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Autore: kleines licht    30/05/2010    1 recensioni
" Il dolore era parte di me, mi serviva per andare avanti. Ero diventata qualcosa di irreale, impossibile, immortale e mi era rimasta una sola convinzione a cui attacarmi: i ricordi provocavano dolore. Stavo diventando dipendente dai miei ricordi, mi ci attaccavo con le unghie e con i denti per non cadere."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più libri/film
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5. fuoco

 Ero incapace di distogliere lo sguardo. Lui mi fissava e io lo fissavo. Per un momento infinito rimasi immobile, senza sapere se scappare o restare ferma dov'ero.

Mio zio aveva una mano sulla mia spalla e fissava me e il mio assassino. Più lo fissavo più sentivo il bisogno di capire...era un'assassino o un portatore di gioia?

In fondo adesso potevo ricordare per l'eternità senza temere di essere fatta a pezzi dal dolore.

Poi sentii delle voci e l'atmosfera fino a quel momento pesante si aleggerì. Dalla enorme porta principale entrò una donna seguita da un gruppo di persone che

scattavano foto e guadravano stupite la sala. In una frazione di secondo mi trovai a terra con le mani sporche di sangue circondata da urla di terrore: cosa avevo fatto?

Mi alzai in piedi e mi guardai intorno: in pochi minuti la folla era scomparsa e rimanevano solo...decisi di non guardare a terra. Mi concentrai sul mio assassino e su mio

zio che mi guardava felice. -Adesso che hai lo stomaco pieno, mia dolce Bella, sono più sereno... allora come ti è sembrato il tuo primo pasto?-

Lo guardai allibita: come dovevo sentirmo dopo aver ammazzato un'innocente?

- Oribbile...- mormorai e corsi fuori da quella sala.

Percorsi un corridoio lunghissimo senza avere la minima idea di dove fosse la mia stanza, sempre che ci fosse una mia stanza. Alle pareti c'erano quadri antichi tutti raffiguranti mio

zio e gli assassini di buone anime che erano con me nella sala. Solo un quadro attirò la mia attenzione: oltre a mio zio e ad altri due uomini, in un angolo, c'era un'altro vampiro. Era

biondo, di media altezza e aveva un'espressione che sembrava dire << che assassini...>>. A guardarlo bene era anche molto bello, niente a che vedere con mio zio e i suoi alleati.

Staccarmi dal quadro fu difficile ma dopo alcuni minuti proseguii. Il corridoio sembrava ripetersi come se stessi camminando in cerchio. Quando mi convinsai che tornare indietro era

la soluzione migliore la vidi: era una porta dorata con scritto "Bella" a caratteri ordinati. Spinsi con forza ed entrai in una stanza enorme: al centro un letto enorme sembrava voler

dominare la scena, con le sue coperte dai toni chiari e la seta del baldacchino che scendeva morbida a terra. Due enormi vetrate riempivano l'ambiente di luce e su ogni mobile

era incise cornici dall'aria antica. Alzai gli occhi e vidi un cielo stellato dipinto sul soffitto. Un cielo stellato, proprio come quella notte sbiadita del passato...

                                                                                                      * * *

Era la prima notte che dormivo li e non riuscive a capacitarmene. Mi sembrava così impossibile che il sonno era un ricordo lontano. Avevo le brutta sensazione che si trattasse di un

sogno, un sogno che sarebbe stato difficile abbandonare. Silenziosamente mi levai le coperte di dosso e mi diressi verso l'unica, enorme finestra. Il cielo stellato era magnifico.

Per passare il tempo inziai a contare le costellazioni che conoscevo. Erano poche, le più semplici: orione, il piccolo carro e il grande carro. Le conoscevo grazie amio fratello: per due

anni aveva studiato astronomia dai genitori della sua fidanzata e ogni sera mi portava fuori e mi insegnava quello che aveva imparato.

Persa nei miei pensieri non mi ero neanche accorta che Edward si era alzato e mi era accanto. Sentire la sua voce mi fece sobbalzara.

-neanche tu riesci a dormire? Ops...ti ho spaventata scusa...-

-ehm...no...sto bene...!-

-ti piacciono le stelle?-

-si...sono bellissime...-

-anche a me piacciono molto... vieni, da qui si vedono male...-

Mi prese per un braccio e mi trascinò con se. Appena usiciti dalla porta l'aria gelida ci colpì e inizia a tremare. Lui mi mise addosso la sua giacca e mi portò alla radura.

Rimanemmo li. Guardammo il cielo finchè il sole non spuntò all'orizzonte. Quando, triste che quella magia fosse finita, mi alzai lo sentii vicinissimo e l'impossibile accedde: mi diede

un bacio. Ero al settimo cielo, avrei voluto urlare se non fossi stata impegnata in altro...

                                                                                                 * * *

Il ricordo scomparve lasciando che il dolore mi attaccasse. Niente era più forte del dolore che sentivo quando rievocavo i contatti fisici che avevamo avuto. Ma non volevio arrendermi:

se c'era una cosa che dovevo ricordare in eterno era l'emozione che provavo quando lui mi baciava o mi cullava tra le sue braccia, quella dolcezza infinita che solo i suoi occhi

verdi sapevano donarmi.

Mi trascinai sul letto a fatica e rimasi lì, per ore, finchè il dolore non scomparve e lasciò posto alla voglia irresistibile di ricordare, ricordare ancora, ogni cosa, ogni carezza, ogni

parola, ogni minuto di silenzio. Chiusi gli occhi e aspettai. Niente. Il ricordo non arrivava. Poi qualcosa mi colpì: venni invasa da un terribile senso di agitazione e di vuoto, come

se una parte del mio cuore ormai muto avesse seguito il ricordo di quel dolce bacio... Mi sentivo persa, inutile e sperai con tutta me stessa che qualcosa, qualucnque cosa potesse

uccidere un immortale, mi colpisse.

Cercai disperatamente una distrazione, qualcosa che mi facesse dimenticare il vuoto che avevo dentro. Osservai la stanza cercando che individuarne più particolari possibile, ma la

mia vista era troppo precisa, troppo veloce e perfetta. Mentre perdevo le speranze e mi arrendevo al vuoto entrò mio zio.

-mia dolce Bella, credevo che non avessi ancora trovato la tua stanza...che te ne pare?-

Era convinta di non riuscire a parlare e quando aprii bocca mi stupii della deicisione della mia voce - è bellissima zio...grazie-

-ho pensato che tu e Jane potreste fare amicizia...-

Da dietro mio zio comparve una ragazzina bionda, con gli occhi rosso sangue e un espressione annoiata. La sua bocca si aprì in un sorriso terrifacante.

-Ciao Bella...piacere  Jane-

Poi socchiuse gli occhi e mi fissò concentrata. Mio zio la fissava con aria preoccupata e lanciava sguardi veloci verso il mio viso. Passarono pochi secondi e Jane si rilassò-, come mio

zio.

-C-come hai fatto?- mi chiese Aro.

-A fare cosa?-

-A non raggomitolarti...a non urlare...Jane ti ha lanciato una scossa fortissima...-

Mi bloccai, non tanto per la paura quanto per la rabbia che mi produceva il fatto di non poter morire nenahce grazie a Jane. -Non ho sentito niente..- risposi decisa.

-N-non ha sentito niente...- ripetè mio zio e si allontanò barcollando.

Appena la porta si chiuse il volto di Jane divenne una maschera di rabbai mista a odio. - Bene. Adesso mia Bella  siamo sole e non c'è più tuo zio a proteggerti...-

Senza darmi il tempo di aprire bocca per chiedere cosa intendesse accese un fiammifero, prese la mia mano e lo avvicinò. Sentii come se mi stesse colpendo le ossa. Urlai e

ritrassi la mano. -Ma che fai?-chiesi. Ero abbastanza convinta di voler morire ma non così.

-Niente mia Bella, sto solo cercando di farti lo stesso male che avresti dovuto sentire con la mia scossa...-

-Non sono tua e....bè se non sei abbastanza forte da darmi una scossa la colpa non è mia...-

Lei mi fissò con uno sguardò cameratesco e ringhiò- Questo non dovevi dirlo, mia Bella!-

Quelle semplici parole bastarono per chiamare il ricordo che, vivido e sicuro, mi oscurò gli occhi mentre Jane giocava con il suo fuoco.

                                                                                                        * * *

Divedersi fu difficile. Adesso che avevamo capito cosa ci univa avremmo voluto stare assieme sempre. Ma il alvoro mi attendeva e dividerci fu necessario. Appena arrivata dalla altre

college sentii su di me mille sguardi: alcune erano sorprese,altre invidiose, altre ancora semplicemente indignate. La più anziana si fece avanti e mi fissò con sguardo deciso

-Isabella Marie Swam, perchè lei è andata a dormire con il signorino Edward invece di unirsi alle sue compagne?-

-Me la chiesto lui...-

-Questo non deve dirlo signorinella!-. Finito di parlare mi prese il barcio e mi trascinò in unaa stanza che era il suo "ufficio".

 

Uscii da quella stanza con un terribile mal di testa e con un'impossibile missione: stare lontana dal mio amore quasi possibile.

                                                                                                              * * *

Mi svegliai con la mano segnata da mille stelline e con il dolore che il ricordo e il fuoco avevano scatenato. Adesso volevo una sola cosa: trovare oggeti, parole, persone che mi

aiutassero a ricordare.

 

 

   
 
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