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Autore: Novelist Nemesi    29/05/2010    3 recensioni
Non era la pioggia. Non era il ticchettio dell’orologio. Non era la stanza spoglia. Non erano gli altri. Nessuno aveva colpa del fatto che lui avesse quel viso pallido e segnato da due righe nette che scendevano sulle guance. Era solo temuto da molti, rispettato da alcuni. Odiato? Qualcuno che portava rancore c’era. Il suo nome faceva in fretta a circolare e restare nelle menti. Ulquiorra Schiffer. Altisonante, vero?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Schiffer Ulquiorra, Un pò tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il piano di Aizen sembrava superficiale e destinato al fallimento; questo pensarono gli shinigami, quando se lo ritrovarono davanti, alla Soul Society, con Stark, Barragan, Caliel e Ulquiorra, più le relative fracciòn. Gin e Tousen non erano con lui.
« Aizen! » gli gridò Hitsugaya. « Hai un gran bel coraggio a ripresentarti qui! »
Aizen rise, scostandosi il ciuffo ribelle. Con un gesto veloce fece sparpagliare gli espada poco distanti da lui. Ulquiorra e Caliel si lanciarono una veloce occhiata, per poi tornare alla loro missione.
« Florence, stai serena. In caso di necessità ci penserò io. » la sua fracciòn annuì, seria in volto.
Dando una veloce occhiata, si rese conto che c’erano anche Ichigo e compagni, Orihime compresa, come sempre. Sorrise, felice di vedere che stava bene.
« E’ bello vedervi tutti qui! » disse lei, mentre Orihime era già tanto se la guardava con astio. « Non fare quella faccia, Orihime; non sai che rende brutte? »
Una freccia scoccata da Ishida stava per arrivare addosso alla giovane, ma Florence si mise in mezzo, e con un semplice gesto della mano spazzò via l’attacco del nemico. Scese a terra, guardando i nemici con rispetto e serietà.
« Noi non ci conosciamo. » disse. « Mi chiamo Florence, sono la fracciòn della signorina Caliel. E dal momento che lo sono… Non permetterò che la feriate con tanta facilità. »
Ben presto Caliel dovette distogliere l’attenzione da Florence, in quanto un altro shinigami richiamava la sua presenza, ma non era Renji, come si aspettava, era invece una donna bassina dalle lunghe trecce, che a differenza degli altri vestiva con le spalle scoperte.
Caliel mantenne la calma, sorridendo, mentre la sua avversaria sfoderò subito la spada.
« Ho sentito parlare di te. »
L’espada continuò a sorridere. « Mi chiamo Caliel. »
Lo sguardo della shinigami si fece più malevolo. « La morte dorata. »
Caliel si sorprese, facendo un espressione sbigottita. « Ma dai, allora sai come mi chiamano! Ne sono quasi onorata! » anche lei tirò fuori dal fodero Sangrienta. « Allora… Devo cercare di non sfigurare davanti alla fama che mi precede. »
Probabilmente quel nome era dovuto ai suoi occhi color oro, visto che negli ultimi tempi gli shinigami non l’avevano vista in azione. O forse sì, magari la sorvegliavano. Comunque, non le dispiaceva affatto essere chiamata così, e avrebbe dimostrato molto presto il perché di quella nomina. E non era di certo l’unica ad essersi meritata un soprannome.
Ulquiorra si era trovato a fronteggiare Ichigo, che era furente con lui. Era migliorato, il ragazzo, ma non era ancora in serie difficoltà. Orihime restava a guardare, oppure aiutava Ishida contro Florence. Già a vedere quelle ossa che sporgevano dalle braccia doveva capire la particolarità del suo potere; Florence era in grado di allungare le braccia a piacimento, riuscendo a combattere anche a distanza, ed era molto agile. Era come se avesse avuto tre spade a portata di mano.
Stark, o meglio, Lupo solitario, come usavano chiamarlo da un po’ di tempo, si era ritrovato a fronteggiare uno shinigami dal cappello di paglia, con l’aria svogliata, come se non volesse combattere davvero; dovevano essere in sintonia.
Barragan se ne stava sul suo trono, a far fare tutto alle sue fracciòn.
Per Aizen era arrivato appositamente Yamamoto, nientemeno.
Nel giro di poco tempo parecchie case finirono distrutte, e ben presto le strade si affollarono di corpi. Caliel e Ulquiorra si ritrovarono casualmente sullo stesso tetto di un palazzo, a riprendere fiato per un secondo.
« Quanti ne hai uccisi… Donna? » chiese lui.
Caliel non smise per un attimo di sorridere. « Ne ho appena uccisi trenta in dieci minuti. Per poco non battevo il mio record personale. »
« Ne hai ancora di strada da fare. »
« Pensa per te. » si divisero nuovamente, senza concedersi più un attimo di tregua.
Il piano di Aizen nel frattempo andò avanti senza intoppi; Gin e Kaname si erano divisi in due gruppi, formando vicoli ciechi e accerchiando altre truppe di shinigami, costringendoli ad arrendersi oppure ammazzandoli direttamente. Dalla squadra di Gin veniva un frastuono assurdo, dovuto alla sua spada, veloce e lunga, senza dubbio la più lunga che c’era. Inoltre, in squadra con lui c’era Grimmjow, che non stava proprio al suo posto. Nel lo accompagnava, Aizen aveva deciso così, per evitare di farle vedere Ichigo, sapendo dei rapporti che c’erano tra di loro.
Kaname forse fu più sfortunato degli altri; si ritrovò contro l’undicesima brigata, e Zaraki quel giorno era particolarmente incavolato. O meglio, aveva più voglia di uccidere del solito.
Soifon, la shinigami con le trecce, si era decisa a non mollare la presa su Caliel.
« Morte dorata… Ti sta bene il nome. »
« Grazie. »
Continuarono a combattere, ad armi pari, finché Caliel non notò che la sua fracciòn era in difficoltà; contro un omaccione come quel ragazzo di colore dal braccio strano, era anche comprensibile, e per essere la prima importante missione stava resistendo anche troppo.
Scaraventò Soifon con un calcio preciso e potente lontano, precipitandosi poi su Florence, creando un campo di forza in grado di contenere tutte e due, ma Ishida la sorprese con una freccia, sfiorandole la gamba. E anche Orihime aveva deciso di entrare in azione.
« Arrenditi, Wendy. »
« Orihime… Ti sembrano le parole giuste da dirmi, queste? » disse con espressione tranquilla.
« Guarda che non siamo più gli umani di una volta. »
« Nemmeno io. » sorrise ancora. « Avrai notato che io e Ulquiorra non stiamo più appiccicati in missione. Non sono più la sua fracciòn. Bè, ovvio che non lo sapessi. » fece calare di poco la calza sgualcita, mostrando il tatuaggio e lasciando di stucco Orihime e tutti i presenti.
« T… Tre?! »
« Eh, già, sono la terza espada, conosciuta anche come la morte dorata. » il suo sguardo si fece poi sottile, con una vena di cattiveria. « Forse è ora che mi metta a fare sul serio. »
Ulquiorra riteneva quasi impossibile il fatto che stesse sanguinando così tanto di fronte a Ichigo. Non che lui stesse tanto meglio, ma una volta l’avrebbe fatto secco in nemmeno cinque minuti. Possibile che fosse migliorato così tanto, con una semplice maschera di hollow?
« Sembri in difficoltà, Ulquiorra. »
« Non credo che tu sia nella posizione per poter criticare. »
« Che ne diresti di farla finita subito? »
Ulquiorra rimase zitto per qualche secondo, finendo per sbuffare. « Avete sempre tutti una così grande fretta. » fece qualche passo verso Ichigo, con calma. « Non vedo perché dovrei fare in modo che tutto ciò finisca subito, Kurosaki Ichigo. Ma, se è proprio ciò che vuoi… »
Improvvisamente Ichigo si trovò Ulquiorra alle spalle, con una mano che mandava nell’aria qualche piccola scossa nera e rossa. Si inginocchiò sputando molto sangue e perdendone notevolmente dalla spalla; lasciò cadere la zanpakuto a terra.
« … Farò come desideri. » concluse Ulquiorra.
Sentì poi diversi rumori, e una forza spirituale che si spegneva; niente di preoccupante.
« Sembra che Aizen abbia raggiunto il suo obiettivo. » disse. Constatò anche che Caliel era ancora viva e vegeta. Lasciò Ichigo lì, agonizzante, raggiungendo il suo capo.
Yamamoto era morto, per mano di Aizen. Gli shinigami intorno a lui non ci credevano; per quanto Aizen fosse potente, uccidere il capo degli shinigami era inammissibile.
L’ex shinigami invece rideva, compiaciuto della missione compiuta, una volta ucciso il capo, sarebbe stato un giochetto sbarazzarsi degli altri.
Orihime fu colta da un’improvvisa rabbia, quando vide Ulquiorra.
« Tu… »
Ulquiorra almeno la degnò di uno sguardo, e disse. « Vedo che sei ancora viva, donna. »
Orihime istintivamente gli lanciò un raggio, ma Caliel lo respinse subito, mettendoci il minimo della forza.
Orihime scoppiò a piangere, mandando altri raggi. « E’ tutta colpa tua, maledetto! Sei stato tu! Tu hai portato via Wendy! È tutta colpa tua se Kurosaki sta male! Muori! »
Caliel era a un passo dal staccarle la testa con la spada, ma Sado, il ragazzo abbronzato e muscoloso, la bloccò, mentre Ishida passò avanti.
« Grazie, Sado. » disse. « Tienila occupata; a smeraldo piangente ci penso io. »
Ma Caliel non si mostrò minimamente preoccupata, anzi. « Smeraldo piangente, uh? » sorrise, di fronte a Orihime; afferrò il braccio di Sado, e gli provocò una violenta ustione, costringendolo a inginocchiarsi e rotolarsi per terra. « E’ un nome che gli si addice molto. »
Andò in resurreciòn, scaraventando Orihime a terra, mostrando la sua forma rilasciata, simile a una sirena, e raggiungendo Ishida in un baleno, infilzandolo col suo tridente, mentre Ulquiorra, con le mani in tasca, assisteva a tutta la scena, a un centimetro dal suo viso.
Orihime sembrava un fiume in piena di lacrime, correndo da Ishida e Sado e curandoli alla svelta.
« Mostro… » diceva, tra un pianto e l’altro. « Sei un mostro… »
Caliel le diede le spalle, tornando alla sua normale forma. Aizen si scostò ancora i capelli, e ripose la spada al suo posto. « Ritiriamoci per adesso. » Tutti lo guardarono di stucco, tranne Ulquiorra. « Va bene così; per il momento la morte di quel vecchio è sufficiente. Saranno tutti troppo frastornati. Andiamo. »
Si accamparono poco lontano dalla Soul Society, costruendo in fretta e furia degli accampamenti con le comodità indispensabili. Gin, facendo rapporto, disse di aver ucciso diversi capitani e altri normali shinigami, ma che non era riuscito a uccidere il capitano della tredicesima e della sesta divisione, mentre Kaname aveva riportato diverse ferite e qualche uomo era morto; la fracciòn di Nnoitra, ad esempio, o dieci fracciòn di Aporro.
Anche Florence aveva riportato qualche ferita; le sue braccia, essendo ricoperte di ossa, era un po’ deboli. Caliel le consigliò di rimanere a riposare, a letto.
« Sono mortificata, signorina Caliel… Sono stata pessima. »
Caliel sorrise, carezzandole la testa. « Questo non è vero; sei stata bravissima, Florence. »
Ulquiorra aveva fatto leggermente capolino nel suo accampamento, allontanandosi subito; lei se ne accorse, e dopo un po’ lo raggiunse, dentro a un bosco di massi, detriti e alberi abbattuti. Lui si era seduto per terra, posando accanto a sé Murcielago. Anche lei fece lo stesso.
« Non dovresti preoccuparti così tanto della tua fracciòn. » disse lui.
« Non posso farci nulla. Sarà che, essendo stata una fracciòn anch’io, la capisco meglio di chiunque altro. »
« La verità è che hai ancora degli atteggiamenti umani. »
Lei si rabbuiò, ma non per la battuta di Ulquiorra, a quello era abituata; ma le era tornata in mente una cosa.
« Orihime ha detto che sono un mostro… »
Lui la guardò per un po’, in silenzio, notando che piangeva, senza imbarazzo.
« E’ per questo che sei ancora umana, donna. Non c’entrava nulla con la resurreciòn; dai ancora troppa importanza alle parole. Eppure avresti dovuto capirlo già da un po’ che gli umani parlano di un sacco di cose quando non dovrebbero. » lei continuò a singhiozzare, ma iniziò a degnarlo di uno sguardo. Lui continuò a parlare. « Inoue non sa niente dei veri mostri. Non sa niente di noi. Crede che stare dalla parte degli shinigami le dia il diritto di dire tutto a chiunque. » guardò verso il cielo. « Smettila di darle importanza, donna. »
Caliel si asciugò le lacrime, sorridendo di nascosto. « Era meglio se l’Hougyoku cancellava i ricordi relativi alla mia vita da umana. »
« Può darsi. » rispose semplicemente lui, con indifferenza.
« Almeno sarei stata più facile da addomesticare. » qualche lacrima scese ancora, ma non fece in tempo ad asciugarsela; Ulquiorra le si era parato davanti.
« Se la metti così, hai ragione; sei una vera palla al piede. » si avvicinò ancora, le labbra a un centimetro da quelle della ragazza. « Ma è impossibile cancellare qualcosa; nemmeno l’Hougyoku ne è in grado, per la gioia di tutti noi. »
La ragazza sospirò come sentì la lingua dell’espada passare per il collo, slacciandole il colletto. Cercò di mantenere i nervi saldi, cercando di spostare la testa di Ulquiorra da un’altra parte.
« Parli sempre con questo tono rassegnato… »
« Sono solo realista. » afferrò con forza le sue mani e le tenne ben salde, in modo da evitare capricci. « Tu invece non ti stanchi mai… Sei proprio difficile da addomesticare. »
« Sembra che tu ti sia pentito di avermi preso come fracciòn. »
« Togli pure quel sembra. »
Caliel, indispettita, chiuse le gambe con forza. « Se è così, allora sloggia; e poi, non avevi detto che ne avremmo riparlato con calma? »
« Infatti. » ad Ulquiorra bastò toccare in punti delicati e strategici, per costringere la ragazza a rimettersi come prima, e fece in modo di non farle più opporre resistenza. « Forse non ci siamo capiti, donna; se ho un bisogno, lo soddisfo subito. Io ne ho voglia. Qui. Adesso. »
In effetti, l’occasione giusta per “riparlarne con calma” era proprio quella, senza nessuno intorno, appartati, anche se avevano entrambi una certa ansia; potevano essere richiamati in battaglia in qualunque momento. Forse per quel motivo Ulquiorra ci mise più foga della prima volta. Non si risparmiava certo i sospiri, gli affanni sul collo, il bacino si muoveva a ritmo meno regolare, quando più forte, quando più veloce, ma l’effetto che gli faceva non cambiava di una virgola; si buttava vorace sul seno di lei, mordicchiandolo, quasi da farle male. Insisteva a tenere le mani di lei ben strette, messe in alto, mentre lei lo teneva stretto a sé incrociando le gambe attorno al suo bacino.
« Ulquiorra… Mh… Lasciami… »
Per un po’ la ignorò, finché di sua spontanea volontà lasciò andare le sue mani, le quali andarono subito a incrociarsi dietro la schiena.
« Non ti ho mica… Lasciata… Per avvinghiarti così… Ah… Mi metti… Caldo… Ah… »
Fu lei stavolta a ignorarlo, affondando le dita di una mano tra i suoi capelli, sotto la maschera spezzata, mentre una mano andò a stringere i piccoli ciuffetti d’erba per terra, sull’orlo dell’orgasmo.
« Ne riparleremo… Ancora… Con calma… Vero…? » chiese lei.
« Perché parli… Sempre nei… Momenti… Meno… Opportuni…? »
« Ah… Così… »
Cercarono comunque di finire in fretta, per non essere dati dispersi e per tenersi pronti al prossimo scontro; la battaglia infatti non era ancora finita.
Mentre Ulquiorra si rivestiva velocemente, con un leggero fiatone disse. « Non credo ci sia bisogno di risponderti. »
« A cosa? »
« In un film ho sentito questo detto umano; non c’è due senza tre. »
Lei sorrise. « E io che pensavo di non essere più attraente! Il fatto che Aizen non mi abbia mai voluta sessualmente mi stava quasi rattristando. »
« Se vuoi andare anche con lui, fai pure. » rispose lui riponendo la spada al suo posto.
Come pensava Caliel, per lui non era altro che soddisfazione. Che strano; non sentiva rancore. Come se anche per lei fosse la stessa cosa. Visti nei telefilm, rapporti del genere sembravano le tipiche storie d’amore tormentate, piene di ostacoli, dove per forza di cose si doveva ricorrere alle scappatelle come quelle; certo, in tutti gli sceneggiati che aveva visto, non c’era neanche una sola personalità come quella di Ulquiorra. Ma non era di certo l’unico uomo che viveva il sesso e il rapporto con le donne così.
Ora che era la terza espada, si ritrovava a pensare che in fondo, gli arrancar, gli espada, non erano poi così diversi dagli umani, e forse nemmeno gli shinigami lo erano; anche loro avevano dei desideri, delle emozioni, anche se non le manifestavano allo stesso modo. Forse le circostanze li costringeva a doversi comportare in un certo modo. E poi, avevo tutti una propria personalità, rappresentavano un aspetto della morte, un qualcosa della vita dell’uomo che li portava alla fine. Era impossibile essere mostri di freddezza totali di fronte a cose simili.
Anche lei rappresentava qualcosa, che forse cercava di ingannare andando a letto con Ulquiorra, attaccandosi a Florence, trovandosi a piangere davanti alle parole di Orihime.
Si ritrovarono ben presto nuovamente sul campo di battaglia; Ichigo e tutti gli altri, grazie a Orihime, si erano tutti ripresi; stavolta Aizen decise di tenere tutti uniti, dato che Yamamoto non c’era più, e aveva anche detto. « Uccidete pure chi vi pare. »
Tra una cosa e l’altra, Orihime e Caliel si ritrovarono a fronteggiarsi soprattutto a parole.
« Wendy… Perché continui a distruggerti così? »
« Orihime, te l’ho già detto… Ormai è tardi. E poi, cosa credi? Che per me sia stata una passeggiata? »
« Ovvio che no, per questo ti sto offrendo il mio aiuto. »
« Non ho bisogno del tuo aiuto; non più. quando ne avevo davvero bisogno, hai preferito curare il tuo Kurosaki. L’unico appiglio che ho trovato è stato Aizen… Senza di lui adesso non sarei qui. »
« Wendy… Non capisci cos’ha in mente di fare? »
« Sono la terza espada, e so benissimo cosa ha in mente. Ma a me non dà fastidio. Se solo voi apriste un po’ di più la mente… »
« Che fine ha fatto la Wendy che conoscevo?! »
« L’hai lasciata morire per strada, Orihime. E nessuno si è degnato di soccorrerla. » davanti al silenzio agghiacciante di Orihime, si fece più seria. « Sai, ogni espada rappresenta un aspetto della morte. Pensa che ironia; rappresentiamo una cosa che appartiene agli umani. Solitudine, vecchiaia, nichilismo, disperazione, distruzione, intossicazione, pazzia, avidità, collera, sacrificio. Anch’io rappresento qualcosa, essendo un espada. E mi sono resa conto da poco quanto sia terribile. » prese la spada, e con un viso freddo e glaciale disse. « Io sono l’abbandono, Orihime; non ti pare sufficiente? »
E senza aspettare oltre, quando vide che stavano arrivando più nemici del previsto, andò in resurreciòn, potenziando i campi di forza; era raro che qualcuno fosse riuscito a toccarla. Quasi tutti erano andati in resurreciòn, tranne Barragan, che si ostinava a sedersi sul quel trono, atteggiandosi a re. Chissà perché Aizen non l’aveva ancora fatto fuori.
Anche Stark aveva rilasciato, unendosi con Lilynette, e formando un branco di lupi attorno a lui.
Le vittime furono incalcolabili da entrambe le parti, ma Ichigo sembrava una fenice; ogni volta che sembrava finita, rinasceva, più forte di prima. Ulquiorra si ritrovò con un graffio in più del previsto.
Caliel era preoccupata, ma mettersi in mezzo l’avrebbe fatto infuriare. E poi, sembrava avere un asso nella manica.
« Sembra che tu ti sia rammollito, Ulquiorra. Mi sa che ti si è addolcito il carattere. »
Intorno ad Ulquiorra si creò una specie di terremoto. Lui disse semplicemente. « Capisco. » e un nuvolose verde si creò attorno a lui, mostrando un nuovo Ulquiorra.
« Aizen… » disse. « Chiedo scusa per aver tenuta nascosta una cosa così importante. »
Stavolta Caliel stentava davvero a riconoscerlo, e anche Aizen era sorpreso; gli occhi di Ulquiorra erano interamente neri, le iridi gialle, i capelli lunghi, la testa sovrastata da delle lunghe corna. Ali da pipistrello molto più grandi, così come più grande era il buco sotto il collo, da cui colava qualcosa che sembrava sangue. Le braccia erano ricoperte di pelliccia nera, le mani lasciavano posto a degli artigli, aveva la coda e dei piedi anch’essi ricoperti di pelliccia. Quelle che sembravano lacrime, stavolta, erano più grandi che mai.
« Quel bastardo! » disse Nnoitra. « E’ in grado di fare due resurreciòn! »
« Aizen, sembri sorpreso. » disse Gin. « Non ne sapevi niente? »
« No… Strano che non me ne abbia mai parlato… » ben presto la sorpresa lasciò posto all’eccitazione di fronte a quella nuova scoperta. « Mi riempi sempre d’orgoglio… Ulquiorra. »
Era spaventoso. Metteva i brividi solo a guardarlo. Perché non ne aveva fatto parola con nessuno?
Ulquiorra invece aveva di meglio da fare; si buttò addosso a Ichigo, facendogli sputare tanto di quel sangue da farglielo ricordare finché campava.
« Ma guardatelo, come si monta la testa! » gridò Grimmjow, anch’esso andato in resurreciòn; ricordava un felino. Per questo lo chiamavano la pantera azzurra.
Anche lui si buttò nella mischia, contro altri shinigami.
Il finimondo era appena iniziato.

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Olèèèèèèèè, Yamamoto è morto! Scusate, ma io non l’ho mai potuto digerire, quel vecchiaccio! ( risata. ) E non digerisco nemmeno Tousen; volevo far vedere quanto le prendeva da Kennino, ma non ne ho avuto l’occasione… Oh oh oh, Ulquiorra si è rivelato anche nella seconda forma! ( risata. )
Ora sarà molto difficile gestire il combattimento, ma ce la metterò tutta. Ringrazio tutti coloro che leggono e chi sta trovando interessante la storia. Spero che questi trenta capitoli non siano pesanti per voi, mi dispiace che stia andando così per le lunghe. Ma credo che con Bleach ci sia poco da fare. ( risata. )

@ Namine: Grazie di cuore! Anche a me piace questa cosa degli opposti che si attraggono, e poi mi è venuta spontanea!

@ Liar: Sorpreso, eh? Che bello, sono contenta, sorprendervi è uno degli obiettivi che mi prefisso quando scrivo! Speriamo che tu sia rimasto sorpreso anche a questo capitolo!

  
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