Heartbreaking Rain
“Aspetta un attimo, quand’è che mi sono
ubriacato dopo aver litigato con Vic?”.
“Scherzavo, non
dicevo sul serio...” dico, cercando di trovare una scusa. Ho detto troppo e
questo mi si rivolterà contro, me lo sento.
“Lils...” mi
dice, cercando di farmi vuotare il sacco. Non glielo posso dire ora. Mi sono
promessa che glielo dirò, ma non ora.
“Senti, io non
posso...”.
“Quand’è
successo?” mi chiede, interrompendomi, “quand’è che mi sono ubriacato?”.
“Ted, io non
ero...” cerco di ribattere, ma vengo nuovamente interrotta.
“E’ successo
circa... due mesi fa?” mi chiede, guardandomi negli occhi. Si ricorda quando è
successo, quindi molto probabilmente si ricorderà anche cos’è successo. Da una
parte sarebbe meglio, così sarei esonerata dal raccontare com’è andata, ma
dall’altra...
“Ted...
i-io...” balbetto, cercando di dire qualcosa, invano.
“Aspetta...
forse me lo ricordo... ho dei ricordi sfocati, ma... eri venuta a casa mia e di
Vic, giusto? Poi ti ho baciata e...” il suo sguardo finisce la frase senza
bisogno di dire niente. Lo guardo quasi impaurita dalla sua possibile reazione,
“ora ricordo”.
“E che
differenza fa ricordare o non ricordare? Soprattutto ora che devi sposare Vic?”
dico, facendo cadere una lacrima sulla mia guancia involontariamente.
“Lily, io...”
dice, facendomi stare peggio.
“Nessuna
differenza, non è così?” lo guardo negli occhi e riesco a percepire quasi una
scusa. Ma io delle sue scuse non me ne faccio niente, soprattutto ora che ho
quasi la certezza di dover crescere un bambino da sola, anche se lui non sa
ancora di nostro figlio, “non fa niente. Tu hai la tua vita. Hai Vic. Io non la
sostituirò mai, me ne devo fare una ragione. Io sarò sempre come una sorella
minore per te, ma niente di più. Come ho potuto pensare anche solo per un
attimo che dopo quella notte forse... forse qualcosa sarebbe cambiato tra di
noi. Come ho potuto illudermi in quel modo? Come?” ripudio le altre lacrime,
alzandomi e raggiungendo i miei genitori sulla soglia della Tana. Voglio andare
via e smettere di pensare a Ted. Lui ha la sua Vic ed io non sarò mai come lei.
“Tesoro, c’è
qualcosa che non va?” mi chiede mamma, portandomi una ciocca di capelli dietro
un orecchio. Riesco a trattenere le lacrime, anche se questo mi costa una forza
di volontà pazzesca.
“No... non c’è
niente...” mento, voltandomi un’ultima volta verso un Ted seduto sul prato,
prima di avviarmi con la mia famiglia verso la macchina.
“Avete sentito
l’annuncio del matrimonio di Ted e Vic?” chiede mamma, salendo in macchina sul
sedile accanto a quello del guidatore, ovvero a quello di papà. Mentre io mi
siedo dietro insieme ai miei fratelli. Questa domanda non può fare altro che
farmi stare peggio. Vorrei piangere e urlare il mio dolore, “secondo me è
destino che quei due si sposino. Infondo sono sempre stati fidanzati sin da
piccoli”.
“Si, anche
secondo me sono destinati a stare insieme” risponde papà, partendo a tutta
velocità e facendomi nascondere un’altra lacrima dietro la cascata di capelli
fiamma.
“Poi sono anche
carini insieme, sono davvero una coppia perfetta. Harry ti ricordi quando, da
piccola, Lily cercava di allontanare Vic da Ted?” chiede mamma ridendo e
guardando papà.
“Quando? Io non
me lo ricordo” chiedo, non ricordandolo davvero.
“Quando avevi
due, tre anni. Eri terribilmente gelosa di Ted. Forse perché, essendo stata una
delle prime persone a tenerti in braccio, hai identificato lui come una persona
importante, o non lo so. So soltanto che non volevi che stessero insieme” mi
risponde mamma. Non me ne ricordo assolutamente, infondo ero troppo piccola per
ricordarlo.
“Io me lo
ricordo molto bene, invece” ride papà, voltandosi un attimo a guardare mamma.
Sposto il mio
guardo verso il finestrino e vedo che sta iniziando a piovere. Ho sempre amato
la pioggia perché mi trasmette un senso di malinconia. La malinconia non sarà
il sentimento più bello del mondo, ma ogni emozione ha il proprio fascino.
Osservo i goccioloni che cadono dal cielo e che si infrangono sul vetro della
macchina.
“Tu hai sempre
avuto un debole per Teddy, Lily, sin da quando eri piccola. Lo hai sempre
considerato un po’ come il tuo eroe e il fatto che lui stesse con Victoire ti
faceva impazzire”.
Ma infondo lui
è sempre stato più grande di me di dieci anni, non mi ha mai considerato come
una vera e propria ragazza, ma come una sorella. A parte quella sera che gli
ero capitata sotto tiro e non aveva nessun’altra a cui poter chiedere di
aiutarlo, quindi mi ha usata. Mi ha usata e io sono rimasta incinta.
Per il resto
del viaggio ignoro i discorsi tra i miei e mi immergo nei miei pensieri. Quando
arriviamo davanti a casa, scendo di macchina e corro in essa, rimanendovi da
sola. I miei sono andati a fare spese con i miei fratelli. Quando entro in casa
corro in camera mia e mi butto sul letto, iniziando a piangere e sentendo i
tuoni del temporale che rispecchiano il mio umore. Tutta la sicurezza che
avevo, tutta la voglia che avevo di tenere il bambino, è svanita in una sola
frase e in questo momento non desidero altro che liberarmi della vita che porto
in grembo. E’ due mesi che fa parte di me, ma è bastata una semplice giornata
per farmi passare la voglia di crescere un figlio da sola. La scelta che avevo
preso, quella di tenere il bambino, mi sembra di averla presa qualche secolo
fa.
Non sarò mai
come Vic e Ted non mi amerà mai come lei. Piango. Ho perso il conto dei pianti
degli ultimi giorni. Ho pianto così tante volte che non mi ricordo quante
volte. Mi ritrovo a punto e a capo. Non so cosa fare di questo bambino. Mi
assopisco tra le lacrime, come negli ultimi tempi.
Quando mi
sveglio, la prima cosa che penso è che devo dirglielo. Devo dire a Ted tutta la
verità su quella sera e in quale situazione mi trovo. Mi alzo velocemente e
guardo fuori dalla finestra, vedendo che non ha smesso di piovere e che ancora
non è buio. Mi cambio al volo, mettendomi una gonna che mi arriva a metà cosce,
un paio di calze, un paio di stivali neri, una maglia blu a maniche lunghe
sopra una maglia a spalline azzurra, coperta da un giubbotto di pelle e una
sciarpa carminio. Esco velocemente di casa, dimenticando l’ombrello per la
pioggia e non facendo caso se i miei genitori siano tornati o meno. Inizio a
correre verso casa di Ted e di Vic, ignorando la pioggia che mi bagna. Per
fortuna casa loro non è molto distante. Continuo a correre fino a quando arrivo
alla meta. Mi avvicino alla porta e suono il campanello. Quando Ted apre la
porta, la sicurezza con la quale volevo dirgli tutto sembra svanita.
“Ciao” mi dice,
rimanendo in parte impassibile.
“Ciao” rispondo
al saluto, abbassando lo sguardo.
“Se bagnata
fradicia, entra dentro, ti prenderai una polmonite” mi dice, con tono dolce,
avvicinandosi a me.
“No, volevo
solo dirti una cosa. Io sono...” vengo interrotta da una voce molto familiare
ai miei orecchi.
“Ted!” sento la
voce di Vic chiamare Teddy.
Il panico mi
invade, facendomi scappare via. Sento i passi di Ted inseguirmi. Corro senza
una meta precisa, prendendo tutte le pozzanghere che si sono formate per via
della pioggia. Sento l’uomo che amo continuare a corrermi dietro, ma non voglio
fermarmi. Continuo a correre fino a quando inciampo e cado. Fine della corsa.
“Lils” mi dice
Ted, avvicinandosi a me e tendendo una mano come per aiutare ad alzarmi.
Rifiuto il suo aiuto e, ansimante, mi alzo da sola, trovandomelo a pochi
centimetri di distanza. Respiro sempre più profondamente, senza però riuscire a
stabilizzare il mio respiro. Mi inizio a sentire male e mi gira la testa. Spero
che tutta questa corsa non abbia fatto del male né a me né al bambino, “perché
sei scappata in quel modo?” mi chiede, non curante della pioggia. Ho molto
freddo. Sarà la tanta acqua che ho preso, ma non mi sento decisamente bene. Ho
un’emicrania pazzesca, freddo e terribili capogiri.
“Lily, ti senti
bene?” mi chiede Ted, togliendosi la giacca e posandola sulle mie spalle. Il
calore della sua giacca mi fa stare meglio, ma non di molto.
“Si, sto...
bene” dico, socchiudendo per un attimo gli occhi.
“Vieni,
torniamo a casa, così potrai dirmi quello che volevi dirmi” mi dice, abbracciandomi.
Ricambio l’abbraccio e mi stringo forte a lui, continuando ad ansimare e
sentendo il cuore battere a una velocità pazzesca.
“Ted...”
l’ultima cosa che riesco a dire, prima di sentirmi mancare e di ritrovarmi
nell’oscurità più totale.