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Autore: kokylinda2    29/05/2010    30 recensioni
E se nella stazione di King’s Cross Harry avesse fatto un’altra scelta? Se le opzioni fossero state: ritornare, andare avanti, o ricominciare? E se lui avesse scelto quest’ultima? Harry torna indetro nel tempo nel suo corpo da ragazzino undicenne, e adesso deve rifare tutto daccapo. Riuscirà a salvare le persone che ama e rimediare ai suoi errori?
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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13- Sorprese

Scusate per il ritardo, ma è stato un mese pieno di impegni e non ho avuto accesso al computer. Gli esami sono sempre più vicini, e il tempo per scrivere è sempre meno. Faccio quello che posso, ma penso che fino alla fine di Giugno gli aggiornamenti saranno un po’ lenti. Inoltre, so che il tempo nella storia per ora procede molto piano, ma tra due o tre capitoli comincerò a far passare più tempo tra un capitolo e il seguente (non di aggiornamento, s’intende, sempre nella storia XD) Spero che almeno il capitolo vi piaccia! Non avviene niente di troppo emozionante … diciamo che una fase in cui mi concentrerò su particolari che voglio mettere in chiaro in questa storia e che non erano presenti nei libri. Scusate, ma se devo rispondere a tutte le recensione, una alla volta, allora dovrete aspettare giorni prima di poter leggere, e penso di avervi già fatto attendere abbastanza. Quindi, scusate, ma niente risposte per questo capitolo! T_T Un bacio,

koky

p.s.  x alcune domande alla quale DOVEVO rispondere o x cose ke DOVEVO dire.

Bimba 91: ho letto la tua storia, e mi piace tantissimo!

Manda: un giorno, forse (probabilmente) Harry dirà la verità a Sirius.

Kury: scusami, ma non si incontreranno in questo chap. Nei prossimi!

Maury: scusa, ma devo seguire i pairing canon! Per quanto riguarda Astoria, come Ginny, voglio renderla più presente più avanti nella storia.

Grazie a tutti per aver recensito!

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Capitolo 12

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“… zucche vuote come voi. Ma d’altronde, che altro sarei potuto aspettarmi da dei Grifondoro? Lo avevo detto che …” Severus Piton continuava a rantolare quel venerdì, durante la lezione dei primini condivisa da Grifondoro e Serpeverde.

I sotterranei erano gelidi, come sempre, e i fumi di svariate tonalità di viola, blu e nero che fuoriuscivano dai calderoni non facevano che alimentare l’atmosfera tetra. Gli undicenni erano tutti, senza esclusione, terrorizzati.

Ma poi, come si faceva a non temere il Direttore della Casa delle Serpi? Solo uno sciocco non avrebbe compreso che non era una persona con la quale discutere e che, per rimanere nelle sue grazie, il minimo da fare fosse prestare attenzione ai suoi lunghi quanto boriosi discorsi sull’imbecillità del corpo studentesco. Nessuno avrebbe osato fare il contrario.

Per questo, tutti erano tesi come una corda di violino, intenti a non perdersi una sola parola proferita dal Maestro di Pozioni, mentre al contempo cercavano di preparare una pozione che non meritasse un voto al di sotto di una ‘T’.

Ma,naturalmente, le regole non valevano mai per Harry Potter, il quale, dopo aver finito la sua pozione, si era poggiato sul suo banco e aveva cominciato ad addormentarsi sotto l’influsso della voce monotona di Piton.

Quel mattino si era svegliato presto, molto presto, e aveva lasciato la Torre di Grifondoro per cominciare il suo ‘allenamento’. Era uscito sui terreni e fatto un paio di giri di corsa intorno al Lago Nero (l’intero Lago, lungo circa una quindicina di chilometri), per concludere poi con una ventina di addominali. Doveva mettersi in forma, soprattutto per compensare il fatto che non fosse ancora abituato, come diciassettenne, a vivere nel corpo di un primino. Specialmente se suddetto corpo era gracilino a causa dei precedenti mesi passati nello strepitoso sottoscala di casa Dursley senza cibo.

Inoltre, l’esercizio fisico avrebbe aiutato la sua resistenza in caso di battaglia, per non parlare dell’agilità e la forza. Doveva farne una routine. Aveva già provveduto a sbarazzarsi, la sua prima notte al castello, dei suoi occhiali, che anche durante le partite di Quidditch gli avevano procurato non pochi problemi.

Quando era uscito quella mattina, tuttavia, non aveva preso in considerazione quanto il suo corpicino non fosse abituato all’esercizio, e per questo, adesso doveva fare i conti con la stanchezza e l’acido lattico. Era così stanco, e la voce di Piton era così piatta …

Hermione tossì rumorosamente da dietro di lui, dando un calcio alla sua sedia scoccandogli un’occhiata d’ammonimento, come a dire ‘Non addormentarti, faresti solo imbestialire Piton ancora di più’. Come se fosse possibile. Il solitamente composto Maestro sembrava avere un diavolo per capello quel giorno, e non faceva che urlare addosso a tutti, terrorizzando a morte Neville, e sputacchiando saliva da tutte le parti.

Stranamente, la sua rabbia non si era ancora riversata sul giovane Potter. Anzi, il Professore non aveva neanche scoccato un’occhiata nella sua direzione dall’inizio della lezione. Neanche per sbaglio. Sembrava quasi che lo stesse evitando di proposito.

Harry però non si lamentava, perché, tutto sommato, doveva ammettere che l’uomo stesse digerendo le sconvolgenti rivelazioni che aveva rivelato sotto Veritaserum piuttosto bene.

Con Piton che volutamente non voleva prestargli attenzione e la fiacchezza dovuta alle poche ore di sonno e all’attività fisica di quella mattina, il banco non gli era mai sembrato più invitante e comodo. Appoggiò la testa sulla superficie liscia e fresca, accanto al calderone ormai vuoto, e chiuse gli occhi.

Hermione diede un altro calcio alla sua sedia, costringendolo a sedersi di scatto.

A già. E poi c’era Hermione.

Harry con lei non sapeva proprio come comportarsi. Non riusciva a capire se sapesse o meno della sua identità segreta, ma la ragazza si era comportata come se niente fosse quel giorno, e quindi suppose di no. Insomma, quella della notte prima poteva essere stata solo la sua immaginazione. Lei non poteva sapere … o forse sì?

Infondo era la strega più brillante del suo corso. Harry sapeva di non essere bravo quanto lei: era vero che i suoi voti erano più alti e riusciva a fare incantesimi meglio e più in fretta, ma quello era solo ed esclusivamente dovuto al fatto che fosse diciassettenne. La sua prima volta, era stato una frana. Non era tanto arrogante da pensare di essere più intelligente di lei solo perché in quel momento sapeva di più. Tra i due, lei era quella che avrebbe fatto concorrenza ad un Corvonero.

Era così perso nelle sue contemplazioni che quando la campanella suonò, a malapena se ne rese conto. Ron gli diede una gomitata bisbigliando ‘è finita l’ora’. Cavoli. Persino Ron si era reso conto che non aveva prestato attenzione alla lezione. Era stato così evidente?

Il rosso schizzò fuori dall’aula, lasciando a lui il compito ingrato di portare la fiala con la pozione a Piton. Deglutendo nervosamente, Harry si affrettò a consegnare il suo lavoro, non avendo voglia di essere l’ultimo studente all’interno della stanza con il Professore.

Piton non lo guardò nemmeno quando lasciò la fialetta sulla cattedra. Harry non poté che esserne contento. Cercò di simulare una camminata casuale, sperando che la sua agitazione non fosse evidente.

Era ormai sulla soglia dell’aula, quando sentì il Maestro parlare.

“Potter … non dirò nulla.”

Harry si fermò di botto, mentre il suo cervello andava in black-out per un nanosecondo, registrando le parole di Piton. Poi, in qualche modo riuscì a riacquistare il controllo delle sue capacità motorie e lasciò i sotterranei, diretto alla sua prossima lezione, mentre un sorriso di gratitudine gli si andava disegnando sulle labbra.

-

Finite tutte le lezioni della giornata, Harry, i suoi compagni Grifondoro (Hermione, Ron, Neville, Dean, Seamus) i suoi compagni Serpeverde (Draco, Blaise, Daphne, Theo), i suoi compagni di Tassorosso (Susan, Ernie McMillan, Justin Finch-Fletchley) e un paio del suo anno di Corvonero (Terry Boot, Morag McDougal, e Michael Cornor) si ritrovarono tutti sulle rive del Lago Nero per fare i compiti. Sapevano che era Venerdì, ma nonostante le proteste di Ron, avevano tutti convenuto che in quel modo avrebbero avuto il weekend libero. O almeno, lo avrebbero avuto tutti tranne Harry, che dovette spiegare della sua detenzione con Raptor.

Raptor? Ti sei fatto dare una detenzione da Raptor? Che hai fatto, gli hai dato dell’incompetente?” sghignazzò Blaise.

Si erano cominciati a conoscere meglio tra di loro, e Harry aveva sorriso entusiasta quando aveva notato che era riuscito a riunire le quattro case di Hogwarts pacificamente. Era incredibile quanto si fossero trovati in sintonia: certo, ognuno aveva i suoi pregi e difetti, ma era bello trovarsi tutti insieme. I Corvonero l’intelletto, i Serpeverde la furbizia, i Tassorosso la lealtà e l’amicizia, e i Grifondoro il cuore. Un mix esplosivo. Harry sapeva che l’unione tra case, a lungo andare, avrebbe dato vita ad una potenza formidabile.

“Qualcosa del genere,” ammise Harry  con una smorfia.

“Il lato positivo è che il massimo che ti farà fare è catalogare dei libri. Insomma, siamo solo alla seconda settimana di scuola, ed è di Raptor che stiamo parlando,” fece Terry sagace. Era un ragazzino dai corti capelli scuri, con gli occhi chiari e l’aria onesta. Harry si ricordava di lui: era stato un membro dell’Esercito di Silente e quello che aveva urlato in Sala Grande, durante il dominio dei Carrow, che lui, Ron e Hermione avevano rapinato la Gringott; lo aveva visto nella Stanza delle Necessità quando era arrivato ad Hogwarts dal passaggio dalla Testa di Porco. Era un bravo ragazzo, e sapeva che sarebbe rimasto fedele alla sua causa e quella della luce.

“Forse non è stupido come sembra,” propose Neville, guardando Harry cautamente e mettendo via i suoi compiti di Erbologia, “Tu dicevi che … magari non è un idiota … intendevi dire che finge?”

Harry non rispose. Tutti lo guardarono curiosi, attendendo che dicesse qualcosa.

“Non mi fido di lui,” spiegò piano Potter, “Potrebbe essere pericoloso.” Pensava che sarebbero scoppiati a ridere, deridendo la sola idea che qualcuno di pericoloso fosse ad Hogwarts. Invece, tutti si fecero pensosi. Merlino, non aveva idea del fatto che gli studenti lo prendessero così sul serio.

“Ma anche se fosse,” intervenne Morag McDougal, un ragazzino purosangue un po’ strano ma simpatico, “Non sembra avere cattive intenzioni nei confronti degli studenti. Sarà qui solo per insegnare, e magari poi se ne andrà. Insomma, cosa potrebbe mai esserci di nascosto qui ad Hogwarts da potergli interessare?” chiese retoricamente scrollando le spalle.

Neville, Ron, Hermione e Draco trattennero il fiato, ricordandosi della sera prima, mentre i loro occhi si dilatavano fino all’inverosimile. Si scambiarono occhiate allarmate.

Morag li guardò confuso, “Che ho detto?”

I quattro primini fissavano spaventati Harry. Neville sembrava sul punto di farsela sotto, Draco si guardava intorno agitato, Ron stava per svenire, ed Hermione lo guardava quasi chiedendogli se la sua congettura fosse corretta, come se si aspettasse che Harry già ne fosse a conoscenza.

Harry, dal canto suo, rimase impassibile, facendo finta di niente. C’era troppo gente lì, una buona parte dei primini, e non era il caso di far sapere a mezza Hogwarts di Fuffy e la botola al terzo piano.

Seamus e Dean capirono, “Ha a che fare con dove eravate ieri sera dopo il coprifuoco?”

“Già, dov’eri Draco? Dopo l’esplosione di quel coso in Sala Comune non ti abbiamo più visto,” notò Theo, mentre una scintilla di curiosità si accendeva nei suoi occhi per la prima volta.

“Esplosione di che nella vostra Sala Comune?” s’inserì Justin Finch-Fletchley, alzando lo sguardo dalla pergamena dove stava finendo un tema di Trasfigurazione. Sempre meno primini si ostinavano a studiare, ormai.

Daphne posò per terra il suo libro di pozioni e si schiarì la gola, decidendo di fare da portavoce per i suoi compagni di Casa, “Ieri sera,” la sua voce attirò l’attenzione di tutti, che cominciarono ad avvicinarsi per sentire meglio, “Dopo lo scattare del coprifuoco, nella nostra Sala Comune c’è stata un’esplosione. All’inizio non sapevamo che cosa fosse: c’era solo un frastuono assordante e tanto fumo nero. Non si capiva più niente; gente correva dentro e fuori dai dormitori urlando, e molti sono usciti in corridoio.

Un prefetto è corso a chiamare Piton perché sistemasse la situazione, ma l’altro prefetto, Lestrange,” qui Susan fece una smorfia, “ … non c’era, e allora senza alcun prefetto né Caposcuola, l’intera casa è andata in subbuglio. Un quarto d’ora dopo, Piton è arrivato con la McGranitt e Vitious, e sono riusciti a spegnere l’affare che stava causando il casino: era uno strano aggeggio con delle zampe … beh, comunque hanno riunito tutti e ci hanno chiesto cosa fosse successo, ma nessuno è riuscito a dare una spiegazione.

Così, sono saltati alla conclusione che si sia trattato di uno scherzo, e sospettando che i malfattori fossero ancora nelle vicinanze, hanno rastrellato i sotterranei, il piano terra, e tutto il resto del castello. I colpevoli, tuttavia, non sono ancora stati trovati,” concluse il suo epico racconto con sicurezza la biondina, solo in quell’istante notando che tutti la stavano guardando a bocca aperta, pendendo dalle sue labbra. Le sue guance s’imporporarono e riafferrò il suo libro, usandolo per coprirsi.

“Ma come fai a sapere che i colpevoli non sono ancora stati trovati?” chiese Ernie McMillan, intrigato dalla storia.

“Ma è ovvio,” fece Michael Cornor, guardandolo come se fosse particolarmente denso, “Ieri sera due Corvonero del quinto anno sono stati beccati oltre l’orario, e quando sono tornati in Sala Comune ci hanno spiegato che Piton era fuori di sé. Se avesse messo le mani sui colpevoli, avrebbe fatto della loro punizione un esempio davanti a tutta la scuola, e naturalmente tutti lo avrebbero saputo,” dedusse brillantemente.

I cinque primini che sapevano la verità rimasero stranamente in silenzio. Hermione sembrava arrabbiata con sé stessa per essersi fatta coinvolgere in un’altra avventura a discapito delle regole, che mai e poi mai avrebbe voluto infrangere.

“Aspettate, ma tornando alla domanda principale,” riprese Blaise, guardando Draco, Harry, Ron, Neville, e Hermione, “Voi cinque dove eravate ieri notte? E come avete fatto a non essere beccati durante il ‘rastrellamento’?”

“Beh …” cominciò Ron guardandosi i piedi a disagio. Non era bravo con le bugie.

“Siamo andati nelle cucine, e abbiamo scampato Piton per miracolo. Sarà stata fortuna,” intercettò Neville. Harry e Draco lo guardarono sbalorditi dalla sua audacia.

La risposta non sembrò soddisfare molto Blaise, che lo guardò freddo e calcolatore prima di tornare al suo tema, aggrottando la fronte pensoso.

“Ehi Harry! Non è che mi aiuteresti con questo incantesimo? La McGranitt ce lo ha assegnato per compito,” chiarì Terry alzandosi in piedi e mostrandogli la pagina del libro con l’incanto.

Harry annuì, riconoscendolo come l’incantesimo per tramutare in pietra. Si rimise in piedi e si avvicinò ad una pianta poco distante, seguito da Terry. Ignorò lo sguardo di tutti, che avevano smesso di studiare per osservare.

Harry puntò la bacchetta sul cespuglio, sforzandosi di non dire la formula. “Duro,” pensò. Non accadde nulla. Terry lo guardava in attesa. “Duro,” pensò di nuovo. Sospirando, si concentrò di più, immaginando la pianta che si trasfigurava lentamente e poi più veloce.

Duro,” rifletté con determinazione, agitando la bacchetta nel corretto movimento. Stavolta ci riuscì, e le foglie ed il fusto della pianta cambiarono consistenza e colore, fino a diventare di pietra.

Alzò lo sguardo soddisfatto su Terry, che lo fissava sbalordito e pieno di soggezione. Potter alzò un sopracciglio interrogativo, chiedendosi perché lo stesse guardando in quel modo. Aveva solo eseguito un semplice incantesimo non-verbalmente.

Un attimo. Non ricordava di aver appreso l’incantesimo per tramutare gli oggetti in pietra al primo anno. Abbassò lo sguardo sul libro che il Corvonero reggeva. Il titolo recitava ‘Trasfigurazioni Avanzate: Guida Alle Piccole Trasmutazioni Utili o Quotidiane’. No. Non era decisamente materiale da primo anno.

Harry imprecò mentalmente. Perfetto. Aveva appena attuato una Trasfigurazione del quarto o quinto anno non-verbalmente, davanti a quasi tutti i primini di Hogwarts. Perché aveva deciso di provare a farlo non-verbalmente?

“C-Come … c-come hai fatto?” mormorò con occhi sgranati Terry, “Sapevo che eri bravo, ma non immaginavo che …” la sua voce si perse.

“Ha studiato in anticipo,” proruppe Hermione. Harry sobbalzò: non l’aveva neanche vista arrivare. Lei gli afferrò il braccio, “Io e Harry dobbiamo un attimo andare. Mi deve prestare il suo gufo per inviare una lettera ai miei. Ci si vede.” Cominciò a trascinarlo verso il portone senza dargli il tempo di rispondere.

Draco, Ron e Neville alzarono un sopracciglio interrogativi, ma la Grifondoro scosse la testa e continuò imperterrita. Harry era troppo preso nel pensare a quanto le fosse grato per averlo tirato fuori da quella situazione per opporsi.

Una volta al sicuro tra le mura del castello, e cosa più importante, da orecchie indiscrete, Hermione gli rilasciò il braccio e si voltò per fronteggiarlo. Lo guardò per un attimo, indecisa, chiedendosi come iniziare. Si tormentava le mani, e Harry capì che non era un buon segno.

“Ehm … Harry … ecco …” trasse un respiro profondo, “Per farla breve … io so.”

Harry non ebbe bisogno di chiedere altro, intuendo cosa intendesse. Si preparò all’imminente interrogatorio, sapendo che lei avrebbe preteso delle risposte. Sapeva che non si sarebbe mai più fidata di lui quando le avrebbe detto che non poteva dargliele.

Hermione, tuttavia, lo sorprese di nuovo, “Non ti farò domande. Volevo solo che tu sapessi … che puoi contare su di me. Non lo dirò a nessuno, nemmeno a Ron, Neville, e Mal-Draco, se è ciò che vuoi. Ma ... prima o poi me lo dirai?"

Harry sopirò sollevato, “Certo Hermione … e grazie. Non hai idea di quanto significhi per me. Ti dirò la verità, un giorno. Quando tu e gli altri sarete pronti per ascoltarla. Ma non oggi, e di certo non domani. Per il momento … fidati di me.”

La ragazzina, inaspettatamente, lo abbracciò di slancio. Harry ricambiò l’abbraccio goffamente: non era mai stato molto bravo nel dimostrare il suo affetto.

Hermione fece un passo indietro, “Senti, non ti chiedo di dirmi tutto. Solo … non potresti rendermi partecipe di quello che fai qualche volta, invece di mentirmi con scuse idiote? Preferisco che tu mi dica ‘questa è una di quelle cose che al momento non posso dire’ o qualcosa del genere. Non voglio più sentire quella stupidata sulla tua cicatrice.”

Harry annuì, “Sì, suppongo che sia meglio.”

Hermione si morse il labbro, “Sto imparando l’Occlumanzia; faccio pratica ogni giorno. Ho letto di più sull’argomento, e ho capito che ci vogliono mesi prima di avere risultati soddisfacenti. Ma quando sarò brava … mi spiegherai come fai a sapere tutto quello che sai?”

Il moro le sorrise di nuovo, “Naturale. Fino ad allora cercherò di non mentirti. Ma come faccio con gli altri? Secondo te dovrei dirglielo?” fece preoccupato.

Hermione ci pensò su, “È una tua scelta. Devi decidere se vuoi dir loro che sei James Evans o aspettare che lo scoprano – e credimi, lo scopriranno. Fino ad allora, posso aiutarti a coprirti,” offrì.

Harry era senza parole. Non aveva nemmeno preso in considerazione il fatto che Hermione potesse essere così … comprensiva. Infondo era solo un’undicenne. Eppure una parte di lui gli diceva che avrebbe dovuto aspettarselo: lei era sempre stata la più pratica, riflessiva, e imparziale tra loro. Lui e Ron non riuscivano a rimanere lucidi nei momenti di crisi, ma lei sì.

“Ne sarei felice,” replicò sinceramente, “Ah, e grazie per avermi tirato fuori dai guai con Terry.”

Hermione lo guardò, compiaciuta del fatto che si fosse resa utile, “Quando vuoi.”

“Ehi Harry!”

Entrambi si voltarono verso la fine del corridoio, da dove una giovane donna dai capelli blu elettrico si stava avvicinando. Sorrideva smagliante, allegra e solare come sempre.

“Non mi presenti la tua amica?” gli chiese divertita.

Harry le sorrise, “Ehi Nimpha – cioè, volevo dire Tonks,” si corresse in fretta. Si voltò verso Hermione, che guardava affascinata i capelli della Tassorosso mentre si tingevano di viola, “Tonks, lei è Hermione. Hermione, lei è Tonks, una Tassorosso dell’ultimo anno.”

Dora le porse la mano, “Piacere di conoscerti, cara.”

La ragazzina gliela strinse guardandola con tanto d’occhi, “Ma tu sei una Metamorphmagus!” esclamò, “Ho letto sull’argomento. È assolutamente strabiliante con quanta facilità siete capaci di mutare! È un talento piuttosto raro, e non so dirti quanto sei fortunata a possederlo. So per certo che al giorno d’oggi ce ne sono pochissimi, e non pensavo che in vita mia ne avrei mai incontrato uno. Inoltre, so che potete –“

Tonks scoppiò a ridere, “Però, vedo che sei molto informata.” Harry ridacchiò, ricevendo un’occhiata rovente da parte della sua amica di Grifondoro, che avvampò imbarazzata.

“Comunque, spero non ti spiaccia se ti rubo Harry per qualche minuto,” affermò la Tassorosso.

“Ehm … no, figurati. È tutto tuo,” con un’ultima occhiata nella direzione del moro, e un’altra di sottecchi in quella della Metamorphmagus, Hermione ripercorse il corridoio in direzione del portone principale, diretta fuori.

“Allora,” cominciò Harry, focalizzando la sua attenzione sulla donna di fronte a sé, “C’è qualcosa di cui hai bisogno di parlarmi?” domandò curioso.

Tonks parve riscuotersi, “Sì, ma non qui. Chiunque potrebbe interromperci.”

Lo condusse fino alla prima aula vuota disponibile, mentre i suoi capelli si facevano rosa chicca. Harry non poté evitare un sorriso. Era così piena di vita, e per quanto lei si stesse preparando per diventare un Auror, era chiaro che in lei c’era ancora ingenuità. Lui a diciassette anni non era stato così innocente e spensierato. Un po’ l’invidiava.

Tonks si schiarì la gola ed abbassò lo sguardo, “Io … non so bene come dirtelo …”

Harry abbozzò un mezzo sorriso, cercando di non apparire apprensivo. Che qualcun altro avesse scoperto il suo segreto? “Puoi essere franca con me. Quindi, qualunque cosa sia, spara.”

“Beh … Harry, so che non ci conosciamo da tanto, e so che probabilmente non vorresti sentirti dire questo da una sconosciuta –“

Harry la interruppe, “Non ti preoccupare; salta i preliminari e va direttamente al punto.”

Dora esitò, “Perché mi hai mentito?”

Il primino sbatté le palpebre confuso, “Prego?”

“Quando ci siamo incontrati, mi hai detto che il tuo padrino, Sirius Black ti aveva parlato bene di mia madre. Ma Sirius Black è stato scarcerato solo il giorno dopo … qualcosa non torna, e apprezzerei che tu mi dicessi la verità,” spiegò Tonks a disagio.

Harry chiuse gli occhi ed imprecò mentalmente. Lo faceva spesso, ormai. Possibile che fosse così stupido da lasciarsi scappare sempre frasi compromettenti? Come avrebbe fatto a mantenere il suo segreto per anni, se non per sempre? Sospirò pesantemente.

“Ascolta, Tonks. Io –“

“No, scusami. Non volevo essere invadente o qualcosa,” si affrettò a rimediare la Tassorosso.

Harry scosse la testa e si sedette su un tavolo, “Non è questo il punto. Il fatto è che … non sono bravo a dare spiegazioni alla gente. Dico spesso cose che possono risultare assurde, e che poi non posso giustificare. Comunque, ammetto di aver mentito dicendo che Sirius mi aveva parlato di te, ma è solo perché ho davvero sentito parlare di te, ma non posso esattamente dirti dove,” era un mezza verità, infondo.

Tonks sorrise, “Non posso dirti che capisco la situazione, ma penso che voglia dire che dovrò abituarmi alle tue stranezze. Infondo, non hai cattive intenzioni. Ah, dimenticavo. Sono contenta del fatto che il tuo padrino sia stato scarcerato. Devi esserne felice.”

“Infatti lo sono,” ammise sollevato. Per un momento, aveva seriamente temuto che anche Dora avesse scoperto della sua identità segreta.

Chiacchierò con lei per un paio di minuti, ed entrambi espressero le loro opinioni riguardo la faccenda di Sirius. Girava voce che Caramell se la stesse passando male: la notizia dell’innocenza di Black aveva dato il via a svariate insinuazioni sulla corruzione del Ministero. Tonks si mostrò interessata alle sue lezioni, e gli raccontò di aneddoti riguardanti il suo primo anno.

Harry invece le parlò del suo rapporto con Draco. Sinceramente, ancora aveva paura che potesse prendere una brutta piega. Lui e il biondo avevano discusso solo il giorno prima, e sapeva che presto avrebbe dovuto dirgli che era entrato nella squadra di Quidditch, perché altrimenti si sarebbe sentito escluso. La notizia non gli avrebbe fatto piacere, ne era sicuro.

Tonks cercò di consigliarlo come meglio poteva, ma dovette ammettere di non essersi mai trovata in una posizione del genere. E poi non capiva perché Harry si ostinasse a voler essere amico della giovane Serpe.

Il tempo volò, e Harry decise che doveva tornare dai suoi compagni. Salutò Dora, promettendole di farsi sentire presto, e tornò fuori.

-

Nell’ufficio di Silente, lo staff si era riunito intorno a un largo tavolo per tenere la prima riunione annuale dei Direttori delle Case. Avveniva sempre al concludersi delle prime due settimane di lezioni, quando erano pronti a discutere degli studenti appena arrivati e organizzarsi per l’anno.

La Professoressa Sprite aveva appena finito di raccontare ai suoi colleghi del suo problema riguardante la serra numero tre, un cui vetro si era rotto e faceva sì che l’aria che andava sempre di più raffreddandosi penetrasse all’interno, nuocendo ai suoi germogli.

Dopo aver discusso degli studenti appena tornati, i professori si concentrarono sui primini, scambiandosi opinioni su di loro e valutandone le potenzialità.

“Io trovo che Potter sia assolutamente brillante,” affermò eccitato Filius, “Non insegnavo ad un alunno del genere da anni! È tutto sua madre, ha lo stesso talento per gli Incantesimi! Pensate, l’ho addirittura visto, un paio di volte, mentre eseguiva incantesimi non-verbalmente.”

“Non me ne parlare Filius!” ne approfittò per aggiungere Minerva, “Durante la prima lezione dell’anno, non solo è riuscito ad eseguire la trasfigurazione al primo tentativo, ma ha addirittura trasfigurato un oggetto inanimato in un essere vivente! Non avevo mai visto alcun primino eseguire qualcosa di tanto complesso. Devo ammettere di averlo sorpreso spesso cercando di non pronunciare le formule ad alta voce in classe, ed entro la fine dell’ora ha sempre successo nelle sue trasfigurazioni.” I suoi occhi brillavano orgogliosi.

Pomona rise, “Da come lo descrivete, pare sia seriamente un prodigio! Il signor Paciock ha il pollice verde, ma Potter … sembra sappia già come e cosa fare, come se avesse esperienza nel settore. Una vera sorpresa, devo dire. Lo vedo spesso incoraggiare il giovane Neville, e la cosa sembra dare i suoi frutti. Paciock sta guadagnando un po’ di autostima, che secondo me non può fargli che bene.”

“Ora che mi ci fai pensare, anche io l’ho notato,” Vitious si era fatto pensoso, “Vedo sempre Potter aiutare i suoi compagni. Finisce il suo lavoro entro i primi due o tre tentativi e poi passa il resto della lezione dando consigli a Weasley e Paciock, e occasionalmente anche agli altri primini, come la signorina Bones.”

La McGranitt lo guardò sorpresa, “Chi l’avrebbe mai detto! Non solo ha talento e sete di conoscenza, ma è anche disposto a condividere il suo sapere con gli altri.” Scosse la testa sorridendo, non potendo evitare di chiedersi come mai Potter non fosse finito a Corvonero.

Silente osservava gli insegnanti, assorbendo quante più informazioni possibili. Essendosi recentemente accorto di non aver prestato attenzione a Harry dal giorno del suo arrivo, sentiva il bisogno di saperne di più sull’undicenne. E da come ne parlavano i Direttori, sembrava essere davvero un ragazzino straordinario.

Tuttavia, sapeva che il loro giudizio poteva essere intaccato da ragioni personali e non essere oggettivo. Nonostante dubitasse che fosse così, sapeva che c’era la possibilità che lo stessero favorendo a causa delle sue circostanze speciali. Infondo, era pur sempre il figlio di James e Lily agli occhi di Filius, Minerva, e Pomona.

Per questo, si voltò verso l’unica persona che ancora non aveva parlato. Il silenzio cadde sul resto del tavolo.

“Severus?” lo spronò piano.

Il Maestro alzò lentamente lo sguardo e sospirò, “Per quanto io detesti ammetterlo … il ragazzo è bravo. Molto. E ha talento. Le sue pozioni, fino ad ora, sono state impeccabili. In tutti i miei anni di insegnamento, nessun primino ha mai raggiunto tali risultati,” esitò per il più breve degli attimi, “Suppongo che qualcosa l’abbia ereditata anche da sua madre.”

Lo shock era impresso  con chiarezza sul volto di tutti i presenti. Nessuno si era aspettato che Piton desse un giudizio che potesse risultare lontanamente positivo nei confronti di Potter. Il fatto che lo avesse fatto la diceva lunga sull’undicenne.

Silente sorrise. Harry aveva impressionato tutti gli insegnanti. Era solo una sua impressione, o sul volto di Severus non c’era più l’odio accecante mentre parlava del figlio di James e Lily? Che avesse superato il suo rancore? Che Potter fosse davvero riuscito a fare l’impossibile?

Sì, si ridisse Silente, Harry Potter era davvero un ragazzo speciale.

-

“Ripetimi perché siamo qui,” grugnì stanco Ron, lasciando che la sua testa cadesse sul duro tavolo di legno.

Dopo aver finito i compiti e aver salutato tutti, Harry aveva detto di dover passar in biblioteca. Naturalmente, Hermione aveva deciso di unirsi, seguita a ruota da Draco e Neville. Anche Ron aveva deciso di andare con loro, giusto per non venire tagliato fuori.

Così si erano ritrovati tutti tra gli scaffali polverosi e pieni di libri tenuti sotto lo stretto controllo di Madama Pince. Harry non aveva esattamente detto di cosa avesse bisogno, ma Draco poteva giurare di averlo visto sgusciare nella Sezione Proibita.

I restanti Grifondoro e la Serpe si erano seduti ad un tavolo e lo avevano aspettato per mezz’ora, ma di Harry non avevano più avuto notizie. Annoiati, ognuno aveva cominciato a prendere un libro per passare il tempo: Neville Erbologia, Draco Pozioni, ed Hermione Incantesimi. Ron si era categoricamente rifiutato di aprire anche il più sottile dei tomi.

Harry, dal canto suo, continuava a cercare informazioni sui Basilischi. Con Riddle nel castello, doveva trovare un modo per liberare il Basilisco nella Camera dei Segreti dall’influenza dell’erede. Ma non trovava nulla. Doveva trattarsi di un tipo di magia o davvero avanzato, o davvero proibito. Forse entrambi. Sperava solo che non fosse anche molto oscuro. Fino a quel momento, aveva solo dato un’occhiata a libri che trattavano la storia, le caratteristiche fisiche, e le proprietà magiche del Re dei Serpenti, ma non c’era altro. La cosa lo frustrava da morire.

Con un sospiro, ripose l’ennesimo libro sullo scaffale.

Forse la stava pensando in modo sbagliato. Insomma, in genere i Basilischi erano creature libere, no? Solo Salazar Serpeverde doveva essere stato l’unico ad aver esercitato del controllo su uno. E se l’incanto non fosse stato specifico per i Basilischi? E se fosse stato un tipo di magia più generico? Magari … una specie di legame simile ad un patto, o un voto. Che magari funzionava anche con le persone.

In quel caso, non si trattava di una cosa da Basilischi, ma da umani. O almeno credeva. Ma allora come avrebbe fatto a trovare informazioni sui legami magici? Non sapeva nemmeno se esistevano libri del genere.

Arrendendosi di fronte all’evidenza che ad Hogwarts non ci fossero tomi che trattassero l’argomento, Harry lasciò la Sezione Proibita e si mise alla ricerca dei suoi amici. Li ritrovò riuniti intorno a un tavolo di legno, immersi nella lettura di qualche libro. Tranne Ron, che fissava irritato il vuoto.

“Eccoti finalmente!” sbuffò il rosso, facendo si che gli altri alzassero lo sguardo, “Ma dov’eri? Sono ore che ti aspettiamo.”

Harry scrollò le spalle, “Stavo cercando un libro, ma non l’ho trovato.”

Le sopracciglia di Draco si inarcarono, “In questa biblioteca? Quella di Hogwarts è la più fornita di tutta l’Inghilterra, a quanto ne so. Insomma, hai mai visto un posto con così tanti libri in vita tua? Nemmeno i Malfoy hanno una biblioteca tanto ricca!”

Harry stava per rispondere che no, non c’era alcun posto con così tanti libri in tutto lo stato, quando però si rese conto che c’era un posto con molti più libri. Il Centro di Ricerca. Quel posto immagazzinava tutto il sapere magico accumulato nei secoli. Forse lì avrebbe trovato delle risposte.

Prima che potesse trovare una soluzione, Neville decise che fosse il momento di parlare, “Che ne dici, andiamo? Tra poco sarà ora di cena.”

Harry puntò il suo sguardo su Hermione in una muta richiesta d’aiuto, che lei sembrò capire.

“Harry, tu continua pure a cercare quello che ti serve. Noi cominciamo ad avviarci in Sala Comune. Ci vediamo a cena, va bene?” chiese ai presenti. Annuirono tutti immediatamente, ognuno per le proprie ragioni, “Bene,” concluse autoritaria la Grifondoro, alzandosi in piedi. Con un’ultima occhiata in direzione di Harry, uscì dalla biblioteca. I suoi compagni di Casa salutarono il moro e fecero altrettanto.

Draco però rimase indietro, “Senti, non so cosa hai in mente, ma non mi va di tornare nella mia Sala Comune. Ti serve una mano per qualcosa?” chiese rimettendo a posto il suo libro di pozioni.

Harry frugò nella sua mente alla ricerca di una scusa, “Come hai detto tu, se quel libro non è in questa scuola, allora non posso trovarlo in nessun altro posto. Grazie per l’offerta, ma non penso che sia necessaria.”

Lui e Draco cominciarono ad incamminarsi verso l’uscita della biblioteca. “Di che cosa tratta il libro?” indagò Draco, cercando di mascherare la sua curiosità.

“Difesa Contro le Arti Oscure,” mentì rapidamente Harry, “Sai com’è, con Raptor l’incompetente, ho bisogno di altre fonti di apprendimento.”

L’espressione di Draco si fece gelida, “Non mi sembrava che tu avessi bisogno di aiuto in Difesa. E poi non eri tu che dicevi che Raptor non è stupido come vuole far credere?” i due primini continuarono a camminare per il corridoio che si affacciava sul lato est del castello.

“Perché tanto interessamento per i miei studi?” replicò Harry tagliente.

“Semplice curiosità. Non mi sembra un crimine,” fece Draco con naturalezza, ma si vedeva che c’era sotto qualcosa.

“Perché ho l’impressione che tu mi stia facendo queste domande per altri fini?” ribatté irritato Harry. Da quando Draco era così insistente?

“E perché ho l’impressione che tu mi stia mentendo?”

Harry si fermò di botto, costringendo Draco a fare altrettanto. Il biondo sembrava piuttosto arrabbiato, “Anche se fino a ieri non ti rivolgevo la parola non significa che non ho prestato attenzione al tuo comportamento. Sei sempre così evasivo e sfuggente! Scompari in continuazione e fai cose che nessun primino è in grado di fare, coprendo tutto con scuse ridicole. I tuoi stupidi amici Grifondoro possono pure cascarci, ma io no. Non capisco come faccia Granger a non sospettare nulla. Oppure a lei hai detto la verità?” sembrava un’accusa.

Harry scosse la testa. Ci voleva solo questa, “Draco, ascolta –“

Un falco planò su una delle finestre di marmo. Lo stesso falco che gli aveva consegnato il pugnale dei Goblin e la lettera comunicante la distruzione della Coppa di Tassorosso. Attirò subito l’attenzione di Draco, “Cosa ci fa un falco qui? Aspetta, è una lettera quella che sta portando tra gli artigli?” fece sbigottito.

Harry si avvicinò e prese la lettera, cominciando a leggerla curioso.

Lord Harry James Potter, dell’antica e rispettata Casata dei Potter,

ti scrivo per informarti che, dopo la tua visita qui alla banca e gli eventi che ne sono derivati, vorremo discutere con te di alcune faccende importanti e che richiedono la tua presenza. Non hanno a che fare con gli ‘oggetti’ appartenenti a Tom Riddle, né hanno a che vedere con James Evans. Al momento la Gringott è molto occupata, quindi ti chiediamo: è possibile ricevere una tua visita entro oggi? In tal caso, attendiamo il tuo arrivo. In caso contrario, ti contatteremo noi quando potremo di nuovo occuparci della questione, ma ti avvertiamo che potrebbero volerci mesi.

Cordiali saluti

Unci-unci

Harry aggrottò la fronte. Di cosa mai volevano parlargli i Goblin se non aveva a che fare con gli Horcrux? Che la faccenda potesse aspettare qualche mese? E se fosse stato urgente? Doveva assolutamente andarci oggi, allora. Prima di cena, possibilmente. E questo significava che non aveva molto tempo.

“Chi è Tom Riddle? E quali sono i suoi ‘oggetti’?”

Gli si congelò il sangue nelle vene.

Voltò la testa, trovandosi faccia a faccia con Draco, che aveva letto la lettera da sopra la sua spalla, “Hai intenzione di andare adesso alla Gringott?” gli chiese. Harry continuò a fissarlo come un fesso. La Serpe alzò un sopracciglio, “Allora? Mi vuoi rispondere?”

Harry si schiarì la gola, “Ecco … per la faccenda di Tom Riddle … è una cosa di James, non so se posso dirtela,” verità parziale, “I suoi oggetti sono … degli affari di valore che ha rubato e della quale James sta cercando di riappropriarsi,” altra verità parziale, “E in quanto a se andrò alla Gringott … beh, credo di sì. Potrebbe essere urgente.”

Draco sospirò, “Okay, puoi andare. Non lo dirò agli altri.” Harry gli sorrise. “Però io vengo con te.” Il sorriso di Harry si spense.

“Che cosa?!?” esclamò scandalizzato il Grifondoro, “Stai scherzando, vero? Già sarà difficile lasciare il castello e andare là. Non so se poi i Goblin vogliono che tu ci sia. Magari è una cosa privata e che vogliono comunicare solo a me.”

“E allora? Basta che tu gli dici che sono con te e loro mi lasceranno essere presente. Mio padre fa così quando vuole che ascolto come si fanno affari con i Goblin,” spiegò il biondino allegro ed eccitato alla prospettiva di imbarcarsi con Harry in una delle sue avventure, “E poi non penso che per te sia difficile lasciare il castello. So che lo hai già fatto Domenica scorsa.”

Lo aveva incastrato.

Harry fece per replicare, ma Draco lo interruppe, “Oppure c’è qualcosa che non vuoi dirmi?” chiese innocentemente.

Dannata astuzia da Serpe.

Harry sbuffò, “E va bene,” concesse di malavoglia. Infondo se non aveva a che vedere con la sua doppia identità o Riddle, perché mai avrebbe dovuto mantenere la faccenda segreta? Aveva già abbastanza segreti, e magari condividerne uno con Draco avrebbe riallacciato il loro precario rapporto, che nonostante gli eventi del giorno precedente non si era risanato del tutto.

“Useremo il passaggio più comodo … non mi va proprio di usare quello della Strega Gobba,” borbottò tra sé il moro. Draco lo guardò in attesa che continuasse, “Andiamo, non abbiamo molto tempo.” Harry cominciò a correre lungo il corridoio e verso il quarto piano, decidendo di utilizzare il passaggio dietro lo specchio. Sapeva che era rischioso mostrare a Draco come lasciare la scuola – una volta scoperto come fare, avrebbe potuto sgattaiolare ad Hogsmeade in ogni momento. Ma per una volta, decise di fidarsi.

Una volta al sicuro da sguardi indiscreti, poco prima di varcare la porta conducente al villaggio magico posto fuori dai confini del castello, Harry tirò fuori la sua bacchetta, “Due undicenni alla Gringott senza nessuno che li accompagni non passano inosservati in questo periodo dell’anno. Anzi, non passano mai inosservati. Quindi, è meglio modificare il nostro aspetto per farci sembrare più grandi.”

Draco si morse il labbro, “Non so eseguire una trasfigurazione tanto complessa. Sai, sono qui da sole due settimane,” fece sarcasticamente.

Harry scacciò via la questione come si scaccia una mosca, “Farò io le trasfigurazioni, anche se ti avverto che non sarà nulla di complesso. Posso solo lavorare sul colore degli occhi e capelli. Magari anche modificare anche un po’ la corporatura per farci sembrare più alti.”

Draco annuì, “Va bene. Come ci cambiamo?”

Il Grifondoro rifletté un attimo, “Meglio farci diversi da come siamo normalmente. Entrambi veniamo da famiglie molto conosciute ed assomigliamo molto ai nostri padri. Per te …” inclinò la testa di lato, “Che ne dici di avere i capelli color grano e gli occhi verdi?”

Al biondino piacque come proposta, “Buona idea. E per te … che ne dici di capelli biondi e occhi azzurri?”

Harry sgranò gli occhi. Stava per dire di no, quando un’idea gli balenò in mente. E se invece fosse andato in giro come James Evans? Infondo nessuno lo aveva mai visto, a parte alcuni al Centro di Ricerca e al Ministero, e non lo avrebbero riconosciuto.

“Perfetto,” concesse agitando la bacchetta e modificando il loro aspetto.

I capelli di Draco, da platinati che erano, si fecero più scuri, così come i suoi occhi chiari. Si fece più alto di una dozzina di centimetri, fino ad arrivare quasi ad un metro e ottanta. Il suo corpo divenne tonificato e agile, come quello di un giocatore di Quidditch. A vederlo, sembrava un sedicenne piuttosto in forma e attraente, dati i suoi tratti ancora aristocratici.

Harry tornò ad essere James Evans. Alto, slanciato, biondo, e muscoloso al punto giusto. Il classico principe azzurro delle favole babbane. Per un attimo lui e Draco si osservarono, quasi non riconoscendosi. Poi scoppiarono a ridere.

“Dai,” lo incitò Harry ridendo, “È ora di fare una visita alla Gringott.”

-

Amelia Bones stava controllando dei fascicoli, annoiata a morte. I venerdì erano sempre i giorni più pesanti della settimana. Sbuffò infastidita, esaminando i fogli che aveva davanti. Quanto avrebbe dato perché qualcosa di eccitante avvenisse, almeno per una volta.

Senza contare, poi, la voglia che aveva di discutere con James Evans. Lo aveva incontrato solo quella Domenica, ma aveva un miliardo di domande da porgergli. Era un tipo curioso, misterioso, e anche simpatico, a dirla tutta.

Qualcuno bussò alla sua porta.

“Avanti,” chiamò senza distogliere lo sguardo dai fogli.

Qualcuno entrò nella stanza e si schiarì la gola. Amelia si tolse gli occhiali da vista ed alzò gli occhi sull’individuo. Un’espressione perplessa le si stampò sul volto.

“Posso fare qualcosa per lei?” chiese cortese come sempre, armandosi di pazienza. Dinnanzi a lei c’era un uomo con la pelle olivastra e il volto funereo. Indossava degli abiti neri, e la donna riconobbe lo stemma degli Indicibili.

L’uomo si schiarì di nuovo la gola, guardandosi intorno nervoso, “È lei Amelia Bones?”

“Sì, sono io,” rispose la Direttrice mettendo via i fascicoli per prestargli la sua indivisa attenzione, “E lei è …?” chiese.

“Bode. Broderick Bode,” rispose, ancora con quel tono ansioso, “Sono qui per chiederle un favore. Mi manda il mio Direttore.”

Amelia batté le palpebre un paio di volte, “Oh?” fece sorpresa, “La prego, si accomodi,” disse alzandosi in piedi e dirigendosi verso una delle poltrone nella stanza. “Tè?” domandò dopo che Bode si fu seduto di fronte a lei.

“No grazie. Sono in servizio,” Broderick congiunse le dita e sospirò, “Mi spiace disturbarla, ma lei sembrava la scelta più ovvia da fare …” l’uomo si fece pensoso, “Lei è più facile da contattare di Moody, Lopker, Elliot, o Morrinson.”

Amelia aggrottò la fronte. Non rammentava alcuna occasione in cui le persone citate si erano riunite se non … “Il favore che vuole chiedermi ha a che vedere con James Evans?” indagò, scrutandolo attentamente.

Bode annuì, “Vede, il mio Direttore ha bisogno di parlare con lui, ma è impossibile rintracciarlo. Lei lo ha incontrato, quindi mi chiedevo se per lei fosse possibile mettermi in contatto con lui,” spiegò sepolcrale.

La Bones soppesò la domanda, “Non posso garantire nulla. Al contrario di quanto si possa pensare, ho avuto il piacere di conversare con lui solo ed esclusivamente riguardo la faccenda di Peter Minus. Tuttavia, potrei cercare di contattarlo,” affermò, contenta di aver trovato una scusa per rivedere il giovane. Era un’ottima occasione.

Broderick le sorrise, o almeno, ci provò, “La ringrazio. Gli chieda solo se può presentarsi all’Ufficio Misteri entro la settimana prossima. Al resto penserò io. Se accetta, me lo faccia sapere.”

Amelia annuì. Non chiese perché gli Indicibili avessero bisogno del sedicenne: tanto sapeva che non glielo avrebbe detto, “Sarà fatto.”

-

Harry e Draco si diressero rapidamente verso la Gringott, cercando di non attirare troppo l’attenzione. Il giovane Malfoy continuava a fissare Harry ammirato; camminava con una confidenza e sicurezza incredibili. Quasi non lo riconosceva. Si faceva strada per Diagon Alley con destrezza, conoscendola meglio del palmo della sua mano, e muovendosi agilmente e con un’aria d’imponenza. Che fosse il suo nuovo aspetto che gli dava quell’impressione di grandezza?

Insieme, salirono la scalinata di marmo e varcarono l’ingresso della banca.

Era pieno di Goblin e persone che volevano attuare prelievi o gestire le loro finanze e camere blindate. Draco guardò Harry interrogativo, chiedendogli con lo sguardo istruzioni. Il moro (ora biondo) gli fece cenno di seguirlo fino a dove un Goblin di sua conoscenza li stava guardando.

Che l’onore e la fortuna ti assistano,” salutò Harry nella lingua dei Goblin. Accanto a lui, Draco sussultò e lo guardò sotto shock. Come l’ultima volta, attirò l’attenzione di molti i maghi presenti. Gli altri Goblin alzarono lo sguardo, s’inchinarono rispettosamente riconoscendolo, e poi ritornarono alle loro faccende.

Unci-unci chinò leggermente il capo, “E che le tue tasche siano sempre piene d’oro,” replicò in Goblinese. Il suo sguardo cadde su Draco, “Chi è? E cosa ci fa lui qui?” domandò tornando all’inglese.

Draco sembrava paralizzato: i suoi occhi spalancati, la sua bocca aperta, e non sembrava essere in grado di proferire parola.

“Lui è un mio amico. Può essere presente mentre discuteremo?” fece Harry, sapendo che anche se avesse dato il suo consenso, il Goblin aveva tutto il diritto di rifiutare di divulgare informazioni davanti a Draco.

Unci-unci guardò il Serpeverde attentamente, “Un Malfoy?” tirò ad indovinare, riconoscendo i suoi tratti facciali. Il Goblin alzò un sopracciglio, “Sei sicuro di poterti fidare?” indagò scettico, rivolgendosi ancora a Harry.

Draco si sentì punto sul vivo, “Che cosa stai insinuando?”

“Sì,” intervenne Harry, volendo sedare il litigio che stava per nascere, “Mi fido di lui.”

Draco gli sorrise. Unci-unci annuì appena, “Bene. Allora seguitemi,” scese dal suo sgabello e li condusse ad una delle tante porte presenti, attraversando la sala.

“Ti conosce e ti ha riconosciuto nonostante il travestimento. Non è la prima volta che nascondi la tua identità per venire qui, vero?” chiese Draco, mentre lui e Harry seguivano il Goblin lungo una contorta serie di corridoi.

“Beh … sì, diciamo che l’ultima volta che sono stato qui avevo questo aspetto,” replicò il moro-biondo senza specificare quando era stato lì. Ovvero prima ancora di andare ad Hogwarts, durante l’estate. Quando ‘tecnicamente’ non sapeva ancora come utilizzare una bacchetta ed eseguire trasfigurazioni.

Arrivarono davanti ad una porta con due Goblin in armatura e delle asce in mano che facevano da guardia. Le sentinelle si fecero da parte appena li videro e l’aprirono.

Unci-unci si fece di lato per farli entrare nella stanza del Direttore Ragnok, Re dei Goblin. I due umani si fecero avanti, e l’istante in cui varcarono la soglia, i loro travestimenti scomparvero, mostrando le loro vere identità. Draco sgranò gli occhi, facendosi prendere dal panico. Ma poi vide che nessuno aveva fatto caso al loro cambiamento di aspetto e si rilassò.

Ragnok era un Goblin basso, massiccio, e con la barba folta. Sembrava quasi un nano. Eppure, aveva un che di rispettabile nella sua postura. Anche in mezzo ad una folla di Goblin, sarebbe stato facile intuire che lui era il loro leader.

Unci-unci si chiuse la porta alle spalle, s’inchinò, e si portò alla sinistra del suo superiore, seduto dietro un grosso tavolo in quercia. Harry si sedette su una delle sedie di fronte al mobile, imitato da un nervoso Malfoy, i cui occhi non facevano che saettare per la stanza, inquieti.

Suo padre gli aveva insegnato a considerare tutte le creature magiche esseri inferiori. Ma al momento si trovava da qualche parte nella banca dei Goblin, nel loro regno in pratica, e qualcosa nel volto di Ragnok gli faceva capire che, di inferiore ai maghi, aveva ben poco.

Harry chinò il capo in segno di rispetto, “Voleva parlarmi, Sua Maestà?”

Draco aggrottò la fronte. Sua Maestà? Notò che nonostante Harry avesse lo sguardo puntato sul viso del Goblin, non lo stava guardando dritto negli occhi.

“Sì, giovane Potter,” la voce del Goblin era roca e profonda, “Non preoccuparti. La faccenda non riguarda … ciò della quale abbiamo discusso la volta scorsa,” disse cautamente, scoccando una rapida occhiata a Draco. “Provenendo da una delle più antiche e rispettate famiglie del Mondo Magico, e avendo dimostrato di essere pronto per assumere un ruolo di importanza nella società, ho ritenuto necessario metterti al corrente della tua eredità.”

Harry sbatté le palpebre, “La mia … eredità?”

Ragnok annuì, “Esattamente. Non pensavi davvero che tutto ciò che i Potter ti avessero lasciato fosse il piccolo cumulo d’oro in quella stanzetta? Quella camera blindata è per finanziare i tuoi studi ad Hogwarts, ma, naturalmente, ce ne sono altre.”

Adesso sì che Harry era confuso, “Ma di cosa sta parlando?” non si ricordava di niente del genere nella precedente linea temporale.

Ragnok sospirò, “Legalmente, tu non dovresti essere in grado di entrare in possesso della tua eredità prima di raggiungere la maggiore età, ovvero i diciassette anni, ma data la tua condizione … particolare, è il caso di fare un’eccezione.”

Draco sgranò gli occhi. Si sbagliava, o Ragnok aveva appena fatto l’occhiolino a Harry? E perché adesso il moro ghignava in modo cospiratorio? Si era perso qualcosa? E qual era la ‘condizione particolare’ di Harry?

“Ora capisco,” ammise Harry. La scorsa volta non era venuto a conoscenza della sua eredità a causa della guerra contro Voldemort. È difficile mettersi in contatto con la Gringott mentre sei ricercato e ti stai dando alla macchia.

“Allora,” Ragnok si schiarì la gola, “Prima di tutto, ti procurerò il testamento dei tuoi genitori,” fece un cenno ad Unci-unci, che immediatamente lasciò la stanza. “Possiedi altre due camere blindate, in aggiunta a quella che già hai utilizzato una volta. Una, la numero 23, contiene solo denaro. Molto denaro.”

“Ma non ho già una camera blindata per il denaro?” chiese Harry, facendo riferimento alle montagne di galeoni alle quali aveva accesso.

Ragnok sorrise, o almeno sembrava un sorriso, “Come ho già detto, quella è solo per finanziare i tuoi studi finché frequenterai Hogwarts. I tuoi genitori sapevano di essere in pericolo, e non potevano permettersi di lasciarti solo una camera blindata alla quale avresti avuto accesso da maggiorenne. Come avresti fatto durante l’infanzia e l’adolescenza? Comunque, se dovesse avanzare del denaro in quella stanza, verrà versato nella camera blindata 23 appena raggiungerai l’età adulta. La tua seconda camera blindata, la numero 7, invece contiene tutto il resto: cimeli di famiglia, quadri, opere d’arte e mobili, effetti personali, documenti … devo dire che è molto grande.”

Draco, che fino a quel momento non aveva osato parlare, inclinò la testa di lato, “Anche i beni dei Malfoy sono divisi in questo modo,” osservò, “Abbiamo una camera blindata per il denaro, e una per il resto.”

Ragnok annuì, “È così per tutte le vecchie famiglie.”

Unci-unci rientrò, con in mano un plico di fogli. Tornò rapidamente al lato del Direttore e appoggiò i fascicoli sul tavolo.

“Inoltre,” continuò Ragnok, esaminando i documenti che gli erano stati portati, “I tuoi genitori possedevano un paio di proprietà: il Maniero dei Potter, la Casa di Godric’s Hollow, una casetta a Londra, e una villa sul mare, a sud, nel Galles.”

Harry non seppe cosa dire. Boccheggiò un paio di volte prima di decidersi, “E qualcuno sa di dove sono posizionate? Hanno delle protezioni?”

Ragnok prese un altro foglio e lo lesse rapidamente, “Sappiamo per certo che nessuno è a conoscenza dell’esistenza delle ultime due. Per quanto riguarda le protezioni … beh, il Maniero dei Potter è protetto da barriere molto resistenti, che noi Goblin stessi abbiamo installato un paio di secoli fa. La Casa di Godric’s Hollow era protetta da un Incanto Fidelius, ma non sappiamo se il Custode Segreto è ancora in vita,” Harry sembrò sul punto di interrompere, ma decise di contenersi, “La casa di Londra è leggermente occultata, con barriere anti-apparizione, ma è visibile ai Babbani. Infine, c’è la villa sul mare, protetta solo da un paio di incantesimi che la rendono impossibile da rintracciare.”

Harry annuì, “Bene,” esalò sorpreso; non si era aspettato tanto, “Mi chiedevo … è possibile sciogliere un Incanto Fidelius?” non voleva che Minus continuasse ad essere il Custode della casa a Godric’s Hollow. Il solo pensiero lo ripugnava.

Ragnok ci pensò, “Sì, suppongo di sì. Ma deve essere il Custode Segreto a scioglierlo.”

La bocca di Harry si piegò in una smorfia. Sembrava avesse appena succhiato un limone particolarmente aspro. Draco capì perché: sull’articolo della Gazzetta diceva che il Custode Segreto era anche quello che aveva tradito i suoi genitori.

“Andando avanti,” riprese il Re dei Goblin, “I tuoi genitori hanno anche fatto un paio di investimenti, che negli ultimi anni hanno contribuito ad aumentare l’oro presente nella camera blindata 23. Al momento, a Diagon Alley possiedi il 14% del Ghirigoro, merito di tua madre, il 10% di Olivander e il 16% di Madam McClan, per scelta di entrambi i tuoi genitori, e il 19% della Gelateria Fortebraccio, opera di tuoi padre. A Hogsmeade, invece, il 40% dei Tre Manici di Scopa, il 25% di Mielandia, e …” qui il Goblin alzò gli occhi al cielo, “Tuo padre ha ottenuto il 48% di Zonko.”

Le facce dei due undicenni erano un vero spettacolo. Harry ne aveva sentito di cose assurde, ne aveva anche viste di cose assurde, ma da quando era tornato indietro nel tempo, niente lo aveva sorpreso come quello. Draco sembrava seriamente sul punto di svenire. Quando aveva deciso di lasciare il castello con Harry, non si era aspettato di a) cambiare identità b) scoprire che Harry parlava il Goblinese c) incontrare un pezzo grosso tra i Goblin e d) venire a conoscenza che ora Harry possedeva alcuni dei negozi più frequentati del Mondo Magico.

Ragnok, infine, estrasse una busta dall’aria ufficiale dal plico di fogli, “E questo è il testamento dei tuoi genitori.” Glielo porse.

Le mani di Harry tremavano mentre lo afferrava. Lentamente, aprì la busta.

Queste sono le nostre ultime volontà.

In caso di una nostra prematura dipartita, desideriamo che nostro figlio, Harry James Potter, venga lasciato nelle fidate mani del suo padrino, Sirius Orion Black. Dovesse Sirius non avere la possibilità di crescere Harry, allora quest’ultimo dovrà essere affidato o a Remus Lupin, o a Peter Minus, o a Alice e Frank Paciock, o a Emmeline Vance. Comunque vada, nostro figlio non dovrà essere lasciato, in alcuna circostanza, a Petunia Dursley e la sua famiglia.

Lasciamo a nostro figlio, Harry James Potter, tutti i nostri averi.

Lasciamo al nostro amico, Sirius Orion Black, un aiuto finanziario per crescere Harry di 15,000 galeoni.

Lasciamo al nostro amico, Remus John Lupin, una somma di 15,000 galeoni.

Lasciamo al nostro amico, Peter Minus, una somma di 15,000 galeoni.

Lasciamo ai coniugi Paciock, una somma di 15,000 galeoni.

Lasciamo alla nostra amica, Emmeline Vance, una somma di 15,000 galeoni.

Desideriamo che a nostro figlio venga data la possibilità di vedere questo testamento, in modo che possa leggere questo:

Ehi Harry! Se stai leggendo questo allora vuol dire che noi non ci siamo più. Ma non ti abbattere! E soprattutto, non pensare mai che sia stata colpa tua a causa di quella stupida profezia. Il giorno in cui sei nato è stato il più bel giorno della nostra vita, e qualsiasi cosa ci sia successa, se tu stai bene, allora n’è valsa la pena. Nella camera blindata di famiglia troverai i nostri diari, che riportano le nostre avventure ed esperienze ad Hogwarts. Sono sicuro che i Malandrini, però, ti avranno già raccontato tutto ciò che c’è da sapere, eh? Ti amiamo, e sappi che qualsiasi cosa deciderai di fare della tua vita, saremo fieri di te. Ti osserveremo, sempre.

Con tanto amore,

Mamma e Papà

Lily e James Potter

Nel momento in cui finì di leggere, Harry si accorse che stava piangendo. Alzò lo sguardo, incrociando quello preoccupato di Draco. Ragnok gli porse un fazzoletto, che accettò di buon grado ed utilizzò per asciugarsi il viso.

“Grazie,” disse con voce roca.

Il Goblin gli sorrise, “È il minimo che possa fare.” La sua espressione si fece grave, “Come avrai notato, tuttavia, il volere dei tuoi genitori riguardo il tuo affidamento è stato volutamente ignorato.”

Harry deglutì, “Intende forse dire … che Albus Silente sapeva che i miei genitori non volevano che io andassi dai Dursley?”

Ragnok annuì, “Silente era presente quando il testamento è stato scritto.”

Questo irritò l’erede dei Potter, e immediatamente si ricordò che il motivo della sua infanzia da incubo era stata la sua sicurezza, che Silente aveva messo prima della sua felicità. Però, quando si era trattato della profezia, Silente aveva detto di aver messo la sua felicità prima della sicurezza. Ma che cosa stava combinando il vecchio preside? Che fosse ancora colpa del ‘Bene Superiore’? Sospirando, Harry posò il testamento sul tavolo.

“Per quanto riguarda le somme di denaro lasciate alle persone sulla lista,” Ragnok non aveva ancora finito, “La camera blindata del signor Black, essendo lui ad Azkaban, era stata bloccata. Ma appena sarà scagionato, il versamento verrà eseguito. Remus Lupin si è rifiutato di accettare il denaro, così come Emmeline Vance. Perché il versamento avvenga comunque, abbiamo bisogno del tuo consenso,” Harry annuì, segnandosi mentalmente di scoprire chi fosse Emmeline Vance, “Fino alla settimana scorsa, Peter Minus è stato creduto morto. Quindi, adesso sta a lei decidere se dargli il denaro o meno, ma dopo i recenti eventi, dubito che lei lo voglia,” Harry annuì di nuovo, “Infine, c’è il problema dei Paciock. È a conoscenza della loro condizione?”

“Quale condizione?” Draco non riuscì a trattenersi.

“Ecco,” Harry si grattò la nuca a disagio, “I genitori di Neville … sono stati … ecco …” non se la sentiva di dire a Draco che sua zia e suo zio erano ad Azkaban per aver torturato i genitori di un suo compagno di classe.

Ragnok gli risparmiò la fatica, “I coniugi Paciock sono stati torturati fino alla follia da dei Mangiamorte, e al momento risiedono permanentemente al San Mungo.”

Gli occhi di Draco si dilatarono, “CHE COSA?!?” urlò in faccia al Re dei Goblin.

Unci-unci gli scoccò un’occhiata di rimprovero. Il Malfoy si ritrasse sulla sedia, mortificato, “Mi scusi. Non era mia intenzione urlare.”

Ragnok agitò la sua grossa mano con disinvoltura, “Nessun problema. La tua reazione è comprensibile. Ora, tornando alla faccenda iniziale: signor Potter, vuoi eseguire il versamento nonostante la loro condizione?”

“Certo che lo voglio. E lo stesso vale per Remus Lupin ed Emmeline Vance,” chiarì il moro, “Ma non versate niente per Minus,” aggiunse freddo come un iceberg.

Unci-unci annotò tutto su un foglio. Ragnok continuò, “Penso che sia tutto, per il momento. Ti spediremo mensilmente un resoconto di ciò che è presente nelle tue camere blindate, gli incassi di ogni mese, e i prelievi. Desideri vedere le tue camere blindate oggi?”

Harry ci rifletté un attimo, “Non penso di aver bisogno di vedere la numero 23, ma nella 7 ci sono i diari dei miei genitori, e vorrei poterli prelevare.”

Ragnok annuì, “Eccellente. Unci-unci vi scorterà.” E poi li congedò.

Gli undicenni si alzarono in piedi, s’inchinarono dinnanzi al Re dei Goblin, e poi seguirono Unci-unci fuori la porta. Le due guardie li salutarono prima di tornare al loro dovere. Draco rimase sorpreso dal rapporto del suo amico con le creature. Sembrava quasi … di amicizia. Possibile? Un umano e un Goblin? Beh, infondo era di Harry Potter che si stava parlando. Il ragazzino sapeva fare tutto.

“Ma cosa sei venuto a fare qui la scorsa volta?” chiese Draco curioso, mentre seguivano Unci-unci fino a uno dei carrelli su ruote della Gringott.

“Ehm … sono venuto con James Evans, a dir il vero. Ha modificato il mio aspetto e mi ha insegnato a fare altrettanto. Un giorno te ne parlerò, davvero,” promise il moro mentre salivano sul carrello ed il Goblin lo faceva partire.

Saettarono attraverso la fitta rete di cunicoli sotterranei, scendendo sempre più in basso, verso le viscere della Terra stessa. Più in profondità andavano, più volte era possibile intravedere le fiamme emesse dai draghi. Cominciò a fare freddo. Harry non ricordava di essere sceso tanto in profondità nemmeno per entrare nella camera blindata dei Lestrange.

“Manca molto?” chiese Draco battendo i denti.

Harry agitò la bacchetta in un semplice incantesimo per fornire calore. L’aria si fece più calda, cosa che fu un sollievo.

“No, siamo quasi arrivati. Quella dei Potter è una delle camere blindate più antiche. La settima ad essere stata costruita qui alla Gringott,” spiegò Unci-unci, quasi scusandosi.

“Merlino,” fece la Serpe, “Quella dei Malfoy è la numero 14,” aggiunse dopo un po’.

Dieci minuti dopo, il carrello arrestò la sua corsa e i due ragazzini e il Goblin scesero. Harry si guardò intorno. Si era aspettato che ci fosse un drago, o qualche altra creatura. Invece, davanti al battente della camera, non c’era niente, e un po’ ne fu deluso. Avanzò di un passo.

“Fermo!!” esclamò Unci-unci freneticamente, “Non ti muovere! Dovrebbe esserci una barriera invisibile. Se ci sbatti contro, sei morto in meno di sessanta secondi.”

Quello fu abbastanza per bloccare entrambi gli undicenni, che socchiusero gli occhi nel tentativo di individuare lo scudo letale. Il Goblin cominciò a recitare una strana formula, ma Harry non riconobbe il Goblinese. Doveva essere una lingua più antica e arcaica: sembrava una specie di canto. Dopo cinque minuti in cui Unci-unci non aveva smesso un solo attimo, la barriera cominciò a farsi visibile sotto forma di energia pulsante. Poi il Goblin disse qualcosa, e quella scomparve.

“Ecco fatto,” decretò stanco. Fece un paio di passi ed appoggiò la sua mano sulla porta, che si aprì con un sono clack. Era evidente che era molto antica e in disuso da anni. Sia Draco che Unci-unci si fecero da parte per far passare Harry per primo.

Il moro varcò la soglia e rimase senza fiato. La camera era grande quanto tre volte la Sala Grande. All’estrema destra c’erano quadri che ritraevano maghi e streghe famose appartenenti alla Casata, tavoli con zampe di leone, sedie con ricami in seta, candelabri in oro, scrigni stracolmi di pietre preziose e gioielli, armature sfavillanti, spade con else incastonate di rubini grossi quanto uova, stoffe rare e pregiate, calici di cristallo, altri mobili, e montagne d’oro – non galeoni, qualche altra moneta con strane rune incise sopra. Accanto, c’era una dispensa lunga sei metri ed alta cinque, ricolma di ingredienti rari e introvabili per le pozioni più complesse.

L’intera parete a sinistra, invece, era occupata da un’immensa libreria. Libri di tutti i generi, in tante lingue diverse, su tanti tipi di magie, con alcune copie originali. Harry avrebbe scommesso che alcuni di quei libri erano unici e che non ce ne fossero altri.

Nella parete di fronte, invece, c’era una bacheca piena zeppa di bacchetta, ognuna con sotto una targhetta che recitava un nome. Harry si avvicinò e vide quelle dei suoi genitori.

Infine, c’era un enorme tavolo sotto il quale c’erano un paio di scatoloni con sopra il nome i nomi Lily e James. Sopra c’erano due diari e gli oggetti che a chiunque sarebbero parsi privi di valore, ma che in realtà per Harry erano inestimabili: un boccino d’oro, tre album di foto, un orologio da polso, due sciarpe con i colori di Grifondoro,  tante lettere, e cianfrusaglie varie.

Qualcuno dietro di lui batté le mani e delle fiaccole appese alle pareti si accesero, ma lui non vi fece caso. Lentamente, e con mano tremante, Harry afferrò il boccino d’oro. Il fuoco delle fiaccole e il suo viso si specchiarono sulla sua superficie liscia. Era il boccino di suo padre, quello che aveva visto nelle memorie di Piton. Emozionato, cominciò a rigirarselo in mano, immaginandosi quante volte suo padre aveva fatto lo stesso. Non seppe per quanto rimase a fissarlo, ma ad un certo punto sentì una mano leggera posarsi sulla sua spalla.

“Tutto bene?” gli sussurrò Draco, abbassando lo sguardo sul boccino.

Harry annuì, sorridendo leggermente, “Sì. Tutto bene,” alzò l’oggetto per farglielo vedere meglio, “Era di mio padre. Quando si annoiava lo lasciava svolazzare intorno per poi riacchiapparlo. Faceva parte della squadra di Quidditch di Grifondoro,” spiegò piano.

Draco arricciò il naso, “Beh, allora hai preso da lui. Ho visto come hai salvato la Brown … beh, in realtà tutti i primini delle nostre Case lo hanno visto. Sono sicuro che entrerai anche tu a far parte della quadra, appena potrai.”

Il moro distolse lo sguardo, sentendosi a disagio, “A dir il vero, Draco … ehm … io già faccio parte della squadra.”

“Oh, congratulazioni,” fece il biondo, guardandolo un po’ ferito, “Perché non mi hai detto niente?”

Nonostante sapesse di non aver fatto niente di male, di fronte allo sguardo bastonato di Draco non poté non sentirsi in colpa, “Fino a ieri non mi rivolgevi nemmeno la parola! Ho dovuto far evacuare la tua Sala Comune per poterti parlare!” si giustificò in fretta il Grifondoro.

Draco fece un mezzo sorriso, piuttosto imbarazzato. Abbassò lo sguardo sulle sue scarpe, “Già … a proposito di quello … io volevo … scusarmi per essermi comportato male con te, durante l’ultima settimana.”

Harry sgranò gli occhi. Draco Malfoy che si scusava? Pensava che non sarebbe mai vissuto abbastanza a lungo  per vederlo, “N-Non fa niente,” replicò balbettante per la sorpresa. Sospirò, “Mi dispiace se … se sto attirando così tanto l’attenzione. Non lo faccio apposta! Qualsiasi cosa io faccia appare grandiosa agli occhi di tutti, ma è solo perché sono ‘Il-Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto’ , e non perché realmente lo sia. La mia vita non è perfetta come tutti pensano: anche io ho i miei problemi. E soprattutto, ho molte responsabilità,” concluse, pensando al destino dell’intero Mondo Magico.

Perché la sua vita assomigliava così tanto a quella dei supereroi in TV? Lui, il ragazzo ‘speciale’; Voldemort, il cattivone che vuole conquistare il mondo; lui solo con il ‘potere’ di sconfiggerlo, e quindi con il destino del mondo sulle sue spalle. Senza nemmeno contare la sua identità segreta. Quand’è che la sua vita si era fatta così complicata? Ma chi vuoi prendere in giro, lo derise una voce nella sua testa, la tua vita è sempre stata complicata.

Draco scrollò le spalle, “No problem,” una parte di lui però pensava il contrario. Si riprese velocemente, “Hai finito qui? Perché sai, la cena è cominciata mezz’ora fa. E Piton ti sta alle calcagna. Se non ti presenti, si potrebbe verificare una replica di Domenica.”

Harry si guardò intorno, e il suo sguardo cadde sui diari dei suoi genitori. Li afferrò e se li mise in tasca, “Ora possiamo andare. Tornerò un’altra volta per il resto.” I suoi occhi si posarono sui libri, “Aspetta, ne prendo qualcuno.”

Sapeva di avere già tantissimi libri nel suo appartamento/baule, ma probabilmente non sarebbe tornato alla Gringott fino alle vacanze, e non gli andava di lasciare tutto quel sapere lì, senza la possibilità di avervi accesso. Afferrò un paio di tomi: Offesa: La Migliore Difesa, L’Utilità delle Antiche Rune, La Teoria Magica, Trasfigurazioni in Combattimento, Maestri  del Duello, Manuale di Guarigione, L’Arte del Creare Pozioni: Imparare le Proprietà degli Ingredienti. Un paio, come quello sulla teoria magica e sulla guarigione, non erano in inglese, ma in lingue straniere delle quali aveva letto nei libri che aveva acquistato nella libreria di Knocturn Alley. Qualcosa tipo elfico o qualcos’altro di arcaico. Infine, afferrò uno dei libri che considerava più importanti: I Meandri del Tempo. Magari lo avrebbe aiutato a capire come aveva fatto, esattamente, a finire nella ‘stazione di King’s Cross’ e a tornare indietro nel tempo.

Draco lo guardava sbigottito, “Tutti quelli?”

Harry ghignò, “Aspetta a vedere quelli che ho nel mio baule,” gliene porse tre, “Dai, aiutami a portarli.” Sorprendentemente, il biondo fece come chiesto senza fare storie. Poi, entrambi i primini si avvicinarono alla porta della camera blindata.

Unci-unci gli guardò le mani, “Non hai preso l’Anello.”

Il moro si arrestò, “Quale anello? Ce ne sono tanti,” puntualizzò puntando alle montagne di gioielli e pietre preziose al lato della stanza.

“Non un qualunque anello,” lo corresse il Goblin, “Intendo l’Anello.” La creatura puntò gli oggetti sparsi sul tavolo. Harry lo guardò senza capire.

Unci-unci sospirò come se fosse particolarmente denso. Prese una piccola borsa di pelle e gli fece cenno di metterci i libri dentro. Dalle dimensioni dell’accessorio, il Grifondoro intuì che doveva esserci stato applicato un qualche incantesimo per renderlo senza fondo, oppure i grossi tomi non ci sarebbero mai entrati.

“Questa,” il Goblin puntò un lungo dito sulla borsa, “È direttamente collegata alle tue camere blindate. Potrai usarla per effettuare prelievi a distanza.” Gliela ficcò tra le mani e si avvicinò al tavolo di legno. “Ora, l’Anello,” mormorò setacciando il mobile, “Ah, eccolo qua.”

Da sotto le sciarpe dei suoi genitori, tirò fuori un piccolo cofanetto in ebano intarsiato. Era estremamente elegante: solo a guardarlo si capiva che valeva una fortuna. Lo aprì e lo porse al giovane Potter.

Dentro c’era un anello. E che anello.

Era d’oro massiccio, con un rubino rosso acceso; sopra la pietra c’era l’immagine di un leone, simile a quello che rappresentava i Grifondoro. Perfetto, dalla lavorazione fine, con un che di maestoso. L’anello di un re. Harry alzò lo sguardo, confuso, sul Goblin.

“Quello,” spiegò Unci-unci indicandolo, “È l’Anello dei Potter. Tramandato di padre in figlio da più di un millennio. È di solito proprietà del membro più anziano della Casata, ma dato che tu sei l’unico Potter in vita, è tuo. E lo sarà fino a che non morirai o deciderai di darlo a tuo figlio. Ogni famiglia antica ne possiede uno, con sopra inciso il loro emblema.”

Harry guardò il gioiello, esitante, “P-Posso indossarlo?”

Il Goblin alzò un sopracciglio, “Ho o non ho detto che è tuo?”

Senza farselo ripetere due volte, Harry s’infilò l’Anello. Uno strano calore gli pervase il braccio, fino ad arrivare al suo petto. Era quasi come con le bacchette: adesso si sentiva … completo. Un’ondata di potere gli si riversò addosso, stordendolo per un attimo. Sentiva la sua magia pulsare, seguendo il ritmo del suo cuore; che sensazione strana!

“Harry?” intervenne Draco, fissandolo, “Da quando ti interessi ai viaggi temporali?”

Per poco Harry non ebbe un infarto. Notò che il libro sul Tempo era in cima alla pila che la Serpe stava reggendo, “Ehm,” cercò una scusa convincente, “Fin da piccolo mi sono interessato perché sarei voluto tornare indietro e rimediare ai miei errori; non so, un’insufficienza, o un piatto rotto. Mi sono chiesto come fosse possibile … beh, in questo modo spero di scoprirlo.”

Draco lo studiò tristemente, “Non hai mai pensato di tornare indietro nel tempo per salvare la vita a qualcuno, come ad esempio i tuoi genitori?”

“Sì,” esalò il moro, pensando a tutti i caduti durante la guerra contro Voldemort, “L’ho pensato.”

-

Tornarono a Hogwarts in tempo per mangiarsi qualcosa al volo, dato che la cena era quasi conclusa. Per la prima volta, furono i Serpeverde a sedersi al tavolo dei Grifondoro, più specificamente Draco, Daphne, Blaise, e un riluttante Theo. Susan aveva visto la combriccola e si era unita a loro.

Il pasto fu breve, e per tutto il tempo, Harry avvertì lo sguardo torvo di Piton e Raptor su di lui. Nemmeno la sua prima volta ad Hogwarts era riuscito ad inimicarsi due insegnanti entro le prime due settimane. Ma si accorse di un’altra persona, più amichevole, che lo osservava con curiosità.

Finalmente, Albus Silente si era accorto di lui, e sapeva che non era un bene. Con la coda dell’occhio, vide Piton avvicinarsi all’uomo e cominciare a parlargli in modo concitato. Entrambi presero a scoccarsi occhiate furtive di tanto in tanto durante la loro conversazione. Quando Harry giunse alla conclusione che Piton gli stava rivelando ciò che aveva scoperto con il Veritaserum, fu come ricevere un pugno ben assestato nello stomaco. Ma aveva promesso che non avrebbe rivelato i suoi segreti, il bastardo! Come aveva fatto a fidarsi di lui?

Per uno strano scherzo del destino, proprio in quel momento, l’anziano preside si alzò in piedi e lasciò il tavolo degli insegnanti. Diretto proprio verso di lui. Harry fece del suo meglio per ignorare l’avanzante mago, ma quando i suoi amici ammutolirono e alzarono il loro sguardo sul preside, fu difficile far finta che non stesse per rivolgergli la parola.

“Signor Potter,” Silente non aveva perso tempo, “Le sarei grato se si presentasse nel mio ufficio appena ha finito. Mi piacciono le Api Frizzole, comunque,” aggiunse facendo l’occhiolino.

Harry quasi sorrise di fronte alla scena tanto familiare, ma la rabbia e la frustrazione per la rivelazione del suo segreto ebbero la meglio. Poi si ricordò che tecnicamente era un primino, e che al suo primo anno non aveva saputo come trovare l’ufficio del preside. Mise su un'espressione perplessa, “Mi scusi, Professore, ma non credo di sapere dove si trovi il suo ufficio. Ho finito la cena, quindi non è che potrebbe mostrarmi la via?” chiese ingenuamente. Hermione lo stava guardando, totalmente sbalordita dal fatto che un mago del calibro di Albus Silente gli stesse rivolgendo la parola.

Il mago annuì, mentre quel luccichio per la quale era conosciuto compariva nei suoi occhi azzurri, “Certamente, signor Potter.”

Il giovane Potter si alzò in piedi, si accostò a Ron per mormorargli, ‘cinque minuti prima del coprifuoco al solito posto, includi Draco’ e poi seguì il preside fuori dalla Sala Grande, con lo sguardo di ogni singolo studente puntato addosso.

-

“Allora, c’era qualcosa della quale voleva parlarmi?” chiese Harry cortesemente, accomodandosi sulla sedia di fronte alla scrivania di Silente. Quante volte si era trovato in quella situazione? Quante volte erano stati solo lui e il preside, da soli, nell’ufficio di quest’ultimo? Eppure sapeva che non era lo stesso: tra lui e il mago non si era ancora instaurato il rapporto che era fiorito negli anni nella precedente linea temporale.

Dal canto suo, Albus osservava sorpreso il giovane di fronte a lui. Le voci erano vere: era identico a James, tranne per gli occhi della madre, di un vivissimo verde smeraldo. Il ragazzo che gli stava davanti non aveva l’aria di un undicenne, perché la sua espressione era … matura e responsabile. Inoltre, sembrava essere completamente a suo agio. E nessuno studente era mai stato a suo agio nel suo ufficio, o in sua presenza.

Silente congiunse le punte delle dita in una posizione alquanto saggia, “Beh, signor Potter, ho sentito dire, da tutti i suoi insegnanti, che lei è uno studente modello e impeccabile. Il suo rendimento scolastico è piuttosto elevato, e ho come l’impressione che lei sia molto più avanti col programma rispetto ai suoi compagni di classe. La mia assunzione è corretta?”

Esitante, Harry annuì, arrossendo per le lodi di quello che per lui era stato quasi un nonno, “Me la cavo.”

“Anche modesto, a quanto vedo,” affermò il mago accarezzandosi la barba pensieroso, “Oh, mi perdoni, goccia di limone?” offrì gioviale, porgendogli un sacchetto pieno di caramelle gialle.

“Sì, grazie,” accettò per una volta Harry, prendendone una. Aveva sempre avuto l’impressione che fossero ripiene di una qualche pozione, forse calmante, e sinceramente voleva provarle. L’anziano preside sorrise radioso, contento che per una volta qualcuno avesse accettato.

“Tornando al motivo della sua presenza qui,” riprese Silente, riposando il sacchetto in uno dei cassetti della sua scrivania, “Vorrei farle un offerta.”

Succhiando la dolce e al contempo aspra caramella, Harry gli fece cenno di andare avanti, ancora non avendo capito se Silente sapeva o meno del suo segreto.

Il Professor Piton si è offerto di darle delle lezioni avanzate di pozioni in privato,” il preside aveva sganciato la bomba.

Harry per poco non si strozzò con la caramella. Cominciò a tossire senza ritegno, mentre il suo viso si colorava di nuovo, “C-Cosa?!” la sua mente cercava di registrare le parole che gli erano state dette, ma era inconcepibile per lui mettere ‘Piton’ e ‘offerto’ e ‘lezioni’ e ‘in privato’ nella stessa frase.

“Ho detto: il Professor Piton si è offerto di darle delle lezioni –“

“Sì, sì, ho capito cosa ha detto,” interruppe Harry, non accorgendosi di aver appena mancato di rispetto al mago più potente del mondo dopo Merlino, “Ma come? E soprattutto, perché?”

“Ma mi sembra ovvio,” fece Albus sorpreso, “Con il suo talento, essendo lei già più avanti rispetto ai suoi coetanei, potrebbe imparare molte cose che non rientrano nel curriculum scolastico. Continuerebbe comunque ad imparare le pozioni standard durante i suoi corsi, ma con l’aggiunta di pozioni non presenti nel programma che potrebbero tornarle utili in futuro. O almeno, è ciò che mi ha detto il Professor Piton. Ha insistito parecchio sulla faccenda, e devo ammettere di esserne rimasto perplesso all’inizio, ma ora è tutto più chiaro,” concluse guardandolo da sopra i suoi occhiali a mezzaluna, “Accetta la proposta?”

Il Grifondoro dovette resistere all’istinto di urlare ‘NO’. La scorsa volta che aveva avuto delle lezioni private con Piton, non erano andate molto bene. E poi, il professore unto sembrava detestarlo ferocemente. E poi, era una delle persone a sapere di più su di lui in quel momento. E poi, non era tanto sicuro di voler trascorrere più tempo dello strettamente necessario con l’uomo. E poi, era sicuro ci fosse qualcosa sotto: Piton sicuramente non voleva solo trascorrere del tempo di qualità con lui. E poi, beh, la lista andava avanti all’infinito.

Ma tra i tanti fattori negativi, ce n’erano un paio positivi: Piton non sembrava tanto accanito contro di lui, in questa linea temporale, e forse avrebbe potuto migliorare il loro rapporto, facendogli capire di non essere come suo padre. Magari avrebbe pure imparato qualcosa di utile.

Era sempre andato più per istinto ed emozioni che per cervello, quindi, naturalmente, fece la scelta più illogica.

“Accetto.”

-

Protego!” esclamò Ron, puntando la bacchetta in avanti. Un debole scudo comparve di fronte a lui, ma fu disarmato comunque dall’Expelliarmus di Harry.

Il coprifuoco era scattato da più di un’ora, ormai, e quattro Grifondoro e un Serpeverde erano nel passaggio dietro lo specchio al quarto piano, facendo pratica con l’incantesimo scudo, che il giovane Potter aveva loro appena insegnato.

I primi dieci minuti, Draco e Harry avevano raccontato agli altri della loro gita alla Gringott, con tanto di dettagli, lasciandoli di stucco. Hermione, in particolare, aveva fatto loro la predica per un buon quarto d’oro prima di sbuffare scocciata e mettere su il broncio. “Possibile che io sia l’unica a non voler essere espulsa, qui?” aveva detto.

Poi Harry aveva risposto alle domande riguardanti l’incontro con il preside nel suo ufficio. Le espressioni inorridite dei suoi amici quando aveva menzionato le lezioni private con Piton erano state impagabili. Neville lo aveva guardato come se stesse scegliendo i fiori da deporre sulla sua tomba.

Infine, il giovane Potter aveva osservato, uno alla volta, mentre tutti provavano gli incantesimi che aveva loro insegnato fino a quel momento, ovvero l’Expelliarmus, l’Incarceramus, l’Immobilus, e l’Impedimenta. Draco, che non era stato presente durante le ‘lezioni’  di Harry, li aveva guardati in soggezione per tutto il tempo, soprattutto quando erano riusciti a lanciare ogni fattura con successo.

Tutti i Grifondoro avevano poi aiutato Draco ad imparare a fare altrettanto, e, cosa sorprendente, il biondo aveva padroneggiato gli incanti con successo dopo una decina di tentativi per ognuno.

Una volta portati tutti allo stesso livello, Harry aveva spiegato loro come evocare uno scudo contro un suo Expelliarmus. Aveva deciso di essere lui a scagliarlo, e non lasciare che a farlo fosse qualcun altro come Hermione, perché l’incantesimo disarmante era il suo marchio, o almeno lo era stato nel futuro, e voleva che il loro scudo fosse in grado di respingere un incantesimo potente come i suoi.

Per quanto bravi fossero, rimanevano pur sempre primini, e non c’era una grande forza dietro i loro incanti. Certo, sarebbero stati efficaci contro qualsiasi studente di Hogwarts, ma contro maghi oscuri quanto i Mangiamorte, ad essere onesti, non avevano speranze.

Ron sospirò afflitto, “Posso provare ancora?” chiese afflitto.

“Certo,” concesse Harry rimettendosi in posizione, “Pronto?”

Ron alzò il mento, come a dire ‘fai del tuo meglio’. Harry sollevò la sua bacchetta, “Expelliarmus!”

Il suo amico rosso provò a difendersi di nuovo, e di nuovo fallì, e la sua bacchetta volò dritta nelle abili dita di Potter, “Per stasera credo possa bastare,” decretò quest’ultimo. Nessuno era riuscito a bloccare il suo Expelliarmus, e il morale dei suoi compagni era a terra.

“Non abbattetevi, ragazzi,” li incoraggiò Harry, “Il sortilegio scudo è roba davvero avanzata, e voi siete solo al primo anno.”

“Anche tu sei solo al primo anno,” gli fece notare Draco, irritato dal proprio fallimento, “Eppure sei in grado di evocarlo.”

Harry scacciò via la questione, “Io ho fatto più pratica.”

“Come?!” domandarono tutti all’unisono, esasperati. Era evidente che Harry avesse fatto pratica, ma non avevano idea di come avesse fatto, in quelle due settimane di scuola, a trovare il tempo di provare tutti quegli incantesimi e padroneggiarli così bene.

“Cosa vi avevo detto?” ricordò il Grifondoro alzando gli occhi al cielo.

“Occlumanzia,” borbottò Ron, annoiato, “Ma ci vorranno mesi prima di riuscire a costruire solo delle basi solide. Anni per diventare davvero bravi.”

“Allora non c’è tempo da perdere, o mi sbaglio?” Harry inarcò un sopracciglio.

“Ci stiamo provando, davvero, ma è difficile capire se ci stiamo riuscendo o meno,” spiegò Hermione, “Se tu ci testassi, ci facessi capire com’è avere qualcuno che cerca di entrarti in testa, allora forse potremo trovare un modo per resisterti.”

Harry si morse il labbro e scosse la testa, “Io non conosco la Legilimanzia. Prima dovrei impararla, e anche ci vorrebbe molto tempo.”

Draco, che era stato informato delle arti delle menti dai suoi compagni, decise di proporre un’idea che sapeva non sarebbe stata bene accetta, “Perché non chiediamo a Piton?”

I Grifondoro lo guardarono allibiti. “Dico, stai scherzando, vero?” esclamò Ron, “Piton? Lui è la ragione per la quale dobbiamo imparare l’Occlumanzia. È solo perché lui è un Legilimens se dobbiamo imparare a proteggere la nostra mente.”

“Concordo con Ron,” affermò Hermione, guadagnandosi le occhiate stupite dei suoi amici. In genere lei non avrebbe rinunciato all’occasione di poter migliorare, ma si sentiva di essere in dovere di farlo, in questo caso. Conosceva una parte del segreto di Harry, e non essendo ancora brava a proteggere la propria mente, rischiava di svelare al loro professore la sua identità segreta.

“Io sto con Draco,” si unì Neville, superando la sua timidezza e la sua paura di Piton, “Quali alternative abbiamo? E se fosse l’unico modo per imparare?”

Attesero tutti la parola di Harry, intuendo che la scelta finale spettasse a lui. Il moro chiuse gli occhi e trasse un paio di respiri profondi, cercando di decidere se il gioco valesse la candela.

“Ci sto,” disse infine. Hermione sgranò gli occhi, ma lui evitò il suo sguardo, “Non ora, però. Tra qualche settimana, magari. Il tempo di farmi odiare di meno durante le nostre lezioni private, e glielo chiederò.”

Tutti sembrarono concordare, alcuni più riluttanti degli altri. Si guardarono, ognuno promettendosi di imparare l’Occlumanzia per la fine dell’anno, cosicché finalmente Harry potesse condividere il suo segreto con loro.

-

 

Ed ecco qui, finalmente completo! Ho deciso di continuare a fare capitoli lunghetti, perché corti non riesco proprio a farli. J Le vostre recensioni mi incoraggiano molto, quindi fatemi sapere cosa ne pensate!

  
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