Ed eccoci all'ultimo
capitolo. Alla fine di questa storia. Oddio, quasi non ci credo.
Vorrei ringraziarvi. A ognuno di voi, che ha letto, recensito e seguito
questa storia.
Grazie di cuore. Senza di voi credo che non l'avrei mandata
avanti.
Come ben sapete c'è un seguito. Si chiamerà:
Situations; A New Life. - cinque anni dopo.
Ho già quasi pronto il primo capitolo quindi entro qualche
giorno riuscirò a postarlo. Per chi volesse seguire anche il
seguito.. ditemelo così appena posto il primo capitolo vi
avvisoo.. (:
Baci.. è GRAZIE ancora. <3
P.S. La canzone che compare nel capitolo è Broken-Lifehouse. Ascoltatela mentre leggete il capitolo, se volete. Mi ha aiutata a scriverlo. (:
16.
Broken.
The broken clock is a comfort, it
helps me sleep
tonight
Maybe it can stop tomorrow from stealing all my time
I am here still waiting though I still have my doubts
I am damaged at best, like you’ve already figured out.
Il mio cuore impazzì
completamente e mi accasciai a terra.
Cominciai a tremare e sudare
freddo. Sentivo di dover urlare, ma non ritrovavo la voce.
Poi Andrea mi venne accanto (da
dove fosse uscito non ne avevo la minima idea) e mi
abbracciò.
“Hai paura, amore?”
lo sentii sorridere e ridere. Pronunciò quella parola con
ironia, ridendoci su. Ma io continuai ad abbracciarlo e dirgli quanto
lo amavo.
Lui mi stringeva, ma nel suo abbracciò non c’era
amore. Non c’era niente nel
suo corpo. Poi si squarciò e rimase solo il cuore. Un grande
e nero cuore.
Nero. Come la pece. Nero. E batteva nelle mie mani. Nelle
mie mani.
Poi smise di battere e allora
urlai. Forte. Fortissimo. Sentii le mie corde vocali che faticavano.
Poi anche
il mio cuore smise di battere. Smisi di urlare e iniziai a stringere
quel cuore
ormai morto. Il sangue mi sporcò le mani e il pigiama bianco
e io ne provai
gioia.
Poi mi pulii sul muro, dove
rimasero le impronte. Alzai il viso quando avvertii una presenza.
Mattia mi
sorrideva dall’alto e gli sorrisi
anche io. Così mi alzai e lo abbracciai.
“Hai paura, amore?”
sussurrò e rise. Io mi allontanai con una spinta e lui mi
sorrise, senza però guardarmi veramente.
Allora mi guardai le mani e
realizzai di essere sporca di sangue. Provai a gridare ma non ci
riuscii, così
mi lasciai scivolare a terra, senza smettere di urlare, anche se non
usciva
alcun suono dalla mia bocca.
“Jade!” Matt urlò e mi guardò
con
odio, mentre anche lui si divideva in mille pezzi.
“Jade! Jade!”
“No! No, scusa! Scusami!
Scusatemi! Non volevo.. io.. io non volevo..” iniziai a
gridare, a scusarmi.
“JADE!” allora aprii gli occhi e
Matt mi guardava preoccupato. Mi teneva le mani ferme e respirava con
fatica.
“Matt!” lo abbracciai forte,
sollevata di sapere che non fosse reale niente.
“Jade!” anche Andrea mi venne
vicino e mi abbracciò. Mattia si allontanò a
parlare con il dottore, anche se
continuava a tenermi d’occhio dal fondo della stanza.
Andrea mi accarezzò i capelli e
mi baciò la testa. “Ho paura, Andre.. ho
paura..” bisbigliai, piangendo.
“Hai paura, amore?”
sentii il suo abbraccio diventare più intenso e
mi sorrise tra i capelli. Mi sentii mancare il fiato, ma Andrea non mi
permise
di allontanarmi per potermi riprendere. “Non devi aver paura.
Non devi, amore.
Shh.” Mi consolò e mi sussurrò parole
dolci per un po’. Finchè Davide entrò
velocemente e andò a dare dei fogli al suo capo.
“oh, grazie Davide.”
“Dovevate ascoltarmi, capo. Tutti
voi dovevate darmi ascolto.” Davide si arrabbiò e
mi guardò per un istante. Poi
scosse la testa e uscì
dalla stanza, sbattendo la porta.
Il Dottore lesse velocemente, poi
si tolse gli occhiali e si passò una mano tra i capelli.
"Che succede?” bisbigliò Mattia.
Il Dottore scosse il capo e si sedette.
With a broken heart that’s still beating
In the pain there is healing
In your name I find meaning
So I’m holdin’ on, I’m holdin’
on, I’m holdin’ on
I’m barely holdin’ on to you.
“Cosa
sta succedendo?” domandai,
guardando prima Andrea, poi mio fratello e infine il dottore.
“Tanti auguri a te, tanti auguri
a te!” Christinne e Allegra entrarono nella stanza con
un’enorme torta in mano.
Sorridevano.
Ma non continuarono, la tensione
sul mio volto e su quello degli altri le bloccò. Poi
entrarono anche Alex e
Marco, ridendo, ma anche loro smisero presto.
“Cosa diamine sta succedendo?!”
urlai, non riuscendo più a trattenermi.
“Abbiamo i risultati.” Disse
semplicemento il signore in camicia bianca. “Cosa?”
riuscii a bisbigliare.
“Parli, dannazione!” gridò
Mattia.
Allegra e Christinne si
avvicinarono a me e si sedettero una in braccio all’altra
perchè c’era solo un
posto.
Andrea si allontanò da me e si
passò una mano tra i capelli. Si appoggiò al muro
e io rimasi sola, in quel
letto.
“Ritorno tra venti minuti.” E il
dottore se ne andò, senza guardare nessuno.
“Che succede?” disse infine
Christinne, alzandosi.
“Non so.” Bisbigliai io, piano.
“Io.. io esco un attimo.” Guardai
Andrea e annuii. Non ci feci caso in quel momento, ma notai una luce
diversa e
nuova negli occhi di Andrea.
“Gente, io dovrei andare. Sono
venuto solo per farti gli auguri, neo-diciottenne!” Marco mi
sorrise in quel
modo dolce che solo lui sapeva fare e mi baciò una guancia.
Capii senza troppi
sforzi che stava tentando di distrarmi da quei fogli che il dottore
aveva
guardato sorpreso.
“Diglielo! Avanti!” bisbigliò
Christinne, guardando il fidanzato.
Marco sbuffò. “Quando starai
bene, al più presto, verrai a un nostro concerto. Hai i
biglietti già
prenotati.”
“Certo, ma.. aspetta..
concerto?!” mormorai confusa, senza capisci
granché. Tentai di mettermi più
comoda, ma mi resi conto di non riuscire a muovere le gambe. Non lo
dissi ai
miei amici. Era un dolore mio. Mio e basta.
“Abbiamo il contratto!” Marco
sorrise, contentissimo di poterlo dire a qualcuno. “E presto
faremo il nostro
primo concerto!” continuò, eccitato. Christinne lo
guardò e lessi nei suoi occhi
orgoglio e ammirazione. Amava Marco. Glielo si leggeva in faccia.
Allegra si alzò e mi baciò la
fronte. “Scusa tesoro, devo davvero andare. Ho una visita tra
un quarto d’ora.”
E indicò il suo pancione. Quanti mesi aveva? In
quell’ospedale si perdeva il
conto di qualsiasi cosa. “Ma torno appena posso,
promesso.” Si affrettò ad
aggiungere. Poi uscì.
“Vado anche io. Dai, Jade,
rimettiti in sesto. A scuola ci manchi.” Marco
agitò la mano in segno di saluto
e uscì.
“Jade,” iniziò Christinne,
guardandomi. Evitai i suoi occhi. “non devi preoccuparti. Non
è niente di
grave, vedrai.”
Alla fine sospirai e annuii.
Quella ragazza mi leggeva dentro.
“Sì, sono d’accordo con Chris.
Ora vedi di mangiare questa dannata torta. Sai quanto ci ho messo per
mettrla a
posto?!” mi rimproverò Alex, e io risi. Notai
Mattia che aveva chiuso gli occhi
e sembrava dormisse sulla poltrona.
I miei amici avevano ragione.
Avrei dovuto essere forte e pensare positivo. Ma non c’era
niente di positivo
in quella situazione. Sapevo di non essere in grado di stare allegra e
far
contenti loro, perchè qualcosa dentro di me mi diceva che
quella non era una
situazione facile. Ne ero consapevole, anche se non volevo accettarlo.
I tried my best to be guarded, I’m an open book instead
I still see your reflection inside of my eyes
That are looking for purpose, they’re still looking for life
“Svegliati,
bellezza.” Davide mi
fece sobbalzare, quando mi tolse le coperte. Sentii subito freddo.
“Che diavolo..” imprecai e
sbuffai.
“Alzati dai.” Non aveva il solito
sorrisone sul viso ed evitava di guardarmi in faccia.
“Non.. non riesco.. a..”
“lo so, lo so. Ma devi continuare
a lottare, Jade. Adesso prova di nuovo a muovere le gambe. Vedrai che
ci riuscirai.”
Mi sorrise per incoraggiarmi e io ascoltai il suo consiglio.
Pian piano riacquistai l’uso
delle gambe e mi ritrovai in piedi, barcollante. L’infermiere
mi sostenne e mi
aiutò a ritrovare l’equilibrio.
“Adesso andiamo a fare un giro,
ok?” bisbigliò e continuò a sostenermi.
“Piano, piano.”
“E’.. qualcosa.. qualcosa di
grave, vero?” dissi all’improvviso, facendolo
rimanere di stucco. Mi guardò un
attimo e poi riprese a camminare.
“Rispondimi!” gridai,
allontanandomi da lui.
“Sì. Sì. Sei contenta ora?”
gridò
anche lui e poi riprese a camminare. “Senti, siediti. Vado a
prendere qualcosa
da bere, ok?”
Annuii e mi sedetti su una di
quelle poltroncine. Poi nel silenzio di quel posto sentii la voce di
mia madre
farsi sempre più alta. E
poi Mattia urlò.
Mi avvicinai a quella piccola
sala, dove i parenti dei malati stavano. Mi appoggiai al muro, mentre
cintinuai
ad ascoltare.
“E’ evidente che non sia una cosa
da prendere alla leggera. È rimasto nascosto ai nostri
macchinari, quindi non
sarà semplice rimuoverlo. E si è espanso molto,
mentre noi tentavamo di
scoprirlo.”
Mi feci più attenta. Mia
madre piangeva,
appoggiata a papà. Mattia si copriva il viso con le mani e
qualche volta si
puliva gli occhi. non capii se erano lacrime quelle che tentava di
nascondere.
“Mi sta dicendo.. lei mi sta
dicendo che mia figlia ha quella cosa.. quella.. insomma.. ce
l’ha nella testa
e lei l’ha scoperto solo adesso?” mio padre
urlò, acceccato dalla rabbia e dal
dolore. Io non capivo. Di cosa stessero parlando. Mi giungevano come
frasi
sconnesse. Ma allo stesso tempo ero consapevole che fosse qualcosa che
mi
riguardava e che fosse grave.
“Sì, signore. Sua figlia ha un
tumore al cervelletto.” Sgranai gli occhi e caddi in
ginocchio.
“Ma che diavolo... Jade!” la
braccia dell’infermiere mi circondarono e mi alzarono da
terra. I tre si
girarono verso di me. Mattia sgranò gli occhi e si
alzò di corsa. Si avvicinò e
mi prese in braccio.
“Ho.. io ho.. un tumore?”
balbettai, senza rivolgermi a qualcuno in particolare.
“Alziamola! Così. Ora portiamola
di là, nella sua stanza.” Davide dava indicazioni
e ordini a Mattia e a mio
padre. Vidi mia madre asciugarsi gli occhi gonfi e rossi.
"Mamma..” bisbigliai, prima di
chiudere gli occhi e perdere coscienza.
And I’m hanging on to the words you say
You said that I will be ok
“Ecco.
Ecco. Così,
ragazzi. Piano!” aprii di colpo gli occhi e mi alzai, ma una
mano mi tenne
ferma e mi obbligò a rimanere distesa. Cominciai a tossire e
ad agitarmi. Il
cuore sembrava impazzito.
“A.. Andrea!
Lasciatemi!” e continuavo a tossire e tossire. Ed era un
liquido rosso. Rosso.
Non ci feci caso.
“Jade! Jade!” urlò e
tese la mano per afferrarla alla mia. Evitò i miei occhi.
“Se io muoio, tu
vieni con me?” gli domandai, bisognosa di sentire una
risposta. Vidi i suoi
occhi aggirarsi intorno alla mia figura e la sua bocca tacere.
Iniziai a
singhiozzare. “Vieni con me, Andrea?” sussurrai e
lui alzò di colpo gli occhi e
li legò ai miei. Stette zitto. Poi un sapore strano mi
invase la bocca e mi
venne da vomitare, mentre tutto intorno a me si muoveva. Le persone.
C’era
Davide. Davide che si agitava e correva qua e là, con una
mascherina sul viso.
Riconobbi anche il dottore, che indossava la stessa mascherina
dell’infermiere.
Poi Andrea mi lasciò
la mano e girò la testa. In quel momento cominciai a sentire
il mio corpo
dividersi in tanti pezzi. E faceva male, così urlai. Urlai
con tutto il fiato
che avevo, pensando che questo avesse potuto porre fine a quella
tortura.
Qualcuno mi tenne ferma, mentre il mio corpo impazziva.
“Tranquilla, Jade.
Adesso lo togliamo. Adesso lo togliamo.” Il dottore era
sudato e parlava con
voce tremante. Ciò non mi tranquillizzava per niente.
Afferrai una mano.
Non so a chi appartenesse. So solo che era calda e che mi afferrava
dolcemente.
Poi girai il viso dall’altra parte e vidi gli occhi umidi di
Mattia. Se li
asciugò. Poi mosse le labbra. Ti
amo. Mattia
mi amava. Avrei tanto voluto
sorridergli ed abbracciarlo.
“Tieni duro, bellezza.
Tieni duro, cazzo!”
Bisbigliai qualcosa e
poi smisi di pensare, di udire, di respirare.
I may have lost my way now, haven’t forgotten my way home.