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Autore: Fiamma Drakon    28/05/2010    4 recensioni
Eccolo, finalmente: il “cuore”.
Perché non riesco a smettere di piangere?
Perché i miei battiti iniziano a farsi sempre più veloci?
Perché... sto tremando?
Dentro sento uno strano tumulto di... di...
... emozioni?
È così che sono, le emozioni?
Così forti, così inebrianti, così... meravigliose?
Genere: Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Len Kagamine, Rin Kagamine | Coppie: Len/Rin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kokoro
Song: "Kokoro"
Sang by:
Rin Kagamine


A robot created by a lonely scientist
If you speak of his work, it’s a “miracle”
Sono stata creata da mani d’uomo, un solitario uomo di scienza. Sono il prodotto di qualcuno che ha voluto la mia vita, questa mia vita che non può essere completamente definita tale, perché sono un essere artificiale.
Potete chiamarlo “miracolo”, se volete, ma non è altro che scienza.
Osservo quello che c’è attorno a me senza riuscire a provare niente più che apatica oggettività.
Ciò che mi circonda non vale niente per me, non mi suscita alcuna sensazione.
Ma perché i semplici oggetti o il mio stesso creatore dovrebbero suscitarmi qualcosa...?
But it was still incomplete; there was one thing that he didn’t make
It was the program called a “heart”
È strano, è come se mi mancasse quel qualcosa, ma non riesco a capire cosa sia.
Sembra che sia importante, ma non riesco a definire cosa sia davvero.
Ma è... così importante al fine della mia esistenza?
Forse sì: adesso mi sento vuota.
Mi alzo, vado a frugare tra le carte del mio creatore, che è sparito in un’altra stanza da qualche tempo.
Chip, ingranaggi... non so bene neppure io cosa sto cercando, eppure sento il dovere di andare alla ricerca di qualche cosa, là dentro, che possa spiegarmi perché mi sento così vuota.
Dopo minuti interminabili in cui non trovo altro che pezzi meccanici, finalmente estraggo un foglio.
Lo guardo, lo esamino con attenzione: vi riconosco una figura dalle fattezze umane. Mi ricorda il mio corpo. Ci sono vari appunti circa parti e meccanismi da inserire che vanno ad intaccare la bellezza del disegno.
Sembra essere un progetto.
Ad un tratto, però, i miei occhi carpiscono qualcosa, un appunto scribacchiato in gran fretta collegato da una freccia ad un punto sulla sinistra del torace, in corrispondenza del mio seno sinistro, dove mi sembra di riconoscere una fessura: «“Kokoro”, il programma per le emozioni». Una scritta, subito affianco, recita “DA INSTALLARE”.
“Kokoro”...? “Cuore”...?
Ora ho capito cosa manca. È bizzarro, è... curioso: io non ho un “cuore”. Quel programma ancora mi manca.
Forse è per questo che mi sento vuota...? Che sia il “cuore” ciò che potrà riempire quel vuoto?
Centuries passed
And left behind all alone
The miraculous robot wishes
Il tempo è passato così in fretta. Io sono un essere artificiale e il trascorrere degli anni non mi ha mutata affatto. Mentre io rimanevo eternamente giovane, il mio creatore invecchiava, sotto i miei occhi. Ancora lo ricordo mentre mi accarezzava e mi ripeteva: «Piccola Rin, riuscirò a darti “Kokoro”».
E io ricambiavo semplicemente il suo sguardo e le sue carezze con la mia meccanica apaticità, mentre attendevo che il suo lavoro finisse. Più il tempo passava e più il vuoto nel mio petto si allargava, facendomi sentire sempre più piccola e inutile.
Adesso il mio creatore non c’è più e quel freddo vuoto, quella voragine dentro di me, continua ad ingigantirsi.
Alla fine non ce l’ha fatta: non è riuscito ad installarmi “Kokoro”. Ora sono pure da sola, in questo immenso laboratorio buio e polveroso.
Sento ogni desiderio di esistere estinguersi dentro di me minuto dopo minuto, come una fiammella logorata dal vento, ma la certezza che i miei ingranaggi non smetteranno mai di muoversi mi rende consapevole che io resterò così come sono per sempre.
I miei circuiti non sono deperibili.
Rimarrò io, sola con il mio vuoto, per il resto dell’eternità.
I want to learn about the “heart”
That person
Was building for me
To the end of his life
Ricordo che, durante i suoi ultimi giorni di vita, il mio creatore stava lavorando a qualcosa. Vidi quella persona, il suo lavoro, disteso sul suo tavolo da lavoro, ancora incompleto, e subito provai qualcosa di simile ad un’affinità, una sensazione estremamente insolita, ma anche piacevole.
Più lo osservavo, più sentivo che era stato creato per me.
«Vedrai, piccola Rin - mi aveva detto il mio creatore, sorridendomi - Ti darò un compagno di giochi».
Io l’avevo aiutato a lavorare su quella creatura per alcuni giorni, ma dopo un po’ ha iniziato a rifiutare il mio aiuto. Adesso non so che fine abbia fatto quel “compagno di giochi”, che certamente avrebbe potuto farmi compagnia in quella mia solitudine eterna, e forse avrebbe potuto alleviare il mio vuoto.
Mi metto in piedi, alzando un nugolo di polvere attorno a me, e stringo i pugni.
Sì, ho deciso: non attenderò più invano che il vuoto venga scacciato dal tempo.
Voglio conoscere quel programma che mi permetterà di avere un cuore, per poter finalmente colmare quel vuoto.
Voglio installare dentro di me “Kokoro”.
Now the quickening miracle started moving
Somehow, my tears won’t stop…
Why am I trembling? My pulse quickens
Is this the “heart” that I wished for?
Mi metto al lavoro: inizio a frugare in lungo e in largo il laboratorio, scavo tra i cumuli di fili elettrici, sbircio dietro gli immensi macchinari spenti e in disuso, rovisto negli scatoloni sparsi qua e là.
Che forma poteva avere “Kokoro”? Forse ne aveva una particolare, che lo rendeva riconoscibile a colpo d’occhio, ma se era così, io non avrei mai potuto trovarlo.
Passarono molti giorni: il laboratorio del mio creatore era davvero immenso, più di quel che ricordavo.
Infine, eccolo: un ammasso di circuiti e microchip su cui era incisa una semplice, minuscola scritta: “KOKORO”.
Prendo in fretta un cacciavite, apro il mio torace.
Osservo i miei circuiti interni, finché non scopro una fessura in corrispondenza del mio seno sinistro, proprio come in quel disegno.
Posiziono il chip e attendo.
Non so bene come riconoscere se il programma funziona o no. E se in tutto quel tempo si fosse rotto...?
Sento un susseguirsi di suoni elettrici nel mio petto: che stia funzionando...?
Delle lacrime mi affiorano ai lati degli occhi.
Perché adesso non riesco a smettere di piangere?
Perché i miei battiti iniziano a farsi sempre più veloci?
Perché... sto tremando?
Dentro sento uno strano tumulto di... di...
... emozioni?
È così che sono, le emozioni?
Così forti, così inebrianti, così... meravigliose?
Questo è quello che ho agognato così tanto, così a lungo: le emozioni, il mio “cuore”, e adesso posso sentirle, posso provarle, come le persone normali, come gli esseri naturali.
A strange heart, a heart so strange
I learned about being in joy
A strange heart, a heart so strange
I learned about anguished
A strange heart, a heart so infinite
It’s so deeply painful…
Ora so cosa vuol dire essere “felici”, cosa vuol dire essere “angosciati”, cosa significa provare “dolore”.
Il cuore è qualcosa di bellissimo, in tutte le sue molteplici sfaccettature, anche negative.
Non riesco a smettere di piangere...
«Sì...! Sì, le sento!!».
Sono così felice che, senza pensarci, mi metto a cantare.
Canto e canto, senza fermarmi, per quelle che a me paiono ore. In quel momento, è tutto ciò che voglio fare.
«Rin...».
Nel chiaroscuro del laboratorio odo la sua voce, quella voce che ho agognato di udire fin da quel momento, dall’attimo in cui lo vidi, steso su quel tavolo di laboratorio.
Smetto di cantare e mi volto: nella penombra scorgo dei movimenti, ma non riesco a distinguerlo bene.
Che sia davvero lui? Forse è solo un frutto della mia felicità, che finalmente ora posso provare.
No, non è un’illusione: lui è davvero qui.
È identico a me, sembriamo gocce d’acqua.
Cammina verso di me e quando mi è vicino mi tende una mano.
La prendo e in quel momento sento tutte le mie nuove emozioni sussultare e confondersi.
Lui è la mia altra metà, la parte che mi mancava, ciò che era stato creato per me e che non avevo mai potuto apprezzare veramente.
Now I’ve started to realize the reason why I was born
I’m sure that being on his own was lonely
That’s right, that day, that moment
The “heart” that dwells in all memories overflows
Ora inizio a capire perché io sono nata, perché ancora vivo: il mio creatore, certamente, doveva sentirsi solo. Quando è morto, però, sono io ad essere rimasta sola, ma adesso non lo sono più.
Lui mi cinge, avvicinandomi a sé. Le sue braccia mi stringono dolcemente; i suoi occhi sono così belli, sinceri e profondi da sciogliermi. Finalmente riesco a sentire la dolcezza di quell’abbraccio, la tenerezza di quel sorriso, l’affetto di quello sguardo.
Ripensando a quel giorno in cui fui creata e al momento in cui lo vidi, mi sento ricolma di una felicità immensa e senza pari.
Now I can speak words of truth
I offer them to you
Ora sono libera, finalmente, di esprimere le mie emozioni.
Sono così felice, eppure mi sento così... strana.
Il rumore dei miei meccanismi si sta facendo sempre più veloce, sembra stiano per impazzire.
Che cosa succede?
All’improvviso mi sento stanca e l’acre odore del ferro che brucia mi riempie le narici.
«Rin...» lo sento sussurrare dolcemente al mio orecchio, mentre la sua presa attorno a me si allenta pian piano.
Che cosa sta succedendo...? Perché... mi sta lasciando?
Dentro sento lo scoppiettio di fili in corto circuito.
Sento le forze scemare a poco a poco. Le mie gambe stanno cedendo.
Sto cadendo, ma non ho paura, anche se dentro di me sento tutto fermarsi.
Adesso capisco: “Kokoro” è troppo pesante per il mio sistema. Ora che ho compreso cosa sono le emozioni, ho finalmente compreso anche ciò che mi ha impedito di provarle per tutto questo tempo: la loro complessità. Le emozioni umane sono così varie, così molteplici, che è impossibile racchiuderle tutte quante in un microchip.
Thank you… for bringing me into this world
Sento altri sfrigolii all’interno del mio corpo, poi il rumore degli ingranaggi che rallentano e la pompa cardiaca che si ferma. Il mio sistema è troppo poco sofisticato per sostenere la molteplicità dei sentimenti umani e adesso si sta arrestando.
In pratica, sto morendo, ma non ho paura, perché lui è con me.
Thank you… for the days that we were able to spend together
Sono stata in tua compagnia così poco, eppure sono felice comunque, perché ho potuto conoscerti, vederti, toccarti... e amarti.
Thank you… for everything that you gave me
Mi hai portato quel calore che ho tanto cercato e desiderato, quel tepore che ho agognato tutta la vita. Mi hai fatto conoscere cosa sia l’affetto.
«Grazie. Adesso posso...
Thank you… I’ll sing forever
... cantare per sempre...».
   
 
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