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Autore: keska    29/05/2010    57 recensioni
Tranquilli è a LIETO FINE!
«Perché… anche la pioggia, sai» singhiozzai «anche la pioggia tocca il mio corpo,
e scivola via, non lascia traccia… non… non lascia nessuna traccia. L’unico a lasciare una traccia sei stato tu Edward…
sono tua, sono solo tua e lo sono sempre stata…».

Fan fiction ANTI-JACOB!
E se Jacob, ricevuto l’invito di nozze non avesse avuto la stessa reazione? Se non fosse fuggito? Come si sarebbe comportato poi Edward?
Storia ambientata dopo Eclipse. Lupacchiotte, siete state avvisate, non uccidetemi poi…
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Eclipse, Breaking Dawn
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'CULLEN'S LOVE ' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Barcollai sulle scale della piccola entrata, appoggiandomi alla ringhiera per riuscire a salire. Il peso del pancione mi sbilanciava in avanti, precludendomi la vista dei piedi. Sollevai lo sguardo, leggermente ansante, fissando la pittoresca baita racchiusa nel muschio e nel verde.

Il un istante sentii una folata di vento e l’appoggio delle mie braccia venne triplicato da due mani forti. Edward osservò contrariato il mio viso accaldato, soffiandomi piacevolmente sul collo col suo fiato freddo. Ringraziando il cielo.

Deglutii, intenta a dissimulare la mia stanchezza, e mi arrampicai su quegli ultimi scalini.

Tornavamo dall’ultima delle tante escursioni organizzate appositamente per far cadere Kate nella nostra trappola. Per farla venire allo scoperto. Ormai era più di una settimana che eravamo lì, eppure non avevamo ottenuto alcun risultato concreto. Edward credeva di aver percepito i suoi pensieri un paio di volte, tuttavia in luoghi troppo distanti e per tempi troppo brevi. Il tempo passava, e ormai sapevo di non poter tirare troppo la corda, né con Edward, né con Carlisle.

Portare in giro per i boschi un pancione del settimo mese di gravidanza non era una brillante idea. Anche perché, con la prossima settimana, si sarebbe concluso anche questo.

La mia prima meta era il divano. «Vorrei farmi una doccia» mormorai stiracchiandomi sui cuscini, «stasera potremmo uscire un altro po’, siamo stati via appena venti minuti». Sospirai, cercando di farmi vento con una mano.

Esme mi salutò passando da una stanza all’altra. Gli altri, esclusi Emmett e Jasper,  dovevano essere lì in giro per casa. Mi sfilai le scarpe e incrociai le gambe sul poggiapiedi. Che sollievo. 

«Accendo lo scaldabagno e ti vado a prendere qualcosa da mangiare» mormorò Edward, evitando di rispondere alla mia seconda richiesta.

Decisi di desistere per ora. L’avrei convinto più tardi. «Grazie». Sorrisi, accarezzandomi il pancione, dall’alto verso il basso. La bambina era stata un po’ strana in quella settimana. Niente che non potesse aver rimedio con le coccole del papà, o - non l’avrei mai detto a Edward - con una serata al freddo. La sentivo semplicemente irrequieta, tesa. Eppure io ero così rilassata.

Mi portai una mano alla testa, non potendo nascondere una smorfia. La fitta durò abbastanza perché qualcuno potesse accorgersene.

«Tutto bene?» chiese Carlisle, avvicinandosi con cautela.

Annuii, già libera dal dolore. «É solo un po’ di mal di testa. Mi capita ogni tanto, dura solo pochi secondi».

Non mi ero quasi accorta della presenza di Edward nella stanza. Mi scrutava con ansia.

Carlisle aveva un’espressione serena, atta a rassicurarmi rispetto a quella di mio marito. Si avvicinò con passo fermo. «Da quanto hai questo mal di testa?».

«Da…» mormorai, torcendomi le dita «da quando siamo arrivati qui, più o meno. Sento solo delle brevi fitte».

Carlisle mi sorrise avvicinando le dita alle mie tempie. «Posso?».

Annuii, lanciando una breve occhiata a Edward. Sembrava più sereno. Si venne a sedere accanto a me e mi prese la mano. «Ti sei raffreddata. Tutto questo freddo non ti fa bene» mi ammonì, facendomi arrossire all’idea che probabilmente sapeva quanto lo desiderassi.

«Si» confermò Carlisle, «probabilmente è stato causato dagli sbalzi di temperatura. Dovrebbe essere una nevralgia. Prendi mezza aspirina e evita lo stress». Feci per ribattere, preoccupata dell’effetto che i farmaci avrebbero potuto avere sulla bambina. Ma lui era già scomparso e ritornato con un bicchiere d’acqua e la mezza compressa. «Non le farà male. Questo serve a te». Il tono, ovviamente, non ammetteva repliche.

«Grazie». Sospirai, mandandola giù.

Mangiai qualcosa e feci la doccia con Edward. Qualcosa di molto casto, naturalmente. Con tutti gli altri, specialmente Emmett, nella vicinanze, non potevamo permetterci nulla più.

«Mmm… grazie mille…» gemetti, inarcando la schiena.

Le mani di mio marito scesero sapientemente a massaggiarmi proprio dov’ero più dolorante, alla base della spina dorsale. Non aveva mai smesso di coccolarmi un attimo, mai, in tutto quel tempo. Si prendeva cura di me, faceva tutto quello che non doveva fare per se stesso.  Era sempre cauto, attento a non ferire il mio orgoglio, eppure anche così dolce, premuroso, così presente. Mi bastava chiudere gli occhi per immaginare il nostro magnifico futuro, nostra figlia fra le sue braccia, un sorriso, dei versetti buffi. E quella sensazione magnifica, quell’armonia meravigliosa, quella sensazione che contemplavo e desideravo e che mi sentivo crescere nel petto, pieno fino a scoppiare di gioia.

Speravo solo di poterla estendere a qualcun altro, oltre che tenerla egoisticamente per me. Avrei fatto di tutto, per donarla con pari emozione a Philip.

«Adesso dormi. Devi recuperare le energie».

Mi tirai a sedere sul letto, fissandolo negli occhi liquidi. «Ma dobbiamo andare, Edward…».

«Shh». Mi mise un dito sulle labbra. La sua espressione era serena. Era sicuro di sé. «Io vado. Tu rimani qui e ti riposi». Fermò un mio nuovo tentativo di ribattere con un’occhiata ammonitrice «e, dopo, usciamo di nuovo. Io e te».

«Io e te?».

Sorrise, nella penombra della stanza. «Certo». Mi strinse fra le braccia, baciandomi i capelli ancora umidi. «Ma la bambina ha bisogno di riposarsi un po’, non credi?».

«É così agitata» bisbigliai, appoggiandomi al suo petto, la bocca sul suo cuore.

«Lo sento» fece scorrere la punta delle dita lungo le mie braccia, accarezzandomi. Chiusi gli occhi, tremando al suo tocco. «Non capisco perché…» continuò perplesso.

Presi una sua mano e la portai al pancione. La gioia contemplativa di cui ero pervasa non mi aveva abbandonata. «Ma c’è papà» mormorai «e la mamma» continuai, portando anche la mia mano sotto la sua.

Dopo pochi secondi sospirammo insieme, in un unico corpo, un flessuoso movimento, io e Edward. Era rilassata.

Sorrisi. «Le basta per stare bene».

Nel pomeriggio riuscii a dormire per un’oretta, prima di svegliarmi, accaldata e disorientata. Evidentemente, era tutto dovuto all’assenza di Edward, che altrimenti mi avrebbe certamente tenuta con sé, al fresco, e all’effetto di quei medicinali che mi facevano accalorare come non mai.

Presi un profondo respiro, provando a girarmi su un fianco per contrastare quel senso di affannamento che mi causavano il caldo e il pancione ingombrante. Mugolai, tirandomi - non senza difficoltà - a sedere. Riuscii a malapena a infilarmi una maglietta decente e un paio di scarpe da ginnastica, non riuscendo comunque a rinunciare ai pantaloni della tuta.

Barcollavo, ondeggiando sulle anche, e prendevo dei grossi respiri. Acqua. Ci voleva un bel bicchiere d’acqua fresca. Chiusi il frigo con uno strattone e bevvi con avidità, dissetandomi. Sospirai, posando una mano all’attaccatura della pancia e riprendendo a respirare.

Rosalie venne da me. «Ti sei svegliata». Sorrise.

Annuii, prendendo un altro lungo sorso d’acqua e ricominciando a respirare con calma. Rosalie era sempre stata piuttosto perplessa sulla possibilità di ritrovare Kate. Eppure, si era dimostrata un’ottima amica nell’accettare di fare un tentativo, ancora, per me e per la famiglia. D’altronde era stato chiaro fin da subito, fin da quando l’avevo conosciuta, quanto fosse per lei importante.

Inclinò il capo da un lato, osservandomi.

Mi passai un braccio sulla fronte, e tentando di distogliere l’attenzione dissi: «Sono tutti fuori?».

I suoi occhi meravigliosamente perfetti si strinsero. «No. Carlisle e Esme sono rimasti. Stai bene?».

Arrossii. «Si. É solo il caldo, mi sento soffocare».

La flessuosa linea delle sue labbra vibrò, e i suoi profondi occhi, ambra intenso, non si staccarono da me.

Prima che potesse dire qualsivoglia cosa, decisi di intervenire. «Possiamo andare a fare due passi qui vicino?». Poiché non parlava e continuava a scrutarmi, aggiunsi: «Vorrei prendere un po’ d’aria fresca».

La sua espressione divenne sorpresa, poi serena. Annuì. «Andiamo».

Appena immersa nell’aria fredda, il sollievo fu palpabile. Era freddo, umido, e si infilava tra i vestiti ghiacciandoli. Si posava sulla pelle, scivolava addosso e pian piano penetrava dentro, nella carne e nelle ossa.

«Va meglio?».

«Certo». Guardai, per quanto possibile, i piedi, attenta ad evitare le redici.

Rosalie mi aiutò con discrezione, un piccolo sorriso a incresparle le labbra. La ringraziai, arrossendo. «Presto dovremmo levare le tende, eh?» scherzò, guardando il pancione.

Mi mordicchiai il labbro. «Spero di rimanere il più possibile» borbottai.

La sua risata cristallina tintinnò fra gli alberi, fra l’aria tersa e i pulviscoli illuminati dalla luce bianca che filtrava tra i rami. «Non vorrai che ti si rompano le acque in mezzo al bosco».

Raggelai all’idea. «No, no, decisamente no» dichiarai stridula, immaginandomi la scena imbarazzante e spaventosa.

Rise, con maggior enfasi, aiutandomi a superare un ramo. «Mi dispiace di averti terrorizzata» guardò dinanzi a sé, «non allontaniamoci troppo».

«Sediamoci» proposi, indicando un tronco orizzontale. M’irrigidì pensando che l’unica che avesse bisogno di sedersi fra le due fossi io. Ma lei mi tolse dall’imbarazzo, sedendosi prima di me.

Fu piacevole chiacchierarci. Non eravamo mai state meravigliose amiche, ma dopo le mie disavventure ci eravamo ritrovate unite in una maniera perfetta. Rosalie era schietta e sempre sincera, ma, dopotutto, aveva un carattere dedito e leale.

«Allora, ancora nessuna decisione sul nome?».

Scossi il capo. «Nessuna. Credo che alla fine costringerò Edward a decidere per entrambi…».

«Fai bene a fidarti di lui. Ha un gusto eccellente…» fece, ammiccando. L’allusione mi fece evidentemente arrossire. Per me, Isabella Swan in Cullen, donna di poco conto, ricevere un complimento da Rosalie Hale, dea, Venere fatta persona, non era neppure contemplato.

«Grazie» borbottai imbarazzata.

Guardai oltre gli alberi, tentando di indovinare quanto tempo fosse passato dalla poca luce che filtrava dall’alto. Tutto attorno pareva così… chiaro. Un chiaro quasi sbiadito. Un moto d’ansia stava risalendo dal basso verso di me. Edward sarebbe tornato a breve.

Mi voltai. Rosalie ricambiò affannata e sorpresa il mio sguardo.

«Forse è meglio tornare». La voce mi uscì incredibilmente tremula e soffocata, facendomi rendere conto, ancor di più, dell’angoscia che mi stava turbinando dentro, attorcigliandosi come edera edace al mio interno e stringendomi e soffocandomi in un abbraccio mortale.

Mi voltai. Ansimai. Spalancai le palpebre.

Celere preda del terrore.

E nello stesso istante in cui i miei occhi si facevano di ghiaccio, cacciai un urlo straziante, soffocato nella gola dal dolore.

 

Edward

 

Era già trascorsa una settimana, eppure non avevamo trovato nulla di quello che stavamo cercando. Non nutrivo alcuna migliore speranza, ma pur, la mia coscienza, sperava segretamente di averne una.

Fissai meditabondo l’orizzonte e il cielo, sempre più bianco prima del crepuscolo. Non riuscivo ad abbandonare l’idea che ci fosse qualcosa di strano.

«Edward, sentito niente?». Alice venne al mio fianco, sfiorandomi quasi con le dita il dorso della mia mano, abbandonata lungo il fianco.

Non c’erano mai stati segreti con lei. Lo sentivo e lo percepivo dai suoi pensieri, anche mia sorella avvertiva quella tensione. Il movimento del mio capo fu quasi impercettibile. «Tu?».

I suoi occhi si persero nel vuoto, nella stessa direzione dei miei, e il suo corpo vibrò per la rigidità. «Mai avuto un buco nero così vasto» ammise agghiacciata.

Sospirai, e feci scorrere l’aria fredda nei miei polmoni con un fruscio. Chiusi gli occhi e allargai la mia mente. Silenzio, e i pensieri dei miei fratelli più vicini. Silenzioso silenzio.

La mente di questa creatura era costruita come quella di mia figlia. Imperturbabile a volte. Semplicemente accessibile, altre. Per lei, che malgrado gli anni che dimostrava, aveva raggiunto un’età adulta, dipendeva dalla sua volontà. E per ora non aveva avuto voglia di farsi trovare da me. Da noi.

Improvvisamente, però, qualcosa cambiò. Era mia figlia.

Delle foglie, foglie in rapido movimento occupavano la mia visuale. Viste da una prospettiva persino più alta della mia altezza. Correvo da un ramo all’altro, da una albero all’altro. Da dove provenivano quelle immagini? Foglie verdi, gialle, rosse. Una baita! Era la nostra, baita.

Sussultai, il cuore in gola. Cosa diamine stava accadendo? Che razza di immagini stavano scorrendo nella mente di mia figlia?! Ancora? Ancora? No! Non potevano essere ancora quelli orrendi pensieri!

Alice provò a parlarmi. Mi portai le mani alla testa, accecato da nuove immagini. Sento il suo odore, sento il suo richiamo. Sentii la voce di mia moglie, la sua risata allegra, filtrata attraverso quei pensieri oscuri. Sentii perfino il suo stesso odore.

Fremetti di terrore.

Mia, mia. É qui, vicino, finalmente. MIA.

Scossi il capo violentemente, mi accasciai a terra, provando a liberarmene, ansimando. Era lei, seduta su un tronco, rossa in viso. I suoi occhi si sollevarono, grandi, spalancati. I suoi occhi incontrano i miei. Non mi sfuggirai più, frutto del peccato. La morte ti porterà con me.

Avevo le mani fra i capelli, gli occhi spalancati.

Mia. Iridi nere. Un urlo.

 

Bella

 

Il dolore era comparso in un fulmineo palpito, penetrato con forza nella mia testa, imprigionandomi completamente nella sua morsa, totalizzandomi e nichilizzandomi.

Se solo non fosse stato per la vibrante immobilità del mio corpo, per quei resistenti, taglienti, invisibili fili che mi penetravano e tendevano da parte a parte, i miei occhi innaturalmente spalancati non avrebbero visto ciò che più ancora mi faceva cadere nel terrore. Attraverso una strana prospettiva e visuale, per quanto distorta ai bordi così nitida al suo centro, non potevo non vedere quel volto.

Così sconosciuto e abnorme quanto angosciosamente familiare.

Un così tondo viso d’ebano, quasi incastonato nel fogliame avanzò ondeggiando nella mia direzione. E mentre scopriva i denti eburnei mi accorsi degli altri dettagli lattacei sulla sua pelle. Quei marchi dalla forme strane che apparivano come curiose incisioni solcate e fuse nella cute.

Quasi mi accorsi, mentre il mio corpo esalava un profondo respiro, del dolore che lasciava il posto ad un acuto fischio nelle orecchie. Perché vacillai in avanti, e di certo sarei crollata in terra se le braccia di Rosalie non mi avessero raccolta.

«Bella, Bella». Mi arrivò alle orecchie la sua voce preoccupata. Tremavo come un fuscello quando mi voltai ad incontrare i suoi occhi. Era preoccupata, spaventata, e sorpresa almeno quanto me.

Così, in quel momento, mi accorsi di quanto il dolore fosse mostruosamente simile a quello che avevo provato quel giorno, quell’orribile e orrendo giorno. Le mie urla, il dolore, bruciante, alla testa, l’immagini di un grosso lupo che mi correva incontro. Non era un semplice mal di testa. No. No. Non lo era…

Mi voltai ancora, osservando la figura che incedeva nella mia direzione, con una maggiore lucidità. Era gigantesco, altissimo. Nero, uniforme, in tutta la pelle. I muscoli massicci e tondi imprigionati un cotone bianco resistente, strappato sul lato sinistro del petto. Lì, dove un altro longilineo inciso lattaceo svettava fiero. Come una cicatrice.

Socchiusi le palpebre, ancora confusa e intontita dal dolore. Era così assurdamente impossibile quella sua espressione.

«Bella». Una voce calda e vibrante. Quella che non poteva essere. L’unica.

Il palpitare frenetico del mio cuore si arrestò.

Stavo sognando. Quello era uno degli incubi che non facevo da tanto tempo. Ma mi sarei svegliata, fra le braccia di mio marito. Mi sarei svegliata, e mi avrebbe cullata e rassicurata, dicendomi che ero il suo amore, il suo tesoro, e che avevamo lì la prova concreta del nostro bene, nostra figlia, la nostra piccola, adorata, bambina, e tutto era così assurdamente meraviglioso per noi…

La sua bocca si dischiuse, e la lingua - nera anch’essa - umettò le sua labbra.

«Sono io Bella. Sono io».

E, malgrado l’apparenza fosse assolutamente contrastante con quello che era la persona che mi stava dinanzi, non potevo, straziata, negare quello che una parte di me aveva istintivamente scoperto fin dal primo istante.

Tutti i muscoli del mio corpo, a partire dalla gola, si contrassero su se stessi. Mi sentii soffocare.

«Jacob».

«Io». Il suo compenetrante sguardo si fissò su un punto ben preciso del mio corpo, e capii che in realtà era sempre lì che aveva guardato.

Lei. Mia figlia.

Il mio mondo distorto, la ragione nella mia mente, erano cristallizzate dinanzi a quell’assurda verità. Il dolore lacerante non c’era, non ancora. Lo aspettavo, attendevo. Ma ero realmente troppo sbalordita per provarlo realmente.

Ero immobile e tremante, sulle gambe malferme. La vista ancora appannata dal dolore che ancora non mi aveva del tutto abbandonata.

Bloccata, spaventata, esterrefatta, impaurita.

Sentivo l’esigenza di gridare e urlare di paura, e ancor di più sentivo l’assurda follia di non poterlo fare. Perché sapevo, sapevo, che dalla mia gola non sarebbe venuto fuori il minimo udibile suono. Niente più di un flebile rantolo soffocato e sputato fra i muscoli contratti e la gola secca, chiusa, muta.

E, ancora, come nel peggiore degli incubi sapevo di voler correre, scappare, rifugiarmi, ovunque. Ma le mie gambe erano bloccate, lì, ferme, con il compito assurdo e impossibile di sorreggermi e impedirmi di crollare su me stessa, annientata.

Il mio corpo immobilizzato dal terrore.

Avanzò di un passo. «Si, trema». Pronunciò le parole con odio. «Ti strapperò tua figlia dal ventre davanti ai tuoi occhi».

Prima che potessi realmente urlare, rantolare, tentare in ogni modo di concretizzare quell’assurdo terrore, sentii un feroce ringhio accanto a me.

Poi, tutto accade così velocemente da non darmi il tempo di un respiro, il tempo di pensare.

Rosalie si accucciò in un istante, effimero momento non percepibile per un umano, e gli balzò addosso, felina e letale.

Ma, ancora, prima che alcun suono potesse giungermi alle orecchie, prima che qualunque terribile immagine potesse concretizzarsi dinanzi ai miei occhi, Rosalie era a dieci metri da me, a terra, distesa, gemente.

Non il tempo per voltarmi, non il tempo per capire, un altro ringhio giunse alle mie orecchie. Più feroce, più assassino, più spaventoso.

«Tu, ancora tu» sputò con odio Jacob.

I miei occhi saettarono da Rosalie, ancora stesa e immobile, alla figura apparsa al limitare della piccola radura.

Il professore. Era lì, era lui. Aveva uno strano oggetto in mano.

Spalancai le palpebre, sorpresa, shockata, destabilizzata. Era stato lui, era stato lui a bloccare Rose.

«L’avrebbe uccisa» mormorò risoluto, saettando col suo sguardo immediatamente su Jacob, ancora. In un interminabile attimo, i miei sensi ancora bloccati e slegati dalla mia mente, mi accorsi quanto apparisse diverso dall’ultima volta che l’avevo visto. Più energico, più giovane, più… in vita.

Ero terrorizzata, mentre assistevo a tutto quello che stava avvenendo così confusamente, così velocemente. Ero così preda dall’angoscia e così poco della razionalità. Philip si mise davanti a me, in un chiaro moto di difesa. Jacob ricambiava il suo sguardo con ostilità.

«Perdonami» mormorò il professore, e la voce tremò. Vidi i suoi occhi dirigersi sul lungo segno bianco sulla parte sinistra del petto nero. «Non sono riuscito a fermarlo».

Avevo avuto ragione. Era una cicatrice.

E così, ecco quello che mi aveva tenuto nascosto. Quello di cui aveva deciso di occuparsi al mio posto. Jacob.

Lui lo sapeva. Pensai straziata.

Due figure fecero familiari immediatamente la loro apparizione nello spiazzo. Carlisle si diresse immediatamente a Rosalie, Esme, un’espressione ombra opaca e specchio della mia, mi circondò nel suo abbraccio, sorreggendomi.

Facendomi riscuotere quel tanto che bastava per far, lentamente, ritornare la mia razionalità. «Tu non» provai, ma come avevo pensato, il movimento delle labbra non produsse alcun suono udibile, se non un dolore, una fitta bruciante alla gola. Ci riprovai, non staccando i miei occhi da quelli di quell’essere oscuro. «Non sei reale. Non sei… tu non… non esisti davvero…».

La sua espressione s’indurì. «Esisto Bella. Sono sempre esistito» disse con fermezza.

E la sua voce vibrava, e arrivava alle mie orecchie. E i suoi occhi, nero su bianco, guardavano me. E il suo corpo, lì, fermo, minaccioso, era a pochi metri dal mio. Per quanto, ancora, avrei potuto mentire a me stessa per non cadere preda di un impossibile tormento?

«Purtroppo, però, tu hai sempre avuto un’assurda inclinazione al ricordo delle leggende su questi schifosi succiasangue, piuttosto che quella che ti avrebbe, sempre, assicurata della mia esistenza».

Le braccia di Esme mi strinsero con più forza, e capii che stavo crollando sulle mie ginocchia.

Chiuse gli occhi, li riaprì, rinnovando il suo odio nei miei. «Anche quella sera, davanti al falò, non sei stata abbastanza attenta. Non ricordi il principio di quelle leggende, Bella? Hai dimenticato la mia natura?».

Sussultai.

«Eravamo spiriti guerrieri. Spiriti, Bella. E anche se questa nostra caratteristica, la nostra magia, era stata abbandonata per sempre, non è mai scomparsa.

«Per quanto il mio corpo stesse morendo, l’odio mi ha consentito di ricordare quello che ero realmente, di riacquisire il mio potere originario, il potere che per ultimo aveva usato Taha Aki. Così, rinunciai al mio corpo, allontanandomi come spirito,  scampando in un ultimo anelito al sonno eterno. La morte del mio corpo non determinava la morte della mia anima. Era stato così per Utalpa, che aveva sgozzato il suo corpo per impadronirsi di quello di Taha Aki.

«Vivere come spirito non è affatto semplice. Il desiderio umano di essere corpo è radicato nella nostra mente, e non riuscivo a liberarmene. Il regno degli spiriti non è affatto bello. Così Bells, così, ho vagato confuso, disorientato, senza una meta, pentendomi perfino della mia scelta, per sempre destinato all’esilio, bandito dal sonno della morte e dal mondo. Ho vagato, solo, per tutto quel tempo.

«Ma poi, qualcosa, qualcosa è cambiato, in un mondo in cui si può interagire con gli spiriti.

«Così, lentamente, sono riuscito a ricordare la cosa più materiale che avessi. Tutto quello che mi rimaneva. La rabbia, il desiderio folle di vendetta. L’odio. Così. Così ho ritrovato me stesso. Era successo anche all’ultimo degli Spiriti Supremi.».

«Taha Aki» sussurrai «l’incarnazione terrena del suo spirito».

«Esatto, un corpo. Il mio corpo. Specchio reale della mia anima. Ecco, cosa sono».

E così, quello non era altro che il suo vero io. E così, quello che mi aveva detto era reale, era sempre vissuto, sempre sopravvissuto. Ansimai, senza aria nei polmoni.

Carlisle si acquattò, nascondendo e proteggendo su figlia, ancora dolorante e confusa, seduta in terra. Lo stesso fece Esme, al mio fianco, pronta all’attacco.

«No, fermi!» li bloccò Philip. «Non lo potete toccare, il suo sangue vi ucciderà».

Sangue? Subito compresi. Certo. I segni bianchi, le cicatrici. Sangue…

Carlisle saettò con lo sguardo verso di lui, ancora indeciso. Contrasse la mascella e rimase fermo, non senza abbandonare la sua posizione. Stava pensando.

E a me? Chi avrebbe dato a me il tempo per pensare? Chi la facoltà di farlo, in tutta la paura e il terrore?

Jacob rise, ignorando tutti e tutto. Rise, breve e amaro. «E così non ricordavi nulla, Bella. Peccato. Pensavo che quella sera, accanto al fuoco del falò, fra le mie braccia, avessi apprezzato non solo il calore».

«Lo odio» farfugliai, prossima a cadere in pezzi, aggrappandomi a tutto quello che mi rimaneva. Concedendomi di manifestargli il mio odio. «Noi», mormorai, la voce distorta, portandomi una mano, per quanto tremante, al ventre «lo odiamo».

Il suo sguardo corse serio e silenzioso al mio grembo. «Già, sembra proprio così. Quella piccola impertinente…».

«Non parlare di mia figlia!» urlai, isterica. «Tu non sai niente di lei! Non ti permettere di pronunciare un sola parola, non ti permettere!» singhiozzai asciutta, senza fiato, ingoiando le parole. Non mi rimaneva più nulla. Lacerata e straziata, ecco, com’ero. E rimpiansi e piansi, disperata, tutti quei momenti in cui desideravo non averlo ucciso. I giorni, le notti, le ore, trascorse nella sofferenza, bruciante, corrodente, mia, e di mio marito.

Le sue labbra si piegarono in un sorriso sardonico. «Ancora non hai capito?» mormorò derisorio. «É lei. É lei che voglio, per prima. É lei la causa e il principio di tutto. Lei è il mio imprinting, Bella».

Ansimai, senza fiato, tenendomi a Esme per non cadere.

No. Non questo. Non anche, questo.

No.

«No… Lei è mia figlia… no… non la toccare!» sibilai, il respiro corto.

«Che cosa le stai facendo creatura, che cosa le stai facendo?» sussurrò Esme senza fiato.

Vidi con la coda dell’occhio Carlisle rivolgere una fugace occhiata a Rosalie. Si stava rialzando. «Scappate, porta via Bella, Esme, veloci». Le parole erano volate melliflue fino a noi.

Lei sussultò, e tentennò, straziata, per un istante, guardando il marito.

Si voleva sacrificare, per noi.

«No» singhiozzai.

E quell’istante bastò perché Jacob potesse spostarsi alle nostre spalle e precluderci la più efficace via di fuga, in un movimento che causò una spostamento d’aria tale da sferzarmi il viso e frustarmi con i miei stessi capelli. Calda. Calda da far male. Era arrivata velocemente. Troppo, velocemente, anche per un vampiro.

«Tranquilla, Bella» dichiarò con astio «non ho intenzione di amarla. Dopotutto, lei mi ha ucciso, per salvare te».

Un nuovo singulto fece tremare il mio corpo.

«Credevi forse che la tua forza sarebbe stata sufficiente a farmi questo?» chiese, indicando un ora ben visibile taglio netto sulla gola. «Ma devo esserle grato, sai. In tutti questi mesi i suoi pensieri mi hanno fatto compagnia.

«É stata lei, Bella. É stato lo spirito che ho trovato, che ho riconosciuto, il centro e l’orientamento del mio mondo. Lei. Oh, lei è stato il punto fisso e costante, l’unico che mi teneva ancora ancorato qui. É stata lei a farmi ritrovare me stesso».

Carlisle e Rosalie, ancora confusa, si mossero, venendo più vicino a noi, serrando i ranghi dinanzi a me. Ero io il punto debole. Era me che voleva, la mia bambina.

La confusione, lo shock che dominavano i miei pensieri, mi facevano impazzire, alimentati dal terrore e dal dolore.

Tutti quegli strani sogni, tutta quella confusione, quel dolore, dei mesi passati, stavano assumendo un senso. E pensare che la mente pura di mia figlia era entrata in contatto con quella di quell’essere immondo era semplicemente orripilante. E così, ogni casella rientrava nella giusta prospettiva. In quel modo riuscivo a giustificare la mia istintiva e terrificante reazione al contatto con quella creatura abominevole.

Avevo avuto ragione, c’era un collegamento. Ma, avevo sbagliato, non erano i licantropi. «Il branco…».

«Si, si. Il branco sentiva i miei pensieri, avvertiva la mia presenza. Ha cercato di avvisarti. Sciocchi» mormorò con risentimento. «Ma l’unico modo per sbarazzarti di me prima che la mia anima trovasse un corpo, era sbarazzarti di lei», fece, alludendo alla bimba. «Non ne saresti stata entusiasta, ne erano consapevoli, tutti rischiavano a rendertene partecipe… così… Seth, si è offerto come volontario, aveva deciso di esporsi. Pensava che a lui non avreste fatto del male. Ha cercato di avvertirti lo stesso, quel giorno di Dicembre, quell’ultimo giorno, poco prima che riuscissi a ritrovare me stesso, in un ultimo tentativo e monito». I suoi occhi saettarono sul professore.

«Qualcun altro non l’ha fatto» sputò risentita Rosalie, la voce ancora opaca, rispetto al consueto tintinnio.

Il capo del professor Philip si spostò di scatto verso di lei. «L’avevo quasi ucciso, sciocca ragazzina. E se non foste venuti qui, l’avrei fatto. Volevo solo risparmiarvi l’angoscia e il dolore. E la poco più che certa morte» sibilò duro.

Carlisle sollevò entrambe le mani. «Non è tempo di discussioni» mormorò, fermo, eppure con una strano tremolio nella voce. Lo sentiva anche lui, l’aveva capito. Tutti noi eravamo in pericolo.

E dopo pochi istanti, ne fui ancor più certa.

Tutti.

Edward comparve al limitare della radura, tutti i suoi fratelli, in un istante invisibile, accanto a lui.

I miei occhi si appannarono completamente di lacrime. Eravamo tutti spacciati. «Edward…».

«Bella» la sua voce flebile era il calco della mia. Aveva sentito tutto. Improvvisamente le sue braccia mi strinsero, mentre la radura si faceva più affollata, e i ranghi ancor più serrati.

Tutti, contro quell’orribile mostro.

L’amore contro l’odio. L’eterna battaglia che non aveva mai avuto vincitore e vinto. Due essenze così fuse, in sé, che erano una la degenerazione e la morte dell’altra.

Di nuovo, quel ringhio pauroso e spaventoso riempì completamente lo spazio circostante. Scoprì i denti bianchi sulle labbra nere.

«Vi osserverete morire l’un l’altro, senza poterci fare nulla. Ti strapperò tua figlia dal ventre, e più nessuno vi salverà».

 

 

 

Calma… shh… tranquille… buone… Shh…

Guardate la spirale, guardatela attentamente. Fissate il centro. Così, da brave…

 

spirale ipnotica

 

*voi non ricordate niente*

*voi non ricordate assolutamente niente*

*va tutto bene*

*tutto è tranquillo*

 

Bene, addio… Io andrei…

 

Dunque, scherzi a parte. Tremo come una fogliolina. Insomma, questo è IL capitolo. Quello che tutte stavate aspettando, l’enigma che vi ha tolto il sonno per tanto tempo, il pezzo mancante del puzzle… E non tremo solo per i danni fisici che potreste arrecare alla mia persona. Tremo perché… e se non vi piacesse? Se tutto questo vi sembrasse TROPPO folle?

Se così fosse, potrei buttare in un cestino tutto quello che ho scritto finora.

Quindi sono qui, e mangio con foga la unghie.

 

Siccome la storia è già scritta nella mia testa, comunque, vi consiglio di trattenere in respiro per un po’, e anche quando vi sembrerà di poter riprendere fiato, affettatevi a farlo, perché da ora alla fine della storia vi darò pochissima tregua.

 

Spero di avervi trasmesso tutte le sensazioni ed emozioni che avevo in mente. Spero che non sia tutto troppo assurdo. Spero che abbiate apprezzato il riferimento al libro della saga. Per comprendere meglio, vi lascio un breve riassunto di quelle che era la leggenda ideata dalla Meyer, e i punti che ho sfruttato.

 

[…] Poi arrivò l'ultimo Spirito Supremo, Taha Aki. Era celebre per la sua saggezza e la sua indole pacifica. La gente viveva felice e serena sotto la sua protezione. Ma c'era un uomo, Utlapa, che non era sereno».

[…] Utlapa ricevette l'ordine di lasciare la tribù e di non usare mai più il suo spirito. Utlapa era un uomo forte, ma i guerrieri del Supremo erano in gran numero. Non ebbe altra scelta che andarsene. Furioso, l'uomo si nascose nella foresta vicina, in attesa dell'occasione per vendicarsi sul Supremo. Anche in tempo di pace, lo Spirito Supremo vigilava per proteggere la sua gente. Spesso andava in un luogo segreto fra le montagne. Lasciava il suo corpo lì e scendeva attraverso le foreste e lungo la costa, per allontanare le minacce. Un giorno che Taha Aki partì per compiere il suo dovere, Utlapa lo seguì. […]

Taha Aki lasciò il suo corpo nel luogo segreto e volò con il vento per vegliare sulla sua gente. Utlapa aspettò, finché non fu sicuro che lo spirito del Supremo si fosse allontanato abbastanza. Quando Utlapa lo raggiunse nel mondo degli spiriti, Taha Aki se ne accorse subito e intuì anche il suo piano omicida. Tornò rapido al luogo segreto, ma neanche i venti furono così veloci da salvarlo. Al suo arrivo, il suo corpo era già sparito. Il corpo di Utlapa giaceva abbandonato, ma Utlapa non aveva lasciato a Taha Aki vie di fuga: aveva sgozzato il proprio corpo con le mani di Taha Aki. [nda In forma di Spirito più sopravvivere anche senza corpo].

Taha Aki seguì il suo corpo lungo la montagna. Urlò a Utlapa, ma Utlapa lo ignorò, come se fosse il vento. Disperato, Taha Aki vide Utlapa prendere il suo posto come capo dei Quileute. […] Divenne un parassita, pretese privilegi che Taha Aki non aveva mai reclamato, si rifiutò di lavorare con i suoi guerrieri, ebbe una seconda moglie, più giovane di lui, e poi una terza, malgrado la prima fosse ancora viva, cosa inaudita per la tribù. Taha Aki osservava, furioso ma impotente. Alla fine, Taha Aki provò a uccidere il proprio corpo per salvare la tribù dagli eccessi di Utlapa. Fece scendere un lupo feroce dalle montagne, ma Utlapa si nascose dietro i suoi guerrieri. Quando il lupo uccise un giovane che cercava di proteggere il capo impostore, Taha Aki si sentì devastare dal dolore. Ordinò al lupo di andarsene.

Le storie narrano che non era facile essere spirito guerriero. Liberarsi del proprio corpo era più spaventoso che esaltante. Ecco perché quel potere veniva usato solo in caso di necessità. I viaggi solitari di perlustrazione del capotribù erano uno sforzo e un sacrificio. Essere senza corpo turbava; era scomodo, orribile. Taha Aki era stato lontano dal suo corpo così a lungo che ormai viveva nei tormenti. Si sentiva condannato: non avrebbe mai potuto attraversare l'Ultima Terra, dove i suoi antenati lo aspettavano. Sarebbe rimasto bloccato per sempre nello strazio di quel nulla. Il grande lupo seguì lo spirito di Taha Aki nei boschi, mentre si contorceva fra i tormenti. Il lupo era molto grande per la sua razza, e bellissimo. All'improvviso Taha Aki si sentì invidioso dell'animale. Non sapeva parlare, ma almeno aveva un corpo. Una vita. Persino vivere da animale sarebbe stato meglio di quell'orribile coscienza incorporea. Così Taha Aki ebbe l'idea che ha cambiato il destino di tutti noi. Chiese al grande lupo di fargli spazio nel suo corpo, di dividerlo con lui. Il lupo acconsentì. Taha Aki entrò nel corpo del lupo con sollievo e gratitudine. Non era il suo corpo umano, ma era meglio del vuoto del mondo degli spiriti.

Ormai divenuti una cosa sola, l'uomo e il lupo tornarono al villaggio sul golfo. […] I guerrieri iniziarono a capire che quel lupo non era un animale qualunque, che era sotto l'influenza di uno spirito. Uno dei guerrieri più anziani, un uomo di nome Yut, decise di disobbedire all'ordine del capo impostore e provò a comunicare con il lupo. Non appena Yut ebbe fatto ingresso nel mondo degli spiriti, Taha Aki lasciò il lupo, in docile attesa del suo ritorno, per parlare con lui. In un attimo Yut comprese la verità e salutò il ritorno del suo vero Capo Supremo. In quel momento arrivò Utlapa, per vedere se il lupo era stato sconfitto. Quando vide il corpo di Yut giacere a terra senza vita, protetto dagli altri guerrieri, capì cos'era accaduto. Sfoderò il coltello e si affrettò a uccidere Yut prima che potesse tornare al suo corpo.

"Traditore", gridò, mentre i guerrieri non sapevano cosa fare. Il capo aveva stabilito che era proibito tornare nel mondo degli spiriti, e spettava a lui decidere come punire i trasgressori. […] Yut non ebbe il tempo di dire neanche una parola per avvisare gli altri, perché Utlapa lo ridusse per sempre al silenzio. […]

Provò una grande rabbia, più intensa di qualsiasi sensazione avesse mai provato. Entrò di nuovo nel corpo del grande lupo, deciso a sgozzare Utlapa. Ma, non appena fu di nuovo dentro al lupo, avvenne la grande magia.

La rabbia di Taha Aki era la rabbia di un uomo. L'amore che provava per la sua gente e l'odio contro il suo oppressore erano troppo vasti, troppo umani per il corpo del lupo. Il lupo iniziò a tremare e, davanti agli occhi sconvolti dei guerrieri e di Utlapa, si trasformò in uomo. Il nuovo uomo non somigliava a Taha Aki. Era molto più grande. Era l'incarnazione terrena dello spirito di Taha Aki. [nda Lo stesso accade a Jacob con il suo odio, e si trasforma nella sua vera incarnazione] […]

 

 

Aspetto, qui, impaziente.

 

Grazie, grazie, grazie, a tutti.

Scusate il ritardo, sarò più celere. :*

 

Cercatemi su twitter (@Keska92), per leggere le mie CaSSate e notizie sugli aggiornamenti, lasciate nel blog qui sotto.

 

(fatto da Elena- Lena89)

 

«--BLoG!!!--»

 

www.occhidate.splinder.com

 

 

edwardina4e Grazie mille! *.* Sei stata buonissima! Grazie, grazie! Sapere che la mia storia ti piace così tanto non può che farmi gioire! :) Scusa per il ritardo… purtroppo è un periodo intenso con la scuola. :)

mikvampire Cielo! Grazie! Questi complimenti mi fanno piangere di gioia. :) Scrivo, e devo ringraziare questo sito per consentirmi di farlo, per consentirmi di confrontarmi e migliorarmi. Grazie perché, in poche parole, non hai dimenticato di essere così buona con me.

Lau_twilight  Ciao tesoro! Grazie! :) beh, in effetti edward non ha mai negato niente a Bella. Questo è un lato del suo carattere che mi è rimasto impresso in Breaking Down e come ho fatto con tante altre cose volevo riprodurlo anche nella mia storia per non farlo disperdere del tutto. La verità, finalmente, è arrivata. Che ne dici? Tutti gli indizi, i capitoli di questi mesi, tutti gli enigmi, tutto doveva puntare a questo, tutto a questo capitolo. Diciamo che è la sintesi del mio lavoro mentale di questi mesi, il fatto in cui ho detto tutto si sarebbe condensato. I tuoi complimenti sono sempre fantastici e sicuramente ben accetti, sei sempre precisa e scrupolosa nelle tue recensioni, e per questo non smetterò mai di ringraziarti. Ma, se dopo questo capitolo avessi anche critiche da farmi, sono ben accette :) A presto, un grazie, un bacio. :*

Struppi Emh. Si… *si nasconde* mi dispiace… di… emm… averti dimostrato il contrario… *ora della supplica* ti prego, non farmi del male! Guarda questa faccia triste, questi occhi che t’implorano! *.* Dopotutto, c’è scritto lieto fine, no? Lieto fine, lieto fine, lieto fine… pensaci, e guarda l’aspirale… e poi, hai detto che ti piacciono i casini con la pace dopo! Pace, pace, promesso, giuro! u.u

manuelitas Ohhh! Grazie a te, che mi lusinghi con questi complimenti così generosi! Sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto. So che apprezzate gli Edward’s POV, ma mi devono venire piuttosto spontanei perché possa scriverli… E poi, penso che nessuna di noi si stancherebbe mai di vederlo così dolce, tenero, e premuroso… Siamo delle eterne romanticone, non è così? :)

Luna Renesmee Lilian Cullen Ohh, finalmente la mamma ti ha ridato il cavo! Ahahah, ma davvero, sono pessimi questi genitori quando ci si mettono. Dunque. Il mio indirizzo msn è (francino_92@yahoo.it), spero che dopo questo capitolo vorrai ancora parlarmi o che non userai il contatto per offese verbali e minacce ahahahah Si, così, ho in cantiere un’atra storia. Sarà un bel po’ diversa da quelle che ho scritto fino ad ora, ma non credo di abbandonare il romanticismo, né lo farò mai! :) Grazie, per le tue splendide parole. Un bacio e a presto carissima.

lisa76 Grazie mille. :) Allora, le tue considerazioni sono state fertili? :P Sei riuscita a mettere insieme gli indizi? Spero che questo capitolo sia stato all’altezza delle tue aspettative. Grazie mille, ancora, per i complimenti.  

FUNNi Ciao! Sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto, volevo proprio lasciarvi una boccata d’aria e di leggerezza prima di questo. Che dici, ho fatto bene? :P Eh si, Bella ormai è quasi all’ottavo mese, trascinarsi in giro con un pancione non credo sia semplice, soprattutto se si decide di fare delle escursioni nelle foreste! Che cattiva sono :P Grazie della recensione, davvero!

DarkViolet92 Bene. Ora tremo. Tremo in questo capitolo perché so che nel prossimo ti vedrò come capofila della massa per il linciaggio della mia persona. *deglutisce* Calma, ricordati sempre di mantenere la calma e guardare la spirale! :P Sono contenta di averti dato delucidazioni! Quelle sul parto sono tutte cose che ho letto qua e là in giro. :) Mi piace documentarmi :P

GiovaneStella Ohh! Grazie! Grazie di avermi recensita persino dall’ufficio di tuo padre, non sai quanto l’ho apprezzato! :D So che con i pc ci sono sempre problemi, il mio è il primo. Infatti, presto, scriverò un capitolo che è una vera e proprio ode alla rottura dei pc. Ahahah Sono contenta che ti siano piaciuti gli scorsi capitoli! Philip è un mio personaggio, e come tale ci tengo davvero molto a lui. Kate? Chissà come andrà a finire la storia. Dopo questo capitolo, aspettati di tutto!

Nessie93 Grazie *.* Si, direi che qualcosa di giusto c’era nel tuo discorso! Ma non perdere fiducia, non ora, che siamo alla fine! Allora. La bambina usa il potere quando avverte paura e pericolo. Ha avvertito la presenza del qui resuscitato, e quindi ha usato lo scudo. Così come, (l’altro indizio), il mal di testa, dovuto alla costante sua presenza. Sei stata molto gentile! Grazie di recensire sempre la mia storia, spero anche dopo questo capitolo! Ahahahah

tsukinoshippo Ma chi sarà mai questa sconosciuta che decide di lasciarmi una recensione? :O Ahahahah, tesoro, l’ho già detto. Tu fai così tanto, tutto, per me, che decisamente non posso che dirti che tutto questo non è necessario, lo sai. Sento il tuo affetto, e penso che sia una parte importantissima per me, per continuare a scrivere. Mi dai fiducia, e mi conforti quando sono disorientata, o preoccupata. Mi dai consigli e mi guidi sempre sulla strada migliore, quando perdo la bussola. E parlo solo di quello che fai per me in relazione a questa storia, ovviamente ;) Però, però, non posso che dirti grazie, per aver sentito l’esigenza, aver provato il piacere, di regalarmi queste belle parole. Di non darlo per scontato, insomma. Grazie. Un bacio vero, ai. :*

mine Cielo, grazie! Mi viene una malinconia pensando a quando scrivevo quei primi capitoli… Quel piacere disincantato di scrivere, così, di getto, solo per il puro gusto di farlo! Non che ora non sia così. Ma di sicuro diciamo che faccio una scrittura più “consapevole”, ecco. E questo richiede più impegno da parte mia. Il capitolo in cui Bella si ubriaca, comunque, rimarrà per sempre nel mio cuore! Ahahahah… Poco ma sicuro. Ed ora, eccoci qui, con lui di nuovo fra noi. Roba da non crederci, non è così? :P Il professore riuscirà ad avere il suo lieto fine? Questione scottante, direi… Dico solo che… Aspettati di tutto. ;) Grazie, di continuare a recensire, ancora, sempre, dopo tutto questo tempo. Grazie. :*

ste87 ohh, grazie a te! Non ringraziarmi. Sei stata molto gentile a lasciarmi una recensione. Spero che questo capitolo sia stato di tuo gradimento, non potrei chiedere di meglio :)

silvia16595 Ciao carissima! Dunque, lo so, vi ho fatto pensare, disperare, aspettare, scervellare, per capitoli e capitoli. Ma ora, infine, ecco la verità! Non mi puoi rimproverare nulla, se non proprio l’argomento della verità! Ahahahah… Mi rendo conto della possibile rabbia-istinto omicida che io stessa ho evocato nei miei confronti! Che dici, scappo? :P

Lizzie95 Grazie mille tesoro! :) Sempre gentilissima. Spero quindi che ti possa piace anche quello che ho in mente per la mia prossima nuova storia! Non devi pensare alla brutte figure, io voglio sapere! Ormai, il dado è tratto, perché le cose sono successe, ma puoi sempre dirmi se ci avevi preso, no? Non riesco davvero a rendermi conto della vostra possibile reazione a quello che ho scritto. Non riesco a immaginare se vi aspettavate un ritorno del genere, oppure la vostra attenzione era focalizzata più che altro sui licantropi! Quindi, sono curiosissima di raccogliere tutte le vostre impressioni. Don’t Worry, ma la “benedetta” (ahahahah) Kate, ci farà ancora compagnia! :)

Sognatrice85 Ohhh *.* Che frase magnifica hai scritto! Mi hai fatto venire la pelle d’oca! Grazie a te, per stare qui a leggere questa loro vita, inventata e sviluppata in questa testa pazza. Grazie. Vivo con i miei personaggi, come fanno tutti, qui, credo, con i loro e… è un piacere. É un piacere immenso, ricevere questi complimenti. :)

ale03 Ciao tesoro! É vero, Edward e Bella sono dolcissimi insieme! Promesso che i prossimi capitolo saranno tutti incentrati su di loro, giurin giurello! :* Cerco di caratterizzare i personaggi attenendomi quanto più possibile agli originali, e così ho cercato di fare con Esme, con Rosalie, ma soprattutto con Carlisle *.* Lo so lo nomino troppo, lo so. Taccio. :X

ledyang Ma no che non mi rompi… In fondo… ahahahah… No, dai, non mi rompi, tanto alla fine posto sempre quando dico io :P Dunque, con i licantropi ci hai mezzo azzeccato, ma tu fai pronostici tipo Rosalie?! Ahahah, la facciamo partorì là, in mezzo al fogliame? Uahuahuah… Povera Bella… :P Grazie di tutto ;)

KatyCullen Ehh si… In questo capitolo ci sono stati un po’ di sogni ad occhi aperti, con tanto di quadretti immaginari con Edward, Bella, e la bambina! Cosa sono quelle fitte alla testa? Ahahah, magari non ti sarebbe piaciuto saperlo! :P Mi spiace! Grazie mille, grazie, grazie, per non dimenticare mai di essere così buona con me.

endif Darling :) E così, la matassa di sciolse… Beh, quantomeno, dopo questo capitolo, niente più indizi, niente più enigmi, perché, finalmente, la grande questione da cui TUTTO era originato, è stata definitivamente sciolta. Certo, ovviamente, ci sono tante, tante cose da sciogliere, non potevo rendere il capitolo un lezione scolastica… E, ovviamente, questo capitolo… diciamo che ancora non è concluso, e comunque porterà delle significative conseguenze. Sono curiosa di scoprire cosa ne pensi. Sono stata scontata? Ripetitiva? Ti aspettavi una svolta del genere? Sono stata troppo lenta, o affrettata? Mi, raccomando, non risparmiarti, dimmi tutto quello che pensi. Son qui, e attendo. :) Un bacio affettuoso.

chi61 Bene, e ora iniziano le note dolenti. Ecco, questo, è il capitolo che tutti aspettavano, quello “critico”, il punto di snodo di tutta la confusione e i problemi, i piccoli indizi, creati nei capitoli precedenti. Ecco, da questo deriva la mia angoscia, da questo deriva il fatto che io ci abbia messo così tanto a pubblicarlo. Fallito questo, fallisce tutto quello che c’è stato prima. Spero che le mie idee, le mie giustificazioni, non siano state troppo banali o scontate, e soprattutto ripetitive. Mi sto praticamente tuffando nel vuoto. Per rispondere alle tue domande, ti dico che la capacità di Alice di vedere mezzi vampiri dipende dal livello di conoscenza e famigliarità con la creatura che vuole vedere. Con la bambina non ci riesce bene, ancora, perché non ne è ancora nata. Con Kate, non ci riesce perché non è ancora entrata in contatto diretto con lei. Questo, comunque, non preclude totalmente la possibilità di avere visioni, dato che per metà questi esseri sono vampiri. Spero di essere stata esaustiva. :) Un abbraccio, un bacio, un grazie, immenso, a te.

titty88 Si! Ho una nuova storia in cantiere… Ora concludo queste due che ho ancora in corso, e comincio subito con quella, non temere! :) Vedrai, spero davvero che i prossimi capitoli possano essere di tuo gradimento, da quanto mi dissi, tempo fa, credo di si. Chissà ;)

Ros_Ros Ahahahah, non preoccuparti! Non devi affatto essere terrorizzata dai complimenti “troppo” abbondanti! Figurati se non accetto tutto con il massimo senso di lusinga! E spero che, nonostante questo capitolo non sia tranquillo come il precedente… beh, spero di non uscire completamente dalle tue grazie, in un lampo! Ahahahah… Grazie davvero… :)

Dreamerchan Ciao! Beh, spero che il seguito sia stato di tuo gradimento, e gli indizi ben evidenti! Ahahah, magari ti saresti aspettata qualcosa di decisamente meno terrificante e scandaloso, ma purtroppo, come dicono i Romantici, la fantasia non ha freni ;P Grazie :*

Wind Ahahah, non preoccuparti, non c’è pericolo di arrivare addirittura a quota cento! Ahahahah… Beh, che te ne pare del “movimento”?! Hai detto tu stessa che un po’ di movimento ci vuole sempre! Allora, non aspettarti tregua da qui alla fine della storia, perché non ve ne darò! Muahahah… Hai chiesto tu u.u…

SognoDiUnaNotteDiMezzaEstate Grazie mille! *.* É vero, avevi ragione sulla “calma prima della tempesta” ahahahah… In effetti speravo di farvi percepire questa cosa, che vedo ha toccato gli animi più sensibili ;) Hai avuto ragione, le fitte alla testa, decisamente, non erano un dato casuale. Anch’io ho esperienza con i viaggi in auto e nausee connesse… Lo so, è una vera tortura! Senti tutto il giorno come se fossi ancora in macchina… che brutta sensazione…

Ely_11 Grazie mille carissima! Sei davvero tanto gentilissima, lo sai? :) Mi fai venire i brividi. Allora, adoro ricevere domande! :P Dunque. Ho diciott’anni, forse per questo ti “sballo” un po’, perché diciamo che non sono né troppo giovane, né troppo “vecchia”, passami il termine. Perché scrivo su EFP anziché scrivere un libro mio, pubblicato da case editrici? Perché, in primis, non sono ancora abbastanza brava per scrivere un libro mio, quando lo farò voglio essere al massimo delle mie potenzialità. In secondo luogo, ti dirò, ho già in mente una forma per un libro. Poi, scrivere una fan fiction mi dà la possibilità di farmi leggere direttamente e di confrontarmi immediatamente con un pubblico, e questo alimenta molto la mia passione e la mia voglia di farlo. Infine, scrivere un libro al giorno d’oggi è come avventurasi in una giungla di case editrici pronte a sfruttarti all’osso, traendone il massimo profitto, e lasciandoti… senza niente in mano. :D Spero di essere stata esaustiva. 

LudoCullen96 Ahahah, chissà, chissà come sarà Kate. Un po’ l’ho descritta, credo (?!), nel capitolo in cui ne raccontava il professore. Ovviamente, all’epoca era come una bambina, ma di sicuro è molto bella. Somigliante alla madre, ma con delle caratteristiche del padre ;) Grazie per i bellissimi complimenti, sei sempre un tesoro, molto gentile con me. Grazie.

frafru Mi spiace! Aveva ragione, non ho potuto fare a meno di inserire un “colpo di scena”, IL colpo di scena, direi, visto che in istante ha distorto l’equilibrio generale! Ti ringrazio, per tutte le tue bellissime parole! Sono contenta di leggere che la mia storia ti sia entrata tanto dentro! *.* Anche per me sarà un po’ come se una parte di me morisse. Insomma, tu scrivi, lo sai come vanno queste cose. I personaggi vivono con noi, e noi li facciamo crescere, li alleviamo, e li conduciamo a quella che per loro è la morte. Non so come farò per colmare il vuoto che mi lascerà questa storia… Non c’è modo, forse :)

ANNALISACULLEN Beh, diciamo che non hai dovuto aspettare molto per capire la natura delle fitte! Diciamo che il capitolo precedente, più sulla coppia, più sulla dolcezza di Edward e Bella, l’ho usato, lo confesso, per ingraziarmi il vostro favore, per la folle paura che mi farete dopo aver letto questo! Per quanto riguarda il progetto di riunire padre-figlia… vedrai, presto… Dammi giusto il tempo per correre ai ripari! Ahahahah

congy Ebbene, sei contenta di averci preso stavolta? Beh, più o meno… Ma forse saresti stata più contenta se ti fossi sbagliata, visto come stanno andando le cose… Non troppo bene, diciamo :P I fuochi d’artificio ci sono stati, ci sono, ci saranno… ma ricordati, che ancora, non siamo alla fine. Mancano un pochino di capitoli, e ti dico solo che mi sbizzarrirò totalmente con la fantasia, senza risparmiare nessuno! :P A presto cara ;)

 

 

   
 
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