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Autore: Hap Collins    25/05/2010    0 recensioni
citazioni da Lovecraft, una villa, uno strano concorso letterario, ma cosa centrano i samurai?
Genere: Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SCRITTORI DA UCCIDERE - PARTE SECONDA

 

2. L'avidità è nemica della giustizia. Il troppo orgoglio è avidità.

 

Rumori di gioco e risate rimbombavano dalla sala ricreativa al corridoio. Teo si tenne a debita distanza e scese al pianterreno. Nell'atrio della villa c'era un assembramento di anticaglie da ricchi ignoranti. Armature, spadoni, e altra paccottiglia medievale. Guardò con disprezzo l'esposizione di lame e coltelli.

«Donne, è arrivato l'arrotino!» Mormorò a bassa voce.

Quando era piccolo, il richiamo registrato dell'arrotino sparato dagli altoparlanti di un furgone che batteva il quartiere a passo d'uomo, gli era fin troppo familiare. Sua madre aveva un sacco di forbici, forbicine, forbici da seta, coltelli da prosciutto, da farsi arrotare. Inoltre aveva pure ombrelli da riparare e cucina a gas da aggiustare.

Un giorno però, suo padre non si presentò all'uscita da scuola e il piccolo Teo venne a sapere che aveva accoltellato l'arrotino. Solo qualche anno più tardi avrebbe scoperto con una certa amarezza, che la causa scatenante non era stata il fastidioso e ripetitivo messaggio registrato, ma il fatto che l'arrotino oltre ai coltelli facesse il filo pure a sua madre.

Entrò nel salone a sinistra. Sul lungo tavolo erano esposte diverse pubblicazioni di Guglielmi Editore. Sentì salire la rabbia. Prima la ferramenta medievale per impressionare gli ospiti burini, ora questo indegno spettacolo di letteratura commerciale. Uno che pubblicava le confessioni di un’attricetta televisiva, cosa poteva capirne di vera letteratura? Di vera arte?

Sfogliò alcuni libri. Scrittori giovanilisti e problemi di cuore, porcherie fantasy per ragazzini. Poi qualcosa di completamente diverso attirò la sua attenzione. Copertina in pelle d’aspetto pregevole, carta robusta, scrittura a mano ricca di abbellimenti e disegni. Un testo medievale, eppure sembrava nuovo.

«Che gliene pare?»

«C-come?» Teo faticò a ritrovare l’orientamento, il viso affilato di Guglielmi gli si parò davanti.

«Dico, che gliene pare di quest’opera?»

«Beh, è sorprendente. Sembra sia stata scritta ieri.»

«L’ho ritirata pochi giorni fa da un monastero benedettino. Può sembrare incredibile, ma esistono ancora artisti in grado di creare questi capolavori.»

«Ma a cosa serve? Voglio dire, chi può essere interessato a una cosa del genere?»

«Collezionisti molto particolari. Una ristretta cerchia di appassionati che non bada a spese. Richiedono soprattutto libri rari, impossibili da comprare ma non da riprodurre.»

Guglielmi sorrise. Era un cinquantenne elegante e atletico, con lo sguardo indagatore di chi è abituato a valutare le persone. Teo rimase in silenzio aspettando che se ne andasse.

«Spero che il soggiorno sia di suo gradimento»

«Beh, direi che è fantastico. Anzi, se devo essere sincero mi sorprende tanta attenzione per degli esordienti.»

«Gli esordienti di oggi sono i grandi scrittori di domani.» Il sorriso dell’editore si allargò sulle capsule e i ponti d’oro. Un operatore di call center avrebbe dovuto accendere un mutuo per pagarseli. «Io preferisco prendermi il tempo necessario per conoscere i miei futuri cavalli vincenti.»

Teo avvertì un forte ronzio alle orecchie e all’improvviso si sentì lontano. I suoni si fecero confusi e ovattati.

«Qualcosa non va?» Guglielmi lo osservò con un accenno di preoccupazione.

«N-no. Sara meglio che vada a farmi una bella dormita.»

«Mi raccomando, se ha bisogno di qualcosa chiami il numero interno. Si riguardi e passi una buona notte. Domani sera ci sarà la premiazione.»

L’editore si allontanò con passo sicuro e Teo immaginò di mirare alla nuca. Sarebbe stato un bel colpo. Stava per andarsene, quando notò qualcosa sul pavimento. Nel punto esatto in cui Guglielmi si era fermato pochi istanti prima. Si chinò a raccoglierlo, era uno stuzzicadenti. Solo una persona poteva aver sputato quell’affare sul pavimento di marmo pregiato. Lo prese tra le dita e lo spezzò.

 

 

 

  
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