« Aizen!
» gli gridò Hitsugaya. « Hai un gran
bel coraggio a ripresentarti qui! »
Aizen
rise, scostandosi il ciuffo ribelle. Con un gesto veloce fece
sparpagliare gli
espada poco distanti da lui. Ulquiorra e Caliel si lanciarono una
veloce
occhiata, per poi tornare alla loro missione.
«
Florence, stai serena. In caso di necessità ci
penserò io. » la sua fracciòn
annuì, seria in volto.
Dando
una veloce occhiata, si rese conto che c’erano anche Ichigo e
compagni, Orihime
compresa, come sempre. Sorrise, felice di vedere che stava bene.
« E’
bello vedervi tutti qui! » disse lei, mentre Orihime era
già tanto se la
guardava con astio. « Non fare quella faccia, Orihime; non
sai che rende
brutte? »
Una
freccia scoccata da Ishida stava per arrivare addosso alla giovane, ma
Florence
si mise in mezzo, e con un semplice gesto della mano spazzò
via l’attacco del
nemico. Scese a terra, guardando i nemici con rispetto e
serietà.
« Noi
non ci conosciamo. » disse. « Mi chiamo Florence,
sono la fracciòn della
signorina Caliel. E dal momento che lo sono… Non
permetterò che la feriate con
tanta facilità. »
Ben
presto Caliel dovette distogliere l’attenzione da Florence,
in quanto un altro
shinigami richiamava la sua presenza, ma non era Renji, come si
aspettava, era
invece una donna bassina dalle lunghe trecce, che a differenza degli
altri
vestiva con le spalle scoperte.
Caliel
mantenne la calma, sorridendo, mentre la sua avversaria
sfoderò subito la
spada.
« Ho
sentito parlare di te. »
L’espada
continuò a sorridere. « Mi chiamo Caliel.
»
Lo
sguardo della shinigami si fece più malevolo. « La
morte dorata. »
Caliel
si sorprese, facendo un espressione sbigottita. « Ma dai,
allora sai come mi
chiamano! Ne sono quasi onorata! » anche lei tirò
fuori dal fodero Sangrienta. «
Allora… Devo cercare di non sfigurare davanti alla fama che
mi precede. »
Probabilmente
quel nome era dovuto ai suoi occhi color oro, visto che negli ultimi tempi
gli
shinigami non l’avevano vista in azione. O forse
sì, magari la sorvegliavano.
Comunque, non le dispiaceva affatto essere chiamata così, e
avrebbe dimostrato
molto presto il perché di quella nomina. E non era di certo
l’unica ad essersi
meritata un soprannome.
Ulquiorra
si era trovato a fronteggiare Ichigo, che era furente con lui. Era
migliorato,
il ragazzo, ma non era ancora in serie difficoltà. Orihime
restava a guardare,
oppure aiutava Ishida contro Florence. Già a vedere quelle
ossa che sporgevano
dalle braccia doveva capire la particolarità del suo potere;
Florence era in
grado di allungare le braccia a piacimento, riuscendo a combattere
anche a
distanza, ed era molto agile. Era come se avesse avuto tre spade a
portata di
mano.
Stark, o
meglio, Lupo solitario, come usavano chiamarlo da un po’ di
tempo, si era
ritrovato a fronteggiare uno shinigami dal cappello di paglia, con
l’aria
svogliata, come se non volesse combattere davvero; dovevano essere in
sintonia.
Barragan
se ne stava sul suo trono, a far fare tutto alle sue
fracciòn.
Per
Aizen era arrivato appositamente Yamamoto, nientemeno.
Nel giro
di poco tempo parecchie case finirono distrutte, e ben presto le strade
si
affollarono di corpi. Caliel e Ulquiorra si ritrovarono casualmente
sullo
stesso tetto di un palazzo, a riprendere fiato per un secondo.
« Quanti
ne hai uccisi… Donna? » chiese lui.
Caliel
non smise per un attimo di sorridere. « Ne ho appena uccisi
trenta in dieci
minuti. Per poco non battevo il mio record personale. »
« Ne hai
ancora di strada da fare. »
« Pensa
per te. » si divisero nuovamente, senza concedersi
più un attimo di tregua.
Il piano
di Aizen nel frattempo andò avanti senza intoppi; Gin e
Kaname si erano divisi
in due gruppi, formando vicoli ciechi e accerchiando altre truppe di
shinigami,
costringendoli ad arrendersi oppure ammazzandoli direttamente. Dalla
squadra di
Gin veniva un frastuono assurdo, dovuto alla sua spada, veloce e lunga,
senza
dubbio la più lunga che c’era. Inoltre, in squadra
con lui c’era Grimmjow, che
non stava proprio al suo posto. Nel lo accompagnava, Aizen aveva deciso
così,
per evitare di farle vedere Ichigo, sapendo dei rapporti che
c’erano tra di
loro.
Kaname
forse fu più sfortunato degli altri; si ritrovò
contro l’undicesima brigata, e
Zaraki quel giorno era particolarmente incavolato. O meglio, aveva
più voglia
di uccidere del solito.
Soifon,
la shinigami con le trecce, si era decisa a non mollare la presa su
Caliel.
« Morte
dorata… Ti sta bene il nome. »
«
Grazie. »
Continuarono
a combattere, ad armi pari, finché Caliel non
notò che la sua fracciòn era in
difficoltà; contro un omaccione come quel ragazzo di colore
dal braccio strano,
era anche comprensibile, e per essere la prima importante missione
stava
resistendo anche troppo.
Scaraventò
Soifon con un calcio preciso e potente lontano, precipitandosi poi su
Florence,
creando un campo di forza in grado di contenere tutte e due, ma Ishida
la
sorprese con una freccia, sfiorandole la gamba. E anche Orihime aveva
deciso di
entrare in azione.
«
Arrenditi, Wendy. »
«
Orihime… Ti sembrano le parole giuste da dirmi, queste?
» disse con espressione
tranquilla.
« Guarda
che non siamo più gli umani di una volta. »
«
Nemmeno io. » sorrise ancora. « Avrai notato che io
e Ulquiorra non stiamo più
appiccicati in missione. Non sono più la sua
fracciòn. Bè, ovvio che non lo
sapessi. » fece calare di poco la calza sgualcita, mostrando
il tatuaggio e
lasciando di stucco Orihime e tutti i presenti.
« T…
Tre?! »
« Eh,
già, sono la terza espada, conosciuta anche come la morte
dorata. » il suo
sguardo si fece poi sottile, con una vena di cattiveria. «
Forse è ora che mi
metta a fare sul serio. »
Ulquiorra
riteneva quasi impossibile il fatto che stesse sanguinando
così tanto di fronte
a Ichigo. Non che lui stesse tanto meglio, ma una volta
l’avrebbe fatto secco
in nemmeno cinque minuti. Possibile che fosse migliorato
così tanto, con una
semplice maschera di hollow?
« Sembri
in difficoltà, Ulquiorra. »
« Non
credo che tu sia nella posizione per poter criticare. »
« Che ne
diresti di farla finita subito? »
Ulquiorra
rimase zitto per qualche secondo, finendo per sbuffare. «
Avete sempre tutti
una così grande fretta. » fece qualche passo
verso Ichigo, con calma. « Non
vedo perché dovrei fare in modo che tutto ciò
finisca subito, Kurosaki Ichigo.
Ma, se è proprio ciò che vuoi…
»
Improvvisamente
Ichigo si trovò Ulquiorra alle spalle, con una mano che
mandava nell’aria
qualche piccola scossa nera e rossa. Si inginocchiò sputando
molto sangue e
perdendone notevolmente dalla spalla; lasciò cadere la
zanpakuto a terra.
« … Farò
come desideri. » concluse Ulquiorra.
Sentì
poi diversi rumori, e una forza spirituale che si spegneva; niente di
preoccupante.
« Sembra
che Aizen abbia raggiunto il suo obiettivo. » disse.
Constatò anche che Caliel
era ancora viva e vegeta. Lasciò Ichigo lì,
agonizzante, raggiungendo il suo
capo.
Yamamoto
era morto, per mano di Aizen. Gli shinigami intorno a lui non ci
credevano; per
quanto Aizen fosse potente, uccidere il capo degli shinigami era
inammissibile.
L’ex
shinigami invece rideva, compiaciuto della missione compiuta, una volta
ucciso
il capo, sarebbe stato un giochetto sbarazzarsi degli altri.
Orihime
fu colta da un’improvvisa rabbia, quando vide Ulquiorra.
« Tu… »
Ulquiorra
almeno la degnò di uno sguardo, e disse. « Vedo
che sei ancora viva, donna. »
Orihime
istintivamente gli lanciò un raggio, ma Caliel lo respinse
subito, mettendoci
il minimo della forza.
Orihime
scoppiò a piangere, mandando altri raggi. «
E’ tutta colpa tua, maledetto! Sei
stato tu! Tu hai portato via Wendy! È tutta colpa tua se
Kurosaki sta male!
Muori! »
Caliel
era a un passo dal staccarle la testa con la spada, ma Sado, il ragazzo
abbronzato e muscoloso, la bloccò, mentre Ishida
passò avanti.
«
Grazie, Sado. » disse. « Tienila occupata; a
smeraldo piangente ci penso io. »
Ma
Caliel non si mostrò minimamente preoccupata, anzi.
« Smeraldo piangente, uh? »
sorrise, di fronte a Orihime; afferrò il braccio di Sado, e
gli provocò una
violenta ustione, costringendolo a inginocchiarsi e rotolarsi per
terra. « E’
un nome che gli si addice molto. »
Andò in
resurreciòn, scaraventando Orihime a terra, mostrando la sua
forma rilasciata,
simile a una sirena, e raggiungendo Ishida in un baleno, infilzandolo
col suo
tridente, mentre Ulquiorra, con le mani in tasca, assisteva a tutta la
scena, a
un centimetro dal suo viso.
Orihime
sembrava un fiume in piena di lacrime, correndo da Ishida e Sado e
curandoli
alla svelta.
«
Mostro… » diceva, tra un pianto e
l’altro. « Sei un mostro… »
Caliel
le diede le spalle, tornando alla sua normale forma. Aizen si
scostò ancora i
capelli, e ripose la spada al suo posto. « Ritiriamoci per
adesso. » Tutti lo
guardarono di stucco, tranne Ulquiorra. « Va bene
così; per il momento la morte
di quel vecchio è sufficiente. Saranno tutti troppo
frastornati. Andiamo. »
Si
accamparono poco lontano dalla Soul Society, costruendo in fretta e
furia degli
accampamenti con le comodità indispensabili. Gin, facendo
rapporto, disse di
aver ucciso diversi capitani e altri normali shinigami, ma che non era
riuscito
a uccidere il capitano della tredicesima e della sesta divisione,
mentre Kaname
aveva riportato diverse ferite e qualche uomo era morto; la
fracciòn di
Nnoitra, ad esempio, o dieci fracciòn di Aporro.
Anche
Florence aveva riportato qualche ferita; le sue braccia, essendo
ricoperte di
ossa, era un po’ deboli. Caliel le consigliò di
rimanere a riposare, a letto.
« Sono
mortificata, signorina Caliel… Sono stata pessima.
»
Caliel
sorrise, carezzandole la testa. « Questo non è
vero; sei stata bravissima,
Florence. »
Ulquiorra
aveva fatto leggermente capolino nel suo accampamento, allontanandosi
subito;
lei se ne accorse, e dopo un po’ lo raggiunse, dentro a un
bosco di massi,
detriti e alberi abbattuti. Lui si era seduto per terra, posando
accanto a sé
Murcielago. Anche lei fece lo stesso.
« Non
dovresti preoccuparti così tanto della tua
fracciòn. » disse lui.
« Non
posso farci nulla. Sarà che, essendo stata una
fracciòn anch’io, la capisco
meglio di chiunque altro. »
« La
verità è che hai ancora degli atteggiamenti
umani. »
Lei si
rabbuiò, ma non per la battuta di Ulquiorra, a quello era
abituata; ma le era
tornata in mente una cosa.
«
Orihime ha detto che sono un mostro… »
Lui la
guardò per un po’, in silenzio, notando che
piangeva, senza imbarazzo.
« E’ per
questo che sei ancora umana, donna. Non c’entrava nulla con
la resurreciòn; dai
ancora troppa importanza alle parole. Eppure avresti dovuto capirlo
già da un
po’ che gli umani parlano di un sacco di cose quando non
dovrebbero. » lei
continuò a singhiozzare, ma iniziò a degnarlo di
uno sguardo. Lui continuò a
parlare. « Inoue non sa niente dei veri mostri. Non sa niente
di noi. Crede che
stare dalla parte degli shinigami le dia il diritto di dire tutto a
chiunque. »
guardò verso il cielo. « Smettila di darle
importanza, donna. »
Caliel
si asciugò le lacrime, sorridendo di nascosto. «
Era meglio se l’Hougyoku
cancellava i ricordi relativi alla mia vita da umana. »
« Può
darsi. » rispose semplicemente lui, con indifferenza.
« Almeno
sarei stata più facile da addomesticare. » qualche
lacrima scese ancora, ma non
fece in tempo ad asciugarsela; Ulquiorra le si era parato davanti.
« Se la
metti così, hai ragione; sei una vera palla al piede.
» si avvicinò ancora, le
labbra a un centimetro da quelle della ragazza. « Ma
è impossibile cancellare
qualcosa; nemmeno l’Hougyoku ne è in grado, per la
gioia di tutti noi. »
La
ragazza sospirò come sentì la lingua
dell’espada passare per il collo,
slacciandole il colletto. Cercò di mantenere i nervi saldi,
cercando di
spostare la testa di Ulquiorra da un’altra parte.
« Parli
sempre con questo tono rassegnato… »
« Sono
solo realista. » afferrò con forza le sue mani e
le tenne ben salde, in modo da
evitare capricci. « Tu invece non ti stanchi mai…
Sei proprio difficile da
addomesticare. »
« Sembra
che tu ti sia pentito di avermi preso come fracciòn.
»
« Togli
pure quel sembra. »
Caliel,
indispettita, chiuse le gambe con forza. « Se è
così, allora sloggia; e poi,
non avevi detto che ne avremmo riparlato con calma? »
«
Infatti. » ad Ulquiorra bastò toccare in punti
delicati e strategici, per
costringere la ragazza a rimettersi come prima, e fece in modo di non
farle più
opporre resistenza. « Forse non ci siamo capiti, donna; se ho
un bisogno, lo
soddisfo subito. Io ne ho voglia. Qui. Adesso. »
In
effetti, l’occasione giusta per “riparlarne con
calma” era proprio quella,
senza nessuno intorno, appartati, anche se avevano entrambi una certa
ansia;
potevano essere richiamati in battaglia in qualunque momento. Forse per
quel
motivo Ulquiorra ci mise più foga della prima volta. Non si
risparmiava certo i
sospiri, gli affanni sul collo, il bacino si muoveva a ritmo meno
regolare,
quando più forte, quando più veloce, ma
l’effetto che gli faceva non cambiava
di una virgola; si buttava vorace sul seno di lei, mordicchiandolo,
quasi da
farle male. Insisteva a tenere le mani di lei ben strette, messe in
alto,
mentre lei lo teneva stretto a sé incrociando le gambe
attorno al suo bacino.
« Ulquiorra…
Mh… Lasciami… »
Per un
po’ la ignorò, finché di sua spontanea
volontà lasciò andare le sue mani, le
quali andarono subito a incrociarsi dietro la schiena.
« Non ti ho mica…
Lasciata… Per avvinghiarti
così… Ah… Mi metti…
Caldo… Ah… »
Fu lei
stavolta a ignorarlo, affondando le dita di una mano tra i suoi
capelli, sotto
la maschera spezzata, mentre una mano andò a stringere i
piccoli ciuffetti
d’erba per terra, sull’orlo dell’orgasmo.
« Ne riparleremo…
Ancora… Con calma… Vero…? »
chiese lei.
« Perché
parli… Sempre nei… Momenti…
Meno…
Opportuni…? »
« Ah…
Così… »
Cercarono
comunque di finire in fretta, per non essere dati dispersi e per
tenersi pronti
al prossimo scontro; la battaglia infatti non era ancora finita.
Mentre
Ulquiorra si rivestiva velocemente, con un leggero fiatone disse.
« Non credo
ci sia bisogno di risponderti. »
« A
cosa? »
« In un
film ho sentito questo detto umano; non c’è due
senza tre. »
Lei
sorrise. « E io che pensavo di non essere più
attraente! Il fatto che Aizen non
mi abbia mai voluta sessualmente mi stava quasi rattristando.
»
« Se
vuoi andare anche con lui, fai pure. » rispose lui riponendo
la spada al suo
posto.
Come
pensava Caliel, per lui non era altro che soddisfazione. Che strano;
non
sentiva rancore. Come se anche per lei fosse la stessa cosa. Visti nei
telefilm,
rapporti del genere sembravano le tipiche storie d’amore
tormentate, piene di
ostacoli, dove per forza di cose si doveva ricorrere alle scappatelle
come
quelle; certo, in tutti gli sceneggiati che aveva visto, non
c’era neanche una
sola personalità come quella di Ulquiorra. Ma non era di
certo l’unico uomo che
viveva il sesso e il rapporto con le donne così.
Ora che
era la terza espada, si ritrovava a pensare che in fondo, gli arrancar,
gli
espada, non erano poi così diversi dagli umani, e forse
nemmeno gli shinigami
lo erano; anche loro avevano dei desideri, delle emozioni, anche se non
le
manifestavano allo stesso modo. Forse le circostanze li costringeva a
doversi
comportare in un certo modo. E poi, avevo tutti una propria
personalità,
rappresentavano un aspetto della morte, un qualcosa della vita
dell’uomo che li
portava alla fine. Era impossibile essere mostri di freddezza totali di
fronte
a cose simili.
Anche
lei rappresentava qualcosa, che forse cercava di ingannare andando a
letto con
Ulquiorra, attaccandosi a Florence, trovandosi a piangere davanti alle
parole
di Orihime.
Si
ritrovarono ben presto nuovamente sul campo di battaglia; Ichigo e tutti
gli
altri, grazie a Orihime, si erano tutti ripresi; stavolta Aizen decise
di
tenere tutti uniti, dato che Yamamoto non c’era
più, e aveva anche detto. «
Uccidete pure chi vi pare. »
Tra una
cosa e l’altra, Orihime e Caliel si ritrovarono a
fronteggiarsi soprattutto a
parole.
« Wendy…
Perché continui a distruggerti così? »
«
Orihime, te l’ho già detto… Ormai
è tardi. E poi, cosa credi? Che per me sia
stata una passeggiata? »
« Ovvio
che no, per questo ti sto offrendo il mio aiuto. »
« Non ho
bisogno del tuo aiuto; non più. quando ne avevo davvero
bisogno, hai preferito
curare il tuo Kurosaki. L’unico appiglio che ho trovato
è stato Aizen… Senza di
lui adesso non sarei qui. »
« Wendy…
Non capisci cos’ha in mente di fare? »
« Sono
la terza espada, e so benissimo cosa ha in mente. Ma a me non
dà fastidio. Se
solo voi apriste un po’ di più la
mente… »
« Che
fine ha fatto la Wendy che conoscevo?! »
« L’hai
lasciata morire per strada, Orihime. E nessuno si è degnato
di soccorrerla. »
davanti al silenzio agghiacciante di Orihime, si fece più
seria. « Sai, ogni
espada rappresenta un aspetto della morte. Pensa che ironia;
rappresentiamo una
cosa che appartiene agli umani. Solitudine, vecchiaia, nichilismo,
disperazione, distruzione, intossicazione, pazzia, avidità,
collera,
sacrificio. Anch’io rappresento qualcosa, essendo un espada.
E mi sono resa
conto da poco quanto sia terribile. » prese la spada, e con
un viso freddo e
glaciale disse. « Io sono l’abbandono, Orihime; non
ti pare sufficiente? »
E senza
aspettare oltre, quando vide che stavano arrivando più
nemici del previsto,
andò in resurreciòn, potenziando i campi di
forza; era raro che qualcuno fosse
riuscito a toccarla. Quasi tutti erano andati in
resurreciòn, tranne Barragan,
che si ostinava a sedersi sul quel trono, atteggiandosi a re.
Chissà perché
Aizen non l’aveva ancora fatto fuori.
Anche
Stark aveva rilasciato, unendosi con Lilynette, e formando un branco di
lupi
attorno a lui.
Le
vittime furono incalcolabili da entrambe le parti, ma Ichigo sembrava
una
fenice; ogni volta che sembrava finita, rinasceva, più forte
di prima.
Ulquiorra si ritrovò con un graffio in più del
previsto.
Caliel
era preoccupata, ma mettersi in mezzo l’avrebbe fatto
infuriare. E poi, sembrava
avere un asso nella manica.
« Sembra
che tu ti sia rammollito, Ulquiorra. Mi sa che ti si è
addolcito il carattere. »
Intorno
ad Ulquiorra si creò una specie di terremoto. Lui disse
semplicemente. «
Capisco. » e un nuvolose verde si creò attorno a
lui, mostrando un nuovo
Ulquiorra.
« Aizen…
» disse. « Chiedo scusa per aver tenuta nascosta
una cosa così importante. »
Stavolta
Caliel stentava davvero a riconoscerlo, e anche Aizen era sorpreso; gli
occhi
di Ulquiorra erano interamente neri, le iridi gialle, i capelli lunghi,
la
testa sovrastata da delle lunghe corna. Ali da pipistrello molto
più grandi,
così come più grande era il buco sotto il collo,
da cui colava qualcosa che
sembrava sangue. Le braccia erano ricoperte di pelliccia nera, le mani
lasciavano
posto a degli artigli, aveva la coda e dei piedi anch’essi
ricoperti di
pelliccia. Quelle che sembravano lacrime, stavolta, erano
più grandi che mai.
« Quel
bastardo! » disse Nnoitra. « E’ in grado
di fare due resurreciòn! »
« Aizen,
sembri sorpreso. » disse Gin. « Non ne sapevi
niente? »
« No…
Strano che non me ne abbia mai parlato… » ben
presto la sorpresa lasciò posto
all’eccitazione di fronte a quella nuova scoperta.
« Mi riempi sempre
d’orgoglio… Ulquiorra. »
Era
spaventoso. Metteva i brividi solo a guardarlo. Perché non
ne aveva fatto
parola con nessuno?
Ulquiorra
invece aveva di meglio da fare; si buttò addosso a Ichigo,
facendogli sputare
tanto di quel sangue da farglielo ricordare finché campava.
« Ma
guardatelo, come si monta la testa! » gridò
Grimmjow, anch’esso andato in
resurreciòn; ricordava un felino. Per questo lo chiamavano
la pantera azzurra.
Anche
lui si buttò nella mischia, contro altri shinigami.
Il
finimondo era appena iniziato.