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Autore: ShArY90    28/05/2010    3 recensioni
Chi non ha mai fantasticato su una possibile storia d'amore di Sirius Black? La mia immaginazione mi ha condotto a scrivere questa storia: un racconto che narra le vicende di una particolare studentessa di Hogwarts, Sarah Williams (personaggio inventato). È la migliore amica di Lily, gioca nella squadra di Quidditch e ha tanti sogni: tra cui quello di fare breccia nel cuore dell'arrogante e affascinante Sirius Black. Ma il suo carattere timido e la scarsa considerazione che ha di sè la frena, convinta di non potergli mai piacere. Fortunatamente ci penserà il destino per lei, con la complicità di tre amiche e l'aiuto di qualche malandrino.
Buona lettura!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Mal d'amore

 

Sfortunatamente per i giovani studenti di Hogwarts, l’inverno giunse troppo presto. Era arrivato il mese di Novembre ma già incominciavano ad avvenire le prime nevicate. Quell’inverno sarebbe stato più rigido del solito.

- Odio il Natale- sussurrò Carmen dopo aver soffiato a lungo sulle mani gelate, benché fosse tutto inutile.

- Io invece lo adoro- commentò Sarah, sbuffando l’ennesima nuvola di vapore con divertimento.

- Non avevo dubbi... -

- Carmen la finisci di essere così dolce con me?-

- E tu la smetti di contraddire quello che dico?-

-Ma è bella la neve!-

-Sarà anche bella, ma io sto morendo di freddo-

Le tre ragazze erano nel parco ad aspettare la loro amica Alice che sarebbe dovuta venire a momenti. A dire la verità, avrebbero dovuto aspettarla solo una decina di minuti ma stavano lì ormai da una mezz’ora.

-Io non ne posso più di stare qui a congelare. Rischio di morire assiderata, credetemi- dichiarò Carmen che ormai aveva abbandonato l’idea di riscaldare le sue mani che erano diventate completamente due pezzi di ghiaccio. Anche per le altre era la stessa cosa. Erano totalmente infreddolite dalla testa ai piedi.

-Per una volta sono d’accordo con Carmen. Direi che 30 minuti sono abbastanza per aspettare un’amica- commentò Sarah.

- Si, avete ragione. Per una volta avete ragione anche voi- Carmen e Sarah la lanciarono uno sguardo gelido, poi si guarderò entrambe e scoppiarono a ridere.

Le ragazze si alzarono e si diressero in fretta verso il castello. Arrivate quasi in cima alla scalinata di pietra dell’immenso parco, Sarah si accorse che non aveva più con sé la sua borsa. Improvvisamente si fece pallida. Non aveva mai perso niente in vita sua e l’idea di non trovare più la sua borsa, per cui all’interno di essa aveva tutto quello che le serviva giorno e notte, si sentì male. Anche a costo di morire assiderata, doveva trovare quella borsa.

- Ragazze scusate, io torno indietro perché non trovo più la mia borsa. L’avrò lasciata vicino all’albero dove ci siamo sedute. Voi avviatevi pure, io vi raggiungo subito- urlò Sarah mentre corse, con tutta l’energia che aveva in corpo, verso il lago.

Arrivò a destinazione ma apparentemente non vide nulla sotto l’albero. Per un nano secondo il suo cuore aveva smesso di battere. Poi guardò meglio e scorse, appoggiata sotto una delle grosse radici dell’albero, la sua adorata borsa beige. Era rimasta seduta su quella borsa il tempo necessario per spiaccicarla nel terreno.

Con enorme sollievo si avvicinò tranquilla e prese la sua, tanto amata, borsa. Il cuore riprese a battere con regolarità e il sollievo le fece arrivare una vampata di calore su tutto il corpo. Ora non sentiva neppure tanto freddo!

Stava per lasciare finalmente quel posto quando udì delle voci vicine, provenienti più giù, dall’altro lato del lago. Si girò istintivamente per vedere chi fossero ma rimase a bocca aperta quando vide la scena che le si parò davanti.

Distesi e avvinghiati l’uno sull’altro, c’erano due ragazzi che ridevano e si baciavano appassionatamente. Uno di questi era una ragazza molto graziosa di Corvonero, occhi azzurri e capelli neri come la notte. Baciava, senza lasciar un attimo di tregua al ragazzo che l’abbracciava e che la sosteneva sopra il proprio corpo, Sirius.

Sarah era cosciente del fatto che Sirius Black si sceglieva sempre le ragazze più belle o, comunque, quelle più attraenti della scuola e la ragazza che era con lui ne era un esempio lampante.

Non si ricordò per quanto tempo rimase lì, con gli occhi spalancati a guardali. Qualunque cosa stessero decidendo di fare, Sarah non voleva saperlo o comunque non voleva vederlo. Non ne poteva più. Non ce la faceva più. Perché doveva soffrire un secondo di più? Perché stare lì a piangere quando poteva stare al caldo con le persone che l’amavano sul serio? Perché continuare a sperare se poi alla fine non succedeva mai nulla? Perché lei si faceva ancora del male? Perché? C’era ancora una sola e minuscola possibilità che potesse essere lei quella tra le sue braccia che lo baciava?

No. Ovvio e scontato. No. Lei non avrebbe mai potuto avere quello per cui sognava da tempo. I sogni non fanno altro che farti sperare in qualcosa che sai di non poter mai ottenere. E a questo che servono, ad illuderti, ad ingannarti, a convincerti di non mollare mai anche quando ci sono tutte le ragioni del mondo per farlo.

Faceva davvero così freddo? Sarah non sentiva più il contatto con la realtà.

Si diresse, con passo inesorabilmente lento, verso il castello e soprattutto verso il proprio letto che avrebbe bagnato di inutili lacrime. Inutili, perché ancora una volta aveva pianto per qualcosa che non aveva mai avuto.

_________________

 

Quando si alzò dal letto, notò che fuori era già buio e che, con molta probabilità, aveva dormito tutto il pomeriggio. Si alzò in fretta e piena di carica, notando con sollievo che si sentiva rinata. Quella dormita le aveva fatto proprio bene all’anima. Decise che era arrivata l’ora che qualcosa nella sua vita dovesse cambiare e che quel cambiamento doveva venire, per primo, da lei. Non avrebbe mai più aspettato Sirius, sarebbe andata per la sua strada con o senza di lui. Sentiva che si meritava molto di più e, in fondo, erano troppo diversi per piacersi. La sua doveva essere semplicemente la sconsiderata “voglia dell’attenzioni” di un ragazzo. Presto, quando avrebbe trovato qualcuno della sua altezza, sarebbe cambiato tutto.

Si vestì, si lavò e si diresse, piena di vita, giù nella Sala Comune ma, stranamente, al suo arrivo non trovò nessuno. Niente. Nemmeno un’anima via.

Restò basita di fronte a quel silenzio disumano. Si guardò intorno per capire se ci fossero indizi che le potessero almeno farle capire cosa fosse successo. Notò allora un piccolo pezzo di pergamena proprio davanti al camino.

Arrotolò la pergamena e lesse “Signori e Signore, siete solennemente invitati alla mia grandiosa festa di compleanno, che si terrà nella torre più alta del castello, questa sera stessa. Se non avete ricevuto direttamente nella vostre mani questa pergamena, vi invito a togliere il vostro muso fuori dalle faccende che non vi riguardano. Questa festa non è per tutti, ma solamente per coloro che giacciono nella culla dei coraggiosi di cuore”.

Sarah rilesse più volte la pergamena e quasi le venne da ridere: chi poteva mai perdere il suo tempo a scrivere un invito così stupido? Poi rifletté un attimo per capire meglio cosa potesse significare. “Festa di compleanno”… c’era qualcuno che conosceva, era nato il 3 Novembre?

Benché si sforzasse, non le veniva in mente nessuno, e forse sarebbe stato meglio così dal momento che non era stata invitata.

Lascio il bigliettino dov’era e spinta dalla curiosità (e anche perché non sapevo cos’altro fare), si diresse verso la torre più alta del castello, quella di astronomia.

La strada non era lunga, ricordava perfettamente dove si trovasse perché era l’aula che più le piaceva in quel maestoso e antico castello.

Mentre percorreva le infine scalinate di pietra, sentiva che si avvicinava al luogo della festa, perché in lontananza percepì il suono di risate e chiacchiere, mescolate al suono prodotto dalla radio lasciata a tutto volume. Si domandò come fosse possibile che una festa così rumorosa non fosse ancora stata fermata dal guardiano Gazza o da quel cattivone di Pix.

Arrivata in cima, prese fiato e alzò gli occhi. Rimase interdetta alla scena che le si presentò: tutti i suoi compagni di casata erano lì, senza alcuna eccezione.  Si divertivano, cantavano, ridevano, chiacchieravano… chi si ubriacava, chi era già ubriaco… chi si baciava delicatamente, chi pomiciava disgustosamente… e lei era lì, sola, che guardava la festa a cui non era stata invitata.

Improvvisamente si sentì chiamare. –Sarah! Sarah! Vieni qui, c’è spazio-. Era Alice, che con un bicchiere di burrobirra in mano, le faceva segno di sedersi accanto a lei.

Ancora un po’ stordita, Sarah le si avvicinò e le chiese in un sussurro – Cosa sta succedendo? Chi ha organizzato questa festa?-.

Alice rimase perplessa alle parole dell’amica. – Davvero non te lo ricordi?-

-Ehm… dovrei?-

-Beh, è solo la festa di Sirius Black-

-…-

Sarah si guardò meglio attorno e lo vide: seduto per terra, in un angolo della sala, mentre baciava la stessa ragazza di Corvonero, con cui l’aveva visto quella mattina.

“Te pareva”

-Alice, io me ne torno in Sala Comune-

-Perché? Non vedi che siamo tutti qui?-

-Non penso di essere stata invitata-

-Ma certo che lo sei stata! Sirius ha invitato tutti i ragazzi di Grifondoro!-

A Sarah le tornarono in mente le parole “per coloro che giacciono nella culla dei coraggiosi di cuore”.

Sorrise al pensiero che non ci fosse arrivata subito. Evidentemente Sirius aveva organizzato tutto all’ultimo momento e non poteva sapere che lei non fosse stata avvisata.

Con un sorrise e un sorso di burrobirra rubato alla sua amica, Sarah si godette la festa.

_________________

 

I giorni passarono veloci e, purtroppo per Carmen, il Natale di avvicinava ogni giorno di più. Solitamente le ragazze, durante quelle vacanze, ritornavano a casa a festeggiare con i loro parenti. Ed era per questo che a Carmen  era poco propensa a festeggiare le feste. I suoi genitori si era ormai divorziati da tre anni, eppure lottavano ancora l’uno contro l’altro per dimostrare chi meglio dei due era un genitore perfetto. E questo, Carmen, non lo sopportava.

-Ragazze vi prego, posso venire da voi?- supplicò Carmen alle ragazze.

-I tuoi genitori non si arrabbieranno?- chiese Alice.

-Ti riferisci a quella vipera di mia madre o a quel narcisista di mio padre?-

Seguì uno strano silenzio… ma lasciò spazio, ben presto, al suono rumoroso delle loro risate.

Mentre ridevano, Sarah non poté non notare che, dall’altro lato della Sala Grande, Sirius era in compagnia di una nuova ragazza. A quanto pareva, adesso aveva una predilezione per una biondina di Tassorosso. Ma non ci pensò a lungo, era arrivata l’ora di andare a lezione.

Tuttavia, ancora immersa nei suoi pensieri, non appena Sarah svoltò il primo angolo in direzione della lezione di Incantesimi, colpì il petto di qualcuno.

- Sempre con la testa fra le nuvole, eh?- disse Edgar scoppiando a ridere.

-Oddio scusa Edgar. È che sono ancora un po’ insonnolita…-

-Ma dai scherzavo!-

-Davvero?-

-No-

Sarah scoppiò a ridere – E allora perché mi dici che stai scherzando! Tu mi confondi-

-Wow, finalmente mi mostri una risata!-

-Dai, non mi dire che non mi hai mai visto sorridere- scherzò Sarah.

-No, figurati. Non intendevo questo. Ti guardo ormai tutti i giorni e non ti vedevo sorridere in questo modo così sincero da un po’ ... ti dona questo sorriso-

Sarah rimase leggermente interdetta dalle sue parole ma non ebbe modo di ragionarci sopra perché si rese conto, proprio in quell’istante, che stava facendo tardi a lezione.

-Scusa Edgar, devo andare. Ci vediamo!-

Gli regalò un altro sorriso e corse via.

  
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