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Autore: Niglia    26/05/2010    4 recensioni
Ottobre, 1878. Parigi.
Il Fantasma dell'Opera non è morto. Anzi, non è mai stato più deciso a vivere di adesso. Accompagnato da dei nuovi piani di vendetta, torna nella città dalla quale è stato costretto a fuggire due anni prima, un uomo vuoto, senz'anima, con solo un nome nella testa che lo spinge a tornare a Parigi, in quello stesso teatro che in fondo è sempre stato il suo regno, la sua casa, perchè non può essere altrimenti...
E così la storia sembra ripetersi, ma c'è sempre qualcosa con cui dimentichiamo di fare i calcoli; possibile che il Fantasma possa trovarsi di fronte ad una ragazza - incredibilmente somigliante alla sua antica musa - capace di risvegliare in lui quel qualcosa che credeva essere morto per sempre?
In uno strano miscuglio di passato e presente, la strana vicenda del Fantasma dell'Opera sembra continuare a stupire e terrorizzare anche attraverso il tempo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erik/The Phantom, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapitre 12 – Seconda parte

Dove ciascuno architetta il proprio piano

 

 











 

 

 

Giulia scese velocemente le scale della cappella, conscia di essere in tremendo ritardo per la sua lezione. Era ancora abbastanza confusa dal discorso avuto quella mattina con monsieur Bamdad, e dalla sua improvvisa quanto inaspettata dichiarazione. Non credeva che l’uomo nutrisse quel genere di sentimenti nei suoi confronti, ma d’altronde non era molto brava a capire quello che gli altri sembravano volere da lei.

Solo con il suo Maestro ci riusciva, ma dopotutto doveva ringraziare la sua terribile eloquenza.

Ed ora, era il momento della verità… Iniziò a prepararsi per subire l’ira del suo insegnante, e con un sospiro si portò al centro della piccola cappella circolare. Strinse nervosamente le mani, intrecciando le dita e tormentando la gonna del suo vestito in attesa che Egli manifestasse la sua presenza. Non aveva il coraggio di chiamarlo per prima.

«Credevo di essere stato abbastanza chiaro a proposito dei ritardi.»

Giulia raddrizzò la schiena, rabbrividendo; eccolo, era arrivato. «Maestro…» Iniziò, con un filo di voce.

«Io non tollero i ritardi.» Proseguì, come se non fosse stato interrotto. «E, come se non bastasse, voi vi siete assentata dalle nostre lezioni per ben tre giorni

La sua voce ormai avvelenata esprimeva tutta la rabbia e il disappunto per la scarsa, a suo parere, partecipazione della ragazza alle loro lezioni, che sembrava quasi voler trascurare. Oh, sapeva di non essere una compagnia molto piacevole, ma aveva lei forse già scordato il loro patto?

«Mi dispiace, Maestro. Credevo sapeste… Pensavo foste a conoscenza della morte di madame Valerius… Io…» Provò a giustificarsi, sollevando il capo e voltandosi verso il punto da cui credeva provenire la sua voce.

Ma egli la interruppe, seccamente. «Non mi riguarda altro che non siano le nostre lezioni. Ogni ritardo ed ogni assenza saranno esclusivamente colpa vostra, quindi assumetevene la responsabilità.»

La ragazza trasalì, sorpresa da quella brusca risposta. Ma decise che replicare sarebbe stato del tutto inutile: perciò annuì, lentamente, chinando il capo in segno di scusa. «Si, lo so. Perdonatemi.»

Il Maestro non rispose subito; tuttavia, quando lo fece, ebbe il potere di terrorizzare Giulia ancora più di quanto già non fosse. «Dovrei punirvi, lo sapete?»

Probabilmente fu la voce atona e neutra che egli utilizzò per pronunciare quella rapida sentenza, ma il cuore della ragazza mancò di un battito, all’idea di una sua eventuale punizione. Davvero, non credeva che il suo maestro fosse così crudele… Ma già, dopotutto… Era il Figlio del Diavolo…

Deglutì, prendendo un bel respiro. «Io…» Iniziò, ma la voce le si spezzò. Poi ritentò. «Io… Vi supplico solo di non prendervela con Meg o madame Giry, né con nessun altro… Se è con me che siete arrabbiato, allora è con me che dovete prendervela. Avete ragione quando parlate di responsabilità.»

Nel buio del suo nascondiglio, avvolto dalle tenebre, Erik sussultò. Si sarebbe aspettato piuttosto che la ragazza singhiozzasse, o lo supplicasse di non rivolgere su di lei la sua ira, domandando perdono… Di certo non credeva che ella fosse capace di mantenere la voce così calma – il volto così sereno! – anche mentre conveniva con lui sul fatto di venire punita!

Per tutti i demoni dell’Inferno – quella fanciulla era davvero piena di sorprese…

Non capiva davvero che cosa gli stava succedendo, così all’improvviso! E, stando bene attento a non farsi sentire da lei, emise un breve sospiro rassegnato.

«Questa volta non importa.» Mormorò, addolcendo suo malgrado la voce irosa. Ma ci tenne a precisare: «Non voglio perdere altro tempo prezioso, oggi. Tuttavia, sappiate che non ci sarà una prossima volta.»

Il volto di Giulia si illuminò, piacevolmente sorpreso, e non riuscì a trattenere uno splendido sorriso che ebbe il potere di far ammutolire per alcuni secondi l’uomo dietro la maschera. «Vi ringrazio, Maestro.»

Egli si costrinse a scuotersi, spingendo in fondo alla sua anima quello strano brivido di calore che gli aveva attraversato il petto alla vista dell’espressione della ragazza. Cosa diavolo…? Ma non volle approfondire oltre la questione. La sua allieva attendeva di iniziare.

 

Erik si trovava nel suo studio, dove sarebbe probabilmente rimasto fino a tarda notte per poi scendere nei suoi ritrovati domini sulla riva del lago. Stava lavorando alacremente ai progetti di ristrutturazione della sua dimora sotterranea, decidendo questa volta di far sparire ogni genere di specchio e compensando con tende o drappi da appendere ai muri di pietra per renderli meno spogli. Per non parlare poi dell’organo, ormai inutilizzabile e da buttar via, che andava senza alcun dubbio sostituito… Il suo antico rifugio non poteva certo rimanere senza pianoforte.

Era talmente concentrato nel suo lavoro che non si accorse del bussare insistente alla porta dello studio, e tenne china la testa sui fogli di appunti sparpagliati sopra la sua scrivania come se niente fosse. Alla fine, però, non potè più ignorarlo ed, innervosito, esclamò: «Diavolo, Bamdad, entra pure!»

Mentre lanciava uno sguardo distratto all’orologio appeso sopra il camino acceso – la cui lancetta segnava le nove passate – la porta si aprì, ed egli volse lo sguardo ad accogliere il visitatore.

«Oh… Madame Giry. Non pensavo foste voi.» Disse, senza salutare. Poi proseguì, con la voce velata di sarcasmo. «Come mai vi aggirate per il teatro a quest’ora, come un fantasma? Non dovreste essere già a casa a proteggere i vostri pulcini?»

Gli occhi della donna si chiusero a due fessure, mentre faceva sbattere con poca grazia la porta dietro di sé; la sua rabbia era palpabile, ed Erik si accomodò meglio sulla sedia per ascoltare incuriosito ciò che ella aveva chiaramente da rimproverargli.

«È proprio di questo che voglio parlarti, maledizione!» Sbottò, raggiungendolo a grandi passi e sbattendo il palmo aperto della mano sulla sua scrivania. «Credi che io non abbia capito quello che stai facendo a quella povera ragazza?»

L’uomo sollevò un sopracciglio, sostenendo senza battere ciglio lo sguardo furioso della donna. «Ritengo che non sia affar vostro quello che io decido di fare o non fare, madame.»

Louise Giry scostò la sedia e si sedette, con la chiara intenzione di trattenersi a lungo malgrado l’orario decisamente inconsueto. «Giulia è sotto la mia protezione, Erik!» Scandì furiosa, chinandosi verso di lui. «Credi che non mi sia accorta della tua visita notturna nella sua stanza, qualche tempo fa? Pensavi di poter entrare nella mia casa senza che io venissi a scoprirlo? Inoltre, questa storia del Maestro sta andando avanti fin troppo!»

«Ve ne ha messo lei a conoscenza?» Domandò invece, limitandosi a socchiudere gli occhi con atteggiamento vagamente minaccioso.

«No, non ne ha fatto parola con nessuno. Ma io so ciò che ho sentito quella notte, e so che Giulia sparisce ogni pomeriggio per qualche ora, così come so dove va e soprattutto chi incontra!» La voce di madame si avvelenò come mai Erik l’aveva sentita, e fu per quello che la lasciò finire di parlare. «Pensi che questa volta rimarrò a guardare, eh? Credi di avermi in pugno solamente perché tu ti senti tradito da me? Non so perché ti ho assecondato per tutto questo tempo, ma ora è tempo di finirla!»

Erik rimase ad osservarla a lungo, lasciando che si calmasse prima di dare una risposta. Era la prima volta che vedeva madame così furiosa, e se da una parte ne era divertito, dall’altra ne era immensamente infastidito: come si permetteva, proprio lei tra tutti, di giudicare? Non aveva forse mantenuto il segreto anche con la piccola Christine? E sì che allora l’inganno era durato a lungo…

Con un’incredibile calma, poi, si decise a risponderle. «Sapete, madame, voi non avete la minima idea di quali siano i miei progetti per la ragazza. Dopotutto, non sembrate neppure interessata a conoscerli. D’altra parte, non potete ignorare che le capacità canore di mademoiselle Sanders siano notevolmente migliorate nelle ultime settimane, esattamente da quando io le impartisco le mie lezioni…»

«Non ho mai messo in dubbio la tua capacità di insegnare, Erik.» Ribattè Louise, cercando di rispondergli con lo stesso tono neutro e sarcastico. «Quello che mi chiedo è solo cosa tu possa volere da lei, visto che non sei il tipo da fare niente per niente.»

«Ripeto, madame, non vedo come la cosa vi possa riguardare.» Replicò, con un sibilo. «Se non sbaglio, sono stato io a trovare la ragazza, e se non fosse stato per me probabilmente ci sarebbe morta in quei sotterranei. Ve la portai esclusivamente perché ve ne faceste carico in un momento in cui io non ne ero in grado; perché sappiatelo, madame, se fossi stato in grado di curarla in prima persona non vi avrei mai – e sottolineo mai – coinvolto.»

La donna aggrottò le sopracciglia, arrabbiata. «Quindi, con questo sciocco discorso, pensi di dispensarmi dal preoccuparmi per lei? Ah!, che sciocchezza.»

Erik si alzò con un movimento infastidito. «Fate come volete!» Sbottò, versandosi un bicchiere di liquore che teneva conservato nel mobiletto dietro la scrivania. «Vi avverto solo di non immischiarvi più nei miei affari, perché questa volta, madame, non ve la farò passare liscia.»

Madame Giry si alzò a sua volta, stringendo le mani a pugno per resistere alla tentazione di lanciargli uno dei suoi preziosi fermacarte. «Lei non è Christine, Erik!» Esclamò, con l’intenzione di farlo rinsavire.

Per tutta risposta, egli si limitò a voltarsi lentamente verso di lei, stringendo gli occhi minaccioso. Tuttavia la sua voce fu pressochè atona quando le rispose. «Questo lo so benissimo, madame. Non c’è alcun bisogno che me lo rammentiate.»

Poi, dato che non sembrava intenzionato a dire altro, madame gli diede le spalle e, senza più rivolgergli la parola, uscì dallo studio sbattendo la porta.

Oh, ma non finisce qui, pensò la donna, percorrendo a grandi passi i corridoi deserti del teatro. Troverò un modo per mettere la parola fine a tutto questo. A costo di impedire a Giulia di venire a teatro, questa storia deve finire. Non permetterò che tutto si ripeta ancora una volta senza alzare un dito!

 

Tuttavia, madame scoprì ben presto che le parole erano molto più semplici dell’agire, e dovette quasi arrendersi al chiaro ascendente che Erik aveva su tutti coloro che lavoravano al teatro. Non appena il giorno dopo maestro Reyer venne a conoscenza delle intenzioni di madame Giry, ossia ritirare Giulia dal coro dell’Opèra, non ci pensò due volte a raggiungere madame durante una delle sue lezioni per supplicarla di non fare una cosa del genere. Voleva forse scherzare, impedire a mademoiselle di frequentare il teatro a pochi giorni dall’Aida? Che ne sarebbe stato del coro senza la loro solista? Voleva di nuovo vedere il teatro in rovina?

Certamente madame sarebbe convenuta sul fatto che una simile decisione – come rimandare la ragazza dai suoi genitori, ridicolo! – avrebbe fatto scandalo!

Così, quella parte del piano di madame Giry svanì ancora prima di essere messa in atto. Va bene, Giulia avrebbe continuato a frequentare il coro; ma non sarebbe più dovuta andare da Erik! E, per far si che ciò fosse possibile, aveva bisogno dell’aiuto di Meg.

Louise confidava nell’amicizia che ormai legava le due ragazze: se Meg avesse chiesto a Giulia di accompagnarla a fare alcune commissioni in città, dopo le loro prove mattutine, la giovane non si sarebbe di certo potuta rifiutare, vero?

«Scusami, Meg, ma stasera non posso.» Aveva invece risposto la ragazza, con un’espressione dispiaciuta in volto che però non le fece cambiare idea. «Anzi, non vorrei arrivare in ritardo… Ti spiace se ci rivediamo più tardi, quando tua madre finisce i suoi corsi? Ora devo scappare!»

Meg la osservò mentre si insinuava tra la folla che occupava il corridoio, rimanendo a guardarla fino a quando non la perse di vista. Preoccupata, corse dalla madre per aggiornarla sul risultato del loro piano.

«Sarei curiosa di sapere in che altro modo l’ha minacciata, per spingerla ad obbedirgli in modo così incondizionato.» Sibilò la donna a bassa voce, dopo che Meg le ebbe riferito l’accaduto.

La giovane Giry incrociò le braccia, innervosita. «Credi che Lui l’abbia minacciata?»

«So che è così! Come lo spieghi il suo comportamento, altrimenti?» Ribattè la madre, battendo forte il suo bastone sul pavimento. «Credevo che tutto questo fosse finito una volta per tutte, e invece…»

«Sai, maman, forse… Finchè non le fa del male, come ha fatto con Christine, non penso ci sia qualcosa di male nelle lezioni che le impartisce, non credi?» Tentò Meg, mordicchiandosi il labbro.

Madame sospirò, seccata. «Anche con Christine aveva iniziato in questo modo, Meg.» Poi, dopo aver riflettuto per una manciata di secondi, sospirò. «Temo che la somiglianza tra loro due non l’abbia aiutato a dimenticare… E se… Oh, mon Dieu…»

Istintivamente Meg rabbrividì, spaventata. «Pensi che si possa vendicare su Giulia di quello che è accaduto con Christine? Ma è assurdo!»

«Erik non è famoso per i suoi comportamenti assennati, bambina mia…» Mormorò la donna, abbassando pensosa lo sguardo. Subito le venne in mente ciò che le aveva confidato madame Valerius in uno dei suoi ultimi momenti di lucidità, a proposito dell’identità della giovane cantante. Era un bene che Erik non ne fosse a conoscenza; se l’avesse saputo, chissà cos’altro sarebbe stato capace di inventarsi, con il suo animo affamato di vendetta…

«E allora, cosa facciamo? Lasciamo che Giulia continui ad andare a questi incontri segreti?» Sbottò piano la figlia, mettendosi le mani sui fianchi in un gesto stizzito.

«Credimi, Meg, se avessi un’idea migliore non esiterei a fare qualcosa…» Si limitò a rispondere madame Giry, scrollando elegantemente le spalle.

Rimasero un po’ in silenzio, ignorando il vociare che proveniva da fuori lo sgabuzzino nel quale Meg aveva trascinato un’alquanto recalcitrante e infastidita madame. All’improvviso, la giovane ballerina ebbe una sorta di illuminazione.

«Maman!» Esclamò, prendendole le mani tra le sue per attirare l’attenzione della donna. «Pensi che il Fantasma lascerebbe in pace Giulia se pensasse che lei… sia fidanzata?»

Madame Giry sgranò gli occhi, stupita: cosa sapeva Meg in più di lei? «Non saprei, Meg. Se ti ricordi, quando il visconte de Chagny aveva iniziato a manifestare il suo interesse nei confronti di Christine, Erik l’aveva rapita per ben due settimane, e tu sai poi cosa ne è venuto dopo…»

Tuttavia la giovane Giry non sembrava darsi per vinta. «Si, ma accadde perché il Fantasma aveva dei sentimenti per Christine… Adesso invece, vuole Giulia solo per vendicarsi! Perciò, se lei fosse sotto la protezione di qualcun altro… Forse…»

Louise a quel punto si innervosì, gettandosi la lunga treccia dietro la schiena e osservando la figlia con un misto di curiosità e impazienza. «Marguerite Giry, sei vivamente pregata di non esprimerti per enigmi e di parlare a tua madre con chiarezza!»

La ragazza ridacchiò tra sé, scuotendo la testa. «Mi dispiace, maman, ma scoprirai tutto a tempo debito. Non posso dirti altro per il momento.»

«Questo perché sai che a me non piacerà, non è così?» Asserì madame, inarcando un sopracciglio con tono sospettoso.

Meg scrollò le spalle. «Quando lo scoprirai, me lo farai sapere.»

La donna allora si limitò ad annuire, mascherando l’innata preoccupazione con la quale viveva da quando aveva saputo del ritorno di Erik. Avrebbe mai cessato di preoccuparsi per lui, un giorno, o avrebbe dovuto convivere così per sempre?

«Mi raccomando, Meg… Non fare niente di sciocco.»

 















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AA - Angolo Autrice:
Ciao! ^^ Chiedo umilmente perdono per il ritardo dell'aggiornamento, ero indecisa se continuare o no a postare questa storia... In fondo non è un granchè :( Comunque, finchè ci sarà anche solo qualcuno a leggerla, allora mi sembra giusto continuarla =)
Dunque, passo subito ai ringraziamenti! ^^
  • TheMisty910:  Grazie per la recensione, sono contenta che ti sia piaciuta l'idea della lettera di madame Giry ^^ Credo ci saranno altre parti simili, è un modo per focalizzare l'attenzione su un particolare personaggio senza perdere l'onniscenza del lettore con la prima persona! ^^ Okay, deviazione professionale, spero si sia capito il concetto e spero che leggerai anche questo capitolo con lo stesso piacere ;) Per quanto riguarda l'anziano Duca... Beh, bisognerà attendere ancora =p Un bacione, al prossimo capitolo! =*
  • Yunie992:  Grazie anche a te per la recensione! ^^ Ripeto, mi spiace per le altre fan fiction, ma purtroppo non riesco a riprenderle in mano =( Spero che questa non faccia la loro stessa fine, ma molto dipenderà dal successo che riscuoterà No One Would Listen xD Anche se questo aggiornamento giunge in ritardo, spero sia gradito e che non vi siate già dimenticate la storia! ;) Ci sentiamo presto! Un bacio =*
Come sempre, ringrazio chi ha aggiunto la storia alle preferite, alle ricordate e alle seguite! Grazie, grazie, grazie, mi fate davvero molto felice *commossa* :')
Ci leggiamo al prossimo capitolo! Smack a tutte =*
GiulyRedRose


   
 
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