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Autore: Tears_and_Rain    02/05/2010    4 recensioni
Isabella Marie Swan è una giovanissima star di un noto studio legale di New York City. Fidanzata con l’uomo ricco che tutte desiderano, pochi minuti della sua consulenza valgono una fortuna. Lavora giorno e notte e, anche se non lo vuole ammettere, è tutta concentrata sulla carriera. Ma proprio mentre aspetta con ansia di essere nominata socio si accorge di aver commesso un errore che le costerà il posto. Come se non bastasse viene mollata dal futuro marito e la sua vita in poche ore va a rotoli. Per distogliere l'attenzione dal "disastro" scappa a Las Vegas per svagarsi almeno per un week-end. Dopo una notte travolgente e qualche bicchierino di troppo la sua vita cambierà radicalmente grazie ad un uomo. Niente li unisce, ma hanno quattro milioni di ragioni per stare insieme.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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primo capitolo

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INTRODUZIONE

Isabella Marie Swan è una giovanissima star di un noto studio legale di New York City. Fidanzata con l’uomo ricco che tutte desiderano, pochi minuti della sua consulenza valgono una fortuna. Lavora giorno e notte e, anche se non lo vuole ammettere, è tutta concentrata sulla carriera. Ma proprio mentre aspetta con ansia di essere nominata socio si accorge di aver commesso un errore che le costerà il posto. Come se non bastasse viene mollata dal futuro marito e la sua vita in poche ore va a rotoli. Per distogliere l'attenzione dal "disastro" scappa a Las Vegas per svagarsi almeno per un week-end. Dopo una notte travolgente e qualche bicchierino di troppo la sua vita cambierà radicalmente grazie ad un uomo. Niente li unisce, ma hanno quattro milioni di ragioni per stare insieme.

 

Grandi imprevisti

 

Le cose che ci aspettiamo, se si avverano, ci danno un’enorme soddisfazione.

Al contrario, se non avvengono come noi desideriamo,

ci lasciano addosso un senso di delusione cocente.

Ma sono le cose che non ci aspettiamo, sono quelle che ci cambiano la vita.

[G. Anatomy]

 

 

12 Ottobre, 2009

 

Ti senti stressata?

No. Affatto. Non sono stressata.

Sono solo... molto impegnata. Ma il mondo è pieno di gente impegnata. E' la vita. Ho un lavoro di grande responsabilità, e per me la carriera è importante. Non quanto Mike, ma... importante.

 

Mentre scrivo, premo così forte da bucare il foglio. Accidenti. Non importa. Passiamo alla prossima domanda.

 

Mediamente quante ore al giorno passi in ufficio?

15

12

8

Dipende.

 

Quante ore passi con il tuo fidanzato?

4

6

Nel tempo libero. Quando non sono impegnata con il lavoro. Comunque Mike è una delle mie priorità e passiamo molto tempo insieme.

 

Fai attività fisica regolarmente?

Corro abitualmente. Tutte le mattine a Central Park

Corro di tanto in tanto. Quando ne ho voglia

Ho intenzione di iniziare un programma regolare di corsa, unita allo yoga... anche se sono già molto serena e calma. Quando avrò tempo, certamente. Ultimamente ho avuto parecchio da fare in ufficio ,è un momentaccio. E non dimentichiamo il matrimonio, davvero troppi preparativi.

 

Bevi due litri d'acqua al giorno?

Sì, sempre.

Talvolta.

No.

 

Poso la penna e distendo le dita delle mani, intorpidite dalla forza con cui la impugnavo. Mi schiarisco rumorosamente la voce e, all'altro capo del tavolino, le mie due migliori amiche alzano lo sguardo dai rispettivi impegni. Jessica distoglie l'attenzione dalla rivista di moda che stava leggendo e Angela dai documenti per la causa di oggi pomeriggio.

< < Problemi con il questionario? > > chiede Jessica. Un sorrisino le si dipinge sul volto mentre appoggia un gomito sul tavolino e si allunga verso di me.

< < Forse oggi non ha tempo. D'altronde deve lavorare e poi deve tornare a casa per finire i preparativi della festa > > interviene Angela, salvandomi per l'ennesima volta dalle grinfie di Jessica.

< < Tutto entro le nove. Non dimentichiamo > > specifico, portandomi la tazza di cappuccino alle labbra. Proprio come piace a me: caldo e schiumato.

< < Forse > > ammette Jessica < < Ma questo non toglie che in questi giorni sei distante e stressata. Capisco il matrimonio con Mike e la promozione a lavoro. Ma è troppo! Inoltre ora ti sei ostinata con questa festa a sorpresa. Non capisco dove tu voglia arrivare! > >

< < E' il compleanno di Mike. Tra poco ci sposiamo. E' naturale che voglia fargli una sorpresa > > dico, non prestando attenzione a loro, ma al mio blackberry. Un solo tocco e lo schermo in cristalli liquidi si illumina. Otto messaggi ricevuti, dieci chiamate perse e l'orologio segna le nove e dieci. Faccio per prenderlo, ma una mano appena smaltata di un rosso brillante mi anticipa, sottraendola dalle mie grinfie: Jessica. Stringo l'aria tra le mani, mentre la guardo con rabbia.

< < Hai promesso di passare del tempo con noi ed eseguire il mio test. No la-vo-ro! > > scandisce bene le sillabe. < < E poi stavamo parlando di Mike. Dovrebbe interessarti, no? > >

Cosa vuole insinuare? Che io non ami Mike?

Io lo amo. Lo stimo.

Ammetto di amare anche il mio lavoro. Amo la soddisfazione che mi procura l'individuare una scappatoia in un contratto. Amo la scossa di adrenalina che si prova nel chiudere un accordo. Amo l'eccitazione che viene da una trattativa, dal confronto, dal fare l'osservazione migliore fra tutti i presenti ad una riunione. Ogni tanto, forse, mi sento come se qualcuno mi stesse caricando dei pesi sulle spalle. Tipo grossi blocchi di cemento , impilati uno sopra l'altro, e io li devo reggere, anche se sono esausta...

Ma probabilmente capita a tutti di sentirsi così. E' normale. Questo non significa affatto che io sia una stacanovista.

 < < Certo che le interessa. Lei ama Mike. Per questo gli ha organizzato una festa a sorpresa questa sera ed ha invitato tutti i suoi migliori amici > > risponde al posto mio Angela. Mi toglie sempre le parole di bocca, aggiungendo complimenti, certo.

< < Gli ho fatto anche un bellissimo regalo > > butto con non chalance, mentre cerco di sfilare, di nascosto, il palmare dalla tasca della giacca.

Mi sono appena ricordata che non ho più chiamato Jack Freeman riguardo a quel trattato per il petrolio ucraino. Dovevo chiamarlo ieri. Merda.

< < Davvero. E quale? > > chiede scettica Jessica.

< < Cos'è tutto questo scetticismo. Insomma, non lavoro solo. Faccio tante cose! > >

< < Ad esempio? > > . Alza un sopracciglio e senza accorgersene porta la mano sotto il mento. Il mio blackberry è finalmente libero!

< < Ad esempio ho comprato il regalo per Mike > > dico, strisciando la mano sulla superficie fredda del tavolino. Ci sono quasi.

< < Mmh... e sarebbe? > > . Distolgo momentaneamente l'attenzione dal mio cellulare per volgere lo sguardo a Jessica, alla sua espressione scettica e allo stesso tempo curiosa .

< < Beh... non per vantarmi, ma ieri sono andata in agenzia di viaggi e ho comprato due biglietti per uno dei posti più divertenti della Terra > > . Dalle loro facce capisco che ancora non credono alle mie parole, così infilo le mani nella mia ventiquattrore e ne tiro fuori due biglietti aerei.

< < Wow, Bella! Non eri tu quella che odiava Las Vegas? > > esclama Angela, osservando sorpresa i biglietti che stringo tra le mani. In questo momento niente mi rende più fiera di aver trovato cinque minuti per recarmi all'agenzia Traveller appena accanto al mio ufficio, per ritirare i biglietti che la mia segretaria aveva in precedenza ordinato via internet. Una commissione rivelatasi sicuramente utile e soddisfacente visto le facce delle mie amiche.

< < Ammetto di aver avuto dei pregiudizi in passato, ma d'altronde questo è un regalo. Altruismo puro. Non ho pensato certo a me, quando l'ho preso > > .

< < Ami davvero Mike. Sono molto contenta per voi e spero apprezzi questo gesto altruistico e romantico > > si congratula Angela posando la mano sulla mia. Le sorrido felice di rimando.

< < Non dimenticare la festa, Angela! > > interviene Jessica < < chissà quanto tempo la cameriera avrà speso a organizzare tutto > > .

Doveva per forza intervenire? Dichiarare l'ovvio? Io non ho molto tempo: ho il lavoro che mi occupa tutta la giornata e quel poco che ne resta cerco di occuparlo in modo intelligente e ragionevole. Certe volte mi porto il lavoro a casa, certo, ma mi occupo anche del mio fidanzato e del nostro attico. Questa sera, ad esempio, ho detto a Mike di aver prenotato al ristorante per decidere la data del matrimonio. Efficienza pura.

< < Fai un programma per decidere un programma?! > > ha esclamato Mike, quando questa mattina l'ho informato del mio piano per la serata.

< < Ops, scusa. Sono sempre la solita > > mi sono scusata, sorridendo pentita. L'ho salutato con un leggero bacio a fior di labbra e sono scappata a lavoro.

 

Ritorno al presente e le sorrido amaramente, mostrando il mio disappunto, che fortunatamente coglie al volo.

< < Siamo fiere di te. Insomma hai deciso di portare Mike nel luogo della perdizione e degli sbagli. Più altruistico di così > > esclama Jessica, posando nuovamente la mano smaltata sul mio blackberry. Accidenti.

< < Comunque sei stressata e molto tesa, quindi finisci il test così la tua consulente di bellezza preferita, cioè io, potrà dirti il tuo stato sentimentale, salutare e mentale > > .

< < Questa volta ha ragione Jessica. Hai bisogno di più tempo per te stessa! > > interviene preoccupata Angela.

Non ho tempo per queste cose. Non ho proprio tempo. D'altronde, però, gliel’ho promesso: più tempo per me, più tempo per noi. Solo ed esclusivamente per la nostra amicizia. Sbuffo e mi faccio forza per continuare il questionario.

 

Fumi?

No.

 

Bevi alcolici?

No.

Durante le feste e gli eventi importanti.

Sì.

 

Consumi regolarmente pasti cucinati in casa?

 

Alzo lo sguardo, sulla difensiva. E questo cosa c'entra? Perché un pasto cucinato in casa dovrebbe essere migliore di un altro?

Seguo una dieta sana e nutriente, scrivo alla fine.

Il che è assolutamente vero.

E comunque, lo sanno tutti che i cinesi vivono più a lungo di noi, quindi cosa può esserci di più sano del loro cibo? E la pizza rientra nella dieta mediterranea. Per questo probabilmente è più salutare di un pasto cucinato in casa. Soprattutto se la cuoca sono io. Non dimentichiamo poi che ogni terza domenica del mese Mike mi porta a cena fuori in uno dei migliori ristoranti francesi della zona. Più salutare di così si muore.

 

Ritieni che la tua vita sia equilibrata?

Sì.

N

 

< < Ho finito > > annuncio, porgendo fiera la rivista a Jessica, che comincia a leggere attentamente le mie risposte. Le sue dita scorrono sulla pagina con la velocità di una lumaca. Come se avessi tutto il tempo del mondo. Lei forse ce l'ha, ma io devo assolutamente tornare in ufficio entro l'una. Faccio l'avvocato, in uno dei più grandi uffici di New York, e questo è un periodo un po' frenetico. Ma passerà. Le cose andranno sicuramente meglio. Devo solo riuscire a sopravvivere alle prossime dieci ore e poi il posto di socio sarà mio.

< < E' ufficiale sei dipendente, anzi ossessionata dal tuo lavoro. Ho notato le tue occhiate insistenti al cellulare, e non è un buon segno. Hai bisogno di un momento solo per te! > >

Per amor del cielo! Io non sono ossessionata. Insomma, è assurdo. Controllo la mia posta elettronica ogni... ogni trenta secondi sì e no.

Il fatto è che in trenta secondi possono succedere tante cose.

< < E poi è scritto nero su bianco che sei stressata > > aggiunge con un'occhiata disperata al foglio.

Ma è ceca? O si diverte a provocarmi? Ho chiaramente indicato sul modulo che non sono stressata.

< < No, non sono stressata > > . Le rivolgo un sorriso rilassato, della serie: "Guarda come sono serena". Jessica non sembra per niente convinta ed anche Angela inizia a dubitarne.

< < Sappiamo che il tuo lavoro è molto logorante e che quando ritorni a casa sei così stanca che non riesci neanche ad istaurare una conversazione con Mike. Deve essere molto frustrante. Forse dovresti lasciar stare la promozione > > suggerisce Jessica, sbattendomi davanti al viso il foglio e indicandomi con un dito il questionario.

< < O semplicemente concederti una vacanza > > .

Angela mi ha sempre difeso e si è sempre messa in gioco per me. Se anche lei cede ai pazzi consigli di Jessica, forse dovrei dare loro ascolto. Forse...

< < Non posso lasciar perdere ora! Sono vicino tanto così > > dico, avvicinando i polpastrelli del pollice e dell'indice.

Entrambe sbuffano e dirigono di nuovo l’attenzione ai propri impegni.

Ricordo come fosse ieri quando ci siamo incontrate. La solita amicizia alle superiori. Siamo cresciute insieme tra scuola, ragazzi e trasgressioni, da parte di Jessica, certo. Angela ed io siamo sempre rimaste in disparte e di questo ce ne vantiamo ancora oggi. Anche se alla nostra amicizia era stato dato un limite di sopravvivenza di una settimana, siamo ancora qui. In un elegante bar del Upper East Side di Manhattan.

Ammetto che abbiamo diversi interessi, passioni e hobby. Non dimentico che siamo completamente opposte di carattere. Jessica è la solita donna che viene definita senza cervello e con un bel corpo, ma non è così. Assolutamente. Ha molti pregi, ad esempio... conosce tutti i giorni di saldi, sa data e ora di tutte le feste più importanti e ha un gusto eccellente per tutti i capi di abbigliamento. Angela, invece, non è un tipo mondano e sguainato come Jessica. E' la tipica ragazza timida e introversa, di poche parole. In compenso è intelligentissima e perspicace e quando si parla di difendere qualcuno tira fuori gli artigli. Tutti la temono in tribunale. Non c'è causa che non vinca. Io? Bè, sono la tipica donna in carriera con un futuro splendente, un fantastico ricco fidanzato, una porche rossa fiammante e un attico da far invidia a Paris Hilton. Insomma, la mia vita è una favola, compresa di "Per sempre felici e contenti". Il mio carattere? Semplice, mi definiscono aggressiva a lavoro e dolce nella vita privata. Mike mi chiama la "sua micetta". Ammetto di essere un po' tesa negli ultimi tempi, ma mi adatto al clima lavorativo dell'azienda e di questo i miei amici sono al corrente. Mi capiscono se qualche volta esco di testa. Ma questi sono solo dettagli insignificanti. Ritornando all'amicizia tra me, Angela e Jessica non potrebbe andare meglio di così: ci confidiamo tutto, ci capiamo e ci ascoltiamo a vicenda. Un vero trio compatto e affiatato.

Ora però ho bisogno della mia posta elettronica e non posso evitare di nasconderlo a loro. D'altronde non posso separarmi dal mio palmare per tre ore. Voglio dire, e se succedesse qualcosa? Se ci fosse un'emergenza?

E poi non ha senso. Se davvero vogliono che mi rilassi dovrebbero lasciare che tenga a portata di mano palmare e cellulare, altro che confiscarli.

Come faccio con Freeman? Avrei dovuto chiamarlo. Starà aspettando una risposta. E se dice ai soci che sono stata negligente? Le mie probabilità di diventare socio potrebbero diminuire?

Avverto una fitta di ansia alla bocca dello stomaco. Non è il momento di lasciare nulla al caso. Potrei mandargli un'e-mail veloce. Con una mossa furtiva infilo le mani nella tasca e sento lo spigolo del palmare. Lo estraggo lentamente, cercando di non farmi scoprire da Angela e Jessica, che ignare continuano a leggere i rispettivi interessi.

Cercando di ridurre i movimenti al minimo, comincio a digitare furtivamente un messaggio con una sola mano. " Jack " sto scrivendo " riguardo al contratto per il petrolio ZFN, ho letto le modifiche. Credo che la nostra risposta dovrebbe..."

< < Che cosa stai facendo? > > chiede Jessica, improvvisamente, distogliendo lo sguardo dalla rivista.

< < Niente! > > rispondo in fretta, infilando il palmare nella tasca della giacca. < < Mi sto...rilassando > >

Jessica si sporge sul tavolino e osserva il piccolo rigonfiamento della tasca attillata.

< < Stai nascondendo qualcosa? > > mi chiede, incredula. Intanto anche Angela ha distolto l'attenzione dal fascicolo e mi osserva sorpresa.

< < No! > > urlo con tono di voce forse troppo elevato. Non posso ammetterlo, avevo promesso ed io mantengo sempre gli accordi. Basta solo mentire bene e purtroppo, anche se faccio l'avvocato, devo ancora affinare quest'abilità.

Da sotto il tessuto, il palmare emette un piccolo bip. Maledizione!

< < Sarà stata una macchina > > dico, fingendo indifferenza < < In strada > > .

Jessica stringe gli occhi, mentre Angela scuote la testa, divertita.

< < Isabella Swan > > dice, utilizzando il mio nome per intero, con voce lenta e minacciosa < < hai qualche tua solita diavoleria elettronica nascosta lì sotto? > > Più che una domanda sembra un'accusa.

< < Stavo soltanto mandando un'e-mail > > ammetto alla fine, tirando fuori la "diavoleria elettronica" con sguardo colpevole.

< < La capisco. Anch’io oggi sono stata costretta a portarmi il lavoro dietro > > interviene Angela comprensiva, stemperando la situazione che si è andata a formare.

< < Ah, voi fanatiche del lavoro! > > Me lo strappa di mano, esasperata. < < Almeno tu > > dice indicando Angela < < lavori senza sosta solo oggi, ma lei ogni dannato giorno! Ogni ora, capisci?! Le e-mail possono aspettare. Tutto più aspettare. Tu non sei capace di rilassarti e divertirti! Programmi ogni secondo della tua vita > >

< < Io non sono una fanatica del lavoro e dei programmi! > > ribatto indignata < < Io sono un avvocato. E' diverso > >

< < Tu sei in fase di negazione > > fa lei, scuotendo la testa.

< < Non è vero! Senti, stiamo lavorando a dei grossi contratti. Io non posso troncare le comunicazioni! Specialmente adesso. Io... io, se te lo ricordi ancora, sono in lizza per diventare socio > > .

Nell'attimo in cui pronuncio queste parole ad alta voce, avverto la familiare fitta allo stomaco. Socio di uno dei migliori studi legali del paese. L'unica cosa che io abbia mai desiderato. Insieme al matrimonio con Mike, certo.

< < Sono in lizza per diventare socio > > ripeto, con tono più calmo. < < Decideranno oggi pomeriggio. Se dovesse succedere, sarò il socio più giovane nella storia dello studio. Capisci quanto sia importante? Hai idea... > >

< < Tutti possono prendersi un paio d'ore di pausa > > m’interrompe Jessica. Poggia le mani sulle mie. < < Bella > > inizia con tono più dolce < < Noi siamo le tue migliori amiche e non siamo stupide. Ci siamo rese conto che sei troppo agitata > > cerca conferma con lo sguardo ad Angela che annuisce e continua il discorso < < Sappiamo che la promozione è vicina e che presto sarai il socio più giovane e migliore della storia. Però hai bisogno di tempo per stare solo con te stessa, con le tue amiche... con Mike. Insomma state per sposarvi, è un passo importante che dura tutta la vita. E non dimentichiamo che oggi è il suo compleanno e tu hai organizzato una bellissima festa a sorpresa. Hai preso anche il regalo! > >

< < Anche se probabilmente i biglietti li ha ordinati la tua segretaria e la casa per stasera l'ha preparata la cameriera, comunque tu hai avuto l'idea. Noi sappiamo perfettamente che sei impegnata > > ribadisce questa volta Jessica < < ma vogliamo che tu ti calmi e inizi a prendere sul serio il fatto di divertirti e svagarti per qualche ora. Quindi ora prendi una rivista e fai almeno finta di leggerla e sfogliarne le pagine. Ok? > > .Annuisco sconfitta, ma quando il cellulare vibra i buoni propositi svaniscono. In un momento di distrazione da parte delle mie amiche avevo infilato il cellulare sotto la camicetta, dopo averlo messo in vibrazione in modo che non facesse rumore. Devo rispondere. Potrebbe essere l'ufficio.

< < Scusate ragazze, ma ho bisogno del mio cellulare. Facciamo così: ci vediamo questa sera. Puntuali alle nove! Ora scappo, devo andare in ufficio > > Mi alzo velocemente dalla sedia, prendendo la valigetta ed estraendo con aria professionale, ma impacciata, il cellulare dalla tasca della giacca. Premo il tasto on, allontanandomi dal bar, e vengo aggredita da una collerica voce maschile.

< < Isabella, dove diavolo si trova? > > .Mi sento male. E' Caius. Il capo del nostro ufficio contratti. Ha capelli candidi, occhiali con la montatura di metallo e penetranti occhi grigi. Appena arrivata alla Volterra me lo sognavo tutte le notti. Ed erano incubi.

< < L'accordo Melbook è ripartito. Venga subito qui. C'è una riunione alle dieci e mezzo > >

Ripartito?

< < Arrivo subito > > .Chiudo la comunicazione con uno scatto e guardo davanti a me affranta. In fondo mi dispiace lasciare le mie amiche ogni volta per recarmi a lavoro.

 

 

 

Non sono ossessionata dall'orologio.

Ma ovviamente dipendo da lui. Succederebbe anche a voi, se il vostro tempo fosse scandito da segmenti di sei minuti. Ogni sei minuti della mia vita lavorativa si suppone che io fatturi un cliente. Tutto va su un foglio di presenza computerizzato, in addebiti separati.

 

11.00-11.06 Stesura bozza contratto per Progetto A

11.06-11.12 Correzione documentazione per Cliente B

11.12-11.18 Consulenza per Accordo C

 

Quando ho cominciato a lavorare alla Volterra mi spaventava un po' l'idea di dover annotare tutto quello che facevo, ogni minuto della giornata. "E se non faccio niente per sei minuti?" pensavo. "Cosa devo scriverci?"

 

11.00-11.06 Fissato senza scopo fuori dalla finestra

11.06-11.12 Sognato ad occhi aperti di andare a sbattere contro Matt Damon mentre vado a lavoro

11.12-11.18 Tentato di toccare il naso con la punta della lingua

 

Ma la verità è che ci si abitua. Ci si abitua a misurare la propria vita in piccoli segmenti di sei minuti. E ci si abitua a lavorare. Lavorare sempre.

Se sei alla Volterra non stai con le mani in mano. Non guardi fuori dalla finestra, non sogni ad occhi aperti. Non quando sei minuti del tuo tempo valgono così tanto. Mettiamola in questi termini: se lascio passare sei minuti senza concludere niente, ho fatto perdere allo studio cento dollari. Dodici minuti, duecento dollari. Diciotto minuti, trecento dollari.

Come ho detto, gli avvocati della Volterra non stanno mai con le mani in mano.

 

Quando arrivo in ufficio, trovo Caius accanto alla mia scrivania che osserva con espressione disgustata il casino di carte e fascicoli sparsi ovunque. Lo ammetto, la mia non è la scrivania più ordinata del mondo. In effetti... è una vera schifezza. Ma ho la ferma intenzione di sistemarla e di trovare posto alle pile di vecchi contratti ammassati per terra. Appena avrò un attimo di tempo.

< < La riunione è fra dieci minuti > > dice, guardando l'orologio. < < Voglio la bozza di proposta finanziaria > >

< < Certo > > rispondo, cercando invano di restare calma. Ma è sufficiente la sua presenza a mettermi in agitazione.

Normalmente Caius incute timore. Emana una forza paurosa e inquietante come gli uomini emanano odore di dopobarba. Ma oggi è mille volte peggio, perché Caius fa parte del comitato decisionale. Oggi lui e altri tredici soci si riuniranno per decretare chi diventerà nuovo socio dello studio. Oggi saprò se ce l'ho fatta o se la mia vita è stata un grosso fallimento. Cosa vuoi che sia!

< < La bozza è qui... > > .Allungo la mano verso una pila di classificatori e con uno svolazzo estraggo quella che sembra la custodia di un raccoglitore. E' una vecchia scatola di ciambelle.

Mi affretto a gettarla nel cestino. < < E' qui da qualche parte, ne sono sicura... > > .Frugo con frenesia e finalmente trovo il fascicolo giusto. Grazie a Dio. < < Eccola! > >

< < Non so proprio come riesca a lavorare in questo disordine, Isabella > > .La voce di Caius è asciutta e sprezzante, i suoi occhi tremendamente seri.

< < Se non altro è tutto a portata di mano! > > .Azzardo una risatina, ma lui resta impassibile. Agitata e col cuore in gola, sposto la sedia, e una pila di lettere di cui mi ero dimenticata frana a terra.

< < Sa, un tempo vigeva una regola per cui le scrivanie dovevano essere sgombre per le sei di sera. Forse faremmo meglio a ripristinarla > >

< < Forse! > > .Mi sforzo di sorridere, ma Caius mi rende sempre più nervosa.

< < Isabella! > > .Una voce affabile ci interrompe. Mi volto, confortata, e vedo Aro venirci incontro nel corridoio. Aro è il socio anziano che preferisco. Ha capelli neri sempre perfettamente acconciati, e un gusto vistoso in fatto di cravatte. Oggi, ad esempio, ne indossa una rosso brillante con disegnini cachemire, e un fazzoletto da taschino coordinato. Mi saluta con un gran sorriso che contraccambio, sentendomi subito più rilassata. Sono sicura che è lui quello che sostiene la mia nomina a socio. Sono sicura che è Caius quello che si oppone. Aro è lo spirito libero dello studio, quello che infrange le regole, che le fa, quello che non da importanza a sciocchezze tipo scrivanie in disordine.

< < Una lettera di apprezzamento per te, Isabella > > Aro mi rivolge un sorriso raggiante e mi porge un foglio < < Nientemeno che dal presidente della Forbes > >

Sorpresa, prendo il foglio di carta intestata e do uno sguardo allo scritto vergato a mano: "grande stima...prestazioni sempre professionali..."

< < Ho saputo che gli hai fatto risparmiare qualche milione di dollari. E lui non se lo aspettava > > Aro ammicca. < < E' al settimo cielo > >

< < Ah, sì > > Arrossisco leggermente < < Una cosa da niente. Ho soltanto notato un'anomalia nel modo in cui stavano organizzando la struttura finanziaria > > .

< < Evidentemente gli hai fatto un'ottima impressione > > Aro inarca le sopracciglia < < Vuole che d'ora in avanti sia tu ad occuparti di tutti i suoi contratti. Eccellente, Isabella! Brava > >

< < Ehm... grazie > > Rivolgo un'occhiata a Caius giusto per vedere se la notizia l'ha colpito, ma lui sfoggia ancora quella sua aria d’impaziente disapprovazione.

< < Voglio che si occupi di questo > > dice Caius e mi molla un fascicolo sulla scrivania. < < Ho bisogno di due diligence entro quarantott'ore > > .

Oh, no! Guardo il voluminoso fascicolo e mi sento mancare. Mi ci vorranno giorni. E stasera ho anche la festa di Mike. Per non parlare del viaggio a Las Vegas nel week-end.

Caius continua ad affidarmi lavori extra di cui lui non ha voglia di occuparsi. A dire il vero tutti i soci lo fanno, anche Aro. Il più delle volte non me lo dicono neppure: si limitano a lasciare il fascicolo sulla mia scrivania con un appunto illeggibile e si aspettano che io esegua.

< < Qualche problema? > > i suoi occhi si stanno facendo piccoli.

< < Certo che no > > rispondo con il tono vivace e zelante di un potenziale futuro socio. < < Ci vediamo alla riunione > >

Mentre esce, lancio un'occhiata all'orologio. Le 10.22. Ho esattamente otto minuti per accertarmi che tutti i documenti riguardanti l'accordo Melbook siano in ordine. Apro il fascicolo e sfoglio le pagine, alla ricerca di errori, di lacune. Ho imparato a leggere molto più velocemente da quando lavoro alla Volterra.

Anzi, faccio tutto più veloce. Cammino più veloce, anche se spesso inciampo, parlo più veloce, mangio più veloce...faccio sesso più veloce...

Di quest'ultima parte Mike non è molto entusiasta, ma d'altronde siamo entrambi impegnati con il lavoro e so che, anche se non lo da a vedere, capisce perfettamente la situazione del sesso una volta al mese in sei minuti.

< < Isabella? > > Una voce interrompe le mie riflessioni. E' Jane, la mia segretaria. Lavora con noi solo da qualche settimana e non la conosco ancora bene. < < E' arrivato un messaggio per te, mentre eri via. Una certa Ava > >

Vedendo il mio sguardo smarrito, continua dicendo < < La tua donna delle pulizie. Vuole sapere dove tieni i sacchetti per l'aspirapolvere > >

La guardo ancora senza capire.

< < I cosa? > >

< < I sacchetti per l'aspirapolvere > > ripete Jane, paziente. < < Non riesce a trovarli > >

< < E perché l'aspirapolvere dovrebbe stare in un sacchetto? > > chiedo perplessa. < < Deve forse portarlo da qualche parte? > >

Jane mi scruta come se non capisse se sto scherzando o se faccio sul serio.

< < I sacchetti che vanno dentro l'aspirapolvere > > dice, scandendo le parole < < Sai, per raccogliere la polvere? > >

< < Ah! > > faccio io, portandomi la mano alla fronte < < Quei sacchetti! Ehm...> >

Aggrotto la fronte con aria pensierosa, come se avessi la risposta sulla punta della lingua. La verità è che non riesco neppure a visualizzare il mio aspirapolvere. L'ho mai visto? So che l'ha comprato Mike  su e-bay, ma per il resto niente.

< < Forse è una Dyson > > suggerisce lei < < Quelli non hanno sacchetto. E' a cilindro o verticale? > > Mi guarda, in attesa di una risposta.

Non so proprio di cosa stia parlando. Ma non ho alcuna intenzione di ammetterlo.

< < Ci penserò io > > dico con modi spicci, iniziando a raccogliere le mie carte < < Grazie, Jane > >

< < Aveva anche altre domande da farti > > Jane consulta i suoi appunti < < Dove sono gli addobbi per la festa? Quando arrivano il cibo e le bevande? E la torta? > >

Per un attimo continuo ad ordinare i documenti come se non avessi sentito. Ovviamente io ho ordinato tutto e comprato ghirlande e palloncini.

< < Bè... forse non l'aveva capito, ma li deve comprare > > dico alla fine, cercando di apparire disinvolta < < Non mi sembra difficile da capire... > >

< < Ha detto che non ha trovato i soldi > > Jane aggrotta la fronte < < Ha detto che sul tavolo non ci sono > >

Okay, penso che debba dirgli qual'é il mio nascondiglio segreto per le urgenze.

< < Dille di guardare nel mio cassetto della biancheria. Ora devo fare una telefonata > > dichiaro con aria dispiaciuta, indicando il telefono. Fortunatamente Jane esce velocemente dal mio ufficio senza fiatare.

Non ho tempo per queste cose. Voglio dire, i sacchetti per l'aspirapolvere. Per l'amor di Dio, non so neppure come sono fatti, figuriamoci dove comperarli...

E poi ho una folgorazione. Ne comprerò una nuova. Di sicuro arriverà con il sacchetto già inserito.

< < Bells > >

< < Eh? Cosa c'è? > > Faccio un salto, allarmata, e apro gli occhi. Jacob Black è sulla soglia del mio ufficio. Jacob è il mio miglior amico sin dal liceo. Abbiamo anche frequentato l'università insieme e dopo il diploma siamo stati entrambi assunti alla Volterra. Ricordo come fosse ieri il giorno che ce l'hanno comunicato. Eravamo contenti ed allegri, non abbiamo fatto altro che ridere e scherzare tutto il tempo sul fatto che presto saremmo divenuti rivali nella corsa al potere. Ridicolo! Io e Jacob rivali, mai. Ancora oggi la maggior parte del mio tempo libero lo passo con lui e, mi è difficile ammetterlo, ma Mike non ne è molto contento. Ma come si fa a resistere ad un uomo di un metro e novanta di altezza e simpatia, colorito abbronzato, occhi scuri e l'aplomb dell'avvocato elegante e sicuro di sé? Questa mattina, però, ha i capelli arruffati e gli occhi segnati da profonde occhiaie.

< < Rilassati > > dice, sorridendo < < Sono solo io. Vieni alla riunione? > >

Ha un sorriso favoloso. Non lo dico solo io, l'hanno notato tutti.

< < Oh,sì, certo > > Prendo i documenti e poi aggiungo, con noncuranza: < < Ti senti bene, Jake? Hai l'aria un po' sbattuta > >

Ha rotto con la sua ragazza. Hanno litigato tutta la notte e lei l'ha lasciato per sempre...

No, anzi, si è trasferita in Australia...

Aspetta un attimo. Io sto per sposare Mike. Amo Mike. Jacob è solo il mio migliore amico da sempre e non gli auguro niente di male, giusto?

< < Sono stato alzato tutta la notte > > dice con una smorfia. < < Quel bastardo di Caius. E' disumano > > Si lascia sfuggire un grosso sbadiglio, mettendo in mostra la dentatura bianca e perfetta.

< < Che rompipalle > > Sorrido in segno di solidarietà, e spingo indietro la sedia < < Andiamo > >

Da quando lo conosco non è cambiato di una virgola. E' intelligente, spiritoso, lavora con il mio stesso metodo, e in un certo senso...funzioniamo bene insieme, in coppia. E, sì, fra noi avrebbe potuto nascere qualcosa ma il sentimento che ci lega è solo quello dell'amicizia.

< < Allora socio > > esordisce Jake, mentre percorriamo il corridoio, diretti alla riunione.

< < Non dirlo > > sussurro, inorridita. Porta male.

< < Su, lo sai anche tu che ce l'hai fatta > >

< < Io non so nulla > >

< < Isabella, tu sei l'avvocato più brillante del tuo anno. E sei quella che lavora di più. > >

Sbuffo sonoramente e lui lascia cadere il discorso.

< < Non hai fatto le prove davanti allo specchio per la foto da mettere sul sito web dello studio? > > Jacob assume una posa pensierosa con il dito appoggiato al mento. E' davvero un comico nato. < < Signorina Isabella Swan, socio > >

< < Non ci ho neppure pensato > > dico, alzando gli occhi al cielo con aria sdegnata.

< < Ho sentito che la tua presentazione li ha lasciati tutti di stucco > > aggiunge Jacob, più serio.

Il mio sdegno svanisce in un secondo < < Davvero? > > dico, cercando di non apparire troppo ansiosa < < L'hai sentito veramente? > >

Incrocia le braccia al petto e mi guarda divertito < < Già. Commetti mai errori, Isabella Swan? > >

< < Oh, un sacco di errori > > rispondo, allegra < < Credimi > >

< < Sai Bells, un errore non è un errore... > > Jacob fa una pausa < < a meno che non vi si possa porre rimedio > > Mentre pronuncia queste parole i suoi occhi sembrano penetrare più a fondo nei miei. O forse sono soltanto un po' lucidi per la nottata insonne. Non sono mai stata troppo brava ad interpretare questi segni. Avrei dovuto laurearmi in questa materia, anziché in legge. Sarebbe stato molto più utile. Laureata in lettere con specializzazione in " Cosa pensa l'esemplare maschio "

< < Pronti? > > La voce sprezzante di Caius alle nostre spalle ci fa trasalire. Mi volto e vedo una falange di uomini sobriamente vestiti, insieme a un paio di donne altrettanto sobriamente vestite.

< < Certo > > Jake fa cenno d'assenso col capo di direzione di Caius, poi si volta verso di me e mi fa l’occhiolino.

O forse dovrei semplicemente iscrivermi a un corso di telepatia.

 

 

 

Stranamente dopo sei ore la riunione è finita. Dico stranamente non perché mi piaccia ascoltare per ore la gente discutere e cambiare idea, ma perché la volta precedente siamo rimasti rinchiusi in questa stanza per nove ore. Nove ore che hanno provocato volti accalorati, animi accesi ed urla esasperate. Nove ore d'inferno.

La più bella notizia però è che arriverò in tempo alla festa di Mike. Provo un desiderio improvviso di urlare: "Evviva!"

Ma non sarebbe un comportamento da socio.

Raccolgo le mie carte, le infilo nella valigetta e mi alzo dalla sedia.

< < Ah, Bells, dimenticavo > > .Jacob sta venendo verso di me. < >

< < Perché? Puoi farglieli tu di persona questa sera > > dico confusa.

< < Bells mi dispiace, ma proprio non posso venire. Però so come farmi perdonare > > .Sembra davvero dispiaciuto e convinto di riuscire a rimediare. Ci tenevo ad averlo con me, d’altronde lui c’è sempre stato. Oggi però ha qualcosa di meglio da fare … e non me lo vuole dire.

Mantengo il sorriso stampato in faccia e dico: < < Se lo dici tu … > > .Si sente molto la nota sconsolata?

Sto già prendendo la valigetta, quando mi afferra un braccio.

< < Non dovrei farlo ma... > > mormora, spingendosi verso di me < < ce l'hai fatta, Bells. Sei diventata socio. Riceverai la comunicazione ufficiale tra un'ora > >

Avverto una calda fitta di gioia al petto. Per un attimo non riesco neppure a respirare.

Ce l'ho fatta. Ce l'ho fatta!

< < Io non ti ho detto nulla, d'accordo? > > .Il suo volto si increspa in un sorriso orgoglioso. < < Brava, mia piccola Bells! > >

< < Grazie > > riesco a rispondere anche se la voce alla fine cede.

< < Ci vediamo dopo. Ti farò le congratulazioni come si conviene > > Si volta ed esce fuori dalla sala riunioni. Gli ho già perdonato tutto. Resto sola a fissare fuori dalla finestra.

Sono diventata socio.

Oh, mio Dio. Oh, mio Dio. OH, MIO DIO!

Corro nel mio ufficio, zittendo con un gesto della mano Jane, che si è già alzata per comunicarmi qualcosa. Non voglio vedere nessuno. Solo io e la mia euforia.

Sbatto la porta alle mie spalle e tiro fuori uno specchietto da borsetta, osservo il mio viso allegro. Ho le guance di un rosa acceso. Provo un desiderio irrefrenabile di balzare in piedi e urlare: "Sì!". Ho voglia di mettermi a ballare e urlare. Come faccio a resistere un'altra ora? Come posso restarmene qui seduta e calma? Non riesco a concentrarmi sul rapporto per Caius.

Mi alzo e vado allo schedario, giusto per fare qualcosa. Apro un paio di cassetti a caso e li richiudo. Poi, mentre mi giro, vedo la mia scrivania ingombra di carte e fascicoli, con una pila di libri in bilico sul terminale del computer.

Caius ha ragione. Ecco il modo perfetto per impiegare un'ora. 17.00-18.00: ottimizzazione materiale cartaceo. Abbiamo persino un codice per questo sul foglio di presenza.

 

 

 

Avevo dimenticato quanto io detestassi riordinare. Mentre frugo tra la confusione della mia scrivania esce fuori di tutto. Lettere dello studio, contratti da archiviare, vecchi inviti, appunti...un opuscolo dello yoga...un CD che ho comprato tre mesi fa e che credevo di aver perso, il biglietto di Aro dello scorso Natale, che lo ritrae in costume da Babbo Natale... Sorrido e lo metto nel mucchio delle "Cose a cui trovare posto"

Ci sono anche delle targhe, i pezzi di perspex incisi e montati che riceviamo quando concludiamo un grosso contratto. E...oh, Dio, mezza barretta di Marx che evidentemente per qualche motivo non sono riuscita a finire. La getto nel cestino e con un sospiro mi dedico ad un'altra pila di carte. Non dovrebbero darci delle scrivanie così grandi. Non riesco a credere che ci sia tutta questa roba qui sopra.

Socio! La parola mi attraversa la testa come un fuoco d'artificio sfavillante. SOCIO!

Smettila, mi rimprovero. Concentrati su ciò che stai facendo. Mentre tiro fuori un vecchio numero del "Lawyer" chiedendomi perché mai l'abbia conservato, cadono a terra alcuni documenti tenuti insieme da una graffetta. Li raccolgo e scorro la prima pagina, pronta a passare subito a qualcos'altro. E' un promemoria di Aro.

 

Oggetto: Bank of America

Ti trasmetto in allegato l'obbligazione di pagamento per la Flint Ltd. Ti prego di provvedere alla registrazione presso l'Ufficio del registro delle imprese.

 

Lo guardo senza grande interesse. La Bank of America è un cliente di Aro, ed io ci ho avuto a che fare solo una volta. L'oggetto è un prestito di cento milioni di dollari alla Flint e io non devo fare altro che registrarlo entro ventuno giorni all'ufficio del registro. E' una delle tante incombenze che i soci mi lasciano sulla scrivania. Bè, d'ora in avanti non succederà più, penso con determinazione. Anzi, credo che lo passerò a qualcun altro, adesso. Automaticamente guardo la data.

Poi la guardo di nuovo. E' datato 1 Settembre. Sei settimane fa? No può essere.

Perplessa, sfoglio velocemente le pagine per vedere se si tratta di un errore di battitura. Deve trattarsi di un errore di battitura... ma la data è la stessa dappertutto: 1 Settembre.

1 Settembre?

Resto a fissare il documento, paralizzata. E' rimasto sulla mia scrivania per sei settimane?

No...no. Non è possibile. Vorrebbe dire che...

Vorrebbe dire che ho lasciato passare la data di scadenza. Deglutisco. Devo aver letto male. Non posso aver commesso un errore così banale. Io registro sempre le transizioni prima della scadenza.

Chiudo gli occhi, cercando di calmarmi. Devo aver preso un abbaglio. E' tutta colpa dell'eccitazione per essere diventata socio. Deve avermi annebbiato il cervello. Okay. Controlliamo di nuovo con attenzione.

Apro gli occhi e guardo il promemoria...ma dice esattamente la stessa cosa di prima. Ti prego di provvedere alla registrazione. Data 1 Settembre, nero su bianco. Il che significa che ho esposto il nostro cliente a un prestito non garantito. Il che significa che ho commesso l'errore più elementare che un legale possa fare.

Il mio entusiasmo è svanito. Provo un senso di gelo alla spina dorsale che si arrampica per ogni vertebra. Sto cercando disperatamente di ricordare se Aro mi ha detto qualcosa a proposito dell'accordo. No, non ricordo neppure che me ne abbia parlato. Ma perché avrebbe dovuto? E' un semplice prestito. Una cosa che solitamente facciamo ad occhi chiusi. Avrà dato per scontato che io abbia eseguito i suoi ordini. Si sarà fidato di me. Oh, Gesù.

Sfoglio di nuovo le pagine, questa volta più in fretta, alla ricerca di una scappatoia, di una clausola che mi faccio esclamare: "Ma certo!". Ma non c'è. Stringo il documento fra le mani, stordita. Come può essere successo? L'ho messo da parte, pensando di occuparmene in un secondo tempo? Non ricordo. Non riesco proprio a ricordare.

E adesso cosa faccio? Un'ondata di panico mi assale mentre valuto le conseguenze. La Bank of America ha concesso un prestito di cento milioni di dollari alla Flint. E non essendo stato registrato, questo prestito non è garantito. Se la Flint fallisse domani, la Bank of America finirebbe in fondo alla lista dei creditori...e probabilmente resterebbe con un pugno di mosche.

Sto cercando di mantenere la calma, ma dentro di me sta montando il panico. Devo affrontare la cosa. Ho commesso un errore.

Cosa faccio? Il mio corpo è teso come la corda di un violino, la paura mi attanaglia lo stomaco. Non riesco a pensare in maniera coerente...

E poi, all'improvviso, mi tornano in mente le parole di Jacob e provo un ondata di sollievo quasi dolorosa. "Un errore non è un errore a meno che non vi si possa porre rimedio".

Sì. Il punto è che posso porvi rimedio. Posso ancora registrare il prestito.

Sarà atroce. Dovrò informare la banca di ciò che ho fatto, e la Flint, Aro e Caius. Dovrò preparare una nuova documentazione. E, cosa peggiore, vivere sapendo che tutti sono a conoscenza dell'errore che ho commesso, un errore stupido e avventato, che solo un tirocinante potrebbe fare.

Potrebbe significare la fine del mio status di socio. Il pensiero squarcia la mente e per un istante mi sento morire. Ma non c'è altra scelta. Devo rimediare.

Mi collego velocemente al sito web dell'ufficio del registro delle imprese e faccio una ricerca sulla Flint. Se nel frattempo non è stato registrato alcun prestito, non sarà cambiato nulla...

Fisso lo schermo, incredula.

No.

Non può essere.

Un prestito di cento milioni di dollari è stato registrato la scorsa settimana da una società che si chiama Malden. Il nostro cliente è l'ultimo dei creditori.

Il mio cervello va in tilt. Non va bene. Non va affatto bene. Devo parlare con qualcuno, in fretta. Devo fare subito qualcosa, prima che vengano registrate altre transizioni. Devo...devo dirlo ad Aro. Ma la sola idea mi paralizza.

Non posso farlo. Non posso andare da lui e annunciargli che ho commesso l'errore più banale del mondo mettendo a rischio cento milioni di dollari del nostro cliente. Quello che farò è...provare a risolvere questo casino prima di parlarne con qualcuno. Cercherò di limitare i danni. Sì, certo, prima dell'ora di cena tutto sarà risolto. Chiamerò prima la banca. Prima li informo, meglio è.

Sfoglio il contratto allegato al promemoria e trovo il nome e il numero di telefono del contatto alla Bank of America. John Dallas. Lui è l'uomo che devo chiamare. E' l'uomo a cui devo rovinare la giornata e confessare di aver sbagliato. Con le mani tremanti sollevo il ricevitore. Mi sento come se mi stessi facendo forza per tuffarmi in un orrendo pantano infestato da sanguisughe.

Per qualche istante resto immobile a fissare la tastiera. Alla fine allungo la mano e compongo il numero. Mentre squilla, il mio cuore comincia a scandire un ritmo frenetico.

< < John Dallas > >

< < Salve > > dico, cercando di mantenere un tono di voce professionale. < < Sono Isabella Swan della Volterra. Non credo che ci siamo mai incontrati di persona > >

< < Salve, Isabella > > Sembra un tipo abbastanza cordiale, ma si sa: le apparenze ingannano < < In cosa posso esserle utile? > >

< < La chiamo a proposito...di una questione tecnica. Si tratta... > > Non riesco quasi a pronunciare il nome < < Si tratta della Flint > >

< < Oh, allora ha saputo > > dice lui < < lei notizie viaggiano in fretta > >

La stanza sembra rimpicciolirsi. Stringo il ricevitore con più forza.

< < Sentito...cosa? > > La mia voce risulta più acuta di quanto vorrei < < Io non ho sentito nulla > >

< < Oh! Credevo mi stesse chiamando per quello > > .Fa una pausa, e lo sento gridare a qualcuno di cercare qualcosa su Google. < < Sì, hanno chiamato oggi gli amministratori giudiziari. Evidentemente il loro ultimo, disperato tentativo di salvarsi non ha funzionato... > >

Sta ancora parlando, ma io non riesco a sentire cosa dice. Ho la testa completamente vuota. Macchie nere mi danzano davanti gli occhi.

La Flint sta fallendo. Non ci sarà una nuova documentazione. Mai più.

Non potrò registrare la transizione. Non posso rimediare. Ho fatto perdere cento milioni di dollari alla Bank of America.

Mi sembra di avere le allucinazioni. Ho voglia di mettermi a balbettare per il terrore. Ho voglia di sbattere giù il ricevitore e cominciare a correre. Ma non posso, Una piccola parte di me, forse la più temeraria e dignitosa, me lo impedisce. Devo affrontare le conseguenze.

La voce di John Dallas si insinua nella mia coscienza.

< < In effetti, è un bene che lei mi abbia chiamato > > Lo sento battere su una tastiera, completamente rilassato. < < Sarà meglio che ricontrolliate le garanzie di quel prestito > >

Per qualche istante non riesco neppure a parlare.

< < Sì > > dico alla fine con voce roca. Poso il ricevitore, tremante. Sto per vomitare. Ho combinato un casino. Un casino così grosso che non ...

Non posso neppure...

Io non ho mai visto quel documento prima d'ora. Neppure da lontano. Dev'essere stato messo sopra la mia scrivania e subito dopo coperto con qualcosa. Un fascicolo, una pila di contratti, una tazza di caffè.

Un errore. Un terribile sbaglio. L'unico che abbia mai fatto . Vorrei svegliarmi e scoprire che si è trattato solo di un incubo, un film che è accaduto a qualcun altro. Una storia che sto ascoltando in un pub, ringraziando la mia buona stella che non sia capitato a me.

Invece è capitato a me. A me. La mia carriera è finita. L'ultimo che ha commesso un errore del genere alla Volterra è stato Stephen Smart, che ha fatto perdere venti milioni di dollari a un cliente, nel 1993. E' stato licenziato in tronco.

Io ne ho fatti perdere cinque volte tanto.

Respiro con affanno, mi gira la testa. Mi sento soffocare. Credo sia un attacco di panico. Mi siedo sulla poltrona reclinabile dietro la scrivania in attesa che passi.

Quando il respiro sembra essersi regolarizzato sento dei passi frettolosi. Aumentano vorticosamente come il mio mal di testa, fino a che non mi trovo sulla soglia della porta Jacob. La sua espressione è un misto di emozioni. Rabbia, sorpresa, fatica, frustrazione si mescolano in un mix letale e doloroso. Non avrei mai voluto vederlo così.

< < Isabella > > dice, vedendo l'affanno e il terrore sul mio volto < < Lo sanno tutti > >

Sospiro < < Lo so > > Chiudo gli occhi e mi appoggio con la testa allo schienale, in cerca di sostegno.

< < Com'è potuto succedere? > > Sembra scioccato quanto me. < < Come diavolo hai potuto compiere un errore così banale?Voglio dire...Cristo Bells > >

< < Non lo so > > sussurro, intontita < < Io...io non l'ho mai visto. E' stato un errore > >

< < Tu non fai mai errori! > > esclama avvicinandosi. Ormai è di fronte a me.

< < Bè, invece l'ho fatto! > > urlo, frustrata. Io non sono Dio. Non sono perfetta. Errare è umano, soprattutto quando si hanno tante cose per la testa. Perché questa volta non è perdonabile? Perché mi sento così male?

La tensione è alle stelle e sento le lacrime arrivate. Sbatto le palpebre e le ricaccio dentro per non farmi vedere debole davanti a Jake, per mantenere un minimo di dignità.

< < Cosa sta succedendo? > > La mia voce è ridotta ad un sussurro.

< < Niente di buono > > risponde con un sospiro < < Caius cerca di limitare i danni. Sta parlando con i legali della Flint e con la banca... e con l'assicurazione ovviamente > >

L'assicurazione. L'assicurazione che copre i danni causati dallo studio. All'improvviso mi invade una speranza quasi esilarante. Se l'assicurazione paga senza fare storie, forse le cose non sono poi così brutte come pensavo...

Ma nell'attimo in cui mi abbandono all'ottimismo, so di essere come quei viaggiatori che vedono i miraggi tra le dune sabbiose del deserto. Le assicurazioni non rimborsano mai l'intero ammontare. Talvolta non rimborsano proprio niente. Talvolta pagano, ma poi ti aumentano il premio a livelli inaccettabili.

< < Cos'ha detto l'assicurazione? > > domando con un groppo in gola.

< < Per adesso non ha detto ancora niente > > sussurra sconsolato.

< < Bene > > Mi passo una mano sul volto, cercando di trovare il coraggio di fare la domanda seguente < < E...di me...cosa dicono? > >

Jacob non risponde.

Quando comprendo il significato del suo silenzio, mi sento vacillare come se stessi per svenire. Alzo lo sguardo e la sua espressione non lascia spazio ai fraintendimenti. Ecco la risposta.

< < E' finita, non è vero? > > .Cerco di sembrare calma, ma la mia voce trema senza controllo.< < La mia carriera è finita > > 

< < Io...io questo non lo so. Ora si sono riuniti in consiglio per decidere se buttarti fuori o no. Non ti resta che aspettare > > risponde con lo sguardo basso. Non riesce neanche più a guardarmi in faccia.

< < Non posso. Non ce la faccio > > balbetto, mentre il tono mi si alza per l'angoscia < < Non mi sento di affrontare nessuno > >

Mi alzo dalla sedia, afferrando prontamente sia la giacca che la valigetta. Me ne devo andare. Subito.

< < Aspetta. Non puoi fare così. Bells, ragiona! Penseranno che sei una vigliacca. Che non vuoi affrontare la situazione. Sai di non esserlo! > > mi urla Jacob alle spalle.

Forse è proprio quello che sono. Una vigliacca che scappa con la coda tra le gambe. Però non riesco a fermarmi. Continuo a correre verso l'uscita.

< < Jacob, ho da fare adesso. C'è la festa di Mike > > dico, prima che le porte dell'ascensore si chiudano.

 

 

 

< < Mike non se lo immagina nella maniera più assoluta > > dico, mentre infilo le candeline nella torta, sormontata da una massa candida di panna. E' a due piani, completamente ricoperta di cioccolato e con un interno da far invidia alle torte matrimoniali più elaborate. Ammetto che questa non era la mia idea originale, ma a quanto pare Ava non la pensava come me.

< < Ma...sei patetica o... > > Jessica lascia in sospeso la frase e posiziona l'ennesimo regalo sopra l'apposito tavolino.

< < Che c'è? Dici che ho esagerato? E' troppo? > >

< < No...mi pare la giusta dose di esagerazione  > > risponde Jessica guardandosi attorno, mentre Angela ridacchia alle nostre spalle. Hanno ragione a ridere, in fondo dell'arredamento della casa non c'è più traccia. Al suo posto vi sono palloncini all'elio, ghirlande e festoni colorati e sgargianti, coriandoli multicolore e, ciliegina sulla torta, un enorme cartellone con su scritto: Buon compleanno Mike!

Più patetico di così...

Ho perso il lavoro ed ora ,per non scoppiare a piangere davanti a tutti i presenti, mi sto impegnando nella preparazione della festa per il mio fidanzato, che non vedo più di due ore al giorno. Ammettiamolo, il lavoro era la mia unica ragione di vita o almeno qualcosa con cui impegnare la giornata. Ed ora non c'è più. Prima potevo essere orgogliosa del mio posto alla Volterrama, adesso non mi sento abbastanza ne per Mike ne per la vita che conduco. Sono una fallita. Il solo pensiero di queste ultime ore mi provoca un pizzicorio agli occhi, sintomo di un imminente pianto associato ad una tremenda crisi isterica.

< < Ehi, ti senti bene? > > La voce preoccupata di Angela mi riporta alla realtà. La mano sulla mia spalla è incoraggiante e rassicurante, ma non abbastanza per farmi pensare che tutto sarà facile.

< < Sì,certo. Sono solo preoccupata per la reazione di Mike. E se non fosse contento di tutto questo? > > mento, indicando la casa. Una parte di me la pensa davvero così, ma questo non è di certo fonte di preoccupazione. Il vero problema è un altro: cosa dirà Mike una volta saputo del mio licenziamento? E Jessica e Angela?

< < Non ti preoccupare. Sarà entusiasta della tua fantastica sorpresa > > risponde sicura Angela, mentre io continuo a torcermi nervosamente le mani. E se lo venissero a sapere prima che io glielo abbia detto?

< < Io non ne sarei così sicura. Tutti odiano le feste a sorpresa. La gente si nasconde e poi sbuca fuori all'improvviso. E' spaventoso! > > . Sempre la solita Jessica. Ogni volta a rovinare le mie certezze o le mie speranze. Per una volta non mi poteva illudere?

< < Grazie. Sei rassicurante. > > ironizzo, mettendomi in testa un capellino di carta a forma di cono.

Quando lei sta per ribattere la zittisco con un gesto della mano ed intimo a tutti gli invitati di fare silenzio. Mi pare di aver sentito il rumore dell'ascensore in salita. Potrebbe essere Mike. Tendo l'orecchio in ascolto ed i miei sospetti vengono confermati: il festeggiato sta per arrivare. Mi tolgo velocemente il cappellino e dico: < < Statemi tutti a sentire. Mike sta arrivando, quindi nascondetevi e quando entriamo voi uscite e dite "sorpresa!". Tutto chiaro? > >

< < Funzionano così le feste a sorpresa? Prendo appunti... > > dice Jessica mentre indietreggia verso il divano.

< < Ok, nascondetevi. Veloci, veloci! > >

Esco nel pianerottolo ed aspetto che le porte dell'ascensore si schiudano davanti ai miei occhi, rivelando Mike. Mi riprometto di non pensare alla perdita del mio lavoro almeno per questa sera e di essere felice, all'apparenza, certo.

< < Ciao, amore. Bentornato a casa. Buon compleanno! Okay, ora vieni dentro > > dico, abbracciandolo appena si avvicina e cercando di baciarlo. Gira velocemente il volto e mi ritrovo a posare le labbra sulla sua guancia, ma fa lo stesso. L'importante è che entri in casa.

< < Forza, tesoro. Entra! > > lo esorto, tentando di trascinarlo oltre la soglia.

< < Senti Bella, dobbiamo parlare > > .La sua voce è atona, senza emozioni, il suo viso stanco. Una strana sensazione si impossessa di me. Una brutta sensazione. Lo stomaco si contorce, ma non lo do a vedere. Devo solo farlo entrare e il peggio sarà fatto.

< < Okay, andiamo dentro > > insisto, ma continua a rimanere impalato. Sembra inchiodato all'atrio!

< < No, no...non posso > > sospira < < Altrimenti non lo farò mai più > > prende la base del naso tra il pollice e l'indice ed inizia a massaggiarsela stancamente < < Non c'è un modo facile per dirlo. Non c'è mai un modo facile per fare certe cose > >

< < Okay, allora non dirlo > > tento per l'ultima volta, anche se ormai non sono più sicura che cederà. Intanto la stretta allo stomaco si fa più forte < < Pensalo. Poi più tardi cercherò di scoprire cosa stavi pensando. Ti va? Adesso entriamo in casa > > aggiungo con voce stridula. Il nervosismo si fa strada ed ormai è ben visibile sul mio viso.

< < No, no. Aspetta. Non posso aspettare, Bella > > porta una mano alla fronte, come se stesse pensando alle parole da dire. Come se dovesse spiegare qualcosa di estremamente difficile. Brutto segno.

< < Okay > > acconsento con un sussurro titubante e mi paro davanti a lui, con le braccia incrociate sotto il seno.

< < Tu sai che ho un lavoro molto importante, giusto? > > chiede, ma non aspetta neanche una mia risposta. Continua imperterrito, mentre io aspetto con ansia che continui. < < Allora, quando torno a casa voglio vedere la mia fidanzata distesa sul divano in lingerie sexy, la cena a lume di candela, che ha preparato, pronta in tavola. Voglio passare del tempo con lei senza stress ed impegni. Come tutte le coppie. Ma ogni volta tutto è così sfibrante, e tu sei sempre super in palla con il tuo lavoro, tutti i tuoi programmi ed impegni. Ami pianificare ogni minuto della vita e la maggior parte del tempo lo passi alla Volterra > > prende un profondo respiro, portandosi le mani tra i capelli < < Io non voglio sposarti Bella. Io ti lascio. Anzi questa è casa mia > > dice ripensandoci < < quindi, tecnicamente, saresti tu quella che se ne deve andare > >

Non riesco a capire. Mi sta lasciando? Che abbia saputo del mio licenziamento?

Dentro di me il vuoto si fa spazio. Credevo che se mai fossi stata lasciata da Mike avrei provato un immenso dolore al petto, il cuore spezzarsi e il respiro venire a meno. Forse ho visto troppi film, ma è proprio così che lo immaginavo. Invece niente.

Soffro, ma non per il fatto che non starò più con Mike, che non lo potrò più baciare. Riesco solo a pensare ad una cosa: non ho più un lavoro ed ora neanche una casa e delle entrate. La mia vita è rovinata.

Le lacrime che ho trattenuto finora iniziano a sgorgare. Gocce calde mi rigano le guance. Singhiozzi pesanti iniziano a perforarmi il petto, accompagnati da lamenti ed altre lacrime salate. Sto tremando ed ormai il mio viso è del tutto contratto dal dolore.

< < Ma piangi? > > chiede il mio ex, sorpreso. Credeva che dopo avermi lasciato così, senza giri di parole, non avrei reagito?

Non riesco neanche a parlare. Sono troppo triste e furiosa allo stesso tempo. Voglio solo rimanere sola e versare tutte le lacrime che trattengo da troppo tempo. Voglio sentirmi libera di ogni peso.

Gli rivolgo uno sguardo di ghiaccio e rientro dentro casa, accendendo la luce.

Le persone nascoste escono lente e titubanti, come se avesse paura della mia reazione.

< < Sorpresa... > > mormora Jessica, alzandosi da dietro il divano, seguita da Angela.

Mi ero dimenticata ci fossero tutte queste persone nascoste. Meglio! Almeno possono vedere che balordo stronzo è Mike.

< < Merda > > impreca Mike,entrando in casa e vedendo tutti i nostri migliori amici nascosti per fargli una sorpresa.

< < Già > > sussurra Jessica, annuendo con il capo, arrabbiata.

Non riesco a rimanere un minuto di più. Percorro il corridoio ,sbattendo rumorosamente i piedi sul pavimento, ed entrata in camera mi chiudo la porta alle spalle.

< < Cazzo! > > urlo con tutta la rabbia che ho in corpo. Mi porto una mano tra i capelli e li stringo in un pugno, come se così facendo potessi calmarmi. Oggi sono troppo incavolata per farlo. Mi guardo intorno e decido che sono troppo matura per buttare a terra tutti i possedimenti di Mike. Non è da me. Così, apro con furia l'armadio ed inizio i preparativi del mio imminente, se non istantaneo, trasloco.

< < Vuole che me ne vada? Bene! Tanto non mi merita! > > . Sfogo la rabbia repressa buttando tutti i miei vestiti sul letto e mettendoli alla rinfusa dentro la valigia che tengo sotto di esso. Quando ho finito, mi alzo con il fiatone e mi guardo nuovamente intorno. Ammetto a me stessa che non sono abbastanza forte per evitare una piccola vendetta e così prendo il vaso preferito di Mike e lo scaravento a terra, dove va in frantumi.

< < Ecco il tuo favoloso vasetto Mike! In frantumi come il tuo cervello! > > .Ormai la furia domina il mio corpo, rendendomi schiava di essa. Ho solo voglia di spaccare tutto!

Apro tutti i suoi cassetti e li svuoto a terra, iniziando a pestare con i tacchi i calzetti e le cravatte. Comportamento infantile, direte, ma assolutamente soddisfacente e liberatorio.

Infine, dopo aver esaurito tutta la forza che ho in corpo , mi sdraio sul letto e le lacrime ricominciano a sgorgare. Sento il mio cuore battere frenetico ed il respiro troncarmi il fiato. I singhiozzi raschiano la gola fino alle labbra e la mia forza di reagire è pari a zero.

< < Vaffanculo tutto > > sussurro stanca e mi abbandono alle braccia di Morfeo, con ancora il pianto in gola.

 

 

 

 

 

Non so davvero come scusarmi e come ringraziarvi per la vostra pazienza. Mi dispiace tantissimo!

Lo so che queste umili scuse non bastano, ma davvero non conosco un altro modo per ringraziarvi se non questo: pubblicare una nuova storia.

Ora voi direte, ma che ce ne frega di un’altra storia se non continui le altre?! Lo so, lo so … ma questa storia ce l’ho pronta già da un bel po’ e ,dato che non posso continuare le altre perché ho molti impegni che me lo impediscono, ho deciso di postarla. La maggior parte dei capitoli sono già scritti quindi l’aggiornerò tutte le domeniche, impegni permettendo. Naturalmente quando questo tremendo periodo sarà finito porterò a termine anche le altre. Lo prometto!

Comunque ci tengo a questa storia, anche perché prenderà momentaneamente il posto delle altre quattro di cui non vorrei farvi sentire la mancanza (anche se so che è impossibile perché questa non ha niente a che fare con le altre, tranne i personaggi di Twilight)

Un piccolo quadro generale: i personaggi sono tutti umani e ci saranno tutti (intendo proprio tutti), vi anticipo che non mancherà Forks e neanche La Push. Ops, ho detto troppo. I capitoli sono più o meno di questa lunghezza (15 pagine) che per me sono un record! Ancora non so quanti capitoli ci saranno in totale, ma appena lo saprò ve lo comunicherò.

L’inizio, come avrete potuto leggere, non è dei migliori, ma non mancheranno colpi di scena, momenti divertenti e romantici. Comunque tutto quello che posso dirvi è scritto nell’introduzione.

Che altro dire? Spero che questo primo capitolo vi abbia incuriosito, anche se non c’è molto tranne la vita distrutta di Bella. La vera e propria storia inizierà dal prossimo, quando entrerà in scena il personaggio maschile che più ci fa sbavare …  chissà chi è? XD

Comunque per i primi tre capitoli ho preso spunto da Notte brava a Las Vegas (quindi chi l’ha visto può immaginare cosa succederà), il resto però è tutto di mia invenzione.

Ultima cosa: La storia sarà tutta dal punto di vista di Bella.

Ora la smetto, anche perché credo di aver detto tutto. Se avete dubbi, richieste, consigli o volete minacciarmi perché ho interrotto momentaneamente le altre mie fan fiction, sono a vostra disposizione.

Scusate ancora!

Grazie anche solo per aver aperto questa pagina di una “autrice” che era stata data per dispersa, ora vi lascio ad un piccolo spoiler del secondo capitolo.

 

SPOILER

L’acqua calda scorre sul mio corpo e il vapore mi annebbia i sensi. Il profumo del mio shampoo preferito inonda il bagno, come se mi trovassi in un campo fiorito. Chiudo gli occhi e assaporo la sensazione di calore e pace, che solo una bella doccia può darmi. Sento i muscoli rilassarsi e la tensione scivolare via con l’acqua. Sorrido e mi beo del silenzio e della tranquillità che mi circondano. Tutti i rumori sembrano esternarsi …

Improvvisamente sento uno scricchiolio, seguito da un tonfo, ma non me ne preoccupo. In fondo sono in un albergo affollato e il baccano non manca di certo.

Poi però mi sembra di udire dei passi che si avvicinano sempre di più, ma non faccio in tempo a chiudere il flusso d’acqua per accertarmi di aver sentito bene, che la porta del bagno si spalanca.

Urlo per lo spavento e cerco di coprirmi alla meglio dalla vista dello sconosciuto appena entrato.

 

Kiaretta_96   

 

  

 

 

 

   
 
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