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Autore: Sweet_Moments    28/05/2010    1 recensioni
Jessie è costretta a passare l’estate con il fratello Noah, a cui tiene particolarmente, dalla madre che li ha abbandonati anni prima quando erano ancora bambini. Già si immagina chiusa in casa da sola ad annoiarsi attendendo la fine delle vacanze, eppure successivamente quest’estate non si dimostra poi così pessima, anzi, è proprio grazie ad essa che ha incontrato Christopher, a prima vista il solito ragazzo snob e popolare che tutte le ragazze desiderano.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jessie

 

      Jessie stava seduta sulla balaustra in marmo bianco della casa del padre con le gambe a penzoloni che ondeggiavano nel vuoto. Sotto il terreno scendeva ripido per qualche metro per tornare poi regolare sulla sabbia. Adorava quel posto, poteva dire che era il punto della casa che amava di più. Si rigirò la tazza di the caldo fra le mani sospirando, con lo sguardo perso ad osservare ciò che la circondava.

Davanti a lei un tratto di spiaggia che terminava con un mare così limpido che ci si poteva specchiare. Da quando era piccola viveva nella villetta del padre, immersa nel verde, dopo che sua madre, confermato il divorzio, era scomparsa non lasciando più traccia né di lei, né del rapporto che aveva con i figli.

   «Che fai, tesoro?». Suo padre spuntò dalla porta che collegava la veranda al terrazzo, il viso segnato dal troppo lavoro, ancora giovane e bello nonostante i suoi quarantotto anni, con delle rughette impresse sulla fronte, i capelli scuri spruzzati di grigio e una lieve e trascurata traccia di barba.

   «Niente di particolare, come sempre...» gli rispose mantenendo lo sguardo sul mare che rifletteva ormai l’ultima traccia di sole.

Il padre si avvicinò alla figlia e la baciò sulla fronte per poi sedersi affianco a lei.

   «È bello, no?» le domandò spostando lo sguardo verso il tramonto.

Jessie annuì socchiudendo appena gli occhi costretta dalla luce del sole. Faceva freschetto lì fuori nonostante fossero i primi di maggio così si ritrovò a stringersi nel suo maglioncino mentre la brezza le scompigliava i lunghi capelli castani facendoli ricadere delicatamente sul viso.  

   «Dov’è Noah?» domandò Jessie per spezzare il silenzio.

   «Non lo so, è uscito poco fa, credo sia andato al molo». Suo fratello Noah aveva diciassette anni appena compiuti e, chiunque avesse avuto l’occasione di conoscere i figli Lohan, era rimasto stupito nel vedere quanto i due fossero uniti. Infatti Jessie e Noah erano inseparabili e sempre pronti ad aiutarsi l’un l’altro, cosa che stupiva parecchia gente. Affidabili e responsabili, li definivano e Samuel ne andava fiero.

   «Fa’ freddino, che ne dici di entrare?» le domandò il padre appoggiando una mano sulla spalla della figlia.

   «Vai pure, io rimango ancora un po’...» rispose voltandosi e cercando di sorridere ottenendo soltanto una specie di smorfia.

   «Senti, Jessie...» iniziò suo padre ma si zittì subito capendo che non era il momento di reinizare con le stesse futili spiegazioni, così chiuse la bocca rassegnato e tornò in casa.

Tutti pensavano che Jessie fosse solamente una ragazza timida e taciturna, e che, nella sua solitudine si trovasse bene, ma si sbagliavano, lei non stava affatto bene.  Ma nessuno si preoccupava del chiederle quale fosse il motivo di tanto silenzio, a nessuno era mai importato e a lei non importava farlo sapere. Certo, aveva qualche amica, se così si potevano definire, ma dopo l’ennesimo rifiuto di uscire si erano limitate a salutarla all’inizio delle lezioni. Jessie non lo faceva apposta, solamente non riusciva ad aprirsi con le persone, ed uscire in paese a imbrattare i muri delle case di scritte fatte con le bombolette spray non le sembrava il miglior modo di combattere la sua timidezza. Si sdraiò sul muretto e chiuse gli occhi. Respirò lentamente assaporando il profumo salmastro che le inondava le narici. Si lasciò andare a se stessa e piano piano si addormentò  e quando riaprì gli occhi le stelle oramai alloggiavano nel cielo. Luna piena, quella notte, l’adorava, sembrava la regina del cielo.

   «Ehi, Jessie...» si sentì sussurrare per poi avvertire un leggera carezza sui capelli.

   «Mmm?» mugugnò ancora assopita. Sapeva che era Noah, l’aveva capito da quel suo tono dolce che usava spesso con lei.

   «Hai idea di che ore siano? Dai, fa freddo, vieni dentro, domani c’è scuola...». Ma Jessie non aveva la minima intenzione di alzarsi, come se tutti i muscoli le si fossero atrofizzati, così rimase ferma immobile dove stava. Sentì sospirare Noah e lo seguì con lo sguardo mentre si sedeva accanto a lei.

   «Sai, Jessie, nemmeno a me piace l’idea di rivedere mamma né tantomeno di passare tutta l’estate insieme a lei», ammise accarezzandole delicatamente i capelli.

   «Ma allora perché non possiamo rimanere qui con papà?» domandò lasciandosi cullare dalla tenerezza del fratello.

   «Perché la mamma è tornata e vuole riallacciare i rapporti e papà deve andare per un breve periodo a Los Angeles per questioni di lavoro, lo sai...».

   «Poteva pensarci prima di scomparire senza dirci nulla, non può pretendere di tornare tutta pentita e aspettarsi che noi la perdoniamo» commentò sprezzante stringendo i pugni.

   «Non pretende che noi la perdoniamo, vuole solo vedere se stiamo bene».

   «Ma cavoli!» esclamò Jessie mettendosi a sedere «”Vuole solo vedere se stiamo bene”? Ma come crede che stiamo?! Pensa che non ci sia mancata una figura femminile in tutto questo tempo?!».

Sentiva le lacrime premere agli angoli degli occhi e le lasciò scendere calde e copiose sul suo viso immobilizzato dal freddo e in un attimo si trovò al caldo fra le braccia del fratello.

   «Tranquilla, vedrai che ci divertiremo, ci sarà anche là il mare, così ti sentirai comunque un po’ a casa...».

Jessie avrebbe avuto molto da ridire, ma se ne stette zitta, era stanca e l’unica cosa che voleva era addormentarsi fra le braccia rassicuranti di Noah, una delle persone a cui teneva di più. Così gettando un ultimo sguardo alla luna chiuse gli occhi e in un attimo, cullata dal calore del petto del fratello, si addormentò facendosi spazio nel mondo dei sogni. 

  
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