Chapitre
12 –
Seconda parte
Dove
ciascuno
architetta il proprio piano
Giulia
scese velocemente le scale della cappella, conscia di essere in
tremendo
ritardo per la sua lezione. Era ancora abbastanza confusa dal discorso
avuto
quella mattina con monsieur Bamdad, e dalla sua improvvisa quanto
inaspettata
dichiarazione. Non credeva che l’uomo nutrisse quel genere di
sentimenti nei
suoi confronti, ma d’altronde non era molto brava a capire
quello che gli altri
sembravano volere da lei.
Solo
con il suo Maestro ci riusciva, ma dopotutto doveva ringraziare la sua
terribile eloquenza.
Ed
ora, era il momento della verità…
Iniziò a prepararsi per subire l’ira del suo
insegnante, e con un sospiro si portò al centro della
piccola cappella
circolare. Strinse nervosamente le mani, intrecciando le dita e
tormentando la
gonna del suo vestito in attesa che Egli manifestasse la sua presenza.
Non
aveva il coraggio di chiamarlo per prima.
«Credevo
di essere stato abbastanza chiaro a proposito dei ritardi.»
Giulia
raddrizzò la schiena, rabbrividendo; eccolo, era arrivato.
«Maestro…» Iniziò,
con un filo di voce.
«Io
non tollero i ritardi.»
Proseguì,
come se non fosse stato interrotto. «E, come se non bastasse,
voi vi siete
assentata dalle nostre lezioni per ben tre
giorni.»
La
sua voce ormai avvelenata esprimeva tutta la rabbia e il disappunto per
la
scarsa, a suo parere, partecipazione della ragazza alle loro lezioni,
che
sembrava quasi voler trascurare. Oh, sapeva di non essere una compagnia
molto
piacevole, ma aveva lei forse già scordato il loro patto?
«Mi
dispiace, Maestro. Credevo sapeste… Pensavo foste a
conoscenza della morte di
madame Valerius… Io…» Provò
a giustificarsi, sollevando il capo e voltandosi verso
il punto da cui credeva provenire la sua voce.
Ma
egli la interruppe, seccamente. «Non mi riguarda altro che
non siano le nostre
lezioni. Ogni ritardo ed ogni assenza saranno esclusivamente colpa
vostra,
quindi assumetevene la responsabilità.»
La
ragazza trasalì, sorpresa da quella brusca risposta. Ma
decise che replicare
sarebbe stato del tutto inutile: perciò annuì,
lentamente, chinando il capo in
segno di scusa. «Si, lo so. Perdonatemi.»
Il
Maestro non rispose subito; tuttavia, quando lo fece, ebbe il potere di
terrorizzare Giulia ancora più di quanto già non
fosse. «Dovrei punirvi, lo
sapete?»
Probabilmente
fu la voce atona e neutra che egli utilizzò per pronunciare
quella rapida
sentenza, ma il cuore della ragazza mancò di un battito,
all’idea di una sua
eventuale punizione. Davvero, non credeva che il suo maestro fosse
così
crudele… Ma già, dopotutto… Era il
Figlio del Diavolo…
Deglutì,
prendendo un bel respiro. «Io…»
Iniziò, ma la voce le si spezzò. Poi
ritentò.
«Io… Vi supplico solo di non prendervela con Meg o
madame Giry, né con nessun
altro… Se è con me che siete arrabbiato, allora
è con me che dovete
prendervela. Avete ragione quando parlate di
responsabilità.»
Nel
buio del suo nascondiglio, avvolto dalle tenebre, Erik
sussultò. Si sarebbe
aspettato piuttosto che la ragazza singhiozzasse, o lo supplicasse di
non
rivolgere su di lei la sua ira, domandando perdono… Di certo
non credeva che
ella fosse capace di mantenere la voce così calma
– il volto così sereno! –
anche mentre conveniva con lui sul fatto di venire punita!
Per
tutti i demoni dell’Inferno – quella fanciulla era
davvero piena di sorprese…
Non
capiva davvero che cosa gli stava succedendo, così
all’improvviso! E, stando
bene attento a non farsi sentire da lei, emise un breve sospiro
rassegnato.
«Questa
volta non importa.» Mormorò, addolcendo suo
malgrado la voce irosa. Ma ci tenne
a precisare: «Non voglio perdere altro tempo prezioso, oggi.
Tuttavia, sappiate
che non ci sarà una prossima volta.»
Il
volto di Giulia si illuminò, piacevolmente sorpreso, e non
riuscì a trattenere
uno splendido sorriso che ebbe il potere di far ammutolire per alcuni
secondi
l’uomo dietro la maschera. «Vi ringrazio,
Maestro.»
Egli
si costrinse a scuotersi, spingendo in fondo alla sua anima quello
strano
brivido di calore che gli aveva attraversato il petto alla vista
dell’espressione della ragazza. Cosa
diavolo…? Ma non volle approfondire oltre la
questione. La sua allieva
attendeva di iniziare.
Erik
si trovava nel suo studio, dove sarebbe probabilmente rimasto fino a
tarda
notte per poi scendere nei suoi ritrovati domini sulla riva del lago.
Stava
lavorando alacremente ai progetti di ristrutturazione della sua dimora
sotterranea,
decidendo questa volta di far sparire ogni genere di specchio e
compensando con
tende o drappi da appendere ai muri di pietra per renderli meno spogli.
Per non
parlare poi dell’organo, ormai inutilizzabile e da buttar
via, che andava senza
alcun dubbio sostituito… Il suo antico rifugio non poteva
certo rimanere senza
pianoforte.
Era
talmente concentrato nel suo lavoro che non si accorse del bussare
insistente
alla porta dello studio, e tenne china la testa sui fogli di appunti
sparpagliati sopra la sua scrivania come se niente fosse. Alla fine,
però, non
potè più ignorarlo ed, innervosito,
esclamò: «Diavolo, Bamdad, entra pure!»
Mentre
lanciava uno sguardo distratto all’orologio appeso sopra il
camino acceso – la
cui lancetta segnava le nove passate – la porta si
aprì, ed egli volse lo sguardo
ad accogliere il visitatore.
«Oh…
Madame Giry. Non pensavo foste voi.» Disse, senza salutare.
Poi proseguì, con
la voce velata di sarcasmo. «Come mai vi aggirate per il
teatro a quest’ora,
come un fantasma? Non dovreste
essere
già a casa a proteggere i vostri pulcini?»
Gli
occhi della donna si chiusero a due fessure, mentre faceva sbattere con
poca
grazia la porta dietro di sé; la sua rabbia era palpabile,
ed Erik si accomodò
meglio sulla sedia per ascoltare incuriosito ciò che ella
aveva chiaramente da
rimproverargli.
«È
proprio di questo che voglio parlarti, maledizione!»
Sbottò, raggiungendolo a
grandi passi e sbattendo il palmo aperto della mano sulla sua
scrivania. «Credi
che io non abbia capito quello che stai facendo a quella povera
ragazza?»
L’uomo
sollevò un sopracciglio, sostenendo senza battere ciglio lo
sguardo furioso
della donna. «Ritengo che non sia affar vostro quello che io
decido di fare o
non fare, madame.»
Louise
Giry scostò la sedia e si sedette, con la chiara intenzione
di trattenersi a
lungo malgrado l’orario decisamente inconsueto.
«Giulia è sotto la mia
protezione, Erik!» Scandì furiosa,
chinandosi verso di lui. «Credi che non mi sia accorta della
tua visita
notturna nella sua stanza, qualche tempo fa? Pensavi di poter entrare
nella mia
casa senza che io venissi a scoprirlo? Inoltre, questa storia del
Maestro sta
andando avanti fin troppo!»
«Ve
ne ha messo lei a conoscenza?» Domandò invece,
limitandosi a socchiudere gli
occhi con atteggiamento vagamente minaccioso.
«No,
non ne ha fatto parola con nessuno. Ma io so ciò che ho
sentito quella notte, e
so che Giulia sparisce ogni pomeriggio per qualche ora, così
come so dove va e soprattutto chi incontra!» La voce di
madame si
avvelenò come mai Erik l’aveva sentita, e fu per
quello che la lasciò finire di
parlare. «Pensi che questa volta rimarrò a
guardare, eh? Credi di avermi in
pugno solamente perché tu
ti senti
tradito da me? Non so
perché ti ho
assecondato per tutto questo tempo, ma ora è tempo di
finirla!»
Erik
rimase ad osservarla a lungo, lasciando che si calmasse prima di dare
una
risposta. Era la prima volta che vedeva madame così furiosa,
e se da una parte
ne era divertito, dall’altra ne era immensamente infastidito:
come si
permetteva, proprio lei tra tutti, di giudicare? Non aveva forse
mantenuto il
segreto anche con la piccola Christine? E sì che allora
l’inganno era durato a
lungo…
Con
un’incredibile calma, poi, si decise a risponderle.
«Sapete, madame, voi non
avete la minima idea di quali siano i miei progetti per la ragazza.
Dopotutto,
non sembrate neppure interessata a conoscerli. D’altra parte,
non potete
ignorare che le capacità canore di mademoiselle Sanders
siano notevolmente
migliorate nelle ultime settimane, esattamente da quando io
le impartisco le mie lezioni…»
«Non
ho mai messo in dubbio la tua capacità di insegnare,
Erik.» Ribattè Louise,
cercando di rispondergli con lo stesso tono neutro e sarcastico.
«Quello che mi
chiedo è solo cosa tu possa volere da lei, visto che non sei
il tipo da fare
niente per niente.»
«Ripeto,
madame, non vedo come la cosa vi possa riguardare.»
Replicò, con un sibilo. «Se
non sbaglio, sono stato io a
trovare
la ragazza, e se non fosse stato per me probabilmente ci sarebbe morta
in quei
sotterranei. Ve la portai esclusivamente perché ve ne
faceste carico in un
momento in cui io non ne ero in grado; perché sappiatelo,
madame, se fossi
stato in grado di curarla in prima persona non vi avrei mai –
e sottolineo mai –
coinvolto.»
La
donna aggrottò le sopracciglia, arrabbiata.
«Quindi, con questo sciocco
discorso, pensi di dispensarmi dal preoccuparmi per lei? Ah!, che
sciocchezza.»
Erik
si alzò con un movimento infastidito. «Fate come
volete!» Sbottò, versandosi un
bicchiere di liquore che teneva conservato nel mobiletto dietro la
scrivania. «Vi
avverto solo di non immischiarvi più nei miei affari,
perché questa volta,
madame, non ve la farò passare liscia.»
Madame
Giry si alzò a sua volta, stringendo le mani a pugno per
resistere alla
tentazione di lanciargli uno dei suoi preziosi fermacarte.
«Lei non è
Christine, Erik!» Esclamò, con
l’intenzione di farlo rinsavire.
Per
tutta risposta, egli si limitò a voltarsi lentamente verso
di lei, stringendo
gli occhi minaccioso. Tuttavia la sua voce fu pressochè
atona quando le
rispose. «Questo lo so benissimo, madame. Non
c’è alcun bisogno che me lo
rammentiate.»
Poi,
dato che non sembrava intenzionato a dire altro, madame gli diede le
spalle e,
senza più rivolgergli la parola, uscì dallo
studio sbattendo la porta.
Oh, ma non finisce
qui, pensò la
donna, percorrendo a grandi passi i corridoi deserti del teatro. Troverò un modo per mettere la parola
fine a
tutto questo. A costo di impedire a Giulia di venire a teatro, questa
storia
deve finire. Non permetterò che tutto si ripeta ancora una
volta senza alzare
un dito!
Tuttavia,
madame scoprì ben presto che le parole erano molto
più semplici dell’agire, e
dovette quasi arrendersi al chiaro ascendente che Erik aveva su tutti
coloro
che lavoravano al teatro. Non appena il giorno dopo maestro Reyer venne
a
conoscenza delle intenzioni di madame Giry, ossia ritirare Giulia dal
coro
dell’Opèra, non ci pensò due volte a
raggiungere madame durante una delle sue
lezioni per supplicarla di non fare una cosa del genere. Voleva forse
scherzare, impedire a mademoiselle di frequentare il teatro a pochi
giorni
dall’Aida? Che ne sarebbe
stato del
coro senza la loro solista? Voleva di nuovo vedere il teatro in rovina?
Certamente
madame sarebbe convenuta sul fatto che una simile decisione –
come rimandare la
ragazza dai suoi genitori, ridicolo!
– avrebbe fatto scandalo!
Così,
quella parte del piano di madame Giry svanì ancora prima di
essere messa in
atto. Va bene, Giulia avrebbe continuato a frequentare il coro; ma non
sarebbe
più dovuta andare da Erik! E, per far si che ciò
fosse possibile, aveva bisogno
dell’aiuto di Meg.
Louise
confidava nell’amicizia che ormai legava le due ragazze: se
Meg avesse chiesto
a Giulia di accompagnarla a fare alcune commissioni in
città, dopo le loro
prove mattutine, la giovane non si sarebbe di certo potuta rifiutare,
vero?
«Scusami,
Meg, ma stasera non posso.» Aveva invece risposto la ragazza,
con
un’espressione dispiaciuta in volto che però non
le fece cambiare idea. «Anzi,
non vorrei arrivare in ritardo… Ti spiace se ci rivediamo
più tardi, quando tua
madre finisce i suoi corsi? Ora devo scappare!»
Meg
la osservò mentre si insinuava tra la folla che occupava il
corridoio,
rimanendo a guardarla fino a quando non la perse di vista. Preoccupata,
corse
dalla madre per aggiornarla sul risultato del loro piano.
«Sarei
curiosa di sapere in che altro modo l’ha minacciata, per
spingerla ad
obbedirgli in modo così incondizionato.»
Sibilò la donna a bassa voce, dopo che
Meg le ebbe riferito l’accaduto.
La
giovane Giry incrociò le braccia, innervosita.
«Credi che Lui l’abbia
minacciata?»
«So
che è così! Come lo spieghi il suo comportamento,
altrimenti?» Ribattè la
madre, battendo forte il suo bastone sul pavimento. «Credevo
che tutto questo
fosse finito una volta per tutte, e invece…»
«Sai,
maman, forse…
Finchè non le fa del
male, come ha fatto con Christine, non penso ci sia qualcosa di male
nelle
lezioni che le impartisce, non credi?» Tentò Meg,
mordicchiandosi il labbro.
Madame
sospirò, seccata. «Anche con Christine aveva
iniziato in questo modo, Meg.»
Poi, dopo aver riflettuto per una manciata di secondi,
sospirò. «Temo che la
somiglianza tra loro due non l’abbia aiutato a
dimenticare… E se… Oh, mon
Dieu…»
Istintivamente
Meg rabbrividì, spaventata. «Pensi che si possa
vendicare su Giulia di quello
che è accaduto con Christine? Ma è
assurdo!»
«Erik
non è famoso per i suoi comportamenti assennati, bambina
mia…» Mormorò la
donna, abbassando pensosa lo sguardo. Subito le venne in mente
ciò che le aveva
confidato madame Valerius in uno dei suoi ultimi momenti di
lucidità, a
proposito dell’identità della giovane cantante.
Era un bene che Erik non ne
fosse a conoscenza; se l’avesse saputo, chissà
cos’altro sarebbe stato capace
di inventarsi, con il suo animo affamato di vendetta…
«E
allora, cosa facciamo? Lasciamo che Giulia continui ad andare a questi
incontri
segreti?» Sbottò piano la figlia, mettendosi le
mani sui fianchi in un gesto
stizzito.
«Credimi,
Meg, se avessi un’idea migliore non esiterei a fare
qualcosa…» Si limitò a
rispondere madame Giry, scrollando elegantemente le spalle.
Rimasero
un po’ in silenzio, ignorando il vociare che proveniva da
fuori lo sgabuzzino
nel quale Meg aveva trascinato un’alquanto recalcitrante e
infastidita madame.
All’improvviso, la giovane ballerina ebbe una sorta di
illuminazione.
«Maman!» Esclamò,
prendendole le mani tra
le sue per attirare l’attenzione della donna.
«Pensi che il Fantasma lascerebbe
in pace Giulia se pensasse che lei… sia fidanzata?»
Madame
Giry sgranò gli occhi, stupita: cosa sapeva Meg in
più di lei? «Non saprei,
Meg. Se ti ricordi, quando il visconte de Chagny aveva iniziato a
manifestare
il suo interesse nei confronti di Christine, Erik l’aveva
rapita per ben due
settimane, e tu sai poi cosa ne è venuto
dopo…»
Tuttavia
la giovane Giry non sembrava darsi per vinta. «Si, ma accadde
perché il
Fantasma aveva dei sentimenti per Christine… Adesso invece,
vuole Giulia solo
per vendicarsi! Perciò, se lei fosse sotto la protezione di
qualcun altro…
Forse…»
Louise
a quel punto si innervosì, gettandosi la lunga treccia
dietro la schiena e
osservando la figlia con un misto di curiosità e impazienza.
«Marguerite Giry,
sei vivamente pregata di non esprimerti per enigmi e di parlare a tua
madre con
chiarezza!»
La
ragazza ridacchiò tra sé, scuotendo la testa.
«Mi dispiace, maman, ma
scoprirai tutto a tempo
debito. Non posso dirti altro per il momento.»
«Questo
perché sai che a me non piacerà, non è
così?» Asserì madame, inarcando un
sopracciglio con tono sospettoso.
Meg
scrollò le spalle. «Quando lo scoprirai, me lo
farai sapere.»
La
donna allora si limitò ad annuire, mascherando
l’innata preoccupazione con la
quale viveva da quando aveva saputo del ritorno di Erik. Avrebbe mai
cessato di
preoccuparsi per lui, un giorno, o avrebbe dovuto convivere
così per sempre?
«Mi
raccomando, Meg… Non fare niente di sciocco.»
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AA - Angolo Autrice:
Ciao! ^^ Chiedo umilmente perdono per il ritardo dell'aggiornamento, ero indecisa se continuare o no a postare questa storia... In fondo non è un granchè :( Comunque, finchè ci sarà anche solo qualcuno a leggerla, allora mi sembra giusto continuarla =)
Dunque, passo subito ai ringraziamenti! ^^
- TheMisty910: Grazie per la recensione, sono contenta che ti sia piaciuta l'idea della lettera di madame Giry ^^ Credo ci saranno altre parti simili, è un modo per focalizzare l'attenzione su un particolare personaggio senza perdere l'onniscenza del lettore con la prima persona! ^^ Okay, deviazione professionale, spero si sia capito il concetto e spero che leggerai anche questo capitolo con lo stesso piacere ;) Per quanto riguarda l'anziano Duca... Beh, bisognerà attendere ancora =p Un bacione, al prossimo capitolo! =*
- Yunie992: Grazie anche a te per la recensione! ^^ Ripeto, mi spiace per le altre fan fiction, ma purtroppo non riesco a riprenderle in mano =( Spero che questa non faccia la loro stessa fine, ma molto dipenderà dal successo che riscuoterà No One Would Listen xD Anche se questo aggiornamento giunge in ritardo, spero sia gradito e che non vi siate già dimenticate la storia! ;) Ci sentiamo presto! Un bacio =*
Ci leggiamo al prossimo capitolo! Smack a tutte =*
GiulyRedRose