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Autore: Novelist Nemesi    27/05/2010    2 recensioni
Non era la pioggia. Non era il ticchettio dell’orologio. Non era la stanza spoglia. Non erano gli altri. Nessuno aveva colpa del fatto che lui avesse quel viso pallido e segnato da due righe nette che scendevano sulle guance. Era solo temuto da molti, rispettato da alcuni. Odiato? Qualcuno che portava rancore c’era. Il suo nome faceva in fretta a circolare e restare nelle menti. Ulquiorra Schiffer. Altisonante, vero?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Schiffer Ulquiorra, Un pò tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Caliel si abituò presto al suo nuovo grado, dandosi da fare per farsi rispettare un po’ da tutti; con Barragan non c’era ancora riuscita, però. Aizen notava dei progressi notevoli in lei, ogni missione la svolgeva in poco tempo e in maniera impeccabile. La giovane occupava gran parte del tempo ad affinare tecniche tutte sue con la spada.
Erano passati due mesi, e gli shinigami non si facevano ancora vivi; Aizen li teneva sempre in stato d’allerta, sicuro del fatto che prima o poi sarebbero tornati. Finché lui era ancora vivo, Las Noches non sarebbe mai stata del tutto tranquilla.
Caliel quella sera andò a bussare ad una porta che ormai conosceva come le sue tasche.
Ulquiorra aprì la porta con calma; si aspettava che fosse lei.
« Che c’è, stavolta? »
Caliel gli mise davanti una scodella con dentro dello strano liquido marroncino. « Non mi piace come fanno il milkshake da queste parti. »
« E da me cosa vuoi? »
« Quello che fai tu è più buono. »
« Fallo fare alla tua fracciòn. »
« Non c’è adesso. E comunque, ribadisco; quello che fai tu è più buono. »
Era sempre così; Caliel non si era affatto abituata alla cucina degli arrancar fatta dagli arrancar. Così, andava a bussare da Ulquiorra, che invece se la cavava piuttosto bene. Poi lui, sbuffando, la faceva entrare, le preparava qualcosa, e poi lei se ne riandava, oppure restava a guardare un film con lui. La stanza di Ulquiorra era diventata una vera e propria videoteca.
Quel giorno però Caliel levò subito le tende, dicendo di essere molto stanca. Negli ultimi tempi era leggermente dimagrita, ma era in buona salute; aveva anche deciso di tagliarsi i capelli, lasciando una sola ciocca lunga fino al fondoschiena, legata con uno strano fermaglio costruito dalla sua fracciòn. Già, aveva anche una fracciòn; si chiamava Florence, era una ragazza graziosa, posata, profondamente devota ad Aizen e molto affezionata a Caliel; Aizen aveva scelto di assegnarla come fracciòn a lei, e l’espada non aveva obiettato. C’era tra loro un bel rapporto, e Caliel non poteva sperare in una cosa migliore. E poi anche Florence era un’umana; negli ultimi tempi erano nati nuovi arrancar precedentemente umani abbastanza numerosi. L’Hougyoku aveva sviluppato capacità incredibili, e Aizen ne approfittava. Così vennero presto coperti anche i posti vacanti del settimo e del nono espada, occupati da due uomini che avevano in poco tempo sviluppato capacità degne di un espada.
« Signorina Caliel, bentornata! »
Caliel salutò Florence con un sorriso, mentre chiudeva la porta alle sue spalle.
« Siete andata nuovamente dal signor Ulquiorra? Come sta? Mangia regolarmente? »
« Sta bene, sta bene. Ho portato qualcosa da mangiare anche per te, Florence. »
La fracciòn si accomodò al tavolo, apparecchiando in fretta per due persone. Caliel insistette nel dire che aveva già mangiato, ma per Florence era un rito irrinunciabile mangiare con la sua espada.
« Signorina Caliel, avete saputo che il signor Aporro ha un’altra fracciòn? »
« Davvero? Caspita, saranno una ventina ormai… »
« Il signor Aporro dice che saranno utili per i lavori al laboratorio. »
« Immagino di sì. »
Dopo un attimo di silenzio, in cui ne approfittarono per finire il pasto, Florence riprese a chiacchierare. « Il signor Ulquiorra non ha ancora preso nessuna fracciòn? »
« Nessuna. Anche Yami è senza fracciòn, mi sembra… »
« Il sommo Aizen gli ha proposto molti buoni nomi, eppure il signor Ulquiorra si rifiuta di prenderli con sé… Come mai? »
Caliel ci pensò un po’ su. « Non lo so… Ma davvero ha rifiutato tutti i nominativi? »
« Sì… Dice di non aver bisogno di nessuno. »
Allora aveva ragione, Stark, quando le aveva detto che Ulquiorra poteva benissimo rifiutare gli ordini quando lo voleva davvero. Il fatto che, invece, non avesse rifiutato lei, al tempo in cui era la sua fracciòn, la rincuorava. Sorrise, nascondendosi col fazzoletto per pulirsi la bocca, e aiutò la fracciòn a sparecchiare.
« A proposito, signorina Caliel; ho incontrato la signorina Neliel. Vi saluta. »
Caliel si irrigidì, mostrandosi preoccupata. « Florence, non dirmi che sei andata di nuovo a spasso con lei per Las Noches! »
« No, signorina! Sono andata dal signor Grimmjow e ne ho approfittato per salutarla. »
Caliel tirò un sospiro di sollievo. « Stai comunque attenta; Aizen non sa ancora che Nel sta da Grimmjow. Comunque, come sta? »
« Sta bene. Vorrebbe tanto vedervi. »
« Sai che ti dico? Andiamo a trovarla. Non credo ci sia nulla di strano, visto che ci sarò anch’io. »
Col tempo Grimmjow aveva smesso di rompere le scatole a Caliel; vuoi che era la terza espada, vuoi che Nel aveva contribuito ad addolcirgli un po’ il carattere, non trovava ogni volta una scusa per attaccarla. Né lui, né Nel avevano detto qualcosa, ma si vedeva che tra loro era nata  una sorta di amicizia speciale. Anche perché non c’era altro modo per spiegare come mai Grimmjow la tenesse ancora con sé.
Neliel stava bene, aveva cambiato le vesti, non più strappate a causa delle sue forme prosperose, e manteneva costantemente la forma adulta.
« Grimmjow, che aspetti a dirlo ad Aizen? » disse Caliel, appoggiandosi al muro.
« Succederebbe il finimondo se si venisse a sapere che l’ex terza espada è ancora viva. Per non parlare di Nnoitra. »
« Aizen prenderebbe le dovute precauzioni. »
« Si sono viste le precauzioni; Nnoitra è riuscito a ridurla a una bambina. E poi, non pensi anche a te? »
« Che vuoi dire? » chiese lei, facendosi seria e a mani conserte.
« Nel ha ancora tatuato il numero tre sulla schiena, e ha ancora le potenzialità di una volta; non credi che, una volta scoperto che lei può essere ancora utile per Aizen, ti sbatti fuori e faccia tornare lei al suo posto? Dubito che ti farebbe tornare ad essere la fracciòn di Ulquiorra. Sarebbe il tuo capolinea. Nella peggiore delle ipotesi, finiresti uccisa. »
Florence si mise davanti alla sua espada, e con serietà disse. « Non permetterò che ciò accada alla signorina Caliel! Il sommo Aizen è una persona saggia, lo convinceremo a non uccidere! »
« Ma no, non ci sarà bisogno di uccidere nessuno. » disse a quel punto Nel, dando una piccola botta in testa a Grimmjow. « Sei sempre così catastrofico, Grimm. Basterà dire ad Aizen che non ho più le potenzialità di una volta, che voglio cancellarmi il tatuaggio e che voglio essere la tua fracciòn. Dopotutto, ora la terza è Caliel, e io ormai sono “scartata”, non potrei tornare a stare con voi espada. E poi, se io fossi la tua fracciòn, Nnoitra non avrebbe da lamentarsi… Credo.  A lui dava fastidio che io fossi la terza e lui all’epoca l’ottavo. »
« Nel… Sei sicura? » chiese Grimmjow.
« Diciamo che ormai io sono in “pensione”. Non credo che Aizen mi farebbe tornare in squadra. Fare la fracciòn sarà sufficiente, potrò uscire liberamente alla luce del sole e stare comunque con te. Ora, trova una falla in questo piano. » si fece spavalda, mentre Grimmjow, in silenzio, meditò su quanto appena detto. Effettivamente, non c’era nessun problema, se le cose stavano così. Valeva la pena tentare.
Fu indetta un’altra riunione straordinaria, tutti riuniti a quell’enorme tavolo rettangolare. Nnoitra on riusciva a credere che Neliel era accanto a Grimmjow, seduti vicini.
Ulquiorra, invece, se l’aspettava. Si avvicinò lentamente a Caliel; da un po’ di tempo le postazioni erano cambiate, e Ulquiorra sedeva a fianco di lei, seguendo l’ordine di numero.
« E’ stata una tua idea? » le sussurrò.
« Abbiamo solo cercato una soluzione alternativa alla segregazione di Nel. » rispose lei, sottovoce.
Lui si ricompose, posando le mani sulla tazza di tè fumante, e sorseggiando con calma. Sembrava del tutto indifferente alla cosa.
Aizen si mostrò sorpreso, e anche piuttosto contento, nel vedere che Neliel era ancora viva. Non mostrò sorpresa invece, nel sapere che non voleva tornare ad essere un espada, bensì la fracciòn di Grimmjow.
« Che scherzo è questo?! » fece Nnoitra, alzandosi. « Questa donna ormai è inutile alla causa di Aizen! Se non è più utile come espada, figuriamoci a fare la fracciòn del numero sei! Grimmjow, non ti bastano i cinque uomini che hai già? »
« Nnoitra. » fece Aizen, mantenendo la calma.
Lui si stizzì. « … Sì, signore? »
« Sono io che decido qui. »
« Ma signore, questa donna… » non fece in tempo a finire di parlare; venne colto da un bruciore tremendo, delle fiamme lo avvolgevano, e fu costretto a sedersi, cercando di placare il dolore.
« Ho detto che decido io qui. » ripeté Aizen. « Altre obiezioni? » rimasero tutti zitti, non volendo fare la stessa fine di Nnoitra. « Molto bene. Allora è deciso; Neliel diventerà la fracciòn di Grimmjow. Dopo ti faremo cancellare il tatuaggio. » sorseggiò del tè, iniziando poi un altro discorso. « Passiamo a un’altra cosa, più importante; shinigami. Abbiamo introdotto delle spie nella Soul Society, e abbiamo scoperto che Yamamoto ha in mente un agguato in grande stile. Ma noi lo sorprenderemo, lo anticiperemo; faremo un agguato direttamente a casa sua. Visto che le squadre shinigami sono tredici, andremo tutti insieme, espada, fracciòn, e altri arrancar. Presto vi darò delle planimetrie dettagliate della Soul Society, dove colpire e chi colpire. Inoltre, vi dividerò in squadre, cercando di renderle equilibrate, con a capo io, Gin e Kaname, visto che conosciamo bene quel posto. L’ultimo ordine che vi do è questo; Yamamoto va assolutamente ucciso. Partiamo domani. Ora ritiratevi. »
Caliel notò che Florence era nervosa; era la prima missione importante a cui partecipava. E forse aveva anche paura. Comprensibile.
« Florence, stai tranquilla. » diceva continuamente.
« Farò del mio meglio, signorina Caliel, ve lo assicuro. Non permetterò che vi accada niente. »
« Florence, non dire sciocchezze! Domani ci scontreremo con diversi shinigami, è impossibile che io non mi faccia niente. domani assisterai a tanti orrori… Vedrai diversa gente. Te l’ho già spiegato che, prima di pensare a me, devi pensare a te stessa; non c’è nulla di più importante della tua vita e della tua sopravvivenza. Non puoi proteggere qualcuno se non pensi prima a proteggere te stessa, se non dai importanza a te stessa. »
« Sì, me ne avevate parlato. Ma… »
« Dormici su, Florence. » disse, avvicinandosi alla porta. « Vedrai che domani farai un figurone! »
« Andate di nuovo dal signor Ulquiorra? »
« Sì, forse faccio tardi, quindi non stare ad aspettarmi, dormi pure. »
Ulquiorra, come al solito, non si sorprese nel trovarsela davanti alla porta; questa volta voleva vedere un film. La fece entrare, lui aveva appena finito di bere del tè, e la fece accomodare sul divano.
« Non sei venuta per un film, vero? » chiese poi.
Caliel sorrise; aveva un intuito eccezionale. « Sono preoccupata per Florence. »
« Dovrebbe essere lei a preoccuparsi per te, donna. »
Caliel si alzò dal divano, seguendolo accanto al tavolo; non riusciva a stare ferma. « Domani potresti morire, sai? »
« Anche tu potresti. Siamo sulla stessa barca. »
« E scommetto che non hai paura. »
« Tu ne hai? »
« Un po’. »
Lui sbuffò. « Sciocca. » disse, ma Caliel sorriso, afferrando il suo polso.
« Il tuo battito ha accelerato di nuovo. »
Lui staccò la mano con un gesto veloce, innervosendosi. « E’ il fatto che mi tocchi a darmi fastidio e farmi accelerare il battito, non la paura. »
Lei, per indispettirlo di più , afferrò nuovamente la sua mano. Non era la prima volta che si metteva a giocherellare così con lui, si divertiva a innervosirlo. Lei afferrava, lui staccava, lei afferrava nuovamente, lui si innervosiva e quasi la supplicava di staccarsi.
« Dai, smettila, donna! » appunto.
Lei scoppiò a ridere. « No, finché non ammetti di avere paura! »
« Piantala, donna! Ti ho già detto che mi dà fastidio! Va bene, ho paura, soddisfatta? »
« Assolutamente no, non è sincero! »
« Ma non ti stanchi mai? »
« Ehi, portami rispetto! Dimentichi che sono la terza espada? » disse lei scherzando.
A quel punto lui si fermò, smettendo di cercare di allontanarla da lui. Si fece più serio del solito, chinando il capo. Lei chiese cosa era successo tutto d’un tratto, e lui rispose. « Pensavo. »
« A cosa? »
Lui avvicinò una mano sul suo viso, facendo scendere le dita sulla guancia. « Sono arrivati qui molti umani, diventati poi arrancar. Ho potuto toccare diverse persone; eppure ti posso assicurare che nessuno brucia come te. »
« Esagerato. » disse lei, prendendo la sua mano. « Forse sei tu che sei troppo freddo. »
Lui restò in silenzio, continuando a sfiorare la guancia di lei, meditabondo. « Forse sì. »
Caliel lo fissò per un po’, incerta sul cosa chiedergli. Ma poi le venne naturale dire. « Vorresti bruciare anche tu? »
La risposta, stavolta, fu immediata. « No. »
Lei sorrise di nuovo, stavolta avvicinando la mano al suo collo, dove sporgeva leggermente una vena. « Smettila di mentire; ti si accelera il battito. »
« Hai rotto, con questa storia. » disse lui, serio. Si slacciò di poco la giacca, sentendo leggermente caldo.
« Se mi dici la verità non ti scoccio più. »
« Ma perché ti comporti così? Lo sai che a volte sei assillante, donna? »
Lei non staccò neppure per un secondo la mano dal collo, neanche quando si slacciò la giacca.
« Una volta ero la tua fracciòn. Certe vecchie abitudini restano. »
Dopo un po’ di silenzio, Ulquiorra sospirò, afferrò la ragazza per un fianco e fece una veloce rotazione, in modo da far appoggiare lei sul tavolo. « Sei proprio una rottura di scatole, donna. »
Lei improvvisamente si sentì in imbarazzo. Non riusciva a capire che intenzioni avesse in quel momento. « Ulquiorra, cosa…? »
« Avevi ragione, prima mentivo. Voglio vedere cosa si prova bruciando. »
Caliel si ritrovò improvvisamente le sua mani slacciare velocemente la sua giacca, avvicinando il bacino . il respiro della ragazza si fece da subito più affannoso, ma lo lasciò fare. Quando sentì che Ulquiorra stava giostrando con le sua gambe, particolarmente vicino alle parti intime, chiuse gli occhi, arrossì violentemente e mise le braccia intorno al suo collo, affondando le dita nei capelli. Si accorse che anche lui stava respirando pi forte del solito.
« Ulquiorra… » sospirò lei.
« Stai sempre a parlare, anche tu… » sospirò lui, avvicinando le labbra alle sue. Senza preavvisò la baciò, così, su due piedi, affondando la lingua in una maniera che caliel non si sarebbe certo aspettata da lui. Nel frattempo, le mani stavano lavorando su parti del corpo decisamente sensibili per lei, facendole sentire un caldo opprimente. Istintivamente, gli tolse la giacca, posando le mani sul petto nudo, che aveva qualche piccola goccia di sudore.
Da quel momento Caliel non parlò più; sospirava e basta, soprattutto quando Ulquiorra era diventato un tutt’uno col suo corpo. La cosa a cui non sembrò crederci era che anche lui sospirava notevolmente, muovendosi regolarmente e con vigore. E la sua pelle, poi; era come stare accanto a un camino. Bruciava, faceva quasi paura.
Non sapeva per quanto tempo Ulquiorra l’avesse tenuta lì, su quel tavolo, ad assaporare il suo sesso, ma non le dispiaceva di certo. Da quando era diventata un arrancar, non le era più capitato. E aveva ragione Ulquiorra; erano espada, ma pur sempre uomini. Che evidentemente potevano provare benissimo degli istinti del genere.
« Sei troppo calda, donna… » diceva lui, portandola a letto.
« Se ti do fastidio… Basta smettere… »
« Non ho detto… Questo… »
« Bruci… Anche tu… » disse lei, sfiorandogli le spalle, la schiena, mentre lui continuava a muoversi a un ritmo più veloce.
« Lo so… »
« E…? com’è…? »
Lui affondò la testa nei capelli della ragazza. « E’ una bella… Sensazione… Bruciare… Non è poi… Così male… Ah… »
Durò per molto, forse troppo, secondo Caliel. E in parte fu frustrante non sentirselo venire dentro; lui distaccò da lei improvvisamente, sull’orlo di un urlo liberatorio, mentre affondava le mani sul corpo, la stritolava, e lei che fremeva su di lui, sentendosi mancare improvvisamente quella sensazione.
Quando tutto finì, lui si accasciò al suo fianco, cercando di riprendere fiato. Lei restò una decina di minuti a riposarsi su quel letto che aveva le lenzuola che odoravano ancora di sesso, finché non posò le mani sul suo braccio stanco; si era addormentato, e nel frattempo la sua pelle era tornata ad essere di ghiaccio.
Si rivestì velocemente e tornò in camera sua, senza svegliarlo e degnarlo di un saluto. Le venne da chiedersi se quella sarebbe stata l’unica volta in cui si sarebbero concessi una pausa così particolare, ma con ogni probabilità non avrebbe affrontato l’argomento con lui.
Il giorno dopo, infatti, Ulquiorra non le accennò minimamente di quella nottata, e nemmeno lei disse nulla; fecero finta di niente, come se lei non fosse mai venuta in camera sua.
« Siete stata via per molto, signorina Caliel. Ieri notte vi ho sentita rientrare. » disse Florence, la mattina seguente, appena alzata. « Posso sapere perché? »
« Niente di particolare, Florence; io e Ulquiorra abbiamo discusso a lungo di una cosa. » rispose subito lei, con espressione tranquilla. Ogni tanto ripensò a quella notte, ma senza rancori, senza dubbi particolari, come se fosse rassegnata al fatto che Ulquiorra era spinto semplicemente dalla voglia di farsela subito, anche su quel tavolo. Del resto, lei non aveva opposto granché resistenza; non era difficile capire che ne aveva voglia anche lei, e che il desiderio sessuale non era poi di così poco conto.
Mentre partivano tutti per la Soul Society, Ulquiorra la degnò di sole poche parole.
« Non sembri nervosa, donna. »
« No. » rispose con un sorriso lei. « Non voglio agitare ulteriormente Florence. »
« Capisco. » fece una piccola pausa. « Quando te ne sei andata ieri? »
Strano che fosse stato lui a introdurre la cosa. « Ti eri già addormentato, saranno stati dieci minuti dopo… »
Ulquiorra si sentiva un cretino, per essersi addormentato neanche un quarto d’ora dopo averci dato dentro. Ma sorvolò. « Non farti strane idee, donna. »
« Nemmeno tu, eh. » fece lei ridacchiando.
« Allora cerca di non morire oggi. » rispose Ulquiorra, facendo un sorriso che sparì subito. « Così ne riparliamo con più calma. »

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Ommamma, alla fine l’ho scritta davvero! E adesso? ( tutti lanciano pomodori. )
Bè, spero di non avervi provocato shock troppo forti. Da un po’ di tempo pensavo a una cosa del genere, e alla fine non ho resistito. Non ho voluto essere troppo spinta e dettagliata in quella scena, temevo che facendolo avrei rovinato l’atmosfera della storia. Avrete notato, poi, che stavolta non sono romanticherie, ma del puro e “selvaggio” ( molto tra virgolette visto che non c’è sado maso o che! ah ah ah! ) desiderio. Mi dispiace, ma volevo cimentarmi in questa cosa del tutto nuova per me. Mi piace sperimentare. Se questo capitolo ha fatto calare l’interesse, ne sono profondamente dispiaciuta, ma io sono l’autrice, questa è una fan fiction e decido io che far far a chi! ( pernacchia. )
Ovviamente scherzo! Spero davvero che vi sia piaciuto questo capitolo! Ci vediamo al prossimo… Con un nuovo scontro con gli shinigami!

Neme

@ Garconne: Grazie per la recensione!
@ Namine23: Sono davvero molto contenta della tua recensione! Ulquiorra, è vero, è un personaggio molto difficile da gestire… Spero di rendere il suo carattere al meglio! Certo che io mi vado a scegliere i personaggi più difficili da interpretare… ( risata. ) Per quanto riguarda la tua Ulquiorra x Caliel… Bè, in un certo senso, eccola qua! Anche se è un po’ priva di quel qualcosa di romantico, ma spero che ti piaccia…
@ Liar: La Caliel in versione resurreciòn arriverà presto, visto che l’ho già progettata e la sto ultimando. ;) Mi dispiace l’errore, ma ti ringrazio come al solito per la recensione!

  
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