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Autore: Darkmarty    25/05/2010    3 recensioni
"Dopo la morte di Asuma, i suoi pensieri erano unicamente luttuosi, ma sarebbe successo qualcosa...qualcosa che gli avrebbe fatto capire per cosa viveva il suo Sensei" [avevo già pubblicato questa fanfiction su FF.net, in inglese, ed ora eccola qui in Italiano ^^]
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Ino Yamanaka, Sakura Haruno, Shikamaru Nara, Temari
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAP. 1: Mind game

 

Tap. Tap. Tap.

Rumore di passi giù per le scale, poi lungo il corridoio del negozio di fiori Yamanaka.

E, appena la vedo spuntare da dietro l’angolo, la sua voce.

 

- Shikamaru!

 

Entusiasta come non l’avevo mai sentita, cristallina e musicale.

Si ferma davanti a me, getta indietro la lunghissima coda di capelli color grano e mi guarda fisso negli occhi. Tra un sorriso sincero e il respiro affannato per la corsa, mi chiede:

 

- Lo faremo, vero?

 

Tra l’attimo in cui termina la frase e quello in cui realizzo come abbia fatto a precedere il mio arrivo al negozio, la squadro con un’espressione interdetta.

Poi capisco che sa tutto. Ino sa sempre tutto. Se non lo sa, trova un modo per scoprirlo.

Come gioca con la mente, legge nel pensiero, rivolta le anime, esattamente allo stesso modo è in grado di capire cosa ci sia dietro al lieve sorriso che le sto mostrando adesso.

Sappiamo a cosa stiamo andando incontro. Sappiamo a cosa ci prepareremo appena il sole sarà tramontato.
Non sappiamo quali conseguenze potremmo avere. Ma non importa.

Stanotte, il Team 10…il Team Asuma…partirà per vendicare il proprio Sensei. Una missione di grado S.

Tre Chuunin contro due membri dell’organizzazione più misteriosa e potente delle cinque terre Ninja.

Non mi importa dell’esito della missione. Non importa se vinceremo, se perderemo o se moriremo combattendo. Io, Choji e Ino siamo perfettamente coscienti che esistono molte probabilità di non tornare a Konoha vivi. Lo sappiamo.

E sappiamo che la Quinta Hokage cercherà di opporsi; per questo partiremo di notte. Solo noi tre sappiamo, perché solo noi tre siamo coinvolti.

Tutto il resto è un dettaglio irrilevante.

 

Alzo lo sguardo verso Ino. Si sta attorcigliando una ciocca di capelli intorno alle dita, e mi guarda con un’espressione di incertezza.

So che nella sua mente frullano mille domande. So che non me le porrà, non perché abbia paura delle risposte, ma semplicemente perché non vuole che io sappia che ha dei dubbi.

 

- Ino…è la cosa giusta. – sospiro, distogliendo lo sguardo da lei. Poi aggiungo: - Ma se vuoi, puoi rimanere qui. Possiamo farcela io e Choji.

- Shikamaru…

- Ino, non intendo coinvolgerti se non te la senti.

- Shikamaru, guardami.

 

Mi molla un ceffone, rabbiosa.

Riesce a cogliermi di sorpresa, nonostante la morte di Asuma mi abbia reso quasi apatico. Tranne l’esplosione di rabbia a porte chiuse di ieri sera, s’intende.
Con una mano sulla guancia, torno a guardarla.

La sua espressione seria, i suoi occhi rabbuiati e le labbra serrate, mi fanno capire che ho sbagliato a dirle quelle parole. L’unica persona che può fermare Ino è lei stessa. L’ultima che può fermarla, sono io. Non lo accetterebbe, non le importa che io sia “quello che ha la stoffa del leader”.

Credo che il dolore per la morte di Asuma mi abbia spinto ad agire un po’ come Ino: fare di testa sua è una sua specialità. Ino padroneggia l’arte del “o così o niente” quasi quanto la sua Shintenshin no Jutsu.

 

- Ino, devo dirti una cosa…ma non dirlo a nessun altro, ok?

 

Ino, stupita dal mio improvviso cambio di argomento, annuisce senza dire nulla.

 

- Kurenai-sensei è incinta, aspetta il figlio di Asuma.

 

Gli occhi cerulei di Ino, quegli occhi che ho sempre adorato, pur non essendo mai arrivato ad amare lei, si spalancano ancora di più. Si porta una mano alla bocca, reprimendo un sussulto, e una lacrima le scivola giù lungo la guancia; tutto questo mentre io continuo a guardarla senza battere ciglio.

Inespressivo, mentre dentro di me vorrei abbracciarla, dirle che preferirei mille volte lasciarla a Konoha, non farle rischiare la vita. Che non voglio più vedere una donna piangere, perchè vedere Kurenai-sensei andare in pezzi davanti a me mi è bastato. Che la guerra è un lavoro da uomini. Che lei, Ino, merita di vivere.

Ma non posso fare nulla di tutto questo. Ino verrebbe comunque con noi, con la sua testardaggine e la sua dolcezza. Ino è fatta così, prendere o lasciare.

 

- Ino, potremmo non tornare più qui…potremmo…

- Shikamaru, lo so. Ho frequentato anch’io l’Accademia. – Le sue parole suonano decise, come se non si stesse asciugando gli occhi, ancora scossa dai singhiozzi.

- …allora, sei sicura?

 

Di nuovo il suo sguardo su di me, i suoi occhi nei miei. Sorride.

- Asuma mi ha detto di prendermi cura di te, stupido.

 

All’improvviso, è come se qualcuno, dietro di me, mi spingesse in avanti. Le mie mani afferrano il viso di Ino, mentre lei si irrigidisce. In un nanosecondo le mie labbra sono contro le sue; la sento espirare di colpo per la sorpresa, e di riflesso le mie mani scivolano fino ai suoi fianchi, spingendola ancora di più contro di me.

Qualcosa, dentro di me, si sta sciogliendo progressivamente, e so che è lei a farla sciogliere, a far muovere le mie mani lungo le linee del suo corpo ancora irrigidito per lo stupore, a far sì che io inizi a spingerla ad arretrare. La costringo a camminare all’indietro, affogandola di baci, finché non arriviamo sull’uscio del negozio, mentre un braccio di Ino si allunga alle mie spalle, aggrappandosi alla porta e chiudendola alle nostre spalle.

 

Mi allontano delle sue labbra non appena inizia a rispondere ai miei baci; ci guardiamo in silenzio per qualche secondo, respiri ansimanti e cuori che battono a mille. A questo punto, potrei girarmi, riaprire la porta e andarmene.

Ma Ino ha chiuso quella porta; ha girato il cartello su di essa, passando da “Aperto” a “Chiuso”. I suoi semplici gesti, i suoi capelli scarmigliati poco prima dalle mie mani, le sue pupille dilatate fino a fondersi col blu cristallino dell’iride, le sue mani aggrappate saldamente alla mia maglia, la sua bocca leggermente schiusa, come se si fosse bloccata nell’istante in cui il bacio poteva diventare più profondo e stesse ancora aspettando un seguito.

Non riesco a trovare, nella Ino che mi sta di fronte, un singolo motivo per cui dovrei allontanarmi. È come se il mondo stesse girando a rovescio, e fosse lei, ora, a controllare la mia ombra. Maledizione.

 

Inspiro profondamente e le accarezzo una guancia. Ino sorride a quel contatto così dolce, eppure spontaneo, da parte mia.

Si avvicina e appoggia la fronte contro la mia; la sua mano lascia andare la mia maglia, percorre il mio collo facendomi rabbrividire, e si ferma sulla nuca:

- Posso? – mi chiede con lo stesso tono con cui i gatti fanno le fusa.

 

Al mio annuire, tira l’elastico e mi scioglie i capelli. Non mi lascia il tempo di sentire le punte accarezzarmi il collo, perché stavolta è lei a baciarmi.

Delicatamente, premendo appena sulle mie labbra, accarezzandomi il collo con le nocche delle dita. Per poi rendere il bacio più sensuale, socchiudendo la bocca, lasciando che la mia lingua giochi con la sua e facendo altrettanto.

Ora tocca a lei indietreggiare, un passo alla volta, ben spedita, finché i suoi fianchi urtano contro lo spigolo del bancone.

 

Ed è come se entrambi ci rendessimo conto che, superato quello spigolo, non c’è ritorno.

Di nuovo, le stringo i fianchi con le mani e la sollevo leggermente da terra, spingendola con la schiena sul piano di legno del bancone. Ino si rialza di scatto, riprendendo il controllo delle mie labbra e infilando le mani sotto la mia maglia, per poi stendersi di nuovo all’indietro, attirandomi sopra di sé.

 

- Shikamaru… - il mio nome le esce dalle labbra in un unico sospiro, non appena la mia lingua passa dalla sua bocca al suo collo, lasciandovi anche dei leggeri morsi.

Con un movimento fluido, Ino riesce a sfilarmi la maglia, per poi fare lo stesso con la sua maglietta arancione. Guardandomi fisso negli occhi con un’espressione concentrata, mi afferra una mano e se la appoggia sul seno.

E, Dio, è così perfetta; la sua pelle calda, chiara, soffice e liscia come il burro fuso. Il suo viso accaldato, le guance arrossate, gli occhi che non cessano mai di osservare i miei. Le sue mani hanno l’odore degli steli dei fiori, i suoi capelli sparsi sul bancone sono l’unica cosa lucente nel negozio buio. La sua voce sarebbe musica, se la musica ansimasse, sospirasse e chiamasse il mio nome con un suono così roco eppure melodico e carico di adrenalina. Le sue gambe non mi sono mai sembrate così lunghe, avvolte intorno ai miei fianchi, in attesa della mia prossima mossa.

È sempre stato così. Ci passavamo reciprocamente il controllo della situazione, poi lei insisteva per impadronirsene, poi toccava a me, poi di nuovo a lei; e invece adesso è Ino a cercare di anticiparmi, perché stiamo raggiungendo un momento che mai avremmo pensato di condividere insieme.

 

- Shika…maru…io sono…

- Lo so.

 

Vorrei dirle di non avere paura. Vorrei dirle che anch’io sono vergine, che non le farò male; che se, nei miei sedici anni di vita, mi avessero chiesto ogni giorno “Con chi vorresti la tua prima volta?”, la risposta sarebbe sempre stata la stessa. Ino Yamanaka. Vorrei dirle che guardarla mi fa sentire perso, perché non mi sento all’altezza, perché non sono Sasuke nè Sai, perché ho paura per domani, perché non voglio farle correre dei rischi, ma non voglio nemmeno che lei sia un’altra Kurenai. Perché, se mai morirò, la voglio al mio fianco; non voglio che debba saperlo da qualcun altro. Perché se mai capirò cosa significa amare qualcuno, voglio amare lei. Ino Yamanaka.

 

- Ino, ascolta…

Lei sussulta sentendo che mi sto preparando a scivolare dentro di lei, ma mi guarda interrogativa, in attesa che io finisca la frase.

 

- …stanotte, parti con me e Chouji…ok?

Un sorriso si allarga sulle sue labbra: - Tanto sarei venuta comunque con voi.

- Non avevo dubbi…donna problematica…

 

Mi posiziono meglio e le stringo un braccio intorno alla schiena, per poi entrare dentro di lei. Il suo petto è schiacciato così forte contro di me che posso sentire il suo cuore battere ad un ritmo frenetico, come una vibrazione. La sua bocca è premuta contro la mia spalla, per impedirsi di gridare. Non importa, mi basta sentire il suo calore per sapere cosa prova. E quando sento che stiamo per arrivare al culmine, e ogni singolo muscolo del mio e del suo corpo si contrae, non riesco a impedirmi di pensare:

 

“Asuma…forse anch’io ho trovato il mio Re…

NOTE: beh...nulla di particolare da dire per ora ^^ comunque i capitoli ci sono già tutti, devo solo revisionarli e postarli uno alla volta...quindi niente attese esagerate stavolta :)
  
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