Conoscenze inaspettate
Le nuvole scure filtrano i deboli
raggi di sole mattutini come se volessero impedire l’inizio della giornata.
Come se la notte dovesse rimanere uno stato permanente. Magari …
Appoggio il gomito sul bracciolo
della poltrona e mi sostengo la testa con il palmo della mano. Sbadiglio. Gli
occhi continuano a bruciare ,anche se ho smesso di piangere ormai da ore, e
involontariamente prendo a strofinarmeli con la mano libera.
Il ricordo di qualche ora fa mi
provoca un tuffo al cuore.
< < E’ solo uno
stronzo > > sbuffò Jessica. Riempì
l’ennesimo bicchierino di brandy e me lo passò attraverso il bancone.
< < Non ti merita > >
aggiunse Angela, continuando ad accarezzarmi i capelli.
Le lacrime continuavano ad uscire
copiose. Il mio volto era ormai una maschera di dolore, il petto scosso da
singhiozzi inarrestabili. Ma non era questa la terribile sciagura … l’intero
locale si era radunato attorno a noi. All’inizio incuriosito, ma poi era calata
un’aria di compatimento che non faceva altro che opprimermi. Non volevo pietà.
I più temerari sfidavano le mie urla assordanti e i miei singhiozzi senza sosta
per confortarmi ,raccontandomi la loro triste storia o sussurrandomi semplici parole
di conforto. Non riuscivo a sentire
neanche una parola a causa dei miei singhiozzi, ma dopo un paio di volte avevo
visto che annuire era un buon incoraggiamento, anche se le lacrime non
accennavano ad arrestarsi. Dentro di me pensavo solo una cosa: perché è
successo proprio a me? Cosa ho sbagliato?
Nelle ore che avevo passato al locale cercavo di ricordare
qualcosa che avevo fatto e che doveva farmi intuire che presto ci sarebbero
state delle brutte conseguenze , qualcosa di irrimediabile e stupido. Più ci
pensavo e più mi convincevo che ero stata ceca. Non ero riuscita a distinguere
la realtà dalla fantasia, il lavoro dalla vita privata. Trascorrevo le mie
giornate ripetendomi che presto sarebbe tutto finito:il lavoro a casa, le ore
supplementari in ufficio, le pratiche non mie, insomma, tutto! Quando tornavo a
casa non salutavo nemmeno Mike e la mattina lui era già fuori casa, ma nel mio
mondo dei sogni io ero la fidanzata perfetta, quella che ha carriera e- perché
no?- una bella casa e relazione. Tutte illusioni che hanno finito per
soffocarmi con le loro nuvolette di fumo colorate e vivaci.
Poco importava che Angela,
Jessica e il resto dei clienti del bar credesse che il mio fottutissimo
fidanzato fosse uno stronzo e che non mi meritasse. La verità è che avevo sbagliato. Non potevo rimproverare
nessun’altro se non me stessa, ma una piccola parte di me era contenta
dell’andamento dei fatti. Ora ero libera. Certo, ero senza lavoro, casa e
fidanzato, ma avevo la mia indipendenza e spensieratezza. Non dovevo più pensare
24 ore su 24 alla promozione perché tanto non sarebbe arrivata. E i sacchetti
dell’aspirapolvere? Non erano più un problema, come non lo era Mike.
Eppure perché questi pensieri non
riuscivano ad impedirmi di piangere tutte le mie lacrime?
Le mie amiche continuavano a
ripetermi che tutto si sarebbe sistemato, che sarei tornata felice, mentre io
continuavo ad ubriacarmi,cosciente dell’inculcamento da parte loro di frasi
fatte. Dopo poche ore ero già brilla- non reggo bene l’alcool- e le lacrime
erano state sostituite dai singulti di riso.
Jessica tirò fuori anche l’idea
di un’assurda vendetta …
< < Allora, tutti i mesi io
suono a casa sua e, appena apre la porta, gli sferro un pugno dritto nei suoi
gioielli di famiglia! > > disse Jessica, con la voce infervorata
dall’idea del suo piano e con una luce strana negli occhi. Per una attimo smisi
di osservare l’anello di fidanzamento di Mike e la guardai per sincerarmi che
scherzasse.
< < L’hai già fatto? >
> chiesi, intimorita e stupita. Esistevano davvero delle persone che si
meritavano queste torture mensili?
Lei non rispose, ma strinse la
mano destra a pugno e mimò di tirarlo nella parte più bassa del bancone.
Mi girai verso Angela per vedere
la sua reazione e potei constatare che era uguale alla mia: bocca aperta, occhi
fuori dalla orbite e sguardo intimorito. Quando si accorse che la stavo
osservando, scoppiò a ridere e io la seguì. Probabilmente era per il troppo
alcool in circolo nel mio corpo, ma una volta iniziato a ridere non riuscì più
a smettere. Continuavo a guardarmi attorno e ridere come una scema. Troppo
tardi mi calmai e Jessica ricominciò i suoi complotti. Aveva però una nuova
idea.
< < Basta, Jess! Non ne
posso più di com-plotti > > dissi
singhiozzando come un’ubriacona.
< < Questo non è un
complotto! Ti farà stare meglio e soprattutto dimenticherai tutti i tuoi
problemi > > rispose infastidita dal mio rifiuto.
Prese la mia borsa ed iniziò a frugarci dentro.
< < Ehi, smettila! Non si
mettono le ma-ni nella borsa delle altre perso-ne! > > ribattei, strappando la mia borsa dalle sue mani smaltate. Dio, se la invidiavo …
< < Ecco la risoluzione
alle tue pene … > > sussurrò intrigante, mentre faceva scorrere sul
bancone in legno due tagliandi. Mi avvicinai per focalizzarli meglio e … aspetta
un attimo. Sono i biglietti aerei per Las Vegas!
< < Spero tu stia
scherzando > > bisbigliò Angela, scettica.
< < Già > > confermai
io, iniziando a far oscillare il liquido scuro all’interno del bicchiere.
< < Voi, non capite! E’
perfetto! Casinò, super alcolici, notte brave … Insomma, stiamo parlando di Las
Vegas! Lì ti divertirai sicuramente e dimenticherai tutti i tuoi casini! >
> Ormai Jessica era totalmente presa da questa sua idea, tanto che parlava
come una macchinetta. Dov’era l’interruttore?!
Buttai giù altri tre bicchierini
e finalmente mi decisi a dire loro del lavoro. Insomma, non credevo la
prendessero così male, ora che mi avevano compatito abbastanza per Mike.
Avrebbero capito anche questo e ci
saremmo fatte una risata, come sempre.
< < Mi hanno licenziato
> > mugugnai, mentre Angela e Jessica discutevano di Las Vegas. In un
primo momento non si accorsero neanche delle mie parole, tanto che pensavo di
averla scampata, ma poi entrambe si bloccarono e si girarono lentamente verso
di me.
< < Cosa?! > > urlarono
in sincrono.
< < Mi hanno licenziata
> > ripetei, abbassando lo sguardo
sulle striature del bancone.
Calò su di noi un silenzio
tombale, pieno di significati non detti. Pensavano fossi una fallita? Una
stupida?
Una cosa era certa: ero
perseguitata dalla sfortuna.
< < Dici davvero? > >
chiese timorosa Angela, mentre Jessica
continuava a scuotere la testa.
< < Sì > >
< < Ma come hai fatto?!
Insomma, tu … tu non puoi essere
licenziata! Se è così non c’è speranza per nessuno > > sbottò Jess,
sbattendo le mani sul bancone.
< < Adesso non esagerare
Jessica. Così la farai sentire peggio > > la rimproverò Angela. Un sorriso amaro comparve sulle mie
labbra. Anche io un tempo pensavo di essere infallibile, ma non lo sono. Ne
avevo avuto la conferma.
Presi in mano il bicchiere pieno
che avevo di fronte e lo alzai.
< < Un brindisi a tutti
quelli che sono stati mollati e hanno perso il lavoro nello stesso giorno >
> sussurrai e buttai giù il brandy
tutto d’un sorso.
< < Hai intenzione di dirlo
ai tuoi genitori? > > chiese Angela, comprensiva.
< < Per cosa? Mia madre è
convinta che conduca una vita da favola ed io non la voglio deludere. E Charlie
… beh, lui lo sento al telefono tutti i
giorni. E’ il mio migliore amico. Non voglio deluderlo, non voglio che pensi
che sia una fallita. Gli mentirò … anche se penso che se ne accorgerà. >
> l’ultima parte era un sussurro.
< < Bella, tu potrai sempre
contare su di noi. Però domani tu e Jessica partirete per Las Vegas. Ti farà
bene un po’ di svago > > disse Angela, alzandosi dal bancone. < <
Ora devo andare. Fatemi sapere! > >
Annuì poco convinta e la salutai
con un cenno. D’altronde passare un week-end a Las Vegas non avrebbe di certo
peggiorato le cose …
< < Avvisiamo i gentili passeggeri
che stiamo per atterrare. Allacciare le cinture di sicurezza, grazie > >
La voce di una hostess diffusa
nell’aereo mi risveglia dalle mie congetture e dai ricordi di qualche ora prima.
Mi volto alla mia destra e mi accorgo
che Jessica sta ancora riposando. Devo averla stancata parecchio a forza di
ripeterle per filo e per segno tutta la mia vita fino ad ora. Sorrido e mi
asciugo i residui salati di lacrime. Non piangerò mai più per un uomo. Lo
prometto.
Allaccio la cintura ed aspetto
paziente l’atterraggio. Dal finestrino scorgo Las Vegas. E’ davvero bellissima.
Hanno fatto bene a spingermi a
venire qui. Una bella notte senza pensieri e contornata di divertimenti. E’
quello che mi serve per distogliermi da tutto quello che è accaduto.
Magari potremmo iniziare cenando
in un bel ristorantino e poi continuare con il giro di vari casinò o andare a
teatro. Credo prenderò un depliant in albergo.
Finalmente atterriamo e, dopo
aver svegliato Jessica, mi dirigo con lei al ritiro bagagli.
Adoro gli aeroporti. L’odore, il
rumore, l’atmosfera, la gente che corre qua e là con le valigie, felice di
partire, felice di tornare. Mi piace vedere gli abbracci, cogliere la strana
commozione dei distacchi e dei ritrovamenti. L’aeroporto è il posto ideale per
osservare le persone. Mi riempie sempre
di un piacevole senso di anticipazione, come se stesse per succedere qualcosa.
Purtroppo il nostro taxi è già
arrivato e non posso rimanere in questo tempio dei ricordi ancora per molto.
Durante il tragitto verso
l’albergo mi stupisco della frenesia e della frizzantezza che aleggia in questa
città. Anche a New York è così, ma in un
modo totalmente diverso. Qui tutti sembrano liberi di correre contro il tempo.
Di sfidarlo. L’esatto opposto di New York. Nella mia città la vita è frenetica
e chi non tiene il passo viene lasciato indietro, e da lì è difficile fare
ritorno.
< < Non vedo l’ora di
arrivare! Con cosa hai intenzione di iniziare? Magari ci andiamo a bere
qualcosa e poi deciderà il destino …
oppure potremmo cenare … > > irruppe Jessica, mentre osservavo
fuori dal finestrino.
Spengo il cervello. Adoro Jessica,
ma quando inizia a sproloquiare non riesco proprio ad ascoltarla. E’ come
un’autodifesa.
Finalmente arriviamo a
destinazione e ,dopo aver pagato il tassista, entriamo nell’affollata hall
principale.
< < Allora cosa ne pensi
del mio programma per la serata? > > chiede la mia amica, mentre ci
mettiamo in fila per confermare la prenotazione e ritirare le chiavi della
camera.
< < E’ perfetto > >
rispondo, sorridendole, e alzandomi sulle punte dei piedi per vedere meglio
quanto ancora c’è da aspettare. Perché sono alta solo 1.60?
< < Non hai ascoltato
neanche una parola > > Un sussurro mi arriva alle orecchie e, anche se la
voglia di ribattere è forte, decido di ignorarla.
Sospiro e continuo ad aspettare.
Il piede inizia a battere frenetico sul pavimento in granito e inizio a
passarmi una mano tra i capelli. Quanto tempo ancora dobbiamo aspettare?
< < Scusate l’attesa, ma
abbiamo dei problemi con la sistemazione delle camere > > dice l’uomo
alla reception, scusandosi nuovamente.
< < Bella, smettila di
agitarti. Vedrai che tra poco potrai rilassarti in camera > > . Jessica
cerca di calmarmi, ma neanche le sue parole ci riescono. Tutti questi ritardi
mi sembrano segnali di un ennesimo imminente disastro. Pediluvio di un altro
imprevisto.
Dopo un’ora riusciamo finalmente
ad avere la nostra stanza. Certo, le mie grida, aggiunte a varie minacce, hanno sicuramente influito sulla decisione del
direttore di darci addirittura due stanze. Una per me e una per Jessica. Non
aspettavo altro che sfoderare tutta la mia rabbia contro qualcuno totalmente
non colpevole, e chi meglio di un basso uomo panciuto?
< < Sei stata grande!
Insomma, ci hanno dato due stanze! >
> esulta Jessica in ascensore, mentre saliamo al nostro piano.
< < Aspetta di vederle
prima di esultare. Magari fanno schifo > > sussurro, controllando il
cellulare.
Jacob mi ha chiamato una ventina
di volte, più dieci messaggi, per non parlare della segreteria intasata.
Mi dispiace non rispondere alle
sue chiamate e ai suoi messaggi, ma ora non ho voglia di far fronte ai miei
problemi. Può sembrare egoistico e da bambini, lo so, ma sono stata seria per
così tanto tempo. Tutto mi è scivolato dalle mani come sabbia. In questo
momento voglio solo godermi il week-end per poi ritornare alla vita reale.
Credo che più tardi lo chiamerò.
Solo per rassicurarlo, certo.
< < Sei sempre così
pessimista … comunque ci vediamo nella hall tra un’ora e mezzo, ok? Così
abbiamo il tempo di prepararci per la folle serata > > urla Jessica,
mentre esce dall’ascensore e corre per il corridoio verso la sua stanza.
< < Ok > > dico ridacchiando,
mentre le porte si richiudono.
Quando arrivo davanti alla mia
stanza e apro la porta rimango piacevolmente sorpresa. E’ vero, le camere non
si trovano nell’attico, ma sono sfarzose e ben arredate. Strano che ce
l’abbiano cedute così facilmente con tutta la gente che c’è questa settimana.
Dopo aver posato la valigia a
terra, lancio la borsa sulla poltrona accanto all’ingresso e corro verso il largo
letto matrimoniale, buttandomici sopra
di schiena.
Chiudo gli occhi e con un grosso
respiro cerco di rilassarmi. Oggi è un nuovo giorno, l’alba di una nuova era.
Forse ho visto troppi film, ma solo queste frasi possono descrivere in modo
teatrale cioè che penso. Da oggi in poi prenderò la vita come capita. Non mentirò
e cambierò per far piacere a qualcuno, non suddividerò la mia vita in segmenti
di sei minuti e non sarò più così masochista.
Mi alzo dal letto col sorriso
sulle labbra, disfo i bagagli e scelgo cosa mettere stasera.
Aspetta un attimo. Sto pianificando
per l’ennesima volta la serata. E’ assolutamente sbagliato.
Ripiego le ultime cose nei
cassetti, senza decidere il mio abbigliamento, e mi spoglio velocemente. Ho
bisogno di farmi una bella doccia. Penserò più tardi ai vestiti. Deciderò in
base all’umore.
Prendo l’accappatoio che ho
posato poco prima sul letto e mi dirigo verso il bagno.
Wow … non lo immaginavo così grande e
lussuoso. Una grande doccia spicca dall’angolo sinistro della stanza e accanto
ad essa un portasciugamani verticale e un gancio per l’accappatoio. Dalla parte opposta una vasta vasca circolare
munita di idromassaggio. Potrebbe essere interessante …
Accanto ad essa il lavandino con la
base d’appoggio in marmo bianco, coordinato ai cassetti che si trovano sotto.
Infine il water sempre abbinato al resto dell’arredamento. In realtà tutto il
bagno gioca sui colori del bianco e del nero.
Regolo
la luce in modo che si distribuisca diffusamente e faccio scorrere l’acqua
calda della doccia. Ci sarà sicuramente tempo per il bagno nella vasca. Entro
nella cabina in vetro trasparente e mi rilasso sotto il getto della doccia. L’acqua calda scorre sul mio corpo e il
vapore mi annebbia i sensi. Il profumo del mio shampoo preferito inonda il
bagno, come se mi trovassi in un campo fiorito. Chiudo gli occhi ed assaporo la
sensazione di calore e pace, che solo una bella doccia può darmi. Sento i
muscoli rilassarsi e la tensione scivolare via con l’acqua. Sorrido e mi beo
del silenzio e della tranquillità che mi circondano. Tutti i rumori sembrano
esternarsi …
Improvvisamente sento uno scricchiolio,
seguito da un tonfo, ma non me ne preoccupo. In fondo sono in un albergo
affollato e il baccano non manca di certo.
Poi però mi sembra di udire dei passi che
si avvicinano sempre di più, ma non faccio in tempo a chiudere il flusso
d’acqua per accertarmi di aver sentito bene, che la porta del bagno si
spalanca.
Urlo per lo spavento e cerco di coprirmi
alla meglio dalla vista dello sconosciuto appena entrato.
< < Ahhhhhhhhhhhh > > urlo,
portando le braccia a coprire il seno e incrociando le gambe.
< < Esci immediatamente! > > continuo
a gridare, mentre l’uomo rimane impalato a guardarmi con occhi spalancati.
< < Non credevo ci fosse una
sorpresa del genere, al massimo i cioccolatini sul cuscino > > mormora
incredulo mentre si gira verso lo specchio sopra il lavandino.
< < Deficiente, esci! > > continuo,
indicando con una mano la porta, mentre l’altra sta ancora a coprire il seno.
Ormai sono color porpora fino alla radice
dei capelli. Perché non esce? Quanto ci mette ad ingranare il cervello?
< < Non sono una sorpresa! > >
la mia voce esce stridula per il forte imbarazzo e le guance iniziano a
bruciare. Devo sembrare proprio un peperone!
Finalmente sembra capire il semplice
concetto di uscire e se ne va senza aggiungere altro, sbattendo solamente la
porta.
Tiro un sospiro di sollievo, borbottando
insulti. Cosa ci faceva in camera mia? E nel mio bagno?! Mentre facevo la
doccia per di più.
Mi appoggio con la schiena alle mattonelle
fredde della doccia e mi lascio scivolare fino a terra sotto il getto d’acqua
ancora aperta. Rivolgo il viso verso
l’alto e mi lascio solleticare il viso dall’acqua. Lo shampoo alla lavanda cola sui miei capelli,
fino alle spalle. L’acqua corrente continua a battere fastidiosamente sulle
mattonelle sotto i miei piedi, mentre la notte scende su Las Vegas.
Non riesco a capire quanto è accaduto poco
fa. Forse era un sogno. O meglio, un incubo. Mi è difficile metabolizzare il
fatto di essere stata vista nuda da uno sconosciuto.
Prendo un grosso respiro e mi tiro su con
non poca fatica. Se davvero è accaduto sarà ancora là fuori, penso mentre mi sciacquo
più in fretta possibile il corpo e i capelli. Quando ho finito chiudo il getto
della doccia e mi permetto di pensare con occhio critico a quello che è appena
accaduto. E’ davvero entrato un uomo mentre facevo la doccia? Ero davvero tutta
nuda, come nei miei incubi peggiori? O è stato tutto fonte della mia fervida
immaginazione?
Sono così disperata da fare sogni dove
sono nuda e bagnata davanti a un bell’uomo. Come ho fatto a cadere così in
basso …
Esco dalla cabina e mi copro con l’accappatoio.
Okay, respira Bella, mi ripeto davanti al vetro appannato dello specchio. Porto
una mano alle guance rosse e constato che sono davvero calde. Ho gli occhi
lucidi e il viso pallido, come se avessi visto un fantasma. Per non parlare
della corde vocali che urlano vendetta.
Sto ancora qualche minuto con le mani
appoggiate al lavandino per riprendermi e infine prendo la mia decisione: sbirciare
dalla porta per vedere se davvero è ancora là fuori. So di essere una codarda a
non uscire dato che ormai indosso l’accappatoio, ma che ci posso fare?
L’importante è accertarsi che l’intruso ci
sia ancora, penso mentre mi avvicino con circospezione alla porta chiusa del
bagno. Mi abbasso con lentezza, ma dalla fessura della chiave non si vede un
gran che. Ispiro e con una forza non mia schiudo di poco la porta, giusto uno
spiraglio per vedere chi c’è in camera.
Ed ecco avverarsi uno dei miei incubi peggiori. Senza fare rumore avvicino l’occhio allo
spiraglio lasciato dalla porta per osservare meglio. Un uomo con la carnagione
pallida, alto circa un metro e novanta e con un fisico slanciato e muscoloso è
seduto sul letto con lo sguardo rivolto verso la finestra. I suoi lineamenti
sono dritti e regolari, il viso è incorniciato da una chioma di capelli bronzei,
rigorosamente spettinati. Non riesco a vedere gli occhi, ma prima ho notato
solo quelli. Verdi, come due smeraldi. E’ davvero un bell’uomo e potrebbe far
parte dei bei sogni se solo non mi avesse visto mentre facevo la doccia. Al
solo pensiero le mie guance si tingono di rosso e lo sguardo si abbassa. Quando
rialzo gli occhi per osservarlo meglio mi accorgo che non è più nella posizione
di prima- gomiti appoggiati sulle ginocchia e viso sostenuto dalle mani- ma ha
spostato l’attenzione verso la porta del bagno. Più precisamente verso di me.
Senza pensarci due volte mi richiudo la
porta alle spalle. Per calmare il respiro mi siedo sul bordo della vasca e
immergo il viso nelle mani.
Questo non è il mio solito comportamento,
penso con vigore. Non sono una vigliacca. Ho affrontato un sacco di persone con
la testa alta. Anche se sono stata colta in un momento alquanto imbarazzante
non mi devo far fermare da questo. Non posso rimanere in bagno per tutta la
durata della vacanza.
Inoltre ora ho l’accappatoio a coprirmi e
scommetto che non ha visto poi così tanto. Mi faccio coraggio e con queste
parole mi dirigo verso la porta e la apro lentamente e ,con una calma appena
acquisita, esco.
< < Cosa ci fai in camera mia? Più
precisamente cosa ci facevi nel mio bagno? > > chiedo tutto d’un fiato,
con le mani appoggiate ai fianchi. Accompagno la mia performance con
un’occhiata da dura, affilando lo sguardo.
< < Ehi,calmati! > > ridacchia,
alzando le mani davanti a lui e alzandosi dal letto < < piuttosto, tu
cosa ci fai in camera mia? > >
< < Cosa?! > > sbotto <
< assurdo!Questa è la mia camera! > > sottolineo con enfasi la parola
mia, mentre mi dirigo verso il comodino.
< < Ecco le chiavi > > dico
irritata, prendendole in mano e facendole dondolare davanti alla sua faccia.
< < Allora ci avranno assegnato per sbaglio la
stessa stanza > > risponde come se niente fosse. Inizia a passeggiare
indisturbato e ad osservare con occhio critico tutto quello che ho tirato fuori
dalla mia valigia. Sembra insensibile al fatto di avermi visto nuda mentre
facevo la doccia … o forse non vuole
affrontare la questione.
Per non parlare del fatto che sono ancora in
accappatoio e che mi dovrei vestire. Certamente non con lui in stanza.
Mi schiarisco la voce e lo fisso con sguardo fermo.
< < Che c’è? > > chiede distratto, mentre
alza il mio paio di mutandine che avevo lanciato a terra.
< < Ma che cosa stai facendo?! > > urlo
stizzita, strappandogliele di mano. < < Esci! Mi devo vestire e questa
camera in parte è mia. Quindi mi fai la cortesia di levarti dai piedi? >
> chiedo retoricamente, mentre butto le mutandine dietro la poltrona. Il
sangue sale inevitabilmente alle guance.
< < Certo! Scusa se pensavo di riposarmi in
camera mia. Ora esco, ma tra un
quarto d’ora rientro. Che tu voglia o no > > sbuffa, avviandosi verso la
porta. Mi ha davvero dato un ultimatum? Ma come si permette?! Cafone!
< < Ehi! Dove stai andando?! > >
< < Sto uscendo, mi sembra ovvio > >
ridacchia innervosito, voltandosi con una mano tra i capelli.
< < Mi hai vista nuda > > affermo,
stringendomi istintivamente l’accappatoio al corpo.
< < Si > > conferma con un sorrisino su
quelle labbra tentatrici. Labbra tentatrici?! Ma da dove mi è venuta?!
< < Non mi dovresti chiedere scusa? > >
sbotto seccata, avvicinandomi a testa alta.
< < No. Insomma, questa è anche la mia camera.
Come facevo a sapere che c’eri tu? > >
< < Cosa?! > > esplodo < < Ma sei
sordo e ceco?! Non senti l’acqua della doccia aperta?! E i vestiti sparsi per
la stanza?! > >
< < Non ci ho fatto caso > > risponde
arrogante, facendo spallucce < < E comunque non mi dispiace quel che ho
visto > > dice strafottente.
Sospiro pesantemente e stringo i pugni per
controllarmi. Non voglio andare in prigione per omicidio.
< < Immagino > > mormoro, massaggiandomi
la base del naso < < Ora mi vesto e poi andiamo a farci dare due stanze
così belle da togliere il fiato, okay? > > alla fine la voce esce un po’
stridula, ma spero che il messaggio sia arrivato.
< < Perfetto > > acconsente, continuando a
sorridere. Mi viene solo voglia di prenderlo a schiaffi. Eppure non sono mai
stata violenta …
Rimane fermo, ad osservarmi.
< < Esci? Mi devo vestire, e possibilmente senza
i tuoi occhi addosso > > dico con ironia, mentre indico la porta.
< < Agli ordini signora > > borbottando si
chiude la porta alle spalle.
Tiro un sospiro di sollievo e ritorno in bagno.
Lo specchio mi reclama. Sospiro affranta e dopo aver
spannato la superficie riflettente, mi osservo attentamente pronta a riparare i
danni. La persona che vedo è sempre la solita. Una tipa anonima, con capelli
arruffati, occhi scuri e pelle candida.
Le guance sono tinte del solito rosso sgargiante,
segno indelebile del mio imbarazzo, gli occhi lucidi, probabilmente per la rabbia
che mi fuma anche dalle orecchie. A proposito di rabbia, meglio che mi prepari
velocemente altrimenti rischio di rifare un defilé a quel tizio, che pare abbia
apprezzato. Il mio orgoglio femminile in questo momento gongola … forse tenersi
in forma con quelle barrette è servito a qualcosa. Pensavo di avere occhiaie e
pelle pallida, ma …
Aspetta un attimo, non devo distogliermi. Giro la
manopola dell’acqua fredda e mi sciacquo con rabbia il viso.
Dopo essermi rinfrescata ed aver asciugato i capelli,
rivolgo l’attenzione all’abbigliamento. Non ho molto tempo per scegliere se
davvero entrerà tra mezz’ora. A proposito di maniaci … non gli ho neanche
chiesto il nome. Pazienza, lo farò fra esattamente venticinque minuti. Sorrido
inconsciamente ed opto per un semplice vestitino in seta nero, lungo fino a
sopra il ginocchio. D’altronde è un’occasione importante: l’inizio di una nuova
fase della mia vita. Quindi decido di osare ed indosso la biancheria di
Victoria Secret in pizzo nero. Non mi specchio per paura di cambiare idea ed
infilo velocemente il vestito. Per le scarpe prendo un paio di decolté in raso
sempre nere con degli strass sulla punta.
Apro la valigia e tiro fuori la scatola di gioielli.
Indosso una collana lunga in cristalli di Rocca, due bracciali tennis, uno nero
ed uno bianco, e degli orecchini di diamanti. E’ tempo di mostrare i regali di
Mike che ho custodito per tutto questo tempo nella cassaforte.
Forse dovrei anche truccarmi. In questi ultimi anni ho
lasciato marcire tutte le scatole di make-up regalatemi da Jessica, ed è stato
uno sbaglio. Sicuramente. Però non avevo tempo di passare tanto tempo davanti
allo specchio perché dovevo arrivare in orario alla Volterra. Non potevo
permettermi di essere licenziata, ma adesso questo problema è inesistente. E
poi queste occhiaie devono essere coperte. E’ un mio dovere.
Controllo l’orologio. Ho ancora cinque minuti prima
che entri. Afferro la truss ed entro di corsa in bagno, per quanto le scarpe mi
permettano. Tiro fuori la matita azzurra. Questa sera giocherò sui colori
freddi, anche se non mi ricordo più molto bene come ci si trucca alla
perfezione. La stendo sopra l’occhio con attenzione. Solo una linea blu che poi
vado a sfumare ai bordi con il pennellino. Prendo l’ombretto bianco ghiaccio e
lo stendo sulla palpebra, infine ai lati e accanto alla riga della matita
stendo l’ombretto grigio chiaro tendente al blu. Perfetto. Devo ringraziare
Jessica per il rifornimento annuale di make-up. Ormai li ho di tutti i colori!
Applico il mascara e un velo di lip-gloss sulle labbra
già rosate naturalmente. Sto per riporre tutto dentro la truss quando qualcuno
bussa alla porta.
< < Chi è? > > chiedo mentre mi dirigo
verso porta.
< < Indovina > >
Questa voce può essere solo di una persona: il
coglione che è entrato in bagno mentre mi facevo la doccia.
< < Puoi entrare > > urlo, affinché mi
senta.
Gira la chiave nella toppa e me lo ritrovo davanti.
< < Sei pronta?! > >esclama sorpreso,
mentre si chiude la porta alle spalle.
< < Sorpreso? Pensavi di sorprendermi di nuovo
nuda, eh? > > lo prendo in giro, ritornando in bagno.
< < Già ci speravo > > ribatte
ridacchiando. < < Carino il vestito > >
< < Grazie > > rispondo sorpresa. Non
sapevo sapesse fare complimenti … e devo ammettere che accompagnati da quello
sguardo dannatamente sexy mi fanno sciogliere.
< < Anche tu stai bene > > sussurro
imbarazzata. Solo ora mi sono accorta del suo abbigliamento. Indossa dei
semplici pantaloni in jeans scuro, una t-shirt blu e una giacca grigia
intonata, ma su di lui stanno benissimo. E’ perfettamente fantastico.
< < Sei piuttosto misteriosa > > mugugna
all’improvviso.
< < Perché? > > chiedo curiosa, voltandomi
verso di lui.
< < Non mi hai detto chiami > >
< < Isabella Swan, ma dato che siamo già intimi
puoi chiamarmi Bella > > rispondo, porgendogli la mano.
< < Edward Cullen > > dice,
stringendomela.
Mentre metto tutto a posto mi rivolge parecchie
domande.
< < Di dove sei? > > chiede curioso, alle
mie spalle.
< < Di New York > > rispondo, guardandolo
attraverso lo specchio. < < Tu? > >
< < Vengo da Forks, una piccola cittadina.
Probabilmente neanche la conosci > > risponde pensieroso. Anche se è
strafottente, quella sua espressione corrucciata mi fa impazzire.
Forks … questo nome mi sembra famigliare, però non
riesco a ricordare dove l’ho sentito.
Continuo ad osservarlo allo specchio, ammaliata dal
suo fascino, quando mi scivola di mano la matita blu.
< < Oh, no!
> > esclamo, portandomi le mani sopra la bocca. La matita è caduta
dentro il water.
< < Cos’hai fatto?! > > chiede incredulo e
divertito Edward.
Già, cos’ho fatto?! E’ possibile che il mio grado di
sbadataggine sia arrivato al massimo.
< < Oh Dio, sono proprio un’imbranata di prima
qualità > > sussurro a me stessa.
< < Aspetta, la prendo io > > si offre,
vedendomi ancora sconvolta. L’unica matita che ho usato negli ultimi dieci anni
è finita nel cesso. Ci credo che sono sconvolta!
Annuisco, mentre si abbassa schifato per prenderla.
Nessuno l’avrebbe previsto, ma sbatte la testa sullo sciacquone murato sopra il gabinetto.
< < Noooooo! Che cosa hai fatto?! > >
urlo, con le mani tra i capelli. Ha scatenato la matita!
Si massaggia la testa e si morde il labbro per non
scoppiare in una fragorosa risata.
< < Ridi? Ridi?! Sei un deficiente! Hai
peggiorato le cose con quel tuo testone > > strepito incavolata.
Mi guarda perplesso per alcuni secondi e poi scoppia a
ridere. Si tiene pure la pancia!
< < Ma … ma > > farfuglio infastidita.
< < Basta! > >
Continua a ridere, così afferro il make-up e lo chiudo
dentro la valigia. Ci butto dentro anche tutti i vestiti che avevo riposto
nell’armadio e la chiudo con forza.
< < Guarda cosa mi tocca fare > > mugugno,
mentre raccolgo le ultime mie cose sparse per la stanza.
< < Okay, scusa. Non volevo farlo … è solo che è divertente! > > dice
ridacchiando e asciugandosi le lacrime dagli occhi.
< < Ah,ah,ah > > ridacchio amaramente.
< < Ora andiamo! > >
Prendo la valigia ed usciamo dalla camera.
< < Lascia fare a me > > dice, prendendomi
la valigia, quando siamo già dentro l’ascensore.
< < Grazie > > sussurro, continuando a
guardare davanti a me.
Senza che lui se ne accorga, mi sfilo l’anello di
fidanzamento di Mike e lo infilo nell’altra mano. Non voglio che pensi che sia
fidanzata, anche perché adesso non lo sono più.
< < Sei single? > > chiede , facendo
l’indifferente.
< < Si, tu? > > rispondo ridacchiando per
il suo finto disinteressamento.
< < Anche > >
< < Bene > > sussurro.
< < Bene > > ripete, sorridendo.
Adesso che gli sono accanto mi rendo conto che è
davvero alto come sembra e che il suo corpo è tonico. Non sembrava muscoloso,
ma vedendo i suoi bicipiti contrarsi per sorreggere la valigia, mi rendo conto
che mi sbagliavo. Il suo sorriso è smagliante, per non parlare della sua risata
melodiosa. L’unica pecca è che è un vero stronzo sbruffone, troppo sicuro di
sé.
Finalmente siamo arrivati e ci incamminiamo verso la
reception.
< < Bella! > > una voce conosciuta mi
arriva alle orecchie squillante.
< < Jessica > > rispondo, mentre mi viene
in contro. Edward rimane dietro di me, impassibile.
< < Wow … hai già fatto conquiste. E se
permetti, pure sexy! > > esclama, sorridendo ad Edward. Lui ricambia
velocemente.
< < Non è come sembra. Ci hanno assegnato la stessa
stanza. Un terribile errore. Ed ora siamo venuti qui per farcene dare due >
> spiego velocemente a Jessica.
< < Okay. Allora andate, io vi aspetto qui >
> . Annuisco e mi volto verso Edward.
Ma dove è finito?!
Finalmente lo scorgo. Sta parlando con un ragazzone
nerboruto. I muscoli escono prepotenti dalla maglietta bianca. La pelle è
pallida come quella di Edward e i capelli sono neri, come gli occhi scuri.
Sembra enorme e, ammetto, pericoloso.
Mi avvicino titubante. < < Edward > >
sussurro debolmente con le guance in fiamme.
Lui si gira sorridendomi e mi presenta. < < Lei
è Bella, quella di cui ti stavo parlando. Siamo finiti per sbaglio nella stessa
stanza > > . Il ragazzone annuisce.
< < Lui è mio fratello Emmett. Mi ha
accompagnato per spassarcela per un po’ > > dice Edward, mentre io ed
Emmett ci stringiamo la mano.
< < Finalmente ho il piacere di conoscere la
bellissima donna che in un solo minuto ha fatto sbarellare mio fratello >
> ridacchia.
Le guance diventano ,se possibile, ancora più rosse e
sorrido di rimando. E’ davvero simpatico! E’ proprio vero che le apparenze
ingannano. E poi ha detto che ho fatto sbarellare Edward! In questo momento la
mia autostima è al massimo.
Edward si passa la mano tra i capelli imbarazzato e se
li spettina anche di più.
< < Andiamo > > mi intima a bassa voce e
mi prende per il polso. Non mi sono mai sentita così, solo al liceo quando il
mio primo ragazzo mi prese per mano nei corridoi scolastici. Il polso brucia,
ma non in modo dolorante, è piacevole. Le guance si imporporano e riesco a
balbettare solo un < < Okay > > . Sono sempre stata sicura di me,
ma ora mi trovo spiazzata. Accidenti ad Edward Cullen!
Ritrovo la forza per parlare e dico con sicurezza:
< < Fai andare me! Sono un avvocato. So trattare > > .Detto questo
mi avvio alla reception, mentre mi guarda stupito.
< < Buonasera > > esordisco educatamente.
< < Buonasera, signora! La posso aiutare? >
>
< < Signorina, grazie > > correggo con un
sorriso stampato in faccia. < < Ho un problema. A me e al signor Edward
Cullen è stata data la stessa stanza anche se non ci siamo mai visti in vita
nostra. Quindi ora vorrei che lei mi desse due camere così belle, ma così
belle, da far invidia al presidente > > dico con forza appoggiando le
mani sul bancone. Non ho più fiato per quanto ho parlato velocemente e a voce
alta per ribadire il concetto.
< < Allora, John? > > chiedo irritata,
leggendo il suo nome dalla targhetta. Perché non risponde?
< < Sinceramente lei mi fa un po’ paura … quindi
le darò subito due camere nell’attico. Più in alto dell’attico non si può
andare perché oltre c’è il tetto … e da lì la gente si butta > > conclude
sorridendo forzatamente. Mi sembra un po’ agitato, forse sarà per colpa del tic
nervoso all’occhio.
Mi consegna velocemente le chiavi delle stanze ed io
sorrido gentilmente cercando di calmarlo. < < Grazie. Può anche far
portare le nostre valigie nelle nuove camere? > >
< < Certo. Provvederò immediatamente > >
Detto questo mi allontano con fare vittorioso dalla
reception. Sorrido soddisfatta verso Edward che mi guarda con sufficienza.
< < Sei stata abbastanza brava > > dice,
mentre gli passo la sua chiave. < < Ma potevi fare di meglio > >
< < Davvero? > > chiedo scettica <
< < Con sommo piacere > > mi sussurra
all’orecchio mentre si allontana. Il battito del mio cuore accelera
notevolmente, ma non me ne preoccupo. Voglio vedere cosa riuscirà ad ottenere e
se l’essere sicuro di se porterà a qualcosa.
Lo vedo appoggiarsi con i gomiti al bancone e parlare
con “John” che sembra rassicurato dalle sue parole. Rassicurato?!
Cosa gli starà dicendo? In questo momento vorrei
essere una mosca per riuscire a spiare la loro conversazione. Fatto sta che
poco dopo si sorrido complici e Edward si gira con faccia fintamente triste e
delusa. Non mi inganni bello! Sono un avvocato. Le conosco come le mie tasche
quelle faccine.
Tiene le mani dietro la schiena e questo non fa altro
che incuriosirmi.
< < Allora? > > chiedo dura, con lo
sguardo affilato. Non me la racconta giusta …
Sbuffa sonoramente desolato ed abbassa la testa. Ma
appena si avvicinano a noi Jessica ed Emmett che intanto si sono avvicinati,
alza la testa si scatto con un sorriso vittorioso a trentadue denti. Da dietro
la schiena tira fuori numerosi passa colorati. Mi mostra come se fossero carte
da gioco con un sorriso ebete in faccia.
Jess ed Emmett hanno gli occhi fuori dalle orbite per
la sorpresa. Anche la mia espressione deve essere più o meno così, mista però a
rabbia. Odio avere torto!
< < Sei fenomenale! > > trilla Jessica,
saltellando all’idea di poter entrare in club esclusivi e di poter usufruire
del servizio limousine.
< < Fratello, hai fatto centro > > .
Emmett da una pacca sulla spalla ad Edward.
< < Bravo > > soffio impercettibilmente
< < Ora muoviamoci! > > intimo a Jessica.
Lei mi guarda come se parlassi arabo. < <
Pensavo andassimo con loro > > dice confusa.
< < Lo pensavo anch’io > > si intromette
Edward, fintamente dispiaciuto.
Non gliela voglio dar vinta. Se vuole la guerra che
guerra sia!
< < Okay. Allora muoviamoci > > rettifico
sorridendo e voltandomi verso l’uscita.
Mi seguono chiacchierando animatamente del posto in
cui andare, mentre io vorrei solo seppellirmi.
< < Ecco la limousine! > > esclama Edward,
quando una macchina si ferma sul marciapiede accanto a noi.
Mamma mia … è enorme!
Rimango impalata ed incredula mentre tutti e tre
salgono.
< < Bella > > mi chiama Jessica,
ridestandomi.
Salgo velocemente e sgommiamo per le strade di Las
Vegas.
All’interno ci sono quattro divanetti neri posti sulle
pareti. In un angolo c’è anche un frigo-bar.
< < E’ fantastico! > > esclama Jessica per
la centesima volta.
< < Abbiamo capito > > mugugno secca.
Io ed Edward ci sediamo vicino, mentre Jessica ed
Emmett si accomodano sul divanetto davanti a noi.
< < Si fermi qui! > > ordina Emmett al
tassista dopo che abbiamo viaggiato per le strade per circa un quarto d’ora.
Jessica non è stata mai seduta. Ha aperto la finestrella sul tettino ed è stata
sempre con il busto fuori a cantare a squarcia gola le sue canzoni preferite.
Siamo sicuri che non è già ubriaca?
< < Questo è un posto fantastico! > >
esclama il fratello di Edward con gli occhi pieni di entusiasmo. < <
Fanno dei cocktail squisiti > >
Hanno lo stesso identico sorriso a trentadue denti.
< < Figo!
>> esclama entusiasta Jessica ed esce velocemente insieme ad
Emmett.
< < Forza,andiamo > > dice Edward
dolcemente, porgendomi la mano.
Questi suo sbalzi di umore mi faranno impazzire.
Entriamo dopo aver mostrato i pass. La musica è
assordante e sulla pedana, sotto le luci sgargianti da discoteca, ballano un
sacco di persone. Sembra più uno strisciamento che un vero ballo. Per non
parlare dei vestiti succinti e volgari di alcune donne.
<
< < Tu no? > > rispondo con un’altra
domanda. Insomma sono preoccupata. Se è abituato a tutto questo è una specie di
pervertito che ha uno strano senso del divertimento.
< < Non ci sono abituato > > . Ma legge
nella mente? < < E’ solo che me lo aspettavo. Tanti miei amici sono già
venuti qui > > risponde urlando per sovrastare la musica.
Alla fine del locale che un grosso bancone, il bar,
con un sacco di sgabelli fosforescenti già tutti occupati. I baristi sembrano
davvero indaffarati.
< < Ora che facciamo? Non c’è posto > >
sbuffa dispiaciuta Jessica.
< < Non ti preoccupare, ci sono dei posti fuori
dove portano le ordinazioni > > . Detto questo Emmett ci guida fino alla
terrazza. Qui la vista è fantastica. Si possono ammirare tutti gli edifici
illuminati di Las Vegas che squarciano la notte.
< < E’ uno spettacolo > > dico
meravigliata.
< < Già > > dice Edward entusiasta
facendomi accomodare ad un tavolo per due. Jessica ed Emmett si siedono ad un
altro tavolo.
< < Ma? > > balbetto spaesata. Perché non
ci siamo seduti con loro?
< < Emmett è sposato, non c’è pericolo per loro.
Anche perché Rosalie lo ucciderebbe > > mi rassicura Edward, dopo di che
ordina una bottiglia di vodka.
< < Rosalie è sua moglie? > >. Sono curiosa
di sapere qualcosa su di lui.
< < Già … e per miracolo divino gli ha permesso
di accompagnarmi > > ridacchia, catturandomi con il suo sguardo.
< < Temeraria > > mugugno.
< < Perché sei venuto qui? > > chiedo, mentre
bevo il mio bicchiere appena riempito.
< < Per prendermi una pausa dalla vita
stressante dello specializzando > > risponde, imitandomi.
< < Sei medico? In cosa ti stai specializzando?
> >
< < Neurologia > > risponde velocemente
< < e tu perché sei qui? > >
Ecco perché aveva così tanta fretta … non vedeva l’ora di non farsi gli affari suoi.
< < Facciamo un brindisi > > dico, alzando
il bicchiere al cielo < < a me, che sono stata mollata dal mio fidanzato
durante la festa a sorpresa che gli avevo organizzato e tutti i nostri più cari
amici hanno assistito. E ancora a me, che ho perso lo stesso giorno il lavoro
in uno dei più importanti studi di New York per uno stupidissimo errore >
> concludo con un sorriso amaro.
< < Allora a te > > dice dispiaciuto,
facendo scontrare il suo bicchiere pieno contro il mio. Butto giù con un solo
sorso e quando faccio per riempirlo di nuovo mi accorgo che la bottiglia è già
vuota.
< < Un’altra, per favore > > chiede Edward
ad una cameriera.
< < Deve essere proprio uno stupido il tuo
fidanzato > > dice a bassa voce.
< < Non tanto. Io non sono divertente. Sono una
pianificatrice e stacanovista. Non sono mai a casa, non cucino. La domenica la
passo davanti al computer a stendere contratti. Sono estremamente noiosa >
>
< < A me non sembra > >
< < Aspetta di conoscermi > > rispondo,
con lo sguardo perso nel panorama di Las Vegas.
< < Non vedo l’ora > > .Il suo è solo un
bisbiglio, ma io ho sentito bene e non posso fare altro che sorridergli.
< < E tu? Io ho ti ho detto tutto di me. Non hai
qualcosa di imbarazzante da confessare? > > chiedo per sviare
dall’argomento pateticità.
< < Dove abito io non succede mai niente di
interessante. La mia vita la passo tutta in ospedale e quando ritorno a casa
sono sfinito. Il sabato sera esco con gli amici e la domenica non sto davanti
al computer a scrivere contratti. Gioco a baseball con la mia famiglia >
> spiega, mentre scoliamo la seconda bottiglia.
Mi sento leggera e la testa inizia a girare, segno
dell’alcool in circolo.
< < Sicuramente è meno noiosa della mia vita.
Sei molto attaccato alla tua famiglia? > > chiedo, mentre ordina una
terza bottiglia.
< < Si, ci divertiamo. E tu? > > .Buttiamo
giù altri due bicchieri.
< < Io? Beh, i miei sono separati e mia madre si
è risposata con un certo Phil. Mio padre invece vive felicemente solo. E’ un
poliziotto, nonché il mio migliore amico > > . Credo di essere già
ubriaca perché non ho mai raccontato tutto questo ad un uomo.
Continuiamo a bere, parlare e ridere come matti,
soprattutto da parte mia. La testa mi gira e pulsa dolorosamente, ma sento il
fuoco nelle vene. Ho bisogno di muovermi e sbollentarmi.
Dopo un’ora ci alziamo ed andiamo in vari locali.
Casinò, discoteche … di tutto. Mentre
ballo con Edward la testa inizia a girare ancora di più e per sentirmi meglio
butto giù l’ennesimo bicchiere. Non mi sento bene. Mi sembra che il mondo giri
e che tutto si muova velocemente.
Poi il buio.
La testa pulsa e mi sento girare. Che ore sono?
Ho una forte emicrania. Oddio mi sono ubriacata, il
pensiero mi attraversa il cervello come un fulmine.
Apro lentamente gli occhi, strofinandomeli con forza
per vedere meglio. Sono insonnolita e
confusa, un mix letale per i miei neuroni. Mi alzo lentamente e mi ritrovo in
un letto. Aspetta un attimo … sono nuda tra le lenzuola. Improvvisamente il
ricordo di ieri notte mi riempie la testa di immagini. Io, Edward, l’alcool, il
matrimonio, il sesso sfrenato …
< < Oddio,no > > sussurro disperata ed
allo stesso tempo incredula. La voce mi esce rauca, troppa è la paura. Ero così
ubriaca che mi sono sposata con Edward, il ragazzo di ripiego!
< < Non può essere, non può essere! > > urlo e scalpito dentro il letto.
Immergo la faccia nel cuscino ed inizio a gridare ed imprecare violentemente.
< < Perché a me?!Perché a me?! > > chiedo
disperata, anche se so che non riceverò una risposta. Le lacrime di rabbia
escono con forza e sbavano tutto il trucco rimasto.
Cerco di regolarizzare il respiro e mi volto verso la
parte vuota del letto. Ed è lì che una sola frase scritta su un post-it mi gela
il sangue nelle vene.
Mogliettina, ti aspetto di sotto per la colazione. Edward.
Scusate
l’ennesimo enorme ritardo, ma non sono riuscita a postare prima. Ho tante cose
da studiare e non riesco neanche ad accendere il pc, e quando posso quella
“dittatrice” di mia madre se ne impossessa. Dopo il 25 Giugno aggiornerò tutti
i giorni o quasi. Scusate ancora. Vi avviso che questo è un capitolo
transitorio come il prossimo. La vera storia inizierà dal quarto. Sono molto
indecisa su questo capitolo perché c’è l’incontro, le prime impressioni …
diciamo che non sono molto sicura di quello che ho scritto. Come vi è sembrato?
Ci sono comportamenti stupidi o fatti impossibili? Per favore, ditemi se vi è
piaciuto e se ci sono errori.
Ringrazio
tutti quelli che hanno aggiunto la storia alle seguite, hai preferiti e hanno
letto. Grazie!!
Un enorme
ringraziamento a giova71 e MissFify che hanno recensito il primo (misero)
capitolo.
Eccole le
risposte alle recensioni:
giova71=
Grazie per il tuo sostegno. Ogni volta che vedo una recensione gongolo e la tua
mi ha fatto molto piacere. Spero continuerai a recensire e mi dirai se questo
capitolo ti è piaciuto e se sono gli sviluppi che ti aspettavi. Grazie ancora!
Bacione
MissFify=
Grazie per la tua recensione. Sono felicissima che ti piaccia e che ti
incuriosisca. Giustissima domanda la tua. Ho chiamato così la storia non perché
c’entri una scommessa di per sé, quanto un impegno preso per gioco. E sei hai
letto l’ultima parte del capitolo capirai certamente di quale grande impegno
parlo. Comunque ci sarà qualche scommessa …
Grazie
ancora. Spero continuerai a recensire e che mi dirai presto se il capitolo di è
piaciuto e se c’è qualche errore. Bacio
Kiaretta_96