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Autore: WorthTheWait    30/05/2010    5 recensioni
Perché a me? Perché? E' successo tutto così in fretta che non mi sembra vero. Com'è successo? Com'è potuto succedere? Beh... questo lo so. So com'è successo tutto, anche se forse - anzi, sicuramente - sarebbe meglio che non fosse successo niente, e invece ora mi ritrovo in questa posizione scomoda, senza una soluzione. Perché l'ho fatto? Perché? Beh... Ted. Perché sono innamorata di lui, ecco perché. Come diavolo faccio ora? Come faccio? Non pensavo di essere... beh, si, insomma... di essere... mi viene male solo a pensarci. Non so assolutamente come fare, non vedo nessuna soluzione e mi sa che non ne troverò neanche una. Mi sa che dovrò vuotare il sacco prima che tutto sia evidente, è l'unica cosa che posso fare: dire la verità a tutti, soprattutto a Ted.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley, Lily Luna Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Truth, Father and Kiss

Quando apro gli occhi mi ritrovo in una stanza completamente bianca. Sono in un letto, probabilmente in un d’ospedale. Mi ricordo di essere svenuta, ma niente di più. Mi volto a destra e vedo Ted seduto su una sedia accanto al letto. Mi sta guardando sorridendo. Non capisco a cosa sia riferito quel sorriso. Scuoto la testa.

“Dove mi trovo?” gli chiedo, abbassando lo sguardo e vedendo una flebo conficcata nella mia mano sinistra, “d’accordo, sono in ospedale. Ma perché mi hai portata qui?”.

“Beh, ti sei sentita male, sei svenuta, quindi ti ho portata qui per paura che potessi aggravarti” mi risponde con ovvietà, come se fosse una cosa scontata. In parte lo è, “e perché tu sei scappata in quel modo? Per di più sotto la pioggia?”.

“E perché tu mi hai seguita, invece che restare con la tua fidanzata, anche futura moglie?” chiedo, spostandomi una ciocca di capelli fiamma dal volto a dietro un orecchio.

“Perché avevo paura che potesse succederti qualcosa” mi risponde sinceramente, abbassando lo sguardo. Lo osservo attentamente. Non mi devo illudere: non si preoccuperà mai per me, quanto si preoccuperà per Vic.

“Da quando Ted Remus Lupin si preoccupa per me?” chiedo sarcastica, con un po’ di ironia e di durezza nella voce, “a parte gli scherzi. I miei lo sanno che mi trovo in ospedale?”.

“Non gli ho detto niente. Volevo avvertirli così da...”.

“No, Ted, non dirgli niente, né dell’ospedale, né del mio svenimento. Intesi?” gli chiedo, cercando la sua fiducia. Non devono sapere niente, se no è più che probabile che riusciranno ad arrivare alla gravidanza per vie traverse.

“D’accordo... aspetta, qual era quella cosa che dovevi dirmi?” mi chiede, accigliandosi e facendomi tornare in mente il perché mi ero presentata a casa sua all’improvviso, e per di più sotto la pioggia. Sento la testa iniziare a farmi male. Mi porto una mano ad una tempia come per farlo notare, invano.

“Io volevo dirti che...” mi blocco, quando vedo entrare un’infermiera nella stanza. Scommetto che non riuscirò mai a dirgli che sono incinta.

“Lilian Potter?” mi chiede. Annuisco in silenzio, senza dire una parola, “sta bene, ha avuto soltanto un calo di zuccheri. Deve anche ringraziare la premura del suo fidanzato di portarla all’ospedale” alla parola fidanzato arrossisco improvvisamente, “sia lei che il bambino state bene. Nonostante questo, tra qualche minuto, dovrebbe venire un dottore a farle l’ecografia. Potrebbe essere in grado di andarsene anche subito dopo questa”.

Quando esce dalla stanza, tiro un sospiro di sollievo non accorgendomi, per un paio di secondi, che ha detto una parola di troppo. Non ho il coraggio di voltarmi a vedere Ted. Non ne ho proprio il coraggio. Non voglio vedere la sua faccia sorpresa che mi chiedono di ripetergli cosa ha detto l’infermiera. Non voglio sapere la sua reazione. Come se la mia testa si muovesse da sola, mi ritrovo ad osservare Ted negli occhi. Cerco di sorridere, ma l’unica cosa che esce dalle mie labbra è un sorriso falso, tremendamente falso. Lo vedo guardarmi con un’espressione interrogativa e stupita.

“Il... bambino?” mi chiede, prendendo un profondo respiro tra una parola e l’altra. Posso percepire una nota di tristezza nella sua voce, forse dovuta alla preoccupazione che se lui fosse il padre, non potrebbe più sposare Vic.

“E’ questo quello che volevo dirti, Ted” ammetto amaramente, abbassando lo sguardo per non guardarlo negli occhi.

“E il padre?” mi chiede, ponendomi la domanda che temevo. Cosa dovrei dirgli? La verità? Che è lui il padre? Ma così facendo manderei a rotoli il suo matrimonio con Vic.

“Beh, il padre è...” vengo interrotta un’altra volta da un uomo che dovrebbe essere il dottore, venuto per farmi l’ecografia. Ringrazio Dio per non essere stata costretta a dirlo.

“Lilian Potter?” mi chiede, come l’infermiera. Annuisco ugualmente, “può scoprirsi la pancia”.

Mi volto per una frazione di secondo a guardare Ted. Ha lo sguardo abbassato. Dopo essermi scoperta la pancia, afferro una sua mano nella mia, tanto per riuscire a racimolare la giusta quantità di coraggio che ci vuole. Alza lo sguardo su di me e mi accenna un sorriso. Il dottore mi mette una specie di gel sulla pancia e con l’affare per le ecografie, dopo aver acceso il rispettivo monitor, ci passa sopra. Quello che vedo nello schermo, anche se non tanto distintamente, è mio figlio. Sorrido e una piccola lacrima cade dall’angolo del mio occhio destro. La prima lacrima di felicità dopo tanto tempo. Stringo forte la mano di Ted nella mia, mentre il dottore ci mostra le immagini di nostro figlio. Mi volto verso Teddy e vedo un piccolo sorriso formarsi anche sulle sue labbra.

“Bene, il feto sta bene. E’ di due mesi circa e per ora si sta sviluppando bene. Ancora non è possibile vedere se sarà un maschio o una femmina, ma la cosa importante è che sia sano e questa creatura lo è” dice il dottore, sorridendo, togliendomi la flebo e passandomi un pezzo di carta per togliermi il gel dalla pancia, “congratulazioni, futuri genitori” conclude, prima di uscire dalla stanza. Mi alzo dal letto, evitando lo sguardo di Ted e mi avvicino ai miei indumenti.

“Puoi uscire, dovrei...” dico, cercando di fargli capire che mi devo rivestire.

“Certo” mi risponde annuendo e uscendo dalla stanza, chiudendo la porta alle sue spalle. Mi rivesto in meno di cinque minuti e appena esco dalla stanza, una domanda di Ted mi fa sobbalzare.

“E’ per questo che hai detto che mi ero ubriacato dopo aver litigato con Vic, prima alla Tana? Due mesi fa. Quello è successo due mesi fa e tuo... tuo figlio ha due mesi. Quindi non dovrei tuo, ma dovrei dire nostro. Dio, Lils, nostro figlio, ti rendi conto?”.

“Si che me ne rendo conto. Cosa succederà ora?” gli chiedo, mordendomi un labbro e trattenendo un possibile pianto.

“Diventeremo genitori. Genitori di nostro figlio” mi risponde. La parola genitori mi rimbomba in testa, creandomi una confusione mentale.

“E questo cambierà qualcosa?”.

“Cambierà molte cose, Lils. Vieni qui” mi sussurra, avvicinandosi a me e stringendomi tra le sue braccia, in un dolcissimo abbraccio. Inizio a piangere come una stupida. Non so se sia un pianto di gioia o di tristezza, so solo che io amo Ted. E questa è un'altra cosa che me lo fa amare ancora di più.

“Vic?” chiedo a bassa voce. Ho paura della sua risposta.

“Vic... non lo so, Lily... non lo so...” mi sussurra in un orecchio. Mi stringo più forte a lui, riscaldandomi con il suo calore corporeo e appoggiando la testa sul suo petto, riuscendo a sentire distintamente il battito, a mio parere, accelerato del suo cuore. Lascio ad altre lacrime l’onore di rigare il mio volto, ormai abituato a quella sensazione. Saremo genitori. Genitori, “... l’unica cosa che so è che ti starò vicino... vi starò vicino”.

“In quale veste?” domando, staccando la mia testa da lui quel che basta per guardarlo negli occhi. Ormai ho fatto trenta, posso fare anche trentuno, no?

“Lils, non puoi chiedermi di...”.

“Io non ti sto chiedendo niente. Ti sto solo domandando in quale veste mi starai accanto. Devo saperlo perché... ho molta confusione in testa e... non so se tenere il bambino o meno... quindi voglio...” dico, prendendo fiato ogni tanto, come se mi mancasse l’aria, “secondo te, cosa dovrei fare? Dovrei... tenerlo?”.

“Io... Lils...” cerca di rispondermi, guardandomi fermamente negli occhi, “non so cosa dirti. Ti prometto che ti staro accanto, ma... ancora non so come...”.

“Ami Vic?” chiedo, facendo una specie di promessa dentro di me. Se risponderà di si, abortirò; se dirà di no, lo terrò.

“Non lo so...” mi risponde, con aria un po’ confusa. Non avevo messo in conto questa opzione, “adesso cambierà tutto nella nostra relazione. Non ci sposeremo più...”.

“Mi dispiace...” rispondo, abbassando lo sguardo come se fosse colpa mia. Mi sento tanto in colpa.

“Non è colpa tua” mi risponde dolcemente, alzandomi lo sguardo sul suo volto con altrettanta dolcezza, “è solo mia e devo assumermi le mie responsabilità. Ora ho una vita a cui devo badare, una ragazza di cui mi devo prendere cura e una fidanzata a cui devo dire tutto”.

“Davvero ti prenderai cura di noi?” chiedo sorridendo. Vedo un sorriso aprirsi anche sulle sue labbra. Vedo il suo sguardo abbassarsi e sento una sua mano posarsi sulla mia pancia. Quel contatto mi fa arrossire e il rossore aumenta quando lo sento sussurrare qualcosa alla creatura dentro di me. Continuo a sorridere.

“Ehi piccolo - o, piccola - sono il tuo papà. Mi senti? Beh, l’unica cosa che ti voglio dire è che ti voglio bene, e anche la tua mamma te ne vuole, non è così mamma?” mi chiede, facendomi accapponare la pelle quando mi chiama con quell’appellativo. Vedo i suoi bellissimi occhi castano ombrato pieni di felicità e questo non può fare altro che farmi annuire.

“Si, che te ne voglio” rido, per la prima volta, dopo tanto tempo, felice. Mi sorride e mi guarda attentamente negli occhi, “andiamo a casa, papà?”.

“Certo, mamma. Vi porto a casa e poi vado a parlare subito con Vic” mi risponde, prendendomi per mano e iniziando a camminare verso l’uscita dell’ospedale.

“Mi raccomando, dille di non dire niente alla famiglia” lo metto in guardia, fermandomi di botto sulla soglia dell’edificio.

“Non le dirò del bambino. So com’è fatta Vic e sicuramente telefonerebbe subito a tua madre e le direbbe tutto...” mi risponde, lasciandomi un interrogativo che mi esce subito dalle labbra.

“Allora cosa le dirai?” chiedo, iniziando a camminare e arrivando, sempre tenendo la sua mano, fino alla macchina.

“Qualcosa del tipo che l’ho tradita, ma non dirò niente né di te né di nostro figlio” dice, aprendo la macchina e salendoci. Faccio lo stesso. Quando mette in moto la macchina tiro un sospiro di sollievo.

“Anche tu non dire niente a mamma e papà” gli ordino, non riuscendo a nascondere un sorriso che mi tira le labbra.

“Non gli dirò niente, croce sul cuore” mi risponde, “cos’è quel sorriso?” mi chiede, voltandosi un attimo a guardarmi.

“Sono felice” rispondo come se fosse la cosa più logica del mondo.

“Di essere rimasta incinta a diciassette anni anni?” mi chiede, sarcastico.

“No... di avere accanto te” rispondo, guardandolo attentamente e scrutando il suo meraviglioso profilo. Vedo i suoi capelli diventare rossi e le sue guance fare lo stesso, “non mi dirai che ti ho fatto arrossire?” chiedo, ridendo, felice della sua reazione.

“Io... no! Ma cosa dici?!” cerca di negare quello che ho appena detto, senza riuscirci, però, ai miei occhi.

“D’accordo... non lo sei” dico, non riuscendo, però, a smettere di ridere.

“Siamo arrivati” mi annuncia, facendomi guardare fuori dal finestrino e riuscendo a scorgere la mia casa, “beh, ciao mamma”.

“Ciao, papà” gli rispondo, avvicinandomi a lui per dargli un bacio sulla guancia, ma, come qualche giorno fa, le mie labbra finiscono sulle sue. Questa volta, però, sento la sua bocca ricambiare il bacio, cercando di approfondirlo. Accetto la sua richiesta e iniziamo a baciarci appassionatamente. Mi sento attraversare da migliaia di emozioni, alcune che non riesco neanche ad identificare. Quando il bacio si interrompe, corro fuori dalla macchina fino dentro casa, senza dire o sentirmi dire una parola. Cos’è stato quel bacio? Cos’è significato per lui? Sono molto confusa da quello che è successo.

“Finalmente sei tornata, dove sei stata?” è la voce di mamma che mi riporta alla realtà. Sobbalzo, non avendola vista.

“Mamma... beh, sono stata a cena fuori con Ted. Mi ha invitata e non ho potuto dire di no” mento, abbozzando uno dei miei migliori sorrisi. Vedo l’espressione sulla sua faccia distendersi e tranquillizzarsi, “vado a letto, sono stanca” dico, continuando a sorridere, dandole un bacio sulla guancia e dirigendomi in camera mia.

Appena indossato il pigiama, mi nascondo sotto le coperte, non riuscendo a togliermi dalla testa neanche per un momento il bacio. Quel bacio... cosa voleva dire? E’ stato accidentale o Ted si è spostato in modo che le mie labbra finissero sulle sue? Perché è successo? Come...? Basta domande. Scuoto la testa e faccio finta di niente, ripensando a quello che è successo oggi e alla bellissima espressione di Ted quando ha scoperto di suo figlio. Finalmente gliel’ho detto, un problema in meno, ma rimane ancora tutta la famiglia...

 

  
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