, era l'unica strada logica che potevo intraprendere.

Dopo duemilionisettencentoventimiladuecento passi dopo e la strada cambiò: davanti a me si stendeva il mare. C'era un intenso

profumo di salsedine ma la mia scia risaltava chiara e limpida. Nuotai fino alla riva opposta e proseguii: ero assillata dalla voglia di

vedere cosa mi aspettava.

Ad un certo punto il paesaggio cambiò: davanti a me si estendeva una collina coperta di case e in cima un'enorme torre campanaria.

Non stavo più camminando, stavo correndo verso la salvezza. Arrivata di fronte alla torre una voce vellutata mi sussurò:- Nipote cara...!-

Mi voltai spaventata per quanto può esserlo un'immortale, e vidi una figura apparentemente debole, fragile...antica. Aveva i miei

stessi occhi cremisi ed era gentile quasi fastidioso. I lunghi capelli neri cadevano sulle spalle tento simili a carta velina

che sembravano cedere da un momento all'altro.

-Oh scusami mia dolce nipote...sono Aro...e tu sei la mia nipotina...vieni qui!-

La sua voce fu un sussuro ma bastò a distrarmi dalle mie analisi. Avevo uno zio. Non ero sola. Lui era come me.

Ma restava una domanda: cosa avrei fatto ora?

Mi trovrai nelle sue fragili braccia senza nemmeno rendermene conto. Pensavo sarebbe stato terribilmente confortante trovarsi tra le braccia

di qualcuno ma mi sbagliavo: quell'abbraccio portò a un tipo di dolore, un dolore lacerante. Un dolore forte che mi constrinse ad asssumere una

posizione innaturale, con la mani davanti agli occhi e che portò sul volto trasparente di Aro sconcerto e paura. Quando credevo che il dolore

fosse finito arrivò il ricordo e improssivamente non ero più davanti al mio fragile zio ma nella mia epoca, quando tutto era perfetto.

                                                                       * * *

La mattina seguente fu difficile credere che tutto fosse vero. Quando aprii gli occhi una strana luce entrava dalla finestra coperta dalle pesanti tende.

Non sembrava la luce del mattino ma probabilmente mi sbagliavo. Le mie riflessione sulla luce furono interrote da uno strano profumo. Mi voltai e vidi

due occhi verdi che mi fissavano. Oddio. Era tutto vero. Avevo dormito nella stanza di Edward e adesso lui mi fissava. Abbassai lo sguardo e notai

un vassoio con la colazione. Oh no...

-Ehi buongiorno...dormito bene?-

Io ancora allibita faticai a trovare la voce e rispondergli.-Si grazie...ehm perchè non hai mangiato?...-

-Io ho già mangiato ...la colazione è per te!-

-P-per me?Ma...non dovevi disturbarti!- Quasi lo urlai ma era vero. Lui non DOVEVA disturbarsi. Non per me. <> pensai

anche se non me ne importava poi molto.

Era appena calato un delizioso silenzio quando da sotto si udì la vecchia cameriera urlare -BELLA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!-

Edward mi fissò poi si sporse e mi abbracciò:- a lei ci penso io..-

Non so cosa trovò nei miei occhi ma ringrazai qualunque cosa fosse.

                                                                                * * *

Ritornai in me solo quando la sensazione di quell'abbraccio sbiadito non si esaurì e mi resi conto di non essere più all'aperto. Ero stesa su un letto di coperte dorate

e intorno vi erano mobili dall'aspetto costosissimo, intarsiati d'oro. Da lontano udii la voce di mio zio dire una cosa simile a <> ma

probabilemente mi persi parecchi aggetivi come "dolce" o roba simile. Improvvisamente la porta della mia stanza si spalancò. Entrò mio zio e mi si buttò al collo,quasi avesse

bisogno di sostegno. - Bella mia!-

-A-aro...-

-Chiamami zio, mia bella!-

-ehm  zio...!-

-così va bene...hai delle occhiaie spaventose da quanto non mangi?-

-mangiare?-

-come? Non hai mai bevuto sangue!?- era incredulo e terrorizzato dalla possibilità che quello che diceva fosse vero.

Scossi il capo.

-Oddio....sta arrivando una comitiva...vieni mia dolce Bella...-

Mi prese la mano e mi portò lungo un eterno corridoio. Arrivammo in una stanza in cui vi erano altri 5 vampiri. Perlustrai l'ambiente con lo sguardo e notai subito che doveva essere

antico. Poi lo vidi. Lui era lì che mi fissava come se nulla fosse. Il mio assassino era lì. Mi avevano forse invitato al mio funerale?

   
 
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