Procedemmo
in silenzio.
Io ero
seria, un po’ spaventata, goffa, ma determinata.
Alice
canticchiava e camminava spedita.
Con il
suo potere teneva d’occhio i sentieri tra gli alberi. Se uno
scompariva un lupo
ci sarebbe passato.
Carlise
era cupo e preoccupato. Ad un tratto si bloccò come se non
avesse voglia di
proseguire.
-Alice,
noi non dovremo stare qui…-
-E allora
lasciamo andare Bella da sola?- sbuffò Alice, tornando
indietro e strattonando
Carlise per un braccio.
Andare da
sola mi spaventava a morte: volevo che venissero, ma allo stesso tempo
per
Carlise era necessario che il
patto non fosse rotto.
-Dai!
Dai! Vedrai che pioverà e il nostro odore sarà
lavato via. Se i lupi torneranno
non sentiranno proprio un bel
niente- mi si strinse lo stomaco a quel se.
Continuammo
a camminare. Nel silenzio, ad un tratto, un canto liturgico si diffuse
per la
foresta, intonato da una
bellissima voce di tenore.
Alice si
fermò all’improvviso, un po’ inquietata,
guardandosi per aria –E ora? C’è anche
una messa in giro?-
-Ah! No,
no. Penso che sia…- mormorai innervosita, cercando a mia volta qualcuno
in mezzo agli alberi
-…penso
che sia il vampiro di ieri, ha… delle strane manie-
-Il
vampiro che è fuggito? Beh, non critico i gusti musicali di
nessuno, ma questo genere non
è proprio…-
-Forse
dovremo portarti via…prima che gli venga sete e ti attacchi-
tentò Carlise
ragionevole, che, per il nostro bene, faceva di tutto per convincerci ad
uscire
da lì.
-Ma no,
no! Non è pericoloso. È
troppo…troppo… INSOMMA CONTINUIAMO O NON CI
DOBBIAMO
ARRIVARE
Alice
sembrava un'alunna in gita scolastica e Carlise non pensava che a farci
uscire
di lì; tutto ciò faceva gonfiare a dismisura il
mio rancore per la loro indifferenza
verso il pericolo che correvano i lupi e che correvo anche io.
Ad un
tratto la voce che cantava si interruppe e pronunciò una
litania:
-Non
lasciarti prendere dall’Ira...vidi genti fangose in quel pantano, ignude
tutte con sembiante offeso. Queste si percotean non più con
mano, ma con la
testa e col petto e coi piedi, troncandosi coi denti a brano a
brano…-
-Ma…-
-Niente ma…Taci! Porca
miseria! E non mi
interrompere sempre!-
Ed io,
esasperata -Qualcuno di voi ha capito? Avete capito?-
-Mhh…Si. Cita
Dante- fece mestamente Carlise –ti ha parlato
dell’inferno degli iracondi-
-Segui il
giusto esempio del solo vampiro senza macchia di ingiustizia nel suo
cuore e
sii gentile e paziente-
-Che ne sai tu? Fatti
vedere! Dove ti vai a cacciare sempre? Prima in un pozzo…
ora dove?-
-Se
guardate bene, pochi alberi alla vostra destra, mi vedrete su uno dei
rami più
alti-
Ci
voltammo tutti verso destra e vedemmo un'ombra nel folto del fogliame.
La
figura si destreggiava agilmente per scendere e, scuotendo con il suo
peso
molte foglie secche dai rami, cadde e atterrò ai piedi
dell’albero.
-Buona
sera. Non siete i primi a passare di qua. Da ieri in poi vidi parecchi
avventori sotto questi alberi. Trovo giusto dire che sia una foresta
molto viva-
disse con fare cupo, ma appena puntò gli occhi su di me si
rannuvolò ancora di
più.
-Vade retro. Sarò sempre
più assetato,
meglio che tu stia alla larga. Perché la portate qui in un
posto tanto
pericoloso?-
-Stiamo
cercando delle persone. Non c’è bisogno che tu non
beva assolutamente sangue. Puoi
bere. Cerca degli animali e usa il loro sangue- lo consigliò
Carlise a cui non
piacevano affatto i suoi occhi, spie di un bisogno logorante,
più estremo che
mai.
Il nuovo
vampiro guardò Carlise con stupita ammirazione e gli fece un
rispettoso cenno
del capo.
-Lo farò
assolutamente. Assolutamente- disse con la gola un po’ riarsa.
-Hai
visto qualcuno passare di qui?- chiese gentilmente Carlise.
-Molte
creature strane come voi, in verità-
-E cioè?-
-Vampiri,
grossi animali con la ragione…sinceramente non mi ha
sorpreso…-
-In che senso?-
si intromise Alice con la sua voce squillante da soprano.
Ma il
vampiro si zittì subito e non rispose alla domanda.
-Cosa
facevano?- chiesi col cuore in gola.
-Si sono
incontrati, le due schiere di creature, poco lontano da qui. Ad un
certo punto
qualcuno dei vampiri deve aver detto qualcosa su cui i lupi non erano
d’accordo. Si sono sentiti ringhi, latrati, qualcuno di quei
grossi animali
scalpitava, ma il capo, quello nero, li teneva dietro di sé
e li tratteneva-
-E poi?-
I nervi saldi che mi avevano tenuto insieme stavano per spezzarsi.
Quella
tensione mi impediva di pensare come si dovrebbe in piena
lucidità.
-Ad un
tratto anche i vampiri hanno manifestato voglia di venire alle mani. Il
loro
capo però era intenzionato a terminare il colloquio prima di
fare qualunque
cosa. E anche lui teneva i suoi seguaci dietro di sé-
-Come
facevano a capirsi con i lupi?- chiesi sempre più agitata a
Carlise.
-Il loro
capo, Aro, ha l’abitudine di prendere sotto la propria ala
vampiri con poteri
particolari, e lui stesso è dotato di un potere particolare.
Sa leggere nel
pensiero come Edward, ma può solo col contatto fisico. Un
semplice sfioramento
e riesce a leggere tutti i pensieri di una vita-
-Tutti?!-
-Tutti-
-Ma
avrebbe dovuto toccare uno dei lupi per poter parlare con loro! Non si
sarebbero mai avvicinati per permetterglielo!-
-C’era un
ostaggio con i vampiri, un lupo, più piccolo degli altri,
sulla cui fronte il
capo dei vampiri teneva posata la sua mano- ci interruppe il nuovo
vampiro,
come riflettendo tra sé.
-Ecco,
ora si spiega!- trillò Alice, dandomi ai nervi –Ma
come hai fatto a non farti
scoprire? Come mai non hanno sentito il tuo odore?-
-L’odore
orribile che hanno quelle bestie non ti fa sentire
nient’altro- disse con una
smorfia.
-Poi…?- volevo
tornare all’argomento che mi stava a cuore
–si…insomma, si sono scontrati?- chiesi con una
voce piena di agitazione.
-Si-
La fitta
di panico che sentivo crebbe.
Sentii le
lacrime salire agli occhi.
C’era
qualcosa di strano che mi tormentava dentro, mi saliva alle tempie,
agli occhi.
Mi sentivo scoppiare di una sorta di insostenibile pazzia.
-E…e..cosa...è
successo?- chiesi con una voce di pianto.
-Tutti i
lupi sono stati sconfitti e feriti, i vampiri hanno tratto delle catene
fuori
dai mantelli, con esse hanno legato i lupi e li hanno trascinati fuori
dalla mia
vista, in quella direzione…- e puntò
l’indice verso nord, verso una montagna,
per una via che portava fuori dal territorio di
Guardai
con rabbia Carlise e Alice.
-Dovevamo
cercarli prima! Potevate andare a controllare questa notte! Mentre
dormivo da
voi! Certo…se aveste voluto!-
-Ma che dici,
Bella, noi non conoscevamo ancora la situazione! Ce lo hai detto tu
stamattina!-
-Ma…ma…cosa
centra…potevate lo stesso!- piansi e gridai fuori di me
-Avreste potuto
immaginarlo! Sapevate che i Volturi erano in giro! Perché
non avete controllato
cosa stavano combinando! Dovevate capirlo! Dovevate pensarci!
È solo colpa
vostra! Avete lasciato che altri fottuti vampiri… -fottuti
vampiri! Fottuti!
Fottuti vampiri del cazzo!- li catturassero
tutti! Siete tutti fottuti vampiri del cazzo! Fottuti!
Fottuti…- e le mie grida
salivano sempre di più e rompevano in singhiozzi.
-Mamma
mia stai calma!…sta...- Alice allungò la mano per
prendere la mia, ma io le
detti uno schiaffo.
-Non
dirmi di stare calma!- urlai e mi infilai le mani nei capelli
–Come faccio a
stare calma!-
Alice si
spaventò, provò a tenermi ferma,
perché stavo camminando in cerchio come un
animale in gabbia, accecata dalle lacrime, un po’ trinciando
l’aria con gesti
scomposti, un po’ singhiozzando con il viso tra le mani e
urlando –Fottuti
vampiri del cazzo-
-Nhh…no!
No! Mi fai schifo! Pensavo fossi mia amica!- gridai allontanandomi
–E invece
non ti importa un cazzo dei lupi, non vi importa se non li
rivedrò più, oddio,
no! Non posso non rivederli mai più! Non
voglio!…quando mi avete abbandonata
loro sono stati così buoni con me, porca miseria! Voi mi
volevate lasciare a
Victoria, volevate che MORISSI!- strillai –Si! Ecco! VOLEVATE
CHE MORISSI!-
-Ma no!
Bella, stai impazzendo! Ragiona!-
-Ah no!
Io ragiono BENISSIMO! Indietro!
STA
INDIETRO! No…no… sai che ti
dico…è vero!...loro
mi hanno salvata! Sono degli angeli! Dei veri angeli! Oddio non voglio,
non
voglio non rivederli mai più! Come ho tratto male Jake! E
ora che farò!? Cristo!
Che farò!? Adesso non potrò più
dirgli… cosa? Cosa gli dirò? Come cazzo
farò
senza di lui? Come farà lui senza di me!? No! NO! Lasciami
le mani! Lasciami!!
Lasciami! Brutta schifosa!...è tutta colpa
vostra!...Brutti…-
-Sta
cominciando a fare discorsi completamente slegati!- disse Carlise
preoccupato,
facendosi avanti mentre Alice tentava di tenermi ferma.
-No…No!
Siete tutti degli ipocriti…siete tornati solo
perché vi siete sentiti in colpa!-
riuscii a liberarmi per l’ennesima volta da Alice, che non
poteva trattenermi
senza farmi male –Non vi frega davvero di me come ai lupi! Vi
siete sentiti
solo cattivi! Non siete tornati per me! Siete tornati per i vostri
fottuti!
fottuti! fottuti! sensi di colpa! Voglio che mi portiate da loro, voglio stare con loro! Stammi
lontano Carlise! Sto bene!
Vattene! Vattene! VATTENE!- gridai al colmo dell’isteria.
-Dopo
tutto quello che ha passato è diventa emotivamente fragile-
disse osservandomi
urlare in lacrime e fare penosamente avanti e indietro da un albero
all’altro.
-Ma che
emotivamente fragile!- urlai, poi mi avvicinai e gli urlai in viso
–Emotivamente
fragile un cazzo! Sono incazzata! Vi incazzate voi ogni tanto?! Eh?!-
Era
penoso guardarmi sbraitare, piangere, sbraitare, piangere e piangere.
-Alice,
per l’amor del cielo, falla sedere! Ma lascia che si
sfoghi…se continua così
proverà a fare del male a se stessa- si guardò in
giro adocchiando una grossa
pietra conficcata nel terreno e gli alberi attorno, tutti splendidi
luoghi dove
picchiare la testa a sangue e morire.
Alice
finalmente mi acchiappò da dietro mentre camminavo in
cerchio singhiozzando e
mi strinse le mani dietro la schiena.
Gridai
appena mi acchiappò -NO! Non mi toccare! Sto bene, sono
solo…tanto arrabbiata! Arrabbiata!
Moriranno! È tutta colpa mia! È solo colpa mia!
È tutta colpa mia! Io non voglio
! Non voglio!! Non voglio!- e, in un continuo piagnisteo, continuai a
gridare
la lettera “o”
Alice mi
aiutò a sedermi per terra, mentre mi agitavo e la vista mi
si riempiva di
chiazze nere.
Sentii
Carlise dire da molto lontano: –Tienila calma per un
po’. Hai portato una
borraccia? Bene. Dalle un po’ d’acqua- si rivolse
al vampiro- Qual è il tuo
nome?-
Il
vampiro mi aveva fissato cupamente tutto il tempo, ma quando Carlise
gli aveva
rivolto la parola si era illuminato e aveva risposto:
–Quincey-
-Quincey,
ti prego, vuoi venire con noi a cercare i lupimannari? Quando Bella si
calmerà
e non avrà più i nervi a fior di pelle potremo
continuare. Per venire con noi
però devi bere un po’…- disse
osservando i suoi occhi di un nero senza trame.
Si
allontanarono troppo veloci perché li potessi vedere bene
attraverso le
lacrime.
Allora
Alice mi avvicinò la borraccia alla bocca come si allunga la
medicina ad un
bambino che non la vuole. Infatti tentai di allontanare la sua mano, ma
era
come cercare di spostare una statua dalla posizione in cui
l’avevano scolpita.
Alla fine riuscì a posarmela sulle labbra ma io chiusi la
bocca e scossi la
testa.
Non mi
addormentai, rimasi sveglia a piangere con le mani sul viso per non far
vedere
ad Alice in che stato ero e per non vedere lei.
-Bella
noi…-tentò.
-No-
sbottai. Lei capì, e non insistette.
Dopo
quindici minuti provò di nuovo.
-Bells…-
-No-
dissi con un singhiozzo.
Carlise
tornò con un Quincey non soddisfatto, ma sazio; ci sarebbe
voluto un po’ prima
che i suoi inquietanti occhi rossi diventassero del bel color castano
dorato
della famiglia Cullen.
Si vedeva
dal modo in cui lo guardava che Quincey venerava devotamente Carlise.
A bassa
voce, Carlise chiese ad Alice qualcosa su di me.
Guardai
la scena dal basso in alto, le braccia incrociate strette al petto, la
schiena
contro un albero, abbandonata là come una bambola rotta.
Carlise
mi guardò e mi sorrise con un po’ della sua antica
compassione per il prossimo.
-Faremo
il possibile per riportarli da te- mi disse pacato, come se dovesse
sbrigare
una convenienza. Poi disse a Quincey ed Alice un'altra cosa con voce
impercettibile.
Tutto ciò
mi sembrò la scena più ripugnante del mondo.
Non
volevo solo la compassione di Carlise, volevo che agissero, che si
prodigassero
in una situazione di vita o di morte.
Sentivo
che avremmo fallito e che, in qualche modo, i Cullen ci sarebbero
passati
subito sopra. Li odiavo per la loro leggerezza.
“Per loro
è tutta acqua che scorre sotto ai ponti. Per loro
cos’è un dolore di un
momento? Non è neanche un dolore! Hanno tutti il tempo di
scordarselo” pensai
“ma io?” e sentii di nuovo un nodo alla gola e le
lacrime.
Maturai i
pensieri più orribili su di loro, alimentati da un acido
rancore. Cosa
credevano? Erano così allegri perché pensavano
che anche io me ne sarei fatta
una ragione? Che infondo mi ci volevano solo i miei vampiri per
superare la
cosa? Che loro avrebbero riempito d’affetto più
che abbastanza il mio cuore? Da
quale narcisistica opinione di sé traevano conclusioni tanto
sbagliate?
In realtà
ero solo triste perché il mondo aveva ancora intatte le sue
prospettive di
felicità, comprese quelle dei Cullen. Le mie si erano
sciolte in lacrime.
Mentre
Alice e Carlise discutevano feci una riflessione che mi
avvelenò ancora di più
il cuore.
La gente
riconosce spesso il suo stesso umore nella felicità di un
altro
La gioia
si trasmette, è avvolgente, è contagiosa come uno
sbadiglio. La stessa gioia
può essere nel cuore di più persone.
Invece
gli altri spesso non capiscono il dolore di un singolo. Il dolore
è solo suo,
ed è più dolce e naturale che se ne liberi e
pianga in solitudine.
“Avrò
sempre la sensazione che nessuno capisca? Che nessuno senta le stesse
cose? Che
qualcuno, dopo questo, conserverà la sua piacevole vita come
se i lupi non
fossero mai esistiti?”
Alice si
accorse delle mie occhiate di rancore.
-Cosa
sarebbero quegli occhi?- mi chiese, indispettita.
Sentii,
improvvisa e violenta, la voglia di farle male, e l’amara
sensazione di non
poterlo fare.
-Andiamo-
le sbottai in faccia, e mi alzai.
Presi la
direzione che aveva indicato prima Quincey e non mi importava se non li
avrei
sentiti seguirmi. Che andassero al diavolo!
La prima
a raggiungermi fu Alice, che teneva facilmente il mio passo.
-Bella!
Scusa! Hai ragione! Noi…dovremo capirti…-
Presi una
boccata di pazienza e tentai di prendere l’aria
più tosta che potessi dare alla
mia faccia.
-Dovreste!
Ma non potete, è inutile che ci provate. Fa solo tutto
quello che puoi fare per
aiutarmi e cerca di non parlarmi troppo-
Benché le
avessi fatto saltare la mosca al naso non contestò solo per
non innervosirmi
ulteriormente. Temeva quello che potevo arrivare a fare. Mi conveniva
così.
Benissimo.
-Non riesco a vedere una grande area della foresta- disse
improvvisamente Alice, le mani
sulle tempie. Stava spremendo il suo cervello come un pompelmo per
rifarsi ai
miei occhi.
In fondo
ero stata ingiusta con lei, ma ci avrei messo molto tempo a superare la
mia
rabbia e a
perdonarla.
Quincey
strabuzzava gli occhi davanti a sé, stupito. Non capivo
perché. Carlise gli
aveva spiegato il potere di Alice. Quale altra cosa l’aveva
colto di sorpresa?
Notò che
l’avevo notato, e di colpo prese l’aria furtiva che
hanno i pazzi quando si
impadroniscono di un'idea o quando temono che qualcuno possa portargli
via un
segreto.
Perché
Quincey era decisamente folle. Un'ora prima stava uscendo il sole e,
quando era
riuscito a passare tra le foglie, un po’ di luce gli aveva
colpito in pieno la
pelle del braccio attraverso tutti gli strappi della sua camicia.
Quando si
accorse del fortissimo luccichio diamantino della sua carne
sobbalzò e cominciò
a urlare che “le fiamme dell’inferno erano
già nel suo corpo”.
Nella
città di Forks, che vedeva raramente il sole, non aveva
avuto l’occasione di
imparare cosa succedesse alla pelle di un vampiro quando veniva esposta
alla
luce.
-No! No!
Calmati! Funziona così! Brillate al sole! Non stai
bruciando!- l’aveva
rassicurato Carlise. E a lui Quincey aveva creduto subito.
Non
capivo come
alla prima occhiata avesse intravisto la bontà in un
esponente della specie
malefica a cui ora apparteneva, e che odiava pur sempre.
Il
vampiro si era un po’ calmato, ma agli altri due era toccato
consolarlo ancora.
Avevo
capito che, in fondo, non era pericoloso come mi era sembrato quando
ero finita
per terra, sotto di lui, col collo pronto per il morso.
Per le
sue manie religiose non avrebbe ucciso nessuno, tranne quando sarebbe
stato
troppo assetato. Si dava delle arie di esperto conoscitore della
volontà
divina, ma confondeva la presunta volontà divina con la sua
fantasia.
Era come
un bambino, andava rassicurato ogni volta che aveva paura e quando si
innervosiva
andava preso con i guanti e blandito un pochino.
Quell’aria
indemoniata che aveva a volte, anche essa chiaramente dovuta alla sua
follia,
avrebbe smesso di impressionarmi, perché avrei scoperto che
poteva essere
placata con qualche lusinga. In seguito mi sarei abituata anche alle
sue
chiacchierate con Dio che trovava il tempo di iniziare in ogni buon
momento di
silenzio.
-Ecco-
disse Alice col fiato corto –ora siamo scomparsi di nuovo,
accidenti-
-Ma che dici.
Non eravamo già scomparsi?- chiese Carlise.
-Che ne è
del lupo che doveva cercarmi?- chiesi con tono piatto.
-Quando
abbiamo trovato Quincey dobbiamo aver cambiato il futuro. Quel lupo non
ti ha
trovato. Magari ti sta ancora cercando, ma dubito che
proverà anche in questo
posto. Prima siamo andati fuori strada, perciò siamo
riapparsi. Ora che abbiamo
preso la direzione giusta non vi vedo più, perciò li incontreremo-
Camminammo
ancora per un po’, l’inquietudine cominciava ad
agitarmi lo stomaco.
-Alt!-
Gelai.
Una fitta
di panico mi fece quasi avvertire un colpo al petto.
Due occhi
rossi scintillarono nella mia direzione. Nell’ombra di un
cappuccio, un viso
bianco si tranquillizzò notando quanto fosse gradita
quell’ambasciata: tre vampiri
e una cena. Nessun pericolo.
-Ah ah
ah, Carlise!- rise una voce melodiosa spalancando le braccia.
Carlise
sospirò e ci guardò.
-Vi
presento Heidi-
La figura
alta si avvicinò e abbassò il cappuccio dal viso
stupendo.
-Che
sorpresa! Aro sarà felicissimo di vederti!-
Quincey
si irrigidì e fece un passo indietro, con occhi visibilmente
conquistati, ma
impauriti.
Heidi
avvertì sentore di disagio, si voltò nella sua
direzione, lo guardò per un
breve istante, e d’un tratto sembrò riconoscerlo.
-Ah! Toh
guarda!- disse un po’ confusa.
Quincey
che, sebbene strano, non era esente né dalla stupefacente
bellezza dei vampiri,
né tanto meno dal loro pallore, mi sembrò
diventare ancora più pallido.
Alice, si
vedeva, aveva una gran voglia di sentire delle spiegazioni.
Nella
foresta si instaurò uno strano silenzio.
Un
brivido mi si risvegliò addosso.
-Beh-
riprese Heidi, tentando di darsi un tono – comunque ti ha preceduto
il tuo bel
figliastro- disse rivolta a Carlise, lanciando di continuo occhiate a
Quincey,
che aveva la faccia di uno che comincia a riprendersi da uno svenimento.
Quando
capii di chi stava parlando, ebbi il vecchio istinto di accovacciarmi
stringendomi
le braccia al petto per tenermi tutta insieme. Resistetti ma,
spaventata a
morte per la vita di Edward, cercai la mano di Alice e la strinsi. Lei
rispose
alla stretta per farmi coraggio.
Carlise
non poté più mantenere la sua cortese espressione
neutra. Sembrava visibilmente
sorpreso. Edward si era intrattenuto con i Volturi?
-Ah…e
dove si trova adesso?-
-Sta
avendo un colloquio con Aro e lui non vuole che lo si disturbi-
-Beh…come
hai detto tu, sarebbe felice di vedermi, perciò non
c’è nessun disturbo più
gradito della mia visita. Si tratta di un fatto molto urgente-
–Centra
lei?- guardò me di sottecchi –o è solo
un regalo?- Stava forse cominciando a
sentirsi la bocca piena di saliva? Avevo un aspetto ancora
più spaurito e
imbarazzato di prima.
-No. Lei
è Bella. È sotto la protezione della mia
famiglia: anche lei deve vedere Aro-
Heidi,
sentendo che non sarei stata mangiata, perse qualsiasi interesse per
me.
-Si, ma cosa
volete da Aro?-
-Potremo
spiegarlo solo in sua presenza-
Heidi
annuì, guardò da me a Carlise e fece un sorriso
smagliante che mi fece sentire
che me la sarei presto fatta addosso.
-Sei
proprio sicuro riguardo a lei? Ha un buon sangue. O deve essere un
regalo o te
la stai tenendo per te-
Sentii Quincey
mormorare “Serpente a sonagli. Serpente tentatore”
-Sai che
non ho certe inclinazioni- rispose tranquillamente Carlise.
-Beh…ogni
tanto…- scrollò le spalle, girò i
tacchi. Noi la seguimmo.
“Niente
panico…Niente
panico…Oddio…Oddio…Niente
panico…”
Panico.
Devo dire che i
tuoi commenti sono piuttosto sclerotici. We, calma.
Prenditi qualcosa^^.
Non ho la pretesa di andare bene in matematica, infatti è
compresa nel
20% delle cose in cui posso sbagliare. Altrimenti a che mi servirebbero
le
percentuali?
Visto che a me i vampiri stanno sui coglioni posso allegramente far
arrabbiare Bella a morte con loro. Aaaaaaaah, che GRANDE
soddisfazione!! …Certo…
tu quando ti trovi davanti uno dei lupimannari pensi
sicuramente…“chihuahua”…-_-‘.
Diciamo che i tuoi vampiri sono abbastanza bassi nella classifica da
potergli
dare il premio di consolazione per gli ebeti (intendo soprattutto
DAMON!).
Non
ricordarmelo…_ _’’
Grazie per i complimenti, anche se adesso i sentimenti di Bella mi
sembrano diventare un po’ estremi. Il suo modo di farsi seghe
mentali nel libro
mi annoiava a morte e allora adesso voglio dare un seguito a tutti quei
suoi
ragionamenti.
Preferisco che diventi pazza, almeno si da un po’ una svolta
alla solita
storia di Bella.
Spero che la storia continui a piacerti.
* (111-114,
Canto VII, Inferno,
Divina Commedia)
P.S. Per chi non lo sappia, il titolo "Anger" vuol dire: rabbia,
frustrazione.