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Autore: WorthTheWait    28/05/2010    4 recensioni
Perché a me? Perché? E' successo tutto così in fretta che non mi sembra vero. Com'è successo? Com'è potuto succedere? Beh... questo lo so. So com'è successo tutto, anche se forse - anzi, sicuramente - sarebbe meglio che non fosse successo niente, e invece ora mi ritrovo in questa posizione scomoda, senza una soluzione. Perché l'ho fatto? Perché? Beh... Ted. Perché sono innamorata di lui, ecco perché. Come diavolo faccio ora? Come faccio? Non pensavo di essere... beh, si, insomma... di essere... mi viene male solo a pensarci. Non so assolutamente come fare, non vedo nessuna soluzione e mi sa che non ne troverò neanche una. Mi sa che dovrò vuotare il sacco prima che tutto sia evidente, è l'unica cosa che posso fare: dire la verità a tutti, soprattutto a Ted.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley, Lily Luna Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Heartbreaking Rain

 “Aspetta un attimo, quand’è che mi sono ubriacato dopo aver litigato con Vic?”.

“Scherzavo, non dicevo sul serio...” dico, cercando di trovare una scusa. Ho detto troppo e questo mi si rivolterà contro, me lo sento.

“Lils...” mi dice, cercando di farmi vuotare il sacco. Non glielo posso dire ora. Mi sono promessa che glielo dirò, ma non ora.

“Senti, io non posso...”.

“Quand’è successo?” mi chiede, interrompendomi, “quand’è che mi sono ubriacato?”.

“Ted, io non ero...” cerco di ribattere, ma vengo nuovamente interrotta.

“E’ successo circa... due mesi fa?” mi chiede, guardandomi negli occhi. Si ricorda quando è successo, quindi molto probabilmente si ricorderà anche cos’è successo. Da una parte sarebbe meglio, così sarei esonerata dal raccontare com’è andata, ma dall’altra...

“Ted... i-io...” balbetto, cercando di dire qualcosa, invano.

“Aspetta... forse me lo ricordo... ho dei ricordi sfocati, ma... eri venuta a casa mia e di Vic, giusto? Poi ti ho baciata e...” il suo sguardo finisce la frase senza bisogno di dire niente. Lo guardo quasi impaurita dalla sua possibile reazione, “ora ricordo”.

“E che differenza fa ricordare o non ricordare? Soprattutto ora che devi sposare Vic?” dico, facendo cadere una lacrima sulla mia guancia involontariamente.

“Lily, io...” dice, facendomi stare peggio.

“Nessuna differenza, non è così?” lo guardo negli occhi e riesco a percepire quasi una scusa. Ma io delle sue scuse non me ne faccio niente, soprattutto ora che ho quasi la certezza di dover crescere un bambino da sola, anche se lui non sa ancora di nostro figlio, “non fa niente. Tu hai la tua vita. Hai Vic. Io non la sostituirò mai, me ne devo fare una ragione. Io sarò sempre come una sorella minore per te, ma niente di più. Come ho potuto pensare anche solo per un attimo che dopo quella notte forse... forse qualcosa sarebbe cambiato tra di noi. Come ho potuto illudermi in quel modo? Come?” ripudio le altre lacrime, alzandomi e raggiungendo i miei genitori sulla soglia della Tana. Voglio andare via e smettere di pensare a Ted. Lui ha la sua Vic ed io non sarò mai come lei.

“Tesoro, c’è qualcosa che non va?” mi chiede mamma, portandomi una ciocca di capelli dietro un orecchio. Riesco a trattenere le lacrime, anche se questo mi costa una forza di volontà pazzesca.

“No... non c’è niente...” mento, voltandomi un’ultima volta verso un Ted seduto sul prato, prima di avviarmi con la mia famiglia verso la macchina.

“Avete sentito l’annuncio del matrimonio di Ted e Vic?” chiede mamma, salendo in macchina sul sedile accanto a quello del guidatore, ovvero a quello di papà. Mentre io mi siedo dietro insieme ai miei fratelli. Questa domanda non può fare altro che farmi stare peggio. Vorrei piangere e urlare il mio dolore, “secondo me è destino che quei due si sposino. Infondo sono sempre stati fidanzati sin da piccoli”.

“Si, anche secondo me sono destinati a stare insieme” risponde papà, partendo a tutta velocità e facendomi nascondere un’altra lacrima dietro la cascata di capelli fiamma.

“Poi sono anche carini insieme, sono davvero una coppia perfetta. Harry ti ricordi quando, da piccola, Lily cercava di allontanare Vic da Ted?” chiede mamma ridendo e guardando papà.

“Quando? Io non me lo ricordo” chiedo, non ricordandolo davvero.

“Quando avevi due, tre anni. Eri terribilmente gelosa di Ted. Forse perché, essendo stata una delle prime persone a tenerti in braccio, hai identificato lui come una persona importante, o non lo so. So soltanto che non volevi che stessero insieme” mi risponde mamma. Non me ne ricordo assolutamente, infondo ero troppo piccola per ricordarlo.

“Io me lo ricordo molto bene, invece” ride papà, voltandosi un attimo a guardare mamma.

Sposto il mio guardo verso il finestrino e vedo che sta iniziando a piovere. Ho sempre amato la pioggia perché mi trasmette un senso di malinconia. La malinconia non sarà il sentimento più bello del mondo, ma ogni emozione ha il proprio fascino. Osservo i goccioloni che cadono dal cielo e che si infrangono sul vetro della macchina.

“Tu hai sempre avuto un debole per Teddy, Lily, sin da quando eri piccola. Lo hai sempre considerato un po’ come il tuo eroe e il fatto che lui stesse con Victoire ti faceva impazzire”.

Ma infondo lui è sempre stato più grande di me di dieci anni, non mi ha mai considerato come una vera e propria ragazza, ma come una sorella. A parte quella sera che gli ero capitata sotto tiro e non aveva nessun’altra a cui poter chiedere di aiutarlo, quindi mi ha usata. Mi ha usata e io sono rimasta incinta.

Per il resto del viaggio ignoro i discorsi tra i miei e mi immergo nei miei pensieri. Quando arriviamo davanti a casa, scendo di macchina e corro in essa, rimanendovi da sola. I miei sono andati a fare spese con i miei fratelli. Quando entro in casa corro in camera mia e mi butto sul letto, iniziando a piangere e sentendo i tuoni del temporale che rispecchiano il mio umore. Tutta la sicurezza che avevo, tutta la voglia che avevo di tenere il bambino, è svanita in una sola frase e in questo momento non desidero altro che liberarmi della vita che porto in grembo. E’ due mesi che fa parte di me, ma è bastata una semplice giornata per farmi passare la voglia di crescere un figlio da sola. La scelta che avevo preso, quella di tenere il bambino, mi sembra di averla presa qualche secolo fa.

Non sarò mai come Vic e Ted non mi amerà mai come lei. Piango. Ho perso il conto dei pianti degli ultimi giorni. Ho pianto così tante volte che non mi ricordo quante volte. Mi ritrovo a punto e a capo. Non so cosa fare di questo bambino. Mi assopisco tra le lacrime, come negli ultimi tempi.

Quando mi sveglio, la prima cosa che penso è che devo dirglielo. Devo dire a Ted tutta la verità su quella sera e in quale situazione mi trovo. Mi alzo velocemente e guardo fuori dalla finestra, vedendo che non ha smesso di piovere e che ancora non è buio. Mi cambio al volo, mettendomi una gonna che mi arriva a metà cosce, un paio di calze, un paio di stivali neri, una maglia blu a maniche lunghe sopra una maglia a spalline azzurra, coperta da un giubbotto di pelle e una sciarpa carminio. Esco velocemente di casa, dimenticando l’ombrello per la pioggia e non facendo caso se i miei genitori siano tornati o meno. Inizio a correre verso casa di Ted e di Vic, ignorando la pioggia che mi bagna. Per fortuna casa loro non è molto distante. Continuo a correre fino a quando arrivo alla meta. Mi avvicino alla porta e suono il campanello. Quando Ted apre la porta, la sicurezza con la quale volevo dirgli tutto sembra svanita.

“Ciao” mi dice, rimanendo in parte impassibile.

“Ciao” rispondo al saluto, abbassando lo sguardo.

“Se bagnata fradicia, entra dentro, ti prenderai una polmonite” mi dice, con tono dolce, avvicinandosi a me.

“No, volevo solo dirti una cosa. Io sono...” vengo interrotta da una voce molto familiare ai miei orecchi.

“Ted!” sento la voce di Vic chiamare Teddy.

Il panico mi invade, facendomi scappare via. Sento i passi di Ted inseguirmi. Corro senza una meta precisa, prendendo tutte le pozzanghere che si sono formate per via della pioggia. Sento l’uomo che amo continuare a corrermi dietro, ma non voglio fermarmi. Continuo a correre fino a quando inciampo e cado. Fine della corsa.

“Lils” mi dice Ted, avvicinandosi a me e tendendo una mano come per aiutare ad alzarmi. Rifiuto il suo aiuto e, ansimante, mi alzo da sola, trovandomelo a pochi centimetri di distanza. Respiro sempre più profondamente, senza però riuscire a stabilizzare il mio respiro. Mi inizio a sentire male e mi gira la testa. Spero che tutta questa corsa non abbia fatto del male né a me né al bambino, “perché sei scappata in quel modo?” mi chiede, non curante della pioggia. Ho molto freddo. Sarà la tanta acqua che ho preso, ma non mi sento decisamente bene. Ho un’emicrania pazzesca, freddo e terribili capogiri.

“Lily, ti senti bene?” mi chiede Ted, togliendosi la giacca e posandola sulle mie spalle. Il calore della sua giacca mi fa stare meglio, ma non di molto.

“Si, sto... bene” dico, socchiudendo per un attimo gli occhi.

“Vieni, torniamo a casa, così potrai dirmi quello che volevi dirmi” mi dice, abbracciandomi. Ricambio l’abbraccio e mi stringo forte a lui, continuando ad ansimare e sentendo il cuore battere a una velocità pazzesca.

“Ted...” l’ultima cosa che riesco a dire, prima di sentirmi mancare e di ritrovarmi nell’oscurità più totale.

 

  
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