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Autore: lames76    31/05/2010    3 recensioni
Un ragazzo come tanti altri del XX secolo viene investito da un compito importante, entrare in un'ordine di cavalieri che devono vegliare sul passato. Riuscirà ad adattarsi? Come si comporterà nella sua prima missione?
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Settimo Cavaliere'
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   Dopo due settimane di quella vita pero' aveva imparato a conviverci ed in piu' stava facendo dei progressi. La mattina prima era riuscito, per la prima volta, a stendere Frida, anche se lui sospettava che la donna si fosse fatta battere per non demoralizzarlo troppo. Il pomeriggio era riuscito a centrare il bersaglio di Pentea col pugnale. L'unica che non riusciva minimamente a battere era Aura, che sembrava invincibile. La sera si senti' meno stanco del solito e decise di restare sul ponte della nave. Cosi' fece e si sdraio' a guardare le stelle ed a pensare al futuro.
"Ti disturbo?", chiese Olimpia. Lui le indico' il posto vicino a lui e la ragazza si sedette, "Stai migliorando molto", inizio' l'Aedo, "Le mie compagne erano sicure che avresti ceduto prima della fine della prima settimana"
"Sono andato vicino a farlo", rispose franco il ragazzo, "Ma non potevo", fece una pausa, "Dimmi, racconterai questa avventura una volta che sara' finita?"
"Penso di si'", rispose la ragazza.
"Mi piacerebbe sentirti", continuo' Menion, "Almeno sentire come mi descriverai"
Un silenzio imbarazzato calo' tra di loro.
"Sai cosa mi piacerebbe ora?", chiese improvvisamente il ragazzo per rompere il ghiaccio. Quando la ragazza fece cenno di no con la testa lui prosegui', "Vorrei proprio un bel pezzo di cioccolato"
"E cosa e'?", chiese Olimpia.
Menion capi' di aver fatto un’altra gaffe, infatti la cioccolata veniva fatta con il cacao che era una pianta americana ed essendo in un periodo storico antecedente alla scoperta dell'America...
"E' un dolce del mio paese", rispose senza scomporsi, ormai si era quasi abituato a trovare una risposta rapida ai suoi strafalcioni, "E' molto buono"
"Mi hai incuriosito", gli disse la ragazza.
Il ragazzo fece una prova, aveva infatti scoperto che, ogni volta che doveva pagare qualcuno, gli bastava cercare in tasca per scoprirvi la cifra richiesta. Cosi' infilo' una mano in saccoccia e cerco'. Quando estrasse la mano teneva in pugno una tavoletta di cioccolata. Sorrise compiaciuto.
"Guarda ne avevo un po' in tasca", disse ad Olimpia porgendogli il dolce.
La ragazza scarto' titubante il piccolo pacchetto e poi diede un morso alla tavoletta.
Un sorriso increspo' le sue labbra.
"E’ buono!", esclamo' sorridendo, e poi diede un altro morso.


Approdarono pochi giorni dopo e ripresero il percorso. Viaggiarono fino a mezzodi'. Poco tempo dopo il loro pranzo Frida, Pentea ed Aura si avvicinarono a loro e dissero che sarebbero andate avanti fino alla citta' per fare una ricognizione. Si sarebbero riuniti in un villaggio che distava pochi minuti dalla loro attuale posizione. Detto questo spronarono i loro cavalli e scomparvero alla vista. Interrogata sul fatto che l'avessero lasciata indietro Olimpia disse che erano solite farlo quando dovevano usare tutta la loro furtivita'.
Il loro viaggio prosegui' per un'altra ora ed alla fine giunsero al villaggio di Tristonio. Chiesero in giro a varie persone e scoprirono che le amazzoni non erano ancora arrivate e cosi' decisero di ascoltare lo spettacolo di un cantore, Arimeo, che era, anche lui, appena arrivato nel paese. Chiedendo in giro scoprirono che questi si era definito ‘il piu' grande di tutti i tempi’. Dubbiosi si sederono ad ascoltare su dei giacigli che erano stati disposti intorno ad un piccolo palco.
Il racconto inizio' e subito si accorsero che Arimeo non era un buon Aedo. Infatti invento' tutte le storie stravolgendole e, tra l’altro le racconto' senza enfasi. Olimpia s'infurio' quando questi defini' le amazzoni delle ‘combattenti senza costrutto e senza onore’.
"Come ti permetti di definirle cosi'!", gli urlo' perdendo la pazienza, "Scommetto che tu non hai nemmeno mai visto un’amazzone!"
"Come ti permetti tu di interrompermi", si indigno' lui, "Sei solo una contadina!"
Menion fu preso dall'ira, Olimpia e' stata buona con lui, si disse, ed era ora che contraccambiasse la sua gentilezza. Si accorse che quella situazione gli ricordava qualcosa e gli venne un’idea. Quando l’altro ricomincio' a recitare lui si alzo' dal suo posto.
"Non hai sentito la ragazza? Occorre che tu taccia, emetti un solo suono e ti sculaccio la faccia!", la sua voce aveva fatto ammutolire tutti. "Sapevo che imparare il ‘Cirano del Bergerac’ mi sarebbe servito", penso' divertito. Lo aveva imparato perche' la storia gli era sempre piaciuta e poi l'aveva recitata in una rappresentazione che era stata allestita nella sua universita' per raccogliere fondi per la beneficenza. Tutti gli occhi erano rivolti su di lui.
"Riprenda a recitare", alcune persone incitarono il cantore. A dire la verita' sembravano la sua ‘clac’, erano gli unici armanti, ben vestiti e soprattutto erano quelli che iniziavano tutti gli applausi.
Menion con uno sguardo ricco di rabbia li freddo' e poi s'avvicino' al palchetto.
"Vattene se non vuoi, che io ti strappi le orecchie, ti sbudelli e ti scuoi!"
Adesso anche le altre persone del villaggio rumoreggiavano ed incitavano Arimeo. Lui si giro' e ringhio' al pubblico.
"Io ordino, che non si muova foglia, e collettivamente sfido chi ne abbia voglia. Mi segno i nomi, avanti eroi d'ogni eta', distribuiro' dei numeri per le priorita'. Suvvia chi vuole aprire la gloriosa lista?", disse scendendo e dirigendosi verso una persona, "Voi signore? No?", poi ando' da un altro, "Voi? No?", torno' sul palco e si giro' verso il suo pubblico, "Il primo duellista sia certo che con tutti gli onori, nell’Ade, sara' spedito. Tutti quelli che vogliono morire, alzino un dito!", si guardo' attorno. Ora nessuno osava fiatare. Un'interpretazione da Oscar, si complimento' da solo sorridendo.
"Il pudore non tollera del vedere un'arma a nudo? Non un nome? Non un dito? Bene io qui concludo!", si giro' verso il cantore che fuggi' a gambe levate. Dagli spettatori parti' un applauso. Come e' facile far cambiare parere la gente, penso' divertito. Uno della clac, il capo probabilmente, gli si avvicino' e lo guardo'.
"Che aria arrogante, un contadino senza nemmeno un vestito decente, neanche una spilla ad ornarlo...", inizio'.
"Ma io e' moralmente che sono un figurino", lo interruppe Menion continuando a recitare con sempre maggior enfasi, "Io non uscirei mai cosi' per negligenza con la minima macchia sul cuore, con la coscienza gialla ancor di dormita nell'angolo dell'occhio, con l'onore sgualcito, gli scrupoli in ginocchio. Ma io procedo e sono in piena lucentezza, piuma d'indipendenza, pennacchio di franchezza", l’altro lo guardo' malissimo.
"Fetente, lercio, zotico, gran pezzo di villano", lo insulto'.
"A si, ed io Menion, Luis, DeVille, molto piacere", gli rispose tendendogli una mano. L’uomo non gradi' lo scherzo ed estrasse la spada. Anche Menion lo imito'.
"Adora queste uscite, le ama carnalmente!", gli disse indicando la lama della sua spada. Tintinnio gli aveva detto che la lama era magica ed il suo dovere primario come Cavaliere di Faerie era difendere gli innocenti. Ebbene, per lui Olimpia era un'innocente e quindi andava difesa. E poi si sentiva come posseduto da una strana sicurezza di se'. Probabilmente si stava cacciando in un guaio ma incredibilmente non se ne curava, gli sembrava tutto irreale. Sembrava di vivere un sogno in cui lui era il protagonista, l’eroe invincibile.
"Mentre spadacciamo comporro' all’improvvisata, una... ballata", rispose lui.
"Una ballata?", chiese l’uomo.
"Tre strofe, in rima ed una fine", spiego'.
"La tua fine!", disse arrogante l’avversario.
"Mia? Ballata del duello che in brutta compagnia, vinse DeVille senza nemmeno un graffio", disse a voce alta.
"E questo cosa sarebbe il titolo?", l’uomo era sconcertato.
"E' il tuo epitaffio", lo scherni' lui.
Si era creato uno spazio, la folla li attorniava a distanza di sicurezza. Menion lancio' uno sguardo a Olimpia e gli sorrise per rassicurarla ma, a dire il vero pero', voleva cercare di farsi rassicurare dal suo sguardo.
"Scelgo le rime", disse, "’Accio’ e ‘ono’ ho trovato", spiego'.
"Getto con grazia il cappellaccio...", disse e quando si accorse di essere a capo scoperto sorrise imbarazzato, "Lentissimamente abbandono il ferraiolo che mi da' impaccio...", si tolse la giacchetta, "E con il mio spadone tenzono", incrocio' la lama con quella del suo avversario. Si rese conto che l’altro non era un ‘virtuoso’ della spada e soprattutto si stupi' per il fatto che riusciva a vedere tutti i colpi che l’uomo tentava esattamente come quando la magia l’aveva supportato... solo che stavolta non sentiva la magia aiutarlo! Riuscendo a vedere gli affondi riusciva anche a pararli facilmente
"Celadone adesso qui sono, Scaramuccia re dello stocco, vi avverto o voi che canzono", continuo' bloccando il braccio dell’altro, "Che a fin di ripresa io tocco", fini' sfiorando con un dito l’uomo. Si divincolarono e continuarono a combattere.
"Neutral dovea restarvi il braccio...", disse parando un’altra volta, "Dove tacchino vi bastono? Nel fianco sotto il vostro straccio? Al petto dove il cuore ha trono?", le else delle spade si scontrarono con un suono metallico e lui continuo', "Le cocce ‘Tin’, senti che suono. Una mosca e viro e incocco e te poi non perdono", blocco' la spada dell’avversario un’altra volta, "Lied a fin ripresa, io tocco", gli disse sfiorandolo ancora.
"E mi manca una rima in Accio", continuo' a decantare arretrando, "Rinculate bianco di tomo, e per darvi il motto vi spaccio, paro l'affondo e vi abbuono l'idea di ripetermi il dono", si fermo' ed allargo' le braccia, "Invito il tuo tiro, lo blocco!", era spavaldo.
L’altro lo attacco' e lui paro' il colpo e fermo' la lama della sua spada sotto il suo piede.
"Reggi lo spiedo o ti abbandono, tanto a fin di ripresa io tocco", continuo' lambendo la giacca del suo nemico con un dito. Poi sollevo' il piede e lascio' libera la sua arma.
"Ripresa!", annuncio' a tutti e poi finalmente decise di attaccare. Compi' vari affondi di prova e trovo' il suo avversario impreparato.
"Principe chiedi a Dio perdono, io ho girato di quarto, io ho incoccato, io ho fintato", continuo' ad attaccare ed infine fece lo sgambetto all’altro che cadendo perse l’arma.
"Giusto a fin di ripresa ti ho toccato", fini' puntandogli la lama alla gola.
Un grande applauso risuono' tutto attorno. Si sollevo' a guardare la folla facendo un largo inchino, "Non riesco a capire come abbia fatto a farlo", penso' il ragazzo, "Ma comunque e' troppo bello, e' cio' che ho sempre sognato". Senza pensarci si giro' e fece per allontanarsi.
"Menion attento!", senti' la voce di Olimpia.
Lui si volto' e vide l’uomo che aveva appena battuto scagliarsi addosso a lui con la spada in pugno. Non sarebbe riuscito a fermarlo in tempo. Credeva di essere spacciato ma un pugno fermo' il suo carnefice che fini' a qualche metro di distanza privo di sensi. Lui senza fiato guardo' il suo salvatore e subito riconobbe chi era. Aura era in piedi davanti a lui con sul viso la solita espressione neutra.
"Grazie", riusci' a dire. La sua salvatrice gli lancio' uno sguardo duro ma alla fine annui' scrollando i capelli d’ebano.




Note: Allora per me è d'obbligo ringraziarvi, quindi: grazie, grazie, grazie, grazie mille, grazie diecimila, grazie millemila!
Grazie per essere ancora qui a leggermi, non sapete che piacere e che felicità mi date!
Una precisazione, la parte di "Cirano" di questo pezzo non è quella che si trova nelle traduzioni della piece teatrale ma è presa dalla traduzione italiana del film "Cirano de Bergerac", quello con Gerard Depardieu.

Rubs: grazie anche a te per aver aggiunto il mio racconto nelle storie da ricordare!

Beatrix Bonnie: Grazie mille! Sei gentilissima a recensirmi ogni capitolo ed i tuoi consigli mi fanno molto piacere e li terrò sempre a mente durante le mie prossime scritture.
Per quanto riguarda il nome di Menion, beh io l'ho sempre pronunciato come si scrive. Non è un nome francese (anche da qui il suo piccolo sproloquio quando si presenta alle amazzoni) l'ho scelto perchè... boh mi piaceva : )
Per Frida mi sono ispirato alla figura delle valchirie hai ragione, effettivamente mi piaceva l’idea di avere tre amazzoni “diverse” (nordica, greca e di colore). Ammetto che delle tre, solo Olimpia (la quarta!) è delineata pi in profondità ed ha una psicologia forte. Anche Aura è un po’ una macchietta, nel senso che è stata creata "solo per la parte" (non sò se mi spiego).
Effettivamente, ora che me lo dici, ammetto che avrei potuto ricamarci, allungare il racconto con maggiori descrizioni e maggiore approfondimento dei personaggi... ma è nato così. Ti confesso che anche l’altro racconto di Menion che ho scritto (pardon che sto scrivendo, visto che non è ancora finito) è sullo stesso stile. Veloce, che non si prende troppo sul serio e senza troppi fronzoli. Penso che sia proprio “il genere” (se mi passi questo termine) che mi spinge a scriverli in questo modo.
Chiudo ringraziandoti ancora e mi riprometto di sdebitarmi (se ti fa piacere) leggendo le tue opere (appena il lavoro mi da un po’ di tregua :-s) e dicendoti le mie impressioni!
   
 
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