INTRODUZIONE
Isabella
Marie Swan è
una giovanissima star di un noto studio legale di New York City.
Fidanzata con
l’uomo ricco che tutte desiderano, pochi minuti della sua
consulenza valgono
una fortuna. Lavora giorno e notte e, anche se non lo vuole ammettere,
è tutta
concentrata sulla carriera. Ma proprio mentre aspetta con ansia di
essere
nominata socio si accorge di aver commesso un errore che le
costerà il posto.
Come se non bastasse viene mollata dal futuro marito e la sua vita in
poche ore
va a rotoli. Per distogliere l'attenzione dal "disastro" scappa a Las
Vegas per svagarsi almeno per un week-end. Dopo una notte travolgente e
qualche
bicchierino di troppo la sua vita cambierà radicalmente
grazie ad un uomo.
Niente li unisce, ma hanno quattro milioni di ragioni per stare insieme.
Grandi
imprevisti
Le
cose che ci aspettiamo, se si avverano, ci danno un’enorme
soddisfazione.
Al
contrario, se non
avvengono come noi desideriamo,
ci
lasciano addosso un senso di
delusione cocente.
Ma
sono le cose che non ci aspettiamo,
sono quelle che ci cambiano la vita.
[G.
Anatomy]
12
Ottobre, 2009
Ti
senti stressata?
No.
Affatto. Non sono
stressata.
Sono
solo... molto
impegnata. Ma il mondo è pieno di gente impegnata. E' la
vita. Ho un lavoro di
grande responsabilità, e per me la carriera è
importante. Non quanto Mike,
ma... importante.
Mentre
scrivo, premo
così forte da bucare il foglio. Accidenti. Non importa.
Passiamo alla prossima
domanda.
Mediamente
quante ore
al giorno passi in ufficio?
15
12
8
Dipende.
Quante
ore passi con
il tuo fidanzato?
4
6
Nel
tempo libero.
Quando non sono impegnata con il lavoro. Comunque Mike è una
delle mie priorità
e passiamo molto tempo insieme.
Fai
attività fisica
regolarmente?
Corro
abitualmente.
Tutte le mattine a Central Park
Corro
di tanto in tanto.
Quando ne ho voglia
Ho
intenzione di
iniziare un programma regolare di corsa, unita allo yoga... anche se
sono già
molto serena e calma. Quando avrò tempo, certamente.
Ultimamente ho avuto
parecchio da fare in ufficio ,è un momentaccio. E non
dimentichiamo il
matrimonio, davvero troppi preparativi.
Bevi
due litri
d'acqua al giorno?
Sì,
sempre.
Talvolta.
No.
Poso
la penna e
distendo le dita delle mani, intorpidite dalla forza con cui la
impugnavo. Mi
schiarisco rumorosamente la voce e, all'altro capo del tavolino, le mie
due
migliori amiche alzano lo sguardo dai rispettivi impegni. Jessica
distoglie
l'attenzione dalla rivista di moda che stava leggendo e Angela dai
documenti
per la causa di oggi pomeriggio.
<
< Problemi
con il questionario? > > chiede Jessica. Un sorrisino le
si dipinge sul
volto mentre appoggia un gomito sul tavolino e si allunga verso di me.
<
< Forse oggi
non ha tempo. D'altronde deve lavorare e poi deve tornare a casa per
finire i
preparativi della festa > > interviene Angela, salvandomi
per l'ennesima
volta dalle grinfie di Jessica.
<
< Tutto entro
le nove. Non dimentichiamo > > specifico, portandomi la
tazza di
cappuccino alle labbra. Proprio come piace a me: caldo e schiumato.
<
< Forse >
> ammette Jessica < < Ma questo non toglie che in
questi giorni sei
distante e stressata. Capisco il matrimonio con Mike e la promozione a
lavoro.
Ma è troppo! Inoltre ora ti sei ostinata con questa festa a
sorpresa. Non
capisco dove tu voglia arrivare! > >
<
< E' il
compleanno di Mike. Tra poco ci sposiamo. E' naturale che voglia fargli
una
sorpresa > > dico, non prestando attenzione a loro, ma al
mio blackberry.
Un solo tocco e lo schermo in cristalli liquidi si illumina. Otto
messaggi
ricevuti, dieci chiamate perse e l'orologio segna le nove e dieci. Faccio per prenderlo, ma
una mano appena smaltata di
un rosso brillante mi anticipa, sottraendola dalle mie grinfie:
Jessica.
Stringo l'aria tra le mani, mentre la guardo con rabbia.
<
< Hai
promesso di passare del tempo con noi ed eseguire il mio test. No
la-vo-ro!
> > scandisce bene le sillabe. < < E poi
stavamo parlando di Mike.
Dovrebbe interessarti, no? > >
Cosa
vuole insinuare?
Che io non ami Mike?
Io
lo amo. Lo stimo.
Ammetto
di amare
anche il mio lavoro. Amo la soddisfazione che mi procura l'individuare
una
scappatoia in un contratto. Amo la scossa di adrenalina che si prova
nel
chiudere un accordo. Amo l'eccitazione che viene da una trattativa, dal
confronto, dal fare l'osservazione migliore fra tutti i presenti ad una
riunione. Ogni tanto, forse, mi sento come se qualcuno mi stesse
caricando dei
pesi sulle spalle. Tipo grossi blocchi di cemento , impilati uno sopra
l'altro,
e io li devo reggere, anche se sono esausta...
Ma
probabilmente
capita a tutti di sentirsi così. E' normale. Questo non
significa affatto che
io sia una stacanovista.
< < Certo che
le interessa. Lei ama
Mike. Per questo gli ha organizzato una festa a sorpresa questa sera ed
ha
invitato tutti i suoi migliori amici > > risponde al
posto mio Angela. Mi
toglie sempre le parole di bocca, aggiungendo complimenti, certo.
<
< Gli ho
fatto anche un bellissimo regalo > > butto con non
chalance, mentre cerco
di sfilare, di nascosto, il palmare dalla tasca della giacca.
Mi
sono appena
ricordata che non ho più chiamato Jack Freeman riguardo a
quel trattato per il
petrolio ucraino. Dovevo chiamarlo ieri. Merda.
<
< Davvero. E
quale? > > chiede scettica Jessica.
<
< Cos'è tutto
questo scetticismo. Insomma, non lavoro solo. Faccio tante cose!
> >
<
< Ad esempio?
> > . Alza un sopracciglio e senza accorgersene porta la
mano sotto il
mento. Il mio blackberry è finalmente libero!
<
< Ad esempio
ho comprato il regalo per Mike > > dico, strisciando la
mano sulla superficie
fredda del tavolino. Ci sono quasi.
<
< Mmh... e
sarebbe? > > . Distolgo momentaneamente l'attenzione dal
mio cellulare
per volgere lo sguardo a Jessica, alla sua espressione scettica e allo
stesso
tempo curiosa .
<
< Beh... non
per vantarmi, ma ieri sono andata in agenzia di viaggi e ho comprato
due
biglietti per uno dei posti più divertenti della Terra
> > . Dalle loro
facce capisco che ancora non credono alle mie parole, così
infilo le mani nella
mia ventiquattrore e ne tiro fuori due biglietti aerei.
<
< Wow, Bella!
Non eri tu quella che odiava Las Vegas? > > esclama
Angela, osservando
sorpresa i biglietti che stringo tra le mani. In questo momento niente
mi rende
più fiera di aver trovato cinque minuti per recarmi
all'agenzia Traveller
appena accanto al mio ufficio, per ritirare i biglietti che la mia
segretaria
aveva in precedenza ordinato via internet. Una commissione rivelatasi
sicuramente utile e soddisfacente visto le facce delle mie amiche.
<
< Ammetto di
aver avuto dei pregiudizi in passato, ma d'altronde questo è
un regalo.
Altruismo puro. Non ho pensato certo a me, quando l'ho preso >
> .
<
< Ami davvero
Mike. Sono molto contenta per voi e spero apprezzi questo gesto
altruistico e
romantico > > si congratula Angela posando la mano sulla
mia. Le sorrido
felice di rimando.
<
< Non
dimenticare la festa, Angela! > > interviene Jessica
< < chissà
quanto tempo la cameriera avrà speso a organizzare tutto
> > .
Doveva
per forza
intervenire? Dichiarare l'ovvio? Io non ho molto tempo: ho il lavoro
che mi
occupa tutta la giornata e quel poco che ne resta cerco di occuparlo in
modo
intelligente e ragionevole. Certe volte mi porto il lavoro a casa,
certo, ma mi
occupo anche del mio fidanzato e del nostro attico. Questa sera, ad
esempio, ho
detto a Mike di aver prenotato al ristorante per decidere la data del
matrimonio. Efficienza pura.
<
< Fai un
programma per decidere un programma?! > > ha esclamato
Mike, quando
questa mattina l'ho informato del mio piano per la serata.
<
< Ops, scusa.
Sono sempre la solita > > mi sono scusata, sorridendo
pentita. L'ho
salutato con un leggero bacio a fior di labbra e sono scappata a lavoro.
Ritorno
al presente e
le sorrido amaramente, mostrando il mio disappunto, che fortunatamente
coglie
al volo.
<
< Siamo fiere
di te. Insomma hai deciso di portare Mike nel luogo della perdizione e
degli
sbagli. Più altruistico di così > >
esclama Jessica, posando nuovamente
la mano smaltata sul mio blackberry. Accidenti.
<
< Comunque
sei stressata e molto tesa, quindi finisci il test così la
tua consulente di
bellezza preferita, cioè io, potrà dirti il tuo
stato sentimentale, salutare e
mentale > > .
<
< Questa
volta ha ragione Jessica. Hai bisogno di più tempo per te
stessa! > >
interviene preoccupata Angela.
Non
ho tempo per
queste cose. Non ho proprio tempo. D'altronde, però,
gliel’ho promesso: più
tempo per me, più tempo per noi. Solo ed esclusivamente per
la nostra amicizia.
Sbuffo e mi faccio forza per continuare il questionario.
Fumi?
No.
Bevi
alcolici?
No.
Durante
le feste e
gli eventi importanti.
Sì.
Consumi
regolarmente
pasti cucinati in casa?
Alzo
lo sguardo,
sulla difensiva. E questo cosa c'entra? Perché un pasto
cucinato in casa
dovrebbe essere migliore di un altro?
Seguo
una dieta sana
e nutriente, scrivo alla fine.
Il
che è
assolutamente vero.
E
comunque, lo sanno
tutti che i cinesi vivono più a lungo di noi, quindi cosa
può esserci di più
sano del loro cibo? E la pizza rientra nella dieta mediterranea. Per
questo
probabilmente è più salutare di un pasto cucinato
in casa. Soprattutto se la
cuoca sono io. Non dimentichiamo poi che ogni terza domenica del mese
Mike mi
porta a cena fuori in uno dei migliori ristoranti francesi della zona.
Più
salutare di così si muore.
Ritieni
che la tua
vita sia equilibrata?
Sì.
N
Sì
<
< Ho finito
> > annuncio, porgendo fiera la rivista a Jessica, che
comincia a leggere
attentamente le mie risposte. Le sue dita scorrono sulla pagina con la
velocità
di una lumaca. Come se avessi tutto il tempo del mondo. Lei forse ce
l'ha, ma
io devo assolutamente tornare in ufficio entro l'una. Faccio
l'avvocato, in uno
dei più grandi uffici di New York, e questo è un
periodo un po' frenetico. Ma
passerà. Le cose andranno sicuramente meglio. Devo solo
riuscire a sopravvivere
alle prossime dieci ore e poi il posto di socio sarà mio.
<
< E'
ufficiale sei dipendente, anzi ossessionata dal tuo lavoro. Ho notato
le tue
occhiate insistenti al cellulare, e non è un buon segno. Hai
bisogno di un
momento solo per te! > >
Per
amor del cielo!
Io non sono ossessionata. Insomma, è assurdo. Controllo la
mia posta
elettronica ogni... ogni trenta secondi sì e no.
Il
fatto è che in
trenta secondi possono succedere tante cose.
<
< E poi è
scritto nero su bianco che sei stressata > > aggiunge con
un'occhiata
disperata al foglio.
Ma
è ceca? O si
diverte a provocarmi? Ho chiaramente indicato sul modulo che non sono
stressata.
<
< No, non
sono stressata > > . Le rivolgo un sorriso rilassato,
della serie:
"Guarda come sono serena". Jessica non sembra per niente convinta ed
anche Angela inizia a dubitarne.
<
< Sappiamo
che il tuo lavoro è molto logorante e che quando ritorni a
casa sei così stanca
che non riesci neanche ad istaurare una conversazione con Mike. Deve
essere
molto frustrante. Forse dovresti lasciar stare la promozione >
> suggerisce
Jessica, sbattendomi davanti al viso il foglio e indicandomi con un
dito il
questionario.
<
< O
semplicemente concederti una vacanza > > .
Angela
mi ha sempre
difeso e si è sempre messa in gioco per me. Se anche lei
cede ai pazzi consigli
di Jessica, forse dovrei dare loro ascolto. Forse...
<
< Non posso
lasciar perdere ora! Sono vicino tanto così >
> dico, avvicinando i
polpastrelli del pollice e dell'indice.
Entrambe
sbuffano e
dirigono di nuovo l’attenzione ai propri impegni.
Ricordo
come fosse
ieri quando ci siamo incontrate. La solita amicizia alle superiori.
Siamo
cresciute insieme tra scuola, ragazzi e trasgressioni, da parte di
Jessica,
certo. Angela ed io siamo sempre rimaste in disparte e di questo ce ne
vantiamo
ancora oggi. Anche se alla nostra amicizia era stato dato un limite di
sopravvivenza di una settimana, siamo ancora qui. In un elegante bar
del Upper
East Side di Manhattan.
Ammetto
che abbiamo
diversi interessi, passioni e hobby. Non dimentico che siamo
completamente
opposte di carattere. Jessica è la solita donna che viene
definita senza
cervello e con un bel corpo, ma non è così.
Assolutamente. Ha molti pregi, ad
esempio... conosce tutti i giorni di saldi, sa data e ora di tutte le
feste più
importanti e ha un gusto eccellente per tutti i capi di abbigliamento.
Angela,
invece, non è un tipo mondano e sguainato come Jessica. E'
la tipica ragazza
timida e introversa, di poche parole. In compenso è
intelligentissima e perspicace
e quando si parla di difendere qualcuno tira fuori gli artigli. Tutti
la temono
in tribunale. Non c'è causa che non vinca. Io?
Bè, sono la tipica donna in
carriera con un futuro splendente, un fantastico ricco fidanzato, una
porche
rossa fiammante e un attico da far invidia a Paris Hilton. Insomma, la
mia vita
è una favola, compresa di "Per sempre felici e contenti". Il
mio
carattere? Semplice, mi definiscono aggressiva a lavoro e dolce nella
vita
privata. Mike mi chiama la "sua micetta". Ammetto di essere un po'
tesa negli ultimi tempi, ma mi adatto al clima lavorativo dell'azienda
e di
questo i miei amici sono al corrente. Mi capiscono se qualche volta
esco di
testa. Ma questi sono solo dettagli insignificanti. Ritornando
all'amicizia tra
me, Angela e Jessica non potrebbe andare meglio di così: ci
confidiamo tutto,
ci capiamo e ci ascoltiamo a vicenda. Un vero trio compatto e
affiatato.
Ora
però ho bisogno
della mia posta elettronica e non posso evitare di nasconderlo a loro.
D'altronde
non posso separarmi dal mio palmare per tre ore. Voglio dire, e se
succedesse
qualcosa? Se ci fosse un'emergenza?
E
poi non ha senso.
Se davvero vogliono che mi rilassi dovrebbero lasciare che tenga a
portata di
mano palmare e cellulare, altro che confiscarli.
Come
faccio con
Freeman? Avrei dovuto chiamarlo. Starà aspettando una
risposta. E se dice ai
soci che sono stata negligente? Le mie probabilità di
diventare socio
potrebbero diminuire?
Avverto
una fitta di
ansia alla bocca dello stomaco. Non è il momento di lasciare
nulla al caso.
Potrei mandargli un'e-mail veloce. Con una mossa furtiva infilo le mani
nella
tasca e sento lo spigolo del palmare. Lo estraggo lentamente, cercando
di non
farmi scoprire da Angela e Jessica, che ignare continuano a leggere i
rispettivi interessi.
Cercando
di ridurre i
movimenti al minimo, comincio a digitare furtivamente un messaggio con
una sola
mano. " Jack " sto scrivendo " riguardo al contratto per il
petrolio ZFN, ho letto le modifiche. Credo che la nostra risposta
dovrebbe..."
<
< Che cosa
stai facendo? > > chiede Jessica, improvvisamente,
distogliendo lo
sguardo dalla rivista.
<
< Niente!
> > rispondo in fretta, infilando il palmare nella tasca
della giacca.
< < Mi sto...rilassando > >
Jessica
si sporge sul
tavolino e osserva il piccolo rigonfiamento della tasca attillata.
<
< Stai
nascondendo qualcosa? > > mi chiede, incredula. Intanto
anche Angela ha
distolto l'attenzione dal fascicolo e mi osserva sorpresa.
<
< No! >
> urlo con tono di voce forse troppo elevato. Non posso
ammetterlo, avevo
promesso ed io mantengo sempre gli accordi. Basta solo mentire bene e
purtroppo, anche se faccio l'avvocato, devo ancora affinare
quest'abilità.
Da
sotto il tessuto,
il palmare emette un piccolo bip.
Maledizione!
<
< Sarà stata
una macchina > > dico, fingendo indifferenza <
< In strada >
> .
Jessica
stringe gli
occhi, mentre Angela scuote la testa, divertita.
<
< Isabella
Swan > > dice, utilizzando il mio nome per intero, con
voce lenta e
minacciosa < < hai qualche tua solita diavoleria
elettronica nascosta lì
sotto? > > Più che una domanda sembra
un'accusa.
<
< Stavo
soltanto mandando un'e-mail > > ammetto alla fine,
tirando fuori la
"diavoleria elettronica" con sguardo colpevole.
<
< La capisco.
Anch’io oggi sono stata costretta a portarmi il lavoro dietro
> >
interviene Angela comprensiva, stemperando la situazione che si
è andata a
formare.
<
< Ah, voi
fanatiche del lavoro! > > Me lo strappa di mano,
esasperata. < <
Almeno tu > > dice indicando Angela < <
lavori senza sosta solo
oggi, ma lei ogni dannato giorno! Ogni ora, capisci?! Le e-mail possono
aspettare. Tutto più aspettare. Tu non sei capace di
rilassarti e divertirti!
Programmi ogni secondo della tua vita > >
<
< Io non sono
una fanatica del lavoro e dei programmi! > > ribatto
indignata < <
Io sono un avvocato. E' diverso > >
<
< Tu sei in
fase di negazione > > fa lei, scuotendo la testa.
<
< Non è vero!
Senti, stiamo lavorando a dei grossi contratti. Io non posso troncare
le
comunicazioni! Specialmente adesso. Io... io, se te lo ricordi ancora,
sono in
lizza per diventare socio > > .
Nell'attimo
in cui
pronuncio queste parole ad alta voce, avverto la familiare fitta allo
stomaco.
Socio di uno dei migliori studi legali del paese. L'unica cosa che io
abbia mai
desiderato. Insieme al matrimonio con Mike, certo.
<
< Sono in
lizza per diventare socio > > ripeto, con tono
più calmo. < <
Decideranno oggi pomeriggio. Se dovesse succedere, sarò il
socio più giovane
nella storia dello studio. Capisci quanto sia importante? Hai idea...
> >
<
< Tutti
possono prendersi un paio d'ore di pausa > >
m’interrompe Jessica. Poggia
le mani sulle mie. < < Bella > > inizia con
tono più dolce <
< Noi siamo le tue migliori amiche e non siamo stupide. Ci siamo
rese conto
che sei troppo agitata > > cerca conferma con lo sguardo
ad Angela che
annuisce e continua il discorso < < Sappiamo che la
promozione è vicina e
che presto sarai il socio più giovane e migliore della
storia. Però hai bisogno
di tempo per stare solo con te stessa, con le tue amiche... con Mike.
Insomma
state per sposarvi, è un passo importante che dura tutta la
vita. E non
dimentichiamo che oggi è il suo compleanno e tu hai
organizzato una bellissima
festa a sorpresa. Hai preso anche il regalo! > >
<
< Anche se
probabilmente i biglietti li ha ordinati la tua segretaria e la casa
per
stasera l'ha preparata la cameriera, comunque tu hai avuto l'idea. Noi
sappiamo
perfettamente che sei impegnata > > ribadisce questa
volta Jessica <
< ma vogliamo che tu ti calmi e inizi a prendere sul serio il
fatto di
divertirti e svagarti per qualche ora. Quindi ora prendi una rivista e
fai
almeno finta di leggerla e sfogliarne le pagine. Ok? > >
.Annuisco
sconfitta, ma quando il cellulare vibra i buoni propositi svaniscono.
In un
momento di distrazione da parte delle mie amiche avevo infilato il
cellulare
sotto la camicetta, dopo averlo messo in vibrazione in modo che non
facesse
rumore. Devo rispondere. Potrebbe essere l'ufficio.
<
< Scusate
ragazze, ma ho bisogno del mio cellulare. Facciamo così: ci
vediamo questa
sera. Puntuali alle nove! Ora scappo, devo andare in ufficio >
> Mi alzo
velocemente dalla sedia, prendendo la valigetta ed estraendo con aria
professionale, ma impacciata, il cellulare dalla tasca della giacca.
Premo il
tasto on, allontanandomi dal bar, e vengo aggredita da una collerica
voce
maschile.
<
< Isabella,
dove diavolo si trova? > > .Mi sento male. E' Caius. Il
capo del nostro
ufficio contratti. Ha capelli candidi, occhiali con la montatura di
metallo e
penetranti occhi grigi. Appena arrivata alla Volterra me lo sognavo
tutte le
notti. Ed erano incubi.
<
< L'accordo
Melbook è ripartito. Venga subito qui. C'è una
riunione alle dieci e mezzo >
>
Ripartito?
<
< Arrivo
subito > > .Chiudo la comunicazione con uno scatto e
guardo davanti a me
affranta. In fondo mi dispiace lasciare le mie amiche ogni volta per
recarmi a
lavoro.
Non
sono ossessionata
dall'orologio.
Ma
ovviamente dipendo
da lui. Succederebbe anche a voi, se il vostro tempo fosse scandito da
segmenti
di sei minuti. Ogni sei minuti della mia vita lavorativa si suppone che
io
fatturi un cliente. Tutto va su un foglio di presenza computerizzato,
in
addebiti separati.
11.00-11.06
Stesura
bozza contratto per Progetto A
11.06-11.12
Correzione documentazione per Cliente B
11.12-11.18
Consulenza per Accordo C
Quando
ho cominciato
a lavorare alla Volterra mi spaventava un po' l'idea di dover annotare
tutto
quello che facevo, ogni minuto della giornata. "E se non faccio niente
per
sei minuti?" pensavo. "Cosa devo scriverci?"
11.00-11.06
Fissato
senza scopo fuori dalla finestra
11.06-11.12
Sognato
ad occhi aperti di andare a sbattere contro Matt Damon mentre vado a
lavoro
11.12-11.18
Tentato
di toccare il naso con la punta della lingua
Ma
la verità è che ci
si abitua. Ci si abitua a misurare la propria vita in piccoli segmenti
di sei
minuti. E ci si abitua a lavorare. Lavorare sempre.
Se
sei alla Volterra
non stai con le mani in mano. Non guardi fuori dalla finestra, non
sogni ad
occhi aperti. Non quando sei minuti del tuo tempo valgono
così tanto. Mettiamola
in questi termini: se lascio passare sei minuti senza concludere
niente, ho
fatto perdere allo studio cento dollari. Dodici minuti, duecento
dollari.
Diciotto minuti, trecento dollari.
Come
ho detto, gli
avvocati della Volterra non stanno mai con le mani in mano.
Quando
arrivo in
ufficio, trovo Caius accanto alla mia scrivania che osserva con
espressione
disgustata il casino di carte e fascicoli sparsi ovunque. Lo ammetto,
la mia
non è la scrivania più ordinata del mondo. In
effetti... è una vera schifezza.
Ma ho la ferma intenzione di sistemarla e di trovare posto alle pile di
vecchi
contratti ammassati per terra. Appena avrò un attimo di
tempo.
<
< La riunione
è fra dieci minuti > > dice, guardando
l'orologio. < < Voglio la
bozza di proposta finanziaria > >
<
< Certo >
> rispondo, cercando invano di restare calma. Ma è
sufficiente la sua
presenza a mettermi in agitazione.
Normalmente
Caius
incute timore. Emana una forza paurosa e inquietante come gli uomini
emanano
odore di dopobarba. Ma oggi è mille volte peggio,
perché Caius fa parte del
comitato decisionale. Oggi lui e altri tredici soci si riuniranno per
decretare
chi diventerà nuovo socio dello studio. Oggi
saprò se ce l'ho fatta o se la mia
vita è stata un grosso fallimento. Cosa vuoi che sia!
<
< La bozza è
qui... > > .Allungo la mano verso una pila di
classificatori e con uno
svolazzo estraggo quella che sembra la custodia di un raccoglitore. E'
una
vecchia scatola di ciambelle.
Mi
affretto a
gettarla nel cestino. < < E' qui da qualche parte, ne
sono sicura... >
> .Frugo con frenesia e finalmente trovo il fascicolo giusto.
Grazie a Dio.
< < Eccola! > >
<
< Non so
proprio come riesca a lavorare in questo disordine, Isabella >
> .La voce
di Caius è asciutta e sprezzante, i suoi occhi tremendamente
seri.
<
< Se non
altro è tutto a portata di mano! > > .Azzardo
una risatina, ma lui resta
impassibile. Agitata e col cuore in gola, sposto la sedia, e una pila
di
lettere di cui mi ero dimenticata frana a terra.
<
< Sa, un
tempo vigeva una regola per cui le scrivanie dovevano essere sgombre
per le sei
di sera. Forse faremmo meglio a ripristinarla > >
<
< Forse! >
> .Mi sforzo di sorridere, ma Caius mi rende sempre
più nervosa.
<
< Isabella!
> > .Una voce affabile ci interrompe. Mi volto,
confortata, e vedo Aro
venirci incontro nel corridoio. Aro è il socio anziano che
preferisco. Ha
capelli neri sempre perfettamente acconciati, e un gusto vistoso in
fatto di
cravatte. Oggi, ad esempio, ne indossa una rosso brillante con
disegnini
cachemire, e un fazzoletto da taschino coordinato. Mi saluta con un
gran
sorriso che contraccambio, sentendomi subito più rilassata.
Sono sicura che è
lui quello che sostiene la mia nomina a socio. Sono sicura che
è Caius quello
che si oppone. Aro è lo spirito libero dello studio, quello
che infrange le
regole, che le fa, quello che non da importanza a sciocchezze tipo
scrivanie in
disordine.
<
< Una lettera
di apprezzamento per te, Isabella > > Aro mi rivolge un
sorriso raggiante
e mi porge un foglio < < Nientemeno che dal presidente
della Forbes >
>
Sorpresa,
prendo il
foglio di carta intestata e do uno sguardo allo scritto vergato a mano:
"grande stima...prestazioni sempre professionali..."
<
< Ho saputo
che gli hai fatto risparmiare qualche milione di dollari. E lui non se
lo
aspettava > > Aro ammicca. < < E' al
settimo cielo > >
<
< Ah, sì >
> Arrossisco leggermente < < Una cosa da niente.
Ho soltanto notato
un'anomalia nel modo in cui stavano organizzando la struttura
finanziaria >
> .
<
<
Evidentemente gli hai fatto un'ottima impressione > > Aro
inarca le
sopracciglia < < Vuole che d'ora in avanti sia tu ad
occuparti di tutti i
suoi contratti. Eccellente, Isabella! Brava > >
<
< Ehm...
grazie > > Rivolgo un'occhiata a Caius giusto per vedere
se la notizia
l'ha colpito, ma lui sfoggia ancora quella sua aria
d’impaziente
disapprovazione.
<
< Voglio che
si occupi di questo > > dice Caius e mi molla un
fascicolo sulla
scrivania. < < Ho bisogno di due diligence entro
quarantott'ore > >
.
Oh,
no! Guardo il
voluminoso fascicolo e mi sento mancare. Mi ci vorranno giorni. E
stasera ho
anche la festa di Mike. Per non parlare del viaggio a Las Vegas nel
week-end.
Caius
continua ad
affidarmi lavori extra di cui lui non ha voglia di occuparsi. A dire il
vero
tutti i soci lo fanno, anche Aro. Il più delle volte non me
lo dicono neppure:
si limitano a lasciare il fascicolo sulla mia scrivania con un appunto
illeggibile
e si aspettano che io esegua.
<
< Qualche
problema? > > i suoi occhi si stanno facendo piccoli.
<
< Certo che
no > > rispondo con il tono vivace e zelante di un
potenziale futuro
socio. < < Ci vediamo alla riunione > >
Mentre
esce, lancio
un'occhiata all'orologio. Le 10.22. Ho esattamente otto minuti per
accertarmi
che tutti i documenti riguardanti l'accordo Melbook siano in ordine.
Apro il
fascicolo e sfoglio le pagine, alla ricerca di errori, di lacune. Ho
imparato a
leggere molto più velocemente da quando lavoro alla Volterra.
Anzi,
faccio tutto
più veloce. Cammino più veloce, anche se spesso
inciampo, parlo più veloce,
mangio più veloce...faccio sesso più veloce...
Di
quest'ultima parte
Mike non è molto entusiasta, ma d'altronde siamo entrambi
impegnati con il
lavoro e so che, anche se non lo da a vedere, capisce perfettamente la
situazione del sesso una volta al mese in sei minuti.
<
< Isabella?
> > Una voce interrompe le mie riflessioni. E' Jane, la
mia segretaria.
Lavora con noi solo da qualche settimana e non la conosco ancora bene.
<
< E' arrivato un messaggio per te, mentre eri via. Una certa Ava
> >
Vedendo
il mio
sguardo smarrito, continua dicendo < < La tua donna delle
pulizie. Vuole
sapere dove tieni i sacchetti per l'aspirapolvere > >
La
guardo ancora
senza capire.
<
< I cosa?
> >
<
< I sacchetti
per l'aspirapolvere > > ripete Jane, paziente. <
< Non riesce a
trovarli > >
<
< E perché
l'aspirapolvere dovrebbe stare in un sacchetto? > >
chiedo perplessa.
< < Deve forse portarlo da qualche parte? >
>
Jane
mi scruta come
se non capisse se sto scherzando o se faccio sul serio.
<
< I sacchetti
che vanno dentro l'aspirapolvere > > dice, scandendo le
parole < <
Sai, per raccogliere la polvere? > >
<
< Ah! >
> faccio io, portandomi la mano alla fronte < <
Quei sacchetti!
Ehm...> >
Aggrotto
la fronte
con aria pensierosa, come se avessi la risposta sulla punta della
lingua. La
verità è che non riesco neppure a visualizzare il
mio aspirapolvere. L'ho mai
visto? So che l'ha comprato Mike su
e-bay, ma per il resto niente.
<
< Forse è una
Dyson > > suggerisce lei < < Quelli non
hanno sacchetto. E' a cilindro
o verticale? > > Mi guarda, in attesa di una risposta.
Non
so proprio di
cosa stia parlando. Ma non ho alcuna intenzione di ammetterlo.
<
< Ci penserò
io > > dico con modi spicci, iniziando a raccogliere le
mie carte <
< Grazie, Jane > >
<
< Aveva anche
altre domande da farti > > Jane consulta i suoi appunti
< < Dove
sono gli addobbi per la festa? Quando arrivano il cibo e le bevande? E
la
torta? > >
Per
un attimo
continuo ad ordinare i documenti come se non avessi sentito. Ovviamente
io ho
ordinato tutto e comprato ghirlande e palloncini.
<
< Bè... forse
non l'aveva capito, ma li deve comprare > > dico alla
fine, cercando di
apparire disinvolta < < Non mi sembra difficile da
capire... > >
<
< Ha detto
che non ha trovato i soldi > > Jane aggrotta la fronte
< < Ha detto
che sul tavolo non ci sono > >
Okay,
penso che debba
dirgli qual'é il mio nascondiglio segreto per le urgenze.
<
< Dille di
guardare nel mio cassetto della biancheria. Ora devo fare una
telefonata >
> dichiaro con aria dispiaciuta, indicando il telefono.
Fortunatamente Jane
esce velocemente dal mio ufficio senza fiatare.
Non
ho tempo per
queste cose. Voglio dire, i sacchetti per l'aspirapolvere. Per l'amor
di Dio,
non so neppure come sono fatti, figuriamoci dove comperarli...
E
poi ho una
folgorazione. Ne comprerò una nuova. Di sicuro
arriverà con il sacchetto già
inserito.
<
< Bells >
>
<
< Eh? Cosa
c'è? > > Faccio un salto, allarmata, e apro
gli occhi. Jacob Black è
sulla soglia del mio ufficio. Jacob è il mio miglior amico
sin dal liceo.
Abbiamo anche frequentato l'università insieme e dopo il
diploma siamo stati
entrambi assunti alla Volterra. Ricordo come fosse ieri il giorno che
ce
l'hanno comunicato. Eravamo contenti ed allegri, non abbiamo fatto
altro che
ridere e scherzare tutto il tempo sul fatto che presto saremmo divenuti
rivali
nella corsa al potere. Ridicolo! Io e Jacob rivali, mai. Ancora oggi la
maggior
parte del mio tempo libero lo passo con lui e, mi è
difficile ammetterlo, ma
Mike non ne è molto contento. Ma come si fa a resistere ad
un uomo di un metro
e novanta di altezza e simpatia, colorito abbronzato, occhi scuri e
l'aplomb
dell'avvocato elegante e sicuro di sé? Questa mattina,
però, ha i capelli
arruffati e gli occhi segnati da profonde occhiaie.
<
< Rilassati
> > dice, sorridendo < < Sono solo io.
Vieni alla riunione? >
>
Ha
un sorriso
favoloso. Non lo dico solo io, l'hanno notato tutti.
<
< Oh,sì,
certo > > Prendo i documenti e poi aggiungo, con
noncuranza: < < Ti
senti bene, Jake? Hai l'aria un po' sbattuta > >
Ha
rotto con la sua
ragazza. Hanno litigato tutta la notte e lei l'ha lasciato per sempre...
No,
anzi, si è
trasferita in Australia...
Aspetta
un attimo. Io
sto per sposare Mike. Amo Mike. Jacob è solo il mio migliore
amico da sempre e
non gli auguro niente di male, giusto?
<
< Sono stato
alzato tutta la notte > > dice con una smorfia. <
< Quel bastardo
di Caius. E' disumano > > Si lascia sfuggire un grosso
sbadiglio,
mettendo in mostra la dentatura bianca e perfetta.
<
< Che
rompipalle > > Sorrido in segno di
solidarietà, e spingo indietro la
sedia < < Andiamo > >
Da
quando lo conosco
non è cambiato di una virgola. E' intelligente, spiritoso,
lavora con il mio
stesso metodo, e in un certo senso...funzioniamo bene insieme, in
coppia. E,
sì, fra noi avrebbe potuto nascere qualcosa ma il sentimento
che ci lega è solo
quello dell'amicizia.
<
< Allora
socio > > esordisce Jake, mentre percorriamo il
corridoio, diretti alla
riunione.
<
< Non dirlo
> > sussurro, inorridita. Porta male.
<
< Su, lo sai
anche tu che ce l'hai fatta > >
<
< Io non so
nulla > >
<
< Isabella,
tu sei l'avvocato più brillante del tuo anno. E sei quella
che lavora di più.
> >
Sbuffo
sonoramente e
lui lascia cadere il discorso.
<
< Non hai
fatto le prove davanti allo specchio per la foto da mettere sul sito
web dello
studio? > > Jacob assume una posa pensierosa con il dito
appoggiato al
mento. E' davvero un comico nato. < < Signorina Isabella
Swan, socio >
>
<
< Non ci ho
neppure pensato > > dico, alzando gli occhi al cielo con
aria sdegnata.
<
< Ho sentito
che la tua presentazione li ha lasciati tutti di stucco >
> aggiunge
Jacob, più serio.
Il
mio sdegno
svanisce in un secondo < < Davvero? > >
dico, cercando di non
apparire troppo ansiosa < < L'hai sentito veramente?
> >
Incrocia
le braccia
al petto e mi guarda divertito < < Già.
Commetti mai errori, Isabella
Swan? > >
<
< Oh, un
sacco di errori > > rispondo, allegra < <
Credimi > >
<
< Sai Bells,
un errore non è un errore... > > Jacob fa una
pausa < < a meno che
non vi si possa porre rimedio > > Mentre pronuncia queste
parole i suoi
occhi sembrano penetrare più a fondo nei miei. O forse sono
soltanto un po'
lucidi per la nottata insonne. Non sono mai stata troppo brava ad
interpretare
questi segni. Avrei dovuto laurearmi in questa materia,
anziché in legge.
Sarebbe stato molto più utile. Laureata in lettere con
specializzazione in
" Cosa pensa l'esemplare maschio "
<
< Pronti?
> > La voce sprezzante di Caius alle nostre spalle ci fa
trasalire. Mi
volto e vedo una falange di uomini sobriamente vestiti, insieme a un
paio di
donne altrettanto sobriamente vestite.
<
< Certo >
> Jake fa cenno d'assenso col capo di direzione di Caius, poi si
volta verso
di me e mi fa l’occhiolino.
O
forse dovrei
semplicemente iscrivermi a un corso di telepatia.
Stranamente
dopo sei
ore la riunione è finita. Dico stranamente non
perché mi piaccia ascoltare per
ore la gente discutere e cambiare idea, ma perché la volta
precedente siamo
rimasti rinchiusi in questa stanza per nove ore. Nove ore che hanno
provocato
volti accalorati, animi accesi ed urla esasperate. Nove ore d'inferno.
La
più bella notizia
però è che arriverò in tempo alla
festa di Mike. Provo un desiderio improvviso
di urlare: "Evviva!"
Ma
non sarebbe un
comportamento da socio.
Raccolgo
le mie
carte, le infilo nella valigetta e mi alzo dalla sedia.
<
< Ah, Bells,
dimenticavo > > .Jacob sta venendo verso di me. <
<
< Perché?
Puoi farglieli tu di persona questa sera > > dico
confusa.
<
< Bells mi
dispiace, ma proprio non posso venire. Però so come farmi
perdonare > >
.Sembra davvero dispiaciuto e convinto di riuscire a rimediare. Ci
tenevo ad
averlo con me, d’altronde lui c’è sempre
stato. Oggi però ha qualcosa di meglio
da fare … e non me lo vuole dire.
Mantengo
il sorriso
stampato in faccia e dico: < < Se lo dici tu …
> > .Si sente molto
la nota sconsolata?
Sto
già prendendo la
valigetta, quando mi afferra un braccio.
<
< Non dovrei
farlo ma... > > mormora, spingendosi verso di me <
< ce l'hai
fatta, Bells. Sei diventata socio. Riceverai la comunicazione ufficiale
tra
un'ora > >
Avverto
una calda
fitta di gioia al petto. Per un attimo non riesco neppure a respirare.
Ce
l'ho fatta. Ce l'ho
fatta!
<
< Io non ti
ho detto nulla, d'accordo? > > .Il suo volto si increspa
in un sorriso
orgoglioso. < < Brava, mia piccola Bells! >
>
<
< Grazie >
> riesco a rispondere anche se la voce alla fine cede.
<
< Ci vediamo
dopo. Ti farò le congratulazioni come si conviene >
> Si volta ed esce
fuori dalla sala riunioni. Gli ho già perdonato tutto. Resto
sola a fissare
fuori dalla finestra.
Sono
diventata socio.
Oh,
mio Dio. Oh, mio
Dio. OH, MIO DIO!
Corro
nel mio
ufficio, zittendo con un gesto della mano Jane, che si è
già alzata per
comunicarmi qualcosa. Non voglio vedere nessuno. Solo io e la mia
euforia.
Sbatto
la porta alle
mie spalle e tiro fuori uno specchietto da borsetta, osservo il mio
viso
allegro. Ho le guance di un rosa acceso. Provo un desiderio
irrefrenabile di
balzare in piedi e urlare: "Sì!". Ho voglia di mettermi a
ballare e
urlare. Come faccio a resistere un'altra ora? Come posso restarmene qui
seduta
e calma? Non riesco a concentrarmi sul rapporto per Caius.
Mi
alzo e vado allo
schedario, giusto per fare qualcosa. Apro un paio di cassetti a caso e
li
richiudo. Poi, mentre mi giro, vedo la mia scrivania ingombra di carte
e
fascicoli, con una pila di libri in bilico sul terminale del computer.
Caius
ha ragione.
Ecco il modo perfetto per impiegare un'ora. 17.00-18.00: ottimizzazione
materiale cartaceo. Abbiamo persino un codice per questo sul foglio di
presenza.
Avevo
dimenticato
quanto io detestassi riordinare. Mentre frugo tra la confusione della
mia
scrivania esce fuori di tutto. Lettere dello studio, contratti da
archiviare,
vecchi inviti, appunti...un opuscolo dello yoga...un CD che ho comprato
tre mesi
fa e che credevo di aver perso, il biglietto di Aro dello scorso
Natale, che lo
ritrae in costume da Babbo Natale... Sorrido e lo metto nel mucchio
delle
"Cose a cui trovare posto"
Ci
sono anche delle
targhe, i pezzi di perspex incisi e montati che riceviamo quando
concludiamo un
grosso contratto. E...oh, Dio, mezza barretta di Marx che evidentemente
per
qualche motivo non sono riuscita a finire. La getto nel cestino e con
un
sospiro mi dedico ad un'altra pila di carte. Non dovrebbero darci delle
scrivanie così grandi. Non riesco a credere che ci sia tutta
questa roba qui
sopra.
Socio!
La parola mi
attraversa la testa come un fuoco d'artificio sfavillante. SOCIO!
Smettila,
mi
rimprovero. Concentrati su ciò che stai facendo. Mentre tiro
fuori un vecchio
numero del "Lawyer" chiedendomi perché mai l'abbia
conservato, cadono
a terra alcuni documenti tenuti insieme da una graffetta. Li raccolgo e
scorro
la prima pagina, pronta a passare subito a qualcos'altro. E' un
promemoria di
Aro.
Oggetto:
Bank of
America
Ti
trasmetto in
allegato l'obbligazione di pagamento per la Flint Ltd. Ti prego di
provvedere
alla registrazione presso l'Ufficio del registro delle imprese.
Lo
guardo senza grande
interesse. La Bank of America è un cliente di Aro, ed io ci
ho avuto a che fare
solo una volta. L'oggetto è un prestito di cento milioni di
dollari alla Flint
e io non devo fare altro che registrarlo entro ventuno giorni
all'ufficio del
registro. E' una delle tante incombenze che i soci mi lasciano sulla
scrivania.
Bè, d'ora in avanti non succederà più,
penso con determinazione. Anzi, credo
che lo passerò a qualcun altro, adesso. Automaticamente
guardo la data.
Poi
la guardo di
nuovo. E' datato 1 Settembre. Sei settimane fa? No può
essere.
Perplessa,
sfoglio
velocemente le pagine per vedere se si tratta di un errore di
battitura. Deve
trattarsi di un errore di battitura... ma la data è la
stessa dappertutto: 1
Settembre.
1
Settembre?
Resto
a fissare il
documento, paralizzata. E' rimasto sulla mia scrivania per sei
settimane?
No...no.
Non è
possibile. Vorrebbe dire che...
Vorrebbe
dire che ho
lasciato passare la data di scadenza. Deglutisco. Devo aver letto male.
Non
posso aver commesso un errore così banale. Io registro
sempre le transizioni
prima della scadenza.
Chiudo
gli occhi,
cercando di calmarmi. Devo aver preso un abbaglio. E' tutta colpa
dell'eccitazione per essere diventata socio. Deve avermi annebbiato il
cervello. Okay. Controlliamo di nuovo con attenzione.
Apro
gli occhi e
guardo il promemoria...ma dice esattamente la stessa cosa di prima. Ti
prego di
provvedere alla registrazione. Data 1 Settembre, nero su bianco. Il che
significa
che ho esposto il nostro cliente a un prestito non garantito. Il che
significa
che ho commesso l'errore più elementare che un legale possa
fare.
Il
mio entusiasmo è
svanito. Provo un senso di gelo alla spina dorsale che si arrampica per
ogni
vertebra. Sto cercando disperatamente di ricordare se Aro mi ha detto
qualcosa
a proposito dell'accordo. No, non ricordo neppure che me ne abbia
parlato. Ma perché
avrebbe dovuto? E' un semplice prestito. Una cosa che solitamente
facciamo ad
occhi chiusi. Avrà dato per scontato che io abbia eseguito i
suoi ordini. Si
sarà fidato di me. Oh, Gesù.
Sfoglio
di nuovo le
pagine, questa volta più in fretta, alla ricerca di una
scappatoia, di una
clausola che mi faccio esclamare: "Ma certo!". Ma non c'è.
Stringo il
documento fra le mani, stordita. Come può essere successo?
L'ho messo da parte,
pensando di occuparmene in un secondo tempo? Non ricordo. Non riesco
proprio a
ricordare.
E
adesso cosa faccio?
Un'ondata di panico mi assale mentre valuto le conseguenze. La Bank of
America
ha concesso un prestito di cento milioni di dollari alla Flint. E non
essendo
stato registrato, questo prestito non è garantito. Se la
Flint fallisse domani,
la Bank of America finirebbe in fondo alla lista dei creditori...e
probabilmente resterebbe con un pugno di mosche.
Sto
cercando di
mantenere la calma, ma dentro di me sta montando il panico. Devo
affrontare la
cosa. Ho commesso un errore.
Cosa
faccio? Il mio
corpo è teso come la corda di un violino, la paura mi
attanaglia lo stomaco.
Non riesco a pensare in maniera coerente...
E
poi, all'improvviso,
mi tornano in mente le parole di Jacob e provo un ondata di sollievo
quasi
dolorosa. "Un errore non è un errore a meno che non vi si
possa porre
rimedio".
Sì.
Il punto è che
posso porvi rimedio. Posso ancora registrare il prestito.
Sarà
atroce. Dovrò
informare la banca di ciò che ho fatto, e la Flint, Aro e
Caius. Dovrò
preparare una nuova documentazione. E, cosa peggiore, vivere sapendo
che tutti
sono a conoscenza dell'errore che ho commesso, un errore stupido e
avventato,
che solo un tirocinante potrebbe fare.
Potrebbe
significare
la fine del mio status di socio. Il pensiero squarcia la mente e per un
istante
mi sento morire. Ma non c'è altra scelta. Devo rimediare.
Mi
collego
velocemente al sito web dell'ufficio del registro delle imprese e
faccio una
ricerca sulla Flint. Se nel frattempo non è stato registrato
alcun prestito,
non sarà cambiato nulla...
Fisso
lo schermo,
incredula.
No.
Non
può essere.
Un
prestito di cento
milioni di dollari è stato registrato la scorsa settimana da
una società che si
chiama Malden. Il nostro cliente è l'ultimo dei creditori.
Il
mio cervello va in
tilt. Non va bene. Non va affatto bene. Devo parlare con qualcuno, in
fretta.
Devo fare subito qualcosa, prima che vengano registrate altre
transizioni.
Devo...devo dirlo ad Aro. Ma la sola idea mi paralizza.
Non
posso farlo. Non
posso andare da lui e annunciargli che ho commesso l'errore
più banale del
mondo mettendo a rischio cento milioni di dollari del nostro cliente.
Quello
che farò è...provare a risolvere questo casino
prima di parlarne con qualcuno.
Cercherò di limitare i danni. Sì, certo, prima
dell'ora di cena tutto sarà
risolto. Chiamerò prima la banca. Prima li informo, meglio
è.
Sfoglio
il contratto
allegato al promemoria e trovo il nome e il numero di telefono del
contatto alla
Bank of America. John Dallas. Lui è l'uomo che devo
chiamare. E' l'uomo a cui
devo rovinare la giornata e confessare di aver sbagliato. Con le mani
tremanti
sollevo il ricevitore. Mi sento come se mi stessi facendo forza per
tuffarmi in
un orrendo pantano infestato da sanguisughe.
Per
qualche istante
resto immobile a fissare la tastiera. Alla fine allungo la mano e
compongo il
numero. Mentre squilla, il mio cuore comincia a scandire un ritmo
frenetico.
<
< John Dallas
> >
<
< Salve >
> dico, cercando di mantenere un tono di voce professionale.
< < Sono
Isabella Swan della Volterra. Non credo che ci siamo mai incontrati di
persona
> >
<
< Salve,
Isabella > > Sembra un tipo abbastanza cordiale, ma si
sa: le apparenze
ingannano < < In cosa posso esserle utile? >
>
<
< La chiamo a
proposito...di una questione tecnica. Si tratta... > >
Non riesco quasi a
pronunciare il nome < < Si tratta della Flint >
>
<
< Oh, allora
ha saputo > > dice lui < < lei notizie
viaggiano in fretta >
>
La
stanza sembra
rimpicciolirsi. Stringo il ricevitore con più forza.
<
<
Sentito...cosa? > > La mia voce risulta più
acuta di quanto vorrei <
< Io non ho sentito nulla > >
<
< Oh! Credevo
mi stesse chiamando per quello > > .Fa una pausa, e lo
sento gridare a
qualcuno di cercare qualcosa su Google. < <
Sì, hanno chiamato oggi gli
amministratori giudiziari. Evidentemente il loro ultimo, disperato
tentativo di
salvarsi non ha funzionato... > >
Sta
ancora parlando,
ma io non riesco a sentire cosa dice. Ho la testa completamente vuota.
Macchie
nere mi danzano davanti gli occhi.
La
Flint sta
fallendo. Non ci sarà una nuova documentazione. Mai
più.
Non
potrò registrare
la transizione. Non posso rimediare. Ho fatto perdere cento milioni di
dollari
alla Bank of America.
Mi
sembra di avere le
allucinazioni. Ho voglia di mettermi a balbettare per il terrore. Ho
voglia di
sbattere giù il ricevitore e cominciare a correre. Ma non
posso, Una piccola
parte di me, forse la più temeraria e dignitosa, me lo
impedisce. Devo
affrontare le conseguenze.
La
voce di John
Dallas si insinua nella mia coscienza.
<
< In effetti,
è un bene che lei mi abbia chiamato > > Lo
sento battere su una tastiera,
completamente rilassato. < < Sarà meglio che
ricontrolliate le garanzie
di quel prestito > >
Per
qualche istante
non riesco neppure a parlare.
<
< Sì >
> dico alla fine con voce roca. Poso il ricevitore, tremante.
Sto per
vomitare. Ho combinato un casino. Un casino così grosso che
non ...
Non
posso neppure...
Io
non ho mai visto
quel documento prima d'ora. Neppure da lontano. Dev'essere stato messo
sopra la
mia scrivania e subito dopo coperto con qualcosa. Un fascicolo, una
pila di
contratti, una tazza di caffè.
Un
errore. Un
terribile sbaglio. L'unico che abbia mai fatto . Vorrei svegliarmi e
scoprire
che si è trattato solo di un incubo, un film che
è accaduto a qualcun altro.
Una storia che sto ascoltando in un pub, ringraziando la mia buona
stella che
non sia capitato a me.
Invece
è capitato a
me. A me. La mia carriera è finita. L'ultimo che ha commesso
un errore del
genere alla Volterra è stato Stephen Smart, che ha fatto
perdere venti milioni
di dollari a un cliente, nel 1993. E' stato licenziato in tronco.
Io
ne ho fatti
perdere cinque volte tanto.
Respiro
con affanno,
mi gira la testa. Mi sento soffocare. Credo sia un attacco di panico.
Mi siedo
sulla poltrona reclinabile dietro la scrivania in attesa che passi.
Quando
il respiro
sembra essersi regolarizzato sento dei passi frettolosi. Aumentano
vorticosamente come il mio mal di testa, fino a che non mi trovo sulla
soglia
della porta Jacob. La sua espressione è un misto di
emozioni. Rabbia, sorpresa,
fatica, frustrazione si mescolano in un mix letale e doloroso. Non
avrei mai
voluto vederlo così.
<
< Isabella
> > dice, vedendo l'affanno e il terrore sul mio volto
< < Lo sanno
tutti > >
Sospiro
< < Lo
so > > Chiudo gli occhi e mi appoggio con la testa allo
schienale, in
cerca di sostegno.
<
< Com'è
potuto succedere? > > Sembra scioccato quanto me.
< < Come diavolo
hai potuto compiere un errore così banale?Voglio
dire...Cristo Bells > >
<
< Non lo so
> > sussurro, intontita < < Io...io non
l'ho mai visto. E' stato un
errore > >
<
< Tu non fai
mai errori! > > esclama avvicinandosi. Ormai è
di fronte a me.
<
< Bè, invece
l'ho fatto! > > urlo, frustrata. Io non sono Dio. Non
sono perfetta.
Errare è umano, soprattutto quando si hanno tante cose per
la testa. Perché
questa volta non è perdonabile? Perché mi sento
così male?
La
tensione è alle
stelle e sento le lacrime arrivate. Sbatto le palpebre e le ricaccio
dentro per
non farmi vedere debole davanti a Jake, per mantenere un minimo di
dignità.
<
< Cosa sta
succedendo? > > La mia voce è ridotta ad un
sussurro.
<
< Niente di
buono > > risponde con un sospiro < < Caius
cerca di limitare i
danni. Sta parlando con i legali della Flint e con la banca... e con
l'assicurazione ovviamente > >
L'assicurazione.
L'assicurazione che copre i danni causati dallo studio. All'improvviso
mi
invade una speranza quasi esilarante. Se l'assicurazione paga senza
fare
storie, forse le cose non sono poi così brutte come
pensavo...
Ma
nell'attimo in cui
mi abbandono all'ottimismo, so di essere come quei viaggiatori che
vedono i
miraggi tra le dune sabbiose del deserto. Le assicurazioni non
rimborsano mai
l'intero ammontare. Talvolta non rimborsano proprio niente. Talvolta
pagano, ma
poi ti aumentano il premio a livelli inaccettabili.
<
< Cos'ha
detto l'assicurazione? > > domando con un groppo in gola.
<
< Per adesso
non ha detto ancora niente > > sussurra sconsolato.
<
< Bene >
> Mi passo una mano sul volto, cercando di trovare il coraggio
di fare la
domanda seguente < < E...di me...cosa dicono? >
>
Jacob
non risponde.
Quando
comprendo il
significato del suo silenzio, mi sento vacillare come se stessi per
svenire.
Alzo lo sguardo e la sua espressione non lascia spazio ai
fraintendimenti. Ecco
la risposta.
<
< E' finita,
non è vero? > > .Cerco di sembrare calma, ma
la mia voce trema senza controllo.<
< La mia carriera è finita > >
<
< Io...io
questo non lo so. Ora si sono riuniti in consiglio per decidere se
buttarti
fuori o no. Non ti resta che aspettare > > risponde con
lo sguardo basso.
Non riesce neanche più a guardarmi in faccia.
<
< Non posso.
Non ce la faccio > > balbetto, mentre il tono mi si alza
per l'angoscia
< < Non mi sento di affrontare nessuno > >
Mi
alzo dalla sedia,
afferrando prontamente sia la giacca che la valigetta. Me ne devo
andare.
Subito.
<
< Aspetta.
Non puoi fare così. Bells, ragiona! Penseranno che sei una
vigliacca. Che non
vuoi affrontare la situazione. Sai di non esserlo! > > mi
urla Jacob alle
spalle.
Forse
è proprio
quello che sono. Una vigliacca che scappa con la coda tra le gambe.
Però non
riesco a fermarmi. Continuo a correre verso l'uscita.
<
< Jacob, ho
da fare adesso. C'è la festa di Mike > > dico,
prima che le porte
dell'ascensore si chiudano.
<
< Mike non se
lo immagina nella maniera più assoluta > >
dico, mentre infilo le
candeline nella torta, sormontata da una massa candida di panna. E' a
due
piani, completamente ricoperta di cioccolato e con un interno da far
invidia
alle torte matrimoniali più elaborate. Ammetto che questa
non era la mia idea
originale, ma a quanto pare Ava non la pensava come me.
<
< Ma...sei
patetica o... > > Jessica lascia in sospeso la frase e
posiziona
l'ennesimo regalo sopra l'apposito tavolino.
<
< Che c'è?
Dici che ho esagerato? E' troppo? > >
<
< No...mi
pare la giusta dose di esagerazione
>
> risponde Jessica guardandosi attorno, mentre Angela ridacchia
alle nostre
spalle. Hanno ragione a ridere, in fondo dell'arredamento della casa
non c'è
più traccia. Al suo posto vi sono palloncini all'elio,
ghirlande e festoni
colorati e sgargianti, coriandoli multicolore e, ciliegina sulla torta,
un
enorme cartellone con su scritto: Buon compleanno Mike!
Più
patetico di
così...
Ho
perso il lavoro ed
ora ,per non scoppiare a piangere davanti a tutti i presenti, mi sto
impegnando
nella preparazione della festa per il mio fidanzato, che non vedo
più di due
ore al giorno. Ammettiamolo, il lavoro era la mia unica ragione di vita
o
almeno qualcosa con cui impegnare la giornata. Ed ora non
c'è più. Prima potevo
essere orgogliosa del mio posto alla Volterrama, adesso non mi sento
abbastanza
ne per Mike ne per la vita che conduco. Sono una fallita. Il solo
pensiero di
queste ultime ore mi provoca un pizzicorio agli occhi, sintomo di un
imminente
pianto associato ad una tremenda crisi isterica.
<
< Ehi, ti
senti bene? > > La voce preoccupata di Angela mi riporta
alla realtà. La
mano sulla mia spalla è incoraggiante e rassicurante, ma non
abbastanza per
farmi pensare che tutto sarà facile.
<
< Sì,certo.
Sono solo preoccupata per la reazione di Mike. E se non fosse contento
di tutto
questo? > > mento, indicando la casa. Una parte di me la
pensa davvero così,
ma questo non è di certo fonte di preoccupazione. Il vero
problema è un altro:
cosa dirà Mike una volta saputo del mio licenziamento? E
Jessica e Angela?
<
< Non ti
preoccupare. Sarà entusiasta della tua fantastica sorpresa
> > risponde
sicura Angela, mentre io continuo a torcermi nervosamente le mani. E se
lo
venissero a sapere prima che io glielo abbia detto?
<
< Io non ne
sarei così sicura. Tutti odiano le feste a sorpresa. La
gente si nasconde e poi
sbuca fuori all'improvviso. E' spaventoso! > > . Sempre
la solita
Jessica. Ogni volta a rovinare le mie certezze o le mie speranze. Per
una volta
non mi poteva illudere?
<
< Grazie. Sei
rassicurante. > > ironizzo, mettendomi in testa un
capellino di carta a
forma di cono.
Quando
lei sta per
ribattere la zittisco con un gesto della mano ed intimo a tutti gli
invitati di
fare silenzio. Mi pare di aver sentito il rumore dell'ascensore in
salita.
Potrebbe essere Mike. Tendo l'orecchio in ascolto ed i miei sospetti
vengono
confermati: il festeggiato sta per arrivare. Mi tolgo velocemente il
cappellino
e dico: < < Statemi tutti a sentire. Mike sta arrivando,
quindi
nascondetevi e quando entriamo voi uscite e dite "sorpresa!". Tutto
chiaro? > >
<
< Funzionano
così le feste a sorpresa? Prendo appunti... >
> dice Jessica mentre
indietreggia verso il divano.
<
< Ok,
nascondetevi. Veloci, veloci! > >
Esco
nel pianerottolo
ed aspetto che le porte dell'ascensore si schiudano davanti ai miei
occhi,
rivelando Mike. Mi riprometto di non pensare alla perdita del mio
lavoro almeno
per questa sera e di essere felice, all'apparenza, certo.
<
< Ciao,
amore. Bentornato a casa. Buon compleanno! Okay, ora vieni dentro
> > dico,
abbracciandolo appena si avvicina e cercando di baciarlo. Gira
velocemente il
volto e mi ritrovo a posare le labbra sulla sua guancia, ma fa lo
stesso.
L'importante è che entri in casa.
<
< Forza,
tesoro. Entra! > > lo esorto, tentando di trascinarlo
oltre la soglia.
<
< Senti
Bella, dobbiamo parlare > > .La sua voce è
atona, senza emozioni, il suo
viso stanco. Una strana sensazione si impossessa di me. Una brutta
sensazione.
Lo stomaco si contorce, ma non lo do a vedere. Devo solo farlo entrare
e il
peggio sarà fatto.
<
< Okay,
andiamo dentro > > insisto, ma continua a rimanere
impalato. Sembra
inchiodato all'atrio!
<
< No,
no...non posso > > sospira < < Altrimenti
non lo farò mai più >
> prende la base del naso tra il pollice e l'indice ed inizia a
massaggiarsela stancamente < < Non c'è un modo
facile per dirlo. Non c'è
mai un modo facile per fare certe cose > >
<
< Okay,
allora non dirlo > > tento per l'ultima volta, anche se
ormai non sono
più sicura che cederà. Intanto la stretta allo
stomaco si fa più forte <
< Pensalo. Poi più tardi cercherò di
scoprire cosa stavi pensando. Ti va?
Adesso entriamo in casa > > aggiungo con voce stridula.
Il nervosismo si
fa strada ed ormai è ben visibile sul mio viso.
<
< No, no.
Aspetta. Non posso aspettare, Bella > > porta una mano
alla fronte, come
se stesse pensando alle parole da dire. Come se dovesse spiegare
qualcosa di
estremamente difficile. Brutto segno.
<
< Okay >
> acconsento con un sussurro titubante e mi paro davanti a lui,
con le
braccia incrociate sotto il seno.
<
< Tu sai che
ho un lavoro molto importante, giusto? > > chiede, ma non
aspetta neanche
una mia risposta. Continua imperterrito, mentre io aspetto con ansia
che
continui. < < Allora, quando torno a casa voglio vedere
la mia fidanzata
distesa sul divano in lingerie sexy, la cena a lume di candela, che ha
preparato, pronta in tavola. Voglio passare del tempo con lei senza
stress ed
impegni. Come tutte le coppie. Ma ogni volta tutto è
così sfibrante, e tu sei
sempre super in palla con il tuo lavoro, tutti i tuoi programmi ed
impegni. Ami
pianificare ogni minuto della vita e la maggior parte del tempo lo
passi alla
Volterra > > prende un profondo respiro, portandosi le
mani tra i capelli
< < Io non voglio sposarti Bella. Io ti lascio. Anzi
questa è casa mia
> > dice ripensandoci < < quindi,
tecnicamente, saresti tu quella
che se ne deve andare > >
Non
riesco a capire.
Mi sta lasciando? Che abbia saputo del mio licenziamento?
Dentro
di me il vuoto
si fa spazio. Credevo che se mai fossi stata lasciata da Mike avrei
provato un
immenso dolore al petto, il cuore spezzarsi e il respiro venire a meno.
Forse
ho visto troppi film, ma è proprio così che lo
immaginavo. Invece niente.
Soffro,
ma non per il
fatto che non starò più con Mike, che non lo
potrò più baciare. Riesco solo a
pensare ad una cosa: non ho più un lavoro ed ora neanche una
casa e delle
entrate. La mia vita è rovinata.
Le
lacrime che ho
trattenuto finora iniziano a sgorgare. Gocce calde mi rigano le guance.
Singhiozzi pesanti iniziano a perforarmi il petto, accompagnati da
lamenti ed
altre lacrime salate. Sto tremando ed ormai il mio viso è
del tutto contratto
dal dolore.
<
< Ma piangi?
> > chiede il mio ex, sorpreso. Credeva che dopo avermi
lasciato così,
senza giri di parole, non avrei reagito?
Non
riesco neanche a
parlare. Sono troppo triste e furiosa allo stesso tempo. Voglio solo
rimanere
sola e versare tutte le lacrime che trattengo da troppo tempo. Voglio
sentirmi
libera di ogni peso.
Gli
rivolgo uno
sguardo di ghiaccio e rientro dentro casa, accendendo la luce.
Le
persone nascoste
escono lente e titubanti, come se avesse paura della mia reazione.
<
< Sorpresa...
> > mormora Jessica, alzandosi da dietro il divano,
seguita da Angela.
Mi
ero dimenticata ci
fossero tutte queste persone nascoste. Meglio! Almeno possono vedere
che
balordo stronzo è Mike.
<
< Merda >
> impreca Mike,entrando in casa e vedendo tutti i nostri
migliori amici
nascosti per fargli una sorpresa.
<
< Già >
> sussurra Jessica, annuendo con il capo, arrabbiata.
Non
riesco a rimanere
un minuto di più. Percorro il corridoio ,sbattendo
rumorosamente i piedi sul
pavimento, ed entrata in camera mi chiudo la porta alle spalle.
<
< Cazzo! >
> urlo con tutta la rabbia che ho in corpo. Mi porto una mano
tra i capelli
e li stringo in un pugno, come se così facendo potessi
calmarmi. Oggi sono
troppo incavolata per farlo. Mi guardo intorno e decido che sono troppo
matura
per buttare a terra tutti i possedimenti di Mike. Non è da
me. Così, apro con
furia l'armadio ed inizio i preparativi del mio imminente, se non
istantaneo,
trasloco.
<
< Vuole che
me ne vada? Bene! Tanto non mi merita! > > . Sfogo la
rabbia repressa
buttando tutti i miei vestiti sul letto e mettendoli alla rinfusa
dentro la
valigia che tengo sotto di esso. Quando ho finito, mi alzo con il
fiatone e mi
guardo nuovamente intorno. Ammetto a me stessa che non sono abbastanza
forte
per evitare una piccola vendetta e così prendo il vaso
preferito di Mike e lo scaravento
a terra, dove va in frantumi.
<
< Ecco il tuo
favoloso vasetto Mike! In frantumi come il tuo cervello! >
> .Ormai la
furia domina il mio corpo, rendendomi schiava di essa. Ho solo voglia
di
spaccare tutto!
Apro
tutti i suoi
cassetti e li svuoto a terra, iniziando a pestare con i tacchi i
calzetti e le
cravatte. Comportamento infantile, direte, ma assolutamente
soddisfacente e
liberatorio.
Infine,
dopo aver
esaurito tutta la forza che ho in corpo , mi sdraio sul letto e le
lacrime
ricominciano a sgorgare. Sento il mio cuore battere frenetico ed il
respiro
troncarmi il fiato. I singhiozzi raschiano la gola fino alle labbra e
la mia
forza di reagire è pari a zero.
<
< Vaffanculo
tutto > > sussurro stanca e mi abbandono alle braccia di
Morfeo, con ancora
il pianto in gola.
Non
so davvero come scusarmi e come ringraziarvi per la
vostra pazienza. Mi dispiace tantissimo!
Lo
so che queste umili scuse non bastano, ma davvero non
conosco un altro modo per ringraziarvi se non questo: pubblicare una
nuova
storia.
Ora
voi direte, ma che ce ne frega di un’altra storia se non
continui le altre?! Lo so, lo so … ma questa storia ce
l’ho pronta già da un
bel po’ e ,dato che non posso continuare le altre
perché ho molti impegni che
me lo impediscono, ho deciso di postarla. La maggior parte dei capitoli
sono
già scritti quindi l’aggiornerò tutte
le domeniche, impegni permettendo.
Naturalmente quando questo tremendo periodo sarà finito
porterò a termine anche
le altre. Lo prometto!
Comunque
ci tengo a questa storia, anche perché prenderà
momentaneamente il posto delle altre quattro di cui non vorrei farvi
sentire la
mancanza (anche se so che è impossibile perché
questa non ha niente a che fare
con le altre, tranne i personaggi di Twilight)
Un
piccolo quadro generale: i personaggi sono tutti umani e
ci saranno tutti (intendo proprio tutti), vi anticipo che non
mancherà Forks e
neanche La Push. Ops, ho detto troppo. I capitoli sono più o
meno di questa
lunghezza (15 pagine) che per me sono un record! Ancora non so quanti
capitoli
ci saranno in totale, ma appena lo saprò ve lo
comunicherò.
L’inizio,
come avrete potuto leggere, non è dei migliori, ma
non mancheranno colpi di scena, momenti divertenti e romantici.
Comunque tutto
quello che posso dirvi è scritto nell’introduzione.
Che
altro dire? Spero che questo primo capitolo vi abbia
incuriosito, anche se non c’è molto tranne la vita
distrutta di Bella. La vera
e propria storia inizierà dal prossimo, quando
entrerà in scena il personaggio
maschile che più ci fa sbavare …
chissà
chi è? XD
Comunque
per i primi tre capitoli ho preso spunto da Notte
brava a Las Vegas (quindi chi l’ha visto può
immaginare cosa succederà), il
resto però è tutto di mia invenzione.
Ultima
cosa: La storia sarà tutta dal punto di vista di
Bella.
Ora
la smetto, anche perché credo di aver detto tutto. Se
avete dubbi, richieste, consigli o volete minacciarmi perché
ho interrotto
momentaneamente le altre mie fan fiction, sono a vostra disposizione.
Scusate
ancora!
Grazie
anche solo per aver aperto questa pagina di una
“autrice” che era stata data per dispersa, ora vi
lascio ad un piccolo spoiler
del secondo capitolo.
SPOILER
L’acqua
calda scorre sul
mio corpo e il vapore mi annebbia i sensi. Il profumo del mio shampoo
preferito
inonda il bagno, come se mi trovassi in un campo fiorito. Chiudo gli
occhi e
assaporo la sensazione di calore e pace, che solo una bella doccia
può darmi. Sento
i muscoli rilassarsi e la tensione scivolare via con l’acqua.
Sorrido e mi beo
del silenzio e della tranquillità che mi circondano. Tutti i
rumori sembrano
esternarsi …
Improvvisamente
sento
uno scricchiolio, seguito da un tonfo, ma non me ne preoccupo. In fondo
sono in
un albergo affollato e il baccano non manca di certo.
Poi
però mi sembra di
udire dei passi che si avvicinano sempre di più, ma non
faccio in tempo a
chiudere il flusso d’acqua per accertarmi di aver sentito
bene, che la porta
del bagno si spalanca.
Urlo
per lo spavento
e cerco di coprirmi alla meglio dalla vista dello sconosciuto appena
entrato.
Kiaretta_96