Eccomi!!!!! Sono tornata!!!
Si lo so sono sparita per dei mesi ma
posso dire che ora la storia ha ricominciato a muoversi in me... quindi penso
che esami permettendo dovrei riuscire a postare abbastanza velocemente.
Volevo ringraziare deola98 (x quel cap dovrai aspettare ancora un pochino...ma poco poco :D ti voglio bene) Crazyangel84 Ed4e e RenEsmee_Carlie_Cullen
per aver recensito l’ultimo capitolo che ho
pubblicato ormai troppi mesi fa (è meglio ke non li
vada a contare) e un ringraziamento anticipato a tutti quelli che leggeranno
questo cap...sarei molto contenta se lasciaste un
commentino...kiss
Pov Edward
La sinuosità dei suoi movimenti mi
faceva impazzire, sembrava una lince pronta all’attacco. Aveva già atterrato un
puma e un grizly e stava per seguirne un altro quando
la chiamai.
<< Bella >>
Fu come se non mi avesse sentito,
iniziò a correre e io la rincorsi, ma si bloccò praticamente subito girandosi
di colpo e facendomi scontrare contro di lei facendoci cadere entrambi.
La guardai sorpreso e intimorito, si
era lasciata andare agli istinti ed era una vampira neonata, non sapevo cosa
poteva succedere, quali sarebbero state le sue reazioni, in più dato che non
potevo leggerle la mente dovevo stare ancora più attento.
Mi guardò intensamente e poi scoppiò
a ridere come una bambina trascinando anche me .
<< Oh Edward >> disse
abbracciandomi. << Penso di non essere mai stata così felice! >>
Improvvisamente però il suo sguardo
si rabbuiò divenendo triste.
<< Bella. C’è qualcosa che non va? Sai che a me puoi
dire tutto. >>
Ero preoccupato. Mi aspettavo una
certa velocità nel cambiamento dei suoi stati d’animo, ma non poterle leggerle
nel pensiero e non poter quindi sapere la causa di questi suoi cambiamenti mi
faceva impazzire, ma lei non doveva capirlo, dovevo farla aprire con me, darle
i suoi tempi.
<< Non posso fare a meno di
pensare alla mia vita precedente. >> mi disse nascondendo il viso
nell’incavo della mia spalla. << Soprattutto se penso a quello che ha
detto Jake… >> la voce le tremò leggermente,
come se avesse avuto paura della mia reazione alle sue parole.
<< Bella…
>> dissi abbracciandola. Quel cane. L’avrei dovuto strozzare per come
l’aveva trattata, per quello che le aveva detto.
Sapevo come si sentiva: il suo amico
di una vita l’aveva fatta sentire come se non fosse più stata Bella, l’aveva
trattata come un mostro. Anche a me era successo.
<< Bella, amore, so cosa
provi. >> le dissi baciandole i capelli << Anche io dopo la
trasformazione ho incontrato qualcuno che faceva parte della mia vita da umano.
>>
<< Raccontami ti prego.
>> mi disse con occhi tristi, ma decisamente curiosi.
<< Sono nato a Chicago nel
1901, quando avevo 17 anni mi ammalai di spagnola, in ospedale conobbi Carlisle, era il mio dottore, ormai stavo morendo e mia
madre, che si trovava più o meno nelle mie stesse condizioni, non so per quale
motivo chiese a Carlisle di salvarmi, di farlo per la
sua anima. Quella notte mia madre, Elisabeth, morì e Carlisle
mi trasformò.
Io però non ero come te e quindi,
per un periodo, vivemmo in Alaska , in una zona disabitata e, per gli umani,
inospitale. Rimanemmo là per circa otto anni, durante i quali io ebbi anche un
periodo di ribellione contro Carlisle e le sue regole
e andai via, ma dopo un anno tornai e conobbi Esme, che nel frattempo era stata salvata da mio
padre e ne era diventata la compagna.
Iniziammo a sentirci una famiglia. Esme si prendeva cura di me come una madre fa con un
figlio, ma sentivo ormai fortissima la
mancanza dei miei cari e dopo quasi trent’anni ritornai a Chicago.
Scoprii che anche mio padre e mio
fratello Ephram erano morti, quindi cercai l’unica
persona che mi era rimasta, mia sorella Katherine. Non fu una cose semplice ma
dopo circa un anno ci riuscii.
Si era sposata ed era andata a
vivere a New York, per questo ci misi così tanto.
Non sapevo come fare per prepararla
ad una mia visita, così una sera mi presentai semplicemente alla sua porta
dicendo di essere un suo amico di Chicago che aveva urgente bisogno di parlare
con lei in privato, suo marito, una persona semplice, benestante e dal buon
cuore, acconsentì e mi fecero accomodare nell
biblioteca, qualche istante dopo arrivò Katherine, io le davo le spalle, ma
riconobbi immediatamente il suo profumo.
Stava facendo mille congetture su
chi potessi essere, ma non riusciva a capire, d’altronde i nostri parenti erano
tutti morti e i pochi amici che aveva a Chicago erano morti o dispersi in
guerra.
Morivo dalla voglia di dirle chi
ero, ma prima dovetti farle giurare due cose, pur sapendo quanto mia sorella
odiasse i giuramenti:prima di tutto avrebbe dovuto ascoltare tutto quello che
avevo da dire, quindi, ma si trattava più di un favore che di un giuramento,
non avrebbe dovuto urlare o farmi cacciare prima che io avessi terminato il mio
discorso, mentre per quanto mi riguardava io le giuravo che se ciò che avrebbe
sentito non le fosse andato bene sarei uscito da quella casa e dalla sua vita
per sempre.
Dovetti aspettare qualche minuto per
la sua decisione, ma alla fine giurò.
Molto lentamente mi voltai verso di
lei, avevo paura di spaventarla, appena vide il mio viso fece qualche passo
indietro accasciandosi quindi su una poltrona dietro di lei, fui tentato di
muovermi verso di lei per aiutarla ma mi fermò con un gesto della mano.
Le diedi qualche minuto per riprendersi, quindi, dopo un suo cenno, mantenendo sempre la distanza iniziai a raccontarle cosa mi era successo, ma nel momento stesso in cui pronunciai la parola “vampiro” percepii il rifiuto della sua mente, ma mi fece comunque terminare. Quando smisi di parlare si avvicinò per toccare il mio volto, ma appena sentì la mia pelle gelida si allontanò e mi disse: “tu non sei mio fratello, lui era un bravo ragazzo ed è morto. Tu sei solo un mostro.” >>
Guardai
Bella negli occhi, se avesse potuto avrebbe sicuramente pianto.
<<
E cos’hai fatto? >>mi chiese con voce tremante
<<
Cosa avrei potuto fare? Mi congedai e uscii da quella casa. Mia sorella non
poteva accettare la mia nova natura ed io non potevo imporle la mia presenza,
ma non scomparii del tutto: le scrissi una lettera all’anno fino alla sua
morte, informandomi su di lei e sulla sua famiglia ed aiutandola economicamente
nei momenti di bisogno. Smisi di scrivere come Edward quando lei morì, ma
tramite un notaio continuai a sostenere i suoi discendenti, e li sostengo
tuttora, anche se ormai nessuno di loro si ricorda più di me, ma sanno che c’è
qualche vecchio parente pronto ad aiutarli. >>