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Autore: Hap Collins    18/05/2010    0 recensioni
citazioni da Lovecraft, una villa, uno strano concorso letterario, ma cosa centrano i samurai?
Genere: Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rewind

SCRITTORI DA UCCIDERE - PARTE PRIMA

 

1. La via del samurai è la via del bene comune.

 

L'angelo di pietra fissava i due intrusi a passeggio nel parco. I lineamenti sporcati dall’umidità e le ombre della sera donavano al suo viso un’espressione maligna.

Teo Leoni distolse lo sguardo, si sentiva nervoso. Nell’ultimo periodo le crisi d’ansia e i momenti di spaesamento erano aumentati, tanto che il medico gli aveva consigliato uno psichiatra. Ma Teo non aveva nessuna intenzione di farsi sgonfiare il cervello da un gommista della mente. Stava tentando di digerire la ricchissima cena offerta dall’editore Lucio Guglielmi, organizzatore del premio letterario “Anime Sulla Carta”.

A complicare i problemi digestivi di Teo, ci pensava Pietro Zampis, un’attaccabottoni professionista. Entrambi erano tra i finalisti del concorso, che nell’ultima fase prevedeva un soggiorno nell’antica villa veneta dell’editore.

«Non capisco chi è l'ubriaco che ha selezionato i racconti. A parte i nostri, intendo. Quelli degli altri fanno veramente schifo, fanno! Ho dovuto masticarmi la lingua per non ridere quando il tipo con i baffetti si è messo a leggere. Tutto esaltato come un D’Annunzio dei poveri. Roba da matti, roba!»

Pietro rigirava lo stuzzicadenti in bocca mentre parlava. Teo si impose di mantenere la calma e reprimere il fastidio che provava nei suoi confronti.

«Ormai non mi stupisco di niente. Puoi pubblicare solo se sei famoso o imiti qualcun'altro. L'individualità e l'originalità artistica non contano niente in questo mercato.»

Pietro fece un cenno di approvazione, sputò lo stuzzicadenti e riprese il discorso.

«Ma quella roba ambientata a New York che sembra Bologna? Dove sono i portici a New York? Poteva almeno leggersi la guida Only Planet, poteva! Non puoi imitare gli americani. Nel mio racconto ho cercato di mischiare lo stile pop di Tarantino con la cronaca nera padana. Penso sia venuto originale, penso!»

« Beh, il tuo racconto è molto… realistico. C'è qualcosa nel discorso di fondo che mi è piaciuto.»

«Grazie collega. Secondo me ce la giochiamo noi due la vittoria. Il Conte è sparito già ieri sera, D’Annunzio e Agata Poveri-Cristi non si vedono dal pomeriggio. Potevano almeno salutare, potevano!»

«É tipico dei perdenti. Quando li metti di fronte alla loro mancanza di talento, ti tolgono pure il saluto.»

«Hai ragione da vendere, hai! Comunque, sto Guglielmi ne ha di soldi da buttare. Come gli sarà venuto in testa di organizzare una finale da Grand Hotel? Non so mica, non so.»

«Non ne ho la minima idea». Teo si lisciò il pizzetto, pensieroso. I giorni precedenti alla finale del premio erano stati pesanti. Il contratto di lavoro al call center era scaduto e le lamentele degli utenti avevano fatto sì che non fosse rinnovato. Il suo ex datore di lavoro si vantava di non aver mai letto un libro in vita sua. Maledetto sfruttatore analfabeta.

Pietro aprì la porta che dava sull’atrio e vide qualcuno in lontananza. «Ecco gli altri poeti estinti!» Disse. «Vediamo se hanno voglia di fare due tiri a biliardo.»

«Mhh. Io devo andare un momento di sopra. Vi raggiungo più tardi.»

Finalmente libero, Teo salì in fretta i gradini di pietra. Un dubbio stava lentamente insinuandosi tra le pieghe dei suoi pensieri: aveva dimenticato qualcosa? Entrò in camera e frugò nella valigia, nervoso e veloce. Aprì il portasapone e trovò quello che cercava: cartucce di piccolo calibro. Rimise tutto in ordine e si sdraiò sul letto sciogliendo la tensione.

 

 

 

 

  
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